Discorsi 2005-13 13190

AI VESCOVI DI RECENTE NOMINA PARTECIPANTI ALL'INCONTRO PROMOSSO DALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo Lunedì, 13 settembre 2010

13190

Carissimi Fratelli nell’Episcopato!

Sono molto lieto di incontrami con voi, Vescovi di recente nomina, provenienti da vari Paesi del mondo e riuniti a Roma per l’annuale convegno promosso dalla Congregazione per i Vescovi. Ringrazio il Cardinale Marc Ouellet per le cortesi parole che, anche a nome di tutti voi, mi ha rivolto; e a lui desidero porgere uno speciale augurio all’inizio del suo servizio come Prefetto di questo Dicastero: sono lieto, venerato Fratello, che Lei incominci con questa bella esperienza di comunione ecclesiale tra i nuovi Pastori di varie Chiese particolari. Saluto cordialmente anche il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ed esprimo la mia riconoscenza a quanti collaborano all’organizzazione di questo incontro.

Secondo una consuetudine molto significativa, avete compiuto innanzitutto un pellegrinaggio sulla tomba dell’Apostolo Pietro, il quale si è conformato a Cristo Maestro e Pastore, fino alla morte e alla morte di croce. A questo proposito, illuminanti sono alcune espressioni di san Tommaso d’Aquino, che possono costituire un vero e proprio programma di vita per ogni Vescovo. Commentando l’espressione di Gesù nel Vangelo di Giovanni: “Il Buon Pastore offre la vita per le sue pecore”, san Tommaso osserva: “Egli consacra a loro la sua persona nell’esercizio dell’autorità e della carità. Si esigono tutte e due le cose: che gli ubbidiscano e che le ami. Infatti la prima senza la seconda non è sufficiente” (Esp. su
Jn 10,3). La Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, specifica: “Il Vescovo, mandato dal Padre di famiglia a governare la sua famiglia, tenga innanzi agli occhi l’esempio del Buon Pastore, che è venuto non per essere servito ma per servire (cfr Mt 20,28 Mc 10,45) e dare la sua vita per le pecore (cfr Jn 10,11). Preso di mezzo agli uomini e soggetto a debolezze, egli può compatire quelli che sono nell’ignoranza o nell’errore (cfr He 5,1-2). Non rifugga dall’ascoltare i sudditi che cura come veri figli suoi e che esorta a cooperare alacremente con lui. Dovendo rendere conto a Dio delle loro anime (cfr He 13,17), con la preghiera, la predicazione e ogni opera di carità, abbia cura di loro, e anche di quelli che non sono ancora dell’unico gregge, che deve considerare come affidati a sé nel Signore. Poiché egli, come l’Apostolo Paolo, è debitore a tutti” (n. 27).

La missione del Vescovo non può essere intesa con la mentalità dell’efficienza e dell’efficacia, per cui si pone l’attenzione primariamente su ciò che c’è da fare, ma occorre sempre tenere in conto la dimensione ontologica, che è alla base di quella funzionale. Infatti, il Vescovo, per l’autorità di Cristo di cui è rivestito, quando siede sulla sua Cattedra è posto ‘sopra’ e ‘di fronte’ alla comunità, in quanto egli è ‘per’ la comunità verso la quale dirige la sua sollecitudine pastorale (Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Pastores gregis ). La Regola Pastorale di Papa san Gregorio Magno, che potrebbe essere considerata il primo ‘direttorio’ per i Vescovi della storia della Chiesa, definisce il governo pastorale come “l'arte delle arti” (I, 1.4), e precisa che la potestà di governo “la regge bene chi sa con essa erigersi contro le colpe e con essa sa essere uguale agli altri ... e domina sui vizi piuttosto che sui fratelli” (II, 6).

Fanno riflettere le parole esplicative del rito della consegna dell’anello nella liturgia dell’Ordinazione episcopale: “Ricevi l’anello, segno di fedeltà, e nell’integrità della fede e nella purezza della vita custodisci la Santa Chiesa, sposa di Cristo”. La Chiesa è “sposa di Cristo” e il Vescovo è il ‘custode’ (episkopos)di questo mistero. L’anello è dunque un segno di fedeltà: si tratta della fedeltà alla Chiesa e alla purezza della fede di lei. Al Vescovo, quindi, viene affidata un’alleanza nuziale: quella della Chiesa con Cristo. Significative le parole che leggiamo nel Vangelo di Giovanni: “Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo” (3,29). Il concetto del “custodire” non vuol dire soltanto conservare ciò che già è stato stabilito - benché questo elemento non debba mai mancare -, ma include, nella sua essenza, anche l’aspetto dinamico, cioè una perpetua e concreta tendenza al perfezionamento, in piena armonia e continuo adeguamento alle esigenze nuove sorte dallo sviluppo e dal progresso di quell’organismo vivente che è la comunità.

Grandi sono le responsabilità di un Vescovo per il bene della diocesi, ma anche della società. Egli è chiamato ad essere “forte e deciso, giusto e sereno” (Congregazione per i Vescovi, Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi “Apostolorum successores”, n. 44), per un discernimento sapienziale delle persone, della realtà e degli avvenimenti, richiesto dal suo compito di essere “padre, fratello e amico” (Ibid., nn. 76-77) nel cammino cristiano ed umano. Si tratta di una profonda prospettiva di fede e non semplicemente umana, amministrativa o di stampo sociologico quella in cui si colloca il ministero del Vescovo, il quale non è un mero governante, o un burocrate, o un semplice moderatore e organizzatore della vita diocesana. Sono la paternità e la fraternità in Cristo che danno al Superiore la capacità di creare un clima di fiducia, di accoglienza, di affetto, ma anche di franchezza e di giustizia. Particolarmente illuminanti sono, al riguardo, le parole di un’antica preghiera di sant’Aelredo di Rievaulx, Abate: “Tu, dolce Signore, hai posto uno come me a capo della tua famiglia, delle pecore del tuo pascolo (...) perché potesse essere manifestata la tua misericordia e rivelata la tua sapienza. È piaciuto alla tua benevolenza governare bene la tua famiglia mediante un tale uomo, così che si vedesse la sublimità della tua forza, non quella dell’uomo, così che non abbia a gloriarsi il sapiente nella sua sapienza, né il giusto nella sua giustizia, né il forte nella sua forza: poiché quando questi governano bene il tuo popolo, sei tu che lo reggi, e non loro. E dunque non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria” (Speculum caritatis, PL CXCV).

Affidandovi, cari Fratelli, queste brevi riflessioni, invoco la materna protezione di Maria Santissima, Regina Apostolorum, e imparto di cuore a ciascuno di voi, ai vostri sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai seminaristi e ai fedeli delle vostre Diocesi una speciale Benedizione Apostolica.




VIAGGIO APOSTOLICO NEL REGNO UNITO

(16-19 SETTEMBRE 2010)



RISPOSTE ALLE DOMANDE DEI GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO IL REGNO UNITO Volo Papale Giovedì, 16 settembre 2010

16090

P. Lombardi: Santità, benvenuto fra noi e grazie della sua disponibilità. Abbiamo un gruppo di 70 giornalisti qui presenti, delle diverse parti del mondo. Naturalmente alcuni vengono apposta dal Regno Unito per unirsi fin dal volo a questo gruppo. Come al solito, i colleghi, nei giorni scorsi, hanno dato diverse domande, che Le proponiamo per questa prima conversazione all’inizio di un viaggio molto atteso e impegnativo, che speriamo sia bellissimo. Io ho scelto una serie di domande tra quelle che sono state proposte. GlieLe propongo in italiano per non affaticarLa troppo. I colleghi si aiuteranno a capire se non conoscono bene l’italiano.

La prima domanda: durante la preparazione di questo viaggio vi sono state discussioni e posizioni contrarie. Nella tradizione passata del Paese vi sono state forti posizioni anticattoliche. Lei è preoccupato per come sarà accolto?

Santo Padre: Innanzitutto buona giornata e un buon volo per noi tutti. Devo dire che non sono preoccupato, perché quando sono andato in Francia è stato detto che quello sarebbe stato il Paese più anticlericale, con forti correnti anticlericali e con un minimo di fedeli; quando sono andato nella Repubblica Ceca è stato detto che quello sarebbe stato il Paese più areligioso d’Europa e più anticlericale anche. Così i Paesi occidentali hanno tutti, ognuno nel loro modo specifico e secondo la loro propria storia, hanno forti correnti anticlericali e anticattoliche, ma hanno anche sempre una presenza forte di fede. Così in Francia e nella Repubblica Ceca ho visto e vissuto una calorosa accoglienza da parte della comunità cattolica, una forte attenzione da parte di agnostici che tuttavia sono in ricerca, vogliono conoscere e trovare i valori che portano avanti l’umanità, e sono stati molto attenti se potessero sentire da me qualcosa anche in questo senso. E la tolleranza e il rispetto di quanti sono anticattolici. Naturalmente la Gran Bretagna ha una sua propria storia di anticattolicesimo, questo è ovvio, ma è anche un Paese di una grande storia di tolleranza. E così sono sicuro che da una parte vi sarà un’accoglienza positiva dai cattolici e dai credenti, generalmente; attenzione da quanti cercano come andare avanti in questo nostro tempo, e rispetto e tolleranza reciproca dove c’è un anticattolicesimo. Vado avanti con grande coraggio e con gioia.

P. Lombardi: Il Regno Unito, come molti altri Paesi occidentali – è un tema che ha già toccato nella prima risposta – è considerato un Paese secolare; c’è un forte movimento di ateismo anche con motivazioni culturali, tuttavia vi sono anche segni che la fede religiosa, in particolare in Gesù Cristo, è tuttora viva a livello personale. Che cosa può significare questo per cattolici ed anglicani? Si può fare qualcosa per rendere la Chiesa come istituzione anche più credibile e attrattiva per tutti?

Santo Padre: Direi che una Chiesa che cerca soprattutto di essere attrattiva sarebbe già su una strada sbagliata. Perché la Chiesa non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri e così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro, serve non per sé, per essere un corpo forte, ma serve per rendere accessibile l’annuncio di Gesù Cristo, le grandi verità, le grandi forze di amore, di riconciliazione apparse in questa figura e che sempre vengono dalla presenza di Gesù Cristo. In questo senso la Chiesa non cerca la propria attrattività, ma deve essere trasparente per Gesù Cristo. E nella misura nella quale non sta per se stessa, come corpo forte e potente nel mondo, che vuole avere il suo potere, ma si fa semplicemente voce di un Altro, diventa realmente trasparenza per la grande figura di Cristo e le grandi verità che ha portato nell’umanità, la forza dell’amore; allora in questo momento si ascolta e si accetta la Chiesa. Essa non dovrebbe considerare se stessa ma aiutare a considerare l’Altro, ed essa stessa vedere e parlare dell’Altro e per l’Altro. In questo senso mi sembra anche che anglicani e cattolici hanno il semplice compito, lo stesso compito, la stessa direzione da prendere. Se anglicani e cattolici vedono che ambedue non servono per se stessi, ma sono strumenti per Cristo, “amico dello Sposo” – come dice San Giovanni – se ambedue seguono la priorità di Cristo e non di se stessi, allora vengono anche insieme, perché allora la priorità di Cristo li accomuna e non sono più concorrenti, ognuno cercando il maggiore numero, ma sono congiunti nell’impegno per la verità di Cristo che entra in questo mondo, e così si trovano anche reciprocamente in un vero e fecondo ecumenismo.

P. Lombardi: Grazie Santità. Una terza domanda. Com’è noto e come è stato messo in rilievo anche da recenti sondaggi, lo scandalo degli abusi sessuali ha scosso la fiducia dei fedeli nella Chiesa. Come pensa di poter contribuire a ristabilire questa fiducia?

Santo Padre: Innanzitutto devo dire che queste rivelazioni sono state per me uno choc. Sono una grande tristezza, è difficile capire come questa perversione del ministero sacerdotale era possibile. Il sacerdote, nel momento dell’ordinazione, preparato per anni a questo momento, dice sì a Cristo per farsi la sua voce, la sua bocca, la sua mano e servirlo con tutta l’esistenza perché il Buon Pastore, che ama e aiuta e guida alla verità, sia presente nel mondo. Come un uomo che ha fatto e detto questo possa poi cadere in questa perversione, è difficile capire, è una grande tristezza, tristezza anche che l’autorità della Chiesa non era sufficientemente vigilante e non sufficientemente veloce, decisa, nel prendere le misure necessarie. Per tutto questo siamo in un momento di penitenza, di umiltà e di rinnovata sincerità, come ho scritto ai Vescovi irlandesi. Mi sembra che dobbiamo adesso realizzare proprio un tempo di penitenza, un tempo di umiltà, e rinnovare e reimparare un’assoluta sincerità. Quanto alle vittime, direi, tre cose sono importanti. Primo interesse sono le vittime, come possiamo riparare, che cosa possiamo fare per aiutare queste persone a superare questo trauma, a ritrovare la vita, a ritrovare anche la fiducia nel messaggio di Cristo. Cura, impegno per le vittime è la prima priorità con aiuti materiali, psicologici, spirituali. Secondo, è il problema delle persone colpevoli: la giusta pena, escluderli da ogni possibilità di accesso ai giovani, perché sappiamo che questa è una malattia e la libera volontà non funziona dove c’è questa malattia; quindi dobbiamo proteggere queste persone contro se stesse, e trovare il modo di aiutarle e di proteggerle contro se stesse ed escluderle da ogni accesso ai giovani. E il terzo punto è la prevenzione nella educazione e nella scelta dei candidati al sacerdozio. Essere così attenti che secondo le possibilità umane si escludano futuri casi. E vorrei in questo momento anche ringraziare l’episcopato britannico per la sua attenzione, per la sua collaborazione, sia con la Sede di San Pietro, sia con le istanze pubbliche, e per l’attenzione per le vittime e per il diritto. Mi sembra che l’episcopato britannico abbia fatto e faccia un grande lavoro e gli sono molto grato.

P. Lombardi: Santità, la figura del cardinale Newman evidentemente è molto significativa per Lei. Per il cardinale Newman Lei fa l’eccezione di presiederne la beatificazione. Pensa che il suo ricordo possa aiutare a superare le divisioni fra anglicani e cattolici? E quali sono gli aspetti della sua personalità su cui desidera mettere l’accento più forte?

Santo Padre: Il cardinale Newman è soprattutto da una parte un uomo moderno, che ha vissuto tutto il problema della modernità, che ha vissuto anche il problema dell’agnosticismo, dell’impossibilità di conoscere Dio, di credere. Un uomo che è stato in tutta la sua vita in cammino, nel cammino di lasciarsi trasformare dalla verità in una ricerca di grande sincerità e di grande disponibilità, per conoscere meglio e per trovare, accettare la strada per la vera vita. Questa modernità interiore, del suo essere e della sua vita, implica la modernità della sua fede. Non è una fede in formule di un tempo passato: è una fede personalissima, vissuta, sofferta, trovata, in un lungo cammino di rinnovamento e di conversioni. E’ un uomo di grande cultura, che da una parte partecipa nella nostra cultura scettica di oggi – alla questione se possiamo capire qualcosa di certo sulla verità dell’uomo, dell’essere o no, e come possiamo arrivare alla convergenza delle probabilità. Un uomo che, d’altra parte, con una grande cultura della conoscenza dei Padri della Chiesa, ha studiato e rinnovato la genesi interna della fede e riconosciuto così la sua figura e costruzione interiore. È un uomo di una grande spiritualità, di un grande umanesimo, un uomo di preghiera, di una relazione profonda con Dio e di una relazione personale, perciò anche di una relazione profonda con gli altri uomini del suo e del nostro tempo. Direi, quindi, questi tre elementi: modernità della sua esistenza, con tutti i dubbi e i problemi del nostro essere di oggi; cultura grande, conoscenza dei grandi tesori della cultura dell’umanità, disponibilità di ricerca permanente, di rinnovamento permanente; e spiritualità: vita spirituale, vita con Dio, danno a quest’uomo un’eccezionale grandezza per il nostro tempo. Perciò è una figura di dottore della Chiesa per noi e per tutti, e anche un ponte tra anglicani e cattolici.

P. Lombardi: E un’ultima domanda. Questa visita è considerata con il rango di visita di Stato, così è stata qualificata. Che cosa significa ciò per i rapporti tra la Santa Sede e il Regno Unito? Vi sono punti importanti di sintonia, in particolare guardando alle grandi sfide del mondo attuale?

Santo Padre: Sono molto grato a Sua Maestà la Regina Elisabetta II, che ha voluto dare a questa visita il rango di una visita di Stato, che sa esprimere il carattere pubblico di questa visita e anche la responsabilità comune tra politica e religione per il futuro del Continente e per il futuro dell’umanità. La grande e comune responsabilità perché i valori che creano giustizia e politica, e che vengono dalla religione, siano insieme, in cammino nel nostro tempo. Naturalmente questo fatto che giuridicamente è una visita di Stato non rende la mia visita un fatto politico, perché se il Papa è capo di Stato, questo è solo uno strumento per garantire l’indipendenza del suo annuncio e il carattere pubblico del suo lavoro di Pastore. In questo senso anche la visita di Stato rimane sostanzialmente ed essenzialmente una visita pastorale, cioè una visita nella responsabilità della fede, per la quale il Sommo Pontefice, il Papa esiste. E, naturalmente, mette al centro dell’attenzione, questo carattere di visita di Stato, le coincidenze tra l’interesse della politica e della religione. La politica sostanzialmente è creata per garantire giustizia, e con la giustizia libertà, ma giustizia è un valore morale, un valore religioso e così la fede, l’annuncio del Vangelo, si collega, nel punto “giustizia”, con la politica, e qui nascono anche gli interessi comuni. La Gran Bretagna ha una grande esperienza e una grande attività nella lotta contro i mali di questo tempo, contro la miseria, la povertà, le malattie, la droga e tutte queste lotte contro la miseria, la povertà, la schiavitù dell’uomo, l’abuso dell’uomo, la droga, sono anche scopi della fede, perché sono scopi dell’umanizzazione dell’uomo, perché sia restituita l’immagine di Dio contro le distruzioni e le devastazioni. Un secondo compito comune è l’impegno per la pace nel mondo e la capacità di vivere la pace, l’educazione alla pace. Creare le virtù che rendono l’uomo capace di pace. E, finalmente, un elemento essenziale della pace è il dialogo delle religioni, la tolleranza, l’apertura dell’uno per l’altro, e questo è anche un profondo scopo, sia della Gran Bretagna come società, sia della fede cattolica, di aprire i cuori, di aprire al dialogo, di aprire così alla verità e al cammino comune dell’umanità, e al ritrovare i valori che sono fondamento del nostro umanesimo.

P. Lombardi: Grazie Santità di tutto questo che ci ha detto. Veramente ci ha dato una panoramica sul significato di tanti dei messaggi che vuole dare in questi giorni e noi quindi Le auguriamo di poterli dare con efficacia in tutti i suoi discorsi e, dato che noi siamo dei comunicatori, noi Le diciamo che faremo il possibile per collaborare a questa buona comprensione e diffusione dei suoi messaggi. Le siamo veramente grati per aver dedicato fin dall’inizio anche del tempo e della fatica per noi e vogliamo farLe i migliori auguri per la continuazione di questo viaggio. Grazie, Santità!




VISITA A SUA MAESTÀ LA REGINA E INCONTRO CON LE AUTORITÀ Palazzo Reale di Holyroodhouse - Edimburgo Giovedì, 16 settembre 2010

16190


Maestà,

grazie per il Suo gentile invito a compiere una visita ufficiale al Regno Unito e per le Sue cordiali parole di saluto, a nome del popolo britannico Nel ringraziare Vostra Maestà, mi permetta di estendere i miei saluti a tutto il popolo del Regno Unito e porgere con amicizia la mano a ciascuno.

È un grande piacere per me iniziare il mio viaggio salutando i Membri della Famiglia Reale, ringraziando in particolare Sua Altezza Reale il Duca di Edimburgo per il suo gentile benvenuto datomi all’aeroporto di Edimburgo. Esprimo la mia gratitudine all’attuale e ai precedenti governi di Vostra Maestà ed a quanti hanno collaborato con essi al fine di rendere possibile questa occasione, fra cui Lord Patten e il precedente Segretario di Stato Murphy. Vorrei pure prender atto con profondo apprezzamento del lavoro svolto dal “All-Parliamentary Group on the Holy See”, che ha grandemente contribuito al rafforzamento delle relazioni amichevoli che esistono fra la Santa Sede e il Regno Unito.

Nel dare inizio alla visita al Regno Unito nella storica Capitale della Scozia, saluto in maniera speciale il Primo Ministro Salmond ed i rappresentanti del Parlamento scozzese. Come le Assemblee del Galles e dell’Irlanda del Nord, possa anche il Parlamento scozzese crescere nel suo essere espressione delle nobili tradizioni e della distinta cultura degli scozzesi ed adoperarsi per servire i loro interessi migliori in spirito di solidarietà e di premura nei confronti del bene comune.

Il nome di Holyroodhouse, residenza ufficiale di Vostra Maestà in Scozia, evoca la “Santa Croce” e fa volgere lo sguardo alle profonde radici cristiane che sono tuttora presenti in ogni strato della vita britannica. I monarchi d’Inghilterra e Scozia erano cristiani sin dai primissimi tempi ed includono straordinari Santi come Edoardo il Confessore e Margherita di Scozia. Come Le è noto, molti di loro hanno esercitato coscienziosamente i loro doveri sovrani alla luce del Vangelo, modellando in tal modo la nazione nel bene al livello più profondo. Ne risultò che il messaggio cristiano è diventato parte integrale della lingua, del pensiero e della cultura dei popoli di queste isole per più di un millennio. Il rispetto dei vostri antenati per la verità e la giustizia, per la clemenza e la carità giungono a voi da una fede che rimane una forza potente per il bene nel vostro regno, con grande beneficio parimenti di cristiani e non cristiani.

Troviamo molti esempi di questa forza per il bene lungo tutta la lunga storia della Gran Bretagna. Anche in tempi relativamente recenti, attraverso figure come William Wilberforce e David Livingstone, la Gran Bretagna è direttamente intervenuta per fermare la tratta internazionale degli schiavi. Ispirate dalla fede, donne come Florence Nightingale servirono i poveri e i malati, ponendo nuovi standard nell’assistenza sanitaria che successivamente vennero copiati ovunque. John Henry Newman, la cui beatificazione celebrerò fra breve, fu uno dei molti cristiani britannici della propria epoca la cui bontà, eloquenza ed azione furono un onore per i propri concittadini e concittadine. Questi e molti altri come loro furono mossi da una fede profonda, nata e cresciuta in queste isole.

Pure nella nostra epoca possiamo ricordare come la Gran Bretagna e i suoi capi si opposero ad una tirannia nazista che aveva in animo di sradicare Dio dalla società e negava a molti la nostra comune umanità, specialmente gli ebrei, che venivano considerati non degni di vivere. Desidero, inoltre, ricordare l’atteggiamento del regime verso pastori cristiani e verso religiosi che proclamarono la verità nell’amore; si opposero ai nazisti e pagarono con la propria vita la loro opposizione. Mentre riflettiamo sui moniti dell’estremismo ateo del ventesimo secolo, non possiamo mai dimenticare come l’esclusione di Dio, della religione e della virtù dalla vita pubblica conduce in ultima analisi ad una visione monca dell’uomo e della società, e pertanto a “una visione riduttiva della persona e del suo destino” (Caritas in veritate ).

Sessantacinque anni orsono la Gran Bretagna giocò un ruolo essenziale nel forgiarsi del consenso internazionale del dopo-guerra, il che favorì la fondazione delle Nazioni Unite e diede inizio ad un periodo di pace e di prosperità in Europa, sino a quel momento sconosciuto. Negli anni più recenti la comunità internazionale ha seguito da vicino gli eventi nell’Irlanda del Nord, i quali hanno condotto alla firma dell’Accordo del Venerdì Santo ed alla devoluzione di poteri all’Assemblea dell’Irlanda del Nord. Il governo di Vostra Maestà e quello dell’Irlanda, unitamente ai leader politici, religiosi e civili dell’Irlanda del Nord, hanno sostenuto la nascita di una risoluzione pacifica del conflitto locale. Incoraggio quanti sono coinvolti a continuare a camminare coraggiosamente insieme sulla via tracciata verso una pace giusta e duratura.

Il governo e il popolo sono coloro che forgiano le idee che hanno tutt’oggi un impatto ben al di là delle Isole britanniche. Ciò impone loro un dovere particolare di agire con saggezza per il bene comune. Allo stesso modo, poiché le loro opinioni raggiungono un così vasto uditorio, i media britannici hanno una responsabilità più grave di altri ed una opportunità più ampia per promuovere la pace delle nazioni, lo sviluppo integrale dei popoli e la diffusione di autentici diritti umani. Possano tutti i britannici continuare a vivere dei valori dell’onestà, del rispetto e dell’equilibrio che hanno guadagnato loro la stima e l’ammirazione di molti.

Oggi il Regno Unito si sforza di essere una società moderna e multiculturale. In questo compito stimolante, possa mantenere sempre il rispetto per quei valori tradizionali e per quelle espressioni culturali che forme più aggressive di secolarismo non stimano più, né tollerano più. Non si lasci oscurare il fondamento cristiano che sta alla base delle sue libertà; e possa quel patrimonio, che ha sempre servito bene la nazione, plasmare costantemente l’esempio del Suo governo e del Suo popolo nei confronti dei due miliardi di membri del Commonwealth, come pure della grande famiglia di nazioni anglofone in tutto il mondo.

Dio benedica Vostra Maestà e tutte le persone del Vostro Reame. Grazie.




CELEBRAZIONE DELL’EDUCAZIONE CATTOLICA Cappella e Campo Sportivo del St Mary’s University College a Twickenham (London Borough of Richmond) Venerdì, 17 settembre 2010

17090

1. Indirizzo di Benedetto XVI agli insegnanti e religiosi
2. Indirizzo di Benedetto XVI agli alunni


INDIRIZZO DEL SANTO PADRE AGLI INSEGNANTI E RELIGIOSI Cappella del St Mary’s University College


Eccellentissimo Segretario di Stato per l’Educazione,

Venerato Fratello Mons. Stack,
Dr Naylor,
Reverendi Padri,
Fratelli e Sorelle in Cristo,

sono lieto di avere questa opportunità di rendere onore al notevole contributo che Religiosi e Religiose hanno dato in questa terra al nobile compito dell’educazione. Ringrazio i giovani per i loro bei canti e ringrazio Suor Teresa per le sue parole. A lei e a tutti coloro che, uomini e donne, hanno dedicato la vita ad insegnare ai giovani, desidero esprimere i miei sentimenti di profondo apprezzamento. Voi formate nuove generazioni non solo nella conoscenza della fede ma in ogni aspetto di ciò che significa vivere come cittadini maturi e responsabili nel mondo odierno.

Come sapete, il compito dell’insegnante non è solo quello di impartire informazioni o di provvedere ad una preparazione tecnica per portare benefici economici alla società; l’educazione non è e non deve essere mai considerata come puramente utilitaristica. Riguarda piuttosto formare la persona umana, preparare lui o lei a vivere la vita in pienezza – in poche parole riguarda educare alla saggezza. E la vera saggezza è inseparabile dalla conoscenza del Creatore perché “nelle sue mani siamo noi e le nostre parole, ogni sorta di conoscenza e ogni capacità operativa” (
Sg 7,16).

Questa dimensione trascendente dello studio e dell’insegnamento era chiaramente compresa dai monaci che hanno così tanto contribuito alla evangelizzazione di queste isole. Sto pensando ai Benedettini che accompagnarono Sant’Agostino nella sua missione in Inghilterra, ai discepoli di San Columba, che hanno diffuso la fede in Scozia e nell’Inghilterra del Nord, a San Davide e ai suoi compagni nel Galles. Poiché la ricerca di Dio che si colloca nel cuore della vocazione monastica, richiede un attivo impegno coi mezzi tramite i quali egli si fa conoscere - la sua creazione e la sua parola rivelata - era semplicemente naturale che il monastero dovesse avere una biblioteca ed una scuola (cfr Discorso ai rappresentanti del mondo della cultura al “Collège des Bernardins” a Parigi, 12 settembre 2008).

Fu l’impegno dei monaci nell’imparare la via sulla quale incontrare la Parola Incarnata di Dio che gettò le fondamenta della nostra cultura e civiltà occidentali.

Guardandomi attorno oggi, vedo molti Religiosi di vita apostolica il cui carisma comprende l’educazione dei giovani. Questo mi offre l’opportunità di rendere grazie a Dio per la vita e l’opera della Venerabile Mary Ward, nativa di questa terra, la cui visione pionieristica di vita religiosa apostolica per le donne, ha portato così tanti frutti. Io stesso da giovane ragazzo sono stato educato dalle “Dame Inglesi” e devo loro un profondo debito di gratitudine. Molti di voi appartengono ad ordini dediti all’insegnamento, che hanno portato la luce del Vangelo in terre lontane come parte del grande lavoro missionario della Chiesa ed anche per questo rendo grazie e benedico il Signore.

Spesso avete avviato le fondazioni per contribuire all’educazione molto prima che lo Stato assumesse una responsabilità per questo vitale servizio all’individuo e alla società. Poiché i relativi ruoli della Chiesa e dello Stato nel campo dell’educazione continuano ad evolversi, non dovete mai dimenticare che i religiosi hanno un contributo unico da offrire in questo apostolato, che è anzitutto quello di testimoniare con la vita consacrata a Dio e la fedeltà, l’amore a Cristo, il Sommo Maestro. Inoltre, la presenza dei religiosi nelle scuole cattoliche è un forte richiamo all’ampiamente discusso carattere cattolico, che è necessario permei ogni aspetto della vita scolastica. Questo riporta all’evidente esigenza che il contenuto dell'insegnamento dovrebbe essere sempre in conformità con la dottrina della Chiesa. Ciò significa che la vita di fede deve essere la forza guida alla base di ogni attività nella scuola, così che la missione della Chiesa possa essere effettivamente servita ed i giovani possano scoprire la gioia di entrare nell’ “essere per gli altri” di Cristo (cfr Spe Salvi ).

Prima di concludere desidero aggiungere una particolare parola di apprezzamento per coloro il cui impegno è quello di garantire che le nostre scuole assicurino un ambiente sicuro per i bambini e i giovani. La nostra responsabilità verso coloro che ci sono affidati per la loro formazione cristiana non richiede nulla di meno. Inoltre, la vita di fede può essere effettivamente coltivata solo quando l’atmosfera prevalente è di una fiducia rispettosa e affettuosa. Confido che questo possa continuare ad essere un segno distintivo delle scuole cattoliche in questo Paese.

Con questi sentimenti, cari fratelli e sorelle, vi invito alla preghiera.

Venerato Fratello Stack, vorrei chiederle di accettare in dono, quale Presidente dell’ufficio dei Governatori dell’Università di Saint Mary e a nome del Collegio, questo mosaico della Beata Vergine Maria.



INDIRIZZO DEL SANTO PADRE AGLI ALUNNI Campo sportivo del St Mary’s University College


Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

Cari giovani amici,

desidero anzitutto dirvi quanto sia lieto di essere oggi qui in mezzo a voi. Estendo il più cordiale saluto a tutti voi, convenuti alla “Saint Mary’s University” dalle scuole e dai collegi cattolici del Regno Unito, e a tutti coloro che ci stanno seguendo alla televisione o via internet. Ringrazio il vescovo McMahon per il suo cortese benvenuto e il coro e la banda per la bella musica eseguita poco fa, che ha dato inizio alla nostra celebrazione. Ringrazio Miss Bellot e Elaine per le gentili parole che mi ha rivolto a nome di tutti i giovani presenti. Guardando ai prossimi giochi olimpici, è stato un piacere inaugurare questa Fondazione sportiva intitolata a Giovanni Paolo II, e prego affinché tutti coloro che la frequenteranno rendano gloria a Dio attraverso le loro attività sportive, così come possano trarre giovamento per se stessi e per gli altri.

Non capita spesso ad un Papa — in verità nemmeno a qualsiasi altra persona — l’opportunità di parlare contemporaneamente agli studenti di tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia. E dal momento che ora io ho questa possibilità, c’è qualcosa che mi sta davvero molto a cuore di dirvi. Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo. La cosa che Dio desidera maggiormente per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità.

Forse alcuni di voi non ci hanno mai pensato prima d’ora. Forse alcuni pensano che essere santi non sia per loro. Lasciatemi spiegare cosa intendo dire. Quando si è giovani, si è soliti pensare a persone che stimiamo e ammiriamo, persone alle quali vorremmo assomigliare. Potrebbe trattarsi di qualcuno che incontriamo nella nostra vita quotidiana e che teniamo in grande stima. Oppure potrebbe essere qualcuno di famoso. Viviamo in una cultura della celebrità ed i giovani sono spesso incoraggiati ad avere come modello figure del mondo dello sport o dello spettacolo. Io vorrei farvi questa domanda: quali sono le qualità che vedete negli altri e che voi stessi vorreste maggiormente possedere? Quale tipo di persona vorreste davvero essere?

Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte. Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri. Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici. Essere grandemente dotati in alcune attività o professioni è una cosa buona, ma non potrà mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di ancora più grande. Potrà renderci famosi, ma non ci renderà felici. La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore.

Dio non solo ci ama con una profondità e intensità che difficilmente possiamo immaginare: egli ci invita a rispondere a questo amore. Tutti voi sapete cosa accade quando incontrate qualcuno di interessante e attraente, come desideriate essere amici di quella persona. Sperate sempre che quella persona vi trovi a sua volta interessanti ed attraenti e voglia fare amicizia con voi. Dio desidera la vostra amicizia. E, una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualcosa della sua infinita bontà. Siete attratti dalla pratica della virtù. Incominciate a vedere l’avidità e l’egoismo, e tutti gli altri peccati, per quello che realmente sono, tendenze distruttive e pericolose che causano profonda sofferenza e grande danno, e volete evitare di cadere voi stessi in quella trappola. Incominciate a provare compassione per quanti sono in difficoltà e desiderate fare qualcosa per aiutarli. Desiderate venire in aiuto al povero e all’affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi. Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità.

C’è sempre un orizzonte più grande, nelle vostre scuole cattoliche, sopra e al di là delle singole materie del vostro studio e delle varie capacità che acquisite. Tutto il lavoro che fate è posto nel contesto della crescita nell’amicizia con Dio, e da quell’amicizia tutto quel lavoro fluisce. In tal modo apprendete non solo ad essere buoni studenti, ma buoni cittadini e buone persone. Mentre proseguite con il percorso scolastico dovete compiere delle scelte circa la materia del vostro studio e iniziare a specializzarvi in vista di ciò che farete nella vita. Ciò è giusto e conveniente. Ricordate sempre però che ogni materia che studiate si inserisce in un orizzonte più ampio. Non riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo. Abbiamo bisogno di buoni storici, filosofi ed economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all’interno del loro specifico campo è centrata su di una prospettiva troppo ristretta, essi possono seriamente portarci fuori strada.

Una buona scuola offre una formazione completa per l’intera persona. Ed una buona scuola cattolica, al di sopra e al di là di questo, dovrebbe aiutare i suoi studenti a diventare santi. So che vi sono molti non cattolici che studiano nelle scuole cattoliche in Gran Bretagna e desidero rivolgermi a tutti con le mie odierne parole. Prego affinché anche voi vi sentiate incoraggiati a praticare la virtù e a crescere nella conoscenza ed amicizia con Dio, assieme ai vostri compagni cattolici. Voi siete per loro il richiamo all’orizzonte più vasto che esiste fuori della scuola ed è fuor di dubbio che il rispetto e l’amicizia per membri di altre tradizioni religiose debba essere tra le virtù che si apprendono in una scuola cattolica. Spero anche che vorrete condividere con chiunque incontrerete i valori e gli insegnamenti che avrete appresi mediante la formazione cristiana ricevuta.

Cari amici, vi ringrazio per la vostra attenzione, vi prometto di pregare per voi e vi chiedo di pregare per me. Spero di vedere molti di voi il prossimo agosto, alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Nel frattempo, che Dio benedica tutti voi!





Discorsi 2005-13 13190