Caterina, Lettere 22

22

All'abbate Martino di Passignano dell'ordine di Valle Ombrosa.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero ortolano, governatore dell'orto dell'anima vostra e de' sudditi vostri.

Noi siamo uno giardino, e veramente orto, del quale giardino e orto n'à fatto ortolano, la prima Verità, la ragione col libero arbitrio; la quale ragione e libero arbitrio, con l'aiutorio della divina grazia, à a divellare le spine de' vizii, e piantare l'erbe odorifere delle virtù. Ma non potrebbe piantare la virtù se prima non rivoltasse la terra insieme con le spine, cioè la terra della propria volontà sensitiva, che non si diletta d'altro che di diletti terreni e transitorii, pieni di triboli, di spine, di vizii e di peccati. Rivoltisi questa terra, carissimo padre, per forza d'amore, in questo punto del tempo che ci è rimaso; e si piantino le dolci e reali virtù: uno amore ineffabile, tratto dall'amore dello immaculato Agnello, condito con l'odio e dispiacimento di sé, con pazienzia vera, con fede viva e non morta, con vere operazioni, con uno dispiacimento del mondo, con una giustizia vera condita con misericordia verso e' sudditi vostri, una obbedienzia pronta a Cristo ed all'Ordine, perseverante infine alla morte.

All'Ordine, dico: d'essere osservatore dell'Ordine, col santo e vero desiderio, con la vigilia e continua orazione, cioè che lo 'ntelletto vegghi sempre in raguardare e cognoscere sé none essere, e la bontà di Dio in sé, che è Colui che è (Ex 3,14). A mano mano seguita la continua orazione, ché el continuo orare non è altro che uno santo desiderio e affetto dolce d'amore, e l'affetto va dietro allo 'ntelletto. Ché fra le altre piante che gittino odore grandissimo in questo giardino, sono queste; e però io voglio che siate più sollicito: qui trovarete la fame de l'onore di Dio e della salute de' sudditi vostri, e così adempirete la volontà sua e desiderio mio, che dissi che io desideravo di vedervi vero ortolano dell'orto dell'anima vostra e de' vostri sudditi. Però che, avendo fame della salute loro per onore di Dio, sarete sollicito di trargli di miseria e punire i difetti, ed essaltare coloro che sono virtuosi e che vogliono vivere secondo l'Ordine.

Poi che 'l giardino è così bene fornito, voglio che alla guardia poniate el cane della conscienzia, e sia legato alla porta, sì che, se i nemici venissero e l'occhio dell'intelletto dormisse, el cane abai, ché, abaiando con lo stimolo della conscienzia, l'occhio si desta; e fassi incontra a' nemici co' l'odio e dispiacimento, e subbito ripara, e armasi con l'arme dell'amore. Conviensi dargli mangiare a questo cane, acciò che sia bene sollicito: el cibo suo non è altro che odio e amore portato nel vasello della vera umilità, tenuto con la mano della vera e perfetta pazienzia; però che fra l'odio e l'amore nasce l'umilità, e dolce e soave pazienzia, e quanto più cibo, più sollicitudine. E tanto diventa cauto questo cane che, eziandio passando gli amici, abbaia perché lo 'ntelletto si levi a vedere chi eglino sono e discernere se sono da Dio, o no. E così non potrà essere ingannato l'ortolano, né robbato el giardino; e non verrà el nemico a seminargli la zizzania (Mt 13,25) dell'amore proprio, el quale amore proprio germina spine e affoga el seme delle virtù. Dategli bere, dategli bere a questo cane: empite el vasello della memoria vostra del sangue di Cristo crocifisso, e poneteglili inanzi continuamente, acciò che non muoia e perisca di sete.

Su, padre carissimo, diamo de' calci al mondo, con tutte le pompe delizie e ricchezze sue; e, poverello, seguitate l'Agnello consumato e derelitto per voi in su.legno della santissima croce. None aspettiamo più tempo, per l'amore di Dio!, ché 'l tempo c'è tolto fra le mani che l'uomo non se n'avede, e però non è senno de l'uomo d'aspettare quello che non à, e perdere quello che egli à. Non dico più.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



23

A Nanna figliuola di Benincasa in Firenze, sua nipote verginella.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti vera sposa di Cristo crocifisso, e fuggire ogni cosa che t'impedisce ad avere questo dolce e glorioso Sposo.

Ma questo non potresti fare se tu non fussi di quelle vergine savie consegrate a Cristo, le quali avevano le lampane con l'olio, ed eravi dentro el lume (Mt 25,1ss.). E però vedi che, a volere essere sposa di Gesù Cristo, ti conviene avere la lampana, e l'olio, e lume. Sai come s'intende questo, figliuola mia? Per la lampana s'intende el cuore nostro, però che 'l cuore è fatto come la lampana. Tu vedi bene che lampana è larga di sopra e stretta di sotto: e così è fatto el cuore, a segnificare che noi el dobiamo sempre tenere largo di sopra - cioè per santi pensieri e per sante imaginazioni, e per continova orazione -, avendo sempre in memoria e' benifizii di Dio, e massimamente el benifizio del sangue per lo quale siamo ricomprati, però che Cristo benedetto, figliuola mia, non ci ricomprò d'oro né d'argento, né di perle o d'altra pietra preziosa, anco ci ricomprò del sangue suo prezioso (1P 1,18-19). Unde tanto benifizio non si vuole mai dimenticare, ma sempre portarlo dinanzi a li occhi suoi (Ex 13,9), con uno santo e dolce ringraziamento, vedendo quanto Dio ci ama inestimabilmente: che non curò di dare l'unigenito suo Figliuolo a l'obrobiosa morte della croce, per dare a noi la vita della grazia.

Dissi che la lampana è stretta di sotto, e così è 'l cuore nostro: a significare che 'l cuore debba essere stretto verso queste cose terrene, cioè di non disiderarle né amarle disordenatamente, né appetire più che Dio ci voglia dare, ma sempre ringraziarlo, vedendo come dolcemente ci provede, sì che mai non ci manca cavelle. Or a questo modo sarà el cuore nostro una lampana.

Ma pensa, figliuola mia, che questo non bastarebbe se non ci fusse l'olio dentro: per l'olio intende quella virtù piccola della profonda umilità, perché si conviene che la sposa di Cristo sia umile mansueta e paziente; e tanto sarà umile quanto paziente, e tanto paziente quanto umile. Ma a questa virtù de l'umilità non potremo venire se non per vero conoscimento di noi, cioè conoscendo la miseria e fragilità nostra, e che noi per noi medesimi non potiamo alcuno atto virtuoso, né levarci neuna battaglia o pena; però che se noi abiamo la infermità corporale, o una pena o battaglia mentale, noi non ce la potiamo levare: però che, se noi potessimo, subito la levaremo via. Dunque bene è vero che noi per noi non siamo nulla altro che obrobio, miseria, puzza, fragilità e peccati: per la qual cosa sempre dobiamo stare bassi e umili.

Ma a stare solamente in questo conoscimento di sé non sarebbe buono, però che l'anima verrebbe a tedio e a confusione, e dalla confusione verrebbe a disperazione; unde el dimonio non vorrebbe altro se non farci venire a confusione, per farci poi venire a disperazione. Conviensi dunque stare nel conoscimento della bontà di Dio in sé, vedendo ch'egli ci à creati alla immagine e similitudine sua (Gn 1,26), e ricreati a grazia nel sangue de l'unigenito suo Figliuolo, Verbo dolce incarnato, e come continovamente la bontà di Dio aduopara in noi. Ma vedi che stare solamente in questo conoscimento di Dio non sarebbe buono, però che l'anima ne verrebbe a presunzione e superbia. Conviensi adunque che sia mescolato l'uno co.l'altro insieme, cioè stare nel conoscimento della bontà di Dio, e nel conoscimento di noi medesimi: e così saremo umili, pazienti e mansueti; e a questo modo aremo l'olio nella lampana.

Conviensi ora che ci sia el lume, altrimenti non bastarebbe: questo lume vuole essere il lume della santissima fede. Ma dicono i santi che la fede senza l'uopera è morta (Jc 2,17-20): unde non sarebbe fede viva né santa, ma morta. E però ci è bisogno adoperare continuo virtuosamente, e lassare le fanciullezze e le nostre vanità; e non istare più come mondane e giovane, ma stare come spose fedeli consecrate a Cristo crocifisso: e a questo modo aremo la lampana e l'olio e 'l lume.

Ma dice el Vangelio che quelle vergine savie erano cinque (Mt 25,2): unde io ti dico che a ciascuno di noi conviene essere cinque, altrimenti non intraremo alle nozze di vita etterna. Per queste cinque intende che si conviene che noi soggioghiamo e mortifichiamo e' nostri cinque sentimenti del corpo, per sì-fatto modo che noi non offendiamo mai con essi, pigliando con essi o con alcuni d'essi disordinato diletto o piacere. E a questo modo saremo cinque: cioè che aremo soggiogati e' nostri cinque sentimenti corporali.

Ma pensa che questo dolce Sposo, Cristo, è tanto geloso de le spose sue, ch'io non tel potrei dire. E però se egli s'avedesse che tu amassi altro più che lui, subito si sdegnarebbe con teco. E se tu non ti coreggessi, non ti sarebbe uperta la porta, dove l'Agnello immaculato, Cristo, fa le nozze a tutte le sue fedeli spose, ma come adultere saremo cacciate via; sì come furono quelle cinque vergine stolte, le quali, gloriandosi solamente e vanamente della integrità e verginità del corpo, perderono la verginità dell'anima per corruzione de' cinque sentimenti, perché non portarono l'olio de l'umilità con loro; unde le lampane loro si spegnevano. E però lo' fu detto: «Andatevi a comprare de l'olio» (Mt 25,9); e per questo oglio s'intende in questo luogo le lusinghe e laulde umane, però che tutti e' lusinghieri e mondani laudatori vendono questo olio. Quasi come lo' fusse detto: «Della vostra verginità, e delle vostre buone operazioni, voi non avete voluto comprare vita etterna, anco avete voluto comprare laude umane, e per avere laulde umane l'avete fatte. E voi laulde andate a comprare, ché qua non intrarete voi».

E però, figliuola mia, guardati delle laude de l'uomini; e non desiderare laude di neuna operazione che tu facessi, però che non ti sarebbe poi uperta la porta di vita etterna. Unde, considerando io che questa era l'ottima via, dissi ch'io desideravo di vederti vera sposa di Cristo crocifisso: e così ti prego e comando che t'ingegni d'essere. Altro non dico.

Permane etc. Gesù dolce, Gesù amore.



24

A missere Biringhieri degli Arzocchi piovano d'Asciano.

Al nome di Cristo e di Maria dolce.

A voi, riverendissimo e carissimo padre mio in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi vero ministro del Figliuolo di Dio, e che seguitiate sempre le vestigie sue.

Siate, siate quel fiore odorifero che dovete essare, e che gittiate odore nel conspetto dolce di Dio - sapete bene che 'l fiore, quando è stato molto nell'acqua, non gitta odore ma puzza -: così pare a me veramente, padre, che voi e gli altri ministri che doviate essare; ma questo fiore è messo nell'acque delle iniquità e immundizie de' peccati e miserie del mondo. O quanto è misero e miserabile colui ch'è posto come fiore ne la Chiesa santa, a rendare ragione de' sudditi suoi - sapete che Dio richiede nettezza e purità in loro -: oimé oimé, venerabile padre, elli truova tutto el contrario, sì e per sì-fatto modo che non tanto che sieno guasti eglino e puzzolenti, ma e' so' guastatori di tutti coloro che s'accostano a loro.

Levatevi suso, e non pur dormite; assai tempo aviamo dormito, e morti allo stato de la grazia. Non ci à più tempo, ch'egli è sonato a condennagione, e siamo condennati a la morte. Doh, dolcissimo padre, raguardate un poco el pericoloso stato vostro: in quanto pericolo è, annegato in questo mare amaro de' peccati mortali! Or non crediamo noi avere a giognare a questo ponto de la morte? Non dubbitiamo che non è creatura che né per ricchezza né gentilezza la possa schifare. E allora la misera miserabile anima - che s'à posto per specchio a le dilettazioni carnali, due s'è involta come porco in loto - di creatura diventa animale, in quella putrida avarizia sua; e spesse volte, per avarizia e cupidità, vendono le grazie spirituali e doni; enfiati per superbia, tutta la vita loro si spende in onori, e in conviti e in molti servidori e in cavalli grossi, quello che si die ministrare a' povari. Queste sono quelle operazioni le quali al punto de la morte si rapresentano per giudicio e giustizia. Credeva l'anima avere fatto contra Dio, ed egli à fatto contra a sé medesimo, ed è stato giudice ch'à condennato sé medesimo, ché s'è fatto degno de la morte etternale. Or non siamo più semplici, ché grande stoltizia è ch'e' si faccia degno de la morte, là unde e' può avere la vita.

Poi che sta a noi d'eleggiare o la vita o la morte, per lo libero arbitrio che à dato a noi, prego carissimamente e dolcissimamente, quanto so e posso, che voi siate quel dolce fiore che gittiate odore dinanzi a Dio, e ne' sudditi vostri, sì come pastore vero a ponare la vita per le pecorelle sue (Jn 10,11), correggendo el vizio e confermando la virtù ne' virtuosi. El non correggiare infracida, sì come 'l membro corrotto nel corpo corrotto dell'uomo. Abbiate l'occhio sopra voi e sopra e' sudditi vostri, e non vi paia duro a divellare queste barbe, ché molto vi sarà più dolce el frutto che la fadiga amara. O padre, raguardate a lo ineffabile amore che Dio à a la salute vostra, e voi vedrete li smisurati benefizii e doni.

Che maggiore amore che ponare la vita per l'amico suo? Molto maggiormente è da commendare colui che à posta la vita per li nemici suoi (Rm 5,7-8).

Or non si difendano più e' cuori nostri, ma tragansi la durizia: non sieno sempre pietra a uno modo.

Rompasi questo legame e catena, col quale el dimonio spesse volte ci tiene legati; ma la forza del santo desiderio e dispregiamento de' vizii e amore de le virtù, romparà tutti questi legami. Inamoratevi de le virtù vere, le quali el contrario fanno de' vizii, ché, come el peccato dà amaritudine, così la virtù dà dolcezza: in questa vita gusta vita etterna. Quando venrà el dolce tempo de la morte, la virtù adoperata risponde per lui, e difendelo dal giudicio di Dio, e dàgli sicurtà, e tollegli confusione, e conducelo ne la vita durabile, due à vita senza morte, sanità senza infermità, ricchezze senza povertà, onore senza vitoperio, signoria senza servitudine, e tutti vi sono signori; e tanto quanto l'uomo è stato minore in questa vita, tant'è maggiore di là; quanto maggiore volrà essare in questa vita, tanto sarà minore di là.

Siate piccolo per vera e profonda umilità, raguardate Dio che è umiliato a voi uomo, e non vi fate indegno di quello che Dio v'à fatto degno, cioè del prezioso sangue del Figliuolo di Dio, del quale con tanto ardentissimo amore sete ricomprato. Noi siamo servi ricomprati, non ci potiamo più vendare: quando noi siamo ne' peccati mortali, noi ciechi ci vendiamo al dimonio. Pregovi, per amore di Cristo crocifisso, che noi esciamo di tanta servitudine. Non dico più, ma tanto vi dico ch'e' miei difetti sono infiniti, e promettovi così, di pigliare e' miei e vostri, e faronne uno fascio di mirra, e porrommelo nel petto (Ct 1,12) per continuo pianto e amaritudine fondata in vera carità: ci farà pervenire a la vera dolcezza e consolazione de la vita durabile. Perdonate a la mia presunzione e superbia.

Racomandatemi e benedicete tutta la fameglia in Cristo Gesù. Pregolo che vi doni quella dolce etterna benedizione, e sia di tanta fortezza che rompi e spezzi tutti e' legami che vi tollessero lui.

Permanete ne la santa dilezione di Dio.



25

A lo soprascritto Tommaso dalla Fonte de' frati Predicatori.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato nel sangue di Cristo crocifisso, el quale sangue inebria, fortifica, scalda e allumina l'anima de la verità: e però non cade in menzogna. O sangue che fortifichi l'anima e tollile la debilezza! La quale debilezza procede dal timore servile, e 'l timore servile viene da mancamento di lume. E però è forte l'anima, perché nel sangue è stata alluminata della verità: à cognosciuto e veduto con l'occhio dello 'ntelletto che la prima Verità el creò per dargli la vita durabile, a gloria e loda del nome suo. Chi cel manifesta ch'egli è così? El sangue de lo immaculato Agnello: el sangue ci manifesta che tutte le cose che Dio ci concede, prospere e averse - consolazioni e tribolazione, vergogna e vituperio, scherni e villanie, infamie e mormorazioni -, tutte sonno concesse a noi con fuoco d'amore, per adempire in noi questa prima dolce verità con la quale fummo creati. Chi cel mostra? El sangue: ché se altro Dio avesse voluto di noi non ci avarebbe dato el Figliuolo, e 'l Figliuolo la vita.

Come l'anima con l'occhio dello 'ntelletto à cognosciuta questa verità, subbito riceve la fortezza: che è forte a portare e sostenere ogni grande cosa per Cristo crocifisso. None intepedisce, anco riscalda col fuoco de la divina carità, con odio e dispiacimento di sé. A mano a mano si truova ebbro, perché l'ebbro perde el sentimento di sé, e non si truova altro che sentimento di vino: tutti i sentimenti vi sonno amersi dentro.

Così l'anima inebriata del sangue di Cristo perde il proprio sentimento di sé; privato de l'amore sensitivo e privato del timore servile - ché colà dove non è amore sensitivo non v'è timore di pena -, anco si diletta de le pene. In altro non si vuole gloriare se non nella croce di Cristo crocifisso: quella è la gloria sua. Tutte le potenzie de l'anima vi sonno dentro occupate; la memoria s'è impita di sangue - ricevelo per beneficio -, nel quale sangue truova l'amore divino che caccia l'amore proprio: amore d'oprobri e pena d'onore, amore di morte e pena di vita. Con che s'è impita la memoria? Con le mani de l'affetto e santo e vero desiderio, el quale affetto e amore trasse dal lume de l'intelletto, che cognobbe la verità e la dolce eterna volontà di Dio.

Or così voglio, carissimo padre, che dolcemente ci inebriamo e bagniamo nel sangue di Cristo crocifisso, acciò che le cose amare ci paiano dolci, e' grandi pesi leggieri; de le spine e triboli traiamo la rosa, pace e quiete. Altro non dico.

Permanete etc. Gesù dolce, Gesù Gesù.



26

A suoro Eugenia sua nipote nel monasterio di Sancta Agnesa a Montepulciano.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti gustare il cibo angelico: però che per altro non se' fatta; e acciò che tu il potessi gustare, Dio ti ricomperò del sangue de l'unigenito suo Figliuolo.

Ma pensa, carissima figliuola, che questo cibo non si mangia in terra, ma in alto; e però il Figliuolo di Dio volse essere levato in alto in su el legno della santissima croce, acciò che in alto in su questa mensa prendessimo questo cibo. Ma tu mi dirai: «Quale è questo cibo angelico?» Rispondoti: è il desiderio di Dio, il quale il desiderio che è ne l'affetto de l'anima, trae a sé, e fannosi una cosa l'uno con l'altro. Questo è uno cibo che, mentre che siamo peregrini in questa vita, tira a sé l'odore delle virtù, le quali virtù sono cotte al fuoco della divina carità, e mangiansi in su la mensa della croce: cioè che con pena e fatiga s'acquista la virtù, ricalcitrando a la propria sensualità; e con forza e violenza rapire il reame de l'anima sua, la quale è chiamata cielo, perché cela Dio per grazia dentro da sé. Questo è quello cibo che fa l'anima angelica: e però si chiama angelico; e anco perché, separata l'anima dal corpo, gusta Dio ne la essenzia sua.

Egli sazia tanto e per sì-fatto modo l'anima che niuna altra cosa appetisce né può desiderare se non quello che più perfettamente l'abbi a conservare e crescere questo cibo: unde à in odio ciò che l'è contrario. E però, come prudente, raguarda col lume della santissima fede, il quale lume sta ne l'occhio de l'intelletto, e raguarda quello che l'è nocivo e quello che l'è utile. E come ella à veduto, così ama e spregia: dispregia, dico, la propria sensualità, tenendola legata sotto a' piedi de l'affetto e tutti i vizii che procedono da essa sensualità. Ella fugge tutte le cagioni che la possino inchinare a vizio o impedire la sua perfezione. Unde ella annega la propria volontà, che l'è cagione d'ogni male, e sottomettela al giogo della santa obedienzia, non solamente a l'ordine e al prelato suo, ma a ogni minima creatura per Dio. Ella fugge ogni gloria e piacere umano, e solo si gloria negli obrobrii e pene di Cristo crocifisso: ingiurie, strazii, scherni e villanie le sono un latte, dilettandosi in esse per conformarsi con lo Sposo suo Cristo crocifisso. Ella renunzia alla conversazione delle creature, perché vede che spesse volte ci sono mezzo tra noi e'l Creatore nostro; e fugge a la cella attuale e alla mentale.

A questo t'invito te e l'altre, e ti comando, dilettissima figliuola mia: che tu sempre stia nella casa del cognoscimento di te - ove noi troviamo il cibo angelico dell'affocato desiderio di Dio inverso di noi - e nella cella attuale, con la vigilia, e con l'umile fedele e continua orazione, spogliando il cuore e l'affetto tuo di te e d'ogni creatura: e vestilo di Cristo crocifisso. Altrimenti il mangiaresti in terra; e già ti dissi che in terra non si debbe mangiare. Pensa che lo Sposo tuo Cristo dolce Gesù, non vuole mezzo tra te e lui, ed è molto geloso, unde subito che vedesse che tu amassi veruna cosa fuore di lui, egli si partirebbe da te; e saresti fatta degna di mangiare il cibo de le bestie.

E non saresti tu bene bestia, e cibo di bestie sarebbe, se tu lassassi il Creatore per le creature? il bene infinito per le cose finite e transitorie, che passano come il vento? la luce per le tenebre? la vita per la morte? quello che ti veste di sole di giustizia, col fibiale de l'obedienzia e con le margarite della fede viva, speranza ferma e carità perfetta, per quello che te ne spoglia? E non saresti tu bene stolta a partirti da quel che ti dà perfetta purità - in tanto che, quanto più t'accosti a lui, tanto più raffina il fiore della virginità tua - per quelli che spesse volte gittano puzza di immundizia, contaminatori della mente e del corpo tuo? Dio il cessi da te per la sua infinita misericordia.

E acciò che questo non possa mai intervenire, guarda che non sia tanta la tua sciagura che tu pigli conversazione particolare né di religioso né di secolare, che se io il potrò sapere o sentire, se io fossi anco più dilonga che io non so', io ti darei sì-fatta disciplina che tutto il tempo de la vita tua ti starebbe a mente; e sia chi si vuole. Guarda che tu non dia né riceva se non in neccessità, sovvenendo comunemente a ogni persona dentro e di fuore. Stammi tutta soda e matura in te medesima. Servi le suore caritativamente con grande diligenzia, e spezialmente quelle che vedi in necessità.

Quando gli ospiti passano, e dimandasserti alle grate, statti ne la pace tua e non v'andare: ma quello che volessero dire a te, dicanlo a la priora; se già la priora non tel comandasse per obedienzia. Allora china el capo, e stammi salvatica come uno riccio. Stianti a mente i modi che quella gloriosa vergine santa Agnesa faceva tenere a le figliuole sue. Vatti per la confessione, e di' la tua necessità, e ricevuta la penitenzia, fugge. Guarda già, che non fussero di quelli con cui tu ti se' alevata. E non ti maravigliare perch'io dica così; però che più volte mi puoi avere udito dire, e così è la verità, che le conversazioni, col perverso vocabolo de' divoti e delle divote, guastano l'anime e i costumi e observanzie delle religioni.

Guarda che non leghi el cuore tuo altro che con Cristo crocifisso; però che talora el voresti sciogliare, che ti sarebbe molto duro. Dico che l'anima che à asaggiato il cibo angelico à veduto col lume che questo e l'altre cose sopradette le sono mezzo e impedimento al cibo suo; e però le fugge con grandissima solecitudine. E dico che ama e cerca quello che la acresca e la conservi in questo cibo, e perché à veduto che meglio gusta questo cibo col mezzo de l'orazione fatta nel cognoscimento di sé, però vi si essercita continovamente in tutti quelli modi che più si possa acostare a Dio.

Di tre ragioni è l'orazione: l'una è continova - cioè el continovo santo desiderio, el quale desiderio òra nel cospetto di Dio in ciò che tu fai -: perché questo desiderio drizza nel suo onore tutte le tue operazioni spirituali e corporali, e però si chiama continova. Di questa pare che parlasse il glorioso santo Pavolo quando disse: «Orate senza intermissione» (1Th 5,17). La seconda è orazione vocale, quando vocalmente si dice l'officio, o altre orazioni.

Questa è ordinata per giognare alla terza, cioè a la mentale: e così vi giogne l'anima quando con prudenzia e umilità esercita l'orazione vocale: cioè che, parlando con la lingua, el cuore suo non sia dilunga da Dio, ma debbasi ingegnare di fermare e stabilire el cuore suo ne l'affetto della divina carità. E quando sentisse la mente sua essere visitata da Dio - cioè che in alcuno modo fusse tratta a pensare del suo Creatore - debba abandonare l'orazione vocale e fermare la mente sua, con affetto d'amore, in quello che vede che Dio la visita; e poi, se ella à tempo, cessato quello, debba ripigliare la vocale, acciò che sempre la mente stia piena e non vòta.

E perché ne l'orazione abondassero le molte bataglie in diversi modi, e tenebre di mente con molta confusione (facendole el demonio vedere che la sua orazione non fusse piacevole a Dio per le molte battaglie e tenebre che à), non debba lassarla però, ma stare ferma con fortezza e longa perseveranza, raguardando che 'l dimonio el fa per partirci da la madre de l'orazione, e Dio el permette per provare in quella anima la fortezza e costanzia sua, e acciò che nelle bataglie e tenebre cognosca sé non essere, e nella buona volontà che si sente riservata cognosca la bontà di Dio - il quale è donatore e conservatore delle buone e sante volontà -: la quale volontà non è denegata a chiunque la vuole.

Per questo modo giogne a la terza e ultima orazione mentale, ne la quale riceve il frutto de le fadighe che sostenne ne l'orazione vocale imperfetta. Allora gusta il latte della fedele orazione. Ella leva sé sopra di sé, cioè sopra il sentimento grosso sensitivo, e con mente angelica si unisce in Dio per affetto d'amore, e col lume de l'intelletto vede e cognosce, e vestesi della verità. Ella è fatta sorella degli angeli; ella sta con lo Sposo suo in su la mensa del crociato desiderio, dilettandosi di cercare l'onore di Dio e la salute de l'anime, perché vede bene che per questo lo Sposo eterno corse a l'obrobriosa morte della croce, e così compì l'obedienzia del Padre e salute nostra. Drittamente questa orazione è una madre che ne la carità di Dio concepe le virtù, e ne la carità del prossimo le parturisce.

Ove manifesti tu l'amore la fede la speranza, e l'umilità? ne l'orazione, però che la cosa che tu non amassi non ti curaresti di cercarla; ma chi ama, sempre si vuole unire con quella cosa che ama, cioè con Dio, col mezzo dell'orazione. A lui dimandi la tua necessità, perché cognoscendo te - nel quale cognoscimento è fondata la vera orazione - vedi te avere grande bisogno, sentendoti atorniata da' tuoi nemici: cioè dal mondo col ricordamento de' vani piaceri o con le ingiurie, dal demonio con le molte tentazioni, e dalla carne con molta rebellione e impugnazione contra lo spirito.

E te vedi non essere per te; non essendo, vedi che non ti puoi aitare, e però con fede corri a colui che è (Ex 3,14), il quale può sa e vuole subvenirti in ogni tua necessità: e con isperanza adimandi e aspetti l'aiutorio suo. Così vuole essere fatta l'orazione, a volerne avere quello che tu n'aspetti. Non ti sarà mai denegata cosa giusta che tu adimandi per questo modo da la divina bontà; ma facendola per altro modo, poco frutto ne traresti.

Dove sentirai tu l'odore de l'obedienzia? ne l'orazione. Dove ti spogliarai tu de l'amore proprio che ti fa essere impaziente nel tempo de le ingiurie, o d'altre pene, e vestira'ti d'uno divino amore che ti farà paziente, e gloriara'ti ne la croce di Cristo crocifisso? ne l'orazione. Dove sentirai tu l'odore de la virginità e la fame del martirio, disponendoti a dare la vita in onore di Dio e salute de l'anime? in questa dolce madre de l'orazione. Ella ti farà osservatrice de l'ordine; sugellaratti nel cuore e ne la mente i tre voti solenni che facesti nella professione, lassandovi la impronta del desiderio d'osservarli infino a la morte. Ella ti leva dalla conversazione delle creature, e datti la conversazione del Creatore; ella empie il vasello del cuore del sangue de l'umile Agnello, e ricuoprelo di fuoco, perché per fuoco d'amore fu sparto. Più e meno perfettamente riceve l'anima e gusta questa madre dell'orazione, secondo che ella si notrica del cibo angelico, cioè del santo e vero desiderio di Dio, levandosi in alto, come detto è, a prenderlo in su la mensa de la santissima croce. E però ti dissi ch'io desideravo di vederti notricare del cibo angelico, perché io non veggo che in altro modo potessi essere vera sposa di Gesù Cristo, consecrata a lui nella santa religione. Fa' ch'io ti vega una pietra preziosa nel conspetto di Dio. E non mi stare a perdare il tempo. Bagnati e aniegati nel sangue dolce de lo Sposo tuo. Altro non ti dico.

Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



27
A missere Martino abbate di Pasignano dell'ordine di Valle Ombrosa.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Reverendo e carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere el cuore e l'affetto vostro innestato in su la dolce e venerabile croce, considerando me che l'anima non può participare né avere el frutto della grazia se il cuore e l'affetto suo non è innestato nel crociato amore del Figliuolo di Dio - non bastarebbe a noi perché la natura divina sia innestata e unita con la natura umana, e la natura umana con la divina -; e perché ancora vediamo Dio-e-Uomo corso all'obrobiosa morte della croce.

À fatto uno innesto questo Verbo in su la croce santa e bagnatici del sangue prezioso suo, germinando i fiori e frutti delle vere e reali virtù: tutto questo à fatto el legame de l'amore (questo amore caldo lucido attrattivo à maturati e' frutti delle virtù, e toltole ogni acerbità; questo è stato poiché lo innesto del Verbo divino si fece nella natura umana) ed el Verbo in su.legno della santissima croce. Sapete che in prima erano sì agre, che neuna virtù ci conduceva a porto di vita, perché la marcia della disobedienzia d'Adam non era levata con l'obedienzia del Verbo unigenito Figliuolo di Dio. Anco vi dico che, con tutto questo dolce e soave legame, l'uomo non participa né può participare la grazia se esso non s'innesta, per affetto d'amore, nel crociato amore del Figliuolo di Dio, seguitando le vestigie di Cristo crocifisso, però che noi arboli sterili, senza neuno frutto, ci conviene essere uniti con l'arboro fruttifero, cioè Cristo dolce Gesù, come detto è.

O carissimo e reverendo padre, quale sarà quello cuore sì duro che si possa tenere - se raguardarà l'amore ineffabile che gli à el suo Creatore - che non si leghi e innesti, col legame della carità, con lui? Certo non so come egli sel possa fare. Credo bene che coloro che sono innestati e legati ne l'arboro morto del dimonio e nell'amore proprio di sé, ne le delizie stati e ricchezze del mondo, fondati ne la perversa superbia e vanità sua, oimé!, che questi sieno quelli che sono privati de la vita, e sono fatti non tanto che arbori sterili, ma essi sono arbori morti; e mangiando el frutto loro, conduce nella morte etternale, però che i frutti sono e' vizii e peccati. Costoro fuggono la via e la dottrina di questo dolce incarnato e amoroso Verbo; essi vanno per la tenebre cadendo in morte e in molta miseria.

Ma non fanno così quelli che con affettuoso amore seguitano la via della verità: ànno aperto l'occhio dell'intelletto e cognoscono loro none essere, e cognoscono la bontà di Dio in loro: ché l'essere, e ogni grazia che è posta sopra l'essere, retribuiscono a Dio avere avuto per grazia e non per debito. Allora cresce uno fuoco e uno affetto d'amore, e uno odio e dispiacimento del peccato e de la propria sensualità, che con questo amore e odio e con vera umilità s'innesta nel crociato consumato amore del Figliuolo di Dio.

Produce allora i frutti de le reagli virtù, le quali virtù notricano l'anima sua e del prossimo suo perché diventa mangiatore e gustatore de l'onore di Dio e della salute dell'anime.

Molto ci è dunque di grande necessità e di grande bisogno d'avere questa perfetta unione, ché senza essa non potiamo giugnare a quello fine per lo quale fummo creati; e però dissi che io desideravo di vedervi innestato nell'arboro della santissima croce. Pregovi per l'amore di Cristo crocifisso che siate sollicito e non negligente: non più dormire nel sonno de la negligenzia, però ché 'l tempo è breve e 'l camino è lungo.

Voi mi mandaste a me, venerabile padre, la croce, la quale io tenni tanto cara quanto io tenessi mai veruna altra cosa, ricevendo l'affetto e 'l desiderio vostro col quale me la mandaste. Rappresentatemi all'occhio del corpo quello che debbo avere all'occhio dell'anima: miserabile a me, che mai non l'ebbi! Pregovi con grande affetto d'amore che preghiate el nostro dolce Salvatore che mel dia. Io vi rendo croce, invitandovi alla croce del dolce desiderio e a la croce del corpo, sostenendo con vera e buona pazienzia ogni fadiga che voi riceveste per onore di Dio e per salute dell'anime.

Scrivestemi che quello che io avevo cominciato che io el compisse; e io vi prometto che giusta al mio potere, quanto Dio me ne darà la grazia di compire - cioè di sempre pregare la divina bontà per voi -, se risponderete con vera e perfetta sollicitudine a lui che vi chiama con grandissimo amore, sarà compita la volontà sua in voi - che non cerca né vuole altro che la vostra santificazione -, e 'l desiderio vostro e mio.

Così spero che compiuto ci ritrovaremo legati nel legame dolce della carità. Abbiate abbiate cura di correggere el vizio e piantare la virtù ne' sudditi vostri, con vera e santa dottrina, essendo voi specchio di virtù a loro. Altro non dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



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A messer Bernabò signore di Melano, per certi ambasciadori d'esso signore mandati a lei.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Reverendo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi participare el sangue del Figliuolo di Dio - sì come figliuolo creato dal sommo Padre all'imagine e similitudine sua (
Gn 1,26), e servo ricomprato - acciò che andiate con amore e col santo timore di Dio. Sapete che colui che non ama lo suo Creatore d'amore filiale, non può participare il sangue: èvvi bisogno d'amare.

O padre carissimo, quale è quello cuore che sia tanto indurato e ostinato che, se egli raguarda l'affetto e l'amore che gli porta la divina bontà, che non si disolva? Amate, amate; guardate che prima fuste amato, che voi non amaste: però che, raguardando Dio in sé medesimo, inamorossi della bellezza della sua creatura e creolla - mosso dal fuoco della inestimabile sua carità - solo per questo fine, perché ella avesse vita etterna, e godesse quel bene infinito che Dio godeva in sé medesimo. O amore inestimabile, bene ài dimostrato questo amore. Ché, perdendo l'uomo la grazia per lo peccato mortale, per la disobedienzia che comisse contra te, Signor mio, ne fu privato. Or raguardate, padre, che modo à tenuto la clemenzia dello Spirito santo a restituire la grazia all'uomo: vedete che la somma altezza di Dio à presa la servitudine della nostra umanità, in tanta bassezza e umilità profonda che debba confondere ogni nostra superbia.

Vergogninsi li stolti figliuoli d'Adam: che si può più vedere, che è vedere Dio umiliato all'uomo, né più né meno che se l'uomo avesse a tenere Dio, e non Dio l'uomo? Con-ciò-sia-cosa-che l'uomo non è in sé medesimo: ciò che egli à, sì à da Dio per grazia, e non per debito. E però non sarà veruno, che cognosca sé medesimo, ch'egli offenda mai Idio mortalmente, o caggia in superbia o per stato, o per grandezza, o segnoria. S'egli segnoreggiasse tutto 'l mondo, riputasi non cavelle: ché così è sugetto alla morte egli come una vilissima creatura, e così trapassano le stolte dilizie del mondo e vengono meno in lui, come in uno altro; e non le può tenere, che vita e sanità e ogni cosa creata non passi come el vento. Adunque per veruna signoria che aviamo in questo mondo ci potiamo riputar signori. Non so che signoria quella si fusse, che mi può esser tolta e non sta nella mia libertà. Non mi pare che se ne debba chiamare né tener signore, ma più tosto dispensatore; e questo è a tempo, e non è sempre, quanto piacerà al dolce Signore nostro.

E se voi mi diceste: Non ci à l'uomo in questa vita niuna signoria? rispondovi: sì, àlla, la più dolce e più graziosa e più forte che veruna cosa che sia, e questa si è la città dell'anima nostra. Oh, ècci maggior cosa e grandezza che avere una città che vi si riposa Idio, che è ogni bene, dove si ritrova pace, quiete e ogni consolazione? Ella è di tanta fortezza questa città, e di sì perfetta signoria, che né dimonio né creatura ve la può tòllere, se voi non vorrete. Ella non si perde mai se non per lo peccato mortale: allora diventa servo e schiavo del peccato, diventa non cavelle e perde la dignità sua.

Veruno ci può costrignere a commettere un minimo peccato, però che Dio l'à posto, «sì» e «no», nella più forte cosa che sia, nella volontà; ché, se ella dice «sì» per consentimento, di subbito à offeso, pigliando diletto e piacere del peccato; e se dice «no», inanzi elegge la morte che offendere Dio e l'anima sua.

Questo non offende mai; ma guarda la città, signoreggia sé medesimo e tutto quanto el mondo: ché se ne fa beffe del mondo e di tutte le dilizie sue, riputandole cosa corruttibile, peggio che sterco. E però dicono e' santi, ch'e' servi di Dio sono coloro che sono signori liberi: ànno avuto vittoria. Molti sono coloro che ànno vittoria di città e di castella: non avendola di loro medesimi e de' nimici suoi, come è el mondo, la carne e 'l dimonio, può dire che abbi non cavelle.

Orsù, padre, vogliate tenere ferma la signoria della città dell'anima vostra; combattete forte con questi tre nimici: tollete el coltello dell'odio e dell'amore, amando la virtù e odiando el vizio; colla mano dell'arbitrio gli percotete. E non dubitate, ché la mano è forte e 'l coltello è forte; ché, come detto è, non è niuno ve 'l possi tòllere. Questo parbe che dicesse Pavolo quando diceva: «Né fame né sete, né persecuzioni, né angeli né dimonii mi partiranno dalla carità di Dio, se io non vorrò» (Rm 8,35-39); quasi dica il dolce di Pavolo: come egli è impossibile che la natura angelica mi parta da Dio, così è impossibile che veruna cosa mi stringa a un peccato mortale, se io non vorrò.

Diventati sono impotenti questi nostri nimici, però che l'Agnello immaculato, per render la libertà all'uomo, e farlo libero, dé sé medesimo alla obrobriosa morte della santissima croce. Vedete amore ineffabile, che con la morte ci à data la vita; sostenendo obrobrii e vitoperii, ci à renduto l'onore; con le mani chiavate confitte in croce, ci à sciolti dal legame del peccato; col cuore aperto ci tolle ogni durizia; essendo spogliato, ci veste; col sangue suo c'inebria; con la sapienzia sua à vinta la malizia del dimonio; co' flagelli à vinta la carne nostra; coll'obrobrio e umilità à vente le dilizie e la superbia del mondo; lavato ci à dell'abondanzia del suo sangue. Sì che non temiamo per veruna cosa che sia, ché con la mano disarmata à venti e' nostri nemici, renduto el libero arbitrio.

O Verbo dolce, Figliuolo di Dio, tu ài riposto questo sangue nel corpo della santa Chiesa; vogli che per le mani del tuo vicario ci sia ministrato. Provide la bontà di Dio alla necessità dell'uomo, ch'ogni dì perde questa signoria di sé offendendo il suo Creatore: e però à posto questo remedio della santa confessione, la quale vale solo per lo sangue dell'Agnello. Non ve la dà una volta, né doe, ma continuamente. Però è stolto colui che si dilunga o fa contra questo vicario, che tiene le chiave del sangue di Cristo crucifisso: eziandio se fusse dimonio incarnato, io non debbo alzare el capo contra lui, ma sempre umiliarmi, e chiedere el sangue per misericordia, ché in altro modo no 'l potete avere, né participare el frutto del sangue.

Pregovi, per l'amore di Cristo crucifisso, che non facciate mai più contra el capo vostro; e non mirate che 'l dimonio vi porrà e v'à posto inanzi il colore della virtù, cioè una giustizia di voler fare contra e' mali pastori per lo defetto loro: non credete al dimonio, e non vogliate fare giustizia di quello che non tocca a voi. El nostro Salvatore non vuole: dice che sono i suoi unti; non vuole che né voi né veruna creatura facci questa giustizia, perché la vuole far egli. Oh quanto sarebbe sconvenevole che 'l servo volesse tòllere la signoria di mano al giudice, volendo fare giustizia del malfattore! Molto sarebbe spiacevole, però che non tocca a lui: el giudice è quello che l'à a fare.

E se dicessimo: El giudice nol fa; non è ben fatto che 'l facci io? no, ché ogni otta ne sarai ripreso: né più né meno ti cadrà la sentenzia adosso, se tu ucciderai, d'essere morto tu. None scuserà la legge la tua buona intenzione, che l'ài fatto per levare il malfattore di terra; non vuole la legge né la ragione che, perché 'l giudice sia cattivo e non facci la giustizia, che tu la facci però tu. Debilo lassare punire al sommo giudice, che non lassarà passare le ingiustizie e gli altri difetti che non siano puniti a luogo e a tempo suo, singularmente nella estremità della morte, passata questa tenebrosa vita: nel quale punto passato, ogni bene è rimunerato e ogni colpa è punita. Così vi dico, carissimo padre e fratello in Cristo dolce Gesù, che Idio non vuole che voi, né veruno, vi facciate giustizieri de' ministri suoi. Egli l'à commesso a sé medesimo, ed esso l'à commesso al vicario suo: e se 'l vicario suo non la facesse (ché la debba fare, ed è male se non si fa), umilemente doviamo aspettare la punizione e correzione del sommo giudice, Idio etterno. Eziandio se ci fussero tolte per loro le cose nostre, più tosto doviamo eleggere di perdare le cose temporali e la vita del corpo che le cose spirituali e la vita della grazia, però che queste sono finite, e la grazia di Dio è infinita, che ci dà infinito bene: e così, perdendola, aviamo infinito male.

E pensate che, per la buona intenzione che voi aviate, non vi scusarà però né Dio né la legge divina dinanzi a lui; anco cadereste nel bando della morte etternale: non voglio che cadiate mai in questo inconveniente. Dicovelo, e pregove da parte di Cristo crucifisso, che non ve ne impacciate mai più.

Possedetevi in pace le città vostre, facendo giustizia de' sudditi vostri quando si commette la colpa; ma non per loro, mai, che e' sono ministri di questo glorioso sangue e prezioso. Per altre mani che per le loro voi no 'l potete avere; non avendolo, non ricevete il frutto d'esso sangue, ma sareste, come membro putrido, tagliato dal corpo della santa Chiesa.

Or non più, padre! Umilmente voglio che poniamo el capo in grembo di Cristo in cielo per affetto e amore, e di Cristo in terra, la cui vece tiene, per riverenzia del sangue di Cristo, del quale sangue ne porta le chiavi: a cui egli opre, è uperto, e a cui egli serra, è serrato. Egli à la potenzia e autorità, e veruno è che gli 'l possi tòllere delle mani, però che gli è data dalla prima dolce Verità. E pensate che, fra le altre cose che sieno punite, che dispiaccia bene a Dio, si è quando vede che son toccati gli unti suoi, siano gattivi quanto si vogliono. E non pensate, perché vediate che Cristo facci vista di non vedere in questa vita, che sia di meno la punizione nell'altra. Quando l'anima sarà dinudata dal corpo, allora gli mostrarà che in verità egli à veduto. Adunque voglio che siate figliuolo fedele della santa Chiesa, bagnandovi nel sangue di Cristo crucifisso: allora sarete membro legato nella Chiesa santa, e non putrido. Ricevarete tanta fortezza e libertà che né dimonio né creatura ve la potrà tòllere, però che sarete fuore de la servitudine del peccato mortale, della rebellione della santa Chiesa; sarete fatto forte dalla fortezza della grazia, che allora abitarà in voi, e sarete unito col vostro padre. Così vi prego che perfettamente facciate questa unione, e none indugiate più tempo. Ma che vendetta faremo del tempo che sete stato fuore? Di questo, padre, parmi che s'apparecchi uno tempo che noi potremo fare una dolce e gloriosa vendetta; ché, come voi avete disposto el corpo e la sustanzia temporale a ogni pericolo e morte, in guerra col padre vostro, così ora v'invito da parte di Cristo crocifisso a pace vera e perfetta col padre benigno, Cristo in terra, e a guerra contra gl'infedeli, disponendo el corpo e la sustanzia a dare per Cristo crocifisso. Disponetevi, ché vi conviene fare questa dolce vendetta che, come voi sete andato contra, così andate in aiuto, quando el padre levarà in alto el gonfalone della santissima croce; però che 'l padre santo n'à grandissimo desiderio e volontà. Voglio che siate el principale, e che invitiate e sollicitiate el padre santo che tosto si spacci, ché grande vergogna e vituperio è di cristiani, di lassare possedere quello che di ragione è nostro a' pessimi infedeli! Ma noi facciamo come stolti e di vil cuore, che non facciamo briga e guerra se no con essonoi medesimi. L'uno si divide da l'altro per odio e rancore, colà dove noi doviamo essere legati del legame della divina ardentissima carità; el qual legame è di tanta fortezza, che tenne Dio-e-Uomo confitto e chiavellato nel legno della santissima croce.

Orsù, padre, per l'amor di Dio crescetemi el fuoco del santissimo desiderio, volendo dare la vita per Cristo crucifisso, dare el sangue per amore del sangue. Or quanto sarà beata l'anima vostra e la mia, per l'affetto ch'io ò alla salute vostra, di vedervi dare la vita per lo nome del dolce e buono Gesù! Prego la somma ed etterna bontà che ci facci degni di tanto benifizio quanto è a dare la vita per lui. Or correte virilmente a fare i grandissimi fatti per Dio e per esaltazione della santa Chiesa, sì come avete fatto per lo mondo e in contrario a lei: facendo questo, voi participarete el sangue del Figliuolo di Dio.

Rispondete alla voce e clemenzia dello Spirito santo che vi chiama tanto dolcemente, che fa gridare a' servi di Dio dinanzi a lui per voi, per darvi la vita della grazia. Pensatevi, padre, che delle lacrime e sudori che la bontà di Dio à fatte gittare per voi a' servi suoi, da capo a' pie' ve ne lavareste: non le spregiate, né siate ingrato a tanta grazia. Vedete quanto Dio v'ama, che la lingua vostra no 'l potrebbe narrare, né 'l cuore pensare, né occhio vedere quante sono le grazie sue, che vuole abundare sopra di voi, pure che disponiate la città dell'anima vostra a trarla della servitudine del peccato mortale. Siate grato e cognoscente, acciò che non si secchi in voi la fonte della pietà. Non dico più.

Siate siate fedele, umiliatevi sotto la potente mano di Dio. Amate e temete Cristo crocifisso; niscondetevi nelle piaghe di Cristo crucifisso; disponetevi a morire per Cristo crocifisso. Perdonate alla mia ignoranzia e presunzione, che presummo molto di favellare; ma l'amore e l'affetto ch'io ò alla salute dell'anima vostra mi scusi.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

Di quello che mi pregò el vostro serviziale, che per vostra parte venne a me etc. Gesù dolce, Gesù amore.



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Caterina, Lettere 22