Caterina, Lettere 273

273

Questa lettera mandò essa Caterina al padre dell'anima sua frate Ramondo,

notificandoli una singulare grazia impetrata per uno giovano perugino, al quale in Siena fu tagliata la testa, ed ella la ricolse in mano.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo padre e figliuolo mio caro in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi affogato e anegato nel sangue dolce del Figliuolo di Dio, el quale sangue è intriso col fuoco dell'ardentissima carità sua.

Questo desidera l'anima mia, cioè di vedervi in esso sangue, voi e Nanni e Iacomo. Figliuolo, io non veggo altro remedio che veniamo a quelle virtù principali le quali sono necessarie a noi. Non potrebbe venire, dolcissimo padre, l'anima vostra, la quale mi s'è fatta cibo - e non passa ponto di tempo che io non prenda questo cibo alla mensa del dolce Agnello, svenato con tanto ardentissimo amore -: dico che, se non fuste anegati nel sangue, non perverreste alla virtù piccola de la vera umilità, la quale nasciarà dell'odio, e l'odio da l'amore. E così l'anima n'esce con perfettissima purità, sì come el ferro esce purificato de la fornace. Così voglio che vi serriate nel costato uperto del Figliuolo di Dio, el quale è una bottiga aperta, piena d'odore, in tanto che 'l peccato diventa odorifero. Ine la dolce sposa si riposa nel letto del fuoco e del sangue, ine vede ed è manifestato el segreto del cuore del Figliuolo di Dio. O botte spillata, la quale dai bere e inebbrii ogni inamorato desiderio, e dai letizia e illumini ogni intendimento, e riempi ogni memoria che ine s'affadiga, in tanto che altro non può ritenere, né altro intendere, né altro amare se non questo dolce e buono Gesù, sangue e fuoco, ineffabile amore! Poi che l'anima mia sarà beata di vedervi così anegati, io voglio che facciate come colui che attegne l'acqua con la secchia, la quale acqua è 'l santo desiderio: versate l'acqua sopra 'l capo de' fratelli vostri, e' quali sono membri nostri, legati nel corpo de la dolce sposa. E guardate che per illusione di dimonio, le quali so che v'ànno dato impaccio e daranno, o per detto di creatura, non tiriate adietro, ma sempre perseverate, ogni otta che vedeste la cosa più fredda, infine che vediamo spargere el sangue con dolci e amorosi desiderii.

Su su, padre mio dolcissimo, e non dormiamo più, ché io odo novelle che io non voglio più né letto né testi. Ò cominciato già a ricevare uno capo nelle mani mie, el quale mi fu di tanta dolcezza, che 'l cuore nol può pensare, né la lingua parlare, né l'occhio vedere, né orecchie udire. Andò el desiderio di Dio, tra gli altri misterii fatti inanzi, e' quali non dico ché troppo sarebbe longo.

Andai a visitare colui che vi sapete, e elli ricevette tanto conforto e consolazione che si confessò e disposesi molto bene. E fecemisi promettare per l'amore di Dio che, quando venisse el tempo della giustizia, io fusse con lui, e così promisi e feci. Poi, la mattina inanzi la campana, andai a lui, e ricevette grande consolazione; menà'lo a udire la messa e ricevette la santa comunione, la quale mai più non aveva ricevuta. Era quella volontà acordata e sottoposta alla volontà di Dio; solo v'era rimaso uno timore di non essere forte in su quello punto: ma la smisurata e affocata bontà di Dio lo ingannò, creandoli tanto affetto e amore nel desiderio di Dio, che non sapeva stare senza lui, dicendo: «Sta' meco e non m'abbandonare, e così non starò altro che bene, e morrò contento!»; e teneva el capo suo in sul petto mio.

Io sentivo uno giubilo, uno odore del sangue suo, e non era senza l'odore del mio, el quale io aspetto di spandere per lo dolce Sposo Gesù. Crescendo el desiderio nell'anima mia e sentendo el timore suo, dissi: «Confortati, fratello mio dolce, ché tosto giognaremo alle nozze. Tu n'andarai bagnato nel sangue dolce del Figliuolo di Dio, col dolce nome di Gesù, el quale non voglio che t'esca de la memoria; io t'aspettarò al luogo de la giustizia». Or pensate, padre e figliuolo, che 'l cuore suo perdé ogni timore, la faccia sua si transmutò di tristizia in letizia; godeva e essultava e diceva: «Unde mi viene tanta grazia che la dolcezza dell'anima mia m'aspettarà al luogo santo de la giustizia?» (è gionto a tanto lume che chiama el luogo de la giustizia luogo santo!) E diceva: «Io andarò tutto gioioso e forte, e parrammi mille anni che io ne venga, pensando che voi m'aspettarete ine»; e diceva parole tanto dolci che è da scoppiare della bontà di Dio! Aspettà'lo al luogo de la giustizia e aspettai ine con continua orazione e presenzia di Maria e di Caterina vergine e martire. Inanzi che giognesse elli, posimi giù, e distesi el collo in sul ceppo; ma non mi venne fatto che io avessi l'affetto pieno di me ine su. Pregai e constrinsi Maria che io volevo questa grazia, che in su quello punto gli desse uno lume e pace di cuore, e poi el vedesse tornare al fine suo. Empissi tanto l'anima mia che, essendo la moltitudine del popolo, non potevo vedere creatura, per la dolce promessa fatta a me. Poi egli gionse, come uno agnello mansueto, e, vedendomi, cominciò a ridere, e volse che io gli facesse el segno de la croce; e, ricevuto el segno, dissi: «Giuso alle nozze, fratello mio dolce, che testé sarai alla vita durabile!» Posesi giù con grande mansuetudine, e io gli distesi el collo, e chinà'mi giù e ramentà'li el sangue de l'Agnello: la bocca sua non diceva se non «Gesù» e «Caterina», e così dicendo ricevetti el capo ne le mani mie, fermando l'occhio nella divina bontà, dicendo: «Io voglio!».

Allora si vedeva Dio e Uomo, come si vedesse la chiarità del sole, e stava aperto e riceveva sangue nel sangue suo: uno fuoco di desiderio santo, dato e nascosto nell'anima sua per grazia, riceveva nel fuoco della divina sua carità. Poi che ebbe ricevuto el sangue e 'l desiderio suo, ed egli ricevette l'anima sua e la misse nella bottiga aperta del costato suo, pieno di misericordia, manifestando la prima Verità che per sola grazia e misericordia egli el riceveva, e non per veruna altra operazione.

O quanto era dolce e inestimabile a vedere la bontà di Dio, con quanta dolcezza e amore aspettava quella anima partita dal corpo - volto l'occhio de la misericordia verso di lui - quando venne a entrare dentro nel costato, bagnato nel sangue suo, che valeva per lo sangue del Figliuolo di Dio - così ricevette da Dio per potenzia: fu potente a poterlo fare -; e 'l Figliuolo, sapienzia Verbo incarnato, gli donò e feceli participare el crociato amore col quale elli ricevette la penosa e obrobiosa morte, per l'obedienzia che elli osservò del Padre in utilità de l'umana natura e generazione; le mani de lo Spirito santo el serravano dentro. Ma elli faceva uno atto dolce, da trare mille cuori - non me ne maraviglio, però che già gustava la divina dolcezza -: volsesi come fa la sposa quando è gionta all'uscio de lo sposo, che vòlle l'occhio e 'l capo adietro, inchinando chi l'à acompagnata, e con l'atto dimostra segni di ringraziamento.

Riposto che fu, l'anima mia si riposò in pace e in quiete, in tanto odore di sangue che io non potei sostenere di levarmi el sangue, che m'era venuto adosso, di lui. Oimé, misera miserabile, non voglio dire più: rimasi nella terra con grandissima invidia. Parmi che la prima pietra sia già posta, e però non vi maravigliate se io non v'impongo che 'l desiderio di vedervi altro che anegati nel sangue e nel fuoco che versa el costato del Figliuolo di Dio.

Or non più negligenzia, figliuoli miei dolcissimi, poi che 'l sangue cominciò a versare e a ricevare vita.



274

A Francesco sarto predetto e a monna Agnesa sua donna.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondati nel timore santo di Dio, però che senza questo timore non potreste participare la vita de la grazia in voi.

Questo timore santo caccia ogni timore servile che fusse nell'anima e dà grande sicurtà, in tanto che per compire la voluntà di Dio, non teme né cura di dispiacere agli uomini. Questi non cura rimproverio, strazii o villania; né teme di perdere la sustanzia temporale, o eziandio la vita, purché si vegga fare il debito suo di rendere gloria e loda al nome di Dio: levato à l'occhio suo da la terra, e postolo nel suo Creatore, seguitando con grande sollicitudine le vestigie di Cristo crucifisso. Tutte l'operazioni sue sono dirizzate e ordinate secondo la volontà di Dio: sta ne la dilezione de la carità con tutte le creature che ànno in loro ragione. Ogni bene, riposo, pace e quiete esce di questo santo e dolce timore; e ogni perfezione ne seguita all'anima che è fondata in verità in esso. E però vi dissi che io desideravo di vedervi fondati nel detto timore santo: e così vi prego che facciate per l'amore di Cristo crucifisso.

Ebbi per Sandro le vostre lettere. Rispondovi che del fatto de lo spedale non si può qua impetrare neuna grazia di perdono, o d'altro, se prima non è fatto e inviato; e però prima s'acconci e comincisi, e poi brigaremo di inaffiarlo col sangue di Cristo, el quale ci ministrarà el vicario suo.

Io non sono per fare ora altro passaggio, però che il passaggio è qui, perché abbiamo gl'infedeli e i persecutori de la Chiesa di Dio allato all'uscio, sì che non è da andare altrove per passaggio.

Io vi mandai più dì fa per uno frate Predicatore el privilegio de la indulgenzia: rispondete se l'avete avuto, e fatene come allora vi scrissi. Confortate Bartalo e monna Orsa, e benedicete i fanciulli loro e Bastiano.

Siavi racomandato Giannozzo, e confortatelo e benedicetelo molto per mia parte. Altro non vi dico.

Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Fate che io vi senta crescere in virtù, e non essere sempre fanciulli. Gesù dolce, Gesù amore.

A monna Agnesa dico che non venga qua, ma se mi volete trovare, andatevene a la croce. Quando sarà tempo, Dio ci darà el modo e l'attitudine che noi siamo insieme.



275

A frate Ramondo da Capova dell'ordine de' Predicatori.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spogliato el cuore e l'affetto d'ogni amore proprio di voi, acciò che l'amore proprio non v'impedisca che voi non siate sposo della verità, e non vi faccia pastore timido, acciò che per timore non lassiate el zelo della santa giustizia e verso di voi e verso de' sudditi vostri.

Però che, in colui che sta nell'amore proprio di sé, non reluce la giustizia: né a sé, rendendo a sé quello che è suo - cioè rendendosi odio e dispiacimento per conoscimento di sé -; né a Dio rende gloria e loda al nome suo; e al suddito non dà essemplo di santa e perfetta vita; né non dà la reprensione al difettuoso, né la benivolenzia al buono, confermandolo, e aitandolo a navicare nell'Ordine santo. Sì che colui che sta nell'amore proprio commette ingiustizia e non tiene giustizia, e però c'è bisogno di spogliarci di noi, e vestirci di Cristo crocifisso, e salire in sulla navicella della santissima croce, e navicare in questo mare tempestoso senza timore: però che, a chi è in su questa navicella, non gli bisogna temere di timore servile, però che la nave è fornita di qualunque cibo l'anima vuole divisare.

E venendo e' venti contrarii, che ci percotessero o ritardassero che non potessimo così tosto adempire e' nostri desiderii, non ce ne curiamo; ma stiamo con fede viva, però che e' ci à che mangiare, e la navicella è forte sì e per siffatto modo che neuno vento è sì terribile che, percotendola nello scoglio, che ella si rompa mai. è bene vero che spesse volte la navicella ci lassa ricoprire all'onde del mare, e fallo non perché noi afoghiamo, ma perché noi cognosciamo meglio e più perfettamente el tempo pacifico dal tempestoso; e acciò che nel tempo pacifico noi disordinatamente non ci fidiamo; e perché noi torniamo al santo timore con umile e continua orazione, con santo e affocato desiderio, cercando l'onore suo e la salute dell'anime in su questa navicella della croce: e però ci permette che 'l dimonio, la carne, e 'l mondo, colle molte persecuzioni, ci ricuoprano colle tempestose onde loro.

Ma l'anima ch'è in su questa navicella non sta solamente alla riva, ma gittasi nel mirollo dentro nel fondo della nave, nell'abisso del cruciato e affocato amore di Cristo crocifisso: non gli farà male alcuno, ma molto più confortato e virile si levarà a volere portare pene e fadighe e rimproverii nel mondo senza colpa, avendo gustato e provato nell'onde la divina providenzia. Adunque, spogliato dell'amore proprio, e vestito della dotrina di Cristo crocifisso, vi prego e voglio che intriate in questa navicella della santissima croce, e con essa navichiate per questo mare tempestoso, col lume della santissima fede viva, e colla margarita della vera e santa giustizia verso di voi e verso de' sudditi vostri. Altro non vi dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



276

A una meretrice in Perugia, a petizione d'uno suo fratello.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti participare el sangue del Figliuolo di Dio, però che senza el sangue non puoi avere la vita. Chi sonno coloro che participano el sangue? Coloro che vivono col santo e dolce timore di Dio: chi teme Dio, vuole inanzi morire che ofendarlo mai mortalmente.

Però, figliuola mia, io piango e dolgomi che tu, creata alla immagine e similitudine di Dio (Gn 1,26), ricomprata del prezioso sangue suo, non riguardi la tua degnità, né il grande prezzo che fu pagato per te; ma pare che tu faccia come 'l porco che s'involle nel loto. Così tu t'involli nel loto della immondizia; fatta se' serva e schiava del peccato; preso ài per signore el dimonio, a lui servi el dì e la notte. Pensati che 'l signore dà al servo suo di quello ch'egli à: se tu servi al dimonio, tu participi del suo. Or che à il dimonio, figliuola mia? Tenebre, tempeste, amaritudine, pena, tormenti, fragelli; nel luogo suo v'à pianto e stridore di denti, privazione della visione di Dio, nella quale visione sta la beatitudine de l'anima. Di questa beatitudine ne furono privati essi dimoni per la superbia loro; e così coloro che seguitano la volontà del dimonio sonno privati d'essa visione.

Or quante sonno quelle pene intolerabili che sonno date a l'anima che va dietro a la 'niquità de' peccati mortali, non è lingua sufficiente a poterlo narrare. Oimé, oimé ch'è a pensare che tu abi perduta la memoria del tuo Creatore, e che tu non vedi che tu se' fatta come 'l membro ch'è tagliato, ch'essendo tagliato, subito si secca: così tu essendo tagliata e divisa da Cristo per lo peccato mortale, se' fatta come el legno arido e secco (Jn 15,6), senza neuno frutto: in questa vita cominci l'arra de lo 'nferno.

Or non pensi tu, figliuola, quanta è la servitudine tua, e quanto ella è misera miserabile? Ché in questa vita ài lo 'nferno, e ài la conversazione delle dimonia oribili. Esce, esce di questa pericolosa servitudine e tenebre, nella quale ti se' condotta. Oimé, se mai tu nol facessi per amore di Dio, almeno per la vergogna e confusione del mondo el dovaresti fare. Or non vedi tu che tu se' colei che ti dai nelle mani degli uomini a fare strazio, scherni e scempio delle carni tue? Or non vedi che tu se' amata e ami d'uno amore mercennaio che ti dà morte; che tanto ami o se' amata quanto ne tragono, o tu ne trai, diletto o utilità? Tratto a sé el diletto e 'l dono, è tratto a sé l'amore, però che non è fondato in Dio, ma è fondato nel dimonio.

Pensati, figliuola, che tu ài a morire, e non sai quando. Però disse el nostro dolce Salvatore: «State aparechiati, ché voi non sapete né 'l dì né l'ora che voi sarete richiesti». E santo Giovanni dice: «Egli è già posta la scure a la radice de l'albore: non è se non a tagliare» (Mt 3,10 Lc 3,9). Pensa che se ora el sommo giudice ti richiede, tu se' trovata nelle mani delle dimonia e in stato di dannazione. Comparire ti conviene, e non ài chi risponda per te, ché coloro che possono rispondare, aiutarti e sovenirti - ciò sonno le virtù -, tu non l'ài; ma bene ài quelli amici che ti condenaranno dinanzi al giudice vero: ciò sonno el mondo, il dimonio e la carne, cui tu ài servito con tanta solecitudine. Essi t'acusano, manifestando con grande tua confusione e vergogna l'ofese che tu ài fatte a Dio; condannati a la morte etternale, menanti a la loro compagnia, dove à fuoco, puzza di solfo, stridore di denti, freddo, caldo, e 'l vermine della coscienzia che sempre il rimorde e riprendelo, perché si vede per suo difetto esser privato della visione di Dio, ed esser degno della visione delle demonia. Or questo è il merito che tu ài del servigio e fatica che tu ài durata per servire al mondo, al dimonio e a la carne.

Adunque, poiché tu veghi che ti fanno degna di tanto male, e privanti di tanto bene, fatti una santa forza a te medesima: levati di tanta miseria e fracidume, ricorre al tuo Creatore, che ti riceverà, pure che tu voglia lassare el peccato mortale e tornare a lo stato della grazia. Io ti dico, dolcissima figliuola mia, che se tu bomicarai el fracidume del peccato per la santa confessione, con proponimento di non cadere più né tornare a bomico (2P 2,22 Pr 26,11), dice la dolce benignità di Dio: «Io ti prometto che non mi ricordarò che tu m'ofendessi mai». E veramente così è: che colui che punisce per contrizione e dispiacimento el peccato, Idio nol vuole punire ne l'altra vita. Non ti paia faticoso. Ricorre a quella dolce Maria ch'è madre di pietà e di misericordia: ella ti menarà dinanzi a la presenzia del Figliuolo suo, mostrandoli per te el petto con che ella l'alattò, inchinandolo a farti misericordia.

Tu, come figliuola e serva ricomprata del sangue (1P 1,19), entra alora ne le piaghe del Figliuolo di Dio, dove trovarai tanto fuoco d'inefabile carità, che consumarà e ardarà tutte le miserie e difetti tuoi. Vederai che t'à fatto bagno di sangue per lavarti de la lebra del peccato mortale e della tua immondizia, ne la quale tanto tempo se' stata. Non ti schifarà el dolce Dio tuo. Acompagnati e impara da quella dolce e inamorata Madalena che, subito ch'ella ebbe veduto il male e 'l difetto suo, e vide sé ne lo stato della dannazione, subbitamente si leva con grandissimo odio de l'ofesa di Dio e amore de la virtù. Va cercando per potere trovare misericordia, vede bene che non la può trovare altro che in Cristo dolce Gesù, e però ella se ne va a lui; e non mira né a onore né a vitoperio, ma umilemente se li gitta a' piei. Ine per amore, dolore e amaritudine, con perfetta umilità riceve la rimessione de' peccati suoi. Ella merita d'udire quella dolce parola: «Maria, va' in pace (Lc 7,50) e non peccare più» (Jn 8,11).

Or così fa' tu, figliuola mia dolcissima: ricorre a lui; guarda quell'atto umile di Madalena che si pone a' piei (Lc 7,38) - manifestando l'affetto suo che ella si moveva con contrizione di cuore -, e non si reputa degna d'andare dinanzi a la faccia del maestro suo. Così tu esce col cuore, con l'affetto e col corpo, e non dormire più, però che tu non ài tempo; da che tu non ài tempo, non aspetare il tempo. Risponde a Cristo crocifisso che ti chiama con boce umile; corre dietro a l'odore de l'onguento suo (Ct 1,3); bàgnati nel sangue di Cristo crocifisso, ché a questo modo participarai el frutto del sangue suo. Così desidera l'anima mia di vederti participare el Sangue, e che tu sia membro legato per grazia nel tuo capo Cristo crocifisso.

E se tu mi dicessi: «El non avere di che vivare mi ritrae», e io ti dico che Dio ti provederà; e anco ò sentito dal tuo fratello carnale che ti vuole aitare in ciò che bisogna. Non volere dunque aspetare el divino giudicio, el quale cadarebbe sopra di te se tu questo non facessi. Non volere più essere membro del diavolo, ché come laccio suo ti se' posta a pigliare le creature. Non basta assai el male che tu fai per te; pensati di quanti tu se' cagione di fare andare a lo 'nferno. Non dico più. Ama Cristo crocifisso; e pensa che tu debi morire e non sai quando.

Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore, Maria dolce madre.



277

A la detta monna Alessa, essendo essa Caterina a Fiorenza.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti, te e l'altre, spose e serve fedeli a Cristo crucifisso, a ciò che sempre rinnoviate el pianto per onore di Dio e per salute dell'anime, e per la reformazione de la santa Chiesa.

Ora è il tempo che voi vi serriate dentro nel cognoscimento di voi, con continua vigilia e orazione, a ciò che 'l sole tosto si levi, poi che l'aurora è cominciata a venire. L'aurora è venuta, però che la tenebre che c'era de' molti peccati mortali, e' quali si commettevano per l'offizio che si diceva, è levata via, a male grado di chi l'à voluto impedire, e tiensi lo interdetto. Grazia, grazia sia al nostro dolce Salvatore, che non è spregiatore dell'orazioni umili, né de le lagrime e affocati desiderii de' servi suoi. Poi, dunque, che non n'è spregiatore, anco gli accetta, io v'invito a pregare, e a fare pregare la divina bontà che tosto ci mandi la pace, a ciò che Dio sia gloriato, e levisi tanto male, e noi ci ritroviamo insieme a narrare le ammirabili cose di Dio. Suso, e non dormite più: destatevi tutte dal sonno de la negligenzia.

Fate fare speciale orazione a cotesti monasterii; e dite a la priora nostra che faccia fare a tutte coteste figliuole speziale orazione per la pace, sì che Dio ci facci misericordia, e non si torni senza essa. E per me, misera sua figliuola, che Dio mi dia grazia che sempre sia amatrice e annunziatrice de la verità, e per essa verità io muoia. Altro non dico.

Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



278

A monna Bartolomea di Domenico, in Roma.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima madre e figliuola in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi buona e vera peregrina, e tenere el modo che tiene el vero peregrino e viandante (He 11,13 1P 2,11) in questa vita.

E perché continovamente corriamo inverso el termine de la morte, voglio che virilmente facciate come el peregrino ch'è savio, che non riguarda mai né a fatica né a diletti che ne la via trovasse, ma riguarda pure al fine dove vuole giognere. Così noi viandanti non ci dobiamo volgere né a le tribolazioni, ingiurie, obrobii che ci fussero detti o fatti in questa vita. Non vi volgete per impazienzia; ma con vera e santa pazienzia, come persona che non à a stare qui. Dico che anco non ci doviamo volgiare a diletti né consolazioni per apetito o diletto desordinato; ma dobiamo virilmente trapassare, e non ristarci per diletto in esse.

E convienci avere, in questo camino, el bastone in mano, sì che ci potiamo difendare dagli animali e nemici nostri. Questo, madre e figliuola mia carissima, sia il bastone della santissima croce - nel quale bastone trovarete l'Agnello svenato, consumato d'amore -, el quale ci difende dal nemico della nostra sensualità, però che riguardando l'anima tanto fuoco d'amore, mortifica e ucide le sue perverse volontà.

Dico che ci difende dagli animali, cioè dalle cogitazioni del dimonio, e dalle false lusinghe del mondo, e dall'amore disordenato de' figliuoli e d'ogni creatura. Oh quanto è dolce questo glorioso legno, dove l'anima s'apoggia; e falla corrire e giognare al termine suo! El termine e fine nostro è vita etterna: questo obiecto voglio che vi poniate dinanzi agli occhi della mente vostra; e così sarete peregrina vera, e giognarete a porto di salute.

Bagnatevi, bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso, andate lecando el sangue di Cristo crocifisso per cotesti perdoni, ché altro non fa la creatura, quando va per li perdoni, se non che va ricogliendo el sangue: però che 'l perdono ci è dato per lo sangue dell'Agnello immaculato.

Permanete etc. Gesù dolce etc.



279

A messere Ristoro sopradetto da Fiorenze, in Pistoia.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vera e perfettissima carità, la quale carità è madre e nutrice di tutte l'altre virtù: fa l'uomo constante e perseverante in esse virtù, in tanto che né dimonio né creatura nel può separare, se egli non vuole.

Ella è di tanta dolcezza che in lei non cade veruna amaritudine che affligga l'anima, ma genera una amaritudine dolce che ingrassa l'anima in uno vero cognoscimento di sé - dove cognosce le colpe sue passate e presenti, commesse contra al suo Creatore -; per lo quale cognoscimento à amaritudine, dolendosi d'avere offeso tanto sommo ed eterno bene e d'avere lordata la faccia e la bellezza dell'anima sua, la quale fu lavata nel sangue de l'umile immaculato Agnello: nel qual sangue cognosce il fuoco e abisso della sua carità. Per questo conoscimento l'anima viene ad amare, ché in altro modo non vi verrebbe, però che tanto ama la creatura il suo Creatore, quanto raguarda sé essere amata da lui, perché condizione è dell'amore d'amare quando si vede amare. Unde tutta la freddezza del cuore nostro non procede da altro, se non perché noi non raguardiamo quanto siamo amati da Dio. E perché nol vediamo? Perché la nuvila del proprio amore à offuscato l'occhio de l'intelletto, dove sta la pupilla del lume della santissima fede.

Con questo lume veniamo a perfettissima carità di Dio; con questo medesimo veniamo alla carità del prossimo nostro, però che l'anima che ama il suo Creatore vuole amare quello che egli molto ama: e vedendo che elli sommamente ama la creatura, è costretta da l'affetto della sua carità d'amarla e servirla con grande sollicitudine, e quella utilità che non può fare a Dio - perché non à bisogno di noi - la vuole fare a lei, ministrandole di quelle grazie e doni che à ricevuti da Dio, spirituali e temporali. E ciò che le ministra il fa con spirituale intenzione, perché la carità è schietta e liberale: non cerca le cose sue perché non ama sé, né le creature né il Creatore per sé, ma ogni cosa ama per Dio.

La carità non è finta né doppia, che ella mostri una di fuori, e un'altra porti dentro.

Ella è umile e non superba: anco, l'umilità nutrica la carità nell'anima.

Ella è fedele e non infedele, che fedelmente serve Dio e il prossimo suo, sperando in lui e non in sé.

Ella non è imprudente, e però adopera con grande prudenzia.

Ella è giusta che a ciascuno rende il debito suo, rendendo gloria e loda al nome di Dio; al prossimo la benivolenzia; e a sé rende odio della colpa commessa e dispiacimento della propria fragilità.

Ella è forte che né l'avversità la può indebilire per impazienzia, né la prosperità con disordinata allegrezza.

Ella pacifica i discordanti, rifrena l'ira, e conculca l'accidia e la invidia, però che ama e gode del bene del prossimo come del suo.

Ella riveste l'anima del vestimento della grazia con tanta fortezza che niuno colpo la può accarnare, anco ritorna in colui che gliele gitta.

Unde vediamo che, se il prossimo ci percuote con la ingiuria - e noi la riceviamo con pazienzia -, il colpo avelenato della colpa ritorna a colui che la gitta; e se il mondo ci percuote co' piaceri, delizie e stati suoi - e noi il riceviamo con dispiacimento -, ritorna il colpo a lui con l'odio; e se il dimonio ci percuote con le molte varie e diverse tentazioni - e noi percotiamo lui con la fortezza della voluntà, stando fermi, constanti e perseveranti infino alla morte, non consentendo alle cogitazioni e malizie sue -, tenendosi questa rocca, niuno colpo ci può nuocere: però che solo la voluntà è quella che commette la colpa, e aopera le virtù, secondo che le piace.

Se il colpo della immundizia vuole percuotere noi - e noi percotiamo lui con l'odore della purità, la quale purità e continenzia fa l'anima angelica. Ella è stretta sorella della carità, e tanto l'ama questa dolce madre, che non solamente la fa schifare la immundizia che dà morte all'anima - cioè di quelli che si invollono nel loto della carnalità sì come animali bruti -, ma eziandio quella che sanza colpa di peccato mortale licitamente si può usare - cioè di quelli che sono nello stato del matrimonio - vuole che lassi, in tanto che volentieri la fugirebbe la creatura, se potesse, perché le pare bene quello che è: che di quello loto non puote escire che non si lordi. Molto è cosa impossibile a trassinare il loto, e non imbrattarsi. E però l'anima che sta nella perfettissima carità gusta l'odore della continenzia: unde vorrebbe fugire quello che l'è contrario.

Oh quanto sarebbe dolce sacrifizio e accetto a Dio se voi, figliuolo e figliuola carissimi, v'offeriste a Dio con questo dolcissimo e suavissimo odore, e lassaste oggimai la lebra a' lebrosi, e voi seguitaste lo stato angelico! Non aspettate il tempo della vecchiezza - ché allora il mondo lassa voi; e poco grado ve ne saprebbe Dio quando lassaste quello che non poteste tenere -, ma dategli il fiore della gioventudine, il quale egli accetterà con grandissimo amore, e saragli grato e piacevole molto. Non dormiamo più: tanto tempo aviamo fatta stalla del corpo e della mente nostra, che ogimai è da farne uno giardino; e non è da aspettare il tempo, però che 'l tempo non aspetta noi.

L'uno inviti e constringa l'altro a vestirsi di questa dolcissima purità, la quale gitta odore nel conspetto di Dio e dinanzi alle creature. So' certa che, stando voi in questa dolce madre carità, voi il farete, iuxta el vostro potere, impugnando alla propria fragilità quando volesse ricalcitrare alla ragione; in altro modo, no. Unde, considerando io questo, e avendo desiderio di vedervi giunti a questo eccellente stato, al quale non si può venire se non per la via della carità, dissi, e dico, che io ò grandissimo desiderio di vedervi fondato in vera e perfettissima carità; la quale carità abbraccia ogni bene e schifa e fugge ogni male di colpa. Poi che ella è tanto dolce e dilettevole, non è da perdere il tempo per negligenzia, ma è da levarsi con grande sollicitudine col lume della santissima fede, col quale lume vedremo noi essere amati da Dio; vedendo, cognosceremo la sua bontà e, cognoscendola, l'ameremo; e con esso amore cacceremo l'amore proprio, che ci tolle la vita della grazia. Empitevi la memoria per ricordamento del sangue di Cristo crocifisso. Altro non vi dico.

Permanete nella santa etc. Gesù dolce, Gesù amore.



280

A frate Ramondo da Capova de' frati Predicatori.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vasello di dilezione, e con fuoco portare e con ardire anunziare la verità, e seminare el seme della parola di Dio a ogni creatura, e singularmente ora per lo presente al nostro dolce Cristo in terra.

Su, padre e figliuoli carissimi, andatemi come banditori povarelli, portando con voi la ricchezza della fede e de la speranza, e co' la fortezza e legame della carità. Ricordivi di quella parola dolce che disse la prima Verità: «Tu mandarai e' figliuoli tuoi come agnelli in mezzo de' lupi (Mt 10,16): vadino sicuramente, ché io sarò con loro; e se l'aiuto umano fusse venuto meno, l'aiuto mio divino sarà sempre con loro.» O padre e figliuoli miei, chi vuole altro diletto e conforto? chi sarà colui che caggia in timore? Colui che non si confida, ma non colui che morrà di fame de l'onore di Dio e de la salute dell'anime, e sarà consumato nel fuoco de la divina carità, bagnato anegato e consumato nel sangue de lo svenato Agnello.

Oimé oimé, disaventurata l'anima mia, che io muoio e non posso morire: el cuore si divide, l'ossa si distendono, non avendo el tempo desiderato. Poniamo che la primavera voglia cominciare a produciare e' fiori, non basta però a me, ché del fiore non si vive, ma de' frutti. Dico, babbo mio e figliuoli miei, aitate a me misera che muoio di fame. Pregate la prima dolce Verità che ci doni de' frutti senza più indugiare.

Altro non dico.

Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce Gesù Gesù.




Caterina, Lettere 273