Caterina, Orazioni




ORAZIONE I.

1Deità deità, ineffabile deità. O somma bontà che per solo amore hai fatti noi a la imagine e similitudine tua, non dicendo «sia fatto» (Gn 1,3ss.) quando creasti l'uomo, come quando facesti l'altre creature, ma dicesti: «Facciamo l'uomo a la imagine e similitudine nostra» (Gn 1,26), o amore ineffabile, perché consentisse tutta la Trinità; e ha'li data la forma della Trinità, deità etterna, nelle potencie de l'anima sua, donandoli la memoria per darli la forma di te, Padre etterno, che come padre tieni e conservi ogni cosa in te. Così hai data la memoria perché ritenga e conservi quello che lo 'ntelletto vede e intende e cognosce di te, bontà infinita. E così partecipa la sapiencia de l'unigenito tuo Figliuolo. Ha'li donata la volontà, clemencia dolce di Spirito santo, la quale volontà si leva piena de l'amore tuo e sì come mano piglia quello che lo intelletto cognosce della tua ineffabile bontà. Così con la volontà e forte mano de l'amore s'empie la memoria e l'affetto di te.

Grazia, grazia sia a te, alta ed etterna deità, di tanto amore quanto hai mostrato a noi dandoci sì dolce forma e potencie ne l'anima nostra, ciò è lo intelletto per cognoscere te, la memoria per ricordarsi di te, per conservare te in sé, la volontà e l'amore per amare te sopra ogni altra cosa. Ragionevole cosa è che cognoscendo te, bontà infinita, te ami; ed è di tanta forza questo amore che né dimonio né altra creatura che ha in sé ragione ci el può tollere se noi non vogliamo (Rm 8,35). Ben si debba dunque vergognare l'uomo vedendosi tanto amare da te e non amarti.

O deità etterna, io veggo in te, amore inestimabile, che poi che per la nostra miseria e fragilità cademmo nella bruttura del peccato, disobediendo a te il nostro primo padre, te, alto etterno Padre, l'amore vedo che ti constrinse a uprire l'occhio della tua pietà (2Ch 6,40 Ne 1,6) a noi miseri miserabili, unde mandasti el verbo de l'unigenito tuo Figliuolo, Verbo, Parola incarnata, velato della misera nostra carne e vestito della nostra mortalità (Ph 2,7-8). E tu Iesu Cristo, riconciliatore e riformatore e redentore nostro, se' fatto tramezzatore, verbo amore, e della grande guerra che l'uomo aveva con Dio hai fatta la grande pace (2Co 5,18 2Tm 2,5 Ep 2,14-16), hai punite le nostre iniquità e la disobediencia di Adam sopra el corpo tuo (Is 53,5 Col 1,21-22), essendo obediente infino a l'obrobriosa morte della croce (Ph 2,8). In su la croce, amore dolce Iesu, gittasti un colpo che sodisfece insiememente alla ingiuria del Padre tuo e alla colpa nostra vendicando la ingiuria del Padre sopra te medesimo.

"Peccavi domino," (2S 12,13) "miserere mei." Da qualunque lato io mi vollo truovo ineffabile amore, e non ci potiamo scusare di non amare, però ché tu solo, Dio e uomo, se' colui che amasti me senza essere amato da me, però che io non era e tu mi facesti.

(Dt 32,6) Ciò ch'io voglio amare, che ha in sé essere, io truovo in te (Dial XLVIII) eccetto che 'l peccato che non è e non è in te, e però non è degno d'essere amato. Se vogliamo amare Dio, aviamo la tua ineffabile deità; se vogliamo amare uomo, tu se' uomo nel quale posso cognoscere te, inestimabile purità; se voglio amare signore, tu se' signore e hai pagato il prezzo del sangue tuo traendoci della servitudine del peccato (Ga 5,1).

Tu se' signore padre e fratello nostro per la benignità tua e smisurata carità, deità etterna. Esso Verbo tuo Figliuolo, sapendo e facendo la tua volontà, volse spargere il suo precioso sangue per la nostra miseria nel salutifero legno della santissima croce. Tu, deità, somma sapiencia, io ignorante e misera creatura, e tu somma ed etterna bontà; io morte e tu se' vita, io tenebre e tu luce, io stoltizia e tu sapiencia, tu infinito e io finita, io inferma e tu medico, io fragile peccatrice che non t'amai mai; tu bellezza purissima e io sozzissima creatura (Dial CLXVII). Tu per amore ineffabile traesti me di te e tutti noi trai a te per gracia e non per debito (Jn 6,44), se vogliamo lassarci trare a te, ciò è che la volontà nostra non ribelli alla tua.

Oimè, "peccavi domino, miserere mei." Non raguardare, etterna bontà, alle nostre miserie, le quali aviamo commesse per noi medesimi, partendoci dalla smisurata tua bontà e l'anime nostre dal suo proprio obietto; ma pregoti per la tua infinita misericordia, apre l'occhio della tua somma clemenzia e pietà (Ps 85,16 Si 36,1)e raguarda all'unica sposa tua, e apre l'occhio del vicario tuo in terra, che non ami te per sé né ami sé per sé, ma ami te per te e sé per te, però che quando ama te o sé per sé tutti periamo, però che in lui sta la vita e la morte nostra, in quanto egli è sollicito di ricoverare noi pecorelle che periamo (Ps 118,176); se ama sé per te e te per te viviamo, perché per lo buono pastore pigliamo exemplo di vita (1P 2,21 1Th 4,12).

O somma e ineffabile deità, io ho peccato e non so' degna di pregare te, ma tu se' potente a far me degna (2Co 9,8-10 Rm 14,4). Punisce, signor mio, i miei peccati, e non raguardare secondo le mie miserie. Uno corpo ho el quale ti rendo et offero; ecco la carne, ecco el sangue: svenisi, distruggasi, e spartansi l'ossa mie per coloro per li quali io ti prego, se è tua volontà; l'ossa e le mirolla fa' tritare per lo vicario tuo in terra, sposo unico della sposa tua, per lo quale io ti prego che ti degni d'exaudirmi, che esso tuo vicario raguardi la tua volontà e amila e faccila, a ciò che non periamo. E fagli uno cuore nuovo (Ez 36,26) che continuo cresca in grazia, forte a rizzare el gonfalone della santissima croce per fare partecipare gl'infedeli, come noi, el frutto della passione e 'l sangue de l'unigenito Figliuolo tuo, agnello immaculato, etterna ineffabile e alta deità.

"Peccavi domino, miserere mei."

ORAZIONE II.

2Deità, deità etterna deità. Io confesso e non niego che tu se' mare pacifico dove si pasce e nutrica l'anima che si riposa in te per affetto e unione d'amore, conformando la sua volontà con la tua alta ed etterna volontà, la quale non vuole altro che la nostra santificazione (1Th 4,3). E però l'anima che raguarda questo si spoglia della sua e vestesi della tua.

O dolcissimo amore, questo mi pare che mostri che sia verissimo segno di coloro che stanno in te, che seguitano la tua volontà a tuo modo e non al loro. Questo è segno ottimo che sia vestito della tua volontà: che siano giudici della tua volontà e non della volontà delle creature ragionevoli, e non si rallegrino delle cose prospere ma sì de l'adversità le quali giudicano date a loro per tua volontà, mosso solo da amore. E però l'ama come tutte le cose create da te, le quali tutte sono buone, e però son degne d'amore eccetto che 'l peccato che non è da te e però non è degno d'essere amato (1Th 4,4; Let30); e io, misera miserabile, peccai amando el peccato.

"Peccavi domino, miserere mei." Punisce, signor mio, e miei peccati; purificami, bontà etterna, ineffabile deità; esaudisce la serva tua, non raguardare la moltitudine delle mie iniquità. Pregoti che dirizi in te el cuore e la volontà de' ministri della santa chiesa sposa tua, che seguitino te, agnello svenato poverello, umile e mansueto, per la via della santissima croce, a tuo modo e non a modo loro; e siano creature angeliche, angeli terrestri in questa vita (Dial CXIII), però che hanno a ministrare el corpo e 'l sangue dell'unigenito tuo Figliuolo, agnello immaculato, e non siano animali bruti, però che gli animali non hanno in loro ragione e questi cotali non ne sono degni. Or unisceli e bagnali, divina pietà, nel tranquillo mare della tua bontà, sì che non aspettino più tempo perdendo quello ch'egli hanno per quello che non hanno.

"Peccavi domino, miserere mei." Exaudisce la tua serva: io misera ti prego che tu oda la mia boce che chiama te (Ps 26,7), pietosissimo Padre.

Anco ti prego per tutti i figliuoli, e quali tu mi hai dati che io ami di singolare amore per la tua inestimabile carità, somma etterna e ineffabile deità. Amen.

ORAZIONE III.

3O Padre omnipotente, Dio eterno! O inestimabile e dolcissima carità, io vedo in te e tengo nel core che tu sei la via, la verità e la vita, per la quale bisogna che vada ogni uomo che è per venire a te (Jn 14,6), la quale il tuo amore ineffabile drizza e forma da la vera notizia de la sapienzia del tuo Figliuolo unigenito signore nostro, Cristo Iesu. Tu sei quello Dio eterno e incomprensibile (Rm 11,33) il quale, essendo morta la generazione umana per la miseria de la sua fragilità, mosso solo per amore e per pietà clementissima, hai mandato a noi esso vero Dio e signore nostro Cristo Iesu tuo Figliuolo (1Jn 4,10), vestito de la nostra carne mortale, e hai voluto che non venisse con diletti e pompe di questo mondo transitorio, ma con angustia, povertà e tormenti, sapendo e facendo la tua voluntà, per nostra redenzione dispregiando i pericoli del mondo e gli impedimenti de lo inimico, acciò che vincesse la morte con la morte (Os 13,14), essendo obediente fino a la acerbissima morte de la croce (Ph 2,8).

E mo, o amore incomprensibile, tu sei quello stesso il quale, mandando il tuo vicario a recomprare li figliuoli, morti per essersi partiti da la obedienzia de la santa madre chiesa, unica sposa tua, il mandi con angustia e pericoli, come mandasti il diletto Figliuolo tuo salvatore nostro a liberare li figliuoli morti da la pena de la disobedienzia e de la morte del peccato. Ma li uomini, fragili creature tue, iudicano, con pravo e presuntuoso iudicio e con affetto della carne, per lo contrario, acciò che, tolti dal nemico, impediscano la tua volontà e il frutto di la sua salute, e per divertere il tuo vicario in terra da la tua legazione tanto salutifera. O amore eterno, questi non temono la morte de l'anima, ma del corpo, e iudicano secondo il loro senso e amore proprio, e non secondo il tuo vero iudicio e la profonda sapienzia de la tua maiestà.

Tu sei posto per nostra regola e sei porta per la quale n'è di bisogno passare (Jn 10,9); e però ci dovemo godere ne le fadighe e angustie, sì come tu hai detto (Mt 5,10-11 Lc 6,22), perché semo nati a questo, e il mondo e la carne nostra molto miserabile non producono altro che frutto di amarezza per la tua providenzia ammirabile, acciò che non ne allegriamo de esse né speriamo in esse, ma che ne gloriamo ne lo frutto de la salute e ne li tuoi doni celestiali.

Bene adunque si dee allegrare il tuo vicario facendo la tua volontà e seguitando la iustizia di Cristo Iesu, il quale svenò e aperse e sciolse per noi il santissimo corpo suo, e dette il suo sangue per lavare li peccati nostri (Ap 1,5) e recomperare la salute nostra con la sua pietà ineffabile, e ha dato le chiave a esso tuo vicario di legare e sciogliere l'anime nostre (Mt 16,19), acciò che facesse la voluntà tua e seguitasse le tue vestigie. Per la qual cosa prego supplicemente la tua santissima clemenzia che lo purifichi sì e per sì fatto modo che il suo cuore arda di santo desiderio di recuperare le membra perdute, sì che le recupere per aiuto de l'altissima tua potenzia. E se la tardità sua, o amore eterno, ti dispiace, punisce per quella il corpo mio, ché te l'offerisco e rendo acciò che lo affliggi con li flagelli e che lo distrugghi secondo sarà il tuo parere. Signore mio, io ho peccato, abbi misericordia di me.

Tu, Dio eterno, tu sei inamorato de la tua fattura (Dial CLXVII) con grazia ineffabile e tua clemenzia; e però mandi il tuo vicario ché egli la recuperi, ché perisce, de la qual cosa io indegna e misera peccatrice ti ringrazio. O infinita bontà e carità inestimabile, vero Dio, vergognisi l'uomo, figliuolo di Adam, il quale tu hai recomperato per solo amore per la morte del tuo unigenito Figliuolo, di non fare la volontà tua, il quale non vuoi altro che la nostra santificazione. Concedi, Dio eterno - il quale per divina carità sei fatto uomo e per amore sei unito con noi, e già ne mandi il tuo vicario ad amministrare a noi le grazie spirituali de la nostra santificazione e recuperazione de li figliuoli perduti - che egli faccia solamente la tua volontà, non attenda a li consigli de la carne (Ga 1,16), che giudica secondo il senso e amore proprio, e che non si spaurisca per neuna avversità. E perché mancano le cose tutte salvo che in te, summo Idio, non guardare a li peccati miei, la quale chiamo a te, ma exaudi la tua serva per la clemenzia de la tua inestimabile carità.

Tu, quando ti partisti da noi, non ne hai lassati orfani, ma ne hai lassato il tuo vicario, il quale ne dà il battesimo dello Spirito santo e non solamente una volta, come per lo battesimo de l'acqua semo stati lavati una volta, ma sempre ne lava per la potenzia santa e asterge li peccati nostri. Tu sei venuto a noi con li improperi, e noi, partendone da te, giudicammo secondo la carne e amore proprio. Tu sei pallido perché le tue creature sempre vuotano le tue grazie, spogliando la tua unica sposa.

Fa' dunque, pietà eterna, che 'l tuo vicario sia mangiatore de le anime, ardendo di santo desiderio del tuo onore e accostandosi a te solo, perché tu sei alta ed eterna bontà. Netta per esso le infirmitate nostre, reintegra la tua sposa col suo salutifero consiglio e opere virtuose; ancora, Dio eterno, reforma la vita di questi tuoi servi astanti, che seguitino te, solo Idio, con simplice cuore e perfetta volontà, e non guardare a la mia miseria, che te prego per loro, ma piantali nel giardino de la tua volontà. Te benedico, o eterno Patre, acciò che tu benedichi questi tuoi servi, che diventino spregiatori di se medesimi per te e che seguitino la sola purità de la tua volontà, la quale sola è eterna e perpetua; per li quali tutti ti rendo grazie. Amen.

ORAZIONE IV.

4O alta etterna Trinità, amore inestimabile. E se tu mi dici figliuola, e io dico a te sommo ed etterno Padre. E sì come tu mi dài te medesimo, comunicandomi del corpo e del sangue dell'unigenito tuo Figliuolo, dove tu mi dài tutto Dio e tutto uomo, così, amore inestimabile, t'adimando che tu mi comunichi del corpo mistico della santa chiesa e del corpo universale della religione cristiana, perché nel fuoco della carità tua ho cognosciuto che di questo cibo vuoli che l'anima si diletti (1Co 10,17).

Tu, Dio etterno, vedesti e cognoscesti me in te (Ps 138,1 Ps 138,5), e perché tu mi vedesti nel lume tuo, però, innamorato della tua creatura, la traesti di te e creastila a la imagine e similitudine tua; ma per questo io, creatura tua, non cognoscevo te in me se non in quanto io vedeva in me la tua imagine e similitudine. Ma a ciò che io vedesse e cognoscesse te in me e così avessimo perfetto cognoscimento di te, tu uniste te in noi, discendendo dalla grande altezza della deità tua in fine alla bassezza del loto della nostra umanità. Perché la bassezza de l'intelletto mio non poteva comprendere né raguardare l'altezza tua, però a ciò che con la mia piccolezza io potesse vedere la grandezza tua, tu ti facesti parvolo (Is 9,6; Dial CXXXIV), rinchiudendo la grandezza della deità tua nella piccolezza della nostra umanità; e così ti se' manifestato a noi nel Verbo de l'unigenito tuo Figliuolo. Così ho cognosciuto te, abisso di carità in me, in questo Verbo (Dial XCIX).

Alta, eterna Trinità, amore inestimabile, manifestasti te e la verità tua a noi col mezzo del sangue suo, però che allora vedemmo la potencia tua, che ci potesti lavare dalle colpe nostre in esso sangue (Ap 1,5); e manifestastici la sapiencia tua, che con l'esca della nostra umanità, con la quale cupristi el lamo della deità, pigliasti el dimonio e tollesteli la signoria che egli aveva sopra di noi (Col 2,15). Questo sangue ci mostra anco l'amore e la carità tua, però che solo per fuoco d'amore ci ricomprasti, con ciò sia cosa che tu non hai bisogno di noi (1Jn 4,10). E così ci è anco manifestata la verità tua, che ci creasti per darci vita etterna.

Questa verità aviamo cognosciuta col mezzo del Verbo, come detto è, che in prima non la potevamo cognoscere perché avevamo obfuscato l'occhio de l'intelletto col velame della colpa.

Vergognati, vergognati, cieca creatura tanto exaltata e onorata dallo Dio tuo, di non cognoscere Dio per la inestimabile carità sua essere disceso da l'altezza della deità infino alla bassezza del loto de l'umanità tua, a ciò che tu cognoscessi lui in te.

"Peccavi domino, miserere mei".

O ammirabile cosa è che, con ciò sia cosa che tu cognoscesti la creatura tua innanzi che ella fusse e vedesti che ella doveva commettere la colpa e non seguitare la tua verità, niente meno tu la creasti.

O amore inestimabile, o amore inestimabile! A cui dici tu, anima mia? Dico a te, Padre etterno, supplico a te, benignissimo Dio, che tu comunichi noi e tutti e servi tuoi del fuoco della tua carità e dispone le tue creature a ricevere el frutto de l'oracioni e della dottrina, che si spandono e si debbono spandere per lo tuo lume e carità.

La verità tua disse: «Cercate e trovarete, chiedete e saravi dato, bussate e saravi aperto» (Mt 7,7 Lc 11,9). Io busso alla porta della verità tua; cerco e grido nel conspetto della tua maestà e adimando a l'orecchie della tua clemencia misericordia per tutto el mondo e singolarmente per la santa chiesa, perché nella dottrina del Verbo ho cognosciuto che tu vuogli che io continuo mi pasca di questo cibo; e poi che tu vuoli così, amore mio, non mi lassare morire di fame.

O anima mia, e che fai tu? Non sai tu che continuamente tu se' veduta da Dio? Sappi che all'occhio suo mai non ti puoi nascondere, perché neuna cosa gli è occulta; ben ti puoi alcuna volta nascondere all'occhio della creatura, ma a quello del creatore non mai. Pone adunque fine e termine alle iniquità tue, e sveglia te medesima.

"Peccavi domino, miserere mei".

Tempo è di levarsi dal sonno (Rm 13,11). Tu, Trinità etterna, vuogli che noi ci destiamo; e se nel tempo della prosperità noi non ci leviamo, tu ci mandi l'adversità; e, come perfetto medico, col fuoco delle tribulacioni incendi la piaga, quando non giova l'onguento delle consolazioni e prosperità.

O, Padre etterno, o carità increata, io so' piena d'ammirazione perché nel lume tuo ho cognosciuto che tu vedesti e cognoscesti me e tutte le creature che hanno in loro ragione in generale ed in particulare, innanzi che tu ci dessi l'essere. Tu vedesti el primo uomo, Adam, e cognoscesti la colpa che doveva seguire della dissobedienzia sua, in lui particulare e negli altri generale che dovevano seguire doppo lui. E cognoscesti che la colpa doveva impedire la verità tua; anco impediva la creatura, ché non s'adempiva in lei, ciò è che non poteva pervenire al fine per lo quale tu la creavi. Vedesti ancora, Padre etterno, la pena che seguitava al tuo Figliuolo per restituire l'umana generacione a gracia e per adempire la verità tua in noi. Nel lume tuo ho cognosciuto che tutte queste cose prevedesti (1P 1,18-20).

Adunque, Padre etterno, come creasti questa tua creatura? Io di questo so' forte stupefatta; e veramente io veggo, sì come tu mi dimostri, che per neun'altra cagione el facesti se none che col tuo lume ti vedesti constregnere dal fuoco della tua carità a darci l'essere, non ostanti le iniquità che dovevamo commettere contra a te, etterno Padre. Adunque el fuoco ti constrinse. O amore ineffabile, benché nel lume tuo tu vedessi tutte le iniquità che la tua creatura doveva commettere contro la tua infinita bontà, tu facesti vista quasi di non vedere, ma fermasti l'occhio nella bellezza della tua creatura, della quale tu come pazzo ed ebbro d'amore, t'inamorasti, e per amore la traesti di te dandole l'essere alla imagine e similitudine tua. Tu, verità etterna, hai dichiarato a me la verità tua, cioè che l'amore ti constrinse a crearla; ben che tu vedessi che ella ti doveva offendere, non volse la carità tua che tu fermassi l'occhio in questo vedere, anco levasti gli occhi tuoi da questa offesa che doveva essere e solamente il fermasti nella bellezza della creatura, che se tu avessi posto el principale vedere in quella offesa tu averesti dimenticato l'amore che avevi a creare l'uomo. Già non ti fu nascosto questo, ma fermastiti ne l'amore, perché tu non se' altro che fuoco d'amore, pazzo della fattura tua.

E io per li miei difetti mai non t'ho cognosciuto, ma concedimi grazia, dolcissimo amore, che 'l corpo mio spanda el sangue per onore e gloria del nome tuo e che io non stia più vestita di me. Ricevi, Padre etterno, costui che m'ha comunicata del precioso corpo e sangue del Figliuolo tuo; spoglialo di sé e scioglielo da se medesimo, e vestelo de l'etterna volontà tua e legalo in te con nodo che mai non si sciolga (Let95), a ciò che egli sia pianta odorifera nel giardino della santa chiesa. Dona, benignissimo Padre, la tua dolce ed etterna benediccione e nel sangue del tuo Figliuolo lava la faccia de l'anime nostre.

Amore, amore, la morte t'adimando. Amen.

ORAZIONE V.

5O deità, deità, eterna deità, vero amore il quale per unione de la umanità del tuo Verbo signor nostro Cristo Iesu, con la tua onnipotente deità hai dato a noi perduti il lume della santissima fede, la quale è pupilla de l'occhio de l'intelletto nostro, col quale vedemo e cognoscemo il vero obietto dell'anima, ciò è la tua inestimabile deità; e hai fatto esso tuo Figliuolo nostro sacrificio immaculato a te per noi, ponendolo petra angulare (Ep 2,19-20) e colonna firmissima de la stabilità de la santa madre chiesa, (1Th 3,15) unica sposa tua; e il quale già longo tempo disponesti renovare essa chiesa con nuove e più fruttuose piante - e allora neuno potette rompere la tua santissima voluntà, la quale è eterna e incommutabile - non reguardare a li peccati nostri, per li quali me cognosco indegna di pregare a te, e togli via oggi essi peccati nostri per la virtù di questo santo apostolo Tomaso; con la tua clementissima pietà purifica l'anima mia, amor mio, summo Dio, ed esaudisce la tua serva che ti chiama (Ps 140,1).

E benché tu sia fuoco che sempre arde, non consumi però mai le cose che ti sono grate, benché sempre consumi tutto quello che ha l'anima fuora di te: arde col fuoco del tuo Spirito e consuma e dibarbica dal fondamento ogni amore e affetto della carne dai cuori de le piante novelle, le quali ti sei degnato inserire nel corpo mistico de la santa chiesa; transferiscili da li affetti mondani nel giardino de l'affetto tuo, e dà a loro nuovo cuore con vera notizia della tua volontà acciò che, fatti dispregiatori del mondo e di se medesimi e de l'amore proprio, ed empiuti di vero fervore del tuo amore e fatti gelosi della fede e delle virtù, per te avendo abandonato li fallaci desideri e pompe di questo fragile mondo, seguitino solamente te con purità mondissima e fervida carità. Adunque, drizzatore della nostra salute, questo nuovo sposo di essa chiesa sia sempre drizzato nel tuo consiglio, e solamente promuova e accette e oda quelli che sono mondi e puri, e le altre tue nuovissime piante, sì come li angeli stanno dinanzi a te in cielo, così stiano dinanzi al signore nostro tuo vicario in terra in reformazione di essa santa madre chiesa, secondo il tuo cuore, in cuore semplice e perfetta operazione; e reputinsi, sì come sono, inseriti novamente nel corpo del nostro signore Cristo Iesu - dal quale hai tagliato via con la tua ammirabile providenzia e senza aiuto di uomo, certi rami superflui e sterili - e con etate nasciuti con esso Iesu già nascente, e facendo profitto con le virtù, e loro in la detta chiesa similmente facciano frutto con li esempli e virtuosi costumi (Lc 2,52); ché come le cose nuove inserite producono fiori più odoriferi e frutti più ameni per naturale disposizione data da te, così ancora, resecati li movimenti di ogni affetto carnale col tuo dono celestiale, col quale bagnasti li santi apostoli della rosata del Spirito santo, siano inseriti in esse novelle virtute che rendano a te soavità de odore e rendano amenitate ad essa santa chiesa de atti virtuosi e fruttuosa opera, acciò che in essi sia reformata la tua sposa.

O Amore eterno, purifica questo vicario in sé, acciò che egli dia buono esemplo di purità e innocenzia agli altri, e serva in conspetto di la tua grazia, e instituisca il populo subietto ad esso, e anco attraisca li infedeli con le discipline celestiali, e offerisca i frutti de la salute eterna a la tua incomprehensibile maiestà, per li quali tutti, acciò che ti degni di exaudire, io miserabile rendo grazia a te, summa bontà, vero Dio. Amen.

ORAZIONE VI.

6A te, o medico celestiale e amore inestimabile de l'anima mia, suspiro grandemente. A te, o Trinità eterna e infinita, io finita mi richiamo nel corpo mistico de la santa chiesa, che levi ogni macchia de l'anima mia per gratia, e che non tardi più, ma per li meriti di questo conduttore della tua navicella, ciò è di santo Petro, succorri a la sposa tua, che aspetta lo aiuto, col foco de la carità e profundità de l'abisso de la sapientia eterna; e non dispregiare il desiderio dei servi tuoi, ma oramai conduci essa navicella, o actore de la pace, e ordina a te li servi tuoi a ciò che, tolte via le tenebre, apparisca l'aurora de la luce di quelli che sono piantati ne la tua chiesa per puro desiderio de la salute de l'anime.

Sia benedetto il legame il quale tu, o Padre benignissimo, ne hai dato, col quale potessimo ligare le mani de la tua iustizia, ciò è l'umile e fedele orazione con desiderio affocato dei servi tuoi, per mezzo dei quali prometti avere misericordia al mondo (Dial XV). Ti ringrazio, o alta et eterna Deità, però che prometti presto dare refrigerio a la sposa tua; e io novamente intrerò nel giardino di essa e non escirò mai fin che adempischi le tue promesse, le quale non furno mai se non vere (
2P 3,9).

Annulla dunque oggi li peccati nostri, o vero Idio, e lava la faccia de l'anime nostre col sangue de l'unigenito tuo Figliolo sparto per noi, a ciò che, così morti a noi, vivendo a lui gli rendiamo cambio di passione (Ph 3,8-10) con chiaro volto e integri animi.

Esaudisci ancora noi che pregamo per lo guardiano di questa tua cattedra de la quale noi celebriamo la festa, ciò è per lo tuo vicario, che tu il facci tale quale vuoli che sia il successore di questo tuo vecchiacciulo di Pietro, e dia a esso i modi necessari alla tua chiesa. Io confesso che tu hai promesso che adempirai presto i desideri miei, adunque con maggiore fiducia ti prego che non tardi più di adempire le promesse, o Dio mio.

E voi, figlioli dolcissimi, essendo mo noi a le mano, è il tempo che vi affadighiate per la chiesa di Cristo, vera madre de la fede nostra; per la qual cosa vi conforto che voi, già piantati in essa chiesa, siate come colonne d'essa e comunemente tutti quanti ne affadighiamo in questo giardino de la fede salutifera con il fervore de la orazione e con fatti, scacciato l'amore proprio e ogni pigrizia, a ciò che faciamo compitamente la volontà di Dio eterno, il quale ne ha chiamati per questo per la salute nostra e de li altri e per la unione di essa chiesa, in la quale è la salute de l'anime nostre. Amen.

ORAZIONE VII.

7Confesso, Dio etterno, confesso, Dio etterno, alta ed etterna Trinità, che tu vedi e cognosci me, e questo ho veduto nel lume tuo. Confesso, Dio etterno, e veggo che tu vedi la necessità della sposa tua e la buona volontà del vicario tuo. Ma chi lo impedisce che egli non la mette in effetto per operacione? Nel lume tuo ho veduto che tu cognosci queste cose, però che neuna cosa è nascosta all'occhio tuo (Si 39,24).

In esso lume veggo che in te prevedesti el rimedio che tu poi desti al tuo figliuolo morto de l'umana generazione, ciò fu el Verbo dell'unigenito tuo Figliuolo. Anco vedesti l'altro remedio per questo morto, ciò fu di riservare le cicatrici nel corpo del Verbo perché continuamente gridassero misericordia per noi dinanzi a te (Rm 8,34); nel tuo lume ho veduto che per fuoco d'amore le riservasti, e non sonno impedite né esse né il colore del sangue per lo corpo glorificato, ed esse non impediscono el corpo.

Vedesti ancora in te medesimo che, dopo la infermità della quale tu ci liberasti, l'uomo doveva tuttodì cadere in colpa per li suoi difetti; però desti el rimedio col sacramento della santa penitenzia, nella quale il ministro versa sopra la faccia de l'anima el sangue de l'umile agnello. Sì come tu vedesti el principale remedio, di riconciliare noi con teco col mezzo del Verbo, così vedesti tutti questi altri remedi necessari alla salute de l'uomo. Nel lume tuo cognosco che tu vedesti dinanzi tutte queste cose, però che in esso lume io veggo, e senza questo lume andarei in tenebre.

O dolcissimo amore, tu vedesti in te la necessità della santa chiesa e il remedio che le bisogna, e ha'lele dato, cioè l'oracione de' servi tuoi, de' quali tu vuoli che si faccia uno muro col quale s'appoggi el muro della santa chiesa, a' quali servi la clemencia tua dello Spirito santo ministra gli affocati desideri della reformacione d'essa.

Anco vego che tu vedesti la legge perversa nostra, la quale sempre è atta (Rm 7,21-23) a ribellare alla tua vollontà, e vedesti che noi molto la dovevamo seguitare. Veramente io veggo che tu vedesti la fragilità di questa nostra natura umana, quanto ella è debile, fragile e misera. E però tu, sommo proveditore che in ogni cosa hai proveduto a la tua creatura, tu, remediatore ottimo che in ogni cosa l'hai dato remedio, ci desti la rocca e fortezza della volontà, e accompagnastila con questa debilezza della carne; la quale volontà è tanto forte che né dimonio né creatura la può vincere se noi non voliamo, cioè che el libero arbitrio in cui mano è posta questa fortezza aconsenta.

O bontà infinita, e unde viene tanta fortezza nella volontà della tua creatura? Da te, somma ed etterna fortezza; unde io veggo che ella partecipa della fortezza della volontà tua, perché della tua volontà ci desti la nostra; unde noi vediamo che tanto è forte la nostra volontà quanto ella seguita la tua, e tanto è debile quanto se ne parte, perché, come detto è, della tua volontà creasti la nostra, e però stando nella tua è forte. Tutte queste cose ho vedute nel lume tuo. Nella volontà nostra, Padre etterno, dimostri la fortezza della volontà tua; che se in uno piccolo membro tu hai data tanta fortezza, quanta estimaremo che sia la tua, che se' creatore e governatore di tutte le cose! Una cosa vego nel lume tuo, ciò è che pare che questa volontà, la quale tu ci hai data libera, sia fortificata dal lume della fede, però che con esso lume cognosce nel lume tuo la volontà tua etterna, la quale vede che non vuole altro che la nostra santificazione; sì che el lume cresce e fortifica la volontà, la quale volontà, notricata dal lume della fede santa, dà vita a l'operacioni de l'uomo; e così volontà vera né fede viva non possono essere senza l'opera (Jc 2,17). Questo lume notrica e cresce il fuoco ne l'anima, perché non può gustare il fuoco della tua carità se il lume non le mostra l'amore e dileccione tua inverso di noi.

Tu lume se' materia del fuoco perché 'l fai crescere ne l'anima; sì come le legna augmentano e fanno crescere il fuoco materiale, tu lume se' quello che fai crescere la carità nell'anima, però che tu le dimostri la tua divina bontà, e la carità notrica te, perché desidera di cognoscere lo Dio suo e tu le vuogli satisfare (Dial LXXXV).

O proveditore ottimo, tu non hai voluto che l'uomo vada in tenebre né stia in guerra, e però l'hai proveduto del lume della fede, che ci manifesta la via e dacci pace e quiete. Questo lume non lassa morire l'anima di fame, né stare innuda, né essere povera, perché la pasce del cibo della grazia, facendole gustare nell'affetto della carità tua il cibo de l'anima, e vestela del vestimento nupciale della perfetta carità e de l'etterna volontà tua e dimostrali le ricchezze etternali.

"Peccavi domino, miserere mei", perché la tenebre della perversa legge, la quale io sempre ho seguita, ha obfuscato l'occhio dell'intelletto mio e però non ho cognosciuto te, vero lume; e non di meno è piaciuto a la carità tua d'alluminare me di te, lume vero.

O Dio etterno, o amore inestimabile, tutta è impastata teco la tua creatura e tu con lei per la creazione, per la fortezza della volontà, per lo fuoco con che tu la creasti, per lo lume naturale che tu l'hai dato, col quale ella vede te, vero lume, exercitandolo con fame delle vere e reali virtù per gloria e loda del nome tuo. O lume sopra ogni lume, o bontà sopra ogni bontà, o sapiencia sopra ogni sapiencia, o fuoco che avanzi ogni fuoco, perché tu solo se' colui che se', e neun altro è alcuna cosa se non in quanto ha l'essere da te.

O cieca e miserabile anima mia, non degna che di te insieme con gli altri servi di Dio si faccia muro per sovenire alla santa chiesa, ma d'essere piantata in uno ventre d'animale, perché sempre hai fatte l'operazioni de l'animali. Gracia, gracia sia a te, Dio etterno, che non ostanti le mie iniquità tu hai degnato d'eleggere me a questo lavorio.

Supplico adunque che, poi che tu spiri nelle menti de' servi tuoi gli anxietati e affocati desideri per la reformazione della sposa tua e fagli gridare con continua oracione (Dial LXVI), che tu exaudisca el grido loro. Conserva e cresce la buona volontà del vicario tuo, e adempisi in lui la vera perfeccione, sì come tu gli richiedi. Questo medesimo t'adimando per tutte le creature che hanno in loro ragione, e maximamente per quelli che tu hai posti sopra le spalle mie, e quali io sì come debile e insufficiente rendo a te. Non voglio che i peccati miei gli impediscano, ché sempre ho seguitata la perversa legge; ma io desidero e pregoti che seguitino te con perfectione, acciò che meritino d'essere exauditi de' preghi che ti fanno e debbono fare per tutto el mondo e per la santa chiesa.

"Peccavi domino, miserere mei".

Perdona, Padre, perdona a me miserabile e ingrata delle infinite gracie ricevute da te. Confesso che la tua bontà m'ha conservata tua sposa, benché per li miei difetti sempre ti sia stata infedele.

"Peccavi domino, miserere mei." Amen.


Caterina, Orazioni