Catechismo Chiesa Catt. 470

IV. Come il Figlio di Dio è uomo?

470 Poiché nella misteriosa unione dell'incarnazione « la natura umana è stata assunta, senza per questo venir annientata », (101) la Chiesa nel corso dei secoli è stata condotta a confessare la piena realtà dell'anima umana, con le sue operazioni di intelligenza e di volontà, e del corpo umano di Cristo. Ma parallelamente ha dovuto di volta in volta ricordare che la natura umana di Cristo appartiene in proprio alla Persona divina del Figlio di Dio che l'ha assunta. Tutto ciò che egli è e ciò che egli fa in essa deriva da « uno della Trinità ». Il Figlio di Dio, quindi, comunica alla sua umanità il suo modo personale d'esistere nella Trinità. Pertanto, nella sua anima come nel suo corpo, Cristo esprime umanamente i comportamenti divini della Trinità: (102)

« Il Figlio di Dio [...] ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato ». (103)

(101) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes
GS 22, AAS 58 (1966) 1042.
(102) Cf Jn 14,9-10.
(103) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes GS 22, AAS 58 (1966) 1042-1043.

L'anima e la conoscenza umana di Cristo

471 Apollinare di Laodicea sosteneva che in Cristo il Verbo aveva preso il posto dell'anima o dello spirito. Contro questo errore la Chiesa ha confessato che il Figlio eterno ha assunto anche un'anima razionale umana. (104)

(104) Cf San Damaso I, Lettera ai vescovi orientali:
DS 149.

472 L'anima umana che il Figlio di Dio ha assunto è dotata di una vera conoscenza umana. In quanto tale, essa non poteva di per sé essere illimitata: era esercitata nelle condizioni storiche della sua esistenza nello spazio e nel tempo. Per questo il Figlio di Dio, facendosi uomo, ha potuto accettare di « crescere in sapienza, età e grazia » (Lc 2,52) e anche di doversi informare intorno a ciò che nella condizione umana non si può apprendere che attraverso l'esperienza. (105) Questo era del tutto consono alla realtà del suo volontario umiliarsi nella « condizione di servo » (Ph 2,7).

(105) Cf Mc 6,38 Mc 8,27 Jn 11,34.

473 Al tempo stesso, però, questa conoscenza veramente umana del Figlio di Dio esprimeva la vita divina della sua persona. (106) « Il figlio di Dio conosceva ogni cosa; e ciò per il tramite dello stesso uomo che egli aveva assunto; non per la natura (umana), ma per il fatto che essa stessa era unita al Verbo [...]. La natura umana, che era unita al Verbo, conosceva ogni cosa, e tutto ciò che è divino lo mostrava in se stesso per la sua maestà ». (107) È, innanzi tutto, il caso della conoscenza intima e immediata che il Figlio di Dio fatto uomo ha del Padre suo. (108) Il Figlio di Dio anche nella sua conoscenza umana mostrava la penetrazione divina che egli aveva dei pensieri segreti del cuore degli uomini. (109)

(106) Cf San Gregorio Magno, Lettera Sicut aqua:
DS 475.
(107) San Massimo il Confessore, Quaestiones et dubia, Q. I, 67: CCG 10, 155 (66: PG 90,840).
(108) Cf Mc 14,36 Mt 11,27 Jn 1,18 Jn 8,55 ecc.
(109) Cf Mc 2,8 Jn 2,25 Jn 6,61 ecc.

474 La conoscenza umana di Cristo, per la sua unione alla Sapienza divina nella Persona del Verbo incarnato, fruiva in pienezza della scienza dei disegni eterni che egli era venuto a rivelare. (110) Ciò che in questo campo dice di ignorare, (111) dichiara altrove di non avere la missione di rivelarlo. (112)

(110) Cf
Mc 8,31 Mc 9,31 Mc 10,33-34 Mc 14,18-20 Mc 14,26-30.
(111) Cf Mc 13,32.
(112) Cf Ac 1,7.


La volontà umana di Cristo

475 Parallelamente, la Chiesa nel sesto Concilio Ecumenico ha dichiarato che Cristo ha due volontà e due operazioni naturali, divine e umane, non opposte, ma cooperanti, in modo che il Verbo fatto carne ha umanamente voluto, in obbedienza al Padre, tutto ciò che ha divinamente deciso con il Padre e con lo Spirito Santo per la nostra salvezza. (113) La volontà umana di Cristo «segue, senza opposizione o riluttanza, o meglio, è sottoposta alla sua volontà divina e onnipotente». (114)

(113) Cf Concilio di Costantinopoli III (anno 681), Sess. 18a, Definitio de duabus in Christo voluntatibus et operationibus:
DS 556-559.
(114) Concilio di Costantinopoli III, Sess. 18a, Definitio de duabus in Christo voluntatibus et operationibus: DS 556.

Il vero corpo di Cristo

476 Poiché il Verbo si è fatto carne assumendo una vera umanità, il corpo di Cristo era delimitato. (115) Perciò l'aspetto umano di Cristo può essere « dipinto ». (116) Nel settimo Concilio Ecumenico (117) la Chiesa ha riconosciuto legittimo che venga raffigurato mediante venerande e sante immagini.

(115) Cf Concilio Lateranense (anno 649), Canone 4:
DS 504.
(116) Cf Ga 3,1.
(117) Concilio di Nicea II (anno 787), Act. 7a, Definitio de sacris imaginibus: DS 600-603.

477 Al tempo stesso la Chiesa ha sempre riconosciuto che nel corpo di Gesù il « Verbo invisibile apparve visibilmente nella nostra carne ». (118) In realtà, le caratteristiche individuali del corpo di Cristo esprimono la Persona divina del Figlio di Dio. Questi ha fatto a tal punto suoi i lineamenti del suo corpo umano che, dipinti in una santa immagine, possono essere venerati, perché il credente che venera « l'immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto ». (119)

(118) Prefazio di Natale, II: Messale Romano (Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 317.
(119) Concilio di Nicea II, At 7a, Definitio de sacris imaginibus:
DS 601.

Il cuore del Verbo incarnato

478 Gesù ci ha conosciuti e amati, tutti e ciascuno, durante la sua vita, la sua agonia e la sua passione, e per ognuno di noi si è offerto: il Figlio di Dio «mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Ga 2,20). Ci ha amati tutti con un cuore umano. Per questo motivo, il sacro cuore di Gesù, trafitto a causa dei nostri peccati e per la nostra salvezza, (120) «praecipuus consideratur index et symbolus [...] illius amoris, quo divinus Redemptor aeternum Patrem hominesque universos continenter adamat – è considerato il segno e simbolo principale [...] di quell'infinito amore, col quale il Redentore divino incessantemente ama l'eterno Padre e tutti gli uomini». (121)

(120) Cf Jn 19,34.
(121) Pio XII, Lett. enc. Haurietis aquas: DS 3924 cf Id., Lett. enc. Mystici corporis: DS 3812.


In sintesi

479 Nel tempo stabilito da Dio, il Figlio unigenito del Padre, la Parola eterna, cioè il Verbo e l'immagine sostanziale del Padre, si è incarnato: senza perdere la natura divina, ha assunto la natura umana.

480 Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, nell'unità della sua Persona divina; per questo motivo è l'unico mediatore tra Dio e gli uomini.

481 Gesù Cristo ha due nature, la divina e l'umana, non confuse, ma unite nell'unica Persona del Figlio di Dio.

482 Cristo, essendo vero Dio e vero uomo, ha una intelligenza e una volontà umane, perfettamente armonizzate e sottomesse alla sua intelligenza e alla sua volontà divine, che egli ha in comune con il Padre e lo Spirito Santo.

483 L'incarnazione è quindi il mistero dell'ammirabile unione della natura divina e della natura umana nell'unica Persona del Verbo.








Paragrafo 2. « ... FU CONCEPITO DI SPIRITO SANTO, NACQUE DA MARIA VERGINE »


I. Fu concepito di Spirito Santo...

484 L'annunciazione a Maria inaugura la « pienezza del tempo » (Ga 4,4), cioè il compimento delle promesse e delle preparazioni. Maria è chiamata a concepire colui nel quale abiterà « corporalmente tutta la pienezza della divinità » (Col 2,9). La risposta divina al suo: « Come è possibile? Non conosco uomo » (Lc 1,34) è data mediante la potenza dello Spirito: « Lo Spirito Santo scenderà su di te » (Lc 1,35).

485 La missione dello Spirito Santo è sempre congiunta e ordinata a quella del Figlio. (122) Lo Spirito Santo, che è « Signore e dà la vita », (123) è mandato a santificare il grembo della Vergine Maria e a fecondarla divinamente, facendo sì che ella concepisca il Figlio eterno del Padre in un'umanità tratta dalla sua.

(122) Cf
Jn 16,14-15.
(123) DS 150.

486 Il Figlio unigenito del Padre, essendo concepito come uomo nel seno della Vergine Maria, è « Cristo », cioè unto dallo Spirito Santo, (124) sin dall'inizio della sua esistenza umana, anche se la sua manifestazione avviene progressivamente: ai pastori, (125) ai magi, (126) a Giovanni Battista, (127) ai discepoli. (128) L'intera vita di Gesù Cristo manifesterà dunque « come Dio [lo] consacrò in Spirito Santo e potenza » (Ac 10,38).

(124) Cf Mt 1,20 Lc 1,35.
(125) Cf Lc 2,8-20.
(126) Cf Mt 2,1-12.
(127) Cf Jn 1,31-34.
(128) Cf Jn 2,11.


II. ...nacque da Maria Vergine

487 Ciò che la fede cattolica crede riguardo a Maria si fonda su ciò che essa crede riguardo a Cristo, ma quanto insegna su Maria illumina, a sua volta, la sua fede in Cristo.


La predestinazione di Maria

488 « Dio ha mandato suo Figlio » (Ga 4,4), ma per preparargli un corpo (129) ha voluto la libera collaborazione di una creatura. Per questo, Dio, da tutta l'eternità, ha scelto, perché fosse la Madre del Figlio suo, una figlia d'Israele, una giovane ebrea di Nazaret in Galilea, « una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria » (Lc 1,26-27):

« Volle il Padre delle misericordie che l'accettazione di colei che era predestinata a essere la Madre precedesse l'incarnazione, perché così, come la donna aveva contribuito a dare la morte, la donna contribuisse a dare la vita ». (130)

(129) Cf He 10,5.
(130) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 56, AAS 57 (1965) 60; cf Ibid., LG 61: AAS 57 (1965) 63.

489 Nel corso dell'Antica Alleanza, la missione di Maria è stata preparata da quella di sante donne. All'inizio c'è Eva: malgrado la sua disobbedienza, ella riceve la promessa di una discendenza che sarà vittoriosa sul maligno, (131) e quella d'essere la madre di tutti i viventi. (132) In forza di questa promessa, Sara concepisce un figlio nonostante la sua vecchiaia. (133) Contro ogni umana attesa, Dio sceglie ciò che era ritenuto impotente e debole (134) per mostrare la sua fedeltà alla promessa: Anna, la madre di Samuele, (135) Debora, Rut, Giuditta e Ester, e molte altre donne. Maria « primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. Infine con lei, la eccelsa figlia di Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura la nuova economia ». (136)

(131) Cf
Gn 3,15.
(132) Cf Gn 3,20.
(133) Cf Gn 18,10-14 Gn 21,1-2.
(134) Cf 1Co 1,27.
(135) Cf 1S 1.
(136) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 55, AAS 57 (1965) 59-60.


L'Immacolata concezione

490 Per essere la Madre del Salvatore, Maria « da Dio è stata arricchita di doni degni di una così grande missione ». (137) L'angelo Gabriele, al momento dell'annunciazione, la saluta come « piena di grazia » (Lc 1,28). In realtà, per poter dare il libero assenso della sua fede all'annunzio della sua vocazione, era necessario che fosse tutta sorretta dalla grazia di Dio.

(137) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 56, AAS 57 (1965) 60.

491 Nel corso dei secoli la Chiesa ha preso coscienza che Maria, « colmata di grazia » da Dio, (138) era stata redenta fin dal suo concepimento. È quanto afferma il dogma dell'immacolata concezione, proclamato da papa Pio IX nel 1854:

« La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale ». (139)

(138) Cf
Lc 1,28.
(139) Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus: DS 2803.

492 Questi « splendori di una santità del tutto singolare » di cui Maria è « adornata fin dal primo istante della sua concezione » (140) le vengono interamente da Cristo: ella è « redenta in modo così sublime in vista dei meriti del Figlio suo ». (141) Più di ogni altra persona creata, il Padre l'ha « benedetta con ogni benedizione spirituale, nei cieli, in Cristo » (Ep 1,3). In lui l'ha scelta « prima della creazione del mondo, per essere » santa e immacolata « al suo cospetto nella carità » (Ep 1,4).

(140) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 56, AAS 57 (1965) 60.
(141) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 53, AAS 57 (1965) 58.

493 I Padri della Tradizione orientale chiamano la Madre di Dio « la Tutta Santa » (“Panaghia”), la onorano come « immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa una nuova creatura ». (142) Maria, per la grazia di Dio, è rimasta pura da ogni peccato personale durante tutta la sua esistenza.

(142) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 56, AAS 57 (1965) 60.


«Avvenga di me quello che hai detto...»

494 All'annunzio che avrebbe dato alla luce « il Figlio dell'Altissimo » senza conoscere uomo, per la potenza dello Spirito Santo, (143) Maria ha risposto con « l'obbedienza della fede » (Rm 1,5), certa che nulla è impossibile a Dio: « Io sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai detto » (Lc 1,38). Così, dando il proprio assenso alla parola di Dio, Maria è diventata Madre di Gesù e, abbracciando con tutto l'animo e senza essere ritardata da nessun peccato la volontà divina di salvezza, si è offerta totalmente alla persona e all'opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del mistero della redenzione, sotto di lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente: (144)

« Come dice sant'Ireneo, "obbedendo divenne causa della salvezza per sé e per tutto il genere umano". (145) Con lui, non pochi antichi Padri affermano: "Il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l'obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva aveva legato con la sua incredulità, la Vergine Maria ha sciolto con la sua fede", (146) e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria "la Madre dei viventi" e affermano spesso: "La morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria" ». (147)

(143) Cf Lc 1,28-37.
(144) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 56, AAS 57 (1965) 60-61.
(145) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 22, 4: SC 211,440.
(146) Cf Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 22, 4: SC 211,442-444.
(147) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 56, AAS 57 (1965) 60-61.


La maternità divina di Maria

495 Maria, chiamata nei Vangeli « la Madre di Gesù » (Jn 2,1 Jn 19,25), (148) prima della nascita del Figlio suo è acclamata, sotto la mozione dello Spirito, « la Madre del mio Signore » (Lc 1,43). Infatti, colui che Maria ha concepito come uomo per opera dello Spirito Santo e che è diventato veramente suo Figlio secondo la carne, è il Figlio eterno del Padre, la seconda Persona della Santissima Trinità. La Chiesa confessa che Maria è veramente Madre di Dio (“Theotokos”). (149)

(148) Cf Mt 13,55.
(149) Cf Concilio di Efeso, Epistula II Cyrilli Alexandrini ad Nestorium: DS 251.

La verginità di Maria

496 Fin dalle prime formulazioni della fede, (150) la Chiesa ha confessato che Gesù è stato concepito nel seno della Vergine Maria per la sola potenza dello Spirito Santo, ed ha affermato anche l'aspetto corporeo di tale avvenimento: Gesù è stato concepito « senza seme [...], per opera dello Spirito Santo ». (151) Nel concepimento verginale i Padri ravvisano il segno che si tratta veramente del Figlio di Dio, il quale è venuto in una umanità come la nostra:

Così, sant'Ignazio di Antiochia (inizio II secolo): « Voi siete pienamente convinti riguardo a nostro Signore che è veramente della stirpe di Davide secondo la carne, (152) Figlio di Dio secondo la volontà e la potenza di Dio, (153) veramente nato da una Vergine; [...] veramente è stato inchiodato [alla croce] per noi, nella sua carne, sotto Ponzio Pilato. [...] Veramente ha sofferto, così come veramente è risorto ». (154)

(150) Cf
DS 10-64.
(151) Concilio Lateranense (anno 649), Canone 3: DS 503.
(152) Cf Rm 1,3.
(153) Cf Jn 1,13.
(154) Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos, 1-2: SC 10bis, p. 132-134 (Funk 1, 274-276).

497 I racconti evangelici (155) considerano la concezione verginale un'opera divina che supera ogni comprensione e ogni possibilità umana: (156) « Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo », dice l'angelo a Giuseppe riguardo a Maria, sua sposa (Mt 1,20). La Chiesa vede in ciò il compimento della promessa divina fatta per bocca del profeta Isaia: « Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio » (Is 7,14), secondo la versione greca di Mt 1,23.

(155) Cf Mt 1,18-25 Lc 1,26-38.
(156) Cf Lc 1,34.

498 Il silenzio del Vangelo secondo san Marco e delle lettere del Nuovo Testamento sul concepimento verginale di Maria è stato talvolta causa di perplessità. Ci si è potuto anche chiedere se non si trattasse di leggende o di elaborazioni teologiche senza pretese di storicità. A ciò si deve rispondere: la fede nel concepimento verginale di Gesù ha incontrato vivace opposizione, sarcasmi o incomprensione da parte dei non-credenti, giudei e pagani: (157) essa non proveniva dalla mitologia pagana né da qualche adattamento alle idee del tempo. Il senso di questo avvenimento è accessibile soltanto alla fede, la quale lo vede in quel « nesso che lega tra loro i vari misteri », (158) nell'insieme dei misteri di Cristo, dalla sua incarnazione alla sua pasqua. Sant'Ignazio di Antiochia già testimonia tale legame: « Rimase nascosta al principe di questo mondo la verginità di Maria e il suo parto, come pure la morte del Signore: tre misteri sublimi che si compirono nel silenzio di Dio». (159)

(157) Cf San Giustino, Dialogus cum Tryphone Iudaeo, 66-67: CA 2,234-236 (PG 6, 628-629); Origene, Contra Celsum, 1,32: SC 132,162-164; Ibid 1,69, SC 132,270 e altri.
(158) Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 4:
DS 3016.
(159) Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Ephesios, 19, 1: SC 10bis, 74 (Funk 1, 228); cf 1Co 2,8.


Maria «sempre Vergine»

499 L'approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di Maria (160) anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. (161) Infatti la nascita di Cristo « non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l'ha consacrata ». (162) La liturgia della Chiesa celebra Mariacome la “Aeipartheos”, « sempre Vergine ». (163)

(160) Cf Concilio di Costantinopoli II, Sess. 8a, Canone 6:
DS 427.
(161) Cf San Leone Magno, Tomus ad Flavianum: DS 291 Ibid.: DS 294 Pelagio I, Lettera Humani generis: DS 442 Concilio Lateranense, Canone 3: DS 503 Concilio di Toledo XVI, Symbolum: DS 571 Paolo IV, Cost. Cum quorumdam hominum: DS 1880.
(162) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 57, AAS 57 (1965) 61.
(163) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 52, AAS 57 (1965) 58.

500 A ciò si obietta talvolta che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù. (164) La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, « fratelli di Gesù » (Mt 13,55), sono i figli di una Maria discepola di Cristo, (165) la quale è designata in modo significativo come « l'altra Maria » (Mt 28,1). Si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un'espressione non inusitata nell'Antico Testamento. (166)

(164) Cf Mc 3,31-35 Mc 6,3 1Co 9,5 Ga 1,19.
(165) Cf Mt 27,56.
(166) Cf Gn 13,8 Gn 14,16 Gn 29,15 ecc.

501 Gesù è l'unico Figlio di Maria. Ma la maternità spirituale di Maria (167) si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: « Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto "il primogenito di una moltitudine di fratelli" (Rm 8,29), cioè dei fedeli, alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre ». (168)

(167) Cf Jn 19,26-27 Ap 12,17.
(168) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 63, AAS 57 (1965) 64.


La maternità verginale di Maria nel disegno di Dio

502 Lo sguardo della fede può scoprire, in connessione con l'insieme della Rivelazione, le ragioni misteriose per le quali Dio, nel suo progetto salvifico, ha voluto che suo Figlio nascesse da una Vergine. Queste ragioni riguardano tanto la persona e la missione redentrice di Cristo, quanto l'accettazione di tale missione da parte di Maria in favore di tutti gli uomini.

503 La verginità di Maria manifesta l'iniziativa assoluta di Dio nell'incarnazione. Gesù come Padre non ha che Dio. (169) « La natura umana che egli ha assunto non l'ha mai separato dal Padre. [...] Per natura Figlio del Padre secondo la divinità, per natura Figlio della Madre secondo l'umanità, ma propriamente Figlio di Dio nelle sue due nature ». (170)

(169) Cf
Lc 2,48-49.
(170) Concilio del Friuli (anno 796 o 797), Simbolo: DS 619.

504 Gesù è concepito per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria perché egli è il nuovo Adamo (171) che inaugura la nuova creazione: « Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo » (1Co 15,47). L'umanità di Cristo, fin dal suo concepimento, è ricolma dello Spirito Santo perché Dio gli « dà lo Spirito senza misura » (Jn 3,34). « Dalla pienezza » di lui, capo dell'umanità redenta, (172) « noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia » (Jn 1,16).

(171) Cf 1Co 15,45.
(172) Cf Col 1,18.

505 Gesù, il nuovo Adamo, inaugura con il suo concepimento verginale la nuova nascita dei figli di adozione nello Spirito Santo per la fede. « Come è possibile? » (Lc 1,34). (173) La partecipazione alla vita divina non proviene « da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio » (Jn 1,13). L'accoglienza di questa vita è verginale perché è interamente donata all'uomo dallo Spirito. Il senso sponsale della vocazione umana in rapporto a Dio (174) si compie perfettamente nella maternità verginale di Maria.

(173) Cf Jn 3,9.
(174) Cf 2Co 11,2.

506 Maria è Vergine perché la sua verginità è il segno della sua fede che non era alterata da nessun dubbio (175) e del suo totale abbandono alla volontà di Dio. (176) Per la sua fede ella diviene la Madre del Salvatore: « Beatior est Maria percipiendo fidem Christi quam concipiendo carnem Christi – Maria è più felice nel ricevere la fede di Cristo che nel concepire la carne di Cristo ». (177)

(175) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 63, AAS 57 (1965) 64.
(176) Cf 1Co 7,34-35.
(177) Sant'Agostino, De sancta virginitate, 3, 3: CSEL 41, 237 (PL 40, 398).

507 Maria è ad un tempo Vergine e Madre perché è la figura e la realizzazione più perfetta della Chiesa: (178)
« La Chiesa [...] per mezzo della Parola di Dio accolta con fedeltà diventa essa pure Madre, poiché con la predicazione e il Battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio. Essa è pure la vergine che custodisce integra e pura la fede data allo Sposo ». (179)

(178) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 63, AAS 57 (1965) 64.
(179) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 64, AAS 57 (1965) 64.


In sintesi

508 Nella discendenza di Eva, Dio ha scelto la Vergine Maria perché fosse la Madre del suo Figlio. « Piena di grazia », ella è « il frutto più eccelso della redenzione »: (180) fin dal primo istante del suo concepimento, è interamente preservata da ogni macchia del peccato originale ed è rimasta immune da ogni peccato personale durante tutta la sua vita.

(180) Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium
SC 103, AAS 56 (1964) 125.

509 Maria è veramente « Madre di Dio », perché è la Madre del Figlio eterno di Dio fatto uomo, Dio lui stesso.

510 Maria è rimasta « Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine incinta, Vergine nel parto, Vergine madre, Vergine perpetua »: (181) con tutto il suo essere, ella è « la serva del Signore » (Lc 1,38).

(181) Sant'Agostino, Sermo 186, 1: PL 38, 999.

511 Maria Vergine « cooperò alla salvezza dell'uomo con libera fede e obbedienza ». (182) Ha dato il suo assenso, « loco totius humanae naturae – in nome di tutta l'umanità »: (183) per la sua obbedienza, è diventata la nuova Eva, madre dei viventi.

(182) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 56, AAS 57 (1965) 60.
(183) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III 30,1, c: Ed. Leon. 11, 315.






Paragrafo 3. I MISTERI DELLA VITA DI CRISTO

512 Il Simbolo della fede, a proposito della vita di Cristo, non parla che dei misteri dell'incarnazione (concezione e nascita) e della pasqua (passione, crocifissione, morte, sepoltura, discesa agli inferi, risurrezione, ascensione). Non dice nulla, in modo esplicito, dei misteri della vita nascosta e della vita pubblica di Gesù, ma gli articoli della fede concernenti l'incarnazione e la pasqua di Gesù illuminano tutta la vita terrena di Cristo. « Tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui [...] fu assunto in cielo » (Ac 1,1-2) deve essere visto alla luce dei misteri del natale e della pasqua.

513 La catechesi, secondo le circostanze, svilupperà tutta la ricchezza dei misteri di Gesù. Qui basta indicare alcuni elementi comuni a tutti i misteri della vita di Cristo (I), per accennare poi ai principali misteri della vita nascosta (II) e pubblica (III) di Gesù.



I. Tutta la vita di Cristo è mistero

514 Non compaiono nei Vangeli molte cose che interessano la curiosità umana a riguardo di Gesù. Quasi niente vi si dice della sua vita a Nazaret, e anche di una notevole parte della sua vita pubblica non si fa parola. (184) Ciò che è contenuto nei Vangeli è stato scritto « perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome » (Jn 20,31).

(184) Cf Jn 20,30.

515 I Vangeli sono scritti da uomini che sono stati tra i primi a credere (185) e che vogliono condividere con altri la loro fede. Avendo conosciuto, nella fede, chi è Gesù, hanno potuto scorgere e fare scorgere in tutta la sua vita terrena le tracce del suo mistero. Dalle fasce della sua nascita, (186) fino all'aceto della sua passione (187) e al sudario della risurrezione, (188) tutto nella vita di Gesù è segno del suo mistero. Attraverso i suoi gesti, i suoi miracoli, le sue parole, è stato rivelato che « in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità » (Col 2,9). In tal modo la sua umanità appare come « il sacramento », cioè il segno e lo strumento della sua divinità e della salvezza che egli reca: ciò che era visibile nella sua vita terrena condusse al mistero invisibile della sua filiazione divina e della sua missione redentrice.

(185) Cf Mc 1,1 Jn 21,24.
(186) Cf Lc 2,7.
(187) Cf Mt 27,48.
(188) Cf Jn 20,7.


I tratti comuni dei misteri di Gesù

516 Tutta la vita di Cristo è rivelazione del Padre: le sue parole e le sue azioni, i suoi silenzi e le sue sofferenze, il suo modo di essere e di parlare. Gesù può dire: « Chi vede me, vede il Padre » (Jn 14,9), e il Padre: « Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo » (Lc 9,35). Poiché il nostro Signore si è fatto uomo per compiere la volontà del Padre, (189) i più piccoli tratti dei suoi misteri ci manifestano l'amore di Dio per noi. (190)

(189) Cf He 10,5-7.
(190) Cf 1Jn 4,9.

517 Tutta la vita di Cristo è mistero di redenzione. La redenzione è frutto innanzi tutto del sangue della croce, (191) ma questo mistero opera nell'intera vita di Cristo: già nella sua incarnazione, mediante la quale, facendosi povero, ci ha arricchiti con la sua povertà; (192) nella sua vita nascosta che, con la sua sottomissione, (193) ripara la nostra insubordinazione; nella sua parola che purifica i suoi ascoltatori; (194) nelle guarigioni e negli esorcismi che opera, mediante i quali « ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie » (Mt 8,17); (195) nella sua risurrezione, con la quale ci giustifica. (196)

(191) Cf Ep 1,7 Col 1,13-14 1P 1,18-19.
(192) Cf 2Co 8,9.
(193) Cf Lc 2,51.
(194) Cf Jn 15,3.
(195) Cf Is 53,4.
(196) Cf Rm 4,25.

518 Tutta la vita di Cristo è mistero di ricapitolazione. Quanto Gesù ha fatto, detto e sofferto, aveva come scopo di ristabilire nella sua primitiva vocazione l'uomo decaduto:

« Allorché si è incarnato e si è fatto uomo, ha ricapitolato in se stesso la lunga storia degli uomini e in breve ci ha procurato la salvezza, così che noi recuperassimo in Gesù Cristo ciò che avevamo perduto in Adamo, cioè d'essere ad immagine e somiglianza di Dio ». (197) « Per questo appunto Cristo è passato attraverso tutte le età della vita, restituendo con ciò a tutti gli uomini la comunione con Dio ». (198)

(197) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 18, 1: SC 211,342-344.
(198) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 18, 7: SC 211,366 cf Id., Adversus haereses 2, 22, 4, SC 294,220-222.


La nostra comunione ai misteri di Gesù

519 Tutta la ricchezza di Cristo è destinata ad ogni uomo e costituisce il bene di ciascuno. (199) Cristo non ha vissuto la sua vita per sé, ma per noi, dalla sua incarnazione « per noi uomini e per la nostra salvezza » (200) fino alla sua morte « per i nostri peccati » (1Co 15,3) e alla sua risurrezione « per la nostra giustificazione » (Rm 4,25). E anche adesso, è nostro avvocato « presso il Padre » (1Jn 2,1), « essendo sempre vivo per intercedere » a nostro favore (He 7,25). Con tutto ciò che ha vissuto e sofferto per noi una volta per tutte, egli resta sempre « al cospetto di Dio in nostro favore » (He 9,24).

(199) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis RH 11, AAS 71 (1979) 278.
(200) Simbolo niceno-costantinopolitano: DS 150.

520 Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello: (201) è « l'uomo perfetto » (202) che ci invita a diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare, (203) con la sua preghiera, attira alla preghiera, (204) con la sua povertà, chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni. (205)

(201) Cf
Rm 15,5 Ph 2,5.
(202) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes GS 38, AAS 58 (1966) 1055.
(203) Cf Jn 13,15.
(204) Cf Lc 11,1.
(205) Cf Mt 5,11-12.

521 Tutto ciò che Cristo ha vissuto, egli fa sì che noi possiamo viverlo in lui e che egli lo viva in noi. « Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo ». (206) Siamo chiamati a formare una cosa sola con lui; egli ci fa comunicare come membra del suo corpo a ciò che ha vissuto nella sua carne per noi e come nostro modello:

« Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la sua Chiesa. [...] Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un'estensione e continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa dei suoi misteri mediante le grazie che vuole comunicarci e gli effetti che intende operare in noi attraverso i suoi misteri. E con questo mezzo egli vuole completarli in noi ». (207)

(206) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes
GS 22, AAS 58 (1966) 1042.
(207) San Giovanni Eudes, Le royaume de Jésus, 3, 4: Oeuvres complètes, v. 1 (Vannes 1905) p. 310-311.



Catechismo Chiesa Catt. 470