Catechismo Chiesa Catt. 665

In sintesi

665 L'ascensione di Cristo segna l'entrata definitiva dell'umanità di Gesù nel dominio celeste di Dio, da dove ritornerà, (601) ma che nel frattempo lo cela agli occhi degli uomini. (602)

(601) Cf
Ac 1,11.
(602) Cf Col 3,3.

666 Gesù Cristo, Capo della Chiesa, ci precede nel regno glorioso del Padre perché noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di essere un giorno eternamente con lui.

667 Gesù Cristo, essendo entrato una volta per tutte nel santuario del cielo, intercede incessantemente per noi come il Mediatore che ci assicura la perenne effusione dello Spirito Santo.








ARTICOLO 7

«DI LÀ VERRÀ A GIUDICARE I VIVI E I MORTI»



I. « Di nuovo verrà, nella gloria »


Cristo regna già attraverso la Chiesa...

668 « Per questo Cristo è morto e ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi » (Rm 14,9). L'ascensione di Cristo al cielo significa la sua partecipazione, nella sua umanità, alla potenza e all'autorità di Dio stesso. Gesù Cristo è Signore: egli detiene tutto il potere nei cieli e sulla terra. Egli è « al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione » perché il Padre «tutto ha sottomesso ai suoi piedi » (Ep 1,21-22). Cristo è il Signore del cosmo (603) e della storia. In lui la storia dell'uomo come pure tutta la creazione trovano la loro « ricapitolazione», (604) il loro compimento trascendente.

(603) Cf Ep 4,10 1Co 15,24 1Co 15,27-28.
(604) Cf Ep 1,10.

669 Come Signore, Cristo è anche il Capo della Chiesa che è il suo corpo. (605) Elevato al cielo e glorificato, avendo così compiuto pienamente la sua missione, egli permane sulla terra, nella sua Chiesa. La redenzione è la sorgente dell'autorità che Cristo, in virtù dello Spirito Santo, esercita sulla Chiesa, (606) la quale è « il regno di Cristo già presente in mistero ». (607) La Chiesa « di questo regno costituisce in terra il germe e l'inizio ». (608)

(605) Cf
Ep 1,22.
(606) Cf Ep 4,11-13.
(607) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 3, AAS 57 (1965) 6.
(608) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 5, AAS 57 (1965) 8.

670 Dopo l'ascensione, il disegno di Dio è entrato nel suo compimento. Noi siamo già nell'« ultima ora » (1Jn 2,18). (609) « Già dunque è arrivata a noi l'ultima fase dei tempi e la rinnovazione del mondo è stata irrevocabilmente fissata e in un certo modo è realmente anticipata in questo mondo; difatti la Chiesa già sulla terra è adornata di una santità vera, anche se imperfetta ». (610) Il regno di Cristo manifesta già la sua presenza attraverso i segni miracolosi (611) che ne accompagnano l'annunzio da parte della Chiesa. (612)

(609) Cf 1P 4,7.
(610) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 48, AAS 57 (1965) 53.
(611) Cf Mc 16,17-18.
(612) Cf Mc 16,20.


...nell'attesa che tutto sia a lui sottomesso

671 Già presente nella sua Chiesa, il regno di Cristo non è tuttavia ancora compiuto « con potenza e gloria grande » (Lc 21,27) (613) mediante la venuta del Re sulla terra. Questo regno è ancora insidiato dalle potenze inique, (614) anche se esse sono già state vinte radicalmente dalla pasqua di Cristo. Fino al momento in cui tutto sarà a lui sottomesso, (615) « fino a che non vi saranno i nuovi cieli e la terra nuova, nei quali la giustizia ha la sua dimora, la Chiesa pellegrinante, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono all'età presente, porta la figura fugace di questo mondo, e vive tra le creature, le quali sono in gemito e nel travaglio del parto sino ad ora e attendono la manifestazione dei figli di Dio ». (616) Per questa ragione i cristiani pregano, soprattutto nell'Eucaristia, (617) per affrettare il ritorno di Cristo (618) dicendogli: « Vieni, Signore » (Ap 22,20). (619)

(613) Cf Mt 25,31.
(614) Cf 2Th 2,7.
(615) Cf 1Co 15,28.
(616) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 48, AAS 57 (1965) 53).
(617) 1Co 11,26.
(618) Cf 2P 3,11-12.
(619) Cf 1Co 16,22 Ap 22,17.

672 Prima dell'ascensione Cristo ha affermato che non era ancora giunto il momento del costituirsi glorioso del regno messianico atteso da Israele, (620) regno che doveva portare a tutti gli uomini, secondo i profeti, (621) l'ordine definitivo della giustizia, dell'amore e della pace. Il tempo presente è, secondo il Signore, il tempo dello Spirito e della testimonianza, (622) ma anche un tempo ancora segnato dalla necessità (623) e dalla prova del male, (624) che non risparmia la Chiesa (625) e inaugura i combattimenti degli ultimi tempi. (626) È un tempo di attesa e di vigilanza. (627)

(620) Cf
Ac 1,6-7.
(621) Cf Is 11,1-9.
(622) Cf Ac 1,8.
(623) Cf 1Co 7,26.
(624) Cf Ep 5,16.
(625) Cf 1P 4,17.
(626) Cf 1Jn 2,18 1Jn 4,3 1Tm 4,1.
(627) Cf Mt 25,1-13 Mc 13,33-37.

La venuta gloriosa di Cristo, speranza di Israele

673 Dopo l'ascensione, la venuta di Cristo nella gloria è imminente, (628) anche se non spetta a noi « conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta » (Ac 1,7). (629) Questa venuta escatologica può compiersi in qualsiasi momento (630) anche se essa e la prova finale che la precederà sono « impedite ». (631)

(628) Cf Ap 22,20.
(629) Cf Mc 13,32.
(630) Cf Mt 24,44 1Th 5,2.
(631) Cf 2Th 2,3-12.

674 La venuta del Messia glorioso è sospesa in ogni momento della storia (632) al riconoscimento di lui da parte di « tutto Israele » (Rm 11,26) (633) a causa dell'indurimento di una parte (634) nella « mancanza di fede » (Rm 11,20) verso Gesù. San Pietro dice agli Ebrei di Gerusalemme dopo la pentecoste: « Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. Egli dev'essere accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti » (Ac 3,19-21). E san Paolo gli fa eco: « Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione se non una risurrezione dai morti? » (Rm 11,15). La partecipazione totale degli Ebrei (635) alla salvezza messianica a seguito della partecipazione totale dei pagani (636) permetterà al popolo di Dio di arrivare « alla piena maturità di Cristo » (Ep 4,13) nella quale « Dio sarà tutto in tutti » (1Co 15,28).

(632) Cf Rm 11,31.
(633) Cf Mt 23,39.
(634) Cf Rm 11,25.
(635) Cf Rm 11,12.
(636) Cf Rm 11,25 Lc 21,24.


L'ultima prova della Chiesa

675 Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. (637) La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra (638) svelerà il « mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne. (639)

(637) Cf
Lc 18,8 Mt 24,12.
(638) Cf Lc 21,12 Jn 15,19-20.
(639) Cf 2Th 2,4-12 1Th 5,2-3 2Jn 7 1Jn 2,18 1Jn 2,22.

676 Questa impostura anti-cristica si delinea già nel mondo ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza messianica che non può essere portata a compimento se non al di là di essa, attraverso il giudizio escatologico; anche sotto la sua forma mitigata, la Chiesa ha rigettato questa falsificazione del regno futuro sotto il nome di millenarismo, (640) soprattutto sotto la forma politica di un messianismo secolarizzato « intrinsecamente perverso ». (641)

(640) Cf Sant'Offizio, Decretum de millenarismo (19 luglio 1944):
DS 3839.
(641) Cf Pio XI, Lett. enc. Divini Redemptoris (19 marzo 1937): AAS 29 (1937) 65-106, che condanna « il falso misticismo » di questa « contraffazione della redenzione degli umili » (p. 69); Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, GS 20-21: AAS 58 (1966) 1040-1042.

677 La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest'ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. (642) Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa (643) secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male (644) che farà discendere dal cielo la sua Sposa. (645) Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell'ultimo giudizio (646) dopo l'ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa. (647)

(642) Cf
Ap 19,1-9.
(643) Cf Ap 13,8.
(644) Cf Ap 20,7-10.
(645) Cf Ap 21,2-4.
(646) Cf Ap 20,12.
(647) Cf 2P 3,12-13.


II. Per giudicare i vivi e i morti

678 In linea con i profeti (648) e con Giovanni Battista (649) Gesù ha annunziato nella sua predicazione il giudizio dell'ultimo giorno. Allora saranno messi in luce la condotta di ciascuno (650) e il segreto dei cuori. (651) Allora verrà condannata l'incredulità colpevole che non ha tenuto in alcun conto la grazia offerta da Dio. (652) L'atteggiamento verso il prossimo rivelerà l'accoglienza o il rifiuto della grazia e dell'amore divino. (653) Gesù dirà nell'ultimo giorno: « Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me » (Mt 25,40).

(648) Cf Dn Da 7,10 Jl 3-4 Ml 3,19.
(649) Cf Mt 3,7-12.
(650) Cf Mc 12,38-40.
(651) Cf Lc 12,1-3 Jn 3,20-21 Rm 2,16 1Co 4,5.
(652) Cf Mt 11,20-24 Mt 12,41-42.
(653) Cf Mt 5,22 Mt 7,1-5.

679 Cristo è Signore della vita eterna. Il pieno diritto di giudicare definitivamente le opere e i cuori degli uomini appartiene a lui in quanto Redentore del mondo. Egli ha « acquisito » questo diritto con la sua croce. Anche il Padre « ha rimesso ogni giudizio al Figlio » (Jn 5,22). (654) Ora, il Figlio non è venuto per giudicare, ma per salvare (655) e per donare la vita che è in lui. (656) È per il rifiuto della grazia nella vita presente che ognuno si giudica già da se stesso, (657) riceve secondo le sue opere (658) e può anche condannarsi per l'eternità rifiutando lo Spirito d'amore. (659)

(654) Cf Jn 5,27 Mt 25,31 Ac 10,42 Ac 17,31 2Tm 4,1.
(655) Cf Jn 3,17.
(656) Cf Jn 5,26.
(657) Cf Jn 3,18 Jn 12,48.
(658) Cf 1Co 3,12-15.
(659) Cf Mt 12,32 He 6,4-6 He 10,26-31.


In sintesi

680 Cristo Signore regna già attraverso la Chiesa, ma tutte le cose di questo mondo non gli sono ancora sottomesse. Il trionfo del regno di Cristo non avverrà senza un ultimo assalto delle potenze del male.

681 Nel giorno del giudizio, alla fine del mondo, Cristo verrà nella gloria per dare compimento al trionfo definitivo del bene sul male che, come il grano e la zizzania, saranno cresciuti insieme nel corso della storia.

682 Cristo glorioso, venendo alla fine dei tempi a giudicare i vivi e i morti, rivelerà la disposizione segreta dei cuori e renderà a ciascun uomo secondo le sue opere e secondo l'accoglienza o il rifiuto della grazia.






CAPITOLO TERZO

CREDO NELLO SPIRITO SANTO

683 « Nessuno può dire: "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo » (1Co 12,3). « Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! » (Ga 4,6). Questa conoscenza di fede è possibile solo nello Spirito Santo. Per essere in contatto con Cristo, bisogna dapprima essere stati toccati dallo Spirito Santo. È lui che ci precede e suscita in noi la fede. In forza del nostro Battesimo, primo sacramento della fede, la vita, che ha la sua sorgente nel Padre e ci è offerta nel Figlio, ci viene comunicata intimamente e personalmente dallo Spirito Santo nella Chiesa: Il Battesimo « ci accorda la grazia della nuova nascita in Dio Padre per mezzo del Figlio suo nello Spirito Santo. Infatti coloro che hanno lo Spirito di Dio sono condotti al Verbo, ossia al Figlio; ma il Figlio li presenta al Padre, e il Padre procura loro l'incorruttibilità. Dunque, senza lo Spirito, non è possibile vedere il Figlio di Dio, e, senza il Figlio, nessuno può avvicinarsi al Padre, perché la conoscenza del Padre è il Figlio, e la conoscenza del Figlio di Dio avviene per mezzo dello Spirito Santo ». (1)

(1) Sant'Ireneo di Lione, Demonstratio praedicationis apostolicae, 7: SC 62,41-42.

684 Lo Spirito Santo con la sua grazia è il primo nel destare la nostra fede e nel suscitare la vita nuova che consiste nel conoscere il Padre e colui che ha mandato, Gesù Cristo. (2) Tuttavia è l'ultimo nella rivelazione delle Persone della Santa Trinità. San Gregorio Nazianzeno, « il Teologo », spiega questa progressione con la pedagogia della « condiscendenza » divina:

« L'Antico Testamento proclamava chiaramente il Padre, più oscuramente il Figlio. Il Nuovo ha manifestato il Figlio, ha fatto intravvedere la divinità dello Spirito. Ora lo Spirito ha diritto di cittadinanza in mezzo a noi e ci accorda una visione più chiara di se stesso. Infatti non era prudente, quando non si professava ancora la divinità del Padre, proclamare apertamente il Figlio e, quando non era ancora ammessa la divinità del Figlio, aggiungere lo Spirito Santo come un fardello supplementare, per usare un'espressione un po' ardita. [...] Solo attraverso un cammino di avanzamento e di progresso "di gloria in gloria", la luce della Trinità sfolgorerà in più brillante trasparenza ».(3)

(2) Cf
Jn 17,3.
(3) San Gregorio Nazianzeno, Oratio 31 (Theologica 5), 26: SC 250, 326 (PG 36,161-164).

685 Credere nello Spirito Santo significa dunque professare che lo Spirito Santo è una delle Persone della Santa Trinità, consustanziale al Padre e al Figlio, « con il Padre e il Figlio adorato e glorificato ». (4) Per questo motivo si è trattato del mistero divino dello Spirito Santo nella « teologia » trinitaria. Qui, dunque, si considererà lo Spirito Santo solo nell'« economia » divina.

(4) Simbolo niceno-costantinopolitano:
DS 150.

686 Lo Spirito Santo è all'opera con il Padre e il Figlio dall'inizio al compimento del disegno della nostra salvezza. Tuttavia è solo negli « ultimi tempi », inaugurati con l'incarnazione redentrice del Figlio, che egli viene rivelato e donato, riconosciuto e accolto come Persona. Allora questo disegno divino, compiuto in Cristo, « Primogenito » e Capo della nuova creazione, potrà realizzarsi nell'umanità con l'effusione dello Spirito: la Chiesa, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna.



ARTICOLO 8

«CREDO NELLO SPIRITO SANTO»

687 « I segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio » (1Co 2,11). Ora, il suo Spirito, che lo rivela, ci fa conoscere Cristo, suo Verbo, sua Parola vivente, ma non manifesta se stesso. Colui che « ha parlato per mezzo dei profeti » (5) ci fa udire la parola del Padre. Lui, però, non lo sentiamo. Non lo conosciamo che nel movimento in cui ci rivela il Verbo e ci dispone ad accoglierlo nella fede. Lo Spirito di verità che ci svela Cristo non parla da sé. (6) Un tale annientamento, propriamente divino, spiega il motivo per cui « il mondo non può ricevere » lo Spirito, « perché non lo vede e non lo conosce » (Jn 14,17), mentre coloro che credono in Cristo lo conoscono perché dimora presso di loro.

(5) Simbolo niceno-costantinopolitano: DS 150.
(6) Cf Jn 16,13.

688 La Chiesa, comunione vivente nella fede degli Apostoli che essa trasmette, è il luogo della nostra conoscenza dello Spirito Santo:

— nelle Scritture, che egli ha ispirato;
— nella Tradizione, di cui i Padri della Chiesa sono i testimoni sempre attuali;
— nel Magistero della Chiesa, che egli assiste;
— nella liturgia sacramentale, attraverso le sue parole e i suoi simboli, in cui lo Spirito Santo ci mette in comunione con Cristo;
— nella preghiera, nella quale intercede per noi;
— nei carismi e nei ministeri per mezzo dei quali si edifica la Chiesa;
— nei segni di vita apostolica e missionaria;
— nella testimonianza dei santi, in cui egli manifesta la sua santità e continua l'opera della salvezza.



I. La missione congiunta del Figlio e dello Spirito

689 Colui che il Padre ha mandato nei nostri cuori, lo Spirito del suo Figlio, (7) è realmente Dio. Consustanziale al Padre e al Figlio, ne è inseparabile, tanto nella vita intima della Trinità quanto nel suo dono d'amore per il mondo. Ma adorando la Santissima Trinità, vivificante, consustanziale e indivisibile, la fede della Chiesa professa anche la distinzione delle Persone. Quando il Padre invia il suo Verbo, invia sempre il suo Soffio: missione congiunta in cui il Figlio e lo Spirito Santo sono distinti ma inseparabili. Certo, è Cristo che appare, egli, l'immagine visibile del Dio invisibile, ma è lo Spirito Santo che lo rivela.

(7) Cf
Ga 4,6.

690 Gesù è Cristo, « unto », perché lo Spirito ne è l'unzione, e tutto ciò che avviene a partire dall'incarnazione sgorga da questa pienezza. (8) Infine, quando Cristo è glorificato, (9) può, a sua volta, dal Padre, inviare lo Spirito a coloro che credono in lui: comunica loro la sua gloria, (10) cioè lo Spirito Santo che lo glorifica. (11) La missione congiunta si dispiegherà da allora in poi nei figli adottati dal Padre nel corpo del suo Figlio: la missione dello Spirito di adozione sarà di unirli a Cristo e di farli vivere in lui:

« La nozione di unzione suggerisce [...] che non c'è alcuna distanza tra il Figlio e lo Spirito. Infatti, come tra la superficie del corpo e l'unzione dell'olio né la ragione né la sensazione conoscono intermediari, così è immediato il contatto del Figlio con lo Spirito; di conseguenza colui che sta per entrare in contatto con il Figlio mediante la fede, deve necessariamente dapprima entrare in contatto con l'olio. Nessuna parte infatti è priva dello Spirito Santo. Ecco perché la confessione della signoria del Figlio avviene nello Spirito Santo per coloro che la ricevono, dato che lo Spirito Santo viene da ogni parte incontro a coloro che si approssimano per la fede ». (12)

(8) Cf
Jn 3,34.
(9) Cf Jn 7,39.
(10) Cf Jn 17,22.
(11) Cf Jn 16,14.
(12) San Gregorio di Nissa, Adversus Macedonianos de Spiritu Sancto, 16: Gregorii Nysseni opera, ed. W. Jaeger-H. Langerbeck, v. 31 (Leiden 1958) p. 102-103 (PG 45,1321).


II. Il nome, gli appellativi e i simboli dello Spirito Santo


Il nome proprio dello Spirito Santo

691 « Spirito Santo », tale è il nome proprio di colui che noi adoriamo e glorifichiamo con il Padre e il Figlio. La Chiesa lo ha ricevuto dal Signore e lo professa nel Battesimo dei suoi nuovi figli. (13)

Il termine « Spirito » traduce il termine ebraico Ruah, che nel suo senso primario significa soffio, aria, vento. Gesù utilizza proprio l'immagine sensibile del vento per suggerire a Nicodemo la novità trascendente di colui che è il Soffio di Dio, lo Spirito divino in persona. (14) D'altra parte, Spirito e Santo sono attributi divini comuni alle tre Persone divine. Ma, congiungendo i due termini, la Scrittura, la liturgia e il linguaggio teologico designano la Persona ineffabile dello Spirito Santo, senza possibilità di equivoci con gli altri usi dei termini « spirito » e « santo ».

(13) Cf
Mt 28,19.
(14) Cf Jn 3,5-8.


Gli appellativi dello Spirito Santo

692 Gesù, quando annunzia e promette la venuta dello Spirito Santo, lo chiama “Paraclito”, letteralmente: « Colui che è chiamato vicino », « advocatus » (Jn 14,16 Jn 14,26 Jn 15,26 Jn 16,7). “Paraclito” viene abitualmente tradotto « Consolatore », essendo Gesù il primo consolatore. (15) Il Signore stesso chiama lo Spirito Santo « Spirito di verità » (Jn 16,13).

(15) Cf 1Jn 2,1.

693 Oltre al suo nome proprio, che è il più usato negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere, in san Paolo troviamo gli appellativi: « Spirito [...] promesso » (Ep 1,13 Ga 3,14), « Spirito da figli adottivi » (Rm 8,15 Ga 4,6), « Spirito di Cristo » (Rm 8,9), « Spirito del Signore » (2Co 3,17), « Spirito di Dio » (Rm 8,9 Rm 8,14 Rm 15,19 1Co 6,11 1Co 7,40) e, in san Pietro, « Spirito della gloria » (1P 4,14).


I simboli dello Spirito Santo

694 L'acqua. Il simbolismo dell'acqua significa l'azione dello Spirito Santo nel Battesimo, poiché dopo l'invocazione dello Spirito Santo essa diviene il segno sacramentale efficace della nuova nascita: come la gestazione della nostra prima nascita si è operata nell'acqua, allo stesso modo l'acqua battesimale significa realmente che la nostra nascita alla vita divina ci è donata nello Spirito Santo. Ma, « battezzati in un solo Spirito », noi « ci siamo » anche « abbeverati a un solo Spirito » (1Co 12,13): lo Spirito, dunque, è anche personalmente l'Acqua viva che scaturisce da Cristo crocifisso come dalla sua sorgente (16) e che in noi zampilla per la vita eterna. (17)

(16) Cf Jn 19,34 1Jn 5,8.
(17) Cf Jn 4,10-14 Jn 7,38 Ex 17,1-6 Is 55,1 Za 14,8 1Co 10,4 Ap 21,6 Ap 22,17.

695 L'unzione. Il simbolismo dell'unzione con l'olio è talmente significativo dello Spirito Santo da divenirne il sinonimo. (18) Nell'iniziazione cristiana essa è il segno sacramentale della Confermazione, chiamata giustamente nelle Chiese d'Oriente « Crismazione ». Ma per coglierne tutta la forza, bisogna tornare alla prima unzione compiuta dallo Spirito Santo: quella di Gesù. Cristo (« Messia » in ebraico) significa « unto » dallo Spirito di Dio. Nell'Antica Alleanza ci sono stati alcuni « unti » del Signore, (19) primo fra tutti il re Davide. (20) Ma Gesù è l'unto di Dio in una maniera unica: l'umanità che il Figlio assume è totalmente « unta di Spirito Santo ». Gesù è costituito « Cristo » dallo Spirito Santo. (21) La Vergine Maria concepisce Cristo per opera dello Spirito Santo, il quale, attraverso l'angelo, lo annunzia come Cristo fin dalla nascita (22) e spinge Simeone ad andare al Tempio per vedere il Cristo del Signore; (23) è lui che ricolma Cristo, (24) è sua la forza che esce da Cristo negli atti di guarigione e di risanamento. (25) È lui, infine, che risuscita Cristo dai morti. (26) Allora, costituito pienamente « Cristo » nella sua umanità vittoriosa della morte, (27) Gesù effonde a profusione lo Spirito Santo, finché « i santi » costituiranno, nella loro unione all'umanità del Figlio di Dio, l'« uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo » (Ep 4,13): « il Cristo totale », secondo l'espressione di sant'Agostino. (28)

(18) Cf 1Jn 2,20 1Jn 2,27 2Co 1,21.
(19) Cf Ex 30,22-32.
(20) Cf 1S 16,13.
(21) Cf Lc 4,18-19 Is 61,1.
(22) Cf Lc 2,11.
(23) Cf Lc 2,26-27.
(24) Cf Lc 4,1.
(25) Cf Lc 6,19 Lc 8,46.
(26) Cf Rm 1,4 Rm 8,11.
(27) Cf Ac 2,36.
(28) Sant'Agostino, Sermo 341, 1, 1: PL 39, 1493; Ibid. 9, 11: PL 39, 1499.

696 Il fuoco. Mentre l'acqua significava la nascita e la fecondità della vita donata nello Spirito Santo, il fuoco simbolizza l'energia trasformante degli atti dello Spirito Santo. Il profeta Elia, che « sorse simile al fuoco » e la cui « parola bruciava come fiaccola » (Si 48,1), con la sua preghiera attira il fuoco del cielo sul sacrificio del monte Carmelo, (29) figura del fuoco dello Spirito Santo che trasforma ciò che tocca. Giovanni Battista, che cammina innanzi al Signore è « con lo spirito e la forza di Elia » (Lc 1,17), annunzia Cristo come colui che « battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Lc 3,16), quello Spirito di cui Gesù dirà: « Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! » (Lc 12,49). È sotto la forma di « lingue come di fuoco » che lo Spirito Santo si posa sui discepoli il mattino di pentecoste e li riempie di sé. (30) La tradizione spirituale riterrà il simbolismo del fuoco come uno dei più espressivi dell'azione dello Spirito Santo: (31) « Non spegnete lo Spirito » (1Th 5,19).

(29) Cf 1R 18,38-39.
(30) Cf Ac 2,3-4.
(31) Cf San Giovanni della Croce, Llama de amor viva: Biblioteca Mística Carmelitana, v. 13 (Burgos 1931) p. 1-102; 103-213.

697 La nube e la luce. Questi due simboli sono inseparabili nelle manifestazioni dello Spirito Santo. Fin dalle teofanie dell'Antico Testamento, la nube, ora oscura, ora luminosa, rivela il Dio vivente e salvatore, velando la trascendenza della sua gloria: con Mosè sul monte Sinai, (32) presso la tenda del convegno (33) e durante il cammino nel deserto; (34) con Salomone al momento della dedicazione del Tempio. (35) Ora, queste figure sono portate a compimento da Cristo nello Spirito Santo. È questi che scende sulla Vergine Maria e su di lei stende la « sua ombra », affinché ella concepisca e dia alla luce Gesù. (36) Sulla montagna della trasfigurazione è lui che viene nella nube che avvolge Gesù, Mosè e Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni, e « dalla nube » esce una voce che dice: « Questi è il mio Figlio, l'eletto; ascoltatelo » (Lc 9,35). Infine, è la stessa nube che sottrae Gesù allo sguardo dei discepoli il giorno dell'ascensione (37) e che lo rivelerà Figlio dell'uomo nella sua gloria il giorno della sua venuta. (38)

(32) Cf Ex 24,15-18.
(33) Cf Ex 33,9-10.
(34) Cf Ex 40,36-38 1Co 10,1-2.
(35) Cf 1R 8,10-12.
(36) Cf Lc 1,35.
(37) Cf Ac 1,9.
(38) Cf Lc 21,27.

698 Il sigillo è un simbolo vicino a quello dell'unzione. Infatti su Cristo «Dio ha messo il suo sigillo» (Jn 6,27), e in lui il Padre segna anche noi con il suo sigillo. (39) Poiché indica l'effetto indelebile dell'unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Ordine, l'immagine del sigillo (“sphragis”), è stata utilizzata in certe tradizioni teologiche per esprimere il « carattere » indelebile impresso da questi tre sacramenti che non possono essere ripetuti.

699 La mano. Imponendo le mani Gesù guarisce i malati (40) e benedice i bambini. (41) Nel suo nome, gli Apostoli compiranno gli stessi gesti. (42) Ancor di più, è mediante l'imposizione delle mani da parte degli Apostoli che viene donato lo Spirito Santo. (43) La lettera agli Ebrei mette l'imposizione delle mani tra gli « articoli fondamentali » del suo insegnamento. (44) La Chiesa ha conservato questo segno dell'effusione onnipotente dello Spirito Santo nelle epiclesi sacramentali.

(39) Cf
2Co 1,22 Ep 1,13 Ep 4,30.
(40) Cf Mc 6,5 Mc 8,23.
(41) Cf Mc 10,16.
(42) Cf Mc 16,18 Ac 5,12 Ac 14,3.
(43) Cf Ac 8,17-19 Ac 13,3 Ac 19,6.
(44) Cf He 6,2.

700 Il dito. « Con il dito di Dio » Gesù scaccia « i demoni ». (45) Se la Legge di Dio è stata scritta su tavole di pietra « dal dito di Dio » (Ex 31,18), « la lettera di Cristo », affidata alle cure degli Apostoli, è « scritta con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei [...] cuori » (2Co 3,3). L'inno « Veni, Creator Spiritus » invoca lo Spirito Santo come « dexterae Dei tu digitus – dito della mano di Dio ». (46)

(45) Cf Lc 11,20.
(46) Domenica di Pentecoste, Inno ai I e II Vespri: Liturgia delle Ore, v. 2 (Libreria Editrice Vaticana 1981) p. 919 e 942.

701 La colomba. Alla fine del diluvio (il cui simbolismo riguarda il Battesimo), la colomba fatta uscire da Noè torna, portando nel becco un freschissimo ramoscello d'ulivo, segno che la terra è di nuovo abitabile. (47) Quando Cristo risale dall'acqua del suo battesimo, lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, scende su di lui e in lui rimane. (48) Lo Spirito scende e prende dimora nel cuore purificato dei battezzati. In alcune chiese, la santa Riserva eucaristica è conservata in una custodia metallica a forma di colomba (il columbarium) appesa al di sopra dell'altare. Il simbolo della colomba per indicare lo Spirito Santo è tradizionale nell'iconografia cristiana.

(47) Cf
Gn 8,8-12.
(48) Cf Mt 3,16 e par.


III. Lo Spirito e la Parola di Dio nel tempo delle promesse

702 Dalle origini fino alla « pienezza del tempo », (49) la missione congiunta del Verbo e dello Spirito del Padre rimane nascosta, ma è all'opera. Lo Spirito di Dio va preparando il tempo del Messia, e l'uno e l'altro, pur non essendo ancora pienamente rivelati, vi sono già promessi, affinché siano attesi e accolti al momento della loro manifestazione. Per questo, quando la Chiesa legge l'Antico Testamento, (50) vi cerca (51) ciò che lo Spirito, « che ha parlato per mezzo dei profeti », (52) vuole dirci di Cristo. Con il termine « profeti » la fede della Chiesa intende in questo caso tutti coloro che furono ispirati dallo Spirito Santo nel vivo annuncio e nella redazione dei Libri Sacri, sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento. La tradizione ebraica distingue la Legge (i primi cinque libri o Pentateuco), i Profeti (corrispondenti ai nostri libri detti storici e profetici) e gli Scritti (soprattutto sapienziali, in particolare i Salmi). (53)

(49) Cf
Ga 4,4.
(50) Cf 2Co 3,14.
(51) Cf Jn 5,39 Jn 5,46.
(52) Simbolo niceno-costantinopolitano: DS 150.
(53) Cf Lc 24,44.


Nella creazione

703 La Parola di Dio e il suo Soffio sono all'origine dell'essere e della vita di ogni creatura: (54) « È proprio dello Spirito Santo governare, santificare e animare la creazione, perché egli è Dio consustanziale al Padre e al Figlio [...]. Egli ha potere sulla vita, perché, essendo Dio, custodisce la creazione nel Padre per mezzo del Figlio ». (55)

(54) Cf
Ps 33,6 Ps 104,30 Gn 1,2 Gn 2,7 Qo 3,20-21 Ez 37,10.
(55) Ufficio delle Ore bizantino. Mattutino della Domenica del modo secondo, Antifone 1 e 2(Roma 1885) p. 107.

704 « Quanto all'uomo, Dio l'ha plasmato con le sue proprie mani [cioè il Figlio e lo Spirito Santo] [...] e sulla carne plasmata disegnò la sua propria forma, in modo che anche ciò che era visibile portasse la forma divina ». (56)

(56) Sant'Ireneo di Lione, Demonstratio praedicationis apostolicae, 11: SC 62,48-49.


Lo Spirito della Promessa

705 Sfigurato dal peccato e dalla morte, l'uomo rimane « a immagine di Dio », a immagine del Figlio, ma è privo « della gloria di Dio », (57) della « somiglianza ». La Promessa fatta ad Abramo inaugura l'Economia della salvezza, al termine della quale il Figlio stesso assumerà « l'immagine » (58) e la restaurerà nella « somiglianza » con il Padre, ridonandole la gloria, lo Spirito « che dà la vita ».

(57) Cf
Rm 3,23.
(58) Cf Jn 1,14 Ph 2,7.

706 Contro ogni speranza umana, Dio promette ad Abramo una discendenza, come frutto della fede e della potenza dello Spirito Santo. (59) In essa saranno benedetti tutti i popoli della terra. (60) Questa discendenza sarà Cristo, (61) nel quale l'effusione dello Spirito Santo riunirà insieme i figli di Dio che erano dispersi. (62) Impegnandosi con giuramento, (63) Dio si impegna già al dono del suo Figlio Prediletto (64) e al dono dello Spirito della Promessa che prepara la redenzione del popolo che Dio si è acquistato. (65)

(59) 5 Cf
Gn 18,1-15 Lc 1,26-38 Lc 1,54-55 Jn 1,12-13 Rm 4,16-21.
(60) Cf Gn 12,3.
(61) Cf Ga 3,16.
(62) Cf Jn 11,52.
(63) Cf Lc 1,73.
(64) Cf Gn 22,17-18 Rm 8,32 Jn 3,16.
(65) Cf Ep 1,13-14 Ga 3,14.

Nelle teofanie e nella Legge

707 Le teofanie (manifestazioni di Dio) illuminano il cammino della Promessa, dai patriarchi a Mosè e da Giosuè fino alle visioni che inaugurano la missione dei grandi profeti. La tradizione cristiana ha sempre riconosciuto che in queste teofanie si lasciava vedere e udire il Verbo di Dio, ad un tempo rivelato e « adombrato » nella nube dello Spirito Santo.

708 Questa pedagogia di Dio appare specialmente nel dono della Legge, (66) la quale è stata donata come un « pedagogo » per condurre il popolo a Cristo. (67) Tuttavia, la sua impotenza a salvare l'uomo, privo della « somiglianza » divina, e l'accresciuta conoscenza del peccato che da essa deriva (68) suscitano il desiderio dello Spirito Santo. I gemiti dei salmi lo testimoniano.

(66) Cf
Ex 19-20 Dt 1-11 Dt 29-30.
(67) Cf Ga 3,24.
(68) Cf Rm 3,20.


Catechismo Chiesa Catt. 665