Catechismo Chiesa Catt. 767

La Chiesa - manifestata dallo Spirito Santo

767 « Compiuta l'opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra, il giorno di pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa ». (178) Allora « la Chiesa fu manifestata pubblicamente alla moltitudine [ed] ebbe inizio attraverso la predicazione e la diffusione del Vangelo ». (179) Essendo « convocazione » di tutti gli uomini alla salvezza, la Chiesa è missionaria per sua natura, inviata da Cristo a tutti i popoli, per farli discepoli. (180)

(178) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 4, AAS 57 (1965) 6.
(179) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes AGD 4, AAS 58 (1966) 950.
(180) Cf Mt 28,19-20 Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes AGD 2, AAS 58 948; Ibid AGD 5-6, AAS 58 951-955.

768 Perché la Chiesa possa realizzare la sua missione, lo Spirito Santo « la provvede di diversi doni gerarchici e carismatici, con i quali la dirige ». (181) « La Chiesa perciò, fornita dei doni del suo Fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti di carità, di umiltà e di abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l'inizio ». (182)

(181) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 4, AAS 57 (1965) 7.
(182) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 5, AAS 57 (1965) 8.


La Chiesa - pienamente compiuta nella gloria

769 « La Chiesa [...] non avrà il suo compimento se non nella gloria del cielo », (183) al momento del ritorno glorioso di Cristo. Fino a quel giorno, « la Chiesa prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio ». (184) Quaggiù si sente in esilio, lontana dal Signore; (185) « anela al regno perfetto e con tutte le sue forze spera e brama di unirsi al suo Re nella gloria ». (186) Il compimento della Chiesa – e per suo mezzo del mondo – nella gloria non avverrà se non attraverso molte prove. Allora soltanto, « tutti i giusti, a partire da Adamo, "dal giusto Abele fino all'ultimo eletto", saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale ». (187)

(183) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 48, AAS 57 (1965) 53.
(184) Sant'Agostino, De civitate Dei, 18, 51: CSEL 402, 354 (PL 41, 614); cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, LG 8: AAS 57 (1965) 12.
(185) Cf 2Co 5,6 Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 6, AAS 57 9.
(186) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 5, AAS 57 (1965) 8.
(187) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 2, AAS 57 (1965) 6.


III. Il mistero della Chiesa

770 La Chiesa è nella storia, ma nello stesso tempo la trascende. È unicamente « con gli occhi della fede » (188) che si può scorgere nella sua realtà visibile una realtà contemporaneamente spirituale, portatrice di vita divina.

(188) Catechismo Romano, 1, 10, 20: ed. P. Rodríguez (Città del Vaticano-Pamplona 1989) p. 117.


La Chiesa - insieme visibile e spirituale

771 « Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra la sua Chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, come un organismo visibile; incessantemente la sostenta e per essa diffonde su tutti la verità e la grazia ». La Chiesa è ad un tempo:

— « la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo »;
— « l'assemblea visibile e la comunità spirituale »;
— « la Chiesa della terra e la Chiesa ormai in possesso dei beni celesti ».

Queste dimensioni « formano una sola complessa realtà risultante di un elemento umano e di un elemento divino ». (189)

La Chiesa « ha la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina; tutto questo in modo che quanto in lei è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura verso la quale siamo incamminati ». (190)

« O umiltà! O sublimità! Tabernacolo di Cedar, santuario di Dio; abitazione terrena, celeste reggia; dimora di fango, sala regale; corpo di morte, tempio di luce; infine, rifiuto per i superbi, ma sposa di Cristo! Bruna sei, ma bella, o figlia di Gerusalemme: se anche la fatica e il dolore del lungo esilio ti sfigurano, ti adorna tuttavia la bellezza celeste ». (191)

(189) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 8, AAS 57 (1965) 11.
(190) Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium SC 2, AAS 56 (1964) 98.
(191) San Bernardo di Chiaravalle, In Canticum sermo, 27, 7, 14: Opera, ed. J. Leclercq-C.H. Talbot-H. Rochais, v. 1 (Roma 1957) p. 191.


La Chiesa - mistero dell'unione degli uomini con Dio

772 È nella Chiesa che Cristo compie e rivela il suo proprio mistero come il fine del disegno di Dio: « ricapitolare in Cristo tutte le cose » (Ep 1,10). San Paolo chiama « mistero grande » (Ep 5,32) l'unione sponsale di Cristo con la Chiesa. Poiché la Chiesa è unita a Cristo come al suo Sposo, (192) diventa essa stessa a sua volta mistero. (193) Contemplando in essa il mistero, san Paolo scrive: « Cristo in voi, speranza della gloria» (Col 1,27).

(192) Cf Ep 5,25-27.
(193) Cf Ep 3,9-11.

773 Nella Chiesa questa comunione degli uomini con Dio mediante la carità che « non avrà mai fine » (1Co 13,8) è lo scopo cui tende tutto ciò che in essa è mezzo sacramentale, legato a questo mondo destinato a passare. (194) « La sua struttura è completamente ordinata alla santità delle membra di Cristo. E la santità si misura secondo il "grande mistero", nel quale la Sposa risponde col dono dell'amore al dono dello Sposo ». (195) Maria precede tutti noi sulla via verso la santità che è il mistero della Chiesa in quanto Sposa senza macchia né ruga. (196) Per questo motivo « la dimensione mariana della Chiesa precede la sua dimensione petrina ». (197)

(194) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 48, AAS 57 (1965) 53.
(195) Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, MD 27: AAS 80 (1988) 1718.
(196) Cf Ep 5,27.
(197) Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, MD 27: AAS 80 (1988) 1718, nota 55.


La Chiesa - sacramento universale di salvezza

774 La parola greca “mysterion” è stata tradotta in latino con due termini: mysterium e sacramentum. Nell'interpretazione ulteriore, il termine sacramentum esprime più precisamente il segno visibile della realtà nascosta della salvezza, indicata dal termine mysterium. In questo senso, Cristo stesso è il mistero della salvezza: « Non est enim aliud Dei mysterium, nisi Christus – Non v'è altro mistero di Dio, se non Cristo ». (198) L'opera salvifica della sua umanità santa e santificante è il sacramento della salvezza che si manifesta e agisce nei sacramenti della Chiesa (che le Chiese d'Oriente chiamano anche « i santi misteri »). I sette sacramenti sono i segni e gli strumenti mediante i quali lo Spirito Santo diffonde la grazia di Cristo, che è il Capo, nella Chiesa, che è il suo corpo. La Chiesa, dunque, contiene e comunica la grazia invisibile che essa significa. È in questo senso analogico che viene chiamata « sacramento ».

(198) Sant'Agostino, Epistula 187, 11, 34: CSEL 57, 113 (PL 33, 845).

775 « La Chiesa è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano ». (199) Essere il sacramento dell'intima unione degli uomini con Dio: ecco il primo fine della Chiesa. Poiché la comunione tra gli uomini si radica nell'unione con Dio, la Chiesa è anche il sacramento dell'unità del genere umano. In essa, tale unità è già iniziata poiché essa raduna uomini « di ogni nazione, razza, popolo e lingua » (Ap 7,9); nello stesso tempo, la Chiesa è « segno e strumento » della piena realizzazione di questa unità che deve ancora compiersi.

(199) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 1, AAS 57 (1965) 5.

776 In quanto sacramento, la Chiesa è strumento di Cristo. Nelle sue mani essa è lo « strumento della redenzione di tutti », (200) « il sacramento universale della salvezza », (201) attraverso il quale Cristo « svela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo ». (202) Essa « è il progetto visibile dell'amore di Dio per l'umanità », (203) progetto che vuole « la costituzione di tutto il genere umano nell'unico popolo di Dio, la sua riunione nell'unico corpo di Cristo, la sua edificazione nell'unico tempio dello Spirito Santo ». (204)

(200) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 9, AAS 57 (1965) 13.
(201) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 48, AAS 57 (1965) 53.
(202) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes GS 45, AAS 58 (1966) 1066.
(203) Paolo VI, Discorso al Sacro Collegio dei Cardinali (22 giugno 1973): AAS 65 (1973) 391.
(204) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes AGD 7, AAS 58 (1966) 956; cf Id., Cost. dogm. Lumen gentium, LG 17: AAS 57 (1965) 20-21.


In sintesi

777 La parola « Chiesa » significa « convocazione ». Designa l'assemblea di coloro che la Parola di Dio convoca per formare il popolo di Dio e che, nutriti dal Corpo di Cristo, diventano essi stessi corpo di Cristo.

778 La Chiesa è ad un tempo via e fine del disegno di Dio: prefigurata nella creazione, preparata nell'Antica Alleanza, fondata dalle parole e dalle azioni di Gesù Cristo, realizzata mediante la sua croce redentrice e la sua risurrezione, essa è manifestata come mistero di salvezza con l'effusione dello Spirito Santo. Avrà il suo compimento nella gloria del cielo come assemblea di tutti i redenti della terra. (205)

(205) Cf
Ap 14,4.

779 La Chiesa è ad un tempo visibile e spirituale, società gerarchica e corpo mistico di Cristo. È una, formata di un elemento umano e di un elemento divino. Questo è il suo mistero, che solo la fede può accogliere.

780 La Chiesa è in questo mondo il sacramento della salvezza, il segno e lo strumento della comunione di Dio e degli uomini.







Paragrafo 2. LA CHIESA - POPOLO DI DIO, CORPO DI CRISTO,

TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO




I. La Chiesa - popolo di Dio

781 « In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la sua giustizia. Tuttavia piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse. Si scelse quindi per sé il popolo israelita, stabilì con lui un'alleanza e lo formò progressivamente [...]. Tutto questo però avvenne in preparazione e in figura di quella nuova e perfetta Alleanza che doveva concludersi in Cristo [...] cioè la Nuova Alleanza nel suo sangue, chiamando gente dai Giudei e dalle nazioni, perché si fondesse in unità non secondo la carne, ma nello Spirito ». (206)

(206) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 9, AAS 57 (1965) 12-13.


Le caratteristiche del popolo di Dio

782 Il popolo di Dio presenta caratteristiche che lo distinguono nettamente da tutti i raggruppamenti religiosi, etnici, politici o culturali della storia:

— È il popolo di Dio: Dio non appartiene in proprio ad alcun popolo. Ma egli si è acquistato un popolo da coloro che un tempo erano non-popolo: « la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa » (
1P 2,9).

— Si diviene membri di questo popolo non per la nascita fisica, ma per la « nascita dall'alto », « dall'acqua e dallo Spirito » (Jn 3,3-5), cioè mediante la fede in Cristo e il Battesimo.

— Questo popolo ha per Capo Gesù Cristo (Unto, Messia): poiché la medesima unzione, lo Spirito Santo, scorre dal Capo al corpo, esso è « il popolo messianico ».

— « Questo popolo ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come nel suo tempio ». (207)

— « Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati ». (208) È la legge « nuova » dello Spirito Santo. (209)

— Ha per missione di essere il sale della terra e la luce del mondo. (210) « Costituisce per tutta l'umanità un germe validissimo di unità, di speranza e di salvezza ». (211)

— « E, da ultimo, ha per fine il regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento ». (212)

(207) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 9, AAS 57 (1965) 13.
(208) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 9, AAS 57 (1965) 13; cf Gv 13,34.
(209) Cf Rm 8,2 Ga 5,25.
(210) Cf Mt 5,13-16.
(211) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 9, AAS 57 (1965) 13.
(212) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 9, AAS 57 (1965) 13.


Un popolo sacerdotale, profetico e regale

783 Gesù Cristo è colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha costituito « Sacerdote, Profeta e Re ». L'intero popolo di Dio partecipa a queste tre funzioni di Cristo e porta le responsabilità di missione e di servizio che ne derivano. (213)

(213) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis
RH 18-21, AAS 71 (1979) 301-320.

784 Entrando nel popolo di Dio mediante la fede e il Battesimo, si è resi partecipi della vocazione unica di questo popolo, la vocazione sacerdotale: « Cristo Signore, Pontefice assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo "un regno e dei sacerdoti per Dio, suo Padre". Infatti, per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo ». (214)

(214) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 10, AAS 57 (1965) 14.

785 « Il popolo santo di Dio partecipa pure alla funzione profetica di Cristo ». Ciò soprattutto per il senso soprannaturale della fede che è di tutto il popolo, laici e gerarchia, quando « aderisce indefettibilmente alla fede una volta per tutte trasmessa ai santi » (215) e ne approfondisce la comprensione e diventa testimone di Cristo in mezzo a questo mondo.

(215) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 12, AAS 57 (1965) 16.

786 Il popolo di Dio partecipa infine alla funzione regale di Cristo. Cristo esercita la sua regalità attirando a sé tutti gli uomini mediante la sua morte e la sua risurrezione. (216) Cristo, Re e Signore dell'universo, si è fatto il servo di tutti, non essendo « venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti » (Mt 20,28). Per il cristiano « regnare » è « servire » Cristo, (217) soprattutto « nei poveri e nei sofferenti », nei quali la Chiesa riconosce « l'immagine del suo Fondatore, povero e sofferente ». (218) Il popolo di Dio realizza la sua « dignità regale » vivendo conformemente a questa vocazione di servire con Cristo.

« Tutti quelli che sono rinati in Cristo conseguono dignità regale per il segno della croce. Con l'unzione dello Spirito Santo sono consacrati sacerdoti. Non c'è quindi solo quel servizio specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani, rivestiti di un carisma spirituale e usando della loro ragione, si riconoscono membra di questa stirpe regale e partecipi della funzione sacerdotale. Non è forse funzione regale il fatto che un'anima governi il suo corpo in sottomissione a Dio? Non è forse funzione sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli sull'altare del proprio cuore i sacrifici immacolati del nostro culto? ». (219)

(216) Cf Jn 12,32.
(217) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 36, AAS 57 (1965) 41.
(218) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 8, AAS 57 (1965) 12.
(219) San Leone Magno, Sermo 4, 1: CCL 138, 16-17 (PL 54, 149).


II. La Chiesa - corpo di Cristo


La Chiesa è comunione con Gesù

787 Fin dall'inizio Gesù ha associato i suoi discepoli alla sua vita; (220) ha loro rivelato il mistero del Regno; (221) li ha resi partecipi della sua missione, della sua gioia (222) e delle sue sofferenze. (223) Gesù parla di una comunione ancora più intima tra sé e coloro che lo seguiranno: « Rimanete in me e io in voi. [...] Io sono la vite, voi i tralci » (Jn 15,4-5). Annunzia inoltre una comunione misteriosa e reale tra il suo proprio corpo e il nostro: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui» (Jn 6,56).

(220) Cf Mc 1,16-20 Mc 3,13-19.
(221) Cf Mt 13,10-17.
(222) Cf Lc 10,17-20.
(223) Cf Lc 22,28-30.

788 Quando la sua presenza visibile è stata tolta ai discepoli, Gesù non li ha lasciati orfani. (224) Ha promesso di restare con loro sino alla fine dei tempi, (225) ha mandato loro il suo Spirito. (226) In un certo senso, la comunione con Gesù è diventata più intensa: « Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, chiamati da tutte le genti ». (227)

(224) Cf
Jn 14,18.
(225) Cf Mt 28,20.
(226) Cf Jn 20,22 Ac 2,33.
(227) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 7, AAS 57 (1965) 9.

789 Il paragone della Chiesa con il corpo illumina l'intimo legame tra la Chiesa e Cristo. Essa non è soltanto radunata attorno a lui; è unificata in lui, nel suo corpo. Tre aspetti della Chiesa-corpo di Cristo vanno sottolineati in modo particolare: l'unità di tutte le membra tra di loro in forza della loro unione a Cristo; Cristo Capo del corpo; la Chiesa, Sposa di Cristo.


«Un solo corpo»

790 I credenti che rispondono alla Parola di Dio e diventano membra del corpo di Cristo, vengono strettamente uniti a Cristo: « In quel corpo la vita di Cristo si diffonde nei credenti che attraverso i sacramenti vengono uniti in modo arcano ma reale a Cristo che ha sofferto ed è stato glorificato ». (228) Ciò è particolarmente vero del Battesimo, in virtù del quale siamo uniti alla morte e alla risurrezione di Cristo, (229) e dell'Eucaristia, mediante la quale « partecipando realmente al Corpo del Signore, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi ». (230)

(228) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 7, AAS 57 (1965) 9.
(229) Cf Rm 6,4-5 1Co 12,13.
(230) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 7, AAS 57 (1965) 9.

791 L'unità del corpo non elimina la diversità delle membra: « Nell'edificazione del corpo di Cristo vige la diversità delle membra e delle funzioni. Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce i suoi vari doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei servizi ». (231) L'unità del corpo mistico genera e stimola tra i fedeli la carità: « E quindi se un membro soffre, soffrono con esso tutte le altre membra; se un membro è onorato, ne gioiscono con esso tutte le altre membra ». (232) Infine, l'unità del corpo mistico vince tutte le divisioni umane: « Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più né giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù » (Ga 3,27-28).

(231) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 7, AAS 57 (1965) 10.
(232) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 7, AAS 57 (1965) 10.


«Capo di questo corpo è Cristo»

792 Cristo « è il Capo del corpo, cioè della Chiesa » (Col 1,18). È il Principio della creazione e della redenzione. Elevato alla gloria del Padre, ha « il primato su tutte le cose » (Col 1,18), principalmente sulla Chiesa, per mezzo della quale estende il suo regno su tutte le cose.

793 Egli ci unisce alla sua pasqua. Tutte le membra devono sforzarsi di conformarsi a lui finché in esse « non sia formato Cristo » (Ga 4,19). « Per questo siamo assunti ai misteri della sua vita. [...] Come il corpo al Capo veniamo associati alle sue sofferenze e soffriamo con lui per essere con lui glorificati ». (233)

(233) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 7, ASS 57 (1965) 10.

794 Egli provvede alla nostra crescita. (234) Per farci crescere verso di lui, nostro Capo, (235) Cristo dispone nel suo corpo, la Chiesa, i doni e i ministeri attraverso i quali noi ci aiutiamo reciprocamente lungo il cammino della salvezza.

(234) Cf
Col 2,19.
(235) Cf Ep 4,11-16.

795 Cristo e la Chiesa formano, dunque, il « Cristo totale » [« Christus totus »]. La Chiesa è una con Cristo. I santi hanno una coscienza vivissima di tale unità:

« Rallegriamoci, rendiamo grazie a Dio, non soltanto perché ci ha fatti diventare cristiani, ma perché ci ha fatto diventare Cristo stesso. Vi rendete conto, fratelli, di quale grazia ci ha fatto Dio, donandoci Cristo come Capo? Esultate, gioite, siamo divenuti Cristo. Se egli è il Capo, noi siamo le membra: siamo un uomo completo, egli e noi. [...] Pienezza di Cristo: il Capo e le membra. Qual è la Testa, e quali sono le membra? Cristo e la Chiesa ». (236)

« Redemptor noster unam se personam cum sancta Ecclesia, quam assumpsit, exhibuit – Il nostro Redentore presentò se stesso come unica persona unita alla santa Chiesa, da lui assunta ». (237)

« Caput et membra, quasi una persona mystica – Capo e membra sono, per così dire, una sola persona mistica ». (238)

Una parola di santa Giovanna d'Arco ai suoi giudici riassume la fede dei santi dottori ed esprime il giusto sentire del credente: « A mio avviso, Gesù Cristo e la Chiesa sono un tutt’uno, e non bisogna sollevare difficoltà ». (239)

(236) Sant'Agostino, In Iohannis evangelium tractatus, 21, 8: CCL 36, 216-217 (PL 35, 1568).
(237) San Gregorio Magno, Moralia in Iob, Praefatio, 6, 14: CCL 143, 19 (PL 75, 525).
(238) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae,
III 48,2, ad 1: Ed. Leon. 11, 464.
(239) Santa Giovanna d'Arco, Dictum: Procès de condamnation, ed. P. Tisset (Paris 1960) p. 166 (testo francese).


La Chiesa è la Sposa di Cristo

796 L'unità di Cristo e della Chiesa, Capo e membra del corpo, implica anche la distinzione dei due in una relazione personale. Questo aspetto spesso viene espresso con l'immagine dello sposo e della sposa. Il tema di Cristo Sposo della Chiesa è stato preparato dai profeti e annunziato da Giovanni Battista. (240) Il Signore stesso si è definito come lo « Sposo » (Mc 2,19). (241) L'Apostolo presenta la Chiesa e ogni fedele, membro del suo corpo, come una Sposa « fidanzata » a Cristo Signore, per formare con lui un solo Spirito. (242) Essa è la Sposa senza macchia dell'Agnello immacolato, (243) che Cristo ha amato e per la quale ha dato se stesso, « per renderla santa » (Ep 5,26), che ha unito a sé con una Alleanza eterna e di cui non cessa di prendersi cura come del suo proprio corpo. (244)

« Ecco il Cristo totale, capo e corpo, uno solo formato da molti. [...] Sia il capo a parlare, o siano le membra, è sempre Cristo che parla: parla nella persona del capo [« ex persona capitis »], parla nella persona del corpo ["ex persona corporis"]. Che cosa, infatti, sta scritto? "Saranno due in una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa" (Ep 5,31-32). E Cristo stesso nel Vangelo: "Non sono più due, ma una carne sola" (Mt 19,6). Difatti, come ben sapete, queste persone sono sì due, ma poi diventano una sola nell'unione sponsale. [...] Dice di essere "sposo" in quanto capo, e "sposa" in quanto corpo ». (245)

(240) Cf Jn 3,29.
(241) Cf Mt 22,1-14 Mt 25,1-13.
(242) Cf 1Co 6,15-17 2Co 11,2.
(243) Cf Ap 22,17 Ep 1,4 Ep 5,27.
(244) Cf Ep 5,29.
(245) Sant'Agostino, Enarratio in Psalmum 74, 4: CCL 39, 1027 (PL 37, 948-949).


III. La Chiesa - tempio dello Spirito Santo

797 « Quod est spiritus noster, id est anima nostra, ad membra nostra, hoc est Spiritus Sanctus ad membra Christi, ad corpus Christi, quod est Ecclesia – Quello che il nostro spirito, ossia la nostra anima, è per le nostre membra, lo stesso è lo Spirito Santo per le membra di Cristo, per il corpo di Cristo, che è la Chiesa ». (246) « Bisogna attribuire allo Spirito di Cristo, come ad un principio nascosto, il fatto che tutte le parti del corpo siano unite tanto fra loro quanto col loro sommo Capo, poiché egli risiede tutto intero nel Capo, tutto intero nel corpo, tutto intero in ciascuna delle sue membra ». (247) Lo Spirito Santo fa della Chiesa « il tempio del Dio vivente » (2Co 6,16). (248)

« È alla Chiesa che è stato affidato il dono di Dio. [...] In essa è stata posta la comunione con Cristo, cioè lo Spirito Santo, caparra dell'incorruttibilità, confermazione della nostra fede, scala per ascendere a Dio. [...] Infatti, dove è la Chiesa, ivi è anche lo Spirito di Dio e dove è lo Spirito di Dio, ivi è la Chiesa e ogni grazia ». (249)

(246) Sant'Agostino, Sermo 268, 2: PL 38, 1232.
(247) Pio XII, Lett. enc. Mystici corporis: DS 3808.
(248) Cf 1Co 3,16-17 Ep 2,21.
(249) Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 24, 1: SC 211,472-474.

798 Lo Spirito Santo è « il principio di ogni azione vitale e veramente salvifica in ciascuna delle diverse membra del corpo ». (250) Egli opera in molti modi l'edificazione dell'intero corpo nella carità: (251) mediante la Parola di Dio « che ha il potere di edificare » (Ac 20,32); mediante il Battesimo con il quale forma il corpo di Cristo; (252) mediante i sacramenti che fanno crescere e guariscono le membra di Cristo; mediante la grazia degli Apostoli che, fra i vari doni, viene al primo posto; (253) mediante le virtù che fanno agire secondo il bene, e infine mediante le molteplici grazie speciali (chiamate « carismi »), con le quali rende i fedeli « adatti e pronti ad assumersi varie opere o uffici, utili al rinnovamento della Chiesa e allo sviluppo della sua costruzione ». (254)

(250) Pio XII, Lett. enc. Mystici corporis: DS 3808.
(251) Cf Ep 4,16.
(252) Cf 1Co 12,13.
(253) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 7, AAS 57 (1965) 10.
(254) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 12, AAS 57 (1965) 16; cf Id., Decr. Apostolicam actuositatem, AA 3: AAS 58 (1966) 839-840.


I carismi

799 Straordinari o semplici e umili, i carismi sono grazie dello Spirito Santo che, direttamente o indirettamente, hanno un'utilità ecclesiale, ordinati come sono all'edificazione della Chiesa, al bene degli uomini e alle necessità del mondo.

800 I carismi devono essere accolti con riconoscenza non soltanto da chi li riceve, ma anche da tutti i membri della Chiesa. Infatti sono una meravigliosa ricchezza di grazia per la vitalità apostolica e per la santità di tutto il corpo di Cristo, purché si tratti di doni che provengono veramente dallo Spirito Santo e siano esercitati in modo pienamente conforme agli autentici impulsi dello stesso Spirito, cioè secondo la carità, vera misura dei carismi. (255)

(255) Cf
1Co 13.

801 È in questo senso che si dimostra sempre necessario il discernimento dei carismi. Nessun carisma dispensa dal riferirsi e sottomettersi ai Pastori della Chiesa, « ai quali spetta specialmente, non di estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono », (256) affinché tutti i carismi, nella loro diversità e complementarità, cooperino all'« utilità comune » (1Co 12,7). (257)

(256) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 12, AAS 57 (1965) 17.
(257) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 30, AAS 57 (1965) 37; Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, CL 24: AAS 81 (1989) 435.


In sintesi

802 Gesù Cristo « ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga » (Tt 2,14).

803 « Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato » (1P 2,9).

804 Si entra nel popolo di Dio mediante la fede e il Battesimo. « Tutti gli uomini sono chiamati a formare il nuovo popolo di Dio », (258) affinché, in Cristo, « gli uomini costituiscano una sola famiglia e un solo popolo di Dio ». (259)

(258) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 13, AAS 57 (1965) 17.
(259) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes AGD 1, AAS 58 (1966) 947.

805 La Chiesa è il corpo di Cristo. Per mezzo dello Spirito e della sua azione nei sacramenti, soprattutto l'Eucaristia, Cristo, morto e risorto, costituisce la comunità dei credenti come suo corpo.

806 Nell'unità di questo corpo c'è diversità di membra e di funzioni. Tutte le membra sono legate le une alle altre, particolarmente a quelle che soffrono, che sono povere e perseguitate.

807 La Chiesa è questo corpo, di cui Cristo è il Capo: essa vive di lui, in lui e per lui; egli vive con essa e in essa.

808 La Chiesa è la Sposa di Cristo: egli l'ha amata e ha dato se stesso per lei. L'ha purificata con il suo sangue. Ha fatto di lei la Madre feconda di tutti i figli di Dio.

809 La Chiesa è il tempio dello Spirito Santo. Lo Spirito è come l'anima del corpo mistico, principio della sua vita, dell'unità nella diversità e della ricchezza dei suoi doni e carismi.

810 « Così la Chiesa universale si presenta come "un popolo adunato dall'unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" ». (260)

(260) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 4, AAS 57 (1965) 7; cf San Cipriano di Cartagine, De dominica Oratione, 23: CCL 3A, 105 (PL 4, 553).






Paragrafo 3. LA CHIESA E' UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA

811 « Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica ». (261) Questi quattro attributi, legati inseparabilmente tra di loro, (262) indicano tratti essenziali della Chiesa e della sua missione. La Chiesa non se li conferisce da se stessa; è Cristo che, per mezzo dello Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una, santa, cattolica e apostolica, ed è ancora lui che la chiama a realizzare ciascuna di queste caratteristiche.

(261) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 8, AAS 57 (1965) 11.
(262) Cf Sant'Offizio, Lettera ai Vescovi d'Inghilterra (14 settembre 1864): DS 2888.

812 Soltanto la fede può riconoscere che la Chiesa trae tali caratteristiche dalla sua origine divina. Tuttavia le loro manifestazioni storiche sono segni che parlano chiaramente alla ragione umana. « La Chiesa – ricorda il Concilio Vaticano –, a causa della sua eminente santità [...], della sua cattolica unità, della sua incrollabile stabilità, è per se stessa un grande e perenne motivo di credibilità e una irrefragabile testimonianza della sua missione divina ». (263)

(263) Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 3:
DS 3013.


I. La Chiesa è una


«Il sacro mistero dell'unità della Chiesa»\b (264)

813 La Chiesa è una per la sua origine: « Il supremo modello e il principio di questo mistero è l'unità nella Trinità delle Persone di un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo ». (265) La Chiesa è una per il suo Fondatore: « Il Figlio incarnato, infatti, [...] per mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio, [...] ristabilendo l'unità di tutti i popoli in un solo popolo e in un solo corpo ». (266) La Chiesa è una per la sua « anima »: « Lo Spirito Santo, che abita nei credenti e tutta riempie e regge la Chiesa, produce quella meravigliosa comunione dei fedeli e tanto intimamente tutti unisce in Cristo, da essere il principio dell'unità della Chiesa ». (267) È dunque proprio dell'essenza stessa della Chiesa di essere una:

« Che stupendo mistero! Vi è un solo Padre dell'universo, un solo Logos dell'universo e anche un solo Spirito Santo, ovunque identico; vi è anche una sola Vergine divenuta Madre, e io amo chiamarla Chiesa ». (268)

(264) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio
UR 2, AAS 57 (1965) 92.
(265) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio UR 2, AAS 57 (1965) 92.
(266) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes GS 78, AAS 58 (1966) 1101.
(267) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio UR 2, AAS 57 (1965) 91.
(268) Clemente d'Alessandria, Paedagogus, 1, 6, 42: GCS 12, 115 (PG 8,300).

814 Fin dal principio, questa Chiesa « una » si presenta tuttavia con una grande diversità, che proviene sia dalla varietà dei doni di Dio sia dalla molteplicità delle persone che li ricevono. Nell'unità del popolo di Dio si radunano le diversità dei popoli e delle culture. Tra i membri della Chiesa esiste una diversità di doni, di funzioni, di condizioni e modi di vita; « nella comunione ecclesiastica vi sono legittimamente delle Chiese particolari, che godono di proprie tradizioni ». (269) La grande ricchezza di tale diversità non si oppone all'unità della Chiesa. Tuttavia, il peccato e il peso delle sue conseguenze minacciano continuamente il dono dell'unità. Anche l'Apostolo deve esortare a « conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace » (Ep 4,3).

(269) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 13, AAS 57 (1965) 18.

815 Quali sono i vincoli dell'unità? Al di sopra di tutto la carità, che « è il vincolo di perfezione » (Col 3,14). Ma l'unità della Chiesa nel tempo è assicurata anche da legami visibili di comunione:

— la professione di una sola fede ricevuta dagli Apostoli;
— la celebrazione comune del culto divino, soprattutto dei sacramenti;
— la successione apostolica mediante il sacramento dell'Ordine, che custodisce la concordia fraterna della famiglia di Dio. (270)

(270) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio UR 2, AAS 57 (1965) 91-92; Id., Cost. dogm. Lumen gentium, LG 14: AAS 57 (1965) 18-19; CIC canone CIC 205.

816 « L'unica Chiesa di Cristo... » è quella « che il Salvatore nostro, dopo la sua risurrezione, diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri Apostoli la diffusione e la guida [...]. Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come una società, sussiste ["subsistit in"] nella Chiesa cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui ». (271) Il decreto sull'ecumenismo del Concilio Vaticano II esplicita:

« Solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è lo strumento generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza. In realtà al solo collegio apostolico con a capo Pietro crediamo che il Signore ha affidato tutti i beni della Nuova Alleanza, per costituire l'unico corpo di Cristo sulla terra, al quale bisogna che siano pienamente incorporati tutti quelli che già in qualche modo appartengono al popolo di Dio ». (272)

(271) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 8, AAS 57 (1965) 11-12.
(272) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio UR 3, AAS 57 (1965) 94.



Catechismo Chiesa Catt. 767