Catechismo Chiesa Catt. 2629

II. La preghiera di domanda

2629 Il vocabolario della supplica è ricco di sfumature nel Nuovo Testamento: domandare, implorare, chiedere con insistenza, invocare, impetrare, gridare e perfino « lottare nella preghiera ». (109) Ma la sua forma più abituale, perché la più spontanea, è la domanda: proprio con la preghiera di domanda noi esprimiamo la coscienza della nostra relazione con Dio: in quanto creature, non siamo noi il nostro principio, né siamo padroni delle avversità, né siamo il nostro ultimo fine; anzi, per di più, essendo peccatori, noi, come cristiani, sappiamo che ci allontaniamo dal Padre. La domanda è già un ritorno a lui.

(109) Cf
Rm 15,30 Col 4,12.

2630 Il Nuovo Testamento non contiene preghiere di lamentazione, frequenti invece nell'Antico Testamento. Ormai, in Cristo risorto, la domanda della Chiesa è sostenuta dalla speranza, quantunque siamo ancora nell'attesa e dobbiamo convertirci ogni giorno. Scaturisce da ben altra profondità la domanda cristiana, quella che san Paolo chiama il gemito: quello della creazione « nelle doglie del parto » (Rm 8,22); ma anche il nostro, nell'attesa della « redenzione del nostro corpo; poiché nella speranza noi siamo stati salvati » (Rm 8,23-24); infine i gemiti inesprimibili dello stesso Spirito Santo, il quale « viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare » (Rm 8,26).

2631 La domanda del perdono è il primo moto della preghiera di domanda (cf il pubblicano: « O Dio, abbi pietà di me peccatore », Lc 18,13). Essa è preliminare ad una preghiera giusta e pura. L'umiltà confidente ci pone nella luce della comunione con il Padre e il Figlio suo Gesù Cristo, e gli uni con gli altri: (110) allora « qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui » (1Jn 3,22). La domanda del perdono è l'atto preliminare della liturgia eucaristica, come anche della preghiera personale.

(110) Cf 1Jn 1,7 –2,2.

2632 La domanda cristiana è imperniata sul desiderio e sulla ricerca del Regno che viene, conformemente all'insegnamento di Gesù. (111) Nelle domande esiste una gerarchia: prima di tutto si chiede il Regno, poi ciò che è necessario per accoglierlo e per cooperare al suo avvento. Tale cooperazione alla missione di Cristo e dello Spirito Santo, che ora è la missione della Chiesa, è l'oggetto della preghiera della comunità apostolica. (112) È la preghiera di Paolo, l'Apostolo per eccellenza, che ci manifesta come la sollecitudine divina per tutte le Chiese debba animare la preghiera cristiana. (113) Mediante la preghiera ogni battezzato opera per l'avvento del Regno.

(111) Cf
Mt 6,10 Mt 6,33 Lc 11,2 Lc 11,13.
(112) Cf Ac 6,6 Ac 13,3.
(113) Cf Rm 10,1 Ep 1,16-23 Ph 1,9-11 Col 1,3-6 Col 4,3-4 Col 4,12.

2633 Quando si condivide in questo modo l'amore salvifico di Dio, si comprende come ogni necessità possa diventare oggetto di domanda. Cristo, che tutto ha assunto al fine di tutto redimere, è glorificato dalle domande che noi rivolgiamo al Padre nel suo nome. (114) È in forza di questa certezza che Giacomo (115) e Paolo ci esortano a pregare in ogni circostanza. (116)

(114) Cf
Jn 14,13.
(115) Cf Jc 1,5-8.
(116) Cf Ep 5,20 Ph 4,6-7 Col 3,16-17 1Th 5,17-18.


III. La preghiera di intercessione

2634 L'intercessione è una preghiera di domanda che ci conforma da vicino alla preghiera di Gesù. È lui l'unico intercessore presso il Padre in favore di tutti gli uomini, particolarmente dei peccatori. (117) Egli « può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore » (He 7,25). Lo Spirito Santo stesso « intercede [...], poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio » (Rm 8,26-27).

(117) Cf Rm 8,34 1Jn 2,1 1Tm 2,5-8.

2635 Intercedere, chiedere in favore di un altro, dopo Abramo, è la prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio. Nel tempo della Chiesa, l'intercessione cristiana partecipa a quella di Cristo: è espressione della comunione dei santi. Nell'intercessione, colui che prega non cerca solo « il proprio interesse, ma anche quello degli altri » (Ph 2,4), fino a pregare per coloro che gli fanno del male. (118)

(118) Cf santo Stefano che prega per i suoi uccisori come Gesù: cf Ac 7,60 Lc 23,28 Lc 23,34.

2636 Le prime comunità cristiane hanno intensamente vissuto questa forma di condivisione. (119) L'Apostolo Paolo le rende così partecipi del suo ministero del Vangelo, (120) ma intercede anche per esse. (121) L'intercessione dei cristiani non conosce frontiere: « per tutti gli uomini, [...] per tutti quelli che stanno al potere » (1Tm 2,1), per coloro che perseguitano, (122) per la salvezza di coloro che rifiutano il Vangelo. (123)

(119) Cf Ac 12,5 Ac 20,36 Ac 21,5 2Co 9,14.
(120) Cf Ep 6,18-20 Col 4,3-4 1Th 5,25.
(121) Cf 2Th 1,11 Col 1,3 Ph 1,3-4.
(122) Cf Rm 12,14.
(123) Cf Rm 10,1.


IV. La preghiera di ringraziamento

2637 L'azione di grazie caratterizza la preghiera della Chiesa, la quale, celebrando l'Eucaristia, manifesta e diventa sempre più ciò che è. In realtà, nell'opera della salvezza, Cristo libera la creazione dal peccato e dalla morte, per consacrarla nuovamente e farla tornare al Padre, per la sua gloria. Il rendimento di grazie delle membra di Cristo partecipa a quello del loro Capo.

2638 Come nella preghiera di domanda, ogni avvenimento e ogni necessità può diventare motivo di ringraziamento. Le lettere di san Paolo spesso cominciano e si concludono con un'azione di grazie e sempre vi è presente il Signore Gesù. « In ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi » (1Th 5,18). « Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie » (Col 4,2).



V. La preghiera di lode

2639 La lode è la forma di preghiera che più immediatamente riconosce che Dio è Dio! Lo canta per se stesso, gli rende gloria perché EGLI È, a prescindere da ciò che fa. È una partecipazione alla beatitudine dei cuori puri, che amano Dio nella fede prima di vederlo nella gloria. Per suo mezzo, lo Spirito si unisce al nostro spirito per testimoniare che siamo figli di Dio, (124) rende testimonianza al Figlio unigenito nel quale siamo adottati e per mezzo del quale glorifichiamo il Padre. La lode integra le altre forme di preghiera e le porta verso colui che ne è la sorgente e il termine: « un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui » (1Co 8,6).

(124) Cf Rm 8,16.

2640 San Luca annota spesso nel suo Vangelo l'ammirazione e la lode davanti alle meraviglie operate da Cristo; le sottolinea anche per le azioni dello Spirito Santo che sono negli Atti degli Apostoli: la vita della comunità di Gerusalemme, (125) la guarigione dello storpio operata da Pietro e Giovanni, (126) l'esultanza della folla che glorifica Dio per l'accaduto, (127) la gioia dei pagani di Pisidia che « si rallegravano e glorificavano la parola di Dio » (Ac 13,48).

(125) Cf Ac 2,47.
(126) Cf Ac 3,9.
(127) Cf Ac 4,21.

2641 « Siate ricolmi dello Spirito intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore » (Ep 5,19). (128) Come gli scrittori ispirati del Nuovo Testamento, le prime comunità cristiane rileggono il libro dei Salmi cantando in essi il mistero di Cristo. Nella novità dello Spirito, esse compongono anche inni e cantici ispirandosi all'evento inaudito che Dio ha realizzato nel Figlio suo: la sua incarnazione, la sua morte vincitrice della morte, la sua risurrezione, la sua ascensione alla propria destra. (129) È da questa « meraviglia » di tutta l'Economia della salvezza che sale la dossologia, la lode di Dio. (130)

(128) Cf Col 3,16.
(129) Cf Ph 2,6-11 Col 1,15-20 Ep 5,14 1Tm 3,16 1Tm 6,15-16 2Tm 2,11-13.
(130) Cf Ep 1,3-14 Ep 3,20-21 Rm 16,25-27 Jud 24-25.

2642 La rivelazione delle « cose che devono presto accadere », l'Apocalisse, poggia sui cantici della liturgia celeste, (131) ma anche sull'intercessione dei « testimoni » (martiri). (132) I profeti e i santi, tutti coloro che furono uccisi sulla terra per la testimonianza da loro data a Gesù, (133) l'immensa folla di coloro che, venuti dalla grande tribolazione, ci hanno preceduto nel Regno, cantano la lode di gloria di colui che siede sul trono e dell'Agnello. (134) In comunione con loro, anche la Chiesa terrestre canta questi cantici, nella fede e nella prova. La fede, nella domanda e nell'intercessione, spera contro ogni speranza e rende grazie al Padre della luce, dal quale discende ogni dono perfetto. (135) La fede è così una pura lode.

(131) Cf
Ap 4,8-11 Ap 5,9-14 Ap 7,10-12.
(132) Cf Ap 6,10.
(133) Cf Ap 18,24.
(134) Cf Ap 19,1-8.
(135) Cf Jc 1,17.

2643 L'Eucaristia contiene ed esprime tutte le forme di preghiera: è « l'oblazione pura » di tutto il corpo di Cristo a gloria del suo nome. (136) Secondo le tradizioni d'Oriente e d'Occidente, essa è « il sacrificio di lode ».

(136) Cf
Ml 1,11).


In sintesi

2644 Lo Spirito Santo che ammaestra la Chiesa e le ricorda tutto ciò che Gesù ha detto, la educa anche alla vita di preghiera, suscitando espressioni che si rinnovano in seno a forme permanenti: benedizione, domanda, intercessione, azione di grazie e lode.

2645 Per il fatto che Dio lo benedice, il cuore dell'uomo può a sua volta benedire colui che è la sorgente di ogni benedizione.

2646 La preghiera di domanda ha per oggetto il perdono, la ricerca del Regno, come pure ogni vera necessità.

2647 La preghiera di intercessione consiste in una domanda in favore di un altro. Non conosce frontiere e si estende anche ai nemici.

2648 Ogni gioia e ogni sofferenza, ogni avvenimento e ogni necessità può essere materia dell'azione di grazie, che, partecipando a quella di Cristo, deve riempire l'intera vita: « In ogni cosa rendete grazie » (1Th 5,18).

2649 La preghiera di lode, completamente disinteressata, si concentra su Dio; lo canta per se stesso, gli rende gloria perché EGLI È, a prescindere da ciò che egli fa.





CAPITOLO SECONDO

LA TRADIZIONE DELLA PREGHIERA

2650 La preghiera non si riduce allo spontaneo manifestarsi di un impulso interiore: per pregare, bisogna volerlo. Non basta neppure sapere quel che le Scritture rivelano sulla preghiera: è necessario anche imparare a pregare. È attraverso una trasmissione vivente (la santa Tradizione) che lo Spirito Santo insegna a pregare ai figli di Dio, nella Chiesa che crede e che prega. (137)

(137) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 8, AAS 58 (1966) 821.

2651 La tradizione della preghiera cristiana è una delle forme di crescita della tradizione della fede, in particolare per mezzo della contemplazione e dello studio dei credenti, i quali conservano nel loro cuore gli eventi e le parole dell'Economia della salvezza, e mediante la profonda comprensione delle realtà spirituali di cui fanno esperienza. (138)

(138) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 8, AAS 58 (1966) 821.


ARTICOLO 1

ALLE SORGENTI DELLA PREGHIERA

2652 Lo Spirito Santo è « l'acqua viva » che, nel cuore orante, « zampilla per la vita eterna ». (139) È lui che ci insegna ad attingerla alla stessa sorgente: Cristo. Nella vita cristiana ci sono fonti dove Cristo ci attende per abbeverarci dello Spirito Santo.

(139) Cf
Jn 4,14.


La Parola di Dio

2653 La Chiesa « esorta con forza e insistenza tutti i fedeli [...] ad apprendere "la sublime scienza di Gesù Cristo" (Ph 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture [...]. Però la lettura della Sacra Scrittura dev'essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l'uomo; poiché "gli parliamo quando preghiamo e lo ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini" ». (140)

(140) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum DV 25, AAS 58 (1966) 829; cf Sant'Ambrogio, De officiis ministrorum, 1, 88: ed. N. Testard (Paris 1984) p. 138 (PL 16, 50).

2654 I Padri della vita spirituale, parafrasando Mt 7,7, così riassumono le disposizioni del cuore nutrito dalla Parola di Dio nella preghiera: « Cercate leggendo e troverete meditando; bussate pregando e vi sarà aperto dalla contemplazione ». (141)

(141) Guigo il Certosino, Scala claustralium, 2, 2: PL 184, 476. Tuttavia queste parole non sono recepite nel testo dell'edizione critica SC 163,84; vedi ivi l'apparato critico.


La liturgia della Chiesa

2655 La missione di Cristo e dello Spirito Santo che, nella liturgia sacramentale della Chiesa, annunzia, attualizza e comunica il mistero della salvezza, prosegue nel cuore che prega. I Padri della vita spirituale talvolta paragonano il cuore a un altare. La preghiera interiorizza ed assimila la liturgia durante e dopo la sua celebrazione. Anche quando è vissuta « nel segreto » (Mt 6,6), la preghiera è sempre preghiera della Chiesa, è comunione con la Santissima Trinità. (142)

(142) Cf Principi e norme per la Liturgia delle Ore, 9: Liturgia delle Ore, v. 1 (Libreria Editrice Vaticana 1981) p. 31.


Le virtù teologali

2656 Si entra nella preghiera come si entra nella liturgia: per la porta stretta della fede.Attraverso i segni della sua presenza, è il volto del Signore che cerchiamo e desideriamo, è la sua parola che vogliamo ascoltare e custodire.

2657 Lo Spirito Santo, che ci insegna a celebrare la liturgia nell'attesa del ritorno di Cristo, ci educa a pregare nella speranza. A loro volta, la preghiera della Chiesa e la preghiera personale alimentano in noi la speranza. In modo particolarissimo i salmi, con il loro linguaggio concreto e ricco, ci insegnano a fissare la nostra speranza in Dio: « Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido » (Ps 40,2). « Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo » (Rm 15,13).

2658 « La speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato » (Rm 5,5). La preghiera, plasmata dalla vita liturgica, tutto attinge all'amore con cui siamo amati in Cristo e che ci concede di rispondervi amando come lui ci ha amati. L'amore è la sorgente della preghiera; chi vi attinge, tocca il culmine della preghiera:

« Vi amo, o mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarvi fino all'ultimo respiro. Vi amo, o mio Dio infinitamente amabile, e preferisco morire amandovi, che vivere senza amarvi. Vi amo, Signore, e la sola grazia che vi chiedo è di amarvi eternamente. [...] Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere, ad ogni istante, che vi amo, voglio che il mio cuore ve lo ripeta tutte le volte che respiro ». (143)

(143) San Giovanni Maria Vianney, Oratio, in B. Nodet, Le Curé d'Ars. Sa pensée-son coeur (Le Puy 1966) p. 45.


«Oggi»

2659 Noi impariamo a pregare in momenti particolari, quando ascoltiamo la Parola del Signore e quando partecipiamo al suo mistero pasquale; ma è in ogni tempo, nelle vicende di ogni giorno, che ci viene dato il suo Spirito perché faccia sgorgare la preghiera. L'insegnamento di Gesù sulla preghiera al Padre nostro è nella medesima linea di quello sulla provvidenza: (144) il tempo è nelle mani del Padre; è nel presente che lo incontriamo: né ieri né domani, ma oggi: « Ascoltate oggi la sua voce: "Non indurite il cuore" » (Ps 95,8).

(144) Cf Mt 6,11 Mt 6,34.

2660 Pregare negli avvenimenti di ogni giorno e di ogni istante è uno dei segreti del Regno rivelati ai « piccoli », ai servi di Cristo, ai poveri delle beatitudini. È cosa buona e giusta pregare perché l'avvento del regno di giustizia e di pace influenzi il cammino della storia, ma è altrettanto importante « impastare » mediante la preghiera le umili situazioni quotidiane. Tutte le forme di preghiera possono essere quel lievito al quale il Signore paragona il Regno. (145)

(145) Cf
Lc 13,20-21.


In sintesi

2661 È attraverso una trasmissione vivente, la Tradizione, che, nella Chiesa, lo Spirito Santo insegna ai figli di Dio a pregare.

2662 La Parola di Dio, la liturgia della Chiesa, le virtù della fede, della speranza e della carità sono fonti della preghiera.






ARTICOLO 2

IL CAMMINO DELLA PREGHIERA

2663 Nella tradizione vivente della preghiera, ogni Chiesa, in rapporto al contesto storico, sociale e culturale, propone ai propri fedeli il linguaggio della loro preghiera: parole, melodie, gesti, iconografia. Spetta al Magistero (146) discernere la fedeltà di tali cammini di preghiera alla Tradizione della fede apostolica, ed è compito dei Pastori e dei catechisti spiegarne il senso, che è sempre legato a Gesù Cristo.

(146) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum
DV 10, AAS 58 (1966) 822.


La preghiera al Padre

2664 Per la preghiera cristiana non c'è altra via che Cristo. La nostra preghiera, sia essa comunitaria o personale, vocale o interiore, giunge al Padre soltanto se preghiamo « nel nome » di Gesù. Quindi, la santa umanità di Gesù è la via mediante la quale lo Spirito Santo ci insegna a pregare Dio nostro Padre.


La preghiera a Gesù

2665 La preghiera della Chiesa, nutrita dalla Parola di Dio e dalla celebrazione della liturgia, ci insegna a pregare il Signore Gesù. Sebbene sia rivolta soprattutto al Padre, essa comprende però, in tutte le tradizioni liturgiche, forme di preghiera rivolte a Cristo. Alcuni salmi, secondo la loro attualizzazione nella preghiera della Chiesa, e il Nuovo Testamento mettono sulle nostre labbra e imprimono nei nostri cuori le invocazioni di questa preghiera a Cristo: Figlio di Dio, Verbo di Dio, Signore, Salvatore, Agnello di Dio, Re, Figlio diletto, Figlio della Vergine, buon Pastore, nostra Vita, nostra Luce, nostra Speranza, nostra Risurrezione, Amico degli uomini...

2666 Ma il nome che comprende tutto è quello che il Figlio di Dio riceve nell'incarnazione: GESÙ. Il nome divino è indicibile dalle labbra umane, (147) ma il Verbo di Dio, assumendo la nostra umanità, ce lo consegna e noi possiamo invocarlo: « Gesù », « YHWH salva ». (148) Il nome di Gesù contiene tutto: Dio e l'uomo e l'intera Economia della creazione e della salvezza. Pregare « Gesù » è invocarlo, chiamarlo in noi. Il suo nome è il solo che contiene la presenza che esso significa. Gesù è risorto, e chiunque invoca il suo nome accoglie il Figlio di Dio che lo ha amato e ha dato se stesso per lui. (149)

(147) Cf
Ex 3,14 Ex 33,19-23.
(148) Cf Mt 1,21.
(149) Cf Rm 10,13 Ac 2,21 Ac 3,15-16 Ga 2,20.

2667 Questa invocazione di fede estremamente semplice è stata sviluppata, nella tradizione della preghiera, sotto varie forme in Oriente e in Occidente. La formulazione più abituale, trasmessa dai monaci del Sinai, di Siria e dell'Athos, è l'invocazione: « Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di noi, peccatori! ». Essa coniuga l'inno cristologico di Fil 2,6-11 con l'invocazione del pubblicano e dei mendicanti della luce. (150) Mediante essa il cuore entra in sintonia con la miseria degli uomini e con la misericordia del loro Salvatore.

(150) Cf
Lc 18,13 Mc 10,46-52.

2668 L'invocazione del santo nome di Gesù è la via più semplice della preghiera continua. Ripetuta spesso da un cuore umilmente attento, non si disperde in « tante parole » (Mt 6,7), ma custodisce la Parola e produce frutto con la perseveranza. (151) Essa è possibile « in ogni tempo », giacché non è un'occupazione accanto ad un'altra, ma l'unica occupazione, quella di amare Dio, che anima e trasfigura ogni azione in Cristo Gesù.

(151) Cf Lc 8,15.

2669 La preghiera della Chiesa venera e onora il cuore di Gesù, come invoca il suo santissimo nome. Essa adora il Verbo incarnato e il suo cuore che, per amore degli uomini, si è lasciato trafiggere dai nostri peccati. La preghiera cristiana ama seguire la via della croce (via crucis) sulle orme del Salvatore. Le stazioni dal pretorio al Golgota e alla tomba scandiscono il cammino di Gesù, che con la sua santa croce ha redento il mondo.



«Vieni, Santo Spirito»

2670 « Nessuno può dire: "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo » (1Co 12,3). Ogni volta che incominciamo a pregare Gesù, è lo Spirito Santo che, con la sua grazia preveniente, ci attira sul cammino della preghiera. Poiché egli ci insegna a pregare ricordandoci Cristo, come non pregare lui stesso? Ecco perché la Chiesa ci invita ad implorare ogni giorno lo Spirito Santo, soprattutto all'inizio e al termine di qualsiasi azione importante.

« Se lo Spirito non deve essere adorato, come mi divinizza mediante il Battesimo? E se deve essere adorato, non deve essere oggetto di un culto particolare? ». (152)

(152) San Gregorio Nazianzeno, Oratio 31 (theologica 5), 28: SC 250, 332 (PG 36,165).

2671 La forma tradizionale di chiedere lo Spirito è invocare il Padre per mezzo di Cristo nostro Signore perché ci doni lo Spirito Consolatore. (153) Gesù insiste su questa domanda nel suo nome nel momento stesso in cui promette il dono dello Spirito di verità. (154) Ma la preghiera più semplice e più diretta è anch'essa tradizionale: « Vieni, Santo Spirito », e ogni tradizione liturgica l'ha sviluppata in antifone e inni:

« Vieni, Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore ». (155)

« Re celeste, Spirito Consolatore, Spirito di verità, che sei presente ovunque e tutto riempi, tesoro di ogni bene e sorgente della vita, vieni, abita in noi, purificaci e salvaci, tu che sei buono! ». (156)

(153) Cf
Lc 11,13.
(154) Cf Jn 14,17 Jn 15,26 Jn 16,13.
(155) Domenica di Pentecoste, Antifona al « Magnificat » dei primi Vespri: Liturgia delle Ore, v. 2 (Libreria Editrice Vaticana 1981) p. 923; cf Domenica di Pentecoste, Alla Messa del giorno, Sequenza: Lezionario domenicale e festivo (Libreria Editrice Vaticana 1972) p. 216. 582. 946.
(156) Ufficio delle Ore bizantino, Vespri del giorno di Pentecoste, Stico 4 (Roma 1884) p. 394.


2672 Lo Spirito Santo, la cui unzione impregna tutto il nostro essere, è il maestro interiore della preghiera cristiana. È l'artefice della tradizione vivente della preghiera. Indubbiamente, vi sono tanti cammini di preghiera quanti sono coloro che pregano, ma è lo stesso Spirito che agisce in tutti e con tutti. È nella comunione dello Spirito Santo che la preghiera cristiana è preghiera nella Chiesa.


In comunione con la santa Madre di Dio

2673 Nella preghiera, lo Spirito Santo ci unisce alla persona del Figlio unigenito, nella sua umanità glorificata. Per essa ed in essa la nostra preghiera filiale entra in comunione, nella Chiesa, con la Madre di Gesù. (157)

(157) Cf
Ac 1,14.

2674 Dopo il consenso dato nella fede al momento dell'annunciazione e mantenuto, senza esitazione, sotto la croce, la maternità di Maria si estende ora ai fratelli e alle sorelle del Figlio suo, ancora pellegrini e posti in mezzo a pericoli e affanni. (158) Gesù, l'unico mediatore, è la via della nostra preghiera; Maria, Madre sua e Madre nostra, è pura trasparenza di lui: ella « mostra la Via » [« Hodoghitria »], ne è « il segno », secondo l'iconografia tradizionale in Oriente e in Occidente.

(158) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium
LG 62, AAS 57 (1965) 63.

2675 È a partire da questa singolare cooperazione di Maria all'azione dello Spirito Santo che le Chiese hanno sviluppato la preghiera alla santa Madre di Dio, incentrandola sulla persona di Cristo manifestata nei suoi misteri. Negli innumerevoli inni e antifone in cui questa preghiera si esprime, si alternano di solito due movimenti: l'uno « magnifica » il Signore per le « grandi cose » che ha fatto per la sua umile serva e, mediante lei, per tutti gli uomini; (159) l'altro affida alla Madre di Gesù le suppliche e le lodi dei figli di Dio, dal momento che ora ella conosce l'umanità, che in lei è sposata dal Figlio di Dio.

(159) Cf
Lc 1,46-55.

2676 Questo duplice movimento della preghiera a Maria ha trovato un'espressione privilegiata nella preghiera dell'« Ave Maria »:

« Ave, Maria (rallegrati, Maria) ». Il saluto dell'angelo Gabriele apre la preghiera dell'Ave. È Dio stesso che, tramite il suo angelo, saluta Maria. La nostra preghiera osa riprendere il saluto a Maria con lo sguardo che Dio ha rivolto alla sua umile serva, (160) e ci fa rallegrare della gioia che egli trova in lei. (161)

« Piena di grazia, il Signore è con te ». Le due espressioni del saluto dell'angelo si chiariscono reciprocamente. Maria è piena di grazia perché il Signore è con lei. La grazia della quale è colmata è la presenza di colui che è la sorgente di ogni grazia. « Rallegrati [...], figlia di Gerusalemme! [...] Il Signore [è] in mezzo a te » (
So 3,14 So 3,17). Maria, nella quale il Signore stesso prende dimora, è la personificazione della figlia di Sion, dell'arca dell'Alleanza, il luogo dove abita la gloria del Signore: ella è la « dimora di Dio con gli uomini » (Ap 21,3). « Piena di grazia », Maria è interamente donata a colui che prende dimora in lei e che lei donerà al mondo.

« Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù ». Dopo il saluto dell'angelo, facciamo nostro quello di Elisabetta. « Piena di Spirito Santo » (Lc 1,41), Elisabetta è la prima della lunga schiera di generazioni che chiama Maria beata: (162) « Beata colei che ha creduto... » (Lc 1,45); Maria è « benedetta fra le donne », perché ha creduto nell'adempimento della parola del Signore. Abramo, per la sua fede, è diventato una benedizione per « tutte le famiglie della terra » (Gn 12,3). Per la sua fede, Maria è diventata la Madre dei credenti, grazie alla quale tutte le nazioni della terra ricevono colui che è la benedizione stessa di Dio: « Benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù ».

(160) Cf Lc 1,48.
(161) Cf Sof So 3,17.
(162) Cf Lc 1,48.

2677 « Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi... ». Con Elisabetta ci meravigliamo: « A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me? » (Lc 1,43). Maria, poiché ci dona Gesù, suo figlio, è Madre di Dio e Madre nostra; possiamo confidarle tutte le nostre preoccupazioni e le nostre implorazioni: ella prega per noi come ha pregato per sé: « Avvenga di me quello che hai detto » (Lc 1,38). Affidandoci alla sua preghiera, con lei ci abbandoniamo alla volontà di Dio: « Sia fatta la tua volontà ».

« Prega per noi, peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte ». Chiedendo a Maria di pregare per noi, ci riconosciamo poveri peccatori e ci rivolgiamo alla « Madre della misericordia », alla tutta Santa. Ci affidiamo a lei « adesso », nell'oggi delle nostre esistenze. E la nostra fiducia si dilata per consegnare a lei, fin da adesso, « l'ora della nostra morte ». Maria sia ad essa presente come alla morte in croce del Figlio suo, e nell'ora del nostro transito ci accolga come nostra Madre, (163) per condurci al suo Figlio Gesù, in paradiso.

(163) Cf Jn 19,27.

2678 La pietà medievale dell'Occidente ha sviluppato la preghiera del Rosario, sostitutiva per il popolo della preghiera delle Ore. In Oriente, la forma litanica dell'Acatisto e della Paraclisis, è rimasta più vicina all'ufficio corale delle Chiese bizantine, mentre le tradizioni armena, copta e siriaca hanno preferito gli inni e i cantici popolari in onore della Madre di Dio. Ma nell'Ave Maria, nelle theotokia, negli inni di sant'Efrem o di san Gregorio di Narek, la tradizione della preghiera rimane fondamentalmente la stessa.

2679 Maria è l'orante perfetta, figura della Chiesa. Quando la preghiamo, con lei aderiamo al disegno del Padre, che manda il Figlio suo per salvare tutti gli uomini. Come il discepolo amato, prendiamo con noi (164) la Madre di Gesù, diventata la Madre di tutti i viventi. Possiamo pregare con lei e pregarla. La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria, alla quale è unita nella speranza. (165)

(164) Cf
Jn 19,27.
(165) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium LG 68-69, AAS 57 (1965) 66-67.


In sintesi

2680 La preghiera è principalmente rivolta al Padre; tuttavia essa è indirizzata anche a Gesù, soprattutto attraverso l'invocazione del suo santo nome: « Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di noi, peccatori! ».

2681 « Nessuno può dire: "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo » (1Co 12,3). La Chiesa ci esorta a invocare lo Spirito Santo come il maestro interiore della preghiera cristiana.

2682 In forza della sua singolare cooperazione all'azione dello Spirito Santo, la Chiesa ama pregare in comunione con la Vergine Maria, per magnificare con lei le grandi cose che Dio ha fatto in lei e per affidarle suppliche e lodi.







ARTICOLO 3

GUIDE PER LA PREGHIERA



Una nube di testimoni

2683 I testimoni che ci hanno preceduto nel Regno, (166) specialmente coloro che la Chiesa riconosce come « santi », partecipano alla tradizione vivente della preghiera, mediante l'esempio della loro vita, la trasmissione dei loro scritti e la loro attuale preghiera. Essi contemplano Dio, lo lodano e non cessano di prendersi cura di coloro che hanno lasciato sulla terra. Entrando nella « gioia » del loro Signore, essi sono stati stabiliti « su molto ». (167) La loro intercessione è il più alto servizio che rendono al disegno di Dio. Possiamo e dobbiamo pregarli di intercedere per noi e per il mondo intero.

(166) Cf
He 12,1.
(167) Cf Mt 25,21.

2684 Nella comunione dei santi si sono sviluppate, lungo la storia delle Chiese, diverse spiritualità.Il carisma personale di un testimone dell'amore di Dio per gli uomini si è potuto trasmettere, come « lo spirito » di Elia a Eliseo (168) e a Giovanni Battista, (169) perché alcuni discepoli avessero parte a tale spirito. (170) Una spiritualità è anche alla confluenza di altre correnti, liturgiche e teologiche, e testimonia dell'inculturazione della fede in un contesto umano e nella sua storia. Le spiritualità cristiane partecipano alla tradizione vivente della preghiera e sono guide indispensabili per i fedeli. Esse, nella loro ricca diversità, riflettono l'unica e pura luce dello Spirito Santo.

« Lo Spirito è veramente il luogo dei santi, e per lo Spirito il santo è una dimora particolarmente adatta, poiché il santo si offre ad abitare con Dio ed è chiamato suo tempio ». (171)

(168) Cf
2R 2,9.
(169) Cf Lc 1,17.
(170) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Perfectae caritatis PC 2, AAS 58 (1966) 703.
(171) San Basilio Magno, Liber de Spiritu Sancto, 26, 62: SC 17bis, 472 (PG 32,184).


Servitori della preghiera

2685 La famiglia cristiana è il primo luogo dell'educazione alla preghiera. Fondata sul sacramento del Matrimonio, essa è « la Chiesa domestica » dove i figli di Dio imparano a pregare « come Chiesa » e a perseverare nella preghiera. Per i fanciulli in particolare, la preghiera familiare quotidiana è la prima testimonianza della memoria vivente della Chiesa pazientemente risvegliata dallo Spirito Santo.

2686 I ministri ordinati sono anch'essi responsabili della formazione alla preghiera dei loro fratelli e delle loro sorelle in Cristo. Servitori del buon Pastore, essi sono ordinati per guidare il popolo di Dio alle vive sorgenti della preghiera: la Parola di Dio, la liturgia, la vita teologale, l'« Oggi » di Dio nelle situazioni concrete. (172)

(172) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Presbyterorum ordinis
PO 4-6, AAS 58 (1966) 995-1001.

2687 Numerosi religiosi hanno dedicato l'intera loro vita alla preghiera. Dopo gli anacoreti del deserto d'Egitto, eremiti, monaci e monache hanno consacrato il loro tempo alla lode di Dio e all'intercessione per il suo popolo. La vita consacrata non si sostiene e non si diffonde senza la preghiera; questa è una delle vive sorgenti della contemplazione e della vita spirituale nella Chiesa.

2688 La catechesi dei fanciulli, dei giovani e degli adulti mira a che la Parola di Dio sia meditata nella preghiera personale, sia attualizzata nella preghiera liturgica ed interiorizzata in ogni tempo perché dia il suo frutto in una vita nuova. La catechesi rappresenta anche il momento in cui la pietà popolare può essere vagliata ed educata. (173) La memorizzazione delle preghiere fondamentali offre un supporto indispensabile alla vita della preghiera, però è di somma importanza che se ne faccia gustare il senso. (174)

(173) Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae,
CTR 54: AAS 71 (1979) 1321-1322.
(174) Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, CTR 55: AAS 71 (1979) 1322-1323.

2689 I gruppi di preghiera, come pure le « scuole di preghiera » sono, oggi, uno dei segni e uno degli stimoli al rinnovamento della preghiera nella Chiesa, a condizione che si attinga alle fonti autentiche della preghiera cristiana. La sollecitudine per la comunione è segno della vera preghiera nella Chiesa.

2690 Lo Spirito Santo dà ad alcuni fedeli doni di saggezza, di fede e di discernimento in vista di quel bene comune che è la preghiera (direzione spirituale). Gli uomini e le donne che ne sono dotati sono veri servitori della vivente tradizione della preghiera:

Per questo l'anima che vuole progredire nella perfezione, deve, secondo il consiglio di san Giovanni della Croce, « guardare attentamente in quali mani si mette perché il discepolo sarà uguale al maestro, il figlio al padre ». E ancora: « È necessario che [la guida] sia saggia, prudente e ricca di esperienza. [...] Se i direttori non hanno anche l'esperienza di quanto è più sublime, mai riusciranno ad incamminarvi le anime, allorché Dio ve le vorrà condurre, anzi non le comprenderanno neppure ». (175)

(175) San Giovanni della Croce, Llama de amor viva, redactio secunda, stropha 3, declaratio, 30: Biblioteca Mística Carmelitana, v. 13 (Burgos 1931) p. 171.



Catechismo Chiesa Catt. 2629