Catechismo Chiesa Catt. 2758

SEZIONE SECONDA


LA PREGHIERA DEL SIGNORE:


«PADRE NOSTRO»


2759 « Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli" » (Lc 11,1). È in risposta a questa domanda che il Signore affida ai suoi discepoli e alla sua Chiesa la preghiera cristiana fondamentale. San Luca ne dà un testo breve (di cinque domande), (1) san Matteo una versione più ampia (di sette domande). (2) La tradizione liturgica della Chiesa ha sempre usato il testo di san Matteo (Mt 6,9-13).
Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà

come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male.


(1) Cf Lc 11,2-4.
(2) Cf Mt 6,9-13.

2760 Ben presto l'uso liturgico ha concluso la Preghiera del Signore con una dossologia. Nella Didaché: « Perché tuo è il potere e la gloria nei secoli ». (3) Le Costituzioni apostoliche aggiungono all'inizio della dossologia: « il regno »; (4) ed è questa la formula usata ai nostri giorni nella preghiera ecumenica. La tradizione bizantina aggiunge dopo « la gloria »: « Padre, Figlio e Spirito Santo ». Il Messale Romano sviluppa l'ultima domanda (5) nella prospettiva esplicita della attesa della beata speranza (6) e della venuta del Signore nostro Gesù Cristo; segue l'acclamazione dell'assemblea, che riprende la dossologia delle Costituzioni apostoliche.

(3) Didaché, 8, 2: SC 248,174.
(4) Constitutiones apostolicae, 7, 24, 1: SC 336,174.
(5) Cf Riti di Comunione [Embolismo]: Messale Romano (Libreria Editrice Vaticana, 1993) p. 419.
(6) Cf
Tt 2,13).



ARTICOLO 1

«LA SINTESI DI TUTTO IL VANGELO»

2761 « L'Orazione domenicale è veramente la sintesi di tutto il Vangelo ». (7) « Dopo che il Signore ci ebbe trasmesso questa formula di preghiera, aggiunse: "Chiedete e ottenete" (Jn 16,24). Ognuno può, dunque, innalzare al cielo preghiere diverse secondo i suoi propri bisogni, però incominciando sempre con la Preghiera del Signore, la quale resta la preghiera fondamentale ». (8)

(7) Tertulliano, De oratione, 1, 6: CCL 1, 258 (PL 1, 1255).
(8) Tertulliano, De oratione, 10: CCL 1, 263 (PL 1, 1268-1269).


I. Al centro delle Scritture

2762 Dopo avere mostrato come i salmi siano il principale alimento della preghiera cristiana e confluiscano nelle domande del « Padre nostro », sant'Agostino conclude:

« Se passi in rassegna tutte le parole delle preghiere contenute nella Sacra Scrittura, per quanto io penso, non ne troverai una che non sia contenuta e compendiata in questa preghiera insegnataci dal Signore ». (9)

(9) Sant'Agostino, Epistula 130, 12, 22: CSEL 44, 66 (PL 33, 502).

2763 Tutte le Scritture (la Legge, i Profeti e i Salmi) sono compiute in Cristo. (10) Il Vangelo è questa « Lieta Notizia ». Il suo primo annunzio è riassunto da san Matteo nel discorso della montagna. (11) Ebbene, la preghiera al Padre nostro è al centro di questo annuncio. È in questo contesto che si illumina ogni domanda della preghiera che ci ha lasciato il Signore:

« La preghiera del Pater noster è perfettissima [...]. Nella Preghiera del Signore non solo vengono domandate tutte le cose che possiamo rettamente desiderare, ma anche nell'ordine in cui devono essere desiderate: cosicché questa preghiera non solo insegna a chiedere, ma plasma anche tutti i nostri affetti ». (12)

(10) Cf
Lc 24,44.
(11) Cf Mt 5-7.
(12) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II 83,9, c: Ed. Leon. 9, 201.

2764 Il discorso della montagna è dottrina di vita, l'Orazione domenicale è preghiera, ma nell'uno e nell'altra lo Spirito del Signore dà una nuova forma ai nostri desideri, ai moti interiori che animano la nostra vita. Gesù ci insegna la vita nuova con le sue parole e ci educa a chiederla mediante la preghiera. Dalla rettitudine della nostra preghiera dipenderà quella della nostra vita in lui.



II. «La Preghiera del Signore»

2765 L'espressione tradizionale « Orazione domenicale » (cioè « Preghiera del Signore ») significa che la preghiera al Padre nostro ci è insegnata e donata dal Signore Gesù. Questa preghiera che ci viene da Gesù è veramente unica: è « del Signore ». Da una parte, infatti, con le parole di questa preghiera, il Figlio unigenito ci dà le parole che il Padre ha dato a lui: (13) è il maestro della nostra preghiera. Dall'altra, Verbo incarnato, egli conosce nel suo cuore di uomo i bisogni dei suoi fratelli e delle sue sorelle in umanità, e ce li manifesta: è il modello della nostra preghiera.

(13) Cf
Jn 17,7.

2766 Ma Gesù non ci lascia una formula da ripetere meccanicamente. (14) Come per qualsiasi preghiera vocale, è attraverso la Parola di Dio che lo Spirito Santo insegna ai figli di Dio a pregare il loro Padre. Gesù non ci dà soltanto le parole della nostra preghiera filiale: ci dà al tempo stesso lo Spirito, per mezzo del quale quelle parole diventano in noi « spirito e vita » (Jn 6,63). Di più: la prova e la possibilità della nostra preghiera filiale è che il Padre « ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! » (Ga 4,6). Poiché la nostra preghiera interpreta i nostri desideri presso Dio, è ancora « colui che scruta i cuori », il Padre, che « sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i desideri di Dio » (Rm 8,27). La preghiera al Padre nostro si inserisce nella missione misteriosa del Figlio e dello Spirito.

(14) Cf Mt 6,7 1R 18,26-29.


III. La preghiera della Chiesa

2767 Questo dono inscindibile, delle parole del Signore e dello Spirito Santo che le vivifica nel cuore dei credenti, è stato ricevuto e vissuto dalla Chiesa fin dalle origini. Le prime comunità pregano la Preghiera del Signore « tre volte al giorno », (15) in luogo delle « Diciotto benedizioni » in uso nella pietà ebraica.

(15) Didaché, 8, 3: SC 248,174.

2768 Secondo la Tradizione apostolica, la Preghiera del Signore è essenzialmente radicata nella preghiera liturgica:

Il Signore « ci insegna a pregare insieme per tutti i nostri fratelli. Infatti egli non dice Padre mio che sei nei cieli, ma Padre nostro, affinché la nostra preghiera salga, da un cuore solo, per tutto il corpo della Chiesa ». (16)

In tutte le tradizioni liturgiche la Preghiera del Signore è parte integrante delle Ore maggiori dell'Ufficio divino. Ma il suo carattere ecclesiale appare in tutta evidenza particolarmente nei tre sacramenti dell'iniziazione cristiana.

(16) San Giovanni Crisostomo, In Matthaeum, homilia 19, 4: PG 57,278.

2769 Nel Battesimo e nella Confermazione la consegna (« traditio ») della Preghiera del Signore significa la nuova nascita alla vita divina. Poiché la preghiera cristiana è parlare a Dio con la Parola stessa di Dio, coloro che sono stati « rigenerati [...] dalla Parola di Dio viva ed eterna » (1P 1,23) imparano ad invocare il loro Padre con la sola Parola che egli sempre esaudisce. Ed ormai lo possono, perché il sigillo dell'unzione dello Spirito Santo è impresso, indelebile, sul loro cuore, sulle loro orecchie, sulle loro labbra, su tutto il loro essere filiale. Per questo la maggior parte dei commenti patristici del Padre nostro sono destinati ai catecumeni e ai neofiti. Quando la Chiesa prega la Preghiera del Signore, è sempre il popolo dei « rinati » che prega e ottiene misericordia. (17)

(17) Cf 1P 2,1-10.

2770 Nella liturgia eucaristica la Preghiera del Signore appare come la preghiera di tutta la Chiesa. È lì che si rivela il suo pieno senso e la sua efficacia. Posta tra l'anafora (preghiera eucaristica) e la liturgia della Comunione, essa da un lato ricapitola tutte le domande e le intercessioni espresse lungo lo sviluppo dell'epiclesi, e, dall'altro, bussa alla porta del Banchetto del Regno, di cui la Comunione sacramentale è un anticipo.

2771 Nell'Eucaristia, la Preghiera del Signore manifesta anche il carattere escatologico delle proprie domande. Essa è la preghiera tipica degli « ultimi tempi », i tempi della salvezza, che sono cominciati con l'effusione dello Spirito Santo e che si compiranno con il ritorno del Signore. Le domande al Padre nostro, a differenza delle preghiere dell'Antica Alleanza, si fondano sul mistero della salvezza già realizzato, una volta per tutte, in Cristo crocifisso e risorto.

2772 Da questa fede incrollabile sgorga la speranza che anima ognuna delle sette domande. Esse esprimono i gemiti del tempo presente, di questo tempo della pazienza e dell'attesa, in cui « ciò che noi saremo non è stato ancora rivelato » (1Jn 3,2). (18) L'Eucaristia e il « Padre nostro » sono protesi verso la venuta del Signore, « finché egli venga » (1Co 11,26).

(18) Cf Col 3,4.


In sintesi

2773 In risposta alla domanda dei suoi discepoliSignore, insegnaci a pregare »: Lc 11,1), Gesù consegna loro la preghiera cristiana fondamentale del « Padre nostro ».

2774 « L'Orazione domenicale è veramente la sintesi di tutto il Vangelo », (19) « la preghiera perfettissima ». (20) Essa è al centro delle Scritture.

(19) Tertulliano, De oratione, 1, 6: CCL 1, 258 (PL 1, 1255).
(20) San Tommaso d'Aquino , Summa theologiae,
II-II 83,9, c: Ed. Leon. 9, 201.

2775 È chiamata « Orazione domenicale » perché ci viene dal Signore Gesù, maestro e modello della nostra preghiera.

2776 L'Orazione domenicale è, per eccellenza, la preghiera della Chiesa. È parte integrante delle Ore maggiori dell'Ufficio divino e dei sacramenti dell'iniziazione cristiana: Battesimo, Confermazione ed Eucaristia. Inserita nell'Eucaristia, manifesta il carattere « escatologico » delle proprie domande, nella speranza del Signore, « finché egli venga » (1Co 11,26.






ARTICOLO 2

«PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI»



I. «Osare avvicinarci in piena fiducia»

2777 Nella liturgia romana l'assemblea eucaristica è invitata a pregare il « Padre nostro » con filiale audacia; le liturgie orientali utilizzano e sviluppano espressioni analoghe: « Osare con tutta sicurezza », « Rendici degni di ». Davanti al roveto ardente fu detto a Mosè: « Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi » (Ex 3,5). Solo Gesù poteva superare la soglia della santità divina: è lui che, avendo « compiuto la purificazione dei peccati » (He 1,3), ci introduce davanti al volto del Padre: « Eccoci, io e i figli che Dio mi ha dato » (He 2,13):

« La consapevolezza che abbiamo della nostra condizione di schiavi ci farebbe sprofondare sotto terra, il nostro essere di terra si scioglierebbe in polvere se l'autorità dello stesso nostro Padre e lo Spirito del Figlio suo non ci spingessero a proferire questo grido: "Abbà, Padre!" (Rm 8,15). [...] Quando la debolezza di un mortale oserebbe chiamare Dio suo Padre, se non soltanto allorché l'intimo dell'uomo è animato dalla potenza dall'alto? ». (21)

(21) San Pietro Crisologo, Sermo 71, 3: CCL 24A, 425 (PL 52, 401).

2778 Questa potenza dello Spirito che ci introduce alla Preghiera del Signore è indicata nelle liturgie d'Oriente e di Occidente con una felice espressione tipicamente cristiana: « parrhésia », vale a dire semplicità schietta, fiducia filiale, gioiosa sicurezza, umile audacia, certezza di essere amati. (22)

(22) Cf
Ep 3,12 He 3,6 He 4,16 He 10,19 1Jn 2,28 1Jn 3,21 1Jn 5,14.


II. «Padre!»

2779 Prima di fare nostro questo slancio iniziale della Preghiera del Signore, non è superfluo purificare umilmente il nostro cuore da certe false immagini di « questo mondo ». L'umiltà ci fa riconoscere: « Nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare » (Mt 11,27), cioè « ai piccoli » (Mt 11,25). La purificazione del cuore concerne le immagini paterne e materne, quali si sono configurate nella nostra storia personale e culturale, e che influiscono sulla nostra relazione con Dio. Dio, nostro Padre, trascende le categorie del mondo creato. Trasferire su di lui, o contro di lui, le nostre idee in questo campo, equivarrebbe a fabbricare idoli da adorare o da abbattere. Pregare il Padre è entrare nel suo mistero, quale egli è, e quale il Figlio ce lo ha rivelato:

« L'espressione Dio-Padre non era mai stata rivelata a nessuno. Quando lo stesso Mosè chiese a Dio chi fosse, si sentì rispondere un altro nome. A noi questo nome è stato rivelato nel Figlio: questo nome, infatti, implica il nuovo nome di Padre ». (23)

(23) Tertulliano, De oratione, 3, 1: CCL 1, 258-259 (PL 1, 1257).

2780 Possiamo invocare Dio come « Padre » perché ci è rivelato dal Figlio suo fatto uomo e perché il suo Spirito ce lo fa conoscere. Ciò che l'uomo non può concepire, né le potenze angeliche intravvedere, cioè la relazione personale del Figlio nei confronti del Padre, (24) ecco che lo Spirito del Figlio lo comunica a noi, a noi che crediamo che Gesù è il Cristo e che siamo nati da Dio. (25)

(24) Cf
Jn 1,1.
(25) Cf 1Jn 5,1.

2781 Quando preghiamo il Padre, siamo in comunione con lui e con il Figlio suo Gesù Cristo. (26) È allora che lo conosciamo e lo riconosciamo in uno stupore sempre nuovo. La prima parola della Preghiera del Signore è una benedizione di adorazione, prima di essere un'implorazione. Questa è infatti la gloria di Dio: che noi lo riconosciamo come « Padre », Dio vero. Gli rendiamo grazie per averci rivelato il suo Nome, per averci fatto il dono di credere in esso e di essere inabitati dalla sua presenza.

(26) Cf
1Jn 1,3.

2782 Possiamo adorare il Padre perché egli ci ha fatti rinascere alla sua vita adottandoci come suoi figli nel suo Figlio unigenito: per mezzo del Battesimo, ci incorpora al corpo del suo Cristo, e, per mezzo dell'unzione del suo Spirito che scende dal Capo nelle membra, fa di noi dei « cristi » (unti):

« In realtà, Dio che ci ha predestinati all'adozione di figli, ci ha resi conformi al corpo glorioso di Cristo. Ormai divenuti partecipi di Cristo, siete naturalmente chiamati "cristi" ». (27)

« L'uomo nuovo, che è rinato e restituito, mediante la grazia, al suo Dio, dice innanzi tutto: Padre, perché è diventato figlio ». (28)

(27) San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses mystagogicae, 3, 1: SC 126,120.
(28) San Cipriano di Cartagine, De dominica Oratione, 9: CCL 3A, 94 (PL 4, 541).

2783 In tal modo, attraverso la Preghiera del Signore, noi siamo rivelati a noi stessi, mentre ci viene rivelato il Padre. (29)

« O uomo, tu non osavi levare il tuo volto verso il cielo, rivolgevi i tuoi occhi verso terra, e, ad un tratto, hai ricevuto la grazia di Cristo: ti sono stati rimessi tutti i tuoi peccati. Da servo malvagio sei diventato un figlio buono. [...] Leva, dunque, gli occhi tuoi al Padre [...] che ti ha redento per mezzo del Figlio e di': "Padre nostro!". [...] Ma non rivendicare per te un rapporto particolare. Del solo Cristo è Padre in modo speciale, per noi tutti è Padre in comune, perché ha generato lui solo, noi, invece, ci ha creati. Di' anche tu per grazia: "Padre nostro", per meritare di essere suo figlio ». (30)

(29) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes
GS 22, AAS 58 (1966) 1042.
(30) Sant'Ambrogio, De sacramentis, 5, 19: CSEL 73, 66 (PL 16, 450).

2784 Questo dono gratuito dell'adozione esige da parte nostra una conversione continua e una vita nuova. Pregare il Padre nostro deve sviluppare in noi due disposizioni fondamentali: il desiderio e la volontà di somigliargli. Creati a sua immagine, per grazia ci è restituita la somiglianza e noi dobbiamo corrispondervi.

« Bisogna che, quando chiamiamo Dio "Padre nostro", ci ricordiamo del dovere di comportarci come figli di Dio ». (31)

« Non potete chiamare vostro Padre il Dio di ogni bontà, se conservate un cuore crudele e disumano; in tal caso, infatti, non avete più in voi l'impronta della bontà del Padre celeste ». (32)

« È necessario contemplare incessantemente la bellezza del Padre e impregnarne l'anima ». (33)

(31) San Cipriano di Cartagine, De dominica Oratione, 11: CCL 3A, 96 (PL 4, 543).
(32) San Giovanni Crisostomo, De angusta porta et in Orationem dominicam, 3: PG 51,44.
(33) San Gregorio di Nissa, Homiliae in Orationem dominicam, 2: Gregorii Nysseni opera, ed. W. Jaeger-H. Langerbeck, v. 72 (Leiden 1992) p. 30 (PG 44,1148).

2785 Un cuore umile e confidente che ci faccia « diventare come bambini » (Mt 18,3): infatti è ai « piccoli » che il Padre si rivela (Mt 11,25).

« È uno sguardo su Dio solo, un grande fuoco d'amore. L'anima allora sprofonda e s'innalza nella carità e tratta con Dio come con il proprio Padre, in una tenerezza specialissima di pietà ». (34)

« Padre nostro: questo nome suscita in noi, contemporaneamente, l'amore, il fervore nella preghiera, [...] ed anche la speranza di ottenere ciò che stiamo per chiedere [...]. Che cosa infatti può Dio negare alla preghiera dei suoi figli, dal momento che ha loro concesso, prima di tutto, di essere suoi figli? ». (35)

(34) San Giovanni Cassiano, Conlatio 9, 18, 1: CSEL 13, 265-266 (PL 49, 788).
(35) Sant'Agostino, De sermone Domini in monte, 2, 4, 16: CCL 35, 106 (PL 34, 1276).


III. Padre «nostro»

2786 Padre « nostro » è riferito a Dio. L'aggettivo, per quel che ci riguarda, non esprime un possesso, ma una relazione con Dio totalmente nuova.

2787 Quando diciamo Padre « nostro » riconosciamo anzitutto che tutte le sue promesse d'amore annunziate dai profeti sono compiute nella Nuova ed eterna Alleanza nel suo Cristo: noi siamo diventati il « suo » popolo ed egli è ormai il « nostro » Dio. Questa nuova relazione è un'appartenenza reciproca donata gratuitamente: è con l'amore e la fedeltà (36) che dobbiamo rispondere alla « grazia » e alla « verità » che ci sono date in Gesù Cristo. (37)

(36) Cf Os
Os 2,21-22 Os 6,1-6.
(37) Cf Jn 1,17.

2788 Poiché la Preghiera del Signore è quella del suo popolo negli « ultimi tempi », questo « nostro » esprime anche la nostra speranza nell'ultima promessa di Dio: nella nuova Gerusalemme egli dirà del vincitore: « Io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio » (Ap 21,7).

2789 Pregando il Padre « nostro » ci rivolgiamo personalmente al Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Non dividiamo la divinità, poiché il Padre ne è « la sorgente e l'origine », ma confessiamo in tal modo che il Figlio è eternamente generato da lui e che da lui procede lo Spirito Santo. Non confondiamo neppure le Persone, perché confessiamo che la nostra comunione è con il Padre e il Figlio suo, Gesù Cristo, nel loro unico Santo Spirito. La Santissima Trinità è consustanziale e indivisibile. Quando preghiamo il Padre, lo adoriamo e lo glorifichiamo con il Figlio e lo Spirito Santo.

2790 Grammaticalmente, « nostro » qualifica una realtà comune a più persone. Non c'è che un solo Dio ed è riconosciuto Padre da coloro che, mediante la fede nel suo Figlio unigenito, da lui sono rinati mediante l'acqua e lo Spirito Santo. (38) La Chiesa è questa nuova comunione di Dio e degli uomini: unita al Figlio unico diventato « il primogenito di molti fratelli » (Rm 8,29), essa è in comunione con un solo e medesimo Padre, in un solo e medesimo Spirito Santo. (39) Pregando il Padre « nostro », ogni battezzato prega in questa comunione: « La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un'anima sola » (Ac 4,32).

(38) Cf 1Jn 5,1 Jn 3,5.
(39) Cf Ep 4,4-6.

2791 Per questo, nonostante le divisioni dei cristiani, la preghiera al Padre « nostro » rimane il bene comune e un appello urgente per tutti i battezzati. In comunione con Cristo mediante la fede e il Battesimo, essi devono partecipare alla preghiera di Gesù per l'unità dei suoi discepoli. (40)

(40) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio
UR 8, AAS 57 (1965) 98; Ibid., UR 22: AAS 57 (1965) 105-106.

2792 Infine, se preghiamo in verità il « Padre nostro », usciamo dall'individualismo, perché ne siamo liberati dall'amore che accogliamo. Il « nostro » dell'inizio della Preghiera del Signore, come il « noi » delle ultime quattro domande, non esclude nessuno. Perché sia detto in verità, (41) le nostre divisioni e i nostri antagonismi devono essere superati.

(41) Cf
Mt 5,23-24 Mt 6,14-15.

2793 I battezzati non possono pregare il Padre « nostro » senza portare davanti a lui tutti coloro per i quali egli ha dato il Figlio suo diletto. L'amore di Dio è senza frontiere, anche la nostra preghiera deve esserlo. (42) Pregare il Padre « nostro » ci apre alle dimensioni del suo amore, manifestato in Cristo: pregare con tutti gli uomini e per tutti gli uomini che ancora non lo conoscono, affinché siano riuniti in unità. (43) Questa sollecitudine divina per tutti gli uomini e per l'intera creazione ha animato tutti i grandi oranti: deve dilatare la nostra preghiera agli spazi immensi dell'amore, quando osiamo dire: Padre « nostro ».

(42) Cf Concilio Vaticano II, Dich. Nostra aetate
NAE 5, AAS 58 (1966) 743-744.
(43) Cf Jn 11,52.


IV. «Che sei nei cieli»

2794 Questa espressione biblica non significa un luogo (« lo spazio »), bensì un modo di essere; non la lontananza di Dio, ma la sua maestà. Il nostro Padre non è « altrove »: egli è « al di là di tutto » ciò che possiamo concepire della sua santità. Proprio perché è tre volte Santo, egli è vicinissimo al cuore umile e contrito:

« Ben a ragione queste parole, Padre nostro che sei nei cieli, si intendono riferite al cuore dei giusti, dove Dio abita come nel suo tempio. Pertanto colui che prega desidererà che in lui prenda dimora colui che invoca ». (44)

« I cieli potrebbero essere anche coloro che portano l'immagine del cielo tra i quali Dio abita e si muove ». (45)

(44) Sant'Agostino, De sermone Domini in monte, 2, 5, 18: CCL 35, 108-109 (PL 34, 1277).
(45) San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses mystagogicae, 5, 11: SC 126,160.

2795 Il simbolo dei cieli ci rimanda al mistero dell'Alleanza che viviamo quando preghiamo il Padre nostro. Egli è nei cieli: questa è la sua dimora; la casa del Padre è dunque la nostra « patria ». Il peccato ci ha esiliati dalla terra dell'Alleanza (46) ed è verso il Padre, verso il cielo, che ci fa tornare la conversione del cuore. (47) Ora, è in Cristo che il cielo e la terra sono riconciliati, (48) perché il Figlio « è disceso dal cielo », da solo, e al cielo fa tornare noi insieme con lui, per mezzo della sua croce, della sua risurrezione e della sua ascensione. (49)

(46) Cf
Gn 3.
(47) Cf Jr 3,19 –4,1a; Lc 15,18 Lc 15,21.
(48) Cf Is 45,8 Ps 85,12.
(49) Cf Jn 12,32 Jn 14,2-3 Jn 16,28 Jn 20,17 Ep 4,9-10 He 1,3 He 2,13.

2796 Quando la Chiesa prega: « Padre nostro che sei nei cieli », professa che siamo il popolo di Dio, già fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, (50) nascosti con Cristo in Dio, (51) mentre, al tempo stesso, « sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste » (2Co 5,2). (52) I cristiani « sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Passano la loro vita sulla terra, ma sono cittadini del cielo ». (53)

(50) Cf Ep 2,6.
(51) Cf Col 3,3.
(52) Cf Ph 3,20 He 13,14.
(53) Lettera a Diogneto, 5, 8-9: SC 33,62-64.


In sintesi

2797 La fiducia semplice e filiale, la sicurezza umile e gioiosa sono le disposizioni che convengono a chi prega il « Padre nostro ».

2798 Possiamo invocare Dio come « Padre » perché ce lo ha rivelato il Figlio di Dio fatto uomo, nel quale, mediante il Battesimo, siamo incorporati e adottati come figli di Dio.

2799 La Preghiera del Signore ci mette in comunione con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Nel medesimo tempo rivela noi a noi stessi. (54)

(54) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes
GS 22, AAS 58 (1966) 1042.

2800 Pregare il Padre nostro deve sviluppare in noi la volontà di somigliargli e [far crescere] in noi un cuore umile e confidente.

2801 Dicendo Padre « nostro » noi invochiamo la Nuova Alleanza in Gesù Cristo, la comunione con la Santissima Trinità e l'amore divino che, attraverso la Chiesa, abbraccia il mondo intero.

2802 L'espressione « che sei nei cieli » non indica un luogo, ma la maestà di Dio e la sua presenza nel cuore dei giusti. Il cielo, la casa del Padre, costituisce la vera patria, verso la quale siamo in cammino e alla quale già apparteniamo.






ARTICOLO 3

LE SETTE DOMANDE

2803 Dopo averci messo alla presenza di Dio nostro Padre per adorarlo, amarlo, benedirlo, lo Spirito filiale fa salire dai nostri cuori sette domande, sette benedizioni. Le prime tre, più teologali, ci attirano verso la gloria del Padre, le ultime quattro, come altrettante vie verso di lui, offrono alla sua grazia la nostra miseria. « L'abisso chiama l'abisso » (Ps 42,8).

2804 Il primo gruppo di domande ci porta verso di lui, a lui: il tuo nome, il tuo regno, la tua volontà! È proprio dell'amore pensare innanzi tutto a colui che si ama. In ognuna di queste tre petizioni noi non « ci » nominiamo, ma siamo presi dal « desiderio ardente », dall'« angoscia » stessa del Figlio diletto per la gloria del Padre suo. (55) « Sia santificato [...]. Venga [...]. Sia fatta... »: queste tre suppliche sono già esaudite nel sacrificio di Cristo Salvatore, ma sono ora rivolte, nella speranza, verso il compimento finale, in quanto Dio non è ancora tutto in tutti. (56)

(55) Cf
Lc 22,15 Lc 12,50.
(56) Cf 1Co 15,28.

2805 Il secondo gruppo di domande si snoda con il movimento di certe epiclesi eucaristiche: è offerta delle nostre attese e attira lo sguardo del Padre delle misericordie. Sale da noi e ci riguarda, adesso, in questo mondo: « Dacci [...]; rimetti a noi [...]; non ci indurre [...]; liberaci ». La quarta e la quinta domanda riguardano la nostra vita in quanto tale, sia per sostenerla con il nutrimento, sia per guarirla dal peccato; le ultime due riguardano il nostro combattimento per la vittoria della vita, lo stesso combattimento della preghiera.

2806 Attraverso le prime tre domande veniamo rafforzati nella fede, colmati di speranza e infiammati di carità. Creature e ancora peccatori, dobbiamo supplicare per noi, quel « noi » a misura del mondo e della storia, che offriamo all'amore senza misura del nostro Dio. Infatti è per mezzo del nome del suo Cristo e mediante il regno del suo Santo Spirito che il Padre nostro realizza il suo disegno di salvezza per noi e per il mondo intero.



I. « Sia santificato il tuo nome »

2807 Il termine « santificare » qui va inteso non già nel suo senso causativo (Dio solo santifica, rende santo), ma piuttosto nel suo senso estimativo: riconoscere come santo, trattare in una maniera santa. Per questo, nell'adorazione, tale invocazione talvolta è sentita come una lode e un'azione di grazie. (57) Ma questa petizione ci è insegnata da Gesù come un ottativo: una domanda, un desiderio e un'attesa in cui sono impegnati Dio e l'uomo. Fin dalla prima domanda al Padre nostro, siamo immersi nell'intimo mistero della sua divinità e nel dramma della salvezza della nostra umanità. Chiedergli che il suo nome sia santificato ci coinvolge nel disegno che egli « nella sua benevolenza aveva [...] prestabilito » (Ep 1,9), « per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità » (Ep 1,4).

(57) Cf Ps 111,9 Lc 1,49.

2808 Nei momenti decisivi della sua Economia, Dio rivela il suo nome, ma lo rivela compiendo la sua opera. Questa però si realizza per noi e in noi solo se il suo nome da noi e in noi è santificato.

2809 La santità di Dio è il centro inaccessibile del suo mistero eterno. Ciò che di esso è manifestato nella creazione e nella storia, dalla Scrittura viene chiamato la gloria, l'irradiazione della sua maestà. (58) Creando l'uomo « a sua immagine e somiglianza » (Gn 1,26), Dio lo corona di gloria, (59) ma l'uomo, peccando, viene privato « della gloria di Dio ». (60) Da allora, Dio manifesta la propria santità rivelando e donando il proprio nome per restaurare l'uomo « a immagine del suo Creatore » (Col 3,10).

(58) Cf Ps 8 Is 6,3.
(59) Cf Ps 8,6.
(60) Cf Rm 3,23.

2810 Nella Promessa fatta ad Abramo e nel giuramento che l'accompagna, (61) Dio si impegna personalmente ma senza svelare il proprio nome. Incomincia a rivelarlo a Mosè (62) e lo manifesta agli occhi di tutto il popolo salvandolo dagli Egiziani: « Ha mirabilmente trionfato » (Ex 15,1). Dopo l'Alleanza del Sinai, questo popolo è « suo » e deve essere una « nazione santa » (o consacrata, poiché in ebraico è la stessa parola), (63) perché il nome di Dio abita in mezzo ad essa.

(61) Cf He 6,13.
(62) Cf Ex 3,14.
(63) Cf Ex 19,5-6.

2811 Ma, nonostante la Legge santa che il Dio Santo (64) gli dà e torna a dargli, e benché il Signore, « per riguardo al suo nome », usi pazienza, il popolo si allontana dal Santo d'Israele e « profana il suo nome in mezzo alle nazioni ». (65) Per questo i giusti dell'Antica Alleanza, i poveri tornati dall'esilio e i profeti sono stati infiammati dalla passione per il suo nome.

(64) Cf
Lv 19,2, « Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo ».
(65) Cf Ez 20 Ez 36.

2812 Infine, è in Gesù che il nome del Dio Santo ci viene rivelato e donato, nella carne, come Salvatore: (66) rivelato da ciò che egli È, dalla sua parola e dal suo sacrificio. (67) È il cuore della sua preghiera sacerdotale: Padre santo, « per loro io consacro me stesso; perché siano anch'essi consacrati nella verità » (Jn 17,19). È perché egli stesso « santifica » il suo nome (68) che Gesù « ci fa conoscere » il nome del Padre. (69) Compiuta la sua pasqua, il Padre gli dà il nome che è al di sopra di ogni altro nome: Gesù è il Signore a gloria di Dio Padre. (70)

(66) Cf Mt 1,21 Lc 1,31.
(67) Cf Jn 8,28 Jn 17,8 Jn 17,17-19.
(68) Cf Ez 20,39 Ez 36,20-21.
(69) Cf Jn 17,6.
(70) Cf Ph 2,9-11.

2813 Nell'acqua del Battesimo siamo stati « lavati [...], santificati [...], giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio » (1Co 6,11). Lungo tutta la nostra vita il Padre nostro ci chiama « alla santificazione » (1Th 4,7), e, poiché è per lui che noi siamo « in Cristo Gesù, il quale [...] è diventato per noi santificazione » (1Co 1,30), riguarda la sua gloria e la nostra vita che il suo nome sia santificato in noi e da noi. Sta qui l'urgenza della nostra prima domanda.

« Chi potrebbe santificare Dio, giacché è lui che santifica? Ma traendo ispirazione da queste parole: "Siate santi, perché io sono santo" (Lv 11,44), noi chiediamo che, santificati dal Battesimo, possiamo perseverare in ciò che abbiamo incominciato ad essere. E lo chiediamo ogni giorno, perché ogni giorno ci lasciamo sedurre dal male, e perciò dobbiamo purificarci dai nostri peccati con una purificazione incessantemente ricominciata [...]. Ricorriamo, dunque, alla preghiera perché la santità dimori in noi ». (71)

(71) San Cipriano di Cartagine, De dominica Oratione, 12: CCL 3A, 96-97 (PL 4, 544).

2814 Dipende inseparabilmente dalla nostra vita e dalla nostra preghiera che il suo nome sia santificato tra le nazioni:

« Chiediamo a Dio di santificare il suo nome, perché è mediante la santità che egli salva e santifica tutta la creazione. [...] Si tratta del nome che dà la salvezza al mondo perduto, ma domandiamo che il nome di Dio sia santificato in noi dalla nostra vita.Infatti, se viviamo con rettitudine, il nome divino è benedetto; ma se viviamo nella disonestà, il nome divino è bestemmiato, secondo quanto dice l'Apostolo: "Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani" (
Rm 2,24). (72) Noi, dunque, preghiamo per meritare di essere santi come è santo il nome del nostro Dio ». (73)

« Quando diciamo: "Sia santificato il tuo nome", chiediamo che venga santificato in noi, che siamo in lui, ma anche negli altri che non si sono ancora lasciati raggiungere dalla grazia di Dio; ciò per conformarci al precetto che ci obbliga a pregare per tutti, perfino per i nostri nemici. Ecco perché non diciamo espressamente: il tuo nome sia santificato in noi; non lo diciamo perché chiediamo che sia santificato in tutti gli uomini ». (74)

(72) Cf Ez 36,20-22.
(73) San Pietro Crisologo, Sermo 71, 4: CCL 24A, 425 (PL 52, 402).
(74) Tertulliano, De oratione, 3, 4: CCL 1, 259 (PL 1, 1259).

2815 Questa domanda, che le compendia tutte, è esaudita attraverso la preghiera di Cristo, come le sei domande successive. La preghiera al Padre nostro è preghiera nostra se si prega nel nome di Gesù. (75) Gesù nella sua preghiera sacerdotale chiede: « Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato » (Jn 17,11).

(75) Cf Jn 14,13 Jn 15,16 Jn 16,24 Jn 16,26.




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