O. CESBRON CANI PERDUTI SENZA COLLARE

O. CESBRON

Cani perduti senza collare



(He 3,14) (2Th 3,4) (Col 3,21) (Jn 7,18) (Jn 18,37) (Mt 18,3) (Mt 5,37) (Jn 8,31-32)



«Robert Alain fissava la porta, come un cane il cui padrone stia assente troppo a lungo Quando finalmente la porta si aprì davanti al giudice, non trasalì, perché non lo aveva rico­nosciuto: inconsciamente s’aspettava di veder apparire Zanna bianca, Buffalo o Tomawak... Lamy, che intendeva far sua la gioia del ragazzo, rimase deluso. Ma subito:

“Signor Lamy” disse Robert Alain, afferrandogli la mano. “Voglio raccontarvi tutto!”.

“Tutto?” domandò il giudice sorridendo, e ammiccando. “Diciamo: tutto quello che ti pia­cerà!”

“Tutto quel che è necessario”.

“Sai che dovrai ripetermelo dopodomani nel mio ufficio. Allora, cosa credi necessario dirmi?”

“Tutto, e subito!” tagliò corto il ragazzo, con voce sorda...

Quando ebbe terminato il suo racconto [...] Robert Alain attese il verdetto. Sperava che Lamy decidesse di mandarlo in prigione, anche solo per qualche giorno, ma subito. “Evidentemente” disse il giudice con lentezza “hai commesso parecchie sciocchezze, no? Cosa ne pensi? Bada: hai ragione di cercare i tuoi genitori. Ti aiuteremo, forse un giorno li ri­troverai.., ma... dimmi”, fece egli a un tratto, aggrottando un sopracciglio. “Fammi un piacere. C’è un chiosco di giornali dall’altra parte del ponte; va’ a comperarmi ‘France Soir’, Ecco un biglietto da mille franchi: me lo farai cambiare in moneta... Grazie!”

“Signor giudice” disse a bassa voce il guardiano, appena il ragazzo fu uscito. “Non avete il diritto di lasciarlo uscire. Io nemmeno!... E poi, quei mille franchi... E una bella imprudenza!” Le tre rughe verticali presero risalto in mezzo alla fronte del giudice.

“Garnier, sono quindici anni che ‘io non ho il diritto’... Quanto alle mie ‘imprudenze’, esse camminano a testa alta per le strade: si sono sposate e sono padri di famiglia! E mi scrivono a Capodanno!”

“Tuttavia…”

“L’imprudenza la commetterebbero coloro che volessero ficcar dentro quel ragazzo: lasciar­li di nuovo credere che il solo cammino della libertà sia l’evasione... E poi diamine, Gar­ier, anche ai cani si fa fare ogni giorno una passeggiatina; non pensate che i ragazzi ne ab­biano altrettanto bisogno, vivaddio?”

Pienamente d’accordo!” disse Garnier “Ma il responsabile sono io, se non torna”.

“E se si taglia le vene stanotte, come il piccolo Roger il mese scorso, ricordate, non sareste re­sponsabile?”

“No” disse Garnier.

“Lo sarei io, però...”

Tacquero a lungo; stava facendosi sera; il guardiano arrotolò una sigaretta e stavolta non az­zeccò.

“Ancora non ritorna” borbottò.

La fiducia! Sono le uniche manette e le uniche sbarre che possano trattenere i ragazzi: sì, la fiducia...

Robert Alain entrò all’improvviso, serio in viso, gli occhi altrove. Apri il pugno, che teneva chiuso, nella mano di Lamy, il quale intascò, senza contarlo, il denaro: un guazzabuglio di monete e di biglietti spiegazzati.

“Ecco il giornale. Arrivederla signor Lamy…».








O. CESBRON CANI PERDUTI SENZA COLLARE