Scritti vari


SANTA GEMMA GALGANI

SCRITTI VARI




Relazione sulla guarigione

1 Il giorno 19 Febbraio (Domenica) Monsignor Vescovo mi disse di fare una Novena alla B. Margherita, dicendomi assolutamente che appena terminata mi sarei alzata guarita; io infatti lo stesso giorno la principiai, e la feci la Domenica e Lunedì; il Martedì me la dimenticai, e la notte (ero svegliata e non era ancor passata mezzanotte) sentii scuotermi da una mano e dirmi all'orecchio queste parole: «Fai subito la Novena alla B. M. [= B. Margherita], ché oggi te la sei dimenticata» . Queste parole furono dette piano piano. Io però non vidi niente; sentii solo toccarmi e udii la voce. Feci subito la Novena, ma svogliata, e non mi ricordo se neppure la terminassi.

2 Il giorno 22, Mercoldì, di nuovo me la dimenticai; non era ancor passata la mezzanotte, che vidi tutto ad un tratto divenire al buio la camera (non saprei dire però se mi si oscurasse la vista, oppure se si fosse spento il lumino da notte che ero solita tenere acceso) e sentii all'orecchio sinistro queste parole: «Gemma, che fai? hai cominciato la Novena alla B. M. per ottenere la grazia e te la sei subito dimenticata; ti pare che questo sia il modo di domandare le grazie?». Io , in quel momento che divenne ad un tratto tutto buio, fui presa da una gran paura; avevo un Crocifisso al collo, lo presi subito strinto nella mano destra, feci per chiamare la zia, perché venisse ad accendere il lume; allora sentii posarmi una mano sulla fronte e la stessa voce disse: «Che hai?». «Ho paura», risposi, e pronunziai il nome della zia Elisa, ma se fui intesa non lo so. «Zitto zitto - riprese la voce. - Sta' buona, di che hai paura?».

3 Mentre diceva queste parole, la mano che aveva posata sulla fronte, la mosse e la posò pure sulla fronte, ma sulla parte sinistra, e con un'altra mano sentii muovere il lenzuolo e prendere la mano mia sinistra, ma senza farmela muovere. Quelle mani mi sembravano molto calde; quella che sentivo sulla fronte, mi sembrava assai più calda dell'altra. La paura mi cessò affatto, ma non mi mossi più; però stavo bene, non sentivo più nessun dolore. Quando mi fui calmata (dirò così, perché ebbi un po' di paura), la mia voce continuò: «Oh Gemma! la B. M. è tanto afflitta per via di te (a questo punto mi parve di sentire come un sospiro), ti vuol tanto bene, vorrebbe farti tante grazie, vorrebbe guarirti per farti tutta sua, ma non può: il Cuor di Gesù la trattiene, perché preghi poco, e con nessuna devozione». Qui la voce si tacque. Io mi sentivo contenta, perché pensai subito che Gesù è di misericordia, che mi avrebbe perdonato; avrei voluto dire: E se pregassi con devozione d'ora in avanti e se principiassi la Novena di nuovo, se diventassi buona, Gesù mi farebbe guarire? - Ma non potei proferire parola.

4 Dopo che io avevo fatto queste riflessioni, saranno passati circa due minuti, la mia voce riprese: «Sai che cosa vogliamo fare? Vogliamo principiare subito una Novena al Cuor Sacratissimo di Gesù e vogliamo dire 9 Pater, Ave e Gloria, e perché tu non la dimentichi, si farà sempre insieme per nove sere a questa stessa ora. Terminata poi quella al Cuor di Gesù, ne farai una da te alla B. M. e reciterai 9 Gloria Patri. Vogliamo farle subito?». (Io stavo sempre zitta e ferma).

5 Mentre pronunziava le ultime parole, sentii levarmi la mano dalla fronte, l'altra mano sempre ferma; udii pronunziare le parole che si dicono per farsi il segno della S. Croce, e riposò la mano sulla parte sinistra della fronte, al solito posto di prima; dopo questo la stessa voce disse: «Gemma, prega con devozione», e cominciò a recitare il Pater, poi l'Ave e il Gloria; io le rispondevo, quando terminarono però non lo so, non sentii neppure le mani, perché rimasi come addormentata; appena svegliata mi ricordavo di fare subito la Novena alla B. M. (Nel momento che sentivo le mani che posavano sopra di me, non sentivo nessun dolore; levate le mani tornavo al solito).

6 Per nove sere continue la mia visita venne con me a fare la Novena; come aspettavo con impazienza che venisse la notte! e quando vedevo che la camera diveniva buia, prendevo il Crocifisso tra le mani. Prima che sentissi posare le mani al posto, sentivo pronunziare le parole che si dicono per il segno della S. Croce; [poi] sentivo subito posarmi la mano sulla fronte dalla parte sinistra sempre, e coll'altra alzare il lenzuolo e prendere la mia mano sinistra, cominciare a recitare il Pater, Ave e Gloria. Io le rispondevo sempre piano, e terminati che erano i Pater, io non me ne accorgevo, perché restavo sempre addormentata, e svegliata facevo subito l'altra Novena alla B. M., non la dimenticai mai. Nei nove giorni della Novena certi momenti mi pareva di aver paura, ma di giorno, e non avrei mai voluto essere sola; quando però veniva la sera, allora avrei voluto essere sola, e anche chiudere la camera; ma mi era impossibile, perché dal 16 Gennaio, la notte non mi avevano più lasciata; non saprei dire neppure se al momento della mia visita io fossi stata sola. La quinta notte per curiosità volli attendere all'ora: sentii sonare le 11¼, e quando mi svegliai, che avevo avuto già la visita e avevo fatta anche la Novena alla B. M., sentii sonare mezzanotte; le altre notti però non saprei dire che ora fosse.

7 Il giorno di Giovedì 23 Febbraio venne Suor Giulia a vedermi e mi disse che loro tutti i Giovedì di Quaresima fanno l'Ora Santa, l'ora che Gesù chiese alla B. M.; a me venne subito l'idea di farla e promisi a Gesù che se mi avesse fatto guarire, tutti i Giovedì della mia vita avrei fatto l'Ora Santa. Avrei voluto farla subito, ma non avevo il libro; allora Suor Giulia mi promise di portarmi l'altro Giovedì il libro. Me lo portò e quel Giovedì, che fu l'ultimo della Novena, avevo fatto l'Ora Santa dalle 10 alle 11. La mia visita però venne dopo l'Ora.

8 L'ultimo giorno della Novena, che fu il Giovedì 2 Marzo, dopo aver fatto la Novena come al solito, e sentito le mani e la voce come le altre notti, non rimasi addormentata come le altre notti, ma la mia visita disse: «Gemma, la Novena al Sacratissimo Cuor di Gesù è terminata, ora termina quella della B. M.». Io la feci subito (non saprei dire però se al momento che feci la Novena alla B. M. la mia visita ci fosse, perché quando udii le parole «La Novena al Cuor di Gesù è finita», le mani le levò dal posto); però terminata la Novena alla B. M., la mano mi riposò sulla fronte, e la stessa voce disse: «Oh! come è contento Gesù della bella promessa che tu gli hai fatta! Non la dimenticare mai. Ma anche la B. M. è contenta; ha ottenuto dal Cuor di Gesù di poterti guarire, e tu devi fare anche a lei una bella promessa; lo sai che cosa vuole da te?». Con la bocca non dissi niente, ma dentro di me dissi: «Non lo so», e la voce riprese: «Devi promettergli di farti monaca Salesiana» . Io risposi: «Sì sì, è tanto che ho questo desiderio». E la voce continuò: «Allora manda a chiamare Monsignore, confessati, fai la Comunione, poi alzati, ché sarai guarita. Prega sempre con devozione, pensa spesso alla B. M., che ti vuol tanto bene e vuol farti tante grazie». «O perché - dissi subito - la B. M. mi vuol tanto bene, che io a lei non ci avevo mai pensato? non l'ho mai pregata?». E la voce: «Perché tu sei un'anima trascurata, vuol farti tornare a Gesù».

9 Nel dire così levò la mano dalla fronte, mi baciò e rimasi addormentata. Dico che rimasi sempre addormentata, perché non vidi mai tornare la luce in camera; quando mi svegliavo, guardavo ma il lume era acceso, mi attastavo la fronte, ma non ci era niente, sulla mano non ci avevo nessun segno. Quest'ultima volta, dopo che fu terminata la Novena al Cuor di Gesù, la mano mia non la prese; mi parve di sentirla sul petto, nel momento che la mia visita mi baciò, e nel momento che mi baciò, mi parve di sentire anche l'alito di una persona in viso (mi pareva queste cose di sentirle, ma non lo so se proprio le sentissi). Ci pensi chi copierà queste parole a dire qualche cosa; io non so dire altro, che ero tanto contenta, non sapevo dire altre parole: Gesù, vi ringrazio; B. M., vi ringrazio. - L'immagine poi del Cuor di Gesù insieme con la B. M. io l'ho sempre davanti agli occhi; sono sei giorni che sono guarita, ma io quell'immagine la vedo sempre: passeggio, discorro, ma vedo sempre l'immagine di Gesù insieme alla B. [= Beata]; non prego più altri Santi: le mie preghiere sono a Gesù e alla B. M. Spesso poi, dal momento che terminai la Novena ad arrivare al momento della Comunione, mi sono lamentata con Gesù perché i giorni della Novena erano passati troppo presto, mi pareva quasi di averci confidenza con quella visita; anzi l'ultima notte della Novena mi pareva che m'ispirasse confidenza.

10 Venne Monsignore, gli affidai ogni cosa, mi confessai e, come Dio volle, arrivai al momento della Comunione. Poco prima chiamai la mia sorellina perché venisse a leggermi qualche preghiera per la preparazione; mentre lei leggeva, rimasi assopita, e la mia visita per l'ultima volta venne a farsi sentire con la sua voce; mi posò una mano sulla fronte, l'altra non la sentii, e mi disse: «Gemma, tra pochi momenti viene Gesù a donarti la salute dell'anima e del corpo, e tu a Gesù che gli dici?». Io non risposi, non so dire però quando la mia sorella smettesse di leggere, fui scossa dalla stessa mia sorella che mi disse: «Gemma, ecco la Comunione»: quello capii (questa volta la camera non divenne buia, ed anche quando la mia sorella mi scosse, sentivo sempre la mano), vidi entrare il Sacerdote, e dietro a lui parecchie persone vidi darmi la benedizione; sentii quando ebbi la particola, poi mi assopii di nuovo, non vidi quando tutta quella gente andò via (la solita mano poi non mi lasciò mai). Appena Gesù fu con me, la mia visita disse: «Gemma, rinnova a Gesù tutte le promesse e aggiungi che nel mese a lui consacrato andrai anche te a consacrarti tutta a lui».

11 A Gesù allora gli rinnovai le promesse, gli dissi tante cose col cuore: con la bocca non potei dir niente. Come ero contenta! Quando tornerà quel momento che Gesù mi farà essere così contenta? Sempre sono contenta, anche ora, ma non mica come quel momento. Fui scossa dalla zia che mi portava colazione, e allora mi avvidi che avevo le mani giunte: io non mi ricordo di averlo fatto da me. Appena fui scossa dalla zia, mi accorsi che tutti i movimenti andavano bene: muovevo benissimo il braccio e la gamba, feci colazione e non detti di stomaco come sempre. In un momento che rimasi sola in camera, mi alzai a sedere sul letto (perché non potevo starci): ci stavo benissimo, alla testa più nessun dolore, tutto andava bene. Avrei potuto alzarmi subito, ma mi mancavano affatto le forze, e di più mi sgomentavo a dirlo alle zie che mi volevo alzare; finalmente chiamai la sorellina mia, e lo dissi a lei. Le dissi: Chiama la zia, ché mi voglio alzare. - La zia venne, mi aiutò, perché ero guarita, ma forza non l'avevo, e mi alzai. Stavo benissimo, da quel giorno, primo Venerdì Sacrato, mi sento benissimo, ho già assai forza.

12 Vorrei volare subito dove la B. M. mi vuole. Oh, come ci si sta male nel mondo, cioè al secolo! Dal momento che mi alzai dal letto, sento un'avversione per tutto che io non so dirlo; ho tanta paura però, non mi so spiegare...

13 Monsignore mi ha detto che il mese consacrato al Cuor di Gesù è il mese di Giugno, e io credevo invece che fosse quel mese che cade il Corpus Domini, perché otto giorni dopo il Corpus Domini è la festa solenne del S. Cuore; ma ora siamo al 9 Marzo, chi mi spingerà al primo Giugno, non lo so; mi pare di aver tanta paura per l'anima mia. Ora sì che mi accorgo di aver bisogno di pregare, e che gli altri preghino per me! Se venissi a commettere qualche altro peccato, allora poi Gesù non mi userebbe misericordia come ora. E neanche la B. M. non intercederebbe per me, se io tornassi a essere cattiva.

14 Ah! se potessi fare la mia volontà, avrei fatto questo: dimani che vado alle Salesiane a ringraziare la B. M. e a pregarla che mi aiuti (perché in questi tre mesi che sto nel mondo ho bisogno che lei stia sempre con me), che tutto quello che sono per fare vada bene, io non sarei più tornata a casa. Ma come dovrei fare? Ho sempre una gran paura addosso di commettere qualche peccato; ma ho sempre dinanzi agli occhi Gesù e la B. (l'immagine).

15 Se Gesù si facesse sempre vedere fino a che non sono in convento, mi parrebbe di andare bene assai avanti.
Oh! come si deve stare bene con la B. Margherita! Gesù, fate presto passare questi giorni, ché a me mi pare di non poterci arrivare! Ma sarà vero: il tempo è troppo lungo! io non l'aspetto!
O se la mia visita stanotte venisse a dirmi: «Vai subito alle Salesiane», io sarei troppo contenta!
Chi legge però queste righe devo avvisarlo che ho ottenuto la guarigione dell'anima e del corpo non per merito mio, ma per le preghiere di tante buone persone che avevano pietà di me; io non potevo ottenere niente, perché in tutto il tempo della mia vita non ho fatto altro che peccati.
Quelle mani che sentivo sopra di me, erano sempre calde uguali, ma quella che posava sulla fronte, era assai più calda dell'altra, che teneva nella mia. La mia visita venne sempre dalla parte sinistra.

16 La voce fu sempre molto piano (ho detto la voce, ma la voce non la sentii mai, sentivo pronunziare le parole) e sempre all'orecchio sinistro; non so come facessi a capire, perché ero affatto sorda da quella parte. Non vidi mai niente, sentivo le mani, perché quella che mi metteva nel letto e prendeva la mia, la strinse due volte: la prima fu al momento che mi baciò, e l'altra fu quando disse: «Ecco Gesù»; la strinse e poi me la lasciò. Udii sempre pronunziare le parole che ho scritte, ma non vidi mai nulla.
Gesù, io ho scritto queste pagine per maggior gloria della B. M., ma se venisse un giorno che mi dovesse venire qualche pensiero di superbia e di vanagloria, Gesù, fatemi pure morire.
Non ho altro da dire.
Gemma Galgani


APPUNTI DI DIARIO

Anno 1899

17 Giovedì, 16 Marzo, ero tornata allora da confessarmi, mi spogliavo, ero sola, la solita voce mi disse: «Se oggi tu avessi taciuto quella cosa al tuo Confessore, lo non sarei più venuta, e il Cuor di Gesù ti avrebbe punita severamente». Mi voltai da tutte le parti, ma non vidi niente.

Domenica [19 Marzo], mentre leggevo, in compagnia della zia, la stessa voce [disse]: «Gemma, stasera, quando fai l'esame di coscienza. rifletti bene, perché oggi sei di nuovo tornata a offendere Gesù». Non vidi niente al solito.

Mercoldì, 22 Marzo, la mattina, facevo la Coroncina al Cuor di Gesù, quando fui al secondo mistero, la solita voce mi disse: «O Gemma, quanto fu cara per me quella Croce!... Quella stessa Croce è il regalo che Gesù prepara alle anime che si consacrano tutte a Lui». Continuai a fare la Coroncina, però aspettavo la notte: mi pareva di sapere che venisse la solita visita; venne, mi posò la mano sulla fronte e mi disse: «Sai, Gemma, alla B. M. [= Beata Margherita] gli dispiace tanto, che tu perdi tanto tempo inutilmente, o ti trattieni a discorrere, o ti diverti, e così perdi tutta la giornata, e col povero Gesù ci stai tanto poco; non ti piacerebbe invece ritirarti in una stanza, e trattenerti col Cuore di Gesù, sfogarti con Lui, dirgli ciò che desideri, ricordargli...».
Qui l'interruppi io e dissi: «Glielo dico sempre a Gesù che ho un solo desiderio, che faccia venire presto quel giorno che potrò entrare in convento, perché questo desiderio l'ho così forte nel cuore, che ho sempre paura che qualcuno me lo debba levare». La voce: «Affidalo al Cuor di Gesù il tuo desiderio, ché dal Suo Cuore non può strapparlo nessuno. E non ne hai altri dei desideri?». - «No», risposi -. «O il desiderio di patire per Gesù non l'hai? Povero Gesù! ha sofferto tanto per te! e tu ricuseresti forse di soffrire per Lui, per amor Suo?». Non risposi. «Gemma, chiedi, chiedi a Gesù questo desiderio, e vedrai che Gesù l'accenderà così forte nel tuo cuore, che tu non cercherai altro che patire e patir tanto. Glielo chiedi a Gesù, è vero?». - «O sì, - risposi - glielo chiedo tanto volentieri; ma come farò a soffrire, che mi lamento di tutto? Io da me non posso far niente». - «Lo so, tu sai fare una cosa sola, a offendere Iddio, ma se ricorrerai alla B. M., non hai da temere nulla; Lei ti aiuterà a far tutto quello che il Cuor di Gesù vorrà». - «Sì sì, allora non mi sgomento». - «Pensa sempre al Cuor di Gesù, vivi nel Suo medesimo Cuore, e ricordati sempre le atroci pene che Gesù ha sofferto per salvarti». Non sentii altro; mi levò la mano dalla fronte, sentii sull'ultimo come dimenare una corona. Ero svegliata.

G. G.

18 Stamani, 23 [Marzo], mi sono alzata ed ho fatto la SS. Comunione: quando sono tornata, la stessa voce mi ha detto: «Gemma, coraggio! ti aspetto al Calvario: è verso quel monte che sei diretta».

G. G.
19 Stamattina, 25 Marzo, poco prima di alzarmi, la solita voce ha detto: «Gemma, rallegrati, il Cuor di Gesù ti vuole tutta per sé, e tu procura di essere tutta Sua. Lascia fare a Lui ciò che più gli piacerà di fare di te; sii sempre obbediente, sincera e sottomessa, in modo speciale ai tuoi superiori; ché il Cuor di Gesù saprà trovare il modo di far conoscere a Loro quello che Lui stesso vuole; mi raccomando che tu non ti opponga mai alla Sua volontà».
Mi alzai, andai a fare la Comunione; appena ricevuto Gesù (avevo detto tutto quello che lei mi aveva insegnato), sentii una voce dentro e mi disse: «Vieni, povera figliuola; vieni, che ti abbracci; è tanto tempo che ti aspettavo, ho avuto tanta pazienza, ho sofferto tanto per te, ma non importa, ho tutto dimenticato. Sei tornata e basta. Come sono contento!... Dopo tanto ti ho riavuta, ma ora mi faccio assoluto padrone del tuo cuore; io stesso voglio farne ciò che mi piace, non mi fare resistenze, come per l'addietro, perché te ne faccio pentire. Sei mia, Io voglio che tu rinunzi affatto all'amore di te stessa e delle, creature; Io solo voglio essere padrone del tuo cuore e dei suoi affetti; io l'amo il tuo cuore, sai? l'ho amato sempre, l'ho desiderato, ma tu? Ma ti perdono, perché non mi conoscevi; ma ora dopo questo favore che ti ho fatto, resisterai ancora?». Risposi: «No no, Gesù; non resisto più, fate di me quello che volete». - «Brava! è quello che volevo io. Su via dunque, lascia che ti abbracci, per non lasciarti più. Non temere, ché sei nelle mie braccia. e nessuno è capace di strapparti».

G. G.



20 Lunedì, appena terminata di fare la Penitenza (la feci in casa), sento scuotermi e dire queste parole: «Guarda in che stato avevi ridotto Gesù per i tuoi peccati». Alzai gli occhi, e mi parve di vedere (dico a Lei queste cose della mia idea proprio per obbedirlo; ma appena le ha lette, le bruci subito subito) Gesù Crocifisso, tutto Sangue e ricoperto di piaghe (non mi fu possibile guardare, piansi tutta tutta la notte); la stessa voce: «ma che ti faceva di male Gesù? Perché lo trattavi così? Guarda quante piaghe gli avevi aperto coi tuoi peccati. Povero Gesù! per aver l'anima tua quanto Sangue ha voluto versare! Ha voluto patir tanto Gesù per tuo amore; e tu?».
Non sentii altro, non mi riuscì smettere più di piangere, e stetti alzata tutta la notte. Avrei tanto desiderato di andare alle funzioni della Settimana Santa, ma non mi ci hanno mai voluto portare, e per la prima volta pensai di farne un sacrifizio a Gesù (bisognò che mi facessi tanta forza). Venerdì poi di non andare alle tre ore di agonia mi dispiacque troppo, e non potei fare a meno di piangere; la sera, avevo terminato di fare l'ora solita a Gesù, mi parve [udire] la stessa voce che disse: «Guarda, tutte le piaghe che avevi aperte a Gesù coi tuoi peccati, le hai tutte risanate col tuo dolore». Alzai gli occhi al solito, e vidi come l'altra volta Gesù con la croce sulle spalle, ma senza piaghe, né Sangue.
Per carità, appena letto, bruci subito subito questo foglio.

Un giorno che discorrevo insieme agli altri di casa (era più volte che sentivo Gesù che mi diceva che uscissi con loro), sento la solita voce: «Quanto più tu ti trattieni coi tuoi, Gesù si allontana da te coi suoi Angeli».

Un altro giorno (Giovedì) ero tanto tanto afflitta; dicevo a Gesù che vorrei amarlo tanto, ma la solita voce: «Tu sei una di quelle anime, che amano Gesù fino a tanto che Gesù dà loro consolazione; quando poi incontrano qualche avversità, come fanno presto a rattristarsi! Una cosa ti è necessaria a te: che tu distacchi affatto dal tuo cuore l'amor proprio, perché impedisci a Gesù di venirci a dimorare. Vinci te stessa, e ogni giorno divieni più forte».

G. G.

21 Martedì, trovandomi dinanzi ad un'immagine del Cuore di Gesù, dissi: «O Gesù mio, vi vorrei amare tanto tanto, ma non so fare!». Sento la stessa voce: «Vuoi sempre amare Gesù? Non cessare mai un momento di soffrire per Lui. La Croce è il trono dei veri amanti di Gesù. La Croce è il Patrimonio degli Eletti, in questa vita».

Ieri sera, terminata di fare l'Ora Santa, sento la mano solita accarezzarmi la fronte e la stessa voce: «Mi dici di che cosa temi, per negare in questo modo il sacrifizio del tuo cuore a Gesti? O non è forse Gesù stesso che lo vuole? Su via, fatti animo, dimentica tutto, abbandonati a Lui senza riserva. Amalo tanto Gesù, non opporre mai nessuno ostacolo ai suoi disegni, e vedrai in poco tempo quanta strada ti farà fare, senza che tu mai te ne avveda. Non temere di niente, poiché il Cuor di Gesù è il trono della misericordia, ove i miserabili sono i meglio accolti, purché l'amore li presenti nell'abisso delle loro miserie; però ricordati che Gesù vuole l'amor puro, e l'amor puro vuole o tutto o niente; il tuo cuore è sì piccolo, che non potrebbe contenere due amori, e non essendo fatto che per l'amor divino, non ha quiete fino a che vi fosse qualche altro amore mescolato».

G. G.

22 Dopo l'Ora Santa Gesù mi fece conoscere tutto quello che devo soffrire nel corso della mia vita; mi disse che in presto metterebbe a prova la mia virtù, se veramente lo ami e se l'offerta che Gli ho fatta sia vera. Mi ha detto che lo conoscerà quando il mio cuore mi parrà diventato un macigno; quando mi troverò arida, afflitta, tentata; quando tutti i sensi si ribelleranno, e saranno come tante bestie affamate: «Sarai [- soggiungeva -] sempre inclinata al male; ti torneranno in mente i piaceri della terra; la memoria ti porterà in mente tutto ciò che non vorresti; sempre avrai davanti tutto quello che è contrario a Dio; tutto ciò che è di Dio, più non lo sentirai; non permetterò mai che il tuo cuore abbia nessun conforto. I demoni con la licenza mia faranno continui sforzi per abbatterti l'anima; ti metteranno in mente cattivi pensieri, un odio grande contro l'orazione; terrori e timori ne avrai sempre tanti, e mai ti mancheranno. Non ti mancheranno oltraggi e ingiurie, nessuno poi ti crederà. Da nessuno avrai mai alcun conforto, neppure dai tuoi superiori; anzi tutti ti mortificheranno, e sempre ti troverai in gran confusione; quello che ti darà maggior pena, sarà che il Cielo diverrà per te di bronzo, Gesù comparirà ai tuoi occhi tanto severo; anderai a fare orazione, e ti sembrerà non poterla fare; quando cercherai Gesù, mai lo troverai; anzi ti parrà che ti scacci e si allontani da te; vorrai raccoglierti, e ti distrarrai; chiamerai Maria SS., i santi; ma nessuno avrà pietà di te: ti parrà di essere da tutti abbandonata. Quando poi andrai per ricevere Gesù, ovvero per confessarti, non sentirai niente e diverranno cose tutte noiose; praticherai tutti gli esercizi di devozione, ma tutto per necessità, quasi fuori di te, e ti sembrerà tutto tempo perduto; nondimeno crederai, ma come tu non credessi; sempre spererai, ma come tu non sperassi; amerai Gesù, ma come tu non lo amassi, perché in questo tempo mai si farà sentire; di più ti verrà a noia la vita, e avrai paura della morte, e ti mancherà perfino lo sfogo di poter piangere».
Quando poi ero per terminare l'Ora Santa, Gesù mi ha detto che vuol trattarmi nella stessa maniera che trattò Lui il suo Padre Celeste.
Io mi sono messa a piangere, a pensare a tutte queste cose, che non ci capisco nulla; allora il mio Angelo Custode mi ha detto che mi faccia coraggio, ché dopo la tempesta torna la calma; che il gran patire è necessario all'anima mia; per ora non lo conosco, ma un giorno verrò a scoprire il gran segreto. «Per ora [- soggiungeva -] sappi che è vicino il tempo della tua visitazione, e sappi approfittarne.
Se il calice è amaro, ricordati che Gesù l'ha consumato fino all'ultima stilla; rassegnati intanto al patire, e rallegrati e ringrazia Gesù, che solo per amore ti dà la sua croce».

G. G.


Rivelazione avuta da Gesù sulla Madre

Maria Giuseppa, monaca Passionista

Dicembre 1899

23 Ho dimandato così a Gesù: «Mi dici, Gesù: o che ha mai quella monaca Passionista, che è tanto angustiata?». Mi ha risposto: «Devi sapere che quella monaca è un'anima, che tra poco per le sue angustie che ha passate e dovrà ancora passare, arriverà al più alto grado della perfezione; è un'anima a me molto cara e per questo la carico di croci; ora poi è giunta ad un punto che ne ha tante tante. Quello che ora più l'affligge, è una monaca dello stesso convento: lei desidererebbe vederla che adempisse ogni suo dovere come faceva prima, ma si avvede che è trascurata affatto alla regola, e quello che più le dà dispiacere, non vuole ascoltare le sue riprensioni, e si accorge che andrà a finirla male.
«Un'altra cosa poi l'affligge: nello stesso convento pure vi è un'altra monaca molto ammalata, lei sola lo sa, e si teme che presto la chiami con me. Lei prega e fa pregare per questo, ma [in] nessuna di queste cose sarà consolata».




Risposte ad alcune domande del P. Germano.


Circa il 7 settembre 1900.

Come la Santa veda e senta Gesù.

24 Vedo Gesù, non cogli occhi del corpo, ma lo conosco distintamente, perché mi fa cadere in un dolce abbandono, e in quest'abbandono riconosco Lui; la sua voce mi si fa sentire sì forte, che più volte ho detto che mi ferisce più la voce di Gesù, che una spada a molti tagli, tanto mi penetra fino nell'anima; le sue parole sono parole di vita eterna. Quando vedo Gesù e lo sento, non mi sembra di vedere né bellezza di corpo, né figura, né un suono dolce, né un canto soave; ma quando vedo e sento Gesù, vedo (ma non mai cogli occhi) una luce, un bene immenso; una luce infinita, che da nessuni occhi mortali può essere veduta; una voce che nessun può udirla: non è voce articolata, ma è più forte e si fa più sentire al mio spirito, che se udissi parole pronunziate.

Che cosa senta nell'essere con Gesù.

25 Mi sento come fuor di me, non distinguo dove mi trovi, se sia fuori dei sensi oppure... in una pace, in una tranquillità, che mai ho provato. Mi sento come attrarre da una forza; ma non è una forza fatta con fatica, è una forza dolce. Quando poi mi trovo nella pienezza della dolcezza che sento di possedere Gesù, dimentico affatto se sia nel mondo: sento che la mente è piena, non ha che desiderare; il cuore non cerca più nulla, perché ha con sé un bene immenso, un bene infinito, che a nessuno altro bene può assomigliarsi, un bene senza misura, senza difetto; ed è Gesù che mi riempie. Né prima né dopo mi viene poi fatto volontariamente di cercare e desiderare alcuna cosa, perché è troppa la dolcezza che Gesù nella sua infinita bontà e carità mi fa gustare. Non sempre però è sempre amor di dolcezza; alle volte sono così compresa da un forte dolore dei miei peccati, che mi sembra che ne abbia a morire.

In qual modo faccia la meditazione

26 Nel pormi a fare la Meditazione non ci metto nessuna fatica: l'anima mia subito si sente sprofondare tutta negli immensi benefizi di Dio, e quando si perde in un punto e quando in un altro. Prima però comincio a far riflettere all'anima mia che essendo fatta ad immagine e somiglianza del suo Dio, Lui solo deve essere il suo Fine. In quei momenti mi pare che l'anima mia se ne voli con Dio, e perda la gravezza di questo corpo, e trovandomi dinanzi a Gesù, tutta mi perdo in Lui; mi sento di amare quel celeste amatore delle creature; quanto più penso a Lui, tanto più lo conosco dolce e amabile; come Gesù si mostra con me, così io devo mostrarmi con Lui, umile, mansueta, ecc. Alle volte mi sembra di vedere in Gesù una luce divina e un Sole di chiarezza eterna. Un Dio grande, che non vi è nella terra e in Cielo cosa che non sia a Lui soggetta. Un Dio nel cui volere sta tutto il potere. In ogni modo sempre mi è dolce cosa ricordarmi di Gesù.
Dove maggiormente mi perdo, [è] nella sostanza [ossia nel contemplare la natura divina] di Gesù. Credo che sia una sostanza, che non vi sia né maggiore né migliore. Tra i beni lo conosco il sommo bene: un bene che da Se stesso esista. Ed essendo Gesù perfetto, in Lui si trova ogni cosa. Mi perdo ancora nella sua bontà, e qui quasi sempre la mente mi vola al Paradiso. Gesù è buono infinitamente, e in Lui godrò, io spero, tutti i beni spirituali e temporali, che posso da me immaginare; e termino pregando Gesù che accresca in me l'amor suo, affinché in Cielo si perfezioni. L'anima mia ad altro non pensa, che a sciogliersi dalla carne.

Qual concetto abbia della SS. Trinità

27 Un giorno dopo la SS. Comunione mi parve di avere un piccolo lume sopra la SS. Trinità, cioè: che vedere e conoscere la SS. Trinità, consiste appunto nel vedere Gesù col volto scoperto, cioè il Verbo. Un concetto poi che mi sono fatta da me stessa è questo: mi pare di vedere tre persone dentro una luce immensa: tre persone unite in una sola Essenza, poiché la Trinità è Unità, e l'Unità è Trinità.
L'Unità per se stessa è indivisibile; però non può avere persone divisibili. Quello dunque che noi adoriamo è un Dio Onnipotente, Uno nella sostanza, Trino nelle persone.
Dio ha voluto dimostrarsi indivisibile nelle persone, perché non vuole che ce ne sia alcuna, che si chiami con nome diverso [ossia con nome che non dica relazione alle altre]. Così il nome del Padre si riferisce a quello del Figlio, quello del Figlio a quello del Padre, e quello dello Spirito Santo si riferisce al Padre e al Figlio . Non vi è nessun nome [indicante la divina essenza] che non possa convenire tanto al Padre, quanto al Figlio, quanto allo Spirito Santo. Io chiamo Padre il Padre; ma per natura mi è Padre anche il Figlio. E però la SS. Trinità non può dividersi, perché il nome di una persona riguarda sempre il nome di un'altra.
Alla SS. Trinità non è aggiunta altra persona, perché la sostanza [ossia natura umana] del Verbo [incarnato] è unita, non confusa [con la natura divina]. E benché il Verbo di Dio abbia presa carne, pure le altre persone non presero altra sostanza.
Una sola è la sua Essenza, una sola la sua bontà, una sola la sua beatitudine. Nella SS. Trinità, nell'Unità adorabile della Divinità non vi è altro che la moltiplicità che viene dalle creature.

Colloqui avuti in estasi con Gesù

28 Giovedì mattina dopo SS. Comunione fui tutta compresa da profonda miseria e dissi a Gesù: «Mio Dio, come ho potuto io meritare tanto? E di tanti e sì grandi benefizi come potrò io mai ringraziarti?». E qui mi slanciai più che potei con Gesù, con un gran desiderio di amarlo, di lodarlo. Ma la mia miseria allora si faceva sentire e... Come potrò, mio Dio, lodarti? E pensai: «Ma, Gesù, tu quando mi creasti, facesti senza di me; così pure anche senza di me tu hai quella lode che tu meriti». E Gesù: «Figlia, io sono da me stesso la stessa lode». «O Gesù, - esclamai - ti lodino dunque tutte le opere che hai fatte, secondo l'altezza della tua maestà». Facendo poi alcun poco di riflessione, capii [che] è impossibile capire la lode che ha Iddio per se stesso, ché nessuno lo può capire. La mia mente ha principio, ha fine; ma la lode che Iddio ha, non avrà mai fine. E quando noi lo lodiamo, non siamo noi, ma è Lui che si loda in se stesso. Fa' che ti possa avere, Gesù: allora ti loderò. Ma gli dissi che si sporcasse pure le mani in me; Lui sì, ma il diavolo no.
Stamani ho pregato quasi sempre Gesù per Lei; tra me e Gesù poi è andata così. «Mio Gesù, se tu volevi una corrispondenza da me che eguagliasse i favori che mi hai fatti, questi favori che mi hai fatti, questi favori, Gesù, dovevi farmeli adagio, non in copia così abbondante. Che vuoi e che puoi aspettarti da questo letamaio, capace solo di offenderti?». - «Non ti chiedo che amore. È una gran bella cosa l'amore. Mi ami, figlia mia?» - «Mio Dio, se ti amo!». - «Se mi ami, non avere alcun timore; lascia solo temere chi non mi ama. A che pensi, che desideri tu sempre?». - «Te, mio Dio». - «E perché?». Non rispondevo che piangendo. «Così succede in te; perché io appena ti ho toccata coll'amor divino». - «O Gesù, lo provo quanto è soave quella dolcezza che infondi tu, quanto meravigliosa la soavità dell'amor tuo divino».


Scritti vari