Catechismo Maggiore di S. Pio X 2160

CAPO V\b. \BDell'Assunzione di Maria Vergine.




2160


160 D. Che cosa celebra la Chiesa nella festa dell'Assunzione della santissima Vergine?



R. Nella festa dell'Assunzione della santissima Vergine la Chiesa celebra la morte preziosa e la gloriosa Assunzione al Cielo di Maria Vergine.





2161
161 D. Coll'anima di Maria Vergine fu assunto in cielo anche il corpo?

(*) R. E pia e comune credenza dei fedeli, che coll'anima di Maria Vergine sia stato assunto in cielo anche il corpo, benché cio non sia definito, come di fede, dalla santa Chiesa.



2162
162 D. Qual'è la gloria alla quale è stata esaltata Maria Vergine nel cielo?

R. Maria Vergine è stata esaltata sopra tutti i cori degli Angeli, e sopra tutti i Santi del paradiso, come regina del cielo e della terra.



2163
163 D. Perché la Vergine è stata esaltata in cielo sopra tutte le creature?

R. La Vergine è stata esaltata in cielo sopra tutte le creature, perché è madre di Dio, ed è di tutte le creature la più umile e la più santa.



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164 D. Che cosa dobbiamo noi fare nella solennità dell'Assunzione di Maria Vergine?

R. Nella solennità dell'Assunzione di Maria Vergine dobbiamo: 1.° rallegrarci della sua gloriosa assunzione ed esaltazione; 2.° venerarla come nostra signora e nostra avvocata presso il suo divin Figliuolo; 3.° pregarla ad ottenerci da Dio la grazia di condurre una vita santa, e di prepararci in tal maniera alla morte, che meritiamo di essere da lei assistiti e protetti, e di aver parte nella sua gloria.



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165 D. Come possiamo noi meritare la protezione di Maria santissima?

R. Noi possiamo meritare la protezione di Maria santissima con imitare le sue virtù, e specialmente la purità e l'umiltà.



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166 D. Debbono anche i peccatori confidare nel patrocinio di Maria Vergine?

R. Anche i peccatori debbono confidare moltisSimo nel patrocinio di Maria Vergine, perché ella è madre di misericordia e il rifugio dei peccatori per ottenere loro da Dio la grazia della conversione.

CAPO VI. Della festa degli Angeli.




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167 D. In qual giorno la Chiesa celebra la festa degli Angeli?

R. La Chiesa celebra nel giorno ventinove settembre la festa di S. Michele e di tutti gli Angeli, e nel giorno due di ottobre la festa degli Angeli Custodi.



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168 D. Perché nella festa di tutti gli Angeli la Chiesa onora specialmente S. Michele?

R. Nella festa di tutti gli Angeli la Chiesa onora specialmente S. Michele, perché lo rico­nosce come principe di tutti gli Angeli e come suo Angelo tutelare.



2169
169 D. Che cosa dobbiamo noi fare per celebrare santamente la festa degli Angeli?

R. Per celebrare santamente la festa degli Angeli dobbiamo: 1.° ringraziar Dio della grazia loro data di essere rimasti fedeli mentre a Lui si ribellarono Lucifero e i suoi seguaci; 2.° domandargli la grazia d'imitare la loro fedeltà e il loro zelo per la sua gloria; 3.° venerarli come principi della corte celéste, e come nostri protettori e intercessori presso Dio; 4.° pregarli di presentare a Dio le nostre suppliche e di ottenerci il suo divino aiuto.



2170
170 D. Quali sono gli Angeli che si dicono Custodi?

R. Si dicono Custodi gli Angeli che Dio ha destinato per custodirci e guidarci nella strada della salute.



2171
171 D. Come sappiamo noi che vi sono gli Angeli Custodi?

R. Che vi siano gli Angeli Custodi lo sappiamo per mezzo della sacra Scrittura e per l'insegnamento della Chiesa.



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172 D. Quale assistenza ci presta l'Angelo Cu­stode?

R. L' Angelo Custode: 1.° ci assiste con buone ispirazioni, e, col ricordarci i nostri doveri, ci guida nel cammino del bene, 2.° offerisce a Dio le nostre preghiere e ci ottiene le sue grazie.



2173
173 D. Da quello che insegna la Chiesa intorno agli Angeli Custodi, che cosa dobbiamo noi ricavare?

R. Da quello che insegna la Chiesa intorno agli Angeli Custodi, dobbiamo ricavare il frutto di essere continuamente riconoscenti alla divina bontà per averci dato gli Angeli a custodi, ed anche a' medesimi Angeli per la cura amorosa che si prendono di noi.



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174 D. in che cosa devi consistere la nostra riconoscenza verso degli Angeli Custodi?

R. La nostra riconoscenza verso gli Angeli Custodi deve consistere in quattro cose: 1.° rispettare la loro presenza e non contristarli con verun peccato; 2.° seguire prontamente i buoni sentimenti che, per mezzo loro, Iddio eccita nei nostri cuori; 3.° fare le nostre preghiere colla maggior divozione, affinché le gradiscano, e le offeriscano a Dio; 4.° invocarli sovente e con fiducia ne' nostri bisogni, e specialmente nelle tentazioni.

CAPO VII. Della festa della Natività di S. Giovanni Battista.




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175 D. Qual festa celebra la Chiesa nel giorno ventiquattro di giugno?

R. Nel giorno ventiquattro di giugno la Chiesa celebra la festa della Natività di S. Giovanni Battista.



2176
176 D. Chi fu S. Giovanni Battista?

R. S. Giovanni Battista fu il precursore di Gesù Cristo.



2177
177 D. Perché S. Giovanni Battista fu chiamato precursore di Cristo?

R. S. Giovanni Battista fu chiamato precursore di Cristo, perché fu mandato da Dio pei

annunciare Gesù Cristo agli ebrei e prepararli a riceverlo.



2178


178 D. Perché la Chiesa con una festa speciale onora la nascita di S. Giovanni Battista?



R. La Chiesa con una festa speciale onora la nascita di S. Giovanni Battista, perché questa fu santa, ed apporto al mondo una santa allegrezza.



2179
179 D. S. Giovanni Battista non nacque egli in peccato come gli altri uomini?

R. S. Giovanni Battista non nacque in peccato come gli altri uomini, perché fu santificato nel seno di sua madre santa Elisabetta, alla presenza di Gesù Cristo e della santissima Vergine.



2180
180 D. Perché il mondo si rallegro della nascita di S. Giovanni Battista?

R. Il mondo si rallegro della nascita di S. Giovanni Battista, perché questa gli indicava prossima la venuta del Messia.



2181
181 D. In qual modo Dio fece conoscere S. Giovanni Battista, fino dalla sua nascita, come precursore di Gesù Cristo?

R. Iddio fece conoscere S. Giovanni Battista, fino dalla sua nascita, come precursore di Cristo con vari miracoli, e principalmente con questo, che suo padre Zaccaria, il quale aveva perduta la favella, la ricupero prorompendo nel pio cantico Benedictus Dominus Deus Israel, col quale ringrazio il Signore per l'adempimento della promessa fatta ad Abramo di mandare il Salvatore, e si rallegro col proprio figliuolo, che ne fosse il precursore.



2182
182 D. Qual fu il tenore della vita di S. Giovanni Battista?

R. S. Giovanni Battista sino dalla giovi­nezza si ritiro nel deserto, dove passo la mag­gior parte della sua vita, e uni costantemente all'innocenza de' costumi un'austerissima penitenza.



2183
183 D. In qual modo mori S. Giovanni Battista?

R. S. Giovanni Battista fu decapitato per ordine di Erode Antipa, a cagione della santa libertà con cui aveva ripreso la vita scandalosa di questo principe.



2184
184 D. Che cosa dobbiamo noi imitare in S. Giovanni Battista?

R. In S. Giovanni Battista dobbiamo imitare: 1.° L'amore alla ritiratezza, all'umiltà e alla mortificazione; 2.° lo zelo di far conoscere ed amar Gesù Cristo; 3.° la fedeltà verso Dio nel preferire agli umani rispetti la sua gloria e la salute del prossimo.

CAPO VIII. Della festa di S. Giuseppe sposo della SS. Vergine Patrono della Chiesa.




2185
185 D. Perché la Chiesa celebra con speciale solennità la festa di S. Giuseppe?

R. La Chiesa celebra con speciale solennità la festa di S. Giuseppe, perché egli é stato uno dei più grandi santi, sposo di Maria Vergine, padre putativo di Gesù Cristo, e fu dichiarato Patrono della Chiesa.



2186
186 D. Che cosa vuoi dire: Giuseppe fu padre putativo di Gesù Cristo?

R. Le parole: Giuseppe fu padre putativo di Gesù Cristo, voglion dire che egli era comunemente creduto padre di Gesù Cristo, perché adempi verso di lui gli offici paterni.



2187


187 D. Dove dimorava d'ordinario S. Giuseppe?



R. S. Giuseppe d'ordinario dimorava in Nazaret, piccola città della Galilea.





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188 D. Qual'era la professione di S. Giuseppe?

R. S. Giuseppe, benché fosse della stirpe reale di David, era povero, e ridotto a guadagnarsi il vitto colla fatica delle sue mani.



2189
189 D. Che cosa c'insegna la povertà della famiglia di Gesù Cristo?

R. La povertà della famiglia di Gesù Cristo c'insegna a distaccare il cuore dalle ricchezze, e a soffrire volentieri la povertà, se Dio ci vuole in questo stato.



2190
190 D. A qual gloria crediamo noi, che Iddio abbia elevato S. Giuseppe nel cielo?

R. Noi crediamo che Iddio abbia elevato San Giuseppe ad un'altissima gloria, quanto è stato eminente il suo grado e la sua santità sulla terra.



2191
191 D. Qual'è la protezione di S. Giuseppe verso i suoi devoti?

R. La protezione di S. Giuseppe verso i suoi devoti è potentissima, perché non è credibile che Gesù Cristo voglia negare alcuna grazia ad un Santo a cui in terra ha voluto esser soggetto.



2192
192 D. Qual grazia speciale dobbiamo noi sperare dall'intercessione di S. Giuseppe?

R. La grazia speciale che noi dobbiamo sperare dall'intercessione di S. Giuseppe è quella di una buona morte, perché egli ebbe la sorte di morire tra le braccia di Gesù e di Maria.



2193
193 D. Che cosa dobbiamo noi fare per meritarci la protezione di S. Giuseppe?

R. Per meritarci la protezione di S. Giuseppe noi dobbiamo invocarlo sovente, e imitarlo nelle sue virtù, e sopratutto nella sua umiltà e perfetta rassegnazione alla divina volontà, la quale fu sempre la regola delle sue azioni.

CAP. IX.


Delle feste de' santi Apostoli, e in particolare de' santi Pietro e Paolo.





2194
194 D. Chi furono gli Apostoli?

R. Gli Apostoli furono discepoli di Gesù Cristo da Lui eletti ad essere testimoni della sua predicazione e de' suoi miracoli, depositari della sua dottrina, investiti della sua autorità, e mandati ad annunziare l'Evangelo a tutte le genti.



2195
195 D. Quale fu il frutto della predicazione degli Apostoli?

R. Il frutto della predicazione degli Apostoli fu la distruzione dell'idolatria, e lo stabilimento della religione cristiana.



2196
196 D. Con quali mezzi hanno gli Apostoli indotto le nazioni ad abbracciare la religione cristiana?

R. Gli Apostoli hanno indotto le nazioni ad abbracciare la religione cristiana confermando la divinità della dottrina che predicavano colla forza dei miracoli, colla santità della vita, e finalmente colla costanza ne' patimenti, e col dare per essa la vita medesima.



2197
197 D. Perché si celebra con maggior solennità la festa de santi Pietro e Paolo?

R. Si celebra con maggior solennità la festa dei santi Pietro e Paolo, perché essi sono i principi degli Apostoli.



2198
198 D. Perché i santi Pietro e Paolo si chiamano principi degli Apostoli?

R. I santi Pietro e Paolo si chiamano principi degli Apostoli, perché S. Pietro é stato specialmente eletto da Gesù Cristo capo degli Apostoli e di tutta la Chiesa, e S. Paolo ha faticato più di tutti nella predicazione del Vangelo e nella conversione dei gentili.



2199
199 D. Dove ebbe S. Pietro la sua sede?

R. S. Pietro ebbe prima la sua sede in Antiochia, poi la trasferi e fisso in Roma, capitale allora dell'impero Romano, e in Roma termino i lunghi e penosi travagli del suo apostolato con un glorioso martirio.



2200
200 D. Dall' avere S. Pietro fissato la sua sede in Roma, a dall'aver ivi terminati i suoi giorni che cosa consegue?

R. Dall'avere S. Pietro fissato in Roma la sua sede consegue che noi dobbiamo riconoscere il Romano Pontefice per vero successore di S. Pietro e capo di tutta la Chiesa, prestargli sincera ubbidienza, e tenere per fede le dottrine da esso definite come Pastore e Maestro di tutti i cristiani.



2201
201 D. Chi era S. Paolo prima della conversione?

R. S. Paolo, prima della conversione, era un dotto fariseo e un persecutore del nome di Gesù.



2202
202 D. Come fu chiamato S. Paolo all'apostolato?

R. S. Paolo fu chiamato all'apostolato sulla via di Damasco, dove Gesù Cristo glorioso gli apparve e di persecutore della Chiesa ne fece un zelantissimo predicatore del Vangelo.



2203
203 D. Perché Gesù Cristo ha voluto convertire S. Paolo con un si grande miracolo?

R. Gesù Cristo volle convertire S. Paolo con un si grande miracolo per mostrare in lui la potenza e l'efficacia della sua grazia, che puo cambiare i cuori più induriti e convertirli a penitenza, e per renderne il testimonio più credibile.



2204


204 D. Perché i santi Apostoli Pietro e Paolo si festeggiano nel medesimo giorno?



R. I santi Apostoli Pietro e Paolo si festeggiano nel medesimo giorno, perché ambedue dopo aver santificata Roma con la loro presenza e predicazione vi subirono il martirio e ne divennero i gloriosi protettori.



2205
205 D. Che cosa dobbiamo noi imparare dai santi Apostoli?

R. Dai santi Apostoli noi dobbiamo imparare: 1.° a regolare le azioni della vita colle massime del Vangelo; 2.° ad istruire con santo zelo e con costanza nella dottrina di Gesù Cristo quelli che ne abbisognano; 3.° a patir volentieri qualche cosa per amore del suo nome.



2206
206 D. Che cosa dobbiamo noi fare nelle feste degli Apostoli?

R. Nelle feste degli Apostoli dobbiamo 1.° ringraziare il Signore d'averci chiamati alla Fede per mezzo di essi; 2.° chiedergli la grazia di conservarla illibata per loro intercessione; 3.° pregarlo a proteggere la Chiesa contro i suoi nemici, e darle de' pastori che siano degni successori de' santi Apostoli.

CAPO X. Della festa di tutti i Santi.




2207


207 D. Qual festa si celebra nel primo giorno di novembre?



R. Nel primo giorno di novembre si celebra la festa di tutti i Santi.





2208


208 D. Perché la Chiesa ha istituito la festa di tutti i Santi?



R. La Chiesa ha istituito la festa di tutti i Santi: 1.° per lodare e ringraziare il Signore d'aver santificati i suoi servi in terra e d'averli coronati di gloria in cielo; 2.° per onorare in questo giorno anche quei Santi de' quali non si fa una festa particolare fra l'anno; 3.° per procurarci maggiori grazie col moltiplicare gli intercessori; 4.° per riparare in questo giorno i mancamenti che nel corso dell'anno abbiamo commesso nelle feste particolari dei Santi; 5.° per eccitarci maggiormente alla virtù cogli esempi di tanti Santi d'ogni età, d'ogni condizione e di ogni sesso, e colla memoria della ricompensa che godono in cielo.



2209


209 D. Che cosa ci deve animare ad imitare i Santi?



R. Ad imitare i Santi ci deve animare il considerare che essi erano deboli e fragili come noi e soggetti alle stesse passioni, che confortati dalla divina grazia si sono fatti santi con quei mezzi che possiamo usare anche noi, e che per i meriti di Gesù Cristo è promessa a noi pure quella stessa gloria che ora essi godono in paradiso.



2210
210 D. Perché si celebra la festa di lutti i Santi con solennità?

R. Si celebra la festa di tutti i Santi con grande solennità perché essa abbraccia tutte le altre feste che nell'anno si celebrano ad onore dei Santi, ed è figura della festa eterna del cielo.



2211
211 D. Che cosa dobbiamo noi fare per celebrare degnamente la festa di tutti i Santi?

R. Per celebrare degnamente la festa di tutti i Santi dobbiamo: 1.° dar lode e gloria al Signore per le grazie fatte a' suoi servi, e pregarlo a volerle concedere anche a noi; 2.° onorare tutti i Santi come amici di Dio, e invocare con più fiducia la loro protezione; 3.° proporre d'imitare il loro esempio per essere un giorno partecipi della medesima gloria.

CAPO XI. Della commemorazione de' fedeli defunti.




2212
212 D. Perché dopo la festa di tutti i Santi si fa dalla Chiesa la commemorazione di tutti i fedeli defunti?

R. Dopo la festa di tutti i Santi si fa dalla Chiesa la commemorazione di tutti i fedeli defunti che sono in purgatorio, perché è conveniente che la Chiesa militante, dopo avere onorato e invocato con una festa generale e solenne, il patrocinio della Chiesa trionfante, venga in soccorso della Chiesa purgante con un generale e solenne suffragio.



2213
213 D. Come possiamo noi suffragare le anime dei fedeli defunti?

R. Noi possiamo suffragare le anime dei fedeli defunti colle preghiere, colle limosine e con tutte le altre buone opere, ma sopratutto col santo sacrifizio della Messa.



2214
214 D. Per quali anime dobbiamo noi nella com­memorazione de' fedeli defunti applicare i nostri suffragi, secondo la mente della Chiesa?

R. Nella commemorazione di tutti i fedeli defunti noi dobbiamo applicare i nostri suffragi, non solamente per le anime de' nostri parenti, amici e benefattori, ma anche per tutte le altre che si trovano nel purgatorio.



2215
215 D. Qual frutto dobbiamo noi ricavare dalla commemorazione di tutti i fedeli defunti?

R. Dalla commemorazione di tutti i fedeli defunti dobbiamo ricavare questo frutto: 1.° pensare che anche noi dovremo morir presto, e presentarci al tribunale di Dio per rendergli conto di tutta la nostra vita; 2.° concepire un grande orrore al peccato, considerando quanto rigorosamente Iddio lo punisca nell'altra vita, e soddisfare in questa alla sua giustizia colle opere di penitenza per i peccati commessi.

CAPO XII. Della festa dei Santi protettori.




2216
216 D. Quali Santi chiamiamo noi particolarmente nostri protettori?

R. Noi chiamiamo particolarmente nostri protettori i Santi dei quali portiamo il nome, i titolari delle parrocchie, i protettori della diocesi, o del luogo, o dello Stato in cui abitiamo, o delle arti che professiamo.



2217
217 D. Come dobbiamo noi onorare i Santi nostri protettori?

R. Noi dobbiamo onorare i Santi nostri protettori con celebrare santamente le loro feste, con invocarli ne' nostri bisogni, e con imitarli.



2218
218 D. Che cosa dobbiamo noi fare per ben celebrare le feste dei Santi nostri protettori?

R. Per celebrar bene le feste de' Santi nostri protettori dobbiamo astenerci da ogni illecito divertimento e applicarci alle opere di pietà e di religione.



2219
219 D. Quali opere speciali di pietà dobbiamo noi praticare nelle feste dei Santi proiettori?

R. Nelle feste dei Santi protettori dobbiamo accostarci con grande divozione e purità di cuore ai santi sacramenti, e assistere agli uffici divini.





BREVE STORIA DELLA RELIGIONE




Principi e nozioni fondamentali.



3001
1. Avendo Iddio sapientissimo ordinate tutte le cose da Lui create al fine ultimo di dargli gloria colla manifestazione delle sue divine perfezioni; anche l'uomo, nel mondo visibile principalmente, doveva promuovere ed adempiere questo fine, secondo la propria natura ragionevole, cogli atti liberi della sua volontà, cioè col conoscere Dio, coll'amarlo, col servirlo e cosi ottenerne quel premio, che Dio gli avrebbe poi dato. Questo vincolo morale, o legge universale, onde l'uomo si trova per natura legato a Dio si dice religione naturale.

3002
2. Ma avendo Iddio per sua bontà voluto preparare all'uomo un premio molto più grande ed elevato di quanto mai l'uomo potesse pensare e desiderare, volendo cioè metterlo a parte della sua medesima felicità, ne venne di conseguenza che a tanto fine la religione naturale più non bastasse, e percio Dio stesso avesse ad istruire l'uomo ne' suoi doveri religiosi. Si comprende quindi che la religione fin dal principio dovette essere, rivelata, ossia svelata da Dio all'uomo.

3003
3. Di tatto Dio rivelo la religione ad Adamo ed ai primi Patriarchi, che si succedevano gli uni agli altri, e potevano facilmente tramandarsela; vivendo insieme lunghissima vita; finché Iddio si ebbe formato un popolo, che la custodisse sino alla venuta del Salvatore Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato: il quale non la sciolse, ma la compi, la perfeziono e la confido in custodia alla Chiesa per tutti i secoli.

Tutto cio è provato dalla storia della religione la quale, puo dirsi, si confonde colla storia della umanità. Quindi è chiaro che tutte quelle, che diconsi religioni, fuori dell'unica vera rivelata da Dio, della quale parliamo, sono invenzioni degli uomini e deviazioni dalla Verità, della quale talune conservano una qualche parte, mista pero a molte menzogne ed assurdità.

3004
4. Quanto poi alle sètte, ossia divisioni, che si fecero dalla santa Chiesa cattolica, apostolica, romana, esse fu­rono sempre suscitate e sostenute o da uomini presuntuosi, che abbandonarono il sentimento della Chiesa universale, per tener dietro volontariamente ed ostinatamente a qualche errore proprio od altrui contro la fede - e sono gli eretici;- oppure da uomini orgogliosi ed avidi di dominio, i quali credendosi più illuminati di santa Chiesa, trascinarono una parte dei figli suoi a scindere, contro la parola di Gesti Cristo, la cattolica unità, separandosi dal Papa e dall'Episcopato unito con Lui, e sono gli scismatici.

Invece il fedele cristiano cattolico, che inclina la sua ragione alla parola di Dio, predicatagli in nome di santa Chiesa dai legittimi Pastori, e adempie fedelmente la santa divina legge, cammina sicuramente sulla via che lo conduce al suo ultimo fine, e più s'istruisce nella religione, sempre meglio comprende la ragionevolezza della santa fede.

3005
5. Questo appunto fu il modo stabilito da Dio per la perpetua tradizione della religione: la successiva continua comunicazione degli uomini fra loro; sicché la verità insegnata dai maggiori si trasmettesse nella stessa guisa ai posteri; e cio dovette durare anche dopo che una parte della divina legge fu per volere di Dio, in progresso di tempo consegnata in Libri da scrittori ispirati da Lui.

Questi libri scritti sotto l'ispirazione di Dio si chiamano: Santa Scrittura, i Libri Sacri o la Sacra Bibbia. Diconsi libri del Vecchio Testamento, quelli che furono scritti prima della venuta di Gesù Cristo; e quelli che furono scritti dopo, chiamansi dei Testamento Nuovo.

3006
6. Qui Testamentovuoi dire Alleanza, Patto fatto da Dio cogli uomini: di salvarli cioè per mezzo di un Redentore promesso, a condizione che prestassero fede alla parola di Lui, ed obbedissero alle sue leggi.

L'antico Patto fu stabilito da Dio prima con Adamo e Noè, poscia più specialmente con Abramo e colla sua discendenza: esso imponeva la fede nel venturo Redentore o Messia, e l'osservanza della legge, data in principio da Dio, poi promulgata nel popolo suo per mezzo di Mosè.

Il nuovo Patto, dopo la venuta di Gesù Cristo Redentore e Salvatore nostro, è stabilito da Dio con tutti quelli, che ricevono il segno da Lui stabilito, il Battesimo; e credono in Lui ed osservano la legge, che lo stesso Gesù Cristo venne a perfezionare e compire, predicandola in persona ed insegnandola di sua bocca agli Apostoli.

Questi ricevuto il coniando dal divino Maestro di predicare dappertutto il santo vangelo, lo predicarono realmente di loro bocca, prima, che fosse scritto, come poi lo fu per divina ispirazione. Ma né tutti, né soli gli Apostoli scrissero, e certamente né gli uni, né gli altri scrissero tutto cio, che avevano visto e sentito.

3007
7. Da quanto ora dicemmo e da quanto accennammo al n. 5 si comprende l'importanza somma della Tradizione divina, la quale è la stessa parola, da Dio medesimo dichiarata, a viva voce, ai primi suoi ministri, e da quelli passata fino a noi per una continua successione. Anche ad essa percio giustamente si appoggia la fede come a stabilissimo fondamento.

3008
8. Questa Tradizione divina, unitamente alla Sacra Scrittura, cioè tutta insieme la parola di Dio scritta e trasmessa a viva voce, fu confidata da N. S. Gesù Cristo a un Depositario, pubblico, perpetuo, infallibile: cioè alla santa Chiesa Cattolica ed Apostolica; la quale fondandosi appunto sopra quella divina Tradizione, appoggiandosi all'autorità datale da Dio, ed affidata alla promessale assistenza e direzione dello Spirito Santo, definisce quali libri contengano la divina rivelazione, interpreta le Scritture, e ne fissa il senso ogniqualvolta nasca dubbio circa il medesimo, decide delle cose che riguardano la fede e i costumi, e giudica inappellabilmente su tutte le questioni, che, riguardo a questi oggetti di suprema importanza, possano comunque far traviare la mente e il cuore dei fedeli credenti.

3009
9. Tale giudizio pero si avverta, spetta a quella eletta parte della Chiesa che si chiama docente, cioè insegnante, formata in prima dagli Apostoli, e poi dai loro successori, i Vescovi con a capo il Papa, ossia il Romano Pontefice successore di S. Pietro.

Il Sommo Pontefice dotato da Gesù Cristo della medesima infallibilità, onde è fornita la Chiesa, e che gli è necessaria a conservare l'unità e puntA della dottrina, quando parla ex cathedra, ossia come Pastore e Dottore di tutti i cristiani, puo fare quegli stessi decreti e portare quegli stessi giudizi nelle cose che riguardano la fede e i costumi, i quali niuno puo rifiutare senza scapitar nella fede. Puo sempre esercitare la suprema sua potestà in tutto cio che riguarda eziandio la disciplina e il buon regime della Chiesa; e tutti i fedeli debbono obbedirlo con sincero ossequio della mente e del cuore.

Nell'obbedienza a questa suprema autorità della Chiesa e del Sommo Pontefice, per la cui autorità ci si propongono le verità della fede, ci s' impongono le leggi della Chiesa e ci si comanda tutto cio che è necessario al buon regime di essa, sta la regola della nostra fede.



PARTE PRIMA





SUNTO DI STORIA DELL'ANTICO TESTAMENTO


Creazione del mondo.



3010
10. In principio Iddio creo il cielo e la terra, con tutto cio che nei cielo e nella terra si contiene: e sebbene avesse potuto compiere la grand'opera in un solo istante, v...le impiegarvi sei periodi di tempo, che la Scrittura Santa chiama giorni.

Nel primo giorno disse: sia fatta la luce, e la luce fu; nel secondo fece il firmamento; nel terzo dl separo le acque dalla terra, a cui comando di produrre erbe, fiori ed ogni sorta di frutti; nel quarto fece il sole, la luna e le stelle; nel quinto di creo i pesci e gli uccelli; nel sesto creo tutti gli altri animali, e finalmente creo l'uomo.

Nel settimo giorno Iddio cesso dal creare, e questo giorno, che chiamo sabato cioè riposo, comando poi per mezzo di Mosè al popolo ebreo che fosse santificato e consacrato a Lui.
Creazione dell'uomo e della donna.



3011
11. Iddio creo l'uomo a sua immagine e somiglianza, e lo fece cosi: ne formo il corpo di terra; poi gli alito in faccia, infondendogli un'anima immortale.

Iddio diede al primo uomo il nome di Adamo, che vuol dire formato di terra, e lo colloco in un luogo pieno di delizie, chiamato il Paradiso terrestre.

3012
12. Adamo pero era solo. Volendo Iddio dargli una compagna e consorte, lo fece cadere in un profondo sonno e, mentre dormiva, gli tolse una costa, e di quella formo la donna, che. presento ad Adamo. Questi l'accolse con grato affetto e la chiamo Eva, che vuoi dire vita, perché sarebbe diventata la madre di tutti i viventi.
Degli Angeli.



3013
13. Prima dell'uomo che è la creatura più perfetta di tutto il inondo sensibile, Iddio aveva pure creato una moltitudine infinita di altri esseri, di natura più elevata dell'uomo, chiamati Angeli.

3014
14. Gli Angeli, senza forma né figura alcuna sensibile, perché puri spiriti, creati per sussistere senza dover es­sere uniti a corpo alcuno, erano pure stati fatti da Dio ad immagine sua, capaci di conoscerlo ed amarlo, e liberi di operare il bene ed il male.

3015
15. Nel tempo della prova, moltissimi di questi spiriti restarono fedeli a Dio, ma molti altri di loro peccarono. Il loro peccato fu di superbia, volendo essere simili a Lui, e da Lui non dipendere.

3016
16. Gli spiriti fedeli, chiamati Angeli buoni, o Spiriti celesti, o semplice mente Angeli, furono premiati coll'eterna felicità in Paradiso.

3017
17. Gli spiriti infedeli, chiamati Diavoli o Demoni, col loro capo detto Lucifero o Satanasso, furono scacciati dal paradiso e condannati all'intèrno per tutta l'eternità.
Peccato di Adamo ed Eva, e loro castigo.



3018
18. Iddio aveva posto Adamo ed Eva in uno stato perfetto di innocenza, di grazia e di felicità, esenti percio dalla morte e da ogni miseria di anima e di corpo.

3019
19. Egli aveva loro permesso, di mangiare di tutti i frutti del paradiso terrestre, e solamente aveva loro vie­tato di gustare quelli di un albero, che era in mezzo al paradiso, e che la S. Scrittura chiama l'albero della Scienza del bene e del male. Cosi fu chiamato, perché per mezzo di esso, in virtù dell'obbedienza, Adamo ed Eva avrebbero avuto bene, cioè aumento di grazia e di felicità; o in pena della disobbedienza sarebbero decaduti dalla loro perfezione essi ed i loro discendenti, ed avrebbero fatto esperienza del male, tanto spirituale, quanto corporale.

Voleva Iddio che Adamo ed Eva nell'omaggio di questa obbedienza lo riconoscessero per Signore e Padrone.

Il demonio, invidioso della loro felicità, tento Eva, parlandole per mezzo del serpente, e istigandola a trasgredire il ricevuto comando. Eva spicco del frutto vietato, ne gusto, indusse Adamo a gustarne egli pure, ed ambedue peccarono.

3020
20. Questo peccato produsse per loro e per tutto il genere umano i più disastrosi effetti.

Adamo ed Eva perdettero la grazia santificante, l'amicizia di Dio, e il diritto al paradiso: diventarono schiavi del demonio, e meritevoli dell' inferno. Il Signore pronunzio contro di essi la sentenza di morte: li sbandi da quel luogo di delizie, e li caccio fuori a guadagnarsi il pane col sudore della loro fronte, fra innumerevoli stenti e fatiche.

3021
21. Il peccato di Adamo poi si propago a tutti i loro discendenti, eccetto Maria SS.; ed è quello con cui tutti nasciamo, e che si chiamo peccato originale.

3022
22. Il peccato originale macchia l'anima nostra fin dal primo istante di nostra esistenza, ci rende nemici di Dio, schiavi del demonio, esclusi per sempre dal paradiso, soggetti alla morte ed a tutte le altre miserie.
Promessa d'un Redentore.



3023
23. Iddio pero non abbandono Adamo e la sua discendenza a tale disgraziatissimo fine. Nella sua infinita misericordia gli promise tosto un Salvatore (il Messia), che sarebbe venuto a liberare il genere umano dalla servitù del demonio e dal peccato, ed a meritargli il paradiso. Tale promessa Iddio ripeté in seguito, molte altre volte ai Patriarchi ed al popolo, ebreo per mezzo dei Profeti.
I figliuoli di Adamo ed i Patriarchi.



3024
24. Adamo ed Eva, dopo che furono scacciati dal paradiso terrestre, ebbero due figli, cui diedero i nomi di Caino ed Abele. Cresciuti in età, Caino si dedico all'agricoltura, ed Abele alla pastorizia. Avendo Iddio dimostrato di gradire i sacrifizi di Abele, che pio ed innocente gli offeriva il meglio del suo gregge, e di sdegnare quelli di Caino, il quale offeriva i frutti della terra, questi, pieno d'ira e d'invidia contro il fratello, lo condusse seco a diporto nei campi, se gli avvento contro e lo uccise.

3025
25. Per consolare Adamo ed Eva della morte di Abele, Iddio diede loro un altro figliuolo, che chiamarono Seth, il quale fu buono e timorato di Dio.

Adamo, durante la sua lunga vita di 930 anni, ebbe ancora molti altri figliuoli e figliuole, i quali moltiplicandosi, a poco a poco popolarono la terra.

3026
26. Fra i discendenti di Seth e degli altri figli di Adamo, i vecchi padri di numerosa progenie restavano a capo delle tribù, formate dalle famiglie dei figli e dei nipoti; ne erano principi, giudici e sacerdoti. - La Storia li onora del nome venerando di Patriarchi. - La Provvidenza li dotava di lunghissima vita, affinché insegnassero ai posteri la religione rivelata, e, vigilando sulla tradizione fedele delle divine promesse, perpetuassero la fede nel venturo Messia.
Il Diluvio.



3027
27. Coll'andar dei secoli, i discendenti di Adamo si pervertirono, e tutta la terra fu piena di vizi e di disonestà.

Iddio, per tanta corruzione dapprima minaccio, poi puni il genere umano con un diluvio universale. Allora fece piovere per quaranta giorni e per quaranta notti, fino a tanto che restarono coperte d'acqua le più alte montagne.

Tutti quanti gli uomini morirono annegati; non si salvarono che Noè e la sua famiglia.

3028
28. Noè, per ordine ricevuto da Dio, cento anni prima del diluvio, aveva cominciato a fabbricare un'arca, cioè una specie di nave, in cui poi era entrato egli colla sua moglie, coi suoi figliuoli - Sem, Cam e Iafet- colle tre mogli loro, e con quegli animali, che Dio gli aveva indicato.
La torre di Babele.



3029
29. I discendenti di Noè ben presto si moltiplicarono e crebbero in si gran numero che, non potendo più stare insieme, dovettero pensare a dividersi. Essi pero, prima di separarsi, stabilirono di fabbricare una torre cosi alta, che arrivasse fino al cielo. L'opera si avanzava a gran passi, quando Iddio, offeso di tanto orgoglio, discese e ne confuse le lingue, per modo che i superbi edificatori, più non intendendosi fra loro, si dovettero disperdere senza compiere l'ambizioso disegno.

La torre ebbe il nome di Babele, che vuoi dire confusione.
Il popolo di Dio.



3030
30. Dopo il diluvio gli uomini non si conservarono per molto tempo fedeli a Dio, ma ricaddero ben presto nelle iniquità di prima, anzi giunsero al punto di perdere la cognizione del vero Dio, e di darsi all'idolatria, vale a dire, di riconoscere e adorare come divinità le cose create.

3031
31. Laonde Iddio per conservare la vera religione sopra la terra, si elesse un popolo e prese a governarlo con speciale provvidenza, preservandolo dalla generale corruzione.
Esordi del popolo di Dio.


Si rinnova con Abramo l'antico patto.



3032
32. A padre e stipite del suo popolo Iddio elesse un uomo della Caldea, chiamato Abramo, discendente dagli antichi Patriarchi per la linea di Eber. Il popolo, che da lui ebbe origine, fu chiamato Popolo Ebreo.

Abramo erasi conservato giusto in mezzo alla sua gente, datasi al culto degli idoli ed accio perseverasse nella giustizia, Iddio gli ordino di uscire dal suo paese e di trasferirsi nel paese di Canaan, detto pure Pale­stina, promettendogli che l'avrebbe fatto capo di un grande popolo, e che il Messia sarebbe nato dalla sua progenie.

In conferma della parola di Dio, Abramo ebbe da Sara sua moglie, sebbene già avanzata in età, un figlio, che chiamo Isacco.

3033
33. Per provare la fedeltà ed obbedienza del suo servo, Iddio gli ordino di sacrificargli questo suo unico figlio, che egli tanto amava, e sul quale riposavano le divine promesse. Abramo pero, sicuro di queste promesse, non vacillo nella fede, e, come sta scritto nella S. Scrittura, spero contro la stessa speranza; dispose tutto l'occorrente pel sacrificio, e l'avrebbe compito. Ma un angelo gli trattenne la mano; Iddio poi in premio della sua fedeltà lo benedisse, e gli annunzio che da quel figlio sarebbe venuto il Redentore del mondo.

3034
34. Isacco giunto all'età di quarant'anni, sposo Rebecca, sua cugina, madre poi ad un tempo di due figli, Esaù e Giacobbe.

Ad Esaù, come primogenito sarebbe toccata la benedizione paterna; ma il Signore dispose che, per solleci­tudine di Rebecca, Isacco benedicesse Giacobbe, al quale, per troppo meschino compenso, Esaù già aveva ceduto il diritto di primogenitura.

3035
35. Giacobbe allora, per sottrarsi all'ira di Esaù, dovette fuggire in Aran da suo zio Labano, che gli diede in ispose due sue figliuole - Lia e Rachele; - e dopo venti anni torno a casa ricchissimo, e con numerosa famiglia.

Nel ritorno per via, prima che si riconciliasse col fratello, in una visione, che egli ebbe, fugli cambiato il nome di Giacobbe in quello d'Israele.

3036
36. Giacobbe fu padre di dodici figliuoli; i due ultimi dei quali, Giuseppe e Beniamino, erano figli di Rachele.

Tra i figli di Giacobbe il più savio e costumato era Giuseppe, sopra tutti carissimo al padre. Per questo motivo i fratelli presero ad odiarlo, e l'odio li porto a meditarne prima la morte, e poscia a venderlo a certi mercatanti ismaeliti, che lo condussero in Egitto e lo rivendettero a Putifarre, ministro di Faraone.
Giacobbe ed i suoi figli in Egitto.



3037
37. Giuseppe in Egitto colla sua virtù si guadagno subito la stima e l'affezione del suo signore; ma poi, calunniato dalla padrona, venne cacciato in prigione. Ivi stette due anni, cioè fino a tanto che, per aver interpretato al Faraone, ossia re d'Egitto, due sogni e profetizzato che sette anni di abbondanza sarebbero seguiti da sette anni di carestia, fu liberato e creato vicere d'Egitto.

Nel tempo dell'abbondanza Giuseppe fece grandi provvisioni, sicché quando la fame comincio a desolare la terra, l'Egitto rigurgitava di viveri.

3038
38. Da tutte le parti si dovette accorrere colà per comprarvi del grano; Giacobbe fu pure costretto a mandarvi i suoi figliuoli, i quali a prima giunta non riconobbero Giuseppe; riconosciuti pero da lui, e dopo che egli loro si manifesto, ebbero l'incarico di condurre in Egitto il padre con tutta la sua famiglia.

Giacobbe desideroso di abbracciare il figlio diletto, vi ando, e dal re gli fu assegnata per dimora sua e dei suoi la terra di Gessen.

3039
39. Dopo 17 anni di dimora in Egitto, Giacobbe vicino a morte, raduno intorno a sè i suoi dodici figli, in un coi due figli di Giuseppe, per nome Efraim e Manasse; raccomando loro di ritornarsene nella terra di Canaan senza pero dimenticare le sue ossa in Egitto, li benedisse tutti in particolare, predicendo a Giuda che lo scettro, ossia la sovrana potestà, non sarebbe uscito dalla sua discendenza fino alla venuta del Messia.
Schiavitù degli Ebrei in Egitto.



3040
40. I discendenti di Giacobbe chiamati ebrei o israeliti, per alcun tempo furono rispettati e tollerati dagli Egi­ziani. Ma, essendo poi essi cresciuti in grandissimo numero, tanto da formare un gran popolo, da un altro Faraone, che regno più tardi, vennero oppressi sotto il giogo della più dura schiavitù, e condannati persino a gettare nel fiume Nilo tutti i figli maschi appena nati.
Liberazione degli ebrei per mezzo di Mosè.



3041
41. Sotto l'orrenda schiavitù d'Egitto, il popolo ebreo sarebbe perito tutto intero, né avrebbe riveduta la terra di Canaan, se Iddio non veniva a strappano prodigiosamente dalle mani dei barbari oppressori.

3042
42. Un bambino ebreo di nome Mosè era stato provvidenzialmente salvato dalle acque del Nilo dalla stessa figlia di Faraone, e da lei fatto istruire ed educare nella reggia di suo padre.

Di lui si servi Iddio per liberare il suo popolo, e adempiere in esso le promesse fatte ad Abramo.

3043
43. A Mosè adunque, fatto adulto, comando Iddio che, in compagnia di suo fratello Aronne, andasse da Fa. raone, e gli ordinasse di lasciare partire gli ebrei dall'Egitto. Faraone si rifiuto. - Allora Mosè, per vincere il cuore indurito di lui, armato di una verga, percosse l'Egitto con dieci prodigiosi e terribili castighi, detti poi le Piaghe d'Egitto, ultimo dei quali fu che un Angelo in sulla mezzanotte, incominciando dal figlio del re, uccise tutti i primogeniti egiziani, si degli uomini che degli animali.

3044
44. La notte in cui avvenne quell'eccidio, gli ebrei per comando di Dio, celebrarono la prima volta la festa di Pasqua, che vuoi dire passaggio del Signore. - Questo fu il rito prescritto da Dio: che ogni famiglia uccidesse un agnello senza macchia, e segnasse col sangue di esso la porta di casa, la quale resterebbe cosi salva nel passaggio dell'Angelo; che ne arrostisse le carni, e poscia le mangiasse in veste da viaggio e col bastone in mano, come gente preparata per la partenza.

Quell'agnello era figura dell'Agnello immacolato Gesù, il quale col suo sangue avrebbe salvato dalla morte eterna tutti gli uomini.

3045
45. Faraone e tutti gli egiziani, alla vista dei loro figli morti, senza più, scongiurarono gli ebrei a mettersi in cammino, e loro diedero tutto l'oro e l'argento ed ogni cosa che domandarono.

Gli ebrei partirono, e dopo tre giorni si trovarono alle sponde del mar Rosso.
Passaggio del mar Rosso.



3046
46. Ben presto Faraone si penti di aver lasciato andare gli ebrei; si pose tosto ad inseguirli col suo esercito, e li raggiunse presso al mare.

Mosè, confortato il popolo, che era intimorito alla vista degli egiziani, stese la sua verga sul mare, e le acque si divisero da riva a riva fino al fondo, lasciando una lunga via agli ebrei, che passarono a piede asciutto.

3047
47. Faraone ostinato nella perversità, si caccio anche esso per quella via; ma, appena fu dentro, giù caddero le acque, e quanti erano, uomini e cavalli, perirono annegati.
Gli ebrei nel deserto.



3048
48. Passato il mar Rosso, gli ebrei entrarono nel deserto, ed in brevissimo tempo avrebbero potuto giungere alla terra promessa, la Palestina, se fossero stati obbedienti alla divina legge ed ai comandi di Mosè loro condottiero; ma, avendo prevaricato ed essendosi ribellati più volte, Iddio li trattenne nel deserto 40 anni, lasciandovi perire tutti quelli che erano usciti dall'Egitto, eccettuati due soli: Caleb e Giosuè.

In tutto questo tempo Iddio provvide al loro nutrimento con una specie di brina in bianchi e minuti granellini, chiamata manna, che ogni notte ricopriva la terra e veniva raccolta al mattino. Pero nella notte precedente al sabato, il qual giorno era festivo per gli ebrei, la manna non cadeva: percio se ne raccoglieva il doppio la mattina del venerdi. - Alla bevanda Iddio provvedeva coll'acqua, la quale sovente scaturi miracolosamente dalle rupi, percosse dalla verga di Mosè.

Una gran nuvola poi, che di giorno li difendeva dai raggi del sole, e di notte, cambiandosi in colonna di fuoco, li illuminava e loro mostrava la via, li accompagno per tutto quel viaggio.
I dieci comandamenti della legge di Dio.



3049
49. Il terzo mese, dopo l'uscita dall' Egitto gli ebrei pervennero alle falde del monte Sinai. Fu là che, tra le folgori e i tuoni, Iddio parlo, e promulgo la sua legge in dieci comandamenti, scritti su due tavole di pietra, che consegno a Mosè, sulla vetta del monte.

3050
50. Ma quando ne discese, dopo 40 giorni di colloquI col Signore, Mosè trovo il popolo, che, caduto nell'idolatria, adorava un vitello d' oro. Compreso di santo zelo per tanta ingratitudine e tanta empietà, spezzo le tavole della legge, ridusse in polvere il vitello, e puni di morte i principali istigatori del grave peccato.

Risalito poscia sul monte, imploro il perdono dal Signore, ricevette altre tavole della legge, e quando discese,. fu meravigliato il popolo di vedere com'egli avesse due raggi di luce in fronte, che rendevano la sua faccia splendente e gloriosa.
Il Tabernacolo e l'Arca.



3051
51. Quivi appiè del Sinai Mosè, per èomando di Dio e secondo le di lui prescrizioni, fabbrico il Tabernacolo e l'Arca.

Il Tabernacolo era una gran tenda a guisa di tempio, che s'innalzava in mezzo agli accampamenti, quando gli Ebrei si fermavano.

L'Arca. era poi una cassa di legno preziosissimo, coperto entro e fuori di purissimo oro, in cui furono poscia collocate le tavole della legge, un vaso della manna del deserto e la verga fiorita di Aronne.

3052
52. Molte volte gli ebrei nel deserto, mormorando contro Mosè e contro il Signore, si attirarono gravi castighi. Fra questi è da notarsi quello dei serpenti velenosi, dai quali morsicati, molti perirono; molti poi, pentiti, si salvarono rimirando un serpente di bronzo, che, innalzato da Mosè sopra un'asta, dava imagine di croce. La virtù di questo emblema era simbolo delle virtù che avrebbe avuto la santa Croce di guarire le piaghe del peccato.
Giosuè e l'entrata nella terra promessa.



3053
53. Dopo averli trattenuti per 40 anni nel deserto, Iddio introdusse gli ebrei nella terra promessa.

Mosè la vide da lungi, ma non vi entro: Giosuè gli succedette nel governo del popolo.

3054
54. Preceduti dall'Arca, passarono il fiume Giordano le cui acque si erano fermate per lasciare libero il passo nel letto del fiume: presero la città di Gerico, soggioga­rono nella terra di Canaan i popoli che l'abitavano, e la divisero in dodici parti, quante erano le loro tribù. Cosi Iddio per mezzo del suo popolo castigo i gravissimi delitti di quelle genti.

Queste tribù pigliarono il nome da Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Isacar, Zabulon, Dan, Neftali, Gad, Aser, Beniamino, figli di Giacobbe, e da Efraim e Manasse, figli di Giuseppe. La tribù di Levi pero non ebbe territorio; Iddio la chiamo all'uffizio sacerdotale, e volle tenerle luogo Egli stesso di porzione e di eredità. Dalla tribù di Giuda, secondo aveva profetizzato Giacobbe morente, nacque poi il Redentore del mondo.
Giobbe.



3055
55. In quei tempi viveva un principe nell'Idumea, ricchissimo e giusto, di nome Giobbe, il quale temeva Iddio e si guardava dal mal fare. Volendo il Signore farne un modello di pazienza nelle miserie più grandi della vita, permise che Satana lo tentasse con inaudite tribolazioni.

In pochi giorni gli furono rapite le sue immense possessioni, la morte lo privo della numerosa sua famiglia, ed egli stesso fu colpito in tutto il corpo da un'ulcere maligna. Giobbe sbattuto da tante disgrazie non pecco d'impazienza; si getto colla faccia per terra, adoro il Signore disse: il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore. Iddio, in premio della sua rassegnazione, lo benedisse e, ritornatolo in salute, lo prospero più che prima.

Tutto cio viene luminosamente descritto in uno dei libri santi intitolato Giobbe.
Gli ebrei sotto i giudici.



3056
56. Gli ebrei, resisi padroni della Palestina sotto la condotta di Giosuè, più non l'abbandonarono, governati secondo la legge di Mosè, o dai seniori del popolo, o dai giudici, e più tardi dai re.

I Giudici furono persone (fra cui due donne, Debora e Giaele) suscitate ed elette di tempo in tempo da Dio per liberare gli ebrei, ogni qualvolta essi, in castigo dei loro peccati, erano caduti nella schiavitù dei loro nemici.

3057
57. I due più cospicui giudici furono Sansone e Samuele. Sansone, dotato di una forza straordinaria e meravi­gliosa, tribolo e danneggio per molti anni i filistei, potenti nemici di Dio.

Tradito poi e perduta la prodigiosa sua forza, uso gli ultimi avanzi di essa per far crollare un tempio dei suoi nemici, sotto cui fu seppellito, con molti di essi.

Samuele, ultimo dei giudici, vinti i filistei, per ordine di Dio raduno il popolo che tumultuava e chiedeva un re, ed alla sua presenza elesse e consacro Saulle, della tribù di Beniamino, a primo re di tutto il popolo ebreo.
Gli ebrei sotto i re.



3058
58. Molti anni regno Saulle, ma dopo i due primi per una gravissima disobbedienza, fu rigettato da Dio, e venne unto e consecrato re un giovane, di nome Davidde, della

tribù di Giuda, il quale si rese presto illustre uccidendo in singolare combattimento un gigante filisteo chiamato Golia, che insultava il popolo di Dio schierato in battaglia.

3059
59. Saulle, sconfitto dai filistei, si diede la morte. Allora ascese al trono Davidde, il quale regno sul popolo di Dio per 40 anni. Egli fini di conquistare tutta la Palestina, scon­figgendo gli infedeli, che vi erano rimasti, e specialmente s impadroni della città di Gerusalemme, che elesse per sua dimora e fece capitale del regno.

3060
60. A Davidde succedette suo figlio Salomone, che fu l'uomo più sapiente che mai sia esistito. Edifico il tempio di Gerusalemme, ed ebbe regno lungo e glorioso. Ma negli ultimi anni della sua vita, per le arti insidiose di donne straniere, cadde nell'idolatria, e da alcuni si teme della sua salute eterna.
Divisioni del regno.



3061
61. Succedette al re Salomone suo figlio Roboamo. Non avendo costui voluto diminuire il peso durissimo dei tributi imposti dal padre, dieci tribù gli si ribellarono, costituirono re Geroboamo, capo degli insorti, e restarono a Roboamo due sole tribù, quelle di Giuda e di Beniamino. Il popolo ebreo si trovo cosi diviso in due regni - il regno d'Israele e il regno di Giuda. Questi due regni più non si unirono, ma ciascuno ebbe le proprie vicende.
Regno d'Israele e sua distruzione.



3062
62. I re d'Israele, in numero di 19, tutti perversi e caduti nell'idolatria, a cui trassero la maggior parte del popolo delle dieci tribù, governarono per 254 anni. Finalmente, in castigo delle enormi scelleratezze commesse, il popolo venne da Salmanasar, re degli Assiri, parte disperso, parte condotto schiavo nell'Assiria; ed il regno d'Israele cadde per non risorgere più (A. a. C. 722).

Furono mandati a ripopolare il paese colonie di gen­tili, ai quali si assodarono in tempi successivi alcuni reduci israeliti e cattivi giudei, e tra tutti formarono poi un popolo, detto samaritano, nemico acerrimo della na­zione giudaica.

Fra gli israeliti condotti schiavi in Ninive, capitale dell'Assiria, vi fu Tobia, uomo santissimo, di cui ci è re­stata fra i Libri Santi una storia particolare, atta a farci altamente apprezzare il santo timore di Dio e le disposi­zioni della sua Provvidenza.
Regno di Giuda e schiavitù di Babilonia.



3063
63. I re di Giuda in numero di 20, dei quali alcuni pii e buoni, ed altri pur troppo anche scellerati, regnarono in tutto 388 anni.

3064
64. Ai tempi di Manasse, uno degli ultimi re di Giuda, succedette quanto è scritto nel libro, che si intitola da Giuditta, la quale uccidendo Oloferne, capitano generale del re degli Assiri di quel tempo, libero la città di Betulia e tutta la Giudea.

Più tardi un altro re degli Assiri, chiamato Nabucodonosor, pose fine al regno di Giuda; egli s'impadroni di Gerusalemme e la distrusse, in un col tempio di Salomone fin dai fondamenti; fece prigioniero ed accieco Sedecia, ultimo re, e condusse il popolo schiavo in Babilonia.
Daniele.



3065
65. Durante la schiavitù di Babilonia visse il profeta Daniele. Scelto insieme con altri giovani ebrei, per essere educato e poscia destinato al servizio personale del re, colla sua virtù si acquisto la stima e l'affezione di Nabucodonosor specialmente dopo di aver al medesimo manifestato ed interpretato un sogno ch'egli aveva avuto e poscia dimenticato.

Sebbene amato dal re, Daniele non ando esente dalle persecuzioni de suoi nemici, i quali, accusandolo di disobbedienza agli ordini sovrani, perché adorava il suo Dio, giunsero a cacciarlo in una fossa piena di leoni, dai quali pero resto miracolosamente illeso.
Fine della schiavitù dl Babilonia e ritorno degli ebrei nella Giudea.



3066
66. La schiavitù di Babilonia duro 70 anni, dopo i quali i giudei ebbero da Ciro la libertà. Ricondotti in patria da Zorobabele, (A. a. C. 538), fabbricarono Gerusalemme ed il tempio, confortati nell'opera santa da Neemia ministro del re, e da Aggeo profeta.

3067
67. Non tutti pero rimpatriarono. Tra quelli che rimasero nella terra straniera vi fu per divina disposizione Ester, la quale, essendo stata scelta dal re Assuero a sua sposa, salvo poi il suo popolo dalla distruzione, a cui era stato condannato dal re ad istigazione del ministro Amanno che odiava Mardocheo, zio della regina.

3068
68. I giudei ritornati a libertà, furono quind'innanzi'più fedeli al Signore, vivendo nell'osservanza delle proprie leggi e riconoscendo per capo della nazione il loro sommo sacerdote, sotto una certa tal quale dipendenza ora dai re di Persia, ora dai re di Siria, ora dai re di Egitto, secondo la sorte delle armi.

3069
69. Fra questi re alcuni lasciarono in pace i giudei, ed alcuni altri li perseguitarono per ridurli all'idolatria. Il più crudele e tiranno fu Antioco Epifane, re di Siria, il quale bandi una legge, per cui, pena la morte, tutti i suoi sudditi dovevano abbracciare la religione pagana. Allora molti giudei acconsentirono a quell'empietà, ma molti più stettero forti e si conservarono fedeli a Dio, ed altri molti morirono di glorioso martirio. Cosi avvenne di un santo vecchio, detto Eleazaro, e di sette fratelli, detti Maccabei, colla loro madre.
I Maccabei.



3070
70. Sorsero allora alcuni intrepidi sostenitori della religione e dell'indipendenza della patria, contro l'empio e crudele Antioco alla cui testa si pose un sacerdote per nome Matatia, coi cinque suoi figliuoli, virtuosi e prodi come lui. Prima si ritiro ai monti, e raccolti ancora altri valorosi intorno a sè, discese e sbaraglio gli oppressori.

3071
71. Giuda, soprannominato Maccabeo, figlio di Matatia, prosegui la guerra incominciata dal padre, e col favore di Dio e coll'aiuto de' suoi fratelli, fondo il breve regno detto dei Maccabei, che per 128 anni governarono la Giudea come pontefici e principi, poi anche come re.

Questo gran capitano, chiamato nelle Sante Scritture uomo fortissimo, diede esempio insigne di pietà pei defunti, ed affermo solennemente la fede nel purgatorio, coll'ordinare una grande colletta di danaro da mandarsi in Gerusalemme, affinché si offrissero doni e sacrifizi in suffragio dei caduti nella guerra santa. Egli fu per le molte sue vittorie benedetto dal popolo, e fu il terrore dei suoi nemici. Ma infine sopraffatto da questi, non sostenuto dai suoi, mori da eroe colle armi in pugno, l'anno 161 prima dell'Era cristiana. A Giuda Maccabeo, succedettero un dopo l'altro i suoi fratelli Gionata e Simone, quindi il figlio di costui Giovanni Ircano, il quale tenne un governo savio, glorioso e felice.

3072
72. Ma i figliuoli e discendenti degenerarono dalla virtù dei maggiori, e discordi fra loro s'implicarono in disgraziate contese con potenti vicini; in breve la Giudea, perdute le forze ed il prestigio, a poco a poco cadde sotto il dominio dei romani.
I romani e fine del regno di Giuda.



3073
73. I romani primieramente la resero tributaria, e poco appresso le imposero un re di nazione straniera, Erode il grande, cosi chiamato per alcune fortunate imprese, ma non grande certamente in faccia alla storia, la quale non tace i raggiri e le viltà per mezzo di cui assunse il desiato potere; del quale si valse poi a perseguitare la persona adorabile di Gesù Cristo nella sua infanzia. Esternamente fortunato, infelicissimo visse e mori; fine ordinaria dei persecutori.

Dopo di lui regnarono, con varia estensione di potere, tre suoi figliuoli e due nipoti; ma fu breve la gloria, poiché il regno fu presto cambiato in provincia dell' impero romano; e in nome di esso fu mandato a reggerla un governatore.
I Profeti.



3074
74. Iddio, a mantenere il suo popolo nell'osservanza della legge, od a richiamarvelo, e specialmente a preservarlo dall'idolatria, cui era potentemente inclinato, aveva in ogni tempo suscitati uomini straordinari, chiamati Profeti, i quali, da lui ispirati, preannunciavano i futuri avvenimenti.

3075
75. Alcuni di tali Profeti, come Elia ed Eliseo, non lasciarono scritti: ma di loro e delle loro gesta, resto memoria nella Storia Sacra.

Altri sedici lasciarono scritte le loro profezie, che furono conservate fra i Libri Santi.

3076
76. Quattro di questi, Geremia, Daniele, Ezechiele ed Isaia, sono detti maggiori, perché le loro profezie sono più ampie; gli altri dodici sono detti minori, per la ragione contraria.

3077
77. Mandato principale dei Profeti era quello di tener viva la memoria della promessa del Messia, e di prepa­rare la ricognizione di lui. Annunziarono molti secoli prima il tempo preciso della venuta di Lui, ed anzi diedero una tale descrizione delle circostanze della nascita, della vita, della passione e della morte di Lui, che, leggendo il complesso delle profezie, i loro autori appaiono storici, più che Profeti.
Alcune profezie che riguardano il Messia.



3078
78. Ecco alcune delle profezie, che riguardano il tempo della venuta del Messia:

Il profeta Daniele sul finire della schiavitù di Babilonia annunziava chiaramente, che il Messia sarebbe comparso, vissuto, rinnegato dai giudei, e da loro ucciso, dopo settanta settimane di anni, e che poco dopo Gerusalemme sarebbe distrutta ed i giudei dispersi, senza più potersi costituire in nazione.

3079
79. I profeti Aggeo e Malachia annunziavano ai giudei che il Messia sarebbe venuto nel secondo tempio, e quindi prima della sua distruzione.

Il profeta Isaia, oltre all'aver descritte molte circostanze della nascita e vita del Messia, annunziava che dopo la sua venuta i gentili si sarebbero convertiti.

3080
80. I fatti annunziati da questi e dagli altri profeti ebbero il loro compimento. Cioè si compirono. le settanta settimane, fu distrutta Gerusalemme, fu distrutto il secondo tempio, i giudei furono e sono dispersi, ed i gentili si sono convertiti: dunque il Messia deve esser venuto. Più; tutte queste profezie ebbero il loro compimento nella persona di N. S. Gesù Cristo, e solamente in Lui; dunque Egli è stato il vero Messia promesso.


Catechismo Maggiore di S. Pio X 2160