Catechismo Maggiore di S. Pio X 246

CAPO XIII. Del dodicesimo articolo.




246
246 D. Che cosa c' insegna l'ultime articolo: La vita eterna?

R. L'ultimo articolo del Credo c'insegna che dopo la vita presente vi è un' altra vita o eter­namente beata per gli eletti in paradiso, o eternamente infelice pei dannati all'inferno.



247
247 D. Possiamo noi comprendere la felicità del paradiso?

R. No, noi non possiamo comprendere la felicità del paradiso, perché supera le cognizioni della nostra mente limitata, e perché i beni del cielo non possono paragonarsi ai beni di questo mondo.



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248 D. In che ,consiste la felicità degli eletti?

R. La felicità degli eletti consiste nel vedere, amare e possedere per sempre Dio, fonte di ogni bene.



249
249 D. In che consiste la infelicità dei dannati?

R. L'infelicità dei dannati consiste nell'essere sempre privi della vista di Dio e puniti da eterni tormenti nell'inferno.



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250 D. I beni del paradiso e i mali dell'inferno sono solamente per le anime?

R. I beni del paradiso e i mali dell'inferno sono adesso solamente per le anime, perché solo le anime sono adesso in paradiso o nell'inferno; ma dopo la risurrezione della carne, gli uomini, nella pienezza di loro natura, cioè in anima e in corpo, saranno o felici o tormentati per sempre.



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251 D. Saranno uguali per i beati i beni del paradiso, e per i dannati i mali dell'inferno?

R. I beni del paradiso per i beati, e i mali dell'inferno per i dannati, saranno uguali nella sostanza e nella eterna durata; ma nella misura, ossia nei gradi, saranno maggiori o minori, secondo i meriti, o demeriti di ciascuno.



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252 D. Che vuoi dire la parola Amen in fine del Credo?

R. La parola Amen in fine delle preghiere significa: Cosi sia; in fine del Credo significa: Cosi è; vale a dire: credo essere verissimo tutto quello che in questi dodici articoli si contiene, ed io ne sono più certo che se lo vedessi cogli occhi miei.









PARTE SECONDA DELL' ORAZIONE


CAPO I. Dell'orazione in generale.




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253 D. Di che cosa si tratta nella seconda parte della Dottrina cristiana?

R. Nella seconda parte della Dottrina cristiana si tratta dell'orazione in generale e del Pater Noster in particolare.



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254 D. Che cosa é l'orazione?

R. L'orazione è una elevazione della mente a Dio per adorano, per ringraziarlo, e per domandargli quello che ci abbisogna.



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255 D. Come si distingue l'orazione?

R. L'orazione si distingue in mentale e vocale. L'orazione mentale è quella che si fa con la sola mente; l'orazione vocale è quella che si fa con le parole accompagnate dall'attenzione della mente e dalla divozione del cuore.



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256 D. Si puo distinguere in altro modo l'orazione?

R. L'orazione si puo anche distinguere in privata e pubblica.



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257 D. Qual'è l'orazione privata?

R. L'orazione privata èquella che ciascuno fa in particolare per sé o per altri.



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258 D. Qual'è l'orazione pubblica?

R. L'orazione pubblica è quella che si fa dai sacri ministri, a nome della Chiesa, e per la salvezza del popolo fedele. Si puo chiamar pubblica anche l'orazione fatta in Comune e pubblicamente dai fedeli, come nelle processioni, nei pellegrinaggi e nel sacro tempio.



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259 D. Abbiamo noi speranza fondata di ottenere per mezzo della orazione, gli aiuti e le grazie di cui abbiamo bisogno?

R. La speranza di ottenere da Dio le grazie, di cui abbiamo bisogno, èfondata nelle promesse di Dio onnipotente, misericordioso e fedelissimo, e nei meriti di Gesù Cristo.



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260 D. In nome di chi dobbiamo domandare a Dio le grazie che ci sono necessarie?

R. Noi dobbiamo domandare a Dio le grazie che ci sono necessarie in nome di Gesù Cristo, come Egli medesimo ci ha insegnato e come pratica la Chiesa la quale termina sempre le sue preghiere con queste parole: per Dominum nostrum Jesum Christum, cioè: per il nostro Signore Gesù Cristo.



261
261 D. Perché dobbiamo domandare a Dio le grazie in nome di Gesù Cristo?

R. Noi dobbiamo domandare le grazie in nome di Gesù Cristo, perché essendo Egli il nostro mediatore, solo per mezzo di lui noi pos­siamo avvicinarci al trono di Dio.



262
262 D. Se l'orazione ha tanta virtù, che vuol dire che molte volte non sono esaudite le nostre preghiere?

R. Molte volte le nostre preghiere non sono esaudite, o perché domandiamo cose che non convengono alla nostra eterna salute, o perché non preghiamo come si deve.



263
263 D. Quali sono le cose che dobbiamo principalmente domandare a Dio?

R. Dobbiamo principalmente domandare a Dio la sua gloria, la nostra eterna salute e i mezzi per conseguirla.



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264 D. Non è lecito il domandare anche beni temporali?

R. Si, è lecito domandare a Dio anche i beni temporali, ma sempre con la condizione che siano conformi alla sua santissima volontà, e non siano d'impedimento alla nostra eterna salute.



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265 D. Se Iddio sa tutto cio che ci è necessario, perché si deve pregare?

R. Sebbene Iddio sappia tutto cio che ci è necessario, pure vuole che noi lo preghiamo, per riconoscerlo come datore d'ogni bene, per attestargli la nostra umile sommissione e per meritarci i suoi favori.



266
266 D. Qual'è la prima e migliore disposizione per rendere efficaci le nostre preghiere?

R. La prima e miglior disposizione per rendere efficaci le nostre preghiere è di essere in istato di grazia, o non essendovi, almeno desiderare di rimettersi in tale stato.



267
267 D. Quali altre disposizioni si richiedono per ben pregare?

R. Per ben pregare si richiedono specialmente il raccoglimento, l'umiltà, la fiducia, la perseveranza e la rassegnazione.



268
268 D. Che vuol dire pregare con raccoglimento?

R. Vuol dire pensare che parliamo con Dio, e percio dobbiamo pregare con tutto il rispetto e la divozione, evitando per quanto è possibile le distrazioni, cioè ogni pensiero estraneo all'orazione.



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269 D. Le distrazioni diminuiscono il merito dell'orazione?

R. Si, quando noi stessi le procuriamo, ovvero non le respingiamo con diligenza. Se poi facciamo quanto è possibile per essere raccolti in Dio, allora le distrazioni non diminuiscono il merito della nostra orazione, ma anzi lo possono accrescere.



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270 D. Che cosa si richiede per fare orazione con raccoglimento?

R. Dobbiamo prima della preghiera allontanare tutte le occasioni di distrazione, e dobbiamo durante la preghiera pensare che siamo alla presenza di Dio il quale ci vede e ci ascolta.



271
271 D. Che vuoi dire pregare con umiltà?

R. Vuol dire riconoscere sinceramente la propria indegnità, impotenza e miseria, accompagnando la preghiera con la compostezza del corpo.



272
272 D. Che vuol dire pregare con fiducia?

R. Vuol dire che dobbiamo avere ferma speranza di essere esauditi, se da cio deriva la gloria di Dio ed il nostro vero bene.



273
273 D. Che vuol dire pregare con perseveranza?

R. Vuol dire che non dobbiamo stancarci di pregare, se Iddio subito non ci esaudisce, ma che dobbiamo seguitare anzi a pregare con più fervore.



274
274 D. Che vuol dire pregare con rassegnazione?

R. Vuol dire che dobbiamo conformarci al volere di Dio, il quale conosce meglio di noi quanto è necessario alla nostra eterna salute, pur anche nel caso in cui le nostre preghiere non fossero esaudite.



275
275 D. Dio esaudisce sempre le orazioni ben fatte?

R. Si, Dio esaudisce sempre le orazioni ben fatte; ma nella maniera che egli sa essere più utile per la nostra eterna salute, e non sempre secondo la nostra volontà.



276
276 D. Quali effetti produce in noi l'orazione?

R. L' orazione ci fa riconoscere la nostra dipendenza da Dio supremo Signore in tutte le cose, ci fa pensare alle cose celesti, ci fa progredire nella virtù, ci ottiene da Dio misericordia, ci fortifica contro le tentazioni, ci conforta nelle tribolazioni, ci aiuta nei nostri bisogni, e ci ottiene la grazia della perseveranza finale.



277
277 D. Quand'è che noi dobbiamo specialmente pregare?

R. Noi dobbiamo pregare specialmente nei pericoli, nelle tentazioni e in punto di morte; inoltre dobbiamo pregare frequentemente, ed è bene che cio si faccia la mattina e la sera e al principio delle azioni importanti della giornata.



278
278 D. Per chi dobbiamo pregare?

R. Dobbiamo pregare per tutti; cioè per noi stessi, per i nostri parenti, superiori, benefattori, amici e nemici; per la conversione dei poveri peccatori, di quelli che sono fuori della vera Chiesa, e per le anime sante del purgatorio.

CAPO II.


Dell'orazione domenicale.


1. — Dell' orazione domenicale in genere.





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279 D. Qual'è l'orazione vocale più eccellente?

R. L'orazione vocale più eccellente è quella che Gesù Cristo medesimo ci ha insegnato, cioè il Pater noster.



280
280 D. Perché il Pater noster è l'orazione più eccellente?

R. Il Pater noster è l'orazione più eccellente perché l'ha composta e ce l'ha insegnata Gesù Cristo medesimo; perché contiene chiaramente in poche parole tutto quello che possiamo spe­rare da Dio; ed è la regola e il modello di tutte le altre orazioni.



281
281 D. Il Pater noster é anche 1'orazione più efficace?

R. Il Pater noster è anche l'orazione più efficace, perché è la più accetta a Dio, facendo noi orazione con le stesse parole che ci ha dettate il suo divin Figliuolo.



282
282 D. Perché il Pater noster si chiama orazione domenicale?

R. Il Pater noster si chiama orazione domenicale, che vuol dire preghiera del Signore, appunto perché ce l'ha insegnata Gesù Cristo di propria bocca.



283
283 D. Quante domande sono nel Pater noster?

R. Nel Pater noster sono sette domande, precedute da un proemio.



284
284 D. Recitate il Pater noster.

R. Padre nostro, che sei nei cieli:



1.a Sia santificato il nome tuo.



2.a Venga il regno tuo.



3.a Sia fatta la volontà tua, come in cielo, cosi in terra.



4.a Dacci oggi il nostro pane quotidiano.



5.a E rimetti a noi i nostri debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori.



6.a E non c'indurre in tentazione.



7.a Ma liberaci dal male. Cosi sia.



285
285 D. Perché, invocando Dio in principio dell'orazione domenicale, lo chiamiamo nostro Padre?

R. In principio dell'orazione domenicale chia­miamo Dio nostro Padre per risvegliare la nostra fiducia nella sua infinita bontà, essendo noi suoi figliuoli.



286
286 D. Perché possiamo noi dire che siamo figliuoli di Dio?

R. Noi siamo figliuoli di Dio: 1.° Perché Egli ci ha creato a imagine sua e ci conserva e governa colla sua provvidenza; 2.° Perché ci ha, per ispeciale benevolenza, adottati nel Battesimo come fratelli di Gesù Cristo e coeredi insieme con lui dell'eterna gloria.



287
287 D. Perché chiamiamo Dio Padre nostro e non Padre mio?

R. Chiamiamo Dio Padre nostro e non Padre mio, perché tutti siamo suoi figliuoli e pero dob­biamo riguardarci ed amarci tutti come fratelli, e pregare gli uni per gli altri.



288
288 D. Essendo Dio in ogni luogo, perché gli diciamo: che sei ne' cieli?

R. Dio è in ogni luogo; ma diciamo: Padre nostro, che sei ne' cieli, per sollevare i nostri cuori al cielo, dove Dio si manifesta nella gloria a' suoi figliuoli.
2. - Della prima petizione.





289
289 D. Che cosa chiediamo noi nella prima domanda: Sia santificato il nome tuo?

R. Nella prima domanda: Sia santificato il nome tuo noi chiediamo che Dio sia conosciuto, amato, onorato e servito da tutto il inondo, e da noi in particolare.



290
290 D. Che cosa intendiamo chiedendo che Dio sia conosciuto, amato e servito da tutto il mondo?

R. Noi intendiamo di chiedere che gli infedeli giungano alla cognizione del vero Dio, gli eretici riconoscano i loro errori, gli scismatici ritornino all' unità della Chiesa, che i peccatori si ravvedano e che i giusti siano perseveranti nel bene.



291
291 D. Perché prima d'ogni altra cosa domandiamo che sia santificato il nome di Dio?

R. Prima d'ogni altra cosa domandiamo che sia santificato il nome di Dio, perché la gloria di Dio ci deve stare più a cuore che tutti i nostri beni e vantaggi.



292
292 D. in qual modo possiamo noi procurare la gloria di Dio?

R. Noi possiamo procurare la gloria di Dio con la preghiera, col buon esempio, e con l'indirizzare a Lui tutti i pensieri, gli affetti e le opere nostre.
3. - Della seconda petizione.





293
293 D. Che cosa intendiamo noi per regno di Dio?

R. Per regno di Dio intendiamo un triplice regno spirituale; cioè il regno di Dio in noi, ossia il regno della grazia; il regno di Dio in terra, cioè la santa Chiesa cattolica; e il regno di Dio nei cieli, ovvero il paradiso.



294
294 D. Che cosa chiediamo noi con le parole: venga il regno tuo, in ordine alla grazia?

R. In ordine alla grazia noi chiediamo che Dio regni in noi con la sua grazia santificante per la quale Egli si compiace di risiedere in noi come re nella sua reggia; e di tenerci uniti a Lui con le virtù della fede, della speranza e della carità per le quali regna sul nostro intelletto, sul nostro cuore, e sulla nostra volontà.



295
295 D. Che cosa chiediamo con le parole: venga il regno tuo, in ordine alla Chiesa?

R. In ordine alla Chiesa chiediamo che questa sempre più si dilati e si propaghi per tutto il mondo a salvezza degli uomini.



296
296 D. Che cosa chiediamo con le parole: venga il regno tuo in ordine alla gloria?

R. In ordine alla gloria noi chiediamo di potere un giorno essere ammessi nel santo paradiso, per il quale fummo creati, dove saremo pienamente felici.
4. - Della terza petizione.





297
297 D. Che cosa chiediamo nella terza domanda: sia fatta la volontà tua, come in cielo, cosi in terra?

R. Nella terza domanda: sia fatta la volontà tua,, come in cielo, cosi in terra, chiediamo la grazia di fare in ogni cosa la volontà di Dio con ubbidire ai suoi santi comandamenti cosi prontamente, come gli angeli e i santi gli ubbidiscono in cielo. Chiediamo inoltre la grazia di corrispondere alle divine ispirazioni, e di vivere rassegnati alla volontà di Dio quando Egli ci manda delle tribolazioni.



298
298 D. E necessario eseguire la volontà di Dio?

R. E necessario eseguire la volontà di Dio quanto è necessario il conseguire l'eterna salute, perché Gesù Cristo ha detto che entrerà nel regno dei cieli soltanto chi avrà fatto la volontà del Padre suo.



299
299 D. In qual modo possiamo conoscere la volontà di Dio?

R. Noi possiamo conoscere la volontà di Dio specialmente per mezzo della Chiesa e dei nostri superiori spirituali stabiliti da Dio per guidarci nella via della salute. Possiamo anche conoscere questa santissima volontà dalle divine ispirazioni e dalle stesse circostanze nelle quali il Signore ci ha posti.



300
300 D. Dobbiamo sempre riconoscere la volontà di Dio nelle cose prospere od avverse della vita?

R. Nelle cose si prospere che avverse della vita presente dobbiamo sempre riconoscere anche la volontà di Dio, il quale tutto dispone o permette per il nostro bene.
5.- Della quarta petizione.





301
301 D. Che cosa chiediamo nella quarta domanda: dacci oggi il nostro pane quotidiano?

R. Nella quarta domanda: dacci oggi il nostro pane quotidiano, chiediamo a Dio cio che ci è ne­cessario ciascun giorno e per l'anima e pel corpo.



302
302 D. Che cosa domandiamo a Dio per l'anima nostra?

R. Per l'anima nostra domandiamo a Dio il sostentamento della vita spirituale: cioèpreghiamo il Signore che ci doni la sua grazia, di cui abbiamo continuamente bisogno.



303
303 D. Come si nutrisce la vita dell'anima nostra?

R. La vita dell'anima si nutrisce specialmente col cibo della divina parola e col Santissimo Sacramento dell'altare.



304
304 D. Che cosa domandiamo a Dio pel nostro corpo?

R. Pel nostro corpo domandiamo cio che è necessario al sostentamento della vita temporale.



305
305 D. Perché diciamo: dacci oggi il nostro pane, e non piuttosto: dacci oggi il pane?

R. Diciamo dacci oggi il nostro pane, e non piuttosto: dacci oggi il pane, per escludere ogni desiderio della roba d'altri; percio preghiamo il Signore che ci aiuti nei guadagni giusti e leciti, affinché ci procuriamo il vitto con le nostre fatiche, senza furti ed inganni.



306
306 D. Perché diciamo: dacci il pane, e non dammi?

R. Diciamo: dacci invece di dammi per rammentarci che, siccome le sostanze ci vengono da Dio, cosi se Egli ce ne dà in abbondanza, lo fa a questo fine che ne dispensiamo il superfluo ai poveri.



307
307 D. Perché aggiungiamo quotidiano?

R. Aggiungiamo quotidiano, perché dobbiamo desiderare quello che ci è necessario alla vita, e non l'abbondanza dei cibi e dei beni della terra.



308
308 D. Che cosa significa di più la parola oggi nella quarta domanda?

R. La parola oggi significa che non dobbiamo essere troppo solleciti dell'avvenire, ma domandare quello che ci è necessario al presente.
6. - Della quinta petizione.





309
309 D. Che cosa chiediamo nella quinta domanda: e rimetti a noi i nostri debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori?

R. Nella quinta domanda: e rimetti a noi i nostri debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori, chiediamo a Dio che ci perdoni i nostri peccati, siccome noi perdoniamo ai nostri of­fensori.



310
310 D. Perché i nostri peccati, si chiamano debiti?

R. I nostri peccati si chiamano debiti perché per essi dobbiamo soddisfare alla divina giustizia o in questa vita o nell'altra.



311
311 D. Quelli che non perdonano al prossimo, possono sperare che Dio loro perdoni?

R. Quelli che non perdonano al prossimo non hanno nessuna ragione di sperare che Dio loro perdoni, tanto più che si condannano da se stessi, dicendo a Dio, che perdoni loro, come essi perdonano al prossimo.
7. — Della sesta petizione.





312
312 D. Che cosa chiediamo nella sesta domanda: e non c'indurre in tentazione?

R. Nella sesta domanda: e non c'indurre in tentazione, chiediamo a Dio che ci liberi dalle tentazioni, o non permettendo che siamo tentati, o dandoci grazia di non essere vinti.



313
313 D. Che cosa sono le tentazioni?

R. Le tentazioni sono un incitamento al peccato che ci viene dal demonio, o dai cattivi, o dalle nostre passioni.



314
314 D. E peccato aver tentazioni?

R. No, non è peccato aver tentazioni, ma è peccato acconsentirvi, o esporsi volontariamente al pericolo di acconsentirvi.



315
315 D. Perché Iddio permette che siamo tentati?

R. Iddio permette che siamo tentati per provare la nostra fedeltà, per far aumentare le nostre virtù e per accrescere i nostri meriti.



316
316 D. Che cosa dobbiamo fare per evitare le tentazioni?

R. Per evitare le tentazioni dobbiamo fuggire le occasioni pericolose, custodire i nostri sensi, ricevere spesso i santi sacramenti, e far uso della preghiera.
8. - Della settima petizione.





317
317 D. Che cosa chiediamo nella settima domanda: ma liberaci dal male?

R. Nella settima domanda, ma liberaci dal male, chiediamo a Dio, che ci liberi dai mali passati, presenti e futuri, e specialmente dal sommo male che è il peccato e dall'eterna dannazione, che ne è la pena.



318
318 D. Perché diciamo: liberaci dal male e non dai mali?

R. Diciamo: liberaci dal male e non dai mali, perché non dobbiamo desiderare di andare esenti da tutti i mali di questa vita, ma sola­mente da quelli, che non sono espedienti all'anima nostra, e percio domandiamo la liberazione dal male in genere, cioè da tutto cio che Dio vede essere per noi male.



319
319 D. Non è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, per esempio da una malattia?

R. Si, è lecito domandare la liberazione da qualche male in particolare, ma sempre rimettendoci alla volontà di Dio, il quale puo anche ordinare quella tribolazione a vantaggio dell'anima nostra.



320
320 D. A che cosa ci giovano le tribolazioni che Dio ci manda?

R. Le tribolazioni ci giovano per fare peni­tenza delle nostre colpe, per esercitare le virtù, e sopratutto per imitare Gesù Cristo nostro capo, al quale è giusto che ci conformiamo nei patimenti, se vogliamo aver parte nella sua gloria.



321
321 D. Che vuol dire Amen in fine del Pater?

R. Amen vuol dire: cosi sia, cosi desidero, cosi prego il Signore e cosi spero.



322
322 D. Per ottenere le grazie domandate nel Pater noster basta recitarlo in qualsivoglia maniera?

R. Per ottenere le grazie domandate nel Pater noster bisogna recitarlo senza fretta, con attenzione e accompagnarlo col cuore.



323
323 D. Quando dobbiamo noi dire il Pater?

R. Il Pater dobbiamo dirlo ogni giorno, perché abbiamo bisogno ogni giorno dell' aiuto di Dio.

CAPO III. Dell'"Ave Maria".




324
324 D. Quale orazione siamo noi soliti dire dopo il Pater?

R. Dopo il Pater, diciamo la salutazione angelica, cioè l'Ave Maria, per mezzo della quale ricorriamo alla santissima Vergine.



325
325 D. Perché l'Ave Maria si chiama salutazione angelica?

R. L'Ave Maria si chiama salutazione angelica perché comincia col saluto che fece a Maria Vergine l'arcangelo Gabriele.



326
326 D. Di chi sono le parole dell'Ave Maria?

R. Le parole dell'Ave Maria parte sono dell'arcangelo Gabriele, parte di S. Elisabetta, e parte della Chiesa.



327
327 D. Quali sono le parole dell' arcangelo Gabriele?

R. Le parole dell'arcangelo Gabriele sono: "Dio ti salvi, piena di grazia: il Signore è teco: tu sei benedetta fra le donne".



328
328 D. Quando fu che l'Angelo disse a Maria queste parole?

R. L'Angelo disse a Maria queste parole, quando ando ad annunziarle da parte di Dio il mistero dell' Incarnazione che in lei doveva operarsi.



329
329 D. Che intendiamo noi di fare nel salutare la santissima Vergine con le stesse parole dell'Arcangelo?

R. Nel salutare la santissima Vergine con le parole dell' Arcangelo, noi ci rallegriamo con lei, facendo memoria dei singolari privilegi e doni, che Iddio le ha conceduti a preferenza di tutte le altre creature.



330
330 D. Quali sono le parole di santa Elisabetta?

R. Le parole di santa Elisabetta sono: "Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno".



331
331 D. Quando fu che santa Elisabetta disse queste parole?

R. Santa Elisabetta disse queste parole, inspirata da Dio, quando tre mesi prima che desse alla luce S. Giovanni Battista, fu visitata dalla santissima Vergine, che già portava nel seno il suo divin Figliuolo.



332
332 D. Che cosa facciamo noi nel dire queste parole?

R. Nel dire le parole di santa Elisabetta ci rallegriamo con Maria SSma della sua eccelsa dignità di Madre di Dio, e benediciamo Dio e lo ringraziamo di averci dato Gesù Cristo per mezzo di Maria.



333
333 D. Di chi sono le altre parole dell'Ave Maria?

R. Tutte le altre parole dell'Ave Maria sono state aggiunte dalla Chiesa.



334
334 D. Che cosa domandiamo noi con le ultime parole dell'Ave Maria?

R. Con le ultime parole dell'Ave Maria domandiamo la protezione della santissima Vergine nel corso di questa vita, e specialmente nell'ora della nostra, morte, nella quale ne avremo maggior bisogno.



335
335 D. Perché dopo il Pater diciamo piuttosto l'Ave Maria, che qualunque altra orazione?

R. Perché la SSma Vergine è l'Avvocata più potente appresso Gesù Cristo, eppercio dopo avere detta l'orazione insegnataci da Gesù Cristo, preghiamo la SSma Vergine che ci ottenga le grazie, che abbiamo domandate.



336
336 D. Per qual motivo la Vergine santissima è cosi potente?

R. La santissima Vergine è cosi potente perché è Madre di Dio, ed è impossibile che non sia da Lui esaudita.



337
337 D. Che c'insegnano i Santi sulla devozione a Maria?

R. Sulla devozione a Maria i Santi c'insegnano che i veri suoi devoti sono da Lei amati e protetti con amore di tenerissima Madre e per mezzo di Lei sono certi di trovare Gesù e di ottenere il paradiso.



338
338 D. Qual divozione a Maria la Chiesa ci raccomanda in modo speciale?

R. La divozione che la Chiesa ci raccomanda in modo speciale verso Maria santissima è la recita del santo Rosario.

CAPO IV. Dell'invocazione dei Santi.




339
339 D. E cosa buona ed utile il ricorrere alla intercessione dei Santi?

R. E cosa utilissima pregare i Santi, e deve farsi da ogni cristiano. Dobbiamo pregare particolarmente i nostri Angeli Custodi, S. Giuseppe Patrono della Chiesa, i santi Apostoli, i Santi di cui portiamo il nome, e i Santi Protettori della diocesi e della parrocchia.



340
340 D. Che differenza passa tra le preghiere che facciamo a Dio e quelle che facciamo ai Santi?

R. Tra le preghiere che facciamo a Dio e quelle che facciamo ai Santi passa questa differenza, che Dio lo preghiamo affinché, come autore delle grazie, ci dia i beni e ci liberi dai mali, e i Santi li preghiamo perché, come avvocati presso Dio, intercedano per noi.



341
341 D. Quando diciamo che un Santo ha fatto una grazia, che cosa intendiamo dire?

R. Quando diciamo che un Santo ha fatto una grazia, intendiamo dire che quel Santo ha ottenuto da Dio quella grazia.

PARTE TERZA: DEI COMANDAMENTI DI DIO E DELLA CHIESA


CAPO I. Dei comandamenti di Dio in generale.




342
342 D. Di che cosa si tratta nella terza parte della Dottrina cristiana?

R. Nella terza parte della Dottrina cristiana si tratta dei comandamenti di Dio e della Chiesa.



343
343 D. Quanti sono i comandamenti della legge di Dio?

R. I comandamenti della legge di Dio sono dieci:

Io sono il Signore Iddio tuo:

1. Non avrai altro Dio avanti di me.
2 Non nominare il nome di Dio invano.

3 Ricordati di santificare le feste.

4 Onora il padre e la madre.

5 Non ammazzare.

6 Non fornicare.

7 Non rubare.

8 Non dire il falso testimonio.

9 Non desiderare la donna d'altri.

10 Non desiderare la roba d'altri.



344
344 D. I comandamenti di Dio perché hanno questo nome?

R. I comandamenti di Dio hanno questo nome perché lo stesso Dio li ha impressi nell'anima di ogni uomo, li ha promulgati sul monte Sinai nell'antica legge scolpiti sopra due tavole di pietra, e Gesù Cristo li ha confermati nella legge nuova.



345
345 D. Quali sono i comandamenti della prima tavola?

R. I comandamenti della prima tavola sono i primi tre, che riguardano direttamente Dio, e i doveri che abbiamo verso di Lui.



346
346 D. Quali sono i comandamenti della seconda tavola?

R. I comandamenti della seconda tavola sono i sette ultimi, che riguardano il prossimo e i doveri che abbiamo verso di esso.



347
347 D. Siamo noi obbligati ad osservare i comandamenti?

R. Si, siamo tutti obbligati ad osservare i comandamenti, perché tutti dobbiamo vivere secondo la volontà di Dio che ci ha creati, e basta trasgredirne gravemente uno solo per meritare l'inferno.



348
348 D. Possiamo noi osservare i comandamenti?

R. Noi possiamo senza dubbio osservare i comandamenti di Dio, perché Iddio non ci comanda alcuna cosa impossibile e dà la grazia di osservarli a chi la domanda come si deve.



349
349 D. Che cosa si deve considerare generalmente in ciascun comandamento?

R. In ciascun comandamento si deve considerare la parte positiva e la parte negativa; cioè quello che ci viene comandato e quello che ci viene proibito.

CAPO II. Dei comandamenti che riguardano Dio.

1. - Del primo comandamento.





350
350 D. Perché si dice in principio: Io sono il Signore Iddio tuo?

R. In principio dei comandamenti si dice: Io sono il Signore Iddio tuo, perché conosciamo che Dio, essendo il nostro Creatore e Signore, puo comandare quello che vuole, e noi, sue creature, siamo tenuti ad obbedirgli.



351
351 D. Che cosa Iddio ci ordina colle parole del primo comandamento: Non avrai altro Dio avanti di me?

R. Con le parole del primo comandamento: Non avrai altro Dio avanti di me, Iddio ci ordina di riconoscere, di adorare, di amare e servire Lui solo, come nostro supremo Signore.



352
352 D. Come si adempie il primo comandamento?

R. Il primo comandamento si adempie coll'esercizio del culto interno ed esterno.



353
353 D. Che cosa è il culto interno?

R. Il culto interno è l'onore che si rende a Dio con le sole facoltà dello spirito, ossia con la mente e con la volontà.



354
354 D. Che cosa è il culto esterno?

R. Il culto esterno è l'omaggio che si rende a Dio per mezzo di atti esteriori e di oggetti sensibili.



355
355 D. Non basta adorar Dio solo col cuore internamente?

R. No, non basta adorar Dio solo col cuore internamente, ma bisogna adorano anche esternamente, collo spirito insieme e col corpo, perché Egli è Creatore e Signore assoluto dell'uno e dell'altro.



356
356 D. Puo stare il culto esterno, senza l'interno?

R. No, non puo stare in verun modo il culto esterno senza l'interno, perché quello scompagnato da questo rimane privo di vita, di merito e di efficacia, come corpo senz'anima.



357
357 D. Che cosa ci proibisce il primo comandamento?

R. Il primo comandamento ci proibisce l'idolatria, la superstizione, il sacrilegio, l'eresia ed ogni altro peccato contro la religione.



358
358 D. Che cosa é l'idolatria?

R. Si chiama idolatria il dare a qualche creatura, per esempio ad una statua, ad un'imagine, ad un uomo, il culto supremo di adorazione dovuto a Dio solo.



359
359 D. Come si trova espressa nella Sacra Scrittura questa proibizione?

R. Nella Sacra Scrittura si trova espressa questa proibizione con le parole: Tu non ti farai scultura, né rappresentazione alcuna di quel che è lassù nel cielo e quaggiù in terra. E non adorerai tali cose, né ad esse presterai culto.



360
360 D. Proibiscono queste parole ogni sorta d'imagini?

R. No certamente; ma soltanto quelle delle false divinità, fatte a scopo di adorazione, come facevano gl'idolatri. Cio è tanto vero che Iddio stesso comando a Mosè di farne alcune, come le due statue di cherubini sull'arca, e il serpente di bronzo nel deserto.



361
361 D. Che cosa è la superstizione?

R. Si chiama superstizione qualunque devozione contraria alla dottrina e all'uso della Chiesa, come anche l'attribuire ad un'azione o ad una cosa qualunque una virtù soprannaturale che non ha.



362
362 D. Che cosa è il sacrilegio?

R. Il sacrilegio è la profanazione di un luogo, di una persona o di una cosa consacrata a Dio e destinata al suo culto.



363
363 D. Che cosa è l'eresia?

R. L'eresia è un errore colpevole dell'intelletto, per cui si nega con pertinacia qualche verità della fede.



364
364 D. Quali altre cose proibisce il primo comandamento?

R. Il primo comandamento ci proibisce altresi qualunque commercio col demonio e l'aggregarsi alle sètte anticristiane.



365
365 D. Chi ricorresse al demonio o lo invocasse, commetterebbe grave peccato?

R. Chi ricorresse al demonio o lo invocasse commetterebbe un peccato enorme, perché il demonio è il più perverso nemico di Dio e dell'uomo.



366
366 D. E lecito interrogare le tavole cosi dette parlanti o scriventi, o consultare in qualunque modo le anime dei trapassati mediante lo spiritismo?

R. Tutte le pratiche dello spiritismo sono illecite, perché superstiziose, e spesso non immuni da intervento diabolico, e percio furono dalla Chiesa giustamente proibite.



367
367 D. Il primo comandamento proibisce forse di onorare ed invocare gli Angeli e i Santi?

R. No, non è proibito onorare ed invocare gli Angeli e i Santi; anzi dobbiamo farlo, perché è cosa buona e utile, e dalla Chiesa altamente raccomandata, essendo essi gli amici di Dio e i nostri intercessori presso di Lui.



368
368. D. Essendo Gesù Cristo il nostro unico Mediatore presso Dio, perché ricorriamo anche alla mediazione di Maria santissima e dei Santi?

R. Gesù Cristo è il nostro Mediatore presso Dio, inquantoché, essendo vero Dio e vero Uomo, Egli solo in virtù dei propri meriti ci ha riconciliati con Dio e ce ne ottiene tutte le grazie. La Vergine poi e i Santi in virtù dei meriti di Gesù Cristo e per la carità che li unisce a Dio ed a noi, ci aiutano con la loro intercessione ad ottenere le grazie che domandiamo. E questo è uno dei grandi beni della comunione dei Santi.



369
369 D. Possiamo onorare anche le sacre imagini di Gesù Cristo e dei Santi?

R. Si, perché l'onore che si rende alle sacre imagini di Gesù Cristo e dei Santi si riferisce alle loro stesse persone.



370
370 D. E le reliquie dei Santi si possono onorare?

R. Si, anche le reliquie dei Santi si debbono onorare, perché i loro corpi furono vivi membri di Gesù Cristo, e templi dello Spirito Santo, e debbono risorgere gloriosi all'eterna vita.



371
371 D. Che differenza vi è tra il cullo che rendiamo a Dio e il cullo che rendiamo ai Santi?

R. Tra il culto che rendiamo a Dio e il culto che rendiamo ai Santi vi è questa differenza, che Iddio lo adoriamo per la sua infinita eccellenza, e i Santi invece non li adoriamo, ma li onoriamo e veneriamo come amici di Dio e nostri intercessori presso di Lui. Il culto che si rende a Dio si chiama latria cioè di adorazione, ed il culto che si rende ai Santi si chiama dulia cioè di venerazione a' servi di Dio; il culto poi particolare, che prestiamo a Maria santissima, si chiama iperdulia, cioè di specialissima venerazione, come a Madre di Dio.

2. - Del secondo comandamento.





372
372 D. Che cosa ci proibisce il secondo comandamento: Non nominare il nome di Dio invano?

R. Il secondo comandamento: Non nominare il nome di Dio invano, ci proibisce: 1.° di nominare il nome di Dio senza rispetto; 2.° di bestemmiare contro Dio, contro la santissima Vergine e contro i Santi; 3.° di fare giuramenti falsi o non necessari, o in qualunque modo illeciti.



373
373 D. Che vuol dire nominare il nome di Dio senza rispetto?

R. Nominare il nome di Dio senza rispetto vuol dire pronunziare questo santo nome e tutto cio che si riferisce in modo speciale a Dio stesso, come il nome di Gesù, di Maria e dei Santi, nella collera, per ischerzo, o in altro modo poco riverente.



374
374 D. Che cosa è la bestemmia?

R. La bestemmia è un orribile peccato che consiste in parole o atti di disprezzo o di maledizione contro Dio, la Vergine, i Santi, o contro le cose sante.



375
375 D. Vi é differenza Ira la bestemmia e l' imprecazione?

R. V'è differenza perché con la bestemmia si maledice, o si desidera il male a Dio, alla Madonna, ai Santi, mentre con la imprecazione si maledice o si desidera il male a sé stesso, o al prossimo.



376
376 D. Che cosa è il giuramento?

R. Il giuramento è il chiamare Dio in testimonio della verità di cio che si dice, o si promette.



377
377 D. E sempre proibito il giurare?

R. Non è sempre proibito il giurare, ma è lecito anzi onorevole a Dio quando vi sia necessità e il giuramento sia fatto con verità, con giudizio e con giustizia.



378
378 D. Quando non si giura con verità?

R. Quando si afferma con giuramento cio che si sa, o si crede che sia falso, e quando con giuramento si promette di fare cio che non si ha intenzione di eseguire.



379
379 D. Quando non si giura con giudizio?

R. Quando si giura senza prudenza e senza matura considerazione, ovvero per cose di poca importanza.



380
380 D. Quando non si giura con giustizia?

R. Quando si giura di fare una cosa che non sia giusta o lecita, come vendicarsi, rubare ed altre cose simili.



381
381 D. Siamo noi obbligati di mantenere il giuramento di fare cose ingiuste od illecite?

R. Non solo non siamo obbligati, ma peccheremmo facendole, perché proibite dalla legge di Dio, o della Chiesa.



382
382 D. Chi giura il falso che peccato commette?

R. Chi giura il falso commette peccato mortale, perché disonora gravemente Dio verità in­finita, chiamandolo in testimonio del falso.



383
383 D. Che cosa ci ordina il secondo comandamento?

R. Il secondo comandamento ci ordina di onorare il nome santo di Dio e di adempiere oltre i giuramenti anche i voti.



384
384 D. Che cosa è il voto?

R. Il voto è una promessa che si fa a Dio di una cosa buona e a noi possibile e migliore della cosa contraria, alla quale ci obblighiamo come se ci fosse comandata.



385
385 D. Se la osservanza del voto riuscisse in tutto o in parte molto difficile, che si dovrebbe fare?

R. Si puo domandare la commutazione o la dispensa al proprio Vescovo, od al Sommo Pontefice, secondo la qualità del voto.



386
386 D. E peccato trasgredire i voti?

R. Il trasgredire i voti è peccato, e percio non dobbiamo far voti senza matura riflessione e, ordinariamente, senza il consiglio del confessore, o d'altra persona prudente, per non esporci al pericolo di peccare.



387
387 D. Si possono fare i voti alla Madonna ed ai Santi?

R. I voti si fanno solamente a Dio: si puo pero promettere a Dio di far qualche cosa in onore della Madonna, o dei Santi.
3. - Del terzo comandamento.





388
388 D. Che cosa ci ordina il terzo comandamento: Ricordati di santificare le feste?

R. Il terzo comandamento: Ricordati di santificare le feste, ci ordina di onorare Dio con opere di culto nei giorni di festa.



389
389 D. Quali sono i giorni di festa?

R. Nell'antica legge erano i sabati ed altri giorni particolarmente solenni per il popolo ebreo; nella legge nuova sono le domeniche ed altre festività stabilite dalla Chiesa.



390
390 D. Perché nella legge nuova si santifica la domenica invece del sabato?

R. La domenica, che significa giorno del Signore, fu sostituita al sabato perché in tal giorno Gesù Cristo Signor nostro risuscito.



391
391 D. Quale opera di culto ci viene comandata nei giorni di festa?

R. Ci viene comandato di assistere divotamente al santo sacrificio della Messa.



392
392 D. Con quali altre opere un buon cristiano santifica le feste?

R. Il buon cristiano santifica le feste: 1.° coll'intervenire alla Dottrina cristiana, alle prediche ed ai divini uffizi; 2.° col ricevere spesso, con le dovute disposizioni i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia; 3.° coll'esercitarsi nell'orazione e nelle opere di cristiana carità verso il prossimo.



393
393 D. Che cosa ci proibisce il terzo comandamento?

R. Il terzo comandamento ci proibisce le opere servili e qualunque opera che ci impe­disca il culto di Dio.



394
394 D. Quali sono le opere servili proibite nei giorni di festa?

R. Le opere servili proibite nei giorni di festa sono le opere dette manuali, cioè quei lavori materiali in cui ha parte più il corpo che lo spirito; come quelle che ordinariamente si fanno dai servi, dagli operai e dagli artieri.



395
395 D. Quale peccato si commette lavorando in giorno di festa?

R. Lavorando in giorno di festa si commette peccato mortale: scusa pero dalla colpa grave la brevità del tempo che si occupa.



396
396 D. Non vi è alcuna opera servile che sia permessa nei giorni di festa?

R. Nei giorni di festa sono permesse quelle opere che sono necessarie alla vita, o al servizio di Dio; e quelle che si fanno per una causa grave domandando licenza, se si puo, al proprio parroco.



397
397 D. Per qual fine nelle feste sono proibite le opere servili?

R. Sono proibite nelle feste le opere servili, affinché possiamo meglio attendere al divin culto e alla salute dell'anima nostra; e riposarci dalle fatiche. Per questo non è proibito qualche onesto divertimento.



398
398 D. Quali altre cose dobbiamo schivare sovrattutto nelle feste?

R. Nelle feste dobbiamo schivare sopra tutto il peccato e tutto cio che puo indurci al peccato, come i divertimenti e i ritrovi pericolosi.

CAPO III. Dei comandamenti che riguardano il prossimo.


Catechismo Maggiore di S. Pio X 246