DIRETTORIO CATECHISTICO 1971 IT



DIRETTORIO CATECHISTICO GENERALE



PROEMIO


A norma del decreto Christus Dominus, n. 44, viene pubblicato il presente direttorio catechistico generale. La preparazione di questo documento ha richiesto diverso tempo, non solo per le intrinseche difficoltà del lavoro, ma anche per il metodo adottato nella redazione del medesimo. Costituita una speciale commissione di esperti in catechesi, che appartenevano a nazioni diverse e che erano stati scelti d’intesa con alcune conferenze episcopali, per prima cosa sono stati chiesti i suggerimenti e le proposte dei vari episcopati.

In base a questi suggerimenti fu elaborato un primo schema sommario di direttorio, che fu sottoposto all’attenzione di una riunione plenaria straordinaria della sacra congregazione per il clero. Redatto poi uno schema più diffuso, sono state di nuovo interpellate le conferenze episcopali affinché esprimessero il loro parere. Sulla base delle proposte di questa seconda consultazione dell’episcopato è stato redatto il progetto definitivo del direttorio, che, prima di essere pubblicato, è stato rivisto da una speciale commissione teologica e approvato dalla congregazione per la dottrina della fede.

Questo direttorio ha come finalità la presentazione dei fondamentali principi teologico-pastorali, desunti dal magistero della chiesa e in modo particolare dal concilio ecumenico Vaticano II, con i quali si possa più idoneamente orientare e coordinare l’azione pastorale del ministero della parola. Per questo motivo l’aspetto teoretico del direttorio è prevalente, anche se l’aspetto pratico evidentemente non manca. Si è scelta questa via e questo metodo soprattutto in considerazione del fatto che solo partendo da una giusta concezione della natura e dei fini della catechesi e delle verità che per mezzo di essa si devono trasmettere, nel rispetto dei destinatari e nella giusta valutazione delle condizioni in cui questi si trovano, è possibile evitare quelle deviazioni, che oggi non raramente si constatano nella catechesi. Inoltre la concreta applicazione dei principi e degli enunciati del direttorio è compito specifico dei vari episcopati attraverso i loro direttori nazionali e regionali, i catechismi e gli altri mezzi atti a promuovere un efficace svolgimento del ministero della parola.

È evidente che non tutte le parti del direttorio hanno una uguale importanza. Le parti che trattano della divina rivelazione, della natura della catechesi, dei criteri dell’annuncio cristiano e dei suoi più importanti contenuti, hanno valore per tutti. Le parti invece che riguardano le condizioni attuali, la metodologia, il tipo di catechesi per le diverse età, siccome necessariamente vengono in gran parte desunte da scienze umane, teoretiche e pratiche, soggette ad una certa evoluzione, sono da accogliere piuttosto come indicazioni e suggerimenti.

I destinatari principali del direttorio sono i vescovi, le conferenze episcopali e quanti, sotto la loro guida, hanno responsabilità nel campo catechistico. La finalità immediata del direttorio è quella di aiutare la redazione dei direttori catechistici e dei catechismi. Proprio in vista della elaborazione di questi strumenti sono state prospettate alcune linee fondamentali dell’attuale situazione, allo scopo di stimolare nelle varie parti della chiesa uno studio attento e profondo delle concrete situazioni e necessità pastorali; sono stati inoltre indicati alcuni principi generali di metodologia e alcune linee di una catechesi secondo le età, per mettere in rilievo quanto siano indispensabili un’arte e una sapienza educativa; infine una particolare attenzione è stata dedicata alla redazione della terza parte, nella quale vengono dati i criteri secondo i quali occorre esporre i contenuti della catechesi, e nello stesso tempo si offre una visione degli elementi essenziali della fede cristiana, allo scopo di mettere nel dovuto risalto come la meta irrinunciabile della catechesi sia quella di proporre in modo integro il messaggio cristiano.

Poiché il direttorio è diretto a nazioni che presentano situazioni e necessità pastorali assai diverse, esso necessariamente ha tenuto conto di quella che potrebbe chiamarsi la situazione comune o media. Il direttorio, pertanto, va guardato e giudicato secondo questa sua particolare impostazione e struttura. Lo stesso piano pastorale, che viene prospettato nella VI parte, non è che un piano di massima, che potrà apparire forse inadeguato in quelle regioni, dove la catechesi ha già fatto notevoli progressi, e forse eccessivo in quelle regioni, dove la catechesi è invece ancora ai suoi primi passi.

Nel pubblicare il documento, che rivela ancora una volta la sollecitudine della chiesa verso un ministero così importante ed essenziale alla sua missione nel mondo, si esprime il voto che esso possa essere accolto, studiato e approfondito, alla luce delle vere necessità pastorali delle singole comunità ecclesiali, e che esso possa stimolare una ricerca sempre più viva e rispondente fedelmente alle necessità del ministero della parola e alle indicazioni del magistero ecclesiastico.

Parte I


ATTUALITÀ DEL PROBLEMA

Natura e scopo di questa parte

1 Poiché la preoccupazione fondamentale della chiesa è quella di annunciare e promuovere la fede nella società degli uomini del nostro tempo, sottoposta a profonde trasformazioni socio-culturali, è utile - avendo presente quanto ha esposto il Concilio Vaticano II - descrivere alcuni tratti specifici della situazione attuale, indicando le ripercussioni che essi hanno nella vita spirituale e gli impegni nuovi che propongono alla chiesa. Con ciò non si vuole minimamente esaurire un argomento che nelle varie parti della chiesa presenta aspetti singolari e spesso profondamente diversi. Sarà compito dei direttori nazionali completare queste indicazioni e adattarle alle esigenze delle singole nazioni o regioni.

LA SITUAZIONE ATTUALE NEL MONDO

L’epoca contemporanea in continua trasformazione


2 "L’umanità vive oggi un’epoca nuova della sua storia, caratterizzata da profondi e rapidi mutamenti, che si estendono progressivamente a tutta la terra... Possiamo così parlare di una vera trasformazione sociale e culturale, che ha i suoi riflessi anche nella vita religiosa". Ad esempio, si possono indicare due ripercussioni nella vita di fede, che interessano più da vicino la catechesi: a) In passato la tradizione culturale era più favorevole che oggi alla trasmissione della fede; nel nostro tempo, questa tradizione è mutata non poco, così che è sempre meno possibile potersi appoggiare sulla sua continuità. Perciò per trasmettere la fede alle nuove generazioni, è necessaria una evangelizzazione rinnovata. b) Occorre tener presente che la fede cristiana, perché possa radicarsi nelle culture nuove che si susseguono, ha bisogno di sviluppo e di nuove forme di espressione. Sebbene le aspirazioni e i desideri profondi, propri dell’uomo e della sua condizione umana, permangano profondamente identici, pure gli uomini d’oggi si pongono quesiti nuovi circa il senso e l’importanza della vita. L’uomo credente di oggi non è del tutto uguale all’uomo credente di ieri. Di qui nasce la necessità di assicurare la continuità della fede, ma nel tempo stesso di proporre in modo nuovo il messaggio della salvezza.

Oggi bisogna anche avere ben presente la grandissima diffusione dei mezzi di comunicazione sociale; la loro efficacia sorpassa i confini delle nazioni e rende i singoli quasi cittadini di tutto il consorzio umano. Questi mezzi agiscono con grandissima forza nella vita dei fedeli, sia per ciò che insegnano, sia per la mentalità e i modi di comportarsi che favoriscono in loro. È quindi necessario tenere conto con diligente e adeguata attenzione.

L’odierno pluralismo


3 "In seguito a tutto questo, mutamenti sempre più profondi si verificano nelle comunità locali tradizionali - come famiglie patriarcali, clans, tribù, villaggi - in gruppi diversi e nei rapporti sociali". Nelle antiche cristianità la religione era considerata quasi il maggiore principio di unità dei popoli. Oggi le cose sono molto cambiate: la coesione dei popoli, che trae la sua origine dal fenomeno della democratizzazione, promuove la concordia delle diverse famiglie spirituali; il " pluralismo " non è più considerato come un male da combattere, ma come un fatto degno di considerazione; ciascuno può prendere le sue decisioni, senza diventare o essere ritenuto estraneo alla società. Quelli perciò che attendono al ministero della parola, non devono mai dimenticare che la fede è la libera risposta dell’uomo alla grazia di Dio che si rivela. E più ancora che nel passato propongano il buon annuncio di Cristo nel suo mirabile carattere di chiave misteriosa che spiega tutta la condizione umana, e di dono gratuito di Dio che si riceve dalla grazia celeste nella confessione della propria insufficienza.

Il dinamismo della nostra epoca


4 La costruzione della società umana, il progresso e il graduale compimento dei progetti umani, mobilitano le energie degli uomini del nostro tempo. La fede non deve rimanere estranea a questo progresso umano, che peraltro può essere congiunto con gravi deviazioni. Perciò il messaggio evangelico deve apportare il suo giudizio su questo stato di cose e manifestare agli uomini il senso di questi eventi. Il ministero della parola, attraverso una sempre maggiore scoperta della vocazione umana e divina dell’uomo, deve permettere al vangelo di diffondere i suoi fermenti di autentica libertà e di progresso, di far nascere il desiderio della promozione della persona umana e della lotta contro quel modo di agire e di pensare che indulge al fatalismo. Queste indicazioni vogliono soltanto mostrare come il ministero della parola possa oggi rivolgere la sua azione al mondo attuale: "... dalla chiesa adesso si richiede che immetta nelle vene della comunità umana la forza perenne, vitale e divina del vangelo".

La situazione del senso religioso


5 La civiltà scientifica, tecnica, industriale e urbana, distoglie non raramente l’interesse dell’uomo dal divino e rende più difficile la sollecitudine interiore per la vita religiosa. Da non pochi, Dio viene percepito come meno presente, meno necessario, meno valido per dare una spiegazione alla vita personale e sociale: da questo stato di cose sorge facilmente una crisi religiosa. La fede cristiana sperimenta nei suoi seguaci questa crisi, alla pari delle altre confessioni religiose. Di fronte a una cultura secolarizzata e desacralizzata, la fede pertanto ha l’urgente dovere di affermare la sua natura, che trascende ogni progresso culturale, e manifestare la sua originalità.

Spetta al ministero della parola scoprire e sviluppare, liberandoli dalle ambiguità, i valori autentici che si trovano nel patrimonio spirituale di quelle culture umane nelle quali il senso religioso si mantiene ancora vivo e operoso, permeando intimamente tutta l’esistenza della vita umana. Una volta le opinioni sviate e gli errori circa la fede e il modo cristiano di vivere toccavano al più un piccolo numero di persone e più di oggi erano circoscritte negli ambienti intellettuali. Ora invece, il progresso umano e i mezzi di comunicazione sociale fanno sì che queste opinioni circolino con maggiore rapidità e abbiano un influsso di giorno in giorno più ampio sui fedeli, specialmente sui giovani, che subiscono più gravi crisi e sono sovente spinti ad assumere modi di pensare e di agire contrari alla religione. Questa situazione richiede adeguati rimedi pastorali.


LA SITUAZIONE ATTUALE NELLA CHIESA

Queste note, che caratterizzano la situazione religiosa del mondo, hanno profonde ripercussioni nella vita della chiesa.

La fede "tradizionale"


6 La fede cristiana in molti fedeli corre gravi pericoli, specialmente in quei luoghi dove la religione era considerata quasi prerogativa di alcune classi sociali, o dove essa confidava troppo sulle antiche consuetudini e sulla unanimità della professione religiosa. Masse intere si avviano verso l’indifferentismo o corrono il pericolo di conservare una fede priva del necessario dinamismo e di un reale influsso nella vita. Più che conservare le consuetudini religiose, occorre oggi affrontare il problema di una rievangelizzazione delle masse, di una rinnovata loro conversione, di una loro più profonda e matura educazione nella fede.

Ciò tuttavia non è da intendersi nel senso che si debba trascurare il sentimento religioso popolare, o che si debba far poco conto della fede genuina conservata in ambienti permeati di cultura cristiana. Il senso religioso continua ad essere vivo in molte parti della chiesa, nonostante il processo di secolarizzazione. Questo senso religioso non può venir trascurato, perché esso è sinceramente professato e autenticamente vissuto da un gran numero di persone. Anzi, il senso religioso popolare costituisce un’occasione e un punto di partenza per l’annuncio della fede. C’è solo da purificarlo, da valorizzarne gli elementi positivi, in modo che nessuno si accontenti di forme pastorali inadeguate, non adatte e forse anche controproducenti.

L’indifferentismo religioso e l’ateismo


7 Molti battezzati si sono allontanati dalla religione al punto di professare un certo indifferentismo o perfino l’ateismo. "Molti nostri contemporanei non percepiscono affatto o esplicitamente rigettano l’intimo e vitale legame con Dio, così che l’ateismo va annoverato tra i fatti più gravi del nostro tempo, e va sottoposto a un più diligente esame". Il concilio Vaticano II ha considerato attentamente il fenomeno e ha trattato espressamente dei rimedi da apportare: "Il rimedio all’ateismo lo si deve attendere sia dalla esposizione conveniente della dottrina della chiesa, sia da tutta la vita di essa e dei suoi membri. La chiesa infatti ha il compito di rendere presenti e quasi visibili Dio Padre e il Figlio suo incarnato, rinnovando se stessa e purificandosi senza posa sotto la guida dello Spirito santo. Ciò si otterrà anzitutto con la testimonianza di una fede viva e matura, vale a dire opportunamente educata alla capacità di guardare in faccia con lucidità alle difficoltà per superarle".

Si danno anche dei casi nei quali la fede cristiana può trovarsi come inquinata da una specie di neopaganesimo, sebbene permanga un certo senso religioso e una certa credenza in un Essere supremo. La mentalità religiosa può sfuggire all’influsso della parola di Dio e della vita sacramentale e trovare il suo alimento in pratiche superstiziose e magiche; la vita morale può recedere a un’etica precristiana. A volte è possibile che vengano introdotti nella religiosità cristiana elementi di culti naturisti o animisti, di pratiche divinatorie, col pericolo in alcuni ambienti di cadere in forme sincretistiche. Avviene pure che si diffondano sette religiose che mescolano i misteri cristiani con elementi di antiche visioni mitiche. In questi casi più che mai si richiede che il ministero della parola, soprattutto l’evangelizzazione e la catechesi, siano rinnovati secondo quanto è indicato nel decreto Ad gentes divinitus, nn. 13, 14, 21, 22.

La fede e le differenti culture


8 Non mancano neppure cristiani, specialmente fra coloro che hanno ricevuto una formazione culturale più elevata, che sperimentano un certo disagio di fronte al linguaggio della fede, giudicato troppo vincolato a formule superate o troppo legato alla cultura occidentale. Essi sono alla ricerca di un nuovo linguaggio religioso, più confacente con la vita moderna e che permetta alla fede di diffondere la sua luce sulle realtà che angustiano gli uomini d’oggi, consentendo al vangelo di potersi incarnare nelle diverse culture. Certo è dovere della chiesa considerare con la massima attenzione questa esigenza dell’uomo. Ciò che il decreto Ad gentes divinitus dice a proposito delle giovani chiese, vale anche per tutti gli operatori del ministero della parola: "...dalle consuetudini e tradizioni, dal sapere e dalla cultura, dalle arti e dalle scienze dei loro popoli, ricavano tutto ciò che può contribuire a rendere gloria al Creatore, a mettere in luce la grazia del Salvatore, e a ben organizzare la vita cristiana". Pertanto "il ministero della parola, presentando in maniera rinnovata il messaggio evangelico, ha il compito di manifestare l’unità del piano di Dio. Senza cadere in confusioni e in identificazioni semplicistiche, esso deve manifestare l’unità profonda che esiste tra il progetto salvifico di Dio, attuato in Cristo, e le aspirazioni dell’uomo, tra la storia della salvezza e la storia umana, tra la chiesa-popolo di Dio e l’esperienza umana, tra i doni e i carismi soprannaturali e i valori umani".

L’opera di rinnovamento


9 In questa situazione profondamente cambiata, qualcuno potrebbe pensare che venga diminuito quello slancio apostolico, che la chiesa si sforza di promuovere. Occorre riconoscere che non può essere messo sotto accusa lo zelo dei pastori e dei cristiani, che rimane grande. Gli impedimenti ad un’azione più efficace sembrano provenire o dalla mancanza di una adeguata preparazione ai nuovi e ardui impegni che vengono proposti al ministero della parola o da una riflessione ancora imperfetta, espressa talvolta in teorie che, invece di favorire, scoraggiano l’iniziativa evangelica. È per questo che il concilio Vaticano II ha moltiplicato i suoi appelli per un profondo rinnovamento del ministero della parola. Ma questo rinnovamento sembra oggi messo in pericolo: - da coloro che non riescono a vedere tutte la profondità dell’auspicato rinnovamento quasi che si trattasse soltanto di porre un rimedio all’ignoranza religiosa. Secondo costoro sarebbe rimedio sufficiente incrementare l’istruzione catechistica. È evidente che un simile rimedio non può essere in alcun modo adeguato alla realtà. Quello che occorre rinnovare è lo stesso discorso catechistico, e si tratta di un rinnovamento che riguarda non solo la catechesi ai fanciulli, ma anche l’educazione permanente degli adulti alla fede; - da coloro che inclinano a ridurre l’annuncio evangelico alle sole sue conseguenze nella esistenza temporale degli uomini.

Il vangelo e la sua legge di amore richiedono certamente che i fedeli collaborino con tutte le loro forze - impegnandosi in attività di ordine temporale - ad instaurare sempre più fra gli uomini la giustizia e la fraternità. Ciò tuttavia non può essere sufficiente a dare testimonianza a Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro Salvatore, il cui mistero, che manifesta l’ineffabile amore di Dio, deve essere esplicitamente e integralmente annunciato a coloro che devono essere evangelizzati, e da questi essere accettato. Gli insegnamenti della costituzione Gaudium et spes e della dichiarazione Dignitatis humanae non indulgono ad alcun minimismo circa il servizio diretto della fede attraverso il ministero della parola. Ambedue i documenti mostrano la sollecitudine che si trovi un rimedio alle situazioni sopra descritte. In ogni caso, il rinnovamento del ministero della parola non può essere isolato dal rinnovamento generale della pastorale.

Compiti gravi e decisivi dovranno essere realizzati: occorrerà promuovere l’evoluzione delle forme tradizionali del ministero della parola e suscitarne delle nuove; evangelizzare e catechizzare coloro che si trovano a livelli culturali bassi; rispondere alle istanze dell’ " intellighentia " e andare incontro alle sue esigenze; migliorare le forme tradizionali di presenza cristiana e trovarne altre più valide; utilizzare tutte le risorse attuali della chiesa e nello stesso tempo rinunciare a quelle forme che dovessero apparire meno conformi al vangelo. Per svolgere questo compito, la chiesa fa affidamento su tutti i membri del popolo di Dio. Ciascuno - vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, laici - secondo le proprie responsabilità, è tenuto a svolgere la sua missione, tenendo ben presente la situazione del mondo che influisce profondamente sulla vita di fede. Il rinnovamento catechistico, perché possa dare un aiuto efficace a questi operai del vangelo, dovrà avvalersi dell’apporto delle scienze sacre, della teologia, degli studi biblici, della riflessione pastorale e delle scienze umane e così pure degli altri mezzi - soprattutto di quelli di comunicazione sociale - attraverso i quali oggi si diffondono opinioni ed idee.

Parte II


IL MINISTERO DELLA PAROLA

Capitolo I

IL MINISTERO DELLA PAROLA E LA RIVELAZIONE

La rivelazione: dono di Dio


10 Nella costituzione Dei Verbum, il concilio ecumenico ha considerato la rivelazione come un atto col quale Dio entra in comunione con noi personalmente: "Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà.., per invitare e ammettere tutti gli uomini alla comunione con sé". Dio vi appare come colui che vuole comunicare se stesso, realizzando un progetto ispirato dall’amore. Questo dono dell’amore di Dio è il punto di partenza della catechesi. La fede è l’accettazione e la fruttificazione in noi del dono divino. Questa caratteristica, per la quale la fede è da considerarsi come un dono, tocca intimamente tutto il contenuto del ministero della parola.

La rivelazione: fatti e parole


11 Per far conoscere agli uomini il suo progetto, Dio opera per mezzo degli avvenimenti della storia della salvezza e per mezzo di parole divinamente ispirate, che accompagnano e chiariscono questi avvenimenti: "Questa economia della rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere compiute da Dio nella storia della salvezza manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, e le parole chiariscono il mistero in esse contenuto". La rivelazione è dunque un insieme di avvenimenti e di parole, che si illuminano a vicenda. Il ministero della parola deve annunciarli in modo da chiarire ulteriormente e comunicare i profondi misteri in essi contenuti. In questo modo il ministero della parola non solo ricorda la rivelazione delle opere mirabili di Dio compiuta nel tempo e nel Cristo portata a compimento, ma interpreta anche, alla luce di questa rivelazione, la vita umana del nostro tempo, i segni dei tempi e le realtà di questo mondo, in quanto in essi si attua il progetto di Dio per la salvezza degli uomini.

Gesù Cristo, mediatore e pienezza di tutta la rivelazione


12 "La profonda verità.... per mezzo di questa rivelazione... risplende a noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta la rivelazione". Cristo non è soltanto il più grande dei profeti, colui che con la sua dottrina completò ciò che Dio aveva detto e fatto in precedenza. Egli è il Figlio eterno di Dio, fatto uomo, perciò l’evento ultimo a cui tendono tutti gli eventi della storia della salvezza, colui che compie e manifesta le supreme intenzioni di Dio. "Egli.. compie e completa la rivelazione". Il ministero della parola deve porre in luce questo mirabile carattere dell’economia della rivelazione. Il Figlio di Dio si inserisce nella storia degli uomini, ne assume la vita e la morte, realizza definitivamente in questa storia il suo progetto di alleanza. Come l’evangelista Luca, il ministero della parola ha come primo compito di richiamare ai credenti l’avvenimento-Gesù, di manifestarne il significato, indagando sempre più a fondo questo fatto unico e irreversibile: " Poiché molti si sono accinti a comporre una narrazione degli avvenimenti compiuti in mezzo a noi... è parso bene anche a me, dopo aver fatto diligenti ricerche su tutte queste cose, fin dalle loro origini, narrartele con ordine".

Il ministero della parola pertanto deve appoggiarsi sul racconto divinamente ispirato che dell’incarnazione redentrice ci hanno fornito Gesù stesso, i primi discepoli e soprattutto gli apostoli, testimoni degli avvenimenti. "A nessuno sfugge che fra tutte le Scritture... i vangeli meritatamente eccellono, in quanto costituiscono la principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro Salvatore". Si ricordi inoltre che Gesù, Messia e Signore, è sempre presente nella sua chiesa per mezzo del suo Spirito. Il ministero della parola deve dunque presentarlo non solo come oggetto di studio, ma anche come colui che apre i cuori degli ascoltatori ad accogliere e comprendere il messaggio che viene da Dio.

Il ministero della parola o predicazione della parola di Dio:
atto della tradizione viva


13 "Ciò che fu trasmesso dagli apostoli comprende tutto quanto contribuisce alla condotta santa del popolo di Dio e all’incremento della fede; e così la chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede". Questa tradizione è legata a degli enunciati, ma essa è più vasta e più profonda degli enunciati stessi. È una tradizione viva, poiché in essa Dio continua il suo dialogo con noi: "Così Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la Sposa del suo diletto Figlio, e lo Spirito santo fa risuonare la viva voce del vangelo nella chiesa, e per mezzo di questa nel mondo...".

Il ministero della parola può dunque essere considerato come il portavoce di questa tradizione viva, nell’ambito di tutta la tradizione. "Questa tradizione di origine apostolica progredisce nella chiesa con l’assistenza dello Spirito santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro, sia con l’esperienza data da una più profonda intelligenza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un sicuro carisma di verità". Da una parte bisogna distinguere chiaramente la rivelazione divina, che costituisce l’oggetto della fede cattolica e che si è chiusa con il tempo degli apostoli, dalla grazia dello Spirito santo, senza la cui ispirazione e illuminazione nessuno può credere.

D’altra parte Dio, che un tempo aveva parlato agli uomini, rivelando se stesso attraverso gli avvenimenti salvifici e il messaggio dei profeti, di Cristo e degli apostoli, oggi ancora guida misteriosamente la chiesa sua sposa e parla con lei, mediante lo Spirito santo, nella santa tradizione, con la luce e il senso della fede, affinché il popolo di Dio, sotto la direzione del magistero, acquisti una comprensione sempre più profonda della rivelazione.

I pastori della chiesa hanno il compito non solo di proclamare e spiegare direttamente al popolo di Dio il deposito della fede che è loro affidato, ma anche di discernere con autenticità le formulazioni e le spiegazioni proposte dai fedeli, così che "nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, concordino i presuli e i fedeli". Ne consegue che il ministero della parola deve presentare la rivelazione divina sia quale si presenta nell’insegnamento del magistero, sia quale si esprime nella viva coscienza e nella fede del popolo di Dio sotto la vigilanza del magistero. In questo modo il ministero della parola non è la pura e semplice ripetizione di un’antica dottrina, ma una riproduzione fedele di questa, adattata ai nuovi problemi e compresa sempre più profondamente.

La sacra scrittura


14 La rivelazione divina, per speciale ispirazione dello Spirito santo, è stata espressa anche in forma scritta, cioè nei libri sacri dell’antico e del nuovo testamento, i quali contengono e presentano la verità rivelata da Dio. La chiesa, custode e interprete della sacra scrittura, si mette alla sua scuola, meditando assiduamente e approfondendone sempre più la dottrina. Fedele alla tradizione, il ministero della parola trova nella sacra scrittura il suo nutrimento e la sua norma. Infatti nei libri sacri il Padre che è nei cieli viene amorevolmente incontro ai suoi figli e dialoga con essi. La chiesa, tuttavia, mentre attinge dalla sacra scrittura la norma del suo pensiero, ha anche il potere di interpretarla in forza dello Spirito da cui è animata: "In essa le sacre lettere sono più profondamente comprese e rese ininterrottamente operanti". Il ministero della parola ha quindi il suo punto di partenza nella sacra scrittura e nella predicazione degli apostoli, così come sono dalla chiesa comprese, spiegate e applicate alle situazioni concrete.

La fede: risposta alla parola di Dio


15 Con la fede l’uomo accoglie la rivelazione e per mezzo di essa partecipa in modo cosciente al dono di Dio. A Dio che si rivela dobbiamo l’obbedienza della fede, per cui l’uomo aderisce liberamente al "vangelo della grazia di Dio", con pieno assenso dell’intelletto e della volontà. Guidato dalla fede, per dono dello Spirito l’uomo giunge a contemplare e gustare il Dio dell’amore, che in Cristo ha rivelato le ricchezze della sua gloria. Anzi la fede viva costituisce in noi un inizio della vita eterna, nella quale finalmente si potranno conoscere, svelate, le profondità di Dio. La fede, che conosce il progetto di salvezza di Dio, ci guida al discernimento della volontà di Dio a nostro riguardo in questo mondo e alla cooperazione con la sua grazia. "La fede infatti tutto rischiara di una luce nuova e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell’uomo e perciò guida l’intelligenza verso soluzioni pienamente umane".

Il compito del ministero della parola


16 In breve, il ministro della parola deve essere pienamente cosciente del compito a lui affidato, cioè quello di suscitare una fede viva che converta la mente a Dio, spinga ad aderire alla sua azione, conduca a una viva conoscenza dei contenuti della tradizione, riveli e manifesti il vero significato del mondo e dell’esistenza umana. Il ministero della parola è l’annuncio del messaggio di salvezza: porta agli uomini il vangelo. Il mistero annunciato e insegnato tocca profondamente quella volontà di vivere, quel profondo desiderio di pienezza, quella viva attesa della felicità futura che Dio ha inserito nel cuore di ogni uomo e che ha elevato con la sua grazia all’ordine soprannaturale. Le verità della fede comportano l’amore per Dio, che tutto ha creato per Cristo e in Cristo ci ha risuscitati. I diversi aspetti del mistero cristiano devono essere presentati in modo tale che l’evento centrale, Gesù - il più grande dono di Dio agli uomini - appaia in primo piano e che le altre verità della dottrina cattolica si ordinino e si gerarchizzino pedagogicamente attorno ad esso.

Capitolo II


LA CATECHESI NELLA MISSIONE PASTORALE DELLA CHIESA

(Natura, scopo, efficacia)

Il ministero della parola nella chiesa


17 Il ministero della parola assume forme diverse, in relazione alle condizioni in cui viene esercitato e al fine che intende raggiungere: tra esse vi è la catechesi. Esiste anzitutto una forma detta evangelizzazione o predicazione missionaria, la quale si propone di suscitare quel primo atto di fede, con cui gli uomini aderiscono alla parola di Dio. Segue la catechesi, "che ha lo scopo di ravvivare tra gli uomini la fede e di renderla cosciente e operosa per mezzo di un’opportuna istruzione". Si ha anche la forma liturgica, nell’ambito della celebrazione liturgica, specialmente eucaristica (per es. l’omelia). C’è infine la forma teologica, cioè la trattazione sistematica e l’investigazione scientifica delle verità della fede. Per il nostro fine è importante distinguere queste forme, ciascuna delle quali obbedisce a leggi proprie. Tuttavia, nella realtà concreta del ministero pastorale, esse sono tra loro strettamente collegate. Di conseguenza, tutto ciò che si è detto sinora del ministero della parola in generale, si applica anche alla catechesi.

La catechesi e l’evangelizzazione


18 Per sé la catechesi suppone un’adesione globale al vangelo di Cristo, proposto dalla chiesa. Spesso però essa si rivolge a soggetti che, sebbene appartenenti alla chiesa, di fatto non hanno ancora dato una vera adesione personale al messaggio rivelato. Ciò significa che l’evangelizzazione può precedere o accompagnare, secondo le circostanze, il compito della catechesi propriamente detta. In ogni caso si deve ricordare che la conversione è una dimensione sempre presente al dinamismo della fede, e che perciò ogni catechesi deve avere anche una funzione evangelizzatrice.

Forme di catechesi


19 L’attività catechistica assume forme diverse, secondo la diversità delle situazioni e la molteplicità dei bisogni. Nei paesi di antica tradizione cristiana la catechesi si presenta spesso come forma scolastica o extrascolastica di insegnamento religioso per i fanciulli e gli adolescenti. In questi stessi paesi si hanno attività varie per la catechesi agli adulti o iniziative di catecumenato per coloro che si preparano a ricevere il battesimo o che, pur battezzati, mancano della debita iniziazione cristiana. Molto spesso la situazione reale di grandi masse di fedeli rende necessaria una evangelizzazione dei battezzati, come forma prioritaria di catechesi.

Nelle chiese di recente formazione riveste particolare rilievo l’opera di evangelizzazione nel senso proprio del termine e quindi si ha la forma classica del catecumenato, per coloro che vengono iniziati alla fede in vista del battesimo. In breve, l’azione catechistica può assumere forme e strutture molto varie: sistematiche e occasionali, individuali e comunitarie, organizzate e spontanee, ecc.


20 I pastori tengano ben presente il loro dovere di assicurare e di promuovere, per ogni età della vita e per ogni situazione storica, mediante la parola di Dio l’illuminazione della esistenza cristiana, in modo che ognuno, sia il singolo fedele che l’intera comunità, venga raggiunto nello stato spirituale in cui concretamente si trova. Si ricordino anche che la catechesi agli adulti, in quanto è diretta a persone capaci di un’adesione e di un impegno veramente responsabile, è da considerarsi come la forma principale della catechesi, alla quale tutte le altre, non perciò meno necessarie, sono ordinate. Abbiano anche la massima cura, in ossequio alle norme del concilio Vaticano II, di "ripristinare e di meglio adattare ai nostri tempi il catecumenato per gli adulti".

I compiti della catechesi


21 Nell’ambito dell’attività pastorale, la catechesi è quell’azione ecclesiale che conduce le comunità e i singoli cristiani alla maturità della fede. Per mezzo della catechesi, le comunità cristiane approfondiscono la conoscenza viva di Dio e del suo progetto di salvezza centrato in Cristo, Parola di Dio divenuta uomo. Esse inoltre si costruiscono nello sforzo di rendere matura e illuminata la loro fede e di farvi partecipare gli uomini che tendono ad essa.

Per ogni uomo aperto all’annuncio del vangelo, la catechesi è la via specifica per scoprire nella propria vita il progetto di Dio, per cercare il significato ultimo dell’esistenza e della storia, così da mettere la vita personale e sociale nella luce e sotto le esigenze del regno di Dio, per conoscere il mistero della chiesa come comunità di coloro che credono al vangelo. Tutto questo determina i compiti specifici della catechesi.

La catechesi e la grazia della fede


22 La fede è un dono di Dio, che provoca la conversione dell’uomo. "Perché si possa avere questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità". Una comunità cristiana matura nella fede vive in religioso ascolto della parola di Dio, è in continuo atteggiamento di conversione e di rinnovamento, è attenta a cogliere ciò che lo Spirito dice alla chiesa. È compito della catechesi (mediante la parola, accompagnata dalla testimonianza della vita e dalla preghiera) disporre gli uomini ad accogliere l’azione dello Spirito santo e a convertirsi più profondamente.

La catechesi e l’impegno della fede


23 La persona matura nella fede aderisce totalmente all’invito di comunione con Dio e con i fratelli, contenuto nel messaggio evangelico, e vive l’impegno che questo invito comporta. La catechesi ha quindi il compito di aiutare gli uomini a entrare in questa effettiva comunione con Dio e di presentare il messaggio cristiano in modo tale che appaia che per esso viene posto in salvo il supremo valore della vita umana. Tutto ciò suppone che la catechesi prenda in considerazione le autentiche aspirazioni degli uomini, il progresso e il pieno compimento dei valori che in esse sono contenuti.

La comunione con Dio e l’adesione a lui comportano necessariamente la realizzazione dei compiti umani e il dovere della solidarietà, poiché tutte queste cose sono volute da Dio salvatore. La catechesi deve dunque stimolare e illuminare lo sviluppo della carità teologale nei singoli credenti e nelle comunità ecclesiali, e le opere che da essa promanano negli impegni sia personali che collettivi.

La catechesi e la conoscenza della fede


24 La persona matura nella fede conosce il mistero della salvezza rivelato in Cristo, i suoi segni e le opere di Dio che ne attestano l’attuazione lungo tutta la storia umana. Per questo la catechesi non può accontentarsi di suscitare semplicemente una esperienza religiosa, sia pure autentica; ma deve portare a comprendere progressivamente tutta la verità del progetto di Dio, iniziando i cristiani alla lettura dei libri sacri e alla conoscenza della tradizione.

La catechesi e la vita di preghiera liturgica e privata


25 "Ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, ne eguaglia l’efficacia". Quanto più una comunità cristiana è matura nella fede, tanto più vive il suo culto in spirito e verità nelle celebrazioni liturgiche, specialmente eucaristiche. La catechesi perciò deve essere al servizio di una partecipazione attiva, cosciente e autentica alla liturgia della chiesa: non solo illustrando il significato dei riti, ma educando i fedeli all’orazione, al ringraziamento, alla penitenza, alla domanda fiduciosa, al senso comunitario, al linguaggio simbolico, cose tutte necessarie per una vera vita liturgica. "La vita spirituale tuttavia non si esaurisce nella partecipazione alla sola liturgia. Il cristiano infatti, benché chiamato alla preghiera in comune, è sempre tenuto a entrare nella sua stanza per pregare il Padre in segreto; anzi, secondo l’insegnamento dell’apostolo, è tenuto a pregare incessantemente". La catechesi deve quindi educare i cristiani anche a meditare la parola di Dio e a pregare individualmente.

La catechesi e l’illuminazione cristiana dell’esistenza umana


26 La persona matura nella fede sa riconoscere in ogni circostanza e in ogni incontro con gli altri l’appello di Dio che la chiama ad attuare il suo piano salvifico. La catechesi ha quindi il compito di illuminare questo impegno, iniziando alla interpretazione cristiana degli eventi umani, specialmente dei segni dei tempi, in modo che i fedeli " possano giudicare e interpretare tutte le cose con senso integralmente cristiano ".

La catechesi e l’unità dei cristiani


27 Ogni comunità cristiana, nella situazione in cui si trova, deve partecipare al dialogo ecumenico, e alle altre iniziative destinate a realizzare l’unità dei cristiani. La catechesi pertanto deve collaborare a questa causa, esponendo con chiarezza tutta la dottrina della chiesa cattolica, favorendo una buona conoscenza delle altre confessioni sia nei punti che concordano come in quelli che discordano dalla fede cattolica, evitando espressioni o esposizioni che "possano indurre in errore i fratelli separati e qualunque altra persona circa la vera dottrina della chiesa", rispettando in modo particolare l’ordine o gerarchia delle verità della dottrina cattolica. Gli argomenti in favore della dottrina cattolica siano proposti con carità e con la dovuta fermezza.

La catechesi e missione della chiesa nel mondo


28 "La chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano". Essa appare tale nella misura in cui le singole comunità maturano nella fede. La catechesi deve aiutare queste comunità a diffondere la luce del vangelo e a svolgere, nel dovuto rispetto alla libertà religiosa rettamente intesa, un dialogo responsabile e costruttivo con gli uomini e le culture non cristiane.

La catechesi e la speranza escatologica


29 La persona matura nella fede orienta i suoi pensieri e i suoi desideri al compimento del regno nella vita eterna. La catechesi pertanto ha il compito di dirigere gli uomini verso la speranza dei beni futuri della Gerusalemme celeste, invitandoli nello stesso tempo a impegnarsi con tutti gli uomini nella costruzione di una società migliore.

La catechesi e il progresso della vita di fede


30 L’unica fede si trova nei singoli fedeli con una intensità più o meno grande, secondo la grazia che ognuno ha ricevuto dallo Spirito santo e che deve sempre chiedere nella preghiera, e secondo la risposta che ognuno dà a questa grazia. Inoltre la vita di fede si presenta diversamente nell’evoluzione della vita di ogni uomo man mano che egli giunge alla maturità e assume le sue responsabilità nella vita. Pertanto la vita di fede ammette diversi gradi, sia nell’accettazione globale della parola di Dio, sia nel suo sviluppo e nell’applicazione ai diversi impegni della vita, secondo la maturità di ciascuno e le diversità individuali. In altre parole questa accettazione, il suo sviluppo e l’applicazione alla vita dell’uomo, è diversa nell’infanzia, nella fanciullezza, nell’adolescenza, nella giovinezza, nell’età adulta. La catechesi ha il compito di favorire il sorgere e lo sviluppo di questa vita di fede lungo tutto l’arco di vita dell’uomo, sino al totale dispiegamento della verità rivelata e al suo inserimento nella vita dell’uomo.

Ricchezza dell’atto catechistico


31 La catechesi si rivolge alla comunità, senza trascurare i singoli fedeli. È collegata con le altre funzioni pastorali della chiesa, senza perdere la sua specificità. Svolge contemporaneamente opera di iniziazione, di educazione e di insegnamento. È importante che la catechesi rispetti questa ricchezza di attività, in modo che nessun aspetto venga isolato, a scapito degli altri.

Efficacia della parola di Dio nella catechesi


32 Anche per la catechesi vale il detto della sacra scrittura: "Viva ed efficace è la parola di Dio". La parola di Dio nella catechesi passa attraverso la mediazione della parola umana. Perché la parola di Dio diventi efficace e produca nell’uomo sentimenti che allontanino da lui indifferenza e il dubbio e lo spingano a una opzione per la fede, è necessario che la catechesi esprima con fedeltà e traduca opportunamente la parola di Dio. Inoltre per la sua efficacia è molto importante che sia accompagnata dalla testimonianza della vita del catechista e della comunità ecclesiale. La catechesi conseguentemente deve tradurre la parola di Dio, proposta dalla chiesa, nel linguaggio degli uomini a cui si rivolge. Quando Dio si è rivelato agli uomini, ha affidato la sua parola alle parole umane, esprimendola nel linguaggio proprio di una determinata cultura. La chiesa, a cui Cristo ha consegnato il deposito della rivelazione, è impegnata sino alla fine dei secoli a trasmetterlo in modo vivo, spiegandolo e interpretandolo ai popoli di tutte le culture e agli uomini di ogni condizione.

Pedagogia di Dio nella rivelazione e della chiesa nella catechesi


33 Nella storia della rivelazione Dio ha agito secondo una metodologia pedagogica, rivelando il suo disegno di salvezza in modo profetico e con figure nell’antica alleanza, preparando la venuta del Figlio suo, che ha sancito e perfezionato la nuova alleanza. Ora che la rivelazione è conclusa, la chiesa deve comunicare ai catechizzandi tutto il mistero della nostra salvezza in Cristo. Memore tuttavia della pedagogia divina, anch’essa agisce in modo analogo, tale tuttavia da salvaguardare le ulteriori esigenze del suo annuncio. Si preoccupa cioè che questo si adatti alle capacità di chi riceve la catechesi, senza essere adulterato né mutilato. Da una parte, per venire incontro alle modeste capacità di alcuni, espone la dottrina in modo facile e breve, servendosi anche di appropriate formule sintetiche che verranno sviluppate in seguito. Dall’altra parte, cerca di soddisfare le esigenze di chi ha maggior vivacità e capacità d’ingegno mediante spiegazioni più approfondite.

Fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo


34 La chiesa attua questo compito principalmente nella catechesi. Attingendo la verità alla parola di Dio, in piena aderenza all’espressione sicura di questa parola, la catechesi intende insegnare la parola di Dio con tutta fedeltà. Tuttavia il suo compito non si limita a ripetere le formule tradizionali, ma esige che queste siano adeguatamente comprese e che, all’occorrenza, ne sia riespresso fedelmente il contenuto in un linguaggio adatto agli uditori. Tale linguaggio sarà diverso secondo le età, le condizioni socio-culturali degli individui, le culture e le forme di civiltà.

Necessità della testimonianza ecclesiale


35 La catechesi infine domanda ai catechisti e a tutta la comunità ecclesiale la testimonianza della fede, unita a un autentico esempio di vita cristiana e alla disponibilità al sacrificio. In effetti l’incontro dell’uomo con Cristo non avviene soltanto mediante il sacro ministero, ma passa anche attraverso la mediazione delle singole persone e delle comunità, che pertanto sono tenute ad essere testimoni. La mancanza di questa testimonianza costituisce per gli uditori un ostacolo ad accettare la parola di Dio.

La catechesi deve necessariamente appoggiarsi sulla testimonianza della comunità ecclesiale. Essa infatti parla con più efficacia di quello che esiste ed è vissuto di fatto in modo anche visibile dalla comunità. Il catechista è in qualche modo l’interprete della chiesa presso quelli a cui è rivolta la catechesi. Egli legge e insegna a leggere i segni della fede, di cui il principale è la chiesa stessa. Di qui appare quanto sia necessario che le comunità ecclesiali, secondo l’insegnamento della chiesa e guidate dai loro pastori, eliminino o correggano ciò che sfigura il volto della chiesa e costituisce per gli uomini un ostacolo per la fede.

Compito dei catechisti perciò non è più solo quello di fare direttamente la catechesi, ma anche di animare la comunità ecclesiale perché possa compiere la sua missione di testimonianza autenticamente cristiana. L’azione catechistica pertanto si inserisce in quella pastorale d’insieme, nella quale tutti i fattori della vita ecclesiale sono tra loro disposti e collegati in modo organico.


DIRETTORIO CATECHISTICO 1971 IT