DIRETTORIO CATECHISTICO 1971 IT 35

Parte III


IL MESSAGGIO CRISTIANO

Significato e scopo di questa parte


36 La fede, che la catechesi deve sviluppare fino a piena maturità, può essere considerata sotto due aspetti diversi: sia come adesione totale dell’uomo che, sotto l’influsso della grazia, si abbandona a Dio che si rivela (fides qua), sia come contenuto della rivelazione e del messaggio cristiano (fides quae). Questi due aspetti non possono, per loro stessa natura, venir separati: la normale maturazione della fede esige il loro organico e coerente sviluppo. Possono, però, essere distinti per opportunità metodologiche. In questa terza parte si intende trattare del contenuto della fede in questo modo: nel primo capitolo vengono indicati le norme e i criteri ai quali la catechesi dovrà ispirarsi nel reperimento e nella formulazione dei suoi contenuti. Nel secondo capitolo si tratterà dei contenuti stessi. Esso, però, non ha il compito di esporre le singole verità cristiane, oggetto della fede e della catechesi; e neppure vuole essere un elenco dei principali errori del nostro tempo o delle verità di fede oggi più negate o misconosciute. A questo infatti provvede il magistero ordinario e straordinario della chiesa nei suoi interventi pubblici.

Tanto meno si vuole in questo capitolo indicare il modo di ordinare le verità di fede secondo uno schema organico in una sintesi che tenga conto della loro oggettiva gerarchia o delle esigenze degli uomini del nostro tempo, considerate sia dal punto di vista dell’età sia da quello socio-culturale. Questo compito spetta o alla teologia o ai diversi catechismi. In questo secondo capitolo si vogliono invece presentare - mediante formulazioni globali tali da includere ulteriori sviluppi - alcuni fondamentali contenuti del messaggio salvifico, organicamente collegati tra loro, particolarmente in quei loro aspetti che debbono meglio apparire in una rinnovata catechesi, fedele alla sua finalità.

Capitolo I


NORME E CRITERI

Il contenuto della catechesi in relazione alle varie forme
di vita ecclesiale, alle diverse culture
e ai differenti linguaggi degli uomini


37 La rivelazione è la manifestazione del mistero di Dio e del suo intervento salvifico nella storia mediante una comunicazione personale di Dio all’uomo, comunicazione il cui contenuto costituisce il messaggio di salvezza da annunciarsi a tutti gli uomini. È compito fondamentale e ineludibile del ministero profetico della chiesa rendere accessibile il contenuto di questo messaggio agli uomini di tutti i tempi, affinché si convertano a Dio per mezzo di Cristo, interpretino alla luce della fede tutta la loro esistenza, nella particolare situazione storica nella quale si trova immersa, e vivano coerentemente alla dignità che la salvezza gli arreca e la fede gli rivela. A questo scopo la catechesi, come momento privilegiato del ministero profetico della chiesa, deve non solo mantenere un contatto continuo con le varie forme di vita della comunità ecclesiale, ma deve pure promuovere una sempre maggiore approssimazione tra le possibili formulazioni del messaggio divino e le diverse culture e i differenti linguaggi.

Meta della catechesi: l’integrità del contenuto


38 Il contenuto del messaggio di salvezza è un tutto coerente, anche se la sua rivelazione da parte di Dio fu graduale: nei tempi antichi per mezzo dei profeti, ultimamente per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo. La catechesi, avendo come scopo, come è stato precedentemente spiegato, la maturazione della fede nel singolo e nella comunità ecclesiale, deve preoccuparsi che il tesoro del messaggio cristiano venga fedelmente annunciato nella sua integrità. Ciò per altro deve attuarsi sullo schema della pedagogia divina, tenendo conto però della pienezza della rivelazione divinamente a noi manifestata, allo scopo di nutrire e far vivere il popolo di Dio. La catechesi quindi parte dalla presentazione più semplice ma organica e integrale del messaggio cristiano (servendosi anche di formule riassuntive o globali), e lo propone in modo proporzionato alle varie condizioni culturali e spirituali dei catechizzandi. Essa tuttavia non si esaurisce affatto in questa prima presentazione; anche questo infatti è necessario tener ben presente, che il contenuto venga sviluppato in maniera sempre più ampia ed esplicita, di modo che i singoli fedeli e la comunità cristiana giungano ad una sempre più profonda e vitale conoscenza del messaggio cristiano e sappiano risolvere alla luce della rivelazione i concreti problemi della condizione umana.

È necessario che questo non facile compito della catechesi venga adempiuto sotto la guida del magistero della chiesa, cui compete garantire l’autenticità della predicazione del vangelo, ed anche assicurare che il servizio della parola faccia uso di formulazioni adatte e prudentemente si avvalga di quei contributi che la ricerca teologica e le scienze umane possono portare.

Il contenuto della catechesi è un tutto organico e vitale


39 L’oggetto della fede è un qualcosa di complesso: Dio stesso nel suo mistero e il suo intervento salvifico nella storia: tutto questo ci è noto attraverso la rivelazione che Dio ha fatto di sé e delle sue opere. Il Cristo rappresenta il culmine sia dell’intervento salvifico di Dio e sia della sua manifestazione agli uomini. Oggetto pertanto della catechesi sono il mistero e le opere di Dio e cioè gli interventi che Dio ha fatto, che compie ora e che attuerà in avvenire per noi uomini e per la nostra salvezza. Tutto questo è qualcosa di profondamente organico e costituisce l’economia della salvezza. Una catechesi che trascurasse tale organicità e armonia del contenuto non realizzerebbe il suo scopo.

Cristocentrismo della catechesi


40 Cristo Gesù, Parola di Dio incarnata, vertice dell’intervento di Dio nella storia e della sua manifestazione all’uomo, costituisce all’interno della storia della salvezza il centro del messaggio evangelico. Egli è "l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui tutto è stato creato". Egli è realmente l’unico valido mediatore per mezzo del quale Dio si fa incontro all’uomo e l’uomo è condotto a Dio. In lui la chiesa trova il suo fondamento. A lui fa capo ogni realtà. Le creature pertanto e la coscienza umana, gli autentici valori che si possono trovare nelle altre religioni, i vari segni dei tempi sono da considerarsi vie e gradi per i quali, benché non allo stesso modo, si può andare a Dio sotto l’influsso della grazia e non senza un certo rapporto alla chiesa di Cristo. Pertanto la catechesi deve essere necessariamente cristocentrica.

Teocentrismo trinitario della catechesi


41 Come Cristo è il centro della storia della salvezza, così il mistero di Dio è il centro da cui questa storia trae la sua origine e a cui è orientata come al suo fine. Il Cristo crocifisso e risuscitato conduce gli uomini al Padre mediante l’inizio dello Spirito santo al popolo di Dio. Ne consegue che la strutturazione di tutti i contenuti della catechesi deve avere un’impronta teocentricotrinitaria: per Cristo, al Padre, nello Spirito. Per Cristo: Tutta l’economia della salvezza trova il suo senso nel Verbo incarnato, in quanto ne prepara la venuta o ne mostra il regno presente sulla terra e in via di espansione fino alla seconda venuta che concluderà il piano di Dio. Così il mistero di Cristo illumina tutto il contenuto della catechesi. I diversi elementi - biblici, evangelici, ecclesiali, umani e cosmici - che la catechesi deve assumere e spiegare, prendono tutto il loro senso in rapporto al Verbo incarnato. Al Padre: Lo scopo supremo dell’incarnazione del Verbo e di tutta l’economia della salvezza è quello di portare l’umanità al Padre. La catechesi perciò, aiutando a penetrare sempre più profondamente il disegno di amore del Padre, deve far comprendere che il senso ultimo della vita umana è conoscere e amare Dio e glorificarlo facendo la sua volontà, come Cristo ci ha insegnato con le parole e con l’esempio della sua vita, per giungere al possesso della vita eterna. Nello Spirito: L’intelligenza del mistero di Cristo e la via al Padre ci vengono date nello Spirito santo. Nell’esporre il contenuto del messaggio cristiano, la catechesi deve sempre mettere in evidenza l’azione dello Spirito santo che conduce gli uomini alla comunione con Dio e tra loro e all’impegno vitale. Se la catechesi manca di questi tre elementi o trascura una stretta connessione dei medesimi, il messaggio cristiano può davvero perdere il carattere che gli è proprio.

Per noi uomini e per la nostra salvezza


42 La finalità teocentrico-trinitaria dell’economia della salvezza non è separabile dal suo oggetto, cioè la liberazione dal peccato e dalle sue conseguenze e la configurazione a Cristo dell’umanità. Ogni verità rivelata, analogamente a quanto avvenne nell’incarnazione del Verbo, è per noi uomini e per la nostra salvezza. La visione delle verità cristiane in rapporto con il fine ultimo dell’uomo è una delle condizioni per una loro "intelligenza fruttuosissima". La catechesi dunque deve mettere in luce l’intima connessione del mistero di Dio e di Cristo con l’esistenza e il fine ultimo dell’uomo. In questo modo non si intende vanificare o strumentalizzare i fini che gli uomini singolarmente e collettivamente sono da Dio chiamati ad attuare su questa terra, ma unicamente mostrare che il destino supremo dell’uomo non si conclude in essi, anzi li trascende secondo prospettive insospettate che solo l’amore di Dio poteva escogitare per l’uomo.

La gerarchia delle verità da osservarsi nella catechesi


43 Nel messaggio di salvezza esiste una gerarchia delle verità, che la chiesa ha sempre riconosciuto, formulando simboli o compendi delle verità della fede. Ciò non significa che alcune verità appartengano alla fede meno di altre, ma che alcune verità si fondano su altre che sono più importanti e da esse sono illuminate. La catechesi deve tenere conto, a tutti i livelli, di questa gerarchia nelle verità di fede. Esse si possono raccogliere intorno a quattro punti fondamentali: il mistero di Dio, Padre e figlio e Spirito santo, creatore di tutto; il mistero di Cristo, Verbo incarnato, nato da Maria vergine, che per la nostra salvezza ha sofferto la passione, è morto ed è risuscitato: il mistero dello Spirito santo, presente nella chiesa per santificarla e guidarla sino alla gloriosa venuta di Cristo, nostro salvatore e giudice; il mistero della chiesa, corpo mistico di Cristo, nel quale la vergine Maria ha un posto preminente.

Il mistero della salvezza come storia


44 L’economia della salvezza si svolge nel tempo: iniziata nel passato, ha toccato il suo vertice in Cristo e opera nel tempo presente in attesa del compimento. Il ricordo del passato, la coscienza del presente, la speranza del futuro devono ritrovarsi in ogni esposizione della catechesi. La catechesi pertanto ricorda l’evento supremo di tutta la storia della salvezza al quale i fedeli comunicano mediante la fede e cioè l’incarnazione, passione, morte e risurrezione di Cristo. La catechesi inoltre dispone i credenti a riconoscere l’attuale presenza del mistero di salvezza di Cristo, che agisce mediante lo Spirito santo e il ministero della chiesa oggi e nei secoli; inoltre essa li aiuta a riconoscere i loro doveri verso Dio, verso se stessi, verso il prossimo. La catechesi infine apre i cuori alla speranza della vita futura, compimento di tutta la storia della salvezza; insegna a tendervi con fiducia di figli non disgiunta dal santo timore del giudizio di Dio. Per mezzo di questa speranza la comunità cristiana è pervasa da una tensione escatologica, che le permette di ridimensionare tutti i valori umani e terreni, riducendoli nelle loro giuste proporzioni senza tuttavia vanificarli. Questi tre aspetti vanno tenuti ben presenti sempre e in modo efficace in ogni catechesi.

Fonti della catechesi


45 Il contenuto della catechesi si trova nella parola di Dio, trasmessa nelle Scritture e nella tradizione; è approfondito e spiegato dalla comunità dei credenti sotto la guida del magistero cui solamente spetta proporlo autenticamente; è celebrato nella liturgia; è vissuto nella chiesa e risplende specialmente nei santi e nei giusti; traspare nei valori morali, che per grazia di Dio esistono nella comunità umana. Tutto questo si può considerare fonte principale o sussidiaria della catechesi, ma non in senso univoco. Nella loro utilizzazione pertanto il catechista deve tener presente sempre e anzitutto l’indiscutibile preminenza della rivelazione scritta e della tradizione e l’autorità del magistero della chiesa negli argomenti connessi con la fede. Nell’esporre qualunque punto particolare del contenuto della fede, il catechista inoltre deve far notare come il mistero di Cristo ne sia il fulcro; come la chiesa lo interpreti e lo definisca; come lo celebri, lo attui e vi partecipi nella liturgia e nella vita cristiana. Infine il catechista consideri come il progetto di Dio, in forza dell’azione dello Spirito santo, si attui nel nostro tempo.

Il principio generale della metodologia catechistica


46 I criteri sopra enunciati, che riguardano la presentazione del contenuto della catechesi, devono essere presenti ed operanti nei diversi tipi di catechesi: catechesi biblica e liturgica, sintesi dottrinale, interpretazione delle situazioni concrete dell’esistenza umana, ecc. Da tali criteri tuttavia non si può ricavare un ordine cronologico nell’esposizione dei contenuti. È legittimo partire da Dio per giungere a Cristo, e viceversa; ugualmente è possibile partire dall’uomo per arrivare a Dio, e viceversa, ecc. Le opzioni sull’ordine metodologico da seguirsi nell’esposizione catechistica dei contenuti dipendono dalle circostanze concrete in cui si trova la comunità ecclesiale o i singoli fedeli ai quali la catechesi si rivolge. Di qui l’esigenza di seri studi di metodologia catechistica per scoprire quali debbano essere le vie preferibili nelle diverse situazioni. Spetta alle conferenze episcopali offrire in questo campo direttive più precise mediante direttori catechistici, catechismi per le diverse età e condizioni culturali, e tutti gli altri sussidi ritenuti più opportuni.

Capitolo II


GLI ELEMENTI ESSENZIALI DEL MESSAGGIO CRISTIANO

Il mistero del Dio uno: Padre, Figlio, Spirito Santo


47 La storia della salvezza è la storia del rivelarsi e del manifestarsi agli uomini del Dio vero ed unico: Padre, Figlio, Spirito santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono separati dal peccato. L’antico testamento mentre afferma chiaramente l’unità di Dio in un mondo dominato dal politeismo, contiene già alcuni preannunci del mistero trinitario, ma questo si dispiega con pienezza nella persona, nell’opera e nella parola di Gesù Cristo. Rivelandosi come il Figlio di Dio, egli ha rivelato nello stesso tempo il Padre e lo Spirito santo. L’eccezionale esperienza del Dio vero riempie il cuore del divino Maestro, che la comunica ai suoi discepoli, chiamandoli ad essere figli di Dio mediante il dono loro elargito del suo Spirito filiale. Nella catechesi l’incontro con il Dio uno e trino avviene in primo luogo e principalmente mediante il riconoscimento del Padre, del Figlio e dello Spirito santo come autori di quel piano di salvezza che trova il suo momento culminante nella morte e risurrezione di Gesù. In questo modo, alla rivelazione del mistero trasmessa dalla chiesa corrisponde la crescente presa di coscienza dei fedeli che la loro vita consiste, a cominciare dal battesimo, in una familiarità sempre più intima con le tre Persone divine, in quanto sono chiamati a partecipare alla loro stessa natura divina. I cristiani perciò con gli occhi della fede per il dono dello Spirito santo possono fin d’ora contemplare e con amore filiale tendere a partecipare la vita intima delle tre santissime Persone, così come esiste in Dio fin dall’eternità, e parteciparvi con amore filiale.

Il culto genuino di Dio nel mondo secolarizzato


48 Il "Dio e Padre del signore Gesù Cristo" è il "Dio vivente": è il Dio santo, giusto, misericordioso, il Dio autore dell’alleanza con gli uomini, il Dio che vede, libera e salva, il Dio che ama come padre e come sposo. La catechesi annuncia gioiosamente questo Dio, fonte di ogni nostra speranza. La catechesi, tuttavia, non può ignorare che molti uomini del nostro tempo sentono acutamente la lontananza e addirittura l’assenza di Dio. Questo fenomeno, che appartiene al processo di secolarizzazione cui è sottoposta l’odierna civiltà, pur costituendo un pericolo per la fede, è tuttavia utile a purificare maggiormente il nostro atteggiamento religioso nei confronti di Dio e a renderci, come è doveroso, più umili dinanzi al suo mistero: "Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio di Israele, salvatore". In questa luce si può anche più facilmente comprendere la vera natura del culto che Dio richiede e che lo glorifica: un culto che implica l’impegno di attuare in ogni campo la sua volontà e la fedeltà nel moltiplicare nella carità i talenti ricevuti dal Signore. Nella liturgia i fedeli recano, per offrirlo umilmente a Dio, il frutto di ogni azione di carità, di giustizia e di pace, e ne attingono la parola di vita e la grazia che occorrono per essere in grado di professare nel mondo la verità nella carità in comunione con Cristo, che offre per gli uomini il suo corpo e il suo sangue.

Conoscenza di Dio e testimonianza della carità


49 I cristiani possono aiutare il mondo ateo ad avvicinarsi a Dio soprattutto attraverso la testimonianza di una fede viva e matura, conforme al messaggio di amore di Cristo, che si manifesti nelle opere della giustizia e della carità. Tuttavia non si trascuri il retto uso dell’intelligenza umana, che, come crede e insegna la chiesa, è naturalmente capace di conoscere Dio quale principio e fine di tutte le cose. Questa conoscenza di Dio non solo non sminuisce la dignità dell’uomo, ma la fonda e la consolida. Lo scopo della chiesa è la salvezza eterna degli uomini; ma la fede nel Dio vivente comporta un urgente appello a collaborare per la soluzione dei problemi umani: è necessario che in questo campo i cristiani diano testimonianza con le loro opere della validità del messaggio del Signore.

Gesù Cristo, Figlio di Dio,
primogenito di ogni creatura e salvatore


50 La suprema opera di Dio è l’incarnazione del suo figlio Gesù Cristo. Primogenito di ogni creatura, egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. In lui, per mezzo di lui e in vista di lui sono state create tutte le cose. Fatto ubbidiente fino alla morte, egli è stato esaltato come Signore di tutte le cose ed è apparso con la sua risurrezione nella sua potenza di figlio di Dio Primogenito dei morti, a tutti dà la vita: in lui siamo stati creati uomini nuovi; per mezzo di lui l’intero creato riceverà l’affrancamento dalla corruzione. "Non si trova in nessun altro la salvezza".

La creazione, inizio del piano di salvezza


51 Il mondo creato dal nulla è il mondo nel quale realmente si realizza la salvezza e la redenzione di Gesù Cristo. Già nell’antico testamento la verità dell’azione creatrice di Dio non viene affermata come fosse un principio filosofico astratto, ma entra nel cuore di Israele, in forza della nozione dell’unità di Dio, come un annuncio di potenza e di vittoria di Iahvè, come prova che il Signore è costantemente con il suo popolo. L’onnipotenza creatrice di Dio si manifesta sommamente nella risurrezione di Cristo, nella quale si manifesta "la straordinaria grandezza della sua potenza".

La verità della creazione, pertanto, non va proposta semplicemente come dottrina a sé stante, avulsa dal resto della rivelazione, ma come una verità che di fatto è in funzione della salvezza operata da Gesù Cristo. La creazione delle cose visibili e invisibili, del mondo e degli angeli, è l’inizio della storia della salvezza; la creazione dell’uomo costituisce il primo dono e il primo invito verso il traguardo della glorificazione in Cristo. Nell’ascoltare la dottrina della creazione, il cristiano non deve pensare soltanto all’atto iniziale col quale Dio "creò il cielo e la terra", ma a tutte le iniziative salvifiche di Dio. Queste sono sempre presenti nella storia dell’uomo e del mondo e sono visibili specialmente nella storia di Israele. Esse conducono all’evento supremo della risurrezione di Cristo e avranno compimento alla fine della storia quando appariranno i nuovi cieli e la nuova terra.

Gesù Cristo, centro dell’economia della salvezza


52 In Gesù Cristo il fedele può sentirsi solidale con tutta la storia e con tutti gli uomini. Al di dentro della storia del mondo si compie la storia della salvezza, nella quale Dio porta a compimento il suo disegno di realizzare nel tempo il popolo di Dio cioè il "Cristo totale". Il cristiano si renda conto e accetti di partecipare, con semplicità e lealtà, a questo movimento che, in virtù di Gesù Cristo, tende alla piena glorificazione di Dio da parte della creazione.

Gesù Cristo vero uomo e vero Dio,
nell’unità della Persona divina


53 Questo grande mistero di Cristo, Capo e Signore dell’universo, "si è manifestato nella carne" agli uomini. L’uomo Cristo Gesù, che dimorò tra noi, lavorando con mani d’uomo, pensando con mente d’uomo, agendo con volontà d’uomo, amando con cuore d’uomo, è veramente il Verbo e il Figlio di Dio, che con l’incarnazione si è unito in un certo senso a ogni uomo. La catechesi deve predicare Gesù nella sua esistenza concreta e nel suo messaggio, e cioè deve introdurre gli uomini nella mirabile pienezza della sua umanità perché possano riconoscere il mistero della sua divinità. In realtà Gesù, pur vivendo in singolare e assidua intimità di preghiera con il Padre, manifestò sempre una profonda solidarietà con gli uomini. Con la sua bontà ha abbracciato tutti, giusti e peccatori, poveri e ricchi, connazionali e stranieri; se dimostrò preferenze, queste furono per i sofferenti, i poveri, gli umili. Ebbe per la persona umana un rispetto e un interesse quali nessuno, prima di lui, aveva manifestato.

La catechesi deve pure costantemente difendere e corroborare la fede nella divinità di Gesù Cristo, affinché non venga accolto soltanto per la sua pur mirabile vita umana, ma venga riconosciuto per la testimonianza delle sue parole e delle sue opere come "unigenito Figlio di Dio", "Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre". La retta interpretazione del mistero dell’incarnazione è progressivamente cresciuta nella tradizione cristiana: attraverso un’assidua ricerca sulla fede i padri e i concili si sono adoperati per precisare i concetti, per approfondire le caratteristiche del mistero di Cristo e i suoi misteriosi rapporti col Padre celeste e con gli uomini.

Inoltre fu la vita cristiana a testimoniare nei secoli la verità di questo mistero. La comunione di Dio con gli uomini, raggiungibile in Cristo, divenne per l’umanità fonte di gioia e di inesauribile speranza. In Cristo è presente tutta la pienezza della divinità; in lui si manifesta l’amore di Dio per gli uomini. S. Ignazio scriveva ai cristiani di Efeso: "Uno solo è il medico, carnale e spirituale, genito e ingenito, essendo Dio in carne, vita vera nella morte, nato da Maria e da Dio, prima impassibile e poi passibile, Gesù Cristo signore nostro".

Gesù Cristo salvatore e redentore del mondo


54 Il mistero di Cristo nella storia degli uomini e del mondo, soggetta al peccato, appare non soltanto come mistero di incarnazione, ma anche di salvezza e redenzione. Dio ha tanto amato gli uomini peccatori, da dare il suo Figlio per riconciliare a sé il mondo. Perciò Gesù, quale primogenito tra molti fratelli, santo, innocente, immacolato, liberamente e per amore filiale, obbediente al Padre suo, facendosi mediatore per i suoi fratelli peccatori ha accettato la morte, ricompensa del peccato. Per mezzo di questa sua santissima morte ha riscattato il genere umano dalla schiavitù del peccato e del demonio ed ha effuso in esso il suo Spirito di adozione, fondando in se stesso una nuova umanità.

I sacramenti, azione di Cristo nella chiesa,
che è sacramento primordiale


55 Il mistero di Cristo continua nella chiesa, che perennemente gode della sua presenza e la realizza soprattutto attraverso i segni e riti sensibili, istituiti da Cristo, che significano e producono il dono della grazia e che vengono propriamente designati col nome di sacramenti. La stessa chiesa, che non è soltanto popolo di Dio, ma anche "segno e strumento - in Cristo - dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano", deve essere considerata in qualche modo come sacramento primordiale.

I sacramenti sono le azioni fondamentali con cui Gesù Cristo dona continuamente ai fedeli il suo Spirito, facendone un popolo santo che si offre, in lui e con lui, in oblazione gradita al Padre. Se essi sono beni inestimabili della chiesa, che ha il potere effettivo ed esclusivo di amministrarli, vanno però sempre ricollegati a Gesù Cristo, dal quale traggono la loro efficacia. È infatti Cristo che battezza. Non è l’uomo che celebra l’eucaristia, ma lo stesso Cristo; infatti per il ministero dei sacerdoti egli offre se stesso nel sacrificio della messa. L’azione sacramentale è, innanzi tutto, azione di Cristo, del quale i ministri della chiesa sono come strumenti.

Il pieno significato dei sacramenti


56 Nella catechesi si avrà cura di presentare i sette sacramenti nel loro pieno significato. In primo luogo, devono essere presentati come sacramenti della fede. Certamente essi esprimono in sé la volontà efficace di Cristo salvatore, tuttavia gli uomini, da parte loro, debbono esprimere la volontà sincera di rispondere all’amore misericordioso di Dio. Perciò la catechesi deve preoccuparsi di suscitare le debite disposizioni e di eccitare la sincerità e la generosità affinché i sacramenti siano ricevuti degnamente. In secondo luogo i sacramenti debbono essere presentati, ciascuno secondo la sua natura e il suo scopo, non soltanto come rimedi contro il peccato e le sue conseguenze, ma specialmente come sorgenti di grazia per i singoli e per le comunità, in modo che tutta l’effusione della grazia nella vita cristiana appaia legata all’economia sacramentale.

La catechesi dei sacramenti


57 Il battesimo libera l’uomo dal peccato originale e da tutti i peccati personali, lo rigenera alla vita di figlio di Dio, lo incorpora alla chiesa e lo santifica attraverso i doni dello Spirito santo, lo rende partecipe in forma germinale del potere sacerdotale, profetico e regale di Cristo, imprimendogli nell’anima un carattere indelebile. La confermazione lega più strettamente il cristiano alla chiesa e lo arricchisce di una forza speciale dello Spirito santo, affinché viva nel mondo come testimone di Cristo. La vita dei cristiani è una lotta sulla terra, ed è soggetta alle tentazioni e al peccato; perciò viene loro aperta la via del sacramento della penitenza, attraverso il quale ottengono il perdono misericordioso di Dio e si riconciliano con la chiesa.

L’ordine configura in modo particolare a Cristo mediatore alcuni membri del popolo di Dio, conferendo loro il potere sacro di governare la chiesa, di nutrire i fedeli con la parola di Dio, di santificarli, e anzitutto il potere di fare le veci di Cristo nell’offrire il sacrificio della messa e nel presiedere il banchetto eucaristico. "Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei sacerdoti, tutta la chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi".

Nella catechesi dei sacramenti si deve attribuire grande importanza alla spiegazione dei segni. Attraverso i segni visibili la catechesi conduca i fedeli alla conoscenza degli invisibili misteri salvifici di Dio.

L’eucaristia, centro di tutta la vita sacramentale


58 Si comprende facilmente il primato dell’eucaristia su tutti i sacramenti e la sua eminente efficacia nell’edificare la chiesa. Nell’eucaristia infatti, dopo le parole della consacrazione, la realtà profonda (non fenomenica) del pane e del vino è trasformata nel corpo e sangue di Cristo. Questa meravigliosa trasformazione viene chiamata dalla chiesa "transustanziazione". Perciò sotto le apparenze (o realtà fenomenica) del pane e del vino è nascosta, in modo del tutto misterioso, la stessa umanità di Cristo, non soltanto attraverso la sua virtù ma per se stessa (cioè sostanzialmente), congiunta con la sua divina Persona.

Questo sacrificio non è semplicemente un rito commemorativo di un sacrificio passato. Infatti in esso Cristo, per mezzo del ministero dei sacerdoti, perpetua nel corso dei secoli in modo incruento il sacrificio della Croce e nutre i fedeli di se stesso, pane di vita, affinché, riempiti dell’amore di Dio e del prossimo, diventino un popolo sempre più accetto a Dio. Nutriti della vittima del sacrificio della croce, i fedeli col loro amore genuino e attivo superino i pregiudizi per i quali spesso sono accusati di praticare un culto sterile che li distoglie dall’impegno di collaborazione fraterna con gli uomini. Il convito eucaristico ha lo scopo di unire ogni giorno più i fedeli a Dio attraverso la preghiera frequente, spingendoli a riconoscere e amare gli altri uomini come fratelli in Cristo e figli di Dio.

Il sacramento del matrimonio


59 Oggi - nel riconoscimento peraltro del valore superiore che il messaggio cristiano attribuisce alla verginità consacrata - riveste una particolare importanza la catechesi circa il sacramento del matrimonio, istituito e dotato di molteplici valori, fini e leggi dallo stesso creatore. Attenta alle parole della fede e alla legge naturale, sotto la guida del magistero della chiesa a cui appartiene il compito di interpretare autenticamente la legge morale e la legge naturale e insieme sensibile ai progressi delle scienze antropologiche contemporanee, la catechesi deve fondare sul matrimonio la vita familiare: nei suoi valori di unità e indissolubilità derivanti dalla legge divina, nei suoi impegni di amore ordinato per natura alla procreazione e all’educazione della prole. Nella regolazione delle nascite bisogna osservare la castità coniugale secondo la dottrina della chiesa.

Poiché Cristo ha elevato per i cristiani il matrimonio alla dignità di sacramento, i coniugi, ministri del sacramento attraverso un personale e irrevocabile consenso, vivendo nella grazia di Cristo imitano e in certo senso significano l’amore dello stesso Cristo verso la sua chiesa. I coniugi cristiani ricevono da questo speciale sacramento un aiuto e quasi una consacrazione per affrontare i doveri del loro stato e conservarne la dignità. Infine appartiene alla vocazione della famiglia l’impegno di essere una comunità aperta alla chiesa e al mondo.

L’uomo nuovo


60 Accogliendo lo Spirito di Cristo, l’uomo inizia con Dio un rapporto di vita assolutamente nuovo e gratuito. Lo Spirito santo, presente nell’anima, rende il cristiano partecipe della natura divina, lo unisce intimamente al Padre e a Cristo in una comunione di vita che neppure la morte può spezzare. Lo Spirito santo sana l’uomo dalle sue debolezze e dalle sue infermità spirituali; lo libera dalla schiavitù delle passioni e dell’egoismo, donandogli la forza per osservare la legge divina; lo arricchisce della fortezza e della speranza; lo illumina sulla via del bene; gli dà frutti di carità, gioia, pace, pazienza, benignità, bontà, longanimità, mansuetudine, fedeltà, modestia, continenza, castità. Per questo il cristiano invoca lo Spirito santo come ospite dell’anima.

La giustificazione dal peccato e la inabitazione di Dio nell’anima viene chiamata grazia. Quando si dice che un uomo peccatore è giustificato da Dio, che è vivificato dallo Spirito di Dio, che possiede in sé la vita di Cristo, oppure che ha la grazia, si usano parole che, con espressioni diverse, manifestano un’unica e identica realtà, e cioè: la morte al peccato, la partecipazione alla divinità del Figlio per mezzo dello Spirito di adozione, l’ingresso nell’intimità della vita trinitaria. L’uomo della storia della salvezza è l’uomo ordinato alla grazia dell’adozione filiale e alla vita eterna. L’antropologia cristiana trova nella grazia di Cristo salvatore la sua ragione costitutiva.

La libertà umana e cristiana


61 La chiamata divina richiede dall’uomo una libera risposta in Gesù Cristo. L’uomo non può non essere libero. Essendo padrone delle proprie azioni, appartiene in modo eminente alla sua dignità ed è suo compito osservare la legge morale naturale e divina e perciò aderire a Dio che si rivela in Cristo. La libertà dell’uomo decaduto per il peccato è così ferita che egli non può, senza l’aiuto della grazia di Dio, osservare a lungo neppure gli obblighi della legge naturale; ma la grazia eleva e fortifica in modo tale la sua libertà che, pur vivendo nella carne, è anche in grado di vivere santamente nella fede di Gesù Cristo.

La chiesa per sua intima vocazione mira a difendere e promuovere la vera libertà e il suo retto uso contro ogni specie di ingiusta costrizione. Essa inoltre la difende di fronte a coloro che la negano, concependo l’attività dell’uomo come totalmente dipendente da determinismi psicologici e da condizionamenti economici, sociali, culturali, ecc. Ma la chiesa non ignora che la libertà, anche se aiutata dalla grazia divina, è limitata da gravi difficoltà psicologiche e dall’influenza delle condizioni esterne in cui l’uomo vive, in modo che spesso la responsabilità umana risulta diminuita, ed anzi in alcuni esiste a stento o non esiste affatto. Essa è pure attenta alle ricerche antropologiche degli ultimi anni circa l’uso e i limiti della libertà umana. Perciò la chiesa si preoccupa sia di educare e promuovere la genuina libertà, sia di creare quei presupposti di ordine psicologico, socio-economico, politico e religioso, atti a far sì che questa libertà possa veracemente e rettamente esercitarsi. I cristiani debbono, quindi, operare con impegno e lealtà nell’ordine temporale, per edificarvi le migliori condizioni possibili ad un retto uso della libertà. È un impegno che essi condividono con tutti gli uomini di buona volontà, ma per essi è in un certo senso un dovere più importante e più urgente. Non si tratta, infatti, di promuovere solo un valore che serve a questa vita terrena, ma bensì di promuovere un valore che, in ultima analisi, serve per il raggiungimento del bene inestimabile della grazia e della salvezza eterna.

Il peccato dell’uomo


62 Le condizioni storiche e ambientali non sono. comunque, il principale ostacolo alla libertà dell’uomo: il più grande ostacolo al libero aprirsi dell’uomo alla salvezza proviene dal peccato. "Costituito da Dio in uno stato di santità, l’uomo però, tentato dal maligno, fin dagli inizi della storia abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio". "Per un uomo il peccato è entrato nel mondo, e per il peccato la morte, e la morte raggiunse tutti gli uomini, perché tutti peccarono". "È la natura umana così decaduta, spogliata della grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli uomini: ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato". Il peccato è diventato così una dolorosa esperienza degli uomini, causa di molteplice sofferenza e rovina. Né va trascurata la dottrina sulla natura e gli effetti del peccato personale, col quale l’uomo viola, scientemente e liberamente, la legge morale e offende in cose gravi anche gravemente Dio.

La storia della salvezza è anche storia di liberazione dal peccato. Tutti gli interventi di Dio, dall’antico al nuovo testamento, hanno anche lo scopo di dirigere l’uomo nella lotta contro le forze del male; la missione storica di Cristo è posta in relazione con il peccato da distruggere e si svolge attraverso il mistero della croce. La penetrante riflessione di s. Paolo sulla realtà del peccato e sulla conseguente "opera di giustizia" di Cristo, costituisce un aspetto fondamentale della fede cristiana, che non può essere taciuto nella catechesi.

Tuttavia, la salvezza operata da Cristo è ben più grande di una redenzione dal peccato. Essa infatti è il compimento del disegno di Dio di comunicarsi in Gesù con una ricchezza che trascende ogni comprensione; è un disegno che non si arresta dinanzi alla colpa degli uomini, ma conferisce loro una grazia sovrabbondante rispetto alla morte causata dal peccato. Questa iniziativa di amore, per la quale gli uomini sono chiamati a partecipare, per mezzo dello Spirito di Cristo, alla vita stessa di Dio, è sempre efficace ed attuale in tutti i tempi. L’uomo, anche se peccatore, rimane sempre inserito nell’unico ordine voluto da Dio, quello, cioè, del suo benevolo comunicarsi a noi in Gesù Cristo, e perciò, mosso dalla grazia, può ottenere la salvezza attraverso la conversione.

La vita morale dei cristiani


63 Cristo ha affidato ai suoi apostoli il compito di insegnare ad osservare tutte le cose che egli aveva comandato. Perciò la catechesi non comprende soltanto le verità da credere, ma anche le cose che bisogna fare. La vita morale del cristiano, cioè il modo di vivere conforme alla sua dignità di uomo e di figlio adottivo di Dio, è l’impegno a vivere e a crescere, sotto la guida dello Spirito santo, nella nuova vita comunicata da Gesù Cristo. La vita morale del cristiano è guidata dalla grazia e dai doni dello Spirito santo: "L’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori con lo Spirito santo che ci fu dato". La docilità allo Spirito santo comporta anche la fedeltà ai comandamenti di Dio, come pure alle leggi della chiesa e alle giuste leggi civili.

La libertà cristiana ha ancora bisogno di essere orientata e guidata nelle sue realizzazioni concrete. Perciò la coscienza dei fedeli, benché guidata dalla virtù della prudenza, deve sottomettersi al magistero della chiesa, al quale spetta il compito di esporre autorevolmente tutta la legge morale, in modo che esprima veramente l’ordine morale oggettivo. È necessario anche che il cristiano conosca l’esistenza di norme morali così assolute da obbligare sempre e tutti. Per questo motivo i santi hanno testimoniato Cristo anche con atti eroici di virtù, anzi, i martiri hanno affrontato anche il supplizio e la morte, pur di non rinnegarlo.

La perfezione della carità


64 L’azione dello Spirito di Cristo è bene espressa, quando si mette in luce l’originalità propria della morale cristiana, che consiste nel riassumere e accentrare ogni impegno etico, precetti e consigli, in quell’elemento che ne è come l’anima, cioè in una fede che opera nella carità. L’uomo è chiamato ad aderire liberamente in ogni circostanza al disegno di Dio: questa è "l’obbedienza della fede, con la quale l’uomo tutt’intero si abbandona liberamente a Dio". E poiché Dio è amore e il suo disegno è di comunicare in Gesù Cristo il suo amore e fare dell’umanità una comunione nell’amore reciproco, aderire liberamente e perfettamente a Dio e al suo disegno significa decidersi per una vita ispirata dall’amore nell’osservanza dei comandamenti, significa cioè accettare e vivere, come nuovo comandamento, l’impegno della carità. L’uomo è chiamato quindi a decidersi, nella fede, per una vita di carità verso Dio e gli altri uomini: qui sta la sua massima responsabilità e la sua altissima dignità morale. La santità dell’uomo, qualunque sia lo stato di vita al quale è stato chiamato, consiste nella perfezione della carità.

La chiesa, popolo di Dio e istituzione di salvezza


65 La chiesa, istituita da Cristo, è nata dalla sua morte e risurrezione. Essa è il nuovo popolo di Dio, preparato nella storia di Israele, popolo che Cristo vivifica e fa crescere con l’effusione del suo Spirito e che continuamente rinnova e dirige con i sui doni gerarchici e carismatici; "popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo". La chiesa perciò in quanto popolo di Dio, società dei fedeli, comunione degli uomini in Cristo, è opera dell’amore salvifico di Dio in Cristo. I principi che generano e formano i fedeli, costituendoli in comunità, e cioè il deposito della fede, i sacramenti, i ministeri apostolici, appartengono alla chiesa cattolica. A lei sono stati affidati e danno origine ad attività ecclesiali. In altre parole, la chiesa possiede tutti i mezzi necessari per radunarsi e portare alla piena maturità la comunione degli uomini in Cristo. Quest’opera non è frutto soltanto dell’azione trascendente di Dio, del lavoro invisibile di Cristo e del suo Spirito, ma anche di istituzioni, di poteri e di azioni salvifiche proprie della chiesa. Essa perciò oltre che società dei fedeli è anche loro madre, in grazia della sua azione ministeriale e salvifica.

La chiesa è il popolo santo di Dio, che partecipa dell’ufficio profetico di Cristo e, radunato dalla parola di Dio, la accoglie e la proclama a tutto il mondo. È un popolo sacerdotale: "Cristo signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo "un regno e sacerdoti per il Dio e Padre suo". Infatti per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito santo i battezzati vengono consacrati a formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce". La chiesa poi è essenzialmente una società gerarchica: è un popolo guidato dai suoi pastori uniti al sommo pontefice, vicario di Cristo, e sotto di lui, ai quali i fedeli si riferiscono con amore filiale e obbediente ossequio. È un popolo pellegrinante verso la pienezza del mistero di Cristo. La presenza dello Spirito santo nella chiesa, mentre da una parte le assicura indefettibilmente le condizioni oggettive necessarie al suo santificante incontro con Cristo, d’altra parte fa sì che essa nei suoi membri e a causa dei suoi membri e nelle sue strutture contingenti tenda continuamente alla purificazione e al rinnovamento.

La chiesa come comunione


66 La chiesa è una comunione: di questa verità essa ha acquistato una rinnovata coscienza nel concilio Vaticano II. La chiesa è un popolo adunato da Dio e profondamente unito da vincoli spirituali. La sua struttura postula sì una diversità di doni e di funzioni, ma in essa questa distinzione, anche se non è semplicemente di grado ma pure di essenza come tra il sacerdozio ministeriale e quello comune dei fedeli, non annulla la radicale e costitutiva uguaglianza delle persone. " Uno è infatti il popolo eletto di Dio: ‘un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo; comune è la dignità dei membri per la loro rigenerazione in Cristo, comune la grazia dei figli, comune la vocazione alla perfezione, una sola salvezza, una sola speranza e indivisa carità... Quantunque alcuni per volontà di Cristo siano costituiti dottori e dispensatori dei misteri e pastori per gli altri, tuttavia vige tra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e all’azione comune a tutti i fedeli nell’edificare il corpo di Cristo".

Nella chiesa, pertanto, ogni vocazione è degna di onore ed è appello a una totalità di amore; ogni persona ha una sua soprannaturale consistenza, che va rispettata; ogni funzione e ogni carisma, anche se alcuni sono oggettivamente più eccellenti di altri, cooperano al bene di tutti, con una provvida multiformità di espressioni che il ministero apostolico deve coordinare e discernere. Questo vale anche per ogni chiesa particolare: in ciascuna di esse, per quanto sia piccola, povera e dispersa, "è presente Cristo, per virtù del quale si raccoglie la chiesa una, santa, cattolica e apostolica".

I fedeli cattolici devono essere solleciti per i cristiani separati, che non vivono in comunione piena con la chiesa cattolica, pregando per loro, parlando loro delle cose della chiesa, promovendo con essi i primi contatti. Ma innanzitutto, ciascuno secondo la sua condizione, devono essi stessi con sincerità e diligenza considerare ciò che deve essere rinnovato e fatto nella stessa famiglia cattolica, affinché la sua vita renda una testimonianza più fedele e più chiara della dottrina e delle istituzioni tramandate da Cristo per mezzo degli apostoli.

La chiesa come istituzione di salvezza


67 La chiesa si presenta non solo come comunione di fratelli che hanno per capo Cristo, ma anche come istituzione alla quale è stata affidata una missione salvifica universale. Il popolo di Dio, "costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da lui assunto ad essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra, è inviato a tutto il mondo". Per questa ragione la chiesa è presentata dal concilio Vaticano II come realtà che abbraccia tutta la storia, che accetta di assumere e ordinarne a Dio tutte le culture, che è costituita dall’azione dello Spirito di Cristo "sacramento universale di salvezza". E allo stesso modo è presentata come chiesa che si pone in dialogo col mondo; che, docile ai segni del tempo, scopre i punti di interesse e di intesa col mondo; e che inoltre si preoccupa di rendersi ad esso intellegibile e riconoscibile, lasciando cadere tra le forme espressive della sua realtà quelle che sono meno evangeliche e che sono troppo marcate dall’impronta di epoche storiche concluse. La chiesa non è certamente di questo mondo, "non è mossa da alcuna ambizione terrena", sarà perfetta solo nei cieli verso i quali tende con lo sguardo e cammina; eppure è solidale con il mondo e la sua storia. Tuttavia "l’intensa sollecitudine della chiesa, sposa di Cristo, per le necessità degli uomini, per le loro gioie e le loro speranze, i loro sforzi e i loro travagli, non è altra cosa che il suo grande desiderio di essere loro presente per illuminarli con la luce di Cristo e adunarli tutti in lui, unico loro salvatore. Tale sollecitudine non può mai significare che la chiesa conformi se stessa alle cose di questo mondo, o che diminuisca l’ardore dell’attesa del suo Signore e del regno eterno".

Maria, madre di Dio, madre e modello della chiesa


68 Unita in modo ineffabile al Signore è Maria, sempre vergine e madre sua, che "nella chiesa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi". Il dono dello Spirito di Cristo si manifesta in lei in modo singolarissimo, poiché Maria è "la piena di grazia" ed è "il modello della chiesa". In lei, preservata da ogni macchia di peccato originale, liberamente e totalmente fedele al Signore, assunta alla gloria celeste in anima e corpo, lo Spirito santo ha già pienamente manifestato la sua opera. Ella è "pienamente conformata col Figlio suo, signore dei dominanti, vincitore del peccato e della morte". Madre di Dio e "madre a noi nell’ordine della grazia", figura della verginità e maternità di tutta la chiesa, segno di speranza certa e di consolazione per il pellegrinante popolo di Dio, Maria "riunisce in modo particolare e riverbera in sé i massimi dati della fede" e "invita i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all’amore del Padre". Perciò la chiesa, che onora i fedeli e i santi che sono già presso il Signore e intercedono per noi, venera in modo particolarissimo la madre di Cristo e madre sua.

La comunione finale con Dio


69 In Gesù Cristo e per il suo mistero, i credenti aspettano con speranza già in questa vita terrena "il Signore nostro Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro umile corpo per conformarlo al suo corpo di gloria". Le ultime realtà della storia della salvezza diverranno però palesi e perfette soltanto quando Cristo verrà con potenza, giudice dei vivi e dei morti, a concludere la storia e a consegnare il suo popolo al Padre, in modo che "Dio sia tutto in tutti" fino a che "il Signore non verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con lui e, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose, alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri, passati da questa vita, stanno purificandosi, e altri godono della gloria contemplando chiaramente Dio uno e trino, qual è".

Tutta la chiesa nel giorno del Signore giungerà al suo compimento ed entrerà nella pienezza di Dio: questo è l’oggetto fondamentale della speranza e della preghiera cristiana ("venga il tuo regno). La catechesi sui novissimi, mentre da una parte deve avvenire sotto il segno della consolazione, della speranza e di un salutare timore, di cui gli uomini del nostro tempo sentono uno struggente bisogno, dall’altra deve essere pienamente fedele alla verità. È necessario infatti non sminuire la grave responsabilità di ognuno a riguardo della sorte futura. La catechesi non può tacere ne il giudizio dei singoli uomini dopo la morte, né le pene espiatorie del purgatorio, né la triste e luttuosa realtà della morte eterna, né il giudizio finale. In quel giorno ogni uomo raggiungerà pienamente la sua sorte, poiché tutti compariremo "davanti al tribunale di Cristo per ricevere ciascuno la retribuzione delle opere compiute sia in bene che in male" e "ne usciranno quanti fecero il bene in risurrezione di vita e quanti fecero il male in risurrezione di condanna".


DIRETTORIO CATECHISTICO 1971 IT 35