DIRETTORIO CATECHISTICO 1971 IT 97

Parte VI


LA PASTORALE DEL MINISTERO DELLA PAROLA

L’azione pastorale


98 Da quanto è stato detto sull’atto catechistico e sul contenuto della catechesi, se ne ricava un iter per l’azione pastorale le cui linee fondamentali vengono esaminate in questa sesta parte. Quest’azione richiede organi adatti, da stabilirsi in campo nazionale dalle conferenze episcopali, con compiti deliberativi, di ricerca ed esecutivi. In linea di massima questi organi sono: a) la commissione episcopale per la catechesi, in cui operano membri eletti d’ufficio, coadiuvati da esperti; b) un organo esecutivo permanente (ufficio, centro, ecc.).

Per sviluppare attraverso questi organi, in modo coerente ed efficace, la pastorale del ministero della parola, è necessario che: 1) si prepari una relazione sullo stato reale della situazione locale e sulle possibilità offerte al ministero della parola; 2) si pubblichi un concreto programma di azione; 3) si curi la formazione e la cultura dei responsabili di questa azione pastorale; 4) ci si orienti verso la preparazione di opportuni strumenti di lavoro e si provveda alla loro elaborazione; 5) si promuova un’adeguata organizzazione della catechesi; 6) si concordi l’attività catechistica con gli altri settori della pastorale; 7) si stimoli la ricerca; 8) si favorisca la cooperazione internazionale.

Le indicazioni e i suggerimenti offerti in questa parte non possono trovare immediata e contemporanea applicazione in tutte le parti della chiesa. Per quelle nazioni o regioni nelle quali l’azione catechistica non ha avuto ancora modo di toccare un sufficiente livello di sviluppo, quanto viene qui esposto o suggerito vuole costituire solo la segnalazione di una serie di mete da raggiungere con gradualità.

Capitolo I


L’ANALISI DELLA SITUAZIONE

Finalità


99 È necessario possedere, nell’ambito della conferenza episcopale, una visione chiara della situazione in cui viene esercitato il ministero della parola. Finalità di questa analisi è mostrare fino a che punto l’azione evangelizzatrice della chiesa raggiunga lo scopo che si propone. Si richiede pertanto un esame attento di come è svolto il ministero della parola e dei risultati - in ciò che può essere umanamente costatabile - ottenuti dalla catechesi o da ogni altra forma di presentazione del messaggio cristiano. Occorre verificare quali sono le iniziative della chiesa, come sono accolte, dove e da chi, con quali frutti, ecc.

Oggetto


100 L’oggetto di questa indagine è complesso. Esso abbraccia l’esame dell’azione pastorale e la diagnosi della situazione religiosa e delle condizioni socio-culturali ed economiche in quanto processi collettivi che possono avere profonde ripercussioni sulla diffusione del vangelo.

Modalità


101 In questo lavoro, che presenta notevoli difficoltà, è necessario anzitutto citare due pericoli: a) quello di prendere come sicuri dei dati non sufficientemente analizzati e verificati; b) quello di esigere uno studio di così grande perfezione scientifica da risultare irrealizzabile. È bene anche tener presente che le verifiche tecniche, fatte sotto forma di questionari o di inchieste, offrono risultati di scarso valore se non sono precedute da un’accurata riflessione sulle varie forme di azione pastorale che possono essere messe in opera. Ciò che pertanto sembra essere necessario alle conferenze episcopali è una visione integrale della situazione che può essere ottenuta consultando persone veramente esperte nell’esame dei documenti a disposizione e traendo le dovute conclusioni dalla stessa attività pastorale già svolta. Su questo punto gli studi monografici potranno offrire un contributo di grande utilità. Nello studio della situazione deve essere impegnata l’intera comunità cristiana, perché diventi in tal modo consapevole dei problemi e disposta all’azione.

Risultati


102 L’analisi della situazione non è fine a se stessa, ma deve mettere in luce le attività più valide e aprire la strada ad una loro concreta attuazione, sia incrementando quelle opere e quelle iniziative di cui si è già verificata l’efficacia sia promovendone delle nuove. Si tratta, infatti, di prevedere e preparare ciò che è necessario per il futuro. Tale indagine deve anche convincere quanti operano nel ministero della parola che le situazioni umane sono ambivalenti per quanto riguarda l’azione pastorale. Bisogna quindi che gli operai del vangelo imparino a scoprire le possibilità che si aprono alla loro azione in una situazione sempre nuova e diversa. C’è il pericolo che la costatazione delle difficoltà porti a concludere che l’azione pastorale non sia possibile; mentre invece ognuno deve essere convinto che le realtà culturali non sono dati inerti, immutabili, univoci, di fronte ai quali la grazia e l’attività pastorale siano ridotte quasi all’impotenza. È sempre possibile un processo di trasformazione che apra la strada alla fede.

Capitolo II


IL PROGRAMMA DI AZIONE

Il programma d’azione


103 Dopo aver preso attenta visione della situazione, occorre procedere alla pubblicazione di un programma di azione, cosa che può essere fatta mediante il direttorio catechistico. Esso determina gli obiettivi, i mezzi della pastorale catechistica e le norme che la regolano, con profonda aderenza alle necessità locali e insieme in piena armonia con le finalità e le norme della chiesa universale. Nel presentare il programma di azione, si tengano ben presenti le funzioni che possono esercitare le istituzioni specificamente ecclesiali come le parrocchie, le comunità di base, i movimenti apostolici; l’istituto familiare; le istituzioni educative, come la scuola sia cristiana che neutra; e ogni altra forma di raggruppamento sociale e culturale. Le mete da raggiungere e i mezzi da usare devono essere considerati come il cardine di ogni programma di azione.

Le mete


104 Le mete pastorali possono essere diverse secondo i luoghi e le necessità. Esse devono comunque riguardare il progresso nella fede e nell’impegno morale dei cristiani e lo sviluppo delle loro relazioni con Dio e con gli uomini (per esempio: l’accesso degli adulti a una fede matura, l’inserimento del pensiero cristiano nei circoli scientifici e tecnici, l’esercizio da parte delle famiglie della loro responsabilità cristiana, l’attiva presenza dei cristiani nell’opera di trasformazione sociale...). Poiché le mete sono in genere molteplici, è giusto e doveroso prevederne una programmazione nel tempo, secondo la priorità dei diversi obiettivi da raggiungere. È bene anche che le mete pastorali stabilite in una determinata regione siano opportunamente confrontate con quelle stabilite dalle conferenze episcopali delle regioni geograficamente o culturalmente più vicine.

I mezzi


105 I mezzi da usare sono anzitutto: gli istituti di catechetica da promuovere o da sostenere, i programmi, i testi, i sussidi, le direttive sui metodi, ecc. L’ambito della ricerca sui mezzi è praticamente inesauribile. Tuttavia è sempre necessario controllare con cura che i mezzi proposti siano veramente adeguati ai fini spirituali che si intendono conseguire.

Le norme


106 Le norme sulla catechesi possono essere molteplici: esse variano secondo le finalità che si intendono raggiungere. Tra esse, rivestono particolare importanza le norme che concernono la catechesi di preparazione ai sacramenti: per esempio, le norme sul catecumenato degli adulti, sull’iniziazione sacramentale dei fanciulli, sulla preparazione delle famiglie al battesimo dei bambini. Perché tali norme risultino efficaci, conviene che siano poche e semplici e che definiscano criteri esterni piuttosto che interni. È ovvio che nessuna norma particolare può derogare, senza il benestare della sede apostolica, le leggi generali e la prassi comune della chiesa.

Distribuzione e promozione delle responsabilità


107 Occorre anzitutto operare una chiara ed efficace distribuzione delle responsabilità e dei compiti. È importante, ad esempio, che si chiariscano e si mettano in risalto le responsabilità delle famiglie cristiane, delle comunità ecclesiali, del clero, dei catechisti. Non ci si può tuttavia limitare alla pura ripartizione delle forze già esistenti, ma occorre promuovere un sempre maggior impegno da parte di tutti. Si tratta infatti di rendere la comunità cristiana sempre più consapevole della sua missione che consiste nell’essere segno della sapienza e dell’amore di Dio, manifestatisi a noi in Cristo. A questo scopo è utile che l’intera comunità e i singoli, per quanto è possibile, siano sempre tempestivamente informati di ciò che si intende fare e che tutti siano invitati a prendere parte attiva alla elaborazione dei progetti, alle decisioni e all’esecuzione di quanto è stato stabilito. Nel preparare la programmazione delle attività catechistiche si tenga ben presente che le diverse iniziative possono talvolta creare disagi e conflitti. Difficoltà, per esempio, possono provenire dai cambiamenti che si verificano nel linguaggio e nelle nuove concezioni sul rapporto educativo e apostolico. In questi casi è necessario fare tutto il possibile per evitare ciò che indebitamente può provocare smarrimento. Bisogna infine che tutte le attività catechistiche siano provviste degli opportuni mezzi economici.

Capitolo III


LA FORMAZIONE CATECHISTICA

La formazione catechistica


108 Qualsiasi attività pastorale che non sia sostenuta da persone veramente formate è condannata al fallimento. Gli stessi strumenti di lavoro restano inefficaci, se non sono usati da catechisti adeguatamente preparati. La formazione catechistica, pertanto, ha la priorità sul rinnovamento dei testi e sul rafforzamento dell’organizzazione catechistica. Occorre anzitutto aver cura della formazione di coloro che svolgono attività catechistiche a livello nazionale. È questo un compito che spetta alle conferenze episcopali. La formazione dei dirigenti sul piano nazionale deve tuttavia trovare il suo naturale complemento e la sua continuazione nella formazione dei catechisti che operano a livello regionale e diocesano. Quest’ultimo compito spetta alle conferenze episcopali regionali, dove esistono, e ai singoli vescovi.

Istituti superiori e scuole catechistiche


109 Si incrementino o si creino istituti superiori di pastorale catechistica, allo scopo di preparare catechisti che siano in grado di dirigere la catechesi a raggio diocesano o nell’ambito delle attività svolte dalle congregazioni religiose. Questi istituti superiori potranno essere a carattere nazionale o anche internazionale. Essi dovranno essere impostati come istituti universitari, per quanto riguarda l’organizzazione degli studi, la durata dei corsi e le condizioni per esservi ammessi. Si istituiscano pure scuole catechistiche nell’ambito delle singole diocesi o almeno nell’ambito delle conferenze regionali, che abbiano lo scopo, attraverso un’organizzazione di studi meno impegnativa ma ugualmente valida, di preparare catechisti a tempo pieno.

La formazione permanente


110 La formazione permanente comprende modalità e gradi diversi. È necessario che essa venga protratta per tutto il tempo che i catechisti rimangono impegnati nella loro specifica funzione, e riguarda sia i dirigenti della catechesi che i semplici catechisti. La formazione permanente non può essere demandata unicamente agli enti centrali; essa deve essere curata anche dalle singole comunità cristiane, e ciò anche per il fatto che le condizioni e le necessità della catechesi possono variare da luogo a luogo. Il clero e tutti coloro che sono impegnati in compiti direttivi hanno il dovere di curare la formazione permanente dei loro collaboratori nella catechesi.

Il fine della formazione catechistica


111 Scopo essenziale della formazione catechista è quello di abilitare alla comunicazione del messaggio cristiano. Viene perciò richiesta una formazione teologico-dottrinale, antropologica e metodologica più o meno profonda, secondo il livello scientifico che si vuole raggiungere. L’acquisizione di queste conoscenze teoriche, tuttavia, non esaurisce i compiti della formazione, che può dirsi completa solo quando il catechista è divenuto capace di trovare, nei confronti di gruppi o di persone, in situazioni che sono sempre diverse e singolari, il modo più valido per trasmettere il messaggio evangelico.

La formazione teologico-dottrinale,
antropologica, metodologica


112 a) La dottrina. È evidente la necessità di acquistare un valido patrimonio dottrinale. Esso deve comprendere sempre un adeguato possesso della dottrina cattolica e negli istituti superiori di catechetica deve raggiungere il livello della teologia scientifica. La sacra scrittura sia come l’anima di questa formazione. La dottrina, comunque, deve essere assimilata fino al punto di rendere il catechista non solo capace di esporre con esattezza il messaggio evangelico, ma anche di suscitare la ricezione attiva dello stesso messaggio da parte dei catechizzandi e di saper discernere nell’itinerario spirituale dei medesimi ciò che è conforme alla fede.

b) Le scienze umane. La nostra epoca è caratterizzata dal grandioso sviluppo delle scienze antropologiche. Queste scienze non sono più riservate unicamente agli specialisti; esse penetrano nella coscienza che l’uomo moderno ha di se stesso; attingono i rapporti sociali e costituiscono una specie di contesto culturale, che è comune anche ai meno evoluti. L’insegnamento delle scienze umane, data l’enorme estensione e diversità di queste discipline, pone ardui problemi di scelta e di impostazione. Poiché non si tratta di formare specialisti in psicologia ma catechisti, il criterio da seguire è quello di distinguere e scegliere ciò che può loro direttamente giovare all’acquisto della capacità di comunicazione.

c) La formazione metodologica. Per se stessa la metodologia non è altro che la riflessione sui mezzi che sono stati verificati nella pratica. Occorre perciò dare maggior rilievo all’esercizio pratico che all’insegnamento teorico della pedagogia. Tuttavia l’insegnamento teorico è necessario per aiutare il catechista nell’opera di adattamento alle varie situazioni, per evitare forme empiriche di insegnamento, per cogliere i cambiamenti che si verificano nel rapporto educativo, per orientare bene il lavoro futuro. Si consideri che, quando si tratta della formazione dei catechisti di base (quelli cioè che insegnano i primi elementi della catechesi), le sopraddette conoscenze vengono acquisite meglio se sono date di pari passo con lo svolgersi del loro impegno apostolico (per esempio, durante le riunioni in cui vengono preparate e criticate le lezioni di catechismo).

Come apprendere l’arte di fare catechesi


113 Si richiede una preparazione specifica perché il catechista divenga capace di interpretare bene le reazioni di un gruppo o di una persona, al fine di individuare le loro capacità spirituali e di scegliere la modalità di trasmissione del messaggio evangelico perché esso possa essere accolto con vero frutto. I metodi di tale apprendimento sono vari: esercizi pratici, lavori di gruppo, analisi di casi, ecc. Il cardine di tutto è la riflessione sulla forza comunicativa del messaggio cristiano. La catechesi, che è pastorale pratica della chiesa, non si impara soltanto con la teoria. È con l’esperienza, con la guida di maestri competenti, con lo stesso esercizio che si acquista l’arte di impartire la catechesi, la quale arte è la sintesi delle attitudini all’apostolato, della conoscenza della fede, degli uomini e delle leggi che presiedono allo sviluppo dei singoli e dei gruppi.

La vita spirituale dei catechisti


114 La missione che il catechista è chiamato a svolgere richiede in lui un’intensa vita sacramentale e spirituale, la familiarità con la preghiera, una profonda ammirazione per la grandezza del messaggio cristiano e per la sua capacità a trasformare la vita. Richiede nello stesso tempo la ricerca di un atteggiamento di carità, di umiltà e di prudenza che permetta allo Spirito santo di compiere nei catechizzandi la sua opera feconda.

La formazione dei catechisti


115 È necessario che le comunità ecclesiastiche considerino la formazione dei catechisti come compito di massima importanza. Tale formazione è diretta a tutti i catechisti, sia ai laici che ai religiosi, come pure ai genitori cristiani che devono trovare in essa un valido aiuto per lo svolgimento della catechesi iniziale e occasionale, che è loro compito specifico. È diretta ai diaconi e, in modo particolare, ai sacerdoti che, " in virtù del sacramento dell’ordine, sono consacrati, ad immagine di Cristo sommo ed eterno sacerdote, come veri sacerdoti del nuovo testamento, per predicare il vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino ". In realtà nelle singole parrocchie la predicazione della parola di Dio è affidata soprattutto ai sacerdoti che devono svelare ai fedeli i tesori della sacra scrittura e presentare nelle omelie, lungo il corso dell’anno liturgico, i misteri della fede e le norme della vita cristiana. È di grande importanza, quindi, che nei seminari e negli scolasticati sia seriamente curata la preparazione catechistica, da completare poi con la formazione permanente di cui si è parlato sopra.

Questa formazione è diretta infine agli insegnanti di religione delle scuole pubbliche, sia della chiesa che dello stato. A un compito di così grande importanza possono essere destinate solo persone che si distinguono per capacità, dottrina e vita spirituale. È vivamente auspicabile che nel campo della formazione esista una vera cooperazione tra le diverse attività apostoliche e la catechesi, poiché tutte queste attività affrontano, anche se sotto un’angolazione specifica, il compito della comunicazione del messaggio cristiano.

Capitolo IV


GLI STRUMENTI DI LAVORO

Gli strumenti di lavoro


116 Tra i principali strumenti della catechesi sono da annoverare: i direttori delle conferenze episcopali; i programmi; i catechismi; i testi didattici; i mezzi audiovisi.

I direttori catechistici


117 I direttòri hanno lo scopo di promuovere e coordinare l’azione catechistica nell’ambito di una regione o nazione o anche di più nazioni appartenenti alla medesima area socio-culturale. I direttòri, prima di essere promulgati, siano sottoposti alla considerazione dei singoli ordinari e all’approvazione della sede apostolica.

I programmi


118 I programmi stabiliscono, secondo le età o i luoghi o i tempi, i fini educativi da raggiungere, i criteri metodologici da usare e i contenuti da trasmettere. Bisogna assolutamente fare in modo che i misteri della fede, che costituiscono il " credo " degli adulti, vengano presentati già nei programmi per i catechismi dei fanciulli e degli adolescenti in maniera adeguata alla loro età.

I catechismi


119 Grandissima importanza deve essere data ai catechismi pubblicati dall’autorità ecclesiastica. Il loro scopo è di fornire con una sintesi e in forma pratica i documenti della rivelazione e della tradizione cristiana e gli elementi fondamentali, che devono servire per l’attività catechistica, cioè alla educazione personale alla fede. Si abbia dunque la dovuta stima dei documenti della tradizione e si eviti con la massima cura di presentare come dottrina di fede interpretazioni particolari, che sono soltanto opinioni personali o ipotesi di qualche scuola teologica. La dottrina della chiesa va riportata fedelmente. Al riguardo vanno applicate le norme esposte nel capitolo I della parte III. Considerando le gravi difficoltà di redazione e la speciale importanza di questi documenti, è quanto mai conveniente che: a) si faccia un lavoro in collaborazione fra numerosi esperti tanto di catechetica che di teologia; b) vengano consultati degli esperti in altre discipline sia religiose sia umane e le altre organizzazioni pastorali; c) siano consultati i singoli ordinari e si prendano in attenta considerazione le loro indicazioni; d) si faccia precedere la pubblicazione definitiva da sperimentazioni particolari; e) dopo un certo periodo di tempo, questi libri siano debitamente riveduti. Questi catechismi, prima di essere promulgati, devono essere sottoposti all’esame e all’approvazione della sede apostolica.

I testi didattici


120 I testi didattici sono sussidi offerti alla comunità cristiana impegnata nella catechesi. Nessun testo può sostituire la viva comunicazione del messaggio cristiano. Tuttavia i testi sono molto importanti, perché provvedono a una più diffusa spiegazione dei documenti della tradizione cristiana e degli elementi che favoriscono l’attività catechistica. Anche per la redazione di questi testi si richiede il lavoro in collaborazione di più esperti in catechetica e la consultazione di altri specialisti.

Le guide per i catechisti


121 Queste guide devono contenere: la spiegazione del messaggio della salvezza (con costanti riferimenti alle fonti e con la precisa distinzione tra ciò che fa parte della fede e della dottrina e ciò che è soltanto opinione di teologi); consigli psicologici e pedagogici; suggerimenti metodologici. Si prevedano anche libri o scritti per la ricerca e l’attività dei catechizzandi. Queste pubblicazioni possono essere inserite negli stessi testi ad uso dei catechizzandi o essere divulgati come volumetti distinti. Si curino infine anche pubblicazioni per i genitori, quando si tratta di catechesi ai fanciulli.

I mezzi audiovisivi


122 I mezzi audiovisi vengono utilizzati principalmente: a) come documenti per arricchire di elementi oggettivi l’insegnamento catechistico; in questo caso devono eccellere per veracità, diligente selezione delle notizie e chiarezza didattica; b) come simboli per educare la sensibilità e l’immaginazione; in questo caso devono presentare caratteri estetici e forza di suggestione. Due compiti si impongono nel campo di questi mezzi: promuovere studi sui criteri che devono presiedere alla creazione e alla scelta di tali mezzi, in vista dei peculiari aspetti del messaggio cristiano che si intendono presentare e delle particolari categorie di persone a cui sono destinati; formare i catechisti al retto uso di questi mezzi (spesso infatti i catechisti ignorano la natura propria del linguaggio delle immagini; assai spesso i mezzi audiovisivi male adoperati conducono alla passività anziché all’attività; ecc.).

I "mass media"


123 I cosiddetti " mass media ", tra l’altro, hanno il potere di conferire un carattere di realtà e di attualità ai fatti, alle istituzioni, alle idee di cui parlano e, al contrario, di diminuire nell’opinione comune il credito di quelle cose di cui tacciono. L’annuncio della salvezza deve quindi trovare posto nei mezzi di comunicazione sociale. Pertanto, non basta perfezionare i mezzi di cui la chiesa già dispone in questo settore, ma occorre anche promuovere la collaborazione fra produttori, scrittori e artisti che lavorano a tale scopo. Tale collaborazione richiede che si istituiscano a livello nazionale e internazionale gruppi di esperti, che possano arrecare un vero contributo, quando sono interpellati sulla programmazione di attività che si riferiscono alla religione. È pure compito della catechesi educare i cristiani a discernere la natura e il valore di ciò che viene proposto attraverso i "mass media". È evidente che ciò presuppone una conoscenza tecnica del linguaggio di tali mezzi.

L’ "istruzione programmata"


124 Nell’ambito dei mezzi audiovisivi, che la catechesi può e deve utilizzare per poter raggiungere meglio le sue finalità, non deve essere trascurato il metodo didattico denominato "istruzione programmata", metodo recente ma che acquista attualmente sempre maggiore rilievo. Su questo punto, tuttavia, considerate le difficoltà che sorgono sia da parte delle verità da insegnare sia dal fine stesso della catechesi, si evitino spiegazioni superficiali e improvvisate. Tanto nella preparazione dei programmi come anche nella presentazione delle verità attraverso le immagini, si richieda la collaborazione di esperti in teologia, in catechetica e in didattica audiovisiva.

Capitolo V


L’ORGANIZZAZIONE DELLA CATECHESI

L’organizzazione della catechesi


125 Nell’ambito di ciascuna conferenza episcopale, l’organizzazione della catechesi comprende anzitutto strutture diocesane, regionali, nazionali. I fini principali di queste strutture sono: a) promuovere le attività catechistiche; b) collaborare con le altre iniziative e attività apostoliche (per es. con la commissione liturgica, con le organizzazioni dell’apostolato dei laici, con la commissione ecumenica, ecc.), poiché tutte queste attività della chiesa partecipano, anche se in modo diverso, al ministero della parola.

Le strutture diocesane


126 Con il decreto Provido sane è stato istituito l’ufficio catechistico diocesano, il cui compito è di presiedere a tutta l’organizzazione catechistica. Questo ufficio diocesano deve essere costituito da un gruppo di persone veramente esperte in materia. L’ampiezza e la diversità delle questioni di cui si deve trattare, esigono che le responsabilità siano ripartite tra più persone davvero competenti. L’ufficio diocesano deve anche promuovere e guidare il lavoro di quelle organizzazioni (come il centro catechistico parrocchiale, la confraternita della dottrina cristiana, ecc.) che sono come le cellule di base dell’azione catechistica. Le comunità locali devono istituire dei centri permanenti per la formazione dei catechisti. Così si renderà evidente davanti al popolo cristiano che la responsabilità di annunciare e insegnare il messaggio della salvezza riguarda tutti. L’ufficio catechistico, che fa parte della curia diocesana, è quindi l’organo con cui il vescovo, capo della comunità e maestro della dottrina, dirige e presiede tutte le attività catechistiche della diocesi. Nessuna diocesi può essere priva di un proprio ufficio catechistico.

Le strutture regionali


127 È utile che diverse diocesi congiungano la loro azione, mettendo in comune esperimenti e iniziative, competenze e risorse, così che le diocesi più provviste vengano in aiuto delle altre e si possa elaborare un programma comune di azione a carattere regionale.

Le strutture nazionali


128 È indispensabile che la conferenza episcopale, e più direttamente la commissione episcopale per la catechesi, sia assistita da un organo permanente. Questo ufficio o centro catechistico nazionale si propone una duplice funzione: - essere al servizio delle necessità catechistiche di ordine nazionale. Rientrano pertanto tra i suoi compiti le pubblicazioni che rivestano importanza per tutta la nazione, i congressi nazionali, i rapporti con i "mass media", e in genere tutte quelle attività e iniziative che superano le facoltà delle singole diocesi o regioni; - essere al servizio delle diocesi e delle regioni per far circolare notizie e iniziative catechistiche, coordinare l’azione e aiutare le diocesi catechisticamente meno evolute. È compito inoltre dell’ufficio o centro nazionale coordinare la sua attività con quella degli altri organismi pastorali nazionali e collaborare con tutto il movimento catechistico internazionale.

Capitolo VI


COORDINAMENTO DELLA PASTORALE CATECHISTICA

CON L’INSIEME DELL’AZIONE PASTORALE

Catechesi e pastorale


129 Poiché ogni atto importante nella chiesa partecipa al ministero della parola e la catechesi ha sempre relazione con l’intera vita ecclesiale, è necessario che l’attività catechistica sia coordinata con la pastorale generale. Il fine di questa cooperazione è la crescita e lo sviluppo armonioso della comunità cristiana, che, pur nella specificità delle varie funzioni, persegue tuttavia un unico fondamentale intento. È necessario quindi che la catechesi collabori con le altre attività pastorali, cioè col movimento biblico, liturgico, ecumenico, con l’apostolato dei laici, con l’azione sociale, ecc. Si tenga inoltre presente che questa collaborazione è necessaria fin dall’inizio, vale a dire fin da quando viene studiato e impostato il piano di azione pastorale.

Il catacumenato degli adulti


130 il catecumenato degli adulti, che è insieme catechesi, partecipazione liturgica e vita comunitaria, offre un fulgido esempio di tale istituzione, che nasce dalla collaborazione di diverse attività pastorali. Infatti ha lo scopo di guidare l’itinerario spirituale, il cambiamento di mentalità e di costumi di coloro che si preparano a ricevere il battesimo. È scuola preparatoria alla vita cristiana, è introduzione alla vita religiosa, liturgica, caritativa e apostolica del popolo di Dio. Tutta la comunità cristiana, tramite i padrini che la rappresentano, e non soltanto i sacerdoti o i catechisti, è impegnata in quest’opera.

Capitolo VII


NECESSITÀ DI PROMUOVERE LA RICERCA SCIENTIFICA

La ricerca scientifica


131 Senza ricerca scientifica il movimento catechistico non potrebbe progredire in nessun modo, data l’evoluzione rapida della cultura odierna. È indispensabile pertanto che gli organi nazionali delle conferenze episcopali promuovano delle ricerche concordate. Occorre peraltro che si stabilisca un programma delle questioni da approfondire, che si sappia quali sono gli argomenti già allo studio e che in questo caso si prendano opportuni contatti con gli esperti che vi sono impegnati, che si affronti lo studio delle questioni non ancora indagate, procurando i mezzi economici necessari. Ci sono temi di ricerca che rivestono un interesse universale: per es. i rapporti fra catechesi ed esegesi moderna, catechesi e antropologia, catechesi e "mass media", ecc. La natura e le difficoltà di queste ricerche consigliano spesso una collaborazione internazionale.

Capitolo VIII


LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

E LE RELAZIONI CON LA SEDE APOSTOLICA

La cooperazione internazionale


132 Il collegio apostolico è solidale nell’esercizio della sua missione. Più volte in questa parte del direttorio sono state indicate le conseguenze che provengono da questa solidarietà per quanto riguarda la catechesi (ad es.: capitolo II: armonizzazione delle mete pastorali fra nazioni vicine; capitolo III: erezione di istituti superiori; capitolo IV: elaborazione di strumenti comuni di lavoro; capitolo VII: ricerca scientifica).

La cooperazione internazionale è richiesta anche per quanto concerne il ministero della parola diretto agli emigranti. Il compito da svolgere è duplice. Anzitutto è necessario che ai migranti sia offerta la parola di Dio. Le differenze di lingua, di cultura, di abitudini, richiedono uno scambio di informazioni e di personale tra le chiese delle nazioni da cui i migranti provengono e le chiese delle nazioni che li accolgono. Inoltre è necessario che il ministero della parola contribuisca a rendere i cristiani delle nazioni che danno ospitalità consapevoli dei problemi dei migranti e fraternamente disposti a riceverli.

La cooperazione internazionale è richiesta anche per la catechesi dei turisti. È noto, infatti, che il turismo assume sempre più una dimensione internazionale. La cooperazione internazionale deve rispettare le responsabilità e le condizioni delle chiese locali. Occorre quindi che le nazioni più avvantaggiate quanto a personale, mezzi economici e ricerca scientifica diano il loro appoggio alle altre nazioni meno progredite, senza pretendere di imporre le loro concezioni e i loro metodi di azione.

La santa sede


133 Come Pietro è stato costituito capo del collegio apostolico e fondamento su cui è edificata la chiesa, così il successore di Pietro, cioè il romano pontefice, è il capo visibile del collegio episcopale e di tutto il popolo di Dio. Egli svolge il suo ufficio universale di magistero e di governo come vicario di Cristo e pastore di tutta la chiesa sempre per il bene e per la crescita spirituale del popolo di Dio. Questa sua funzione, secondo le necessità della chiesa, può essere da lui liberamente esercitata, sia in modo personale sia in modo propriamente collegiale, cioè insieme ai vescovi di tutta la chiesa. Esercita il potere personale o con interventi propri o attraverso atti di ufficio, principalmente per mezzo dei dicasteri della sua curia romana.

La congregazione per il clero


134 La responsabilità centrale della catechesi dei territori di diritto comune è affidata alla congregazione per il clero (Ufficio II). Essa ha il compito di stimolare, coordinare e guidare tutto ciò che riguarda la predicazione della parola di Dio e le opere di apostolato; di diffondere notizie e di promuovere, per quanto è possibile, la cooperazione fra le varie nazioni. Si adopera per il potenziamento e la guida degli uffici che sono preposti alla catechesi. Rivede e approva i direttòri catechistici, i catechismi e i programmi di predicazione della parola di Dio, preparati dalle conferenze episcopali. Stimola i congressi catechistici nazionali e approva o indice quelli internazionali.


DIRETTORIO CATECHISTICO 1971 IT 97