DIRETTORIO CATECHISTICO 1971 IT 134

Allegato


INIZIAZIONE AI SACRAMENTI DELLA PENITENZA E DELL’EUCARISTIA

Tra i vari compiti della catechesi ha grande importanza la preparazione dei fanciulli ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia. Al riguardo, si crede opportuno richiamare alcuni princìpi e fare qualche osservazione su esperienze realizzate in questi ultimi tempi in alcune regioni ecclesiastiche.

L’età della discrezione

1. L’età adatta per incominciare a ricevere questi sacramenti si ritiene sia quella che nei documenti della chiesa viene detta età della ragione o della discrezione. Questa età "tanto per la confessione quanto per la comunione è quella in cui il fanciullo comincia a ragionare, cioè verso il settimo anno, o poco più o poco meno. Da questo momento comincia l’obbligo di soddisfare all’uno e all’altro precetto della confessione e della comunione". È cosa lodevole, attraverso ricerche di psicologia pastorale, studiare e descrivere questa età, che si sviluppa gradatamente sotto l’influsso di vari fattori e presenta nei singoli fanciulli una propria fisionomia. Si badi tuttavia che il tempo, in cui di per sé il precetto della confessione e della comunione comincia ad obbligare, non venga esteso oltre i predetti limiti, che del resto non sono rigidi.

Formazione e sviluppo della coscienza morale dei fanciulli

2. Nel fanciullo, mentre a poco a poco si sviluppa la capacità di ragionare, si affina anche la coscienza morale, cioè la facoltà di giudicare le proprie azioni rispetto alla norma morale. Alla formazione di questa coscienza morale del fanciullo concorrono vari elementi e circostanze: la famiglia con la sua fisionomia e condotta, che nei primi anni di vita del fanciullo spicca sugli altri fattori educativi; il rapporto con gli altri, come pure l’opera e la testimonianza della comunità ecclesiale. Ma la catechesi, nell’assolvere il suo compito di istruzione e di formazione della fede cristiana, coordina questi vari elementi, li stimola e opera insieme con essi. Soltanto così potrà dirigere opportunamente il cammino del fanciullo al Padre celeste e correggere eventuali deviazioni od orientamenti di vita non retti. Senza dubbio, ai fanciulli di questa età si deve parlare, nel modo più semplice possibile, di Dio come nostro Signore e Padre, del suo amore verso di noi, di Gesù, Figlio di Dio, che per noi si è fatto uomo, morì ed è risorto. Considerando l’amore di Dio, il fanciullo potrà gradualmente percepire la malizia del peccato, che sempre offende Dio Padre e Gesù, e che è contrario alla carità con la quale dobbiamo amare il prossimo e noi stessi.

Spiegare l’importanza del sacramento della penitenza

3. Il fanciullo, che col peccato comincia ad offendere Dio, comincia pure a sentire il desiderio di ottenere il perdono non soltanto dai genitori o dai parenti, ma anche da Dio. La catechesi lo aiuti a coltivare salutarmente questo suo desiderio e gli inculchi una santa avversione al peccato, come pure il bisogno di emendarsi e, soprattutto, di amare Dio. Il compito peculiare della catechesi, a questo riguardo, consiste nello spiegare in modo adatto che la confessione sacramentale è un mezzo per ottenere il perdono, offerto ai figli della chiesa, anzi il mezzo necessario per colui che è caduto in peccato grave. Certo, i genitori cristiani e gli educatori religiosi devono formare il fanciullo in modo che egli cerchi anzitutto di progredire in un più intimo amore del Signore Gesù e nel vero amore del prossimo. La dottrina sul sacramento della penitenza deve essere proposta nel vasto quadro della purificazione e del progresso spirituale da ottenere con una grande fiducia nell’amore e nella misericordia di Dio. In questo modo i fanciulli non solo possono gradualmente acquisire una maggiore delicatezza di coscienza, ma neppure si scoraggiano qualora avessero a cadere in qualche cosa di meno retto. L’eucaristia è l’apice e il centro di tutta la vita cristiana. Per ricevere la comunione, oltre a richiedersi lo stato di grazia, è quanto mai opportuna una grande purità di coscienza. Si eviti tuttavia con ogni sollecitudine che i fanciulli credano necessaria la confessione prima di ricevere l’eucaristia, anche quando uno, amando sinceramente Dio, si è allontanato non gravemente dalla via dei divini precetti.

Alcuni esperimenti recenti

4. A riguardo del primo accesso ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia, in alcune regioni ecclesiastiche, in questi ultimi tempi si sono fatti esperimenti, che in verità lasciano dubbiosi e perplessi. Per anticipare convenientemente la comunione dei fanciulli, per evitare nella vita cristiana futura i turbamenti psicologici che possono derivare da un affrettato uso della confessione, per favorire infine una migliore educazione dello spirito di penitenza e una più solida preparazione catechistica alla stessa confessione, è parso bene ad alcuni di ammettere i fanciulli alla prima comunione senza previa ricezione del sacramento della penitenza.

In verità, l’accesso al sacramento della penitenza fin dagli inizi dell’età della discrezione non danneggia per sé l’animo dei fanciulli, sempre che, naturalmente, sia preceduto da una amorevole e prudente preparazione catechistica. D’altronde, lo spirito di penitenza potrà essere maggiormente sviluppato attraverso una istruzione catechistica protratta anche dopo la prima comunione; allo stesso modo potrà crescere la conoscenza e la stima del grande dono elargito da Cristo agli uomini peccatori nel sacramento del perdono, che devono ricevere, e della riconciliazione con la chiesa. Queste cose non hanno impedito che in qualche luogo si sia introdotta la prassi di lasciar passare di solito alcuni anni tra la prima comunione e la prima confessione. Altrove, invece, si sono realizzate innovazioni più caute, sia perché la prima confessione non è stata così procrastinata, sia perché si tiene conto del giudizio dei genitori che preferiscono che i fanciulli si accostino al sacramento della penitenza avanti la prima comunione.

Valore della prassi comune vigente

5. Il sommo pontefice Pio X ha dichiarato: "La consuetudine di non ammettere alla confessione o di non assolvere i fanciulli pervenuti all’uso della ragione, è del tutto riprovevole". A fatica, poi, si può venire incontro al diritto che hanno i fanciulli battezzati di confessare i propri peccati, se all’inizio dell’età della discrezione non vengono preparati e dolcemente avviati al sacramento della penitenza. Si deve pure tener presente l’utilità della confessione, la quale conserva la sua forza anche quando riguarda soltanto peccati veniali e conferisce l’aumento della grazia e della carità, aumenta le buone disposizioni del fanciullo a ricevere l’eucaristia e aiuta a perfezionare la vita cristiana. Sembra quindi che non si possa escludere l’utilità della confessione in nome di quelle forme penitenziali o del ministero della parola con cui si coltiva nei fanciulli la virtù della penitenza; esse tuttavia possono essere compiute con frutto insieme al sacramento della penitenza, preparato da una catechesi adatta. L’esperienza pastorale della chiesa, avvalorata da molte testimonianze anche attuali, insegna ad essa quanto l’età detta della discrezione sia idonea a far sì che, mediante una ricezione ben preparata dei sacramenti della penitenza e dell’eucaristia, la grazia battesimale dei fanciulli rechi i primi frutti, che in seguito dovranno certamente essere accresciuti con la prosecuzione di un’opportuna catechesi.

Tutto considerato, tenuta presente la prassi comune e generale cui non si può derogare senza il beneplacito della sede apostolica e dopo aver udite le conferenze episcopali, questa medesima santa sede giudica doversi conservare la vigente consuetudine della chiesa di premettere la confessione alla prima comunione; il che non impedisce affatto che tale consuetudine venga in vari modi perfezionata, ad esempio con una celebrazione penitenziale comune che preceda o segua l’accesso al sacramento della penitenza. La santa sede non trascura le peculiari ragioni e circostanze delle diverse regioni, ma esorta i vescovi, in questo affare di non poca importanza, a non scostarsi dall’uso vigente se non dopo aver conferito con essa in spirito di comunione gerarchica. Né permettano che i parroci o gli educatori o gli istituti religiosi incomincino o continuino ad abbandonare l’uso vigente. Nelle regioni poi dove sono già state introdotte delle nuove prassi che si scostano notevolmente da quella primitiva, le conferenze episcopali vedano di sottoporre tali esperimenti a nuovo esame; se poi vorranno portarli più a lungo non lo facciano se non dopo aver parlato con la sede apostolica, che di buon grado le ascolterà, e d’accordo con la medesima. Il sommo pontefice Paolo VI, con lettera della sua segreteria di stato n. 177335 del 18 marzo 1971, ha approvato e confermato con la sua autorità questo direttorio generale, insieme con l’Allegato, e ha ordinato che venisse pubblicato.

Roma, 11 aprile 1971, risurrezione del Signore.

Giovanni G. card. Wright,
prefetto.

Pietro Palazzini,
segretario



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