Direttorio generale catechesi IT 80

Finalità della catechesi: la comunione con Gesù Cristo


80 « Lo scopo definitivo della catechesi è di mettere qualcuno non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo ». (236)

Tutta l'azione evangelizzatrice è intesa a favorire la comunione con Gesù Cristo. A partire dalla conversione « iniziale » (237) di una persona al Signore, suscitata dallo Spirito Santo mediante il primo annuncio, la catechesi si propone di dare un fondamento e far maturare questa prima adesione. Si tratta, allora, di aiutare colui che si è appena convertito a « ...conoscere meglio questo Gesù, al quale si è abbandonato: conoscere il suo "mistero", il regno di Dio che egli annuncia, le esigenze e le promesse contenute nel suo messaggio evangelico, le vie che egli ha tracciato per chiunque lo voglia seguire ».(238) Il Battesimo, sacramento mediante il quale « siamo resi conformi a Cristo », (239) sostiene con la sua grazia quest'opera della catechesi.


81 La comunione con Gesù Cristo, per la sua stessa dinamica, spinge il discepolo a unirsi con tutto ciò con cui lo stesso Gesù Cristo era profondamente unito: con Dio, suo Padre, che lo aveva inviato nel mondo e con lo Spirito Santo, che gli dava l'impulso per la missione; con la Chiesa, suo corpo, per la quale si donò, e con gli uomini, suoi fratelli, la cui sorte ha voluto condividere.

La finalità della catechesi si esprime nella professione di fede nell'unico Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo


82 La catechesi è quella forma particolare del ministero della Parola che fa maturare la conversione iniziale, fino a farne una viva, esplicita e operativa confessione di fede: « La catechesi ha la sua origine nella confessione di fede e porta alla confessione di fede ». (240)

La professione di fede, interna al Battesimo, (241) è eminentemente trinitaria. La Chiesa battezza « nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo » (
Mt 28,19), (242) Dio uno e trino, al quale il cristiano affida la sua vita. La catechesi di iniziazione prepara — prima o dopo la ricezione del Battesimo — a questo decisivo impegno. La catechesi permanente aiuterà a maturare questa professione di fede continuamente, a proclamarla nell'Eucaristia e a rinnovare gli impegni che implica. È importante che la catechesi sappia unire bene la confessione di fede cristologica, « Gesù è il Signore », con la confessione trinitaria, « Credo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo », poiché non sono che due modalità di esprimere la medesima fede cristiana. Chi per il primo annuncio si converte a Gesù Cristo e lo riconosce come Signore inizia un processo, aiutato dalla catechesi, che sbocca necessariamente nella confessione esplicita della Trinità.

Con la confessione di fede nell'unico Dio, il cristiano rinuncia a servire qualsiasi assoluto umano: potere, piacere, razza, antenati, Stato, denaro..., (243) liberandosi da qualsiasi idolo che lo renda schiavo. È la proclamazione della sua volontà di servire Dio e gli uomini senza alcun legame. Proclamando la fede nella Trinità, comunione di persone, il discepolo di Gesù Cristo manifesta contemporaneamente che l'amore di Dio e del prossimo è il principio che informa il suo essere e il suo operare.


83 La confessione di fede è completa solo se in riferimento alla Chiesa. Ogni battezzato proclama singolarmente il Credo, poiché nessuna azione è più personale di questa. Ma lo recita nella Chiesa e attraverso di essa, poiché lo fa come suo membro. Il « credo » e il « crediamo » si implicano mutuamente. (244) Nel fondere la propria confessione con quella della Chiesa, il cristiano è incorporato alla sua missione: essere « sacramento universale di salvezza » per la vita del mondo. Chi proclama la professione di fede assume impegni che non poche volte attireranno la persecuzione. Nella storia cristiana sono i martiri gli annunziatori e i testimoni per eccellenza. (245)

I compiti della catechesi attuano la sua finalità


84 La finalità della catechesi si realizza attraverso diversi compiti, mutuamente implicati. (246) Per attuarli, la catechesi si ispirerà certamente al modo in cui Gesù formava i suoi discepoli: faceva conoscere loro le diverse dimensioni del Regno di Dio (« A voi è dato di conoscere i misteri del Regno dei cieli », Mt 13,11); (247) insegnava loro a pregare (« Quando pregate, dite: Padre... », (Lc 11,2); (248) proponeva loro gli atteggiamenti evangelici (« Imparate da me, che sono mite e umile di cuore », Mt 11,29), li iniziava alla missione (« Li inviò a due a due... », Lc 10,1). (249)

I compiti della catechesi corrispondono all'educazione delle diverse dimensioni della fede, poiché la catechesi è una formazione cristiana integrale, « aperta a tutte le componenti della vita cristiana ». (250) In virtù della sua stessa dinamica interna, la fede esige di essere conosciuta, celebrata, vissuta e tradotta in preghiera. La catechesi deve coltivare ciascuna di queste dimensioni. La fede, però, si vive nella comunità cristiana e si annuncia nella missione: è una fede condivisa e annunciata. Pure queste dimensioni devono essere favorite dalla catechesi.

Il Concilio Vaticano II così espresse questi compiti: « La formazione catechistica, che dà luce e forza alla fede, nutre la vita cristiana secondo lo spirito di Cristo, porta a partecipare in maniera consapevole e attiva al mistero liturgico ed è stimolo all'azione apostolica ». (251)

I compiti fondamentali della catechesi: aiutare a conoscere, celebrare, vivere e contemplare il mistero di Cristo


85 I compiti fondamentali della catechesi sono:

Favorire la conoscenza della fede

Colui che ha incontrato Cristo desidera conoscerlo il più possibile, come pure desidera conoscere il disegno del Padre che egli rivelò. La conoscenza dei contenuti della fede (fides quae) è richiesta dalla adesione alla fede (fides qua). (252) Già nell'ordine umano, l'amore per una persona porta a volerla conoscere sempre di più. La catechesi deve condurre, pertanto, a « comprendere progressivamente tutta la verità del progetto divino », (253) introducendo i discepoli di Gesù Cristo nella conoscenza della Tradizione e della Scrittura, la quale è la « scienza sublime di Cristo » (
Ph 3,8). (254)

L'approfondimento nella conoscenza della fede illumina cristianamente l'esistenza umana, alimenta la vita di fede e abilita altresì a rendere ragione di essa nel mondo. La consegna del simbolo,compendio della Scrittura e della fede della Chiesa, esprime la realizzazione di questo compito.

L'educazione liturgica

Infatti, « Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, in modo speciale nelle azioni liturgiche ». (255) La comunione con Gesù Cristo conduce a celebrare la sua presenza salvifica nei sacramenti e, particolarmente, nella Eucaristia. La Chiesa desidera ardentemente che tutti i fedeli cristiani siano condotti a quella partecipazione piena, consapevole e attiva che esigono la natura della liturgia medesima e la dignità del loro sacerdozio battesimale. (256) Per questo, la catechesi, oltre a favorire la conoscenza del significato della liturgia e dei sacramenti, deve educare i discepoli di Gesù Cristo « all'orazione, al ringraziamento, alla penitenza, alla domanda fiduciosa, al senso comunitario, al linguaggio simbolico... », (257) poiché tutto ciò è necessario affinché vi sia una vera vita liturgica.

La formazione morale

La conversione a Gesù Cristo implica il camminare al suo seguito. La catechesi deve, pertanto, trasmettere ai discepoli gli atteggiamenti propri del Maestro. Questi intraprendono così un cammino di trasformazione interiore, nel quale, partecipando al mistero pasquale del Signore, « passano dall'uomo vecchio all'uomo nuovo in Cristo ». (258) Il Discorso della Montagna, nel quale Gesù riprende il decalogo e gli imprime lo spirito delle beatitudini, (259) è un riferimento indispensabile nella formazione morale, oggi tanto necessaria. L'evangelizzazione, che comporta anche l'annuncio e la proposta morale », (260) diffonde tutta la sua forza interpellante quando, unitamente alla parola annunciata, sa offrire anche la parola vissuta. Questa testimonianza morale, alla quale la catechesi prepara, deve saper mostrare le conseguenze sociali delle esigenze evangeliche. (261)

Insegnare a pregare

La comunione con Gesù Cristo conduce i discepoli ad assumere l'atteggiamento orante e contemplativo che ebbe il Maestro. Imparare a pregare con Gesù è pregare con i medesimi sentimenti con i quali Egli si rivolgeva al Padre: l'adorazione, la lode, il ringraziamento, la confidenza filiale, la supplica, l'ammirazione per la sua gloria. Questi sentimenti si riflettono nel Padre Nostro, la preghiera che Gesù insegnò ai discepoli e che è modello di ogni preghiera cristiana. La « consegna del Padre Nostro », (262) sintesi di tutto il Vangelo, (263) è, pertanto, vera espressione della realizzazione di questo compito. Quando la catechesi è permeata da un clima di preghiera, l'apprendimento di tutta la vita cristiana raggiunge la sua profondità. Questo clima si fa particolarmente necessario quando il catecumeno e i catechizzandi si trovano di fronte agli aspetti più esigenti del Vangelo e si sentono deboli, o quando scoprono — meravigliati — l'azione di Dio nella loro vita.

Altri compiti fondamentali della catechesi:

iniziazione ed educazione alla vita comunitaria e alla missione


86 La catechesi rende il cristiano idoneo a vivere in comunità e a partecipare attivamente alla vita e alla missione della Chiesa. Il Concilio Vaticano II indica la necessità per i pastori di « fomentare opportunamente lo spirito comunitario » (264) e per i catecumeni di « imparare a cooperare attivamente all'evangelizzazione e all'edificazione della Chiesa ». (265)

L'educazione alla vita comunitaria

a) La vita cristiana in comunità non s'improvvisa e bisogna educare ad essa con cura. Per questo apprendimento, l'insegnamento di Gesù sulla vita comunitaria, riportato dal Vangelo di Matteo, richiede alcuni atteggiamenti che la catechesi dovrà favorire: lo spirito di semplicità e di umiltà (« Se non diventerete come i bambini... »,
Mt 18,3); la sollecitudine per i più piccoli (« Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli... », Mt 18,6); l'attenzione speciale verso coloro che si sono allontanati (« andare in cerca della pecora perduta... », Mt 18,12); la correzione fraterna (« Ammoniscilo fra te e lui solo... », Mt 18,15); la preghiera in comune. « Se due di voi si accorderanno per chiedere qualunque cosa... », Mt 18,19); il mutuo perdono, « fino a settanta volte sette... », Mt 18,22). L'amore fraterno unifica tutti questi atteggiamenti, « Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati », Jn 13,34).

b) Nell'educare a questo senso comunitario, la catechesi curerà anche la dimensione ecumenica e incoraggerà atteggiamenti fraterni verso i membri di altre Chiese e comunità ecclesiali. Perciò la catechesi nel perseguire questa meta esporrà con chiarezza tutta la dottrina della Chiesa cattolica, evitando espressioni o esposizioni che possano indurre in errore. Favorirà, inoltre, « una buona conoscenza delle altre confessioni », (266) con le quali esistono beni comuni come: « la parola di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza e la carità, e altri doni interiori dello Spirito Santo ». (267) La catechesi avrà una dimensione ecumenica nella misura in cui saprà suscitare e alimentare « un vero desiderio dell'unità », (268) concepito non in vista di un facile irenismo, ma in vista dell'unità perfetta, quando il Signore lo vorrà e attraverso le vie che Egli vorrà.

L'iniziazione alla missione

a) La catechesi è parimenti aperta al dinamismo missionario. (269) Essa si sforza di abilitare i discepoli di Gesù a essere presenti da cristiani nella società, nella vita professionale, culturale e sociale. Li preparerà anche a prestare la loro cooperazione nei differenti servizi ecclesiali, secondo la vocazione di ciascuno. Questo impegno evangelizzatore è originato, per i fedeli laici, dai sacramenti dell'iniziazione cristiana e dal carattere secolare della loro vocazione. (270) È anche importante usare ogni mezzo per suscitare vocazioni sacerdotali e di particolare consacrazione a Dio nelle diverse forme di vita religiosa e apostolica e per accendere nel cuore dei singoli la vocazione speciale missionaria.

Gli atteggiamenti evangelici che Gesù suggerì ai suoi discepoli, quando li iniziò alla missione, sono quelli che la catechesi deve alimentare: andare in cerca della pecora smarrita; annunciare e sanare nello stesso tempo; presentarsi poveri, senza oro né bisaccia; saper assumere il rifiuto e la persecuzione; porre la propria fiducia nel Padre e nel sostegno dello Spirito Santo; non attendersi altro premio che la gioia di lavorare per il Regno. (271)

b) Nell'educare a questo senso missionario, la catechesi formerà al dialogo interreligioso, che può rendere i fedeli idonei a una comunicazione feconda con uomini e donne di altre religioni. (272) La catechesi mostrerà che il legame della Chiesa con le religioni non cristiane è, in primo luogo, quello della comune origine e del comune fine del genere umano, come pure quello dei molteplici « semi della Parola », che Dio ha deposto in quelle religioni. La catechesi aiuterà anche a saper conciliare e, nello stesso tempo, a saper distinguere l'« annuncio di Cristo » dal « dialogo interreligioso ». Questi due elementi, mentre conservano la loro intima relazione, non devono essere né confusi né considerati equivalenti. (273) Infatti, « il dialogo non dispensa dall'evangelizzazione ». (274)

Alcune considerazioni sull'insieme di questi compiti


87 I compiti della catechesi costituiscono, di conseguenza, un insieme di aspetti ricco e variegato. Su questo insieme è opportuno formulare alcune considerazioni:

– Tutti i compiti sono necessari. Come per la vitalità di un organismo umano è necessario che funzionino tutti i suoi organi, così per la maturazione della vita cristiana occorre che siano coltivate tutte le sue dimensioni: la conoscenza della fede, la vita liturgica, la formazione morale, la preghiera, l'appartenenza comunitaria, lo spirito missionario. Se la catechesi trascurerà una di esse, la fede cristiana non conseguirà tutto il suo sviluppo.

– Ogni compito, a modo suo, realizza la finalità della catechesi. La formazione morale, per esempio è essenzialmente cristologica e trinitaria, piena di senso ecclesiale e aperta alla dimensione sociale. Lo stesso avviene per l'educazione liturgica, essenzialmente religiosa ed ecclesiale, ma anche molto esigente nel suo impegno evangelizzatore a favore del mondo.

– I compiti si implicano mutuamente e si sviluppano insieme. Ogni grande tema catechistico, per esempio, la catechesi su Dio Padre, ha una dimensione conoscitiva e implicazioni morali; si interiorizza nella preghiera e si assume nella testimonianza. Un compito chiama l'altro: la conoscenza della fede rende idonei alla missione; la vita sacramentale dà forza per la trasformazione morale.

– Per realizzare i suoi compiti, la catechesi si vale di due grandi mezzi: la trasmissione del messaggio evangelico e l'esperienza della vita cristiana. (275) L'educazione liturgica, per esempio, ha bisogno di spiegare che cos'è la liturgia cristiana e che cosa sono i sacramenti; però deve anche fare sperimentare i differenti tipi di celebrazione, far scoprire e amare i simboli, il senso dei gesti corporali, ecc. La formazione morale non solo trasmette il contenuto della morale cristiana, ma coltiva anche attivamente gli atteggiamenti evangelici e i valori cristiani.

– Le differenti dimensioni della fede sono oggetto di educazione tanto nel loro aspetto di « dono » quanto nel loro aspetto di « impegno ». La conoscenza della fede, la vita liturgica, la sequela di Cristo sono, ciascuna, un dono dello Spirito che si riceve nella preghiera e, nello stesso tempo, un impegno di studio, spirituale, morale, testimoniale. Entrambi gli aspetti devono essere coltivati. (276)

– Ogni dimensione della fede, come la fede nel suo insieme, deve radicarsi nell'esperienza umana, senza restare nella persona come qualcosa di posticcio o di isolato. La conoscenza della fede è significativa, illumina tutta l'esistenza e dialoga con la cultura; nella liturgia, tutta la vita personale è un'offerta spirituale; la morale evangelica assume ed eleva i valori umani; la preghiera è aperta a tutti i problemi personali e sociali. (277)

Come indicava il Direttorio del 1971, « è molto importante che la catechesi conservi questa ricchezza di aspetti diversi, in modo che nessun aspetto venga isolato, a scapito degli altri ». (278)

Il catecumenato battesimale: struttura e gradualità


88 La fede, spinta dalla grazia divina e coltivata dall'azione della Chiesa, sperimenta un processo di maturazione. La catechesi, al servizio di questa crescita, è un'azione graduale. Un'opportuna catechesi è disposta per gradi. (279)

Nel catecumenato battesimale, la formazione si sviluppa in quattro tappe:

– il pre-catecumenato, (280) caratterizzato dal fatto che in esso ha luogo la prima evangelizzazione in ordine alla conversione e si esplicita il kerigma del primo annuncio;

– il catecumenato, (281) propriamente detto, destinato alla catechesi integrale e al cui inizio ha luogo la « consegna dei Vangeli »; (282)

– il tempo della purificazione e illuminazione, (283) che fornisce una preparazione più intensa ai sacramenti d'iniziazione, e nel quale ha luogo la « consegna del Simbolo » (284) e la « consegna della Preghiera del Signore »;(285)

– il tempo della mistagogia, (286) caratterizzato dall'esperienza dei sacramenti e dall'ingresso nella comunità.


89 Queste tappe, colme di sapienza della grande tradizione catecumenale, ispirano la gradualità della catechesi. (287) All'epoca dei Padri della Chiesa, infatti, la formazione propriamente catecumenale si realizzava mediante la catechesi biblica, centrata sulla narrazione della Storia della salvezza; la preparazione immediata al Battesimo, per mezzo della catechesi dottrinale, che spiegava il Simbolo e il Padre Nostro, appena consegnati, con le loro implicazioni morali; e la tappa che seguiva ai sacramenti dell'iniziazione, mediante la catechesi mistagogica, che aiutava a interiorizzare detti sacramenti e a incorporarsi nella comunità. Questa concezione patristica continua a essere una fonte di luce per il Catecumenato attuale e per la stessa catechesi di iniziazione.

Questa, in quanto accompagna il processo di conversione, è essenzialmente graduale; e, in quanto è al servizio di chi ha deciso di seguire Cristo Gesù, è eminentemente cristocentrica.

Il Catecumenato battesimale, ispiratore della catechesi nella Chiesa


90 Dato che la missione ad gentes è il paradigma di tutta l'azione missionaria della Chiesa, il Catecumenato battesimale, che le è congiunto, è il modello ispiratore della sua azione catechizzatrice. (288) Perciò, è opportuno sottolineare gli elementi del Catecumenato che devono ispirare la catechesi attuale e il significato di questa ispirazione. Occorre, tuttavia, premettere che tra i catechizzandi e i catecumeni (289) e tra catechesi post-battesimale e catechesi pre-battesimale, che vengono rispettivamente loro impartite, vi è una differenza fondamentale. Essa proviene dai sacramenti di iniziazione ricevuti dai primi, i quali « sono già stati introdotti nella Chiesa e fatti figli di Dio per mezzo del Battesimo. Pertanto il fondamento della loro conversione è il Battesimo già ricevuto, la cui forza debbono sviluppare ». (290)


91 A fronte di questa differenza sostanziale, si considerano ora alcuni elementi del Catecumenato battesimale, che devono essere fonte di ispirazione per la catechesi postbattesimale:

– Il Catecumenato battesimale ricorda costantemente a tutta la Chiesa l'importanza fondamentale della funzione dell'iniziazione, con i basilari fattori che la costituiscono: la catechesi e i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Eucaristia. La pastorale di iniziazione cristiana è vitale per ogni Chiesa particolare.

– Il Catecumenato battesimale è responsabilità di tutta la comunità cristiana. Infatti « tale iniziazione cristiana non deve essere soltanto opera dei catechisti o dei sacerdoti, ma di tutta la comunità dei fedeli, e soprattutto dei padrini ». (291) L'istituzione catecumenale incrementa, così, nella Chiesa la coscienza della maternità spirituale che essa esercita in ogni forma di educazione alla fede. (292)

– Il Catecumenato battesimale è tutto impregnato dal mistero della Pasqua di Cristo. Per questo « tutta l'iniziazione deve rivelare chiaramente il suo carattere pasquale ». (293) La Veglia pasquale, centro della liturgia cristiana, e la sua spiritualità battesimale, sono ispirazione per tutta la catechesi.

– Il Catecumenato battesimale è, anche, luogo iniziale di inculturazione. Seguendo l'esempio dell'Incarnazione del Figlio di Dio, fatto uomo in un momento storico concreto, la Chiesa accoglie i catecumeni integralmente, con i loro vincoli culturali. Tutta l'azione catechizzatrice partecipa a questa funzione di incorporare nella cattolicità della Chiesa gli autentici « semi della Parola » disseminati negli individui e nei popoli. (294)

– Finalmente, la concezione del Catecumenato battesimale, come processo formativo e vera scuola di fede, offre alla catechesi post-battesimale una dinamica e alcune note qualificanti: l'intensità e l'integrità della formazione; il suo carattere graduale, con tappe definite; il suo legame con riti, simboli e segni, specialmente biblici e liturgici; il suo costante riferimento alla comunità cristiana...

La catechesi post-battesimale, senza dover riprodurre mimeticamente la configurazione al Catecumenato battesimale, e riconoscendo ai catechizzandi la loro realtà di battezzati, farà bene ad ispirarsi a questa « scuola preparatoria alla vita cristiana », (295) lasciandosi fecondare dai suoi principali elementi caratterizzanti.


PARTE II

IL MESSAGGIO EVANGELICO


Il messaggio evangelico

« Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo » (Jn 17,3).
« Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio e diceva: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo » (Mc 1,14-15).
« Vi rendo noto fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato... Vi ho trasmesso, dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture » (1Co 15,1-4).


Significato e finalità di questa parte


92 La fede cristiana, per la quale una persona pronuncia il suo « sì » a Gesù Cristo, può essere considerata sotto un duplice aspetto:

– come adesione a Dio che si rivela, data sotto l'influsso della grazia.

In questo caso la fede consiste nell'affidarsi alla parola di Dio e nell'abbandonarsi a essa (fides qua);

– come contenuto della Rivelazione e del messaggio evangelico.

La fede, in tal senso, si esprime nell'impegno di conoscere sempre meglio il senso profondo di quella Parola (fides quae).

Questi due aspetti non possono, per la loro stessa natura, essere separati. La maturazione e la crescita della fede esigono il loro organico e coerente sviluppo. Tuttavia, per ragioni di ordine metodologico, i due aspetti possono essere considerati separatamente. (296)


93 In questa seconda parte si intende trattare il contenuto del messaggio evangelico (fides quae).

– Nel primo capitolo sono indicati le norme e i criteri che la catechesi deve seguire per fondare, formulare ed esporre i suoi contenuti. Ogni forma del ministero della Parola, infatti, ordina e presenta il messaggio evangelico secondo il suo carattere proprio.

– Nel secondo capitolo si tratterà del contenuto della fede, così come è esposto nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che è testo di riferimento dottrinale per la catechesi. Si presentano perciò alcune indicazioni, che possono aiutare ad assimilare e interiorizzare il Catechismo, come pure a situarlo entro l'azione catechizzatrice della Chiesa. Si offrono, inoltre, alcuni criteri perché, in riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica, nelle Chiese particolari si elaborino Catechismi locali che — custodendo l'unità della fede — tengano nel dovuto conto le differenti situazioni e culture.


CAPITOLO I

Norme e criteri per la presentazione del messaggio evangelico nella catechesi


« Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte » (Dt 6,4-9).
« E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi » (Jn 1,14).

La parola di Dio, fonte della catechesi


94 La fonte a cui la catechesi attinge il suo messaggio è la parola di Dio:

« La catechesi attingerà sempre il suo contenuto alla fonte viva della parola di Dio, trasmessa nella Tradizione e nella Scrittura, giacché la Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura costituiscono l'unico deposito inviolabile della parola di Dio, affidato alla Chiesa ».( 297)

Questo « deposito della fede » (298) è come il tesoro del padrone di casa, affidato alla Chiesa, famiglia di Dio, dal quale ella estrae continuamente cose nuove e cose antiche. (299) Tutti i figli del Padre, animati dal suo Spirito, si nutrono di questo tesoro della Parola. Essi sanno che la Parola è Gesù Cristo, il Verbo fatto uomo e che la sua voce continua a risonare per mezzo dello Spirito Santo nella Chiesa e nel mondo.

La parola di Dio, per ammirabile « condiscendenza » (300) divina, è diretta e giunge a noi per mezzo di « opere e parole » umane, così « come già il Verbo dell'Eterno Padre, nell'assumere la debolezza dell'umana natura, si fece simile all'uomo ». (301) Senza cessare di essere parola di Dio, si esprime in parola umana. Pur vicina, essa resta però velata, in stato « kenotico ». Perciò la Chiesa, guidata dallo Spirito, ha bisogno di interpretarla continuamente e, mentre la contempla con profondo spirito di fede, « l'ascolta piamente, la custodisce santamente e l'espone fedelmente ». (302)

La fonte e « le fonti » del messaggio della catechesi\b (303)


95 La parola di Dio contenuta nella Sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura:

– è meditata e compresa sempre più profondamente per mezzo del senso della fede di tutto il Popolo di Dio, sotto la guida del Magistero, che la insegna con autorità;

– è celebrata nella liturgia, dove costantemente è proclamata, ascoltata, interiorizzata e commentata;

– risplende nella vita della Chiesa, nella sua storia bimillenaria, soprattutto nella testimonianza dei cristiani e particolarmente dei santi;

– è approfondita nella ricerca teologica, che aiuta i credenti a progredire nell'intelligenza vitale dei misteri della fede;

– si manifesta nei genuini valori religiosi e morali che, come semi della Parola, sono disseminati nella società umana e nelle diverse culture.


96 Tutte queste sono le fonti, principali o sussidiarie, della catechesi, le quali in nessun modo devono essere intese in senso univoco. (304) La Sacra Scrittura « è parola di Dio in quanto, per ispirazione dello Spirito Santo, è posta per iscritto »; (305) e la Sacra Tradizione « trasmette integralmente ai successori degli Apostoli la Parola che a costoro fu affidata da Cristo e dallo Spirito Santo ». (306) Il Magistero ha il compito di « interpretare autenticamente la parola di Dio », (307) compiendo — in nome di Gesù Cristo — un servizio ecclesiale fondamentale. Tradizione, Scrittura e Magistero, intimamente connessi e congiunti, sono, « ciascuno a suo modo », (308) le fonti principali della catechesi.

Le « fonti » della catechesi hanno, ognuna, un proprio linguaggio, al quale si dà forma attraverso una ricca varietà di « documenti della fede ». La catechesi è tradizione viva di tali documenti: (309) pericopi bibliche, testi liturgici, scritti dei Padri della Chiesa, formulazioni del Magistero, simboli della fede, testimonianze dei santi, riflessioni teologiche.

La fonte viva della parola di Dio e le « fonti », che da essa derivano e nelle quali si esprime, forniscono alla catechesi i criteri per trasmettere il suo messaggio a tutti coloro che hanno maturato la decisione di seguire Gesù Cristo.

I criteri per la presentazione del messaggio


97 I criteri per presentare il messaggio evangelico nella catechesi sono intimamente tra loro correlati, poiché scaturiscono da un'unica fonte.

– Il messaggio centrato nella persona di Gesù Cristo (cristocentrismo), per sua dinamica interna, introduce alla dimensione trinitaria dello stesso messaggio.

– L'annuncio della Buona Novella del Regno di Dio, centrato nel dono della salvezza, implica un messaggio di liberazione.

– Il carattere ecclesiale del messaggio rinvia al suo carattere storico, poiché la catechesi — come l'insieme della evangelizzazione — si realizza nel « tempo della Chiesa ».

– Il messaggio evangelico, poiché è Buona Novella destinata a tutti i popoli, ricerca l'inculturazione,la quale potrà essere attuata in profondità soltanto se il messaggio è presentato in tutta la suaintegrità e purezza.

– Il messaggio evangelico è necessariamente un messaggio organico, con una propria gerarchia di verità. È questa visione armonica del Vangelo che lo converte in evento profondamente significativoper la persona umana.

Sebbene questi criteri siano validi per tutto il ministero della Parola, saranno ora sviluppati in rapporto alla catechesi.

Il cristocentrismo del messaggio evangelico


98 Gesù Cristo non solo trasmette la parola di Dio: Egli è la parola di Dio. Perciò la catechesi — tutt'intera — dice rapporto a Lui.

In questo senso, ciò che caratterizza il messaggio trasmesso dalla catechesi è, anzitutto, il « cristocentrismo », (310) che va inteso in vari sensi:

– Esso significa che, in primo luogo, « al centro stesso della catechesi noi troviamo essenzialmente una persona, quella di Gesù di Nazaret, Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità ». (311) In realtà, compito fondamentale della catechesi è presentare Cristo: tutto il resto, in riferimento a Lui. Ciò che, in definitiva, essa favorisce è la sequela di Gesù, la comunione con Lui: ogni elemento del messaggio tende a questo.

– Il cristocentrismo, in secondo luogo, significa che Cristo è al « centro della storia della salvezza », (312) presentata dalla catechesi. Egli è, infatti, l'avvenimento ultimo, verso il quale converge tutta la storia sacra. Egli, venuto nella « pienezza del tempo » (
Ga 4,4), è « la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana ». (313) Il messaggio catechistico aiuta il cristiano a situarsi nella storia e a inserirsi attivamente in essa, mostrando come Cristo è il senso ultimo di questa storia.

– Il cristocentrismo significa, inoltre, che il messaggio evangelico non proviene dall'uomo, ma è parola di Dio. La Chiesa e, in suo nome ogni catechista, può dire con verità: « La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha inviato » (Jn 7,16). Perciò, tutto quello che la catechesi trasmette è l'« insegnamento di Gesù Cristo, la verità che Egli comunica o, più esattamente, la Verità che Egli è ». (314) Il cristocentrismo obbliga la catechesi a trasmettere ciò che Gesù insegna riguardo a Dio, all'uomo, alla felicità, alla vita morale, alla morte... senza permettersi di mutare in nulla il suo pensiero. (315)

I Vangeli, che narrano la vita di Gesù, sono al centro del messaggio catechistico. Dotati essi stessi di una « struttura catechetica », (316) esprimono l'insegnamento che si proponeva alle prime comunità cristiane e che trasmetteva la vita di Gesù, il suo messaggio e le sue azioni salvifiche. Nella catechesi, « i quattro vangeli occupano un posto centrale, per la centralità che Cristo ha in essi ». (317)


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