Ecclesia in europa 105


CAPITOLO SESTO

IL VANGELO DELLA SPERANZA

PER UN'EUROPA NUOVA

« Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme,

scendere dal cielo » (Ap 21,2)


La novità di Dio nella storia


106 Il Vangelo della speranza che risuona nell'Apocalisse apre il cuore alla contemplazione della novità operata da Dio: « Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più » (Ap 21,1). È Dio stesso a proclamarla con una parola che offre la spiegazione della visione appena descritta: « Ecco, io faccio nuove tutte le cose » (Ap 21,5).

La novità di Dio – pienamente comprensibile sullo sfondo delle cose vecchie, fatte di lacrime, lutto, lamento, affanno, morte (cfr Ap 21,4) – consiste nell'uscire dalla condizione di peccato e dalle conseguenze di esso in cui si trova l'umanità; è il nuovo cielo e la nuova terra, la nuova Gerusalemme, in contrapposizione a un cielo e a una terra vecchi, a un antiquato ordine di cose e ad una vetusta Gerusalemme, travagliata dalle sue rivalità.

Non è indifferente per la costruzione della città dell'uomo l'immagine della nuova Gerusalemme, che scende « dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo » (Ap 21,2) e si riferisce direttamente al mistero della Chiesa. È un'immagine che parla di una realtà escatologica: essa va oltre tutto quello che l'uomo può fare; è un dono di Dio che si compirà negli ultimi tempi. Ma non è un'utopia: è realtà già presente. Lo indica il verbo al presente usato da Dio – « Ecco, io faccio nuove tutte le cose » (Ap 21,5) –, con l'ulteriore precisazione: « Ecco sono compiute! » (Ap 21,6). Dio, infatti, sta già agendo per rinnovare il mondo; la Pasqua di Gesù è già la novità di Dio. Essa fa nascere la Chiesa, ne anima l'esistenza, rinnova e trasforma la storia.


107 Questa novità comincia a prendere forma anzitutto nella comunità cristiana, che già ora è « dimora di Dio con gli uomini » (cfr Ap 21,3), nel cui seno Dio già opera, rinnovando la vita di coloro che si sottomettono al soffio dello Spirito. La Chiesa è per il mondo segno e strumento del Regno che si realizza innanzitutto nei cuori. Un riflesso di questa stessa novità si manifesta anche in ogni forma di umana convivenza animata dal Vangelo. Si tratta di una novità che interpella la società in ogni momento della storia e in ogni luogo della terra, e in particolare la società europea che da tanti secoli ascolta il Vangelo del Regno inaugurato da Gesù.

I. La vocazione spirituale dell'Europa


L'Europa promotrice dei valori universali


108 La storia del Continente europeo è contraddistinta dall'influsso vivificante del Vangelo. « Se volgiamo lo sguardo ai secoli passati, non possiamo non rendere grazie al Signore perché il Cristianesimo è stato nel nostro Continente un fattore primario di unità tra i popoli e le culture e di promozione integrale dell'uomo e dei suoi diritti ». 168

Certamente non sì può dubitare che la fede cristiana appartenga, in modo radicale e determinante, ai fondamenti della cultura europea. Il cristianesimo, infatti, ha dato forma all'Europa, imprimendovi alcuni valori fondamentali. La modernità europea stessa che ha dato al mondo l'ideale democratico e i diritti umani attinge i propri valori dalla sua eredità cristiana. Più che come luogo geografico, essa è qualificabile come « un concetto prevalentemente culturale e storico, che caratterizza una realtà nata come Continente grazie anche alla forza unificante del cristianesimo, il quale ha saputo integrare tra loro popoli e culture diverse ed è intimamente legato all'intera cultura europea ». 169

L'Europa di oggi però, nel momento stesso in cui rafforza ed allarga la propria unione economica e politica, sembra soffrire di una profonda crisi di valori. Pur disponendo di mezzi accresciuti, dà l'impressione di mancare di slancio per nutrire un progetto comune e ridare ragioni di speranza ai suoi cittadini.

Il nuovo volto dell'Europa


109 Nel processo di trasformazione che sta vivendo, l'Europa è chiamata, anzitutto, a ritrovare la sua vera identità. Essa, infatti, pur essendosi venuta a costituire come una realtà fortemente variegata, deve costruire un modello nuovo di unità nella diversità, comunità di nazioni riconciliate aperta agli altri Continenti e coinvolta nell'attuale processo di globalizzazione.

Per dare nuovo slancio alla propria storia, essa deve « riconoscere e ricuperare con fedeltà creativa quei valori fondamentali, alla cui acquisizione il cristianesimo ha dato un contributo determinante, riassumibili nell'affermazione della dignità trascendente della persona umana, del valore della ragione, della libertà, della democrazia, dello Stato di diritto e della distinzione tra politica e religione ».
170


110 L'Unione Europea continua ad allargarsi. Hanno vocazione per parteciparvi a breve o lunga scadenza tutti i popoli che ne condividono la stessa eredità fondamentale. È da auspicarsi che tale espansione avvenga in modo rispettoso di tutti, valorizzando le peculiarità storiche e culturali, le identità nazionali e la ricchezza degli apporti che potranno venire dai nuovi membri, oltre che nel dare più matura attuazione ai principi di sussidiarietà e di solidarietà. 171 Nel processo dell'integrazione del Continente, è di capitale importanza tenere conto che l'unione non avrà consistenza se fosse ridotta alle sole dimensioni geografiche ed economiche, ma deve innanzitutto consistere in una concordia dei valori da esprimersi nel diritto e nella vita.

Promuovere solidarietà e pace nel mondo


111 Dire “Europa” deve voler dire “apertura”. Nonostante esperienze e segni contrari che pure non sono mancati, è la sua stessa storia ad esigerlo: « L'Europa non è in realtà un territorio chiuso o isolato; si è costruita andando incontro, al di là dei mari, ad altri popoli, ad altre culture, ad altre civiltà ». 172 Perciò deve essere un Continente aperto e accogliente, continuando a realizzare nell'attuale globalizzazione forme di cooperazione non solo economica, ma anche sociale e culturale.

C'è un'esigenza alla quale il Continente deve rispondere positivamente, perché il suo volto sia davvero nuovo: « L'Europa non può ripiegarsi su se stessa. Essa non può né deve disinteressarsi del resto del mondo, al contrario deve avere piena coscienza del fatto che altri Paesi, altri continenti, si aspettano da essa iniziative audaci per offrire ai popoli più poveri i mezzi per il loro sviluppo e la loro organizzazione sociale, e per edificare un mondo più giusto e più fraterno ». 173 Per realizzare in modo adeguato tale missione, sarà necessario « un ripensamento della cooperazione internazionale, nei termini di una nuova cultura di solidarietà. Pensata come seme di pace, la cooperazione non si può ridurre all'aiuto e all'assistenza, addirittura mirando ai vantaggi di ritorno per le risorse messe a disposizione. Essa deve esprimere, invece, un impegno concreto e tangibile di solidarietà, tale da rendere i poveri protagonisti del loro sviluppo e consentire al maggior numero possibile di persone di esplicare, nelle concrete circostanze economiche e politiche in cui vivono, la creatività tipica della persona umana, da cui dipende anche la ricchezza delle Nazioni ». 174


112 L'Europa, inoltre, deve farsi parte attiva nel promuovere e realizzare una globalizzazione “nella” solidarietà. A quest'ultima, come sua condizione, va accompagnata una sorta di globalizzazione “della” solidarietà e dei connessi valori di equità, giustizia e libertà, nella ferma convinzione che il mercato chiede di essere « opportunamente controllato dalle forze sociali e dallo Stato, in modo da garantire la soddisfazione delle esigenze fondamentali di tutta la società ». 175

L'Europa che ci è consegnata dalla storia ha visto, soprattutto nell'ultimo secolo, l'affermarsi di ideologie totalitarie e di nazionalismi esasperati che, oscurando la speranza degli uomini e dei popoli del Continente, hanno alimentato conflitti all'interno delle Nazioni e tra le Nazioni stesse, fino all'immane tragedia delle due guerre mondiali. 176 Anche le lotte etniche più recenti, che hanno nuovamente insanguinato il Continente europeo, hanno mostrato a tutti come la pace sia fragile, abbia bisogno dell'impegno fattivo di tutti, possa essere garantita solo dischiudendo nuove prospettive di scambio, di perdono e di riconciliazione tra le persone, i popoli e le Nazioni.

Di fronte a questo stato di cose, l'Europa, con tutti i suoi abitanti, deve impegnarsi instancabilmente a costruire la pace dentro i suoi confini e nel mondo intero. A tale riguardo, occorre rammentare « da una parte, che le differenze nazionali devono essere mantenute e coltivate come fondamento della solidarietà europea e, dall'altra, che la stessa identità nazionale non si realizza se non nell'apertura verso gli altri popoli e attraverso la solidarietà con essi ». 177

II. La costruzione europea


Il ruolo delle Istituzioni europee


113 Nel cammino per disegnare il volto nuovo del Continente, per molti aspetti determinante è il ruolo delle istituzioni internazionali, legate e operanti principalmente sul territorio europeo, che hanno contribuito a segnare il corso storico degli eventi, senza impegnarsi in operazioni di carattere militare. A questo proposito desidero menzionare, anzitutto, l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, la quale opera per il mantenimento della pace e la stabilità, anche attraverso la protezione e la promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, come pure per la cooperazione economica ed ambientale.

Vi è poi il Consiglio d'Europa, di cui fanno parte gli Stati che hanno sottoscritto la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti umani fondamentali del 1950 e la Carta sociale del 1961. Vi è annessa la Corte europea dei diritti dell'uomo. Queste due istituzioni mirano, attraverso la cooperazione politica, sociale, giuridica e culturale, come pure la promozione dei diritti umani e della democrazia, alla realizzazione dell'Europa della libertà e della solidarietà. L'Unione Europea infine, con il suo Parlamento, il Consiglio dei Ministri e la Commissione, propone un modello di integrazione che va perfezionandosi con la prospettiva di adottare un giorno una carta fondamentale comune. Tale organismo ha per scopo di realizzare una maggiore unità politica, economica e monetaria tra gli Stati membri, sia quelli attuali sia quelli che entreranno a farvi parte. Nella loro diversità e a partire dall'identità specifica di ciascuna di esse, le citate Istituzioni promuovono l'unità del Continente e, più profondamente, sono a servizio dell'uomo.
178


114 Alle stesse Istituzioni europee e ai singoli Stati dell'Europa chiedo insieme con i Padri Sinodali 179 di riconoscere che un buon ordinamento della società deve radicarsi in autentici valori etici e civili il più possibile condivisi dai cittadini, osservando che tali valori sono patrimonio, in primo luogo, dei diversi corpi sociali. È importante che le Istituzioni e i singoli Stati riconoscano che, tra questi corpi sociali, vi sono anche le Chiese e le Comunità ecclesiali e le altre organizzazioni religiose. A maggior ragione, quando esistono già prima della fondazione delle nazioni europee, non sono riducibili a mere entità private, ma operano con uno specifico spessore istituzionale, che merita di essere preso in seria considerazione. Nello svolgimento dei loro compiti, le diverse istituzioni statali ed europee devono agire nella consapevolezza che i loro ordinamenti giuridici saranno pienamente rispettosi della democrazia, se prevederanno forme di « sana collaborazione » 180 con le Chiese e le organizzazioni religiose.

Alla luce di quanto ho appena sottolineato, desidero ancora una volta rivolgermi ai redattori del futuro trattato costituzionale europeo, affinché in esso figuri un riferimento al patrimonio religioso e specialmente cristiano dell'Europa. Nel pieno rispetto della laicità delle istituzioni, mi auguro soprattutto che siano riconosciuti tre elementi complementari: il diritto delle Chiese e delle comunità religiose di organizzarsi liberamente, in conformità ai propri statuti e alle proprie convinzioni; il rispetto dell'identità specifica delle Confessioni religiose e la previsione di un dialogo strutturato fra l'Unione Europea e le Confessioni medesime; il rispetto dello statuto giuridico di cui le Chiese e le istituzioni religiose già godono in virtù delle legislazioni degli Stati membri dell'Unione. 181


115 Le Istituzioni europee hanno per scopo dichiarato la tutela dei diritti della persona umana. In questo compito esse contribuiscono a costruire l'Europa dei valori e del diritto. I Padri sinodali hanno interpellato i responsabili europei, dicendo: « Alzate la voce quando sono violati i diritti umani dei singoli, delle minoranze e dei popoli, a cominciare dal diritto alla libertà religiosa; riservate la più grande attenzione a tutto ciò che riguarda la vita umana dal suo concepimento fino alla morte naturale e la famiglia fondata sul matrimonio: sono queste le basi sulle quali poggia la comune casa europea; [...] affrontate, secondo giustizia ed equità e con senso di grande solidarietà, il crescente fenomeno delle migrazioni, rendendole nuova risorsa per il futuro europeo; fate ogni sforzo perché ai giovani venga garantito un futuro veramente umano con il lavoro, la cultura, l'educazione ai valori morali e spirituali ». 182

La Chiesa per la nuova Europa


116 L'Europa ha bisogno di una dimensione religiosa. Per essere “nuova”, analogamente a ciò che viene detto per la “città nuova” dell'Apocalisse (cfr 21, 2), essa deve lasciarsi raggiungere dall'azione di Dio. La speranza di costruire un mondo più giusto e più degno dell'uomo, infatti, non può prescindere dalla consapevolezza che a nulla varrebbero gli sforzi umani, se non fossero accompagnati dal sostegno divino, perché « se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori » (Sal 127[126], 1). Perché l'Europa possa essere edificata su solide basi, è necessario far leva sui valori autentici, che hanno il loro fondamento nella legge morale universale, inscritta nel cuore di ogni uomo. « Non solo i cristiani possono unirsi a tutti gli uomini di buona volontà per lavorare alla costruzione di questo grande progetto, ma sono anche invitati a esserne in qualche modo l'anima, mostrando il vero senso dell'organizzazione della città terrena ». 183

Una e universale, pur presente nella molteplicità delle Chiese particolari, la Chiesa cattolica può offrire un contributo unico all'edificazione di un'Europa aperta al mondo. Dalla Chiesa cattolica, infatti, viene un modello di unità essenziale nella diversità delle espressioni culturali, la consapevolezza dell'appartenenza a una comunità universale che si radica ma non si estingue nelle comunità locali, il senso di quello che unisce aldilà di quello che distingue. 184


117 Nelle relazioni con i pubblici poteri, la Chiesa non domanda un ritorno a forme di Stato confessionale. Allo stesso tempo, essa deplora ogni tipo di laicismo ideologico o di separazione ostile tra le istituzioni civili e le confessioni religiose.

Per parte sua, nella logica della sana collaborazione tra comunità ecclesiale e società politica, la Chiesa cattolica è convinta di poter dare un singolare contributo alla prospettiva dell'unificazione offrendo alle istituzioni europee, in continuità con la sua tradizione e in coerenza con le indicazioni della sua dottrina sociale, l'apporto di comunità credenti che cercano di realizzare l'impegno di umanizzazione della società a partire dal Vangelo vissuto nel segno della speranza. In quest'ottica, è necessaria una presenza di cristiani, adeguatamente formati e competenti, nelle varie istanze e Istituzioni europee, per concorrere, nel rispetto dei corretti dinamismi democratici e attraverso il confronto delle proposte, a delineare una convivenza europea sempre più rispettosa di ogni uomo e di ogni donna e, perciò, conforme al bene comune.


118 L'Europa che va costruendosi come “unione” spinge anche i cristiani verso l'unità per essere veri testimoni di speranza. Va continuato e sviluppato, in tale quadro, quello scambio dei doni, che in questo ultimo decennio ha avuto significative espressioni. Realizzato tra comunità con storie e tradizioni diverse, porta a stringere vincoli più durevoli tra le Chiese nei diversi Paesi e a un loro reciproco arricchimento, attraverso incontri, confronti e aiuti vicendevoli. In particolare va valorizzato il contributo della tradizione culturale e spirituale offerto dalle Chiese Cattoliche Orientali. 185

Un ruolo importante per la crescita di questa unità può essere svolto dagli organismi continentali di comunione ecclesiale, che attendono di essere ulteriormente promossi. 186 Tra questi, un posto significativo va assegnato al Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee chiamato, a livello di tutto il continente, a « provvedere alla promozione di una sempre più intensa comunione fra le diocesi e fra le Conferenze Episcopali Nazionali, all'incremento della collaborazione ecumenica tra i cristiani e al superamento degli ostacoli che minacciano il futuro della pace e del progresso dei popoli, al rafforzamento della collegialità affettiva ed effettiva e della “communio” gerarchica ». 187 Con esso, va pure riconosciuto il servizio della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea che, seguendo il processo di consolidamento e di allargamento dell'Unione Europea, favorisce l'informazione mutua e coordina le iniziative pastorali delle Chiese europee coinvolte.


119 Il rafforzamento dell'unione in seno al Continente europeo stimola i cristiani a cooperare nel processo di integrazione e di riconciliazione attraverso un dialogo teologico, spirituale, etico e sociale. 188 Infatti « nell'Europa in cammino verso l'unità politica possiamo forse ammettere che sia proprio la Chiesa di Cristo un fattore di disunione e di discordia? Non sarebbe questo uno degli scandali più grandi del nostro tempo? ». 189

Dal Vangelo un nuovo slancio per l'Europa


120 L'Europa ha bisogno di un salto qualitativo nella presa di coscienza della sua eredità spirituale. Tale spinta non le può venire che da un rinnovato ascolto del Vangelo di Cristo. Tocca a tutti i cristiani impegnarsi per soddisfare questa fame e sete di vita.

Per questo, « la Chiesa sente il dovere di rinnovare con vigore il messaggio di speranza affidatole da Dio » e ripete all'Europa: « “Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un Salvatore potente!” (Sof 3, 17). Il suo invito alla speranza non si fonda su un'ideologia utopistica; è al contrario l'intramontabile messaggio della salvezza proclamato da Cristo (cfr
Mc 1,15). Con l'autorità che le viene dal suo Signore, la Chiesa ripete all'Europa di oggi: Europa del terzo millennio “non lasciarti cadere le braccia!” (Sof 3, 16); non cedere allo scoraggiamento, non rassegnarti a modi di pensare e di vivere che non hanno futuro, perché non poggiano sulla salda certezza della Parola di Dio! ». 190

Riprendendo questo invito alla speranza, ancora oggi ripeto a te, Europa che sei all'inizio del terzo millennio: « Ritorna te stessa. Sii te stessa. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici ». 191 Nel corso dei secoli, hai ricevuto il tesoro della fede cristiana. Esso fonda la tua vita sociale sui principi tratti dal Vangelo e se ne scorgono le tracce dentro le arti, la letteratura, il pensiero e la cultura delle tue nazioni. Ma questa eredità non appartiene soltanto al passato; essa è un progetto per l'avvenire da trasmettere alle generazioni future, poiché è la matrice della vita delle persone e dei popoli che hanno forgiato insieme il Continente europeo.


121 Non temere! Il Vangelo non è contro di te, ma è a tuo favore. Lo conferma la constatazione che l'ispirazione cristiana può trasformare l'aggregazione politica, culturale ed economica in una convivenza nella quale tutti gli europei si sentano a casa propria e formino una famiglia di Nazioni, cui altre regioni del mondo possono fruttuosamente ispirarsi.

Abbi fiducia! Nel Vangelo, che è Gesù, troverai la speranza solida e duratura a cui aspiri. È una speranza fondata sulla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Questa vittoria Egli ha voluto che sia tua per la tua salvezza e la tua gioia.

Sii certa! Il Vangelo della speranza non delude! Nelle vicissitudini della tua storia di ieri e di oggi, è luce che illumina e orienta il tuo cammino; è forza che ti sostiene nelle prove; è profezia di un mondo nuovo; è indicazione di un nuovo inizio; è invito a tutti, credenti e non, a tracciare vie sempre nuove che sboccano nell'« Europa dello spirito », per farne una vera « casa comune » dove c'è gioia di vivere.



CONCLUSIONE


Affidamento a Maria

« Nel cielo apparve poi un segno grandioso:

una donna vestita di sole » (Ap 12,1)


La donna, il drago e il bambino


122 La vicenda storica della Chiesa è accompagnata da “segni” che sono sotto gli occhi di tutti, ma che chiedono di essere interpretati. Tra questi l'Apocalisse pone il “segno grandioso” apparso nel cielo, che parla di lotta tra la donna e il drago.

La donna vestita di sole che, soffrendo, sta per partorire (cfr
Ap 12,1-2) può essere vista come l'Israele dei profeti che genera il Messia « destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro » (Ap 12,5 cfr Sal Ap 2,9). Ma è anche la Chiesa, popolo della nuova Alleanza, in balia della persecuzione e tuttavia protetta da Dio. Il drago è « il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra » (Ap 12,9). La lotta è impari: sembra avvantaggiato il dragone, tanta è la sua tracotanza di fronte alla donna inerme e sofferente. In realtà ad essere vincitore è il figlio partorito dalla donna. In questa lotta c'è una certezza: il grande drago è già stato sconfitto, « fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli » (Ap 12,9). Lo hanno vinto il Cristo, Dio fatto uomo, con la sua morte e risurrezione, e i martiri « per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio » (Ap 12,11). E anche quando il drago continuerà nella sua opposizione, non c'è da temere, perché la sua sconfitta è già avvenuta.


123 Questa è la certezza che anima la Chiesa nel suo cammino, mentre nella donna e nel drago rilegge la sua storia di sempre. La donna che partorisce il figlio maschio ci ricorda anche la vergine Maria, soprattutto nel momento in cui, trafitta dalla sofferenza ai piedi della Croce, genera nuovamente il Figlio, come vincitore del principe di questo mondo. Ella viene affidata a Giovanni che, a sua volta, viene affidato a lei (cfr GV 19,26-27), diventando così Madre della Chiesa. Grazie al legame che unisce Maria alla Chiesa e la Chiesa a Maria, si chiarisce meglio il mistero della donna: « Maria, infatti, presente nella Chiesa come madre del Redentore, partecipa maternamente a quella “dura lotta contro le potenze delle tenebre”, che si svolge durante tutta la storia umana. E per questa sua identificazione ecclesiale con la “donna vestita di sole” (Ap 12,1), si può dire che “la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione, per la quale è senza macchia e senza ruga” ». 192


124 La Chiesa tutta, quindi, guarda a Maria. Grazie ai moltissimi santuari mariani disseminati in tutte le nazioni del Continente, la devozione a Maria è molto viva e diffusa tra i popoli europei.

Chiesa in Europa, continua, quindi, a contemplare Maria e riconosci che ella è « maternamente presente e partecipe nei molteplici e complessi problemi che accompagnano oggi la vita dei singoli, delle famiglie e delle nazioni » ed è « soccorritrice del popolo cristiano nell'incessante lotta tra il bene e il male, perché “non cada” o, caduto, “risorga” ».
193

Preghiera a Maria, Madre della speranza


125 In questa contemplazione, animata da genuino amore, Maria ci appare come figura della Chiesa che, nutrita dalla speranza, riconosce l'azione salvifica e misericordiosa di Dio, alla cui luce legge il proprio cammino e tutta la storia. Ella ci aiuta a interpretare anche oggi le nostre vicende in riferimento al suo Figlio Gesù. Creatura nuova plasmata dallo Spirito Santo, Maria fa crescere in noi la virtù della speranza.

A Lei, Madre della speranza e della consolazione, rivolgiamo con fiducia la nostra preghiera: affidiamole il futuro della Chiesa in Europa e di tutti le donne e gli uomini di questo Continente:

Maria, Madre della speranza,
cammina con noi!
Insegnaci a proclamare il Dio vivente;
aiutaci a testimoniare Gesù, l'unico Salvatore;
rendici servizievoli verso il prossimo,
accoglienti verso i bisognosi,
operatori di giustizia,
costruttori appassionati
di un mondo più giusto;
intercedi per noi che operiamo nella storia
certi che il disegno del Padre si compirà.

Aurora di un mondo nuovo,
mostrati Madre della speranza e veglia su di noi!
Veglia sulla Chiesa in Europa:
sia essa trasparente al Vangelo;
sia autentico luogo di comunione;
viva la sua missione
di annunciare, celebrare e servire
il Vangelo della speranza
per la pace e la gioia di tutti.

Regina della pace
Proteggi l'umanità del terzo millennio!
Veglia su tutti i cristiani:
proseguano fiduciosi sulla via dell'unità,
quale fermento
per la concordia del Continente.
Veglia sui giovani,
speranza del futuro,
rispondano generosamente
alla chiamata di Gesù.
Veglia sui responsabili delle nazioni:
si impegnino a costruire una casa comune,
nella quale siano rispettati
la dignità e i diritti di ciascuno.

Maria, donaci Gesù!
Fa' che lo seguiamo e lo amiamo!
Lui è la speranza della Chiesa,
dell'Europa e dell'umanità.
Lui vive con noi, in mezzo a noi,
nella sua Chiesa.
Con Te diciamo
« Vieni, Signore Gesù » (
Ap 22,20):
Che la speranza della gloria
infusa da Lui nei nostri cuori
porti frutti di giustizia e di pace!

Dato a Roma, presso San Pietro, il 28 giugno, vigilia della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo dell'anno 2003, venticinquesimo di Pontificato.

GIOVANNI PAOLO II






1 Cfr Sinodo dei Vescovi – Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Messaggio finale, n. 1: L'Osservatore Romano, 23 ottobre 1999, p. 5.


2 Cfr Sinodo dei Vescovi – Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Instrumentum laboris, nn. 90-91: L'Osservatore Romano, 6 agosto 1999 - Suppl., pp. 17-18.


3 Giovanni Paolo II, Bolla Incarnationis mysterium (29 novembre 1998), 3-4: AAS 91 (1999), 132.133.


4 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Tertio millennio adveniente TMA 38, AAS 87 (1995), 30.


5 Cfr Discorso all'Angelus (23 giugno 1996), 2: Insegnamenti XIX/1 (1996), 1599-1600.


6 Sinodo dei Vescovi – Prima Assemblea Speciale per l'Europa, Dichiarazione finale (13 dicembre 1991), 2: Ench. Vat. 13, n. 619.


7 TMA 3, l.c., n. 621.


8 Cfr Sinodo dei Vescovi – Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Instrumentum laboris, n. 3: L'Osservatore Romano, 6 agosto 1999 - Suppl., p. 3.


9 Cfr Giovanni Paolo II, Omelia durante la concelebrazione per la conclusione della Seconda Assemblea Speciale del Sinodo per l'Europa (23 ottobre 1999), 1: AAS 92 (2000), 177.


10 Cfr Sinodo dei Vescovi – Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Messaggio finale, n. 2.: L'Osservatore Romano, 23 ottobre 1999, p. 5


11 Cfr Giovanni Paolo II, Omelia durante la concelebrazione per la conclusione della Seconda Assemblea Speciale del Sinodo per l'Europa (23 ottobre 1999), 4: AAS 92 (2000), 179.


12 Ibid.


13 Cfr Propositio 1.


14 Sinodo dei Vescovi - Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Instrumentum laboris, n. 2: L'Osservatore Romano, 6 agosto 1999 - Suppl. pp. 2-3.


15 Cfr TMA 12-13 TMA 16-19, l.c., pp. 4-6; Idem, Relatio ante disceptationem, I: L'Osservatore Romano, 3 ottobre 1999, pp. 6-7; Idem, Relatio post disceptationem, II, A: L'Osservatore Romano, 11- 12 ottobre 1999, p. 10.


16 Sinodo dei Vescovi - Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Relatio ante disceptationem, I, 1.2: L'Osservatore Romano, 3 ottobre 1999, p. 6.


17 Cfr Propositio 5a.


18 Sinodo dei Vescovi - Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Messaggio finale, n. 1: L'Osservatore Romano, 23 ottobre 1999, p. 5.


19 Cfr Propositio 5a; Pontificio Consiglio della Cultura e Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Gesù Cristo portatore dell'acqua viva. Una riflessione cristiana sul New Age, Città del Vaticano, 2003.


20 Cfr Propositio 5a.


21 Sinodo dei Vescovi - Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Messaggio finale, n. 6: L'Osservatore Romano, 23 ottobre 1999, p. 5.


22 Giovanni Paolo II, Discorso all'Angelus (25 agosto 1996), 2: Insegnamenti XIX/2 (1996), 237; cfr Propositio 9.


23 Sinodo dei Vescovi - Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Instrumentum laboris, n. 88: L'Osservatore Romano, 6 agosto 1999 - Suppl., p. 17.


24 Giovanni Paolo II, Omelia durante la concelebrazione per la conclusione della Seconda Assemblea Speciale del Sinodo per l'Europa (23 ottobre 1999), 4: AAS 92 (2000), 179.


25 Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Christifideles laici CL 26, AAS 81 (1989), 439.


26 Cfr Propositio 21.


27 Ibid.


28 Propositio 9.


29 Ibid.


30 Cfr Propositio 4,1.


31 Giovanni Paolo II, Omelia durante la concelebrazione per la conclusione della Seconda Assemblea Speciale del Sinodo per l'Europa (23 ottobre 1999), 2: AAS 92 (2000), 178.


32 Sinodo dei Vescovi - Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Messaggio finale, n. 2: L'Osservatore Romano, 23 ottobre 1999, p. 5.


33 Cfr Propositio 4, 2.


34 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus CA 47, AAS 83 (1991), 852.


35 Cfr Propositio 4, 1.


36 Cfr Sinodo dei Vescovi - Seconda Assemblea Speciale per l'Europa, Instrumentum laboris, n. 30: L'Osservatore Romano, 6 agosto 1999 - Suppl., p. 8.


37 Cfr Omelia durante la concelebrazione per la conclusione della Seconda Assemblea Speciale del Sinodo per l'Europa (23 ottobre 1999), 3: AAS 92 (2000), 178; Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Dominus Iesus (6 agosto 2000), 13: AAS 92 (2000), 754.


38 Cfr Propositio 5.


39 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dominum et vivificantem DEV 7, AAS 78 (1986), 816; Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Dominus Iesus (6 agosto 2000), 16: AAS 92 (2000), 756-757.


40 Paolo VI, Lett. enc. Mysterium fidei (3 settembre 1965): AAS 57 (1965) 762-763. Cfr S. Congregazione per i Riti, Istr. Eucharisticum mysterium (25 maggio 1967), 9: AAS 59 (1967), 547; Catechismo della Chiesa Cattolica, 1374.



Ecclesia in europa 105