Ecclesia in Africa IT



Esortazione Apostolica "Ecclesia in Africa" - Città del Vaticano

Titolo: Circa la Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso l'Anno 2000

Esortazione Apostolica post-sinodale "Ecclesia in Africa" del Santo Padre Giovanni Paolo II Ai Vescovi ai Presbiteri e ai Diaconi ai Religiosi e alle Religiose e a tutti i fedeli laici circa la Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso l'Anno 2000 INTRODUZIONE

1 La Chiesa che è in Africa ha celebrato con gioia e speranza, durante quattro settimane, la sua fede in Cristo risorto, nel corso di una Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi. Vivo ne resta ancora il ricordo nella memoria dell'intera comunità ecclesiale.

Fedeli alla tradizione dei primi secoli del cristianesimo in Africa, i Pastori di questo continente, in comunione con il Successore dell'apostolo Pietro ed i membri del Collegio episcopale venuti da altre regioni del mondo, hanno tenuto un Sinodo che s'è posto come evento di speranza e di risurrezione, nel momento stesso in cui le vicende umane sembravano piuttosto spingere l'Africa allo scoraggiamento e alla disperazione.

I Padri sinodali, assistiti da qualificati rappresentanti del clero, dei religiosi e del laicato, hanno sottoposto ad un esame approfondito e realistico le luci e le ombre, le sfide e le prospettive dell'evangelizzazione in Africa, all'approssimarsi del terzo millennio della fede cristiana.

I membri dell'Assemblea sinodale mi hanno domandato di portare a conoscenza di tutta la Chiesa i frutti delle loro riflessioni e delle loro preghiere, delle loro discussioni e dei loro scambi (cfr. Propositio 1]. Con letizia e con riconoscenza verso il Signore ho accolto tale richiesta, ed oggi, nel momento stesso in cui, in comunione con i Pastori e i fedeli della Chiesa cattolica in Africa, apro la fase celebrativa dell'Assemblea speciale per l'Africa, rendo noto il testo di questa Esortazione apostolica postsinodale, frutto di un lavoro collegiale intenso e prolungato.

Ma prima di addentrarmi nell'esposizione di quanto è maturato nel corso del Sinodo, ritengo opportuno ripercorrere, seppur velocemente, le varie fasi di un evento di così decisiva importanza per la Chiesa in Africa.

Il Concilio

2 Il Concilio Ecumenico Vaticano II può certamente considerarsi, dal punto di vista della storia della salvezza, come la pietra angolare di questo secolo, prossimo ormai a sfociare nel terzo millennio. Nel contesto di quel grande avvenimento, la Chiesa di Dio che è in Africa poté vivere, per parte sua, autentici momenti di grazia. In effetti, l'idea di un incontro, sotto una forma o l'altra, di Vescovi dell'Africa per discutere circa l'evangelizzazione del continente, risale al periodo del Concilio. Quello storico evento fu veramente il crogiuolo della collegialità e un'espressione peculiare della comunione affettiva ed effettiva dell'episcopato mondiale. I Vescovi, in tale occasione, cercarono di individuare gli strumenti adatti per meglio condividere e rendere efficace la loro sollecitudine nei confronti di tutte le Chiese (cfr. 2Co 11,28) ed iniziarono a proporre, a tale scopo, le opportune strutture a livello nazionale, regionale e continentale.

Il Simposio delle Conferenze episcopali d'Africa e Madagascar

3 E in tale clima che i Vescovi dell'Africa e del Madagascar, presenti al Concilio, decisero d'istituire un proprio Segretariato Generale col compito di coordinare i loro interventi, così da presentare in aula, per quanto possibile, un punto di vista comune. Questa iniziale cooperazione tra i Vescovi dell'Africa si istituzionalizzo poi con la creazione a Kampala del Simposio delle Conferenze Episcopali d'Africa e Madagascar (S.C.E.A.M.). Ciò avvenne in occasione della visita del Papa Paolo VI in Uganda nel luglio-agosto del 1969, prima visita in Africa di un Pontefice dei tempi moderni.

La convocazione dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi

4 Le Assemblee generali del Sinodo dei Vescovi, che si susseguirono periodicamente dal 1967 in poi, offrirono alla Chiesa che è in Africa preziose opportunità di far sentire la propria voce nell'ambito universale della Chiesa.

Così, nella seconda Assemblea generale ordinaria (1971), i Padri sinodali dell'Africa colsero con gioia l'occasione che loro si presentava per invocare una maggiore giustizia nel mondo. La terza Assemblea generale ordinaria sull'evangelizzazione nel mondo contemporaneo (1974) permise di prendere in esame particolarmente i problemi dell'evangelizzazione in Africa. Fu in tale circostanza che i Vescovi del continente, presenti al Sinodo, pubblicarono un importante messaggio dal titolo "Promozione dell'evangelizzazione nella corresponsabilità" (Dichiarazione dei Vescovi dell'Africa e del Madagascar presenti alla III Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (20 ottobre 1974): La Documentation catholique 71 (1974), 995-996]. Poco dopo, durante l'Anno Santo del 1975, lo S.C.E.A.M. convoco la propria Assemblea plenaria a Roma, per approfondire il tema dell'evangelizzazione.

5 In seguito, dal 1977 al 1983, vari Vescovi, sacerdoti, persone consacrate, teologi e laici espressero il desiderio di un Concilio oppure di un Sinodo africano, avente lo scopo di fare il punto sull'evangelizzazione in Africa in ordine alle grandi scelte da compiere per il futuro del continente. Accolsi con favore ed incoraggiai l'idea di una "concertazione nell'una o nell'altra forma" dell'intero episcopato africano, "per esaminare i problemi religiosi comuni a tutto il continente" (Discorso ad alcuni Vescovi dello Zaire in visita ad limina Apostolorum (21 aprile 1983), 9: AAS 75 (1983), 634-635]. Di conseguenza lo S.C.E.A.M. si preoccupo di cercare vie e mezzi per condurre a buon fine il progetto di un simile incontro continentale. Fu organizzata una consultazione delle Conferenze episcopali e di ciascun Vescovo dell'Africa e del Madagascar, in seguito alla quale potei convocare un'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Il 6 Gennaio 1989, nel contesto della solennità dell'Epifania - ricorrenza liturgica nel corso della quale la Chiesa prende rinnovata coscienza dell'universalità della sua missione e del conseguente compito di portare la luce di Cristo a tutti i popoli -, annunciai di aver preso questa "iniziativa di grande importanza per la diffusione del Vangelo". E precisai di averlo fatto accogliendo l'istanza molte volte e da diverso tempo espressa dai Vescovi dell'Africa, da sacerdoti, teologi ed esponenti del laicato, "perché sia promossa un'organica solidarietà pastorale nell'intero territorio africano ed isole attigue" (Angelus (6 gennaio 1989), 2: Insegnamenti XII, 1 (1989), 40].

Un evento di grazia

6 L'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi è stata un momento storico di grazia: il Signore ha visitato il suo popolo che è in Africa. In effetti, questo continente vive oggi ciò che può definirsi un segno dei tempi, un momento propizio, un giorno di salvezza per l'Africa. Sembra giunta un'"ora dell'Africa", un'ora favorevole che invita con insistenza i messaggeri di Cristo a prendere il largo e a gettare le reti per la pesca (cfr. Lc 5,4). Come agli inizi del cristianesimo l'alto funzionario di Candace, regina d'Etiopia, felice di avere ricevuto la fede mediante il Battesimo, prosegui il suo cammino divenendo testimone di Cristo (cfr. Ac 8,27-39), così oggi la Chiesa in Africa, piena di gioia e di riconoscenza per la fede ricevuta, deve proseguire la sua missione evangelizzatrice, per attrarre i popoli del continente al Signore, insegnando loro ad osservare quanto Egli ha comandato (cfr. Mt 28,20).

A partire dalla solenne liturgia eucaristica inaugurale che, il 10 Aprile 1994, ho celebrato nella Basilica Vaticana insieme con trentacinque Cardinali, un Patriarca, trentanove Arcivescovi, centoquarantasei Vescovi e dogm. sulla Chiesa LG 6], popolo dei credenti, si è raccolta attorno alla tomba di Pietro. Era presente l'Africa con la varietà dei suoi riti, insieme all'intero popolo di Dio: essa danzava la sua gioia, esprimendo la sua fede nella vita al suono dei tam-tam e di altri strumenti musicali africani. In tale occasione, l'Africa ha sentito di essere, secondo l'espressione di Paolo VI, "nuova patria di Cristo" (Omelia per la canonizzazione dei beati Carlo Lwanga, Mattia Mulumba Kalemba e 20 compagni martiri ugandesi (18 ottobre 1964): AAS 56 (1964), 907-908], terra amata dall'eterno Padre (cfr. Giovanni Paolo II, Omelia alla Liturgia di chiusura dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi (8 maggio 1994), 7: L'Osservatore Romano, 9-10 maggio 1994, p. 4]. Ecco perché io stesso ho salutato quel momento di grazia con le parole del Salmista: "Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso" (Ps 118(117],24).

Destinatari dell'Esortazione

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Con questa Esortazione apostolica post- sinodale, in comunione con l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, desidero rivolgermi in primo luogo ai Pastori ed ai fedeli cattolici, e poi ai fratelli delle altre Confessioni cristiane, a quanti professano le grandi religioni monoteiste, in particolare i seguaci della religione tradizionale africana, ed a tutti gli uomini di buona volontà che, in un modo o nell'altro, hanno a cuore lo sviluppo spirituale e materiale dell'Africa o tengono nelle loro mani le sorti di questo grande continente.

Innanzitutto il mio pensiero si rivolge naturalmente agli Africani stessi e a tutti coloro che abitano il continente; penso, in particolare, ai figli e alle figlie della Chiesa cattolica: Vescovi, sacerdoti, diaconi, seminaristi, membri degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, catechisti e tutti coloro che fanno del servizio ai loro fratelli l'ideale della loro esistenza. Desidero confermarli nella fede (cfr.
Lc 22,32) ed esortarli a perseverare nella speranza che dona il Cristo risorto, vincendo ogni tentazione di scoraggiamento.

Piano dell'Esortazione

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L'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ha esaminato in profondità il tema che le era stato proposto: "La Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso l'anno 2000: "Mi sarete testimoni" (
Ac 1,8)".

Questa Esortazione si sforzerà perciò di seguire da vicino questo stesso itinerario. Prenderà l'avvio dal momento storico, vero kairos, in cui s'è tenuto il Sinodo, esaminandone gli obiettivi, la preparazione, lo svolgimento. Si soffermerà sull'attuale situazione della Chiesa in Africa, ricordando le varie fasi dell'impegno missionario. Affronterà, poi, i vari aspetti della missione evangelizzatrice con cui la Chiesa deve misurarsi nel momento presente: l'evangelizzazione, l'inculturazione, il dialogo, la giustizia e la pace, i mezzi di comunicazione sociale. L'accenno alle urgenze e alle sfide, che interpellano la Chiesa in Africa nell'immediata vigilia dell'anno 2000, consentirà di tratteggiare i compiti del testimone di Cristo in Africa, in ordine ad un più efficace apporto all'edificazione del Regno di Dio. Sarà così possibile delineare, alla fine, gli impegni della Chiesa in Africa come Chiesa missionaria: una Chiesa di missione che diventa essa stessa missionaria: "Mi sarete testimoni (...] fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8).


CAPITOLO I UNO STORICO MOMENTO ECCLESIALE

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"Questa Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi è un avvenimento provvidenziale, per il quale dobbiamo rendere grazie al Padre onnipotente e misericordioso mediante il Figlio nello Spirito, e glorificarlo" (Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per l'Africa, Relatio ante disceptationem (11 aprile 1994), 1: L'Osservatore Romano, 13 aprile 1994, p. 4]. E con queste parole che i Padri, nel corso della prima Congregazione generale, hanno solennemente aperto la discussione relativa al tema del Sinodo. In una precedente occasione, io stesso avevo già espresso una simile convinzione riconoscendo che "l'Assemblea speciale è un avvenimento ecclesiale di fondamentale importanza per l'Africa, un kairos, un momento di grazia, in cui Dio manifesta la sua salvezza. Tutta la Chiesa è invitata a vivere pienamente questo tempo di grazia, ad accogliere e a diffondere la Buona Novella. Lo sforzo di preparazione al Sinodo recherà beneficio non solo alla celebrazione sinodale stessa, ma si volgerà sin da ora a favore delle Chiese locali pellegrine in Africa, la cui fede e la cui testimonianza si rafforzano, rendendole sempre più mature" (Discorso alla terza riunione del Consiglio della Segreteria Generale per l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, (Luanda, 9 giugno 1992), 5: AAS 85 (1993), 523].

Professione di fede

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Questo momento di grazia si concreto innanzitutto in una solenne professione di fede. Raccolti intorno alla Tomba di Pietro per l'inaugurazione dell'Assemblea speciale, i Padri del Sinodo proclamarono la loro fede, la fede di Pietro che, rispondendo alla domanda di Cristo: "Forse anche voi volete andarvene?", rispose: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (
Jn 6,67-69). I Vescovi dell'Africa, nei quali la Chiesa cattolica trovava in quei giorni una sua particolare espressione presso la Tomba dell'Apostolo, ribadirono di credere fermamente che l'onnipotenza e la misericordia dell'unico Dio si sono manifestate soprattutto nell'Incarnazione redentrice del Figlio di Dio, Figlio che è consostanziale al Padre nell'unità dello Spirito Santo e che, in questa unità trinitaria, riceve in pienezza gloria e onore. Questa - affermarono i Padri - è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa, questa è la fede di tutte le Chiese locali che, disseminate sul continente africano, sono in cammino verso la casa di Dio.

Questa fede in Gesù Cristo fu manifestata in modo costante, con forza e unanimità, negli interventi dei Padri del Sinodo lungo l'intero svolgimento dell'Assemblea speciale. Forti di questa fede i Vescovi dell'Africa affidarono il loro continente a Cristo Signore, convinti che lui solo, col suo Vangelo e con la sua Chiesa, può salvare l'Africa dalle attuali difficoltà e guarirla dai suoi numerosi mali (cfr. Relatio post disceptationem (22 aprile 1994), 2: L'Osservatore Romano, 24 aprile 1994, p. 8].

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Al tempo stesso, in occasione dell'apertura solenne dell'Assemblea speciale, i Vescovi dell'Africa proclamarono pubblicamente la loro fede nell'"unica Chiesa di Cristo, che nel simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica" (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa
LG 8]. Questi attributi indicano tratti essenziali della Chiesa e della sua missione. Essa "non se li conferisce da se stessa; è Cristo che, per mezzo dello Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una, santa, cattolica e apostolica, ed è ancora lui che la chiama a realizzare ciascuna di queste caratteristiche" (CEC 811].

Tutti coloro che hanno avuto il privilegio di assistere alla celebrazione dell'Assemblea speciale per l'Africa si sono rallegrati nel vedere che i cattolici africani vanno assumendo sempre più responsabilità nelle loro Chiese locali e si sforzano di meglio comprendere quel che significa essere cattolici ed insieme africani. La celebrazione dell'Assemblea speciale ha manifestato al mondo intero che le Chiese locali dell'Africa hanno un posto legittimo nella comunione della Chiesa, che esse hanno il diritto di conservare e sviluppare "proprie tradizioni, rimanendo integro il primato della Cattedra di Pietro, la quale presiede alla comunione universale della carità, tutela le varietà legittime, e insieme veglia affinché ciò che è particolare, non solo non nuoccia all'unità, ma piuttosto la serva" (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa LG 13].

Sinodo di risurrezione, Sinodo di speranza


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Per un singolare disegno della Provvidenza, la solenne inaugurazione dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ebbe luogo la seconda domenica di Pasqua, a conclusione cioè dell'ottava di Pasqua. I Padri sinodali, riuniti quel giorno nella Basilica Vaticana, erano ben consapevoli del fatto che la gioia della loro Chiesa scaturiva dal medesimo evento che aveva colmato di letizia i cuori degli Apostoli nel giorno di Pasqua: la risurrezione del Signore Gesù (cfr.
Lc 24,40-41). Essi erano profondamente coscienti della presenza in mezzo a loro del Signore risorto, che diceva loro come agli Apostoli: "Pace a voi!" (Jn 20,21 Jn 20,26). Essi erano consapevoli della sua promessa di restare con la sua Chiesa per sempre (cfr. Mt 28,20) e, quindi, anche durante l'intero svolgimento dell'Assemblea sinodale. Il clima pasquale in cui l'Assemblea speciale inizio il suo lavoro, con i suoi componenti uniti nel celebrare la loro fede in Cristo risorto, richiamava spontaneamente al mio spirito le parole rivolte da Gesù all'apostolo Tommaso: "Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!" (Jn 20,29).

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E stato, in effetti, il Sinodo della risurrezione e della speranza, come hanno dichiarato con gioia ed entusiasmo i Padri sinodali nelle prime frasi del loro Messaggio indirizzato al popolo di Dio. Sono parole che volentieri faccio mie: "Come Maria Maddalena la mattina della Risurrezione, come i discepoli di Emmaus dal cuore ardente e dall'intelligenza illuminata, l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi proclama: Cristo nostra speranza è risuscitato. Ci ha raggiunti, ha camminato con noi. Ha commentato per noi le Scritture ed ecco quello che ci ha detto: "Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi" (
Ap 1,17-18) (...]. E come san Giovanni a Patmos, in tempi particolarmente difficili, ha ricevuto profezie di speranza per il popolo di Dio, anche noi annunciamo la speranza. In questo stesso momento in cui tanti odi fratricidi, provocati da interessi politici, lacerano i nostri popoli, nel momento in cui il peso del debito internazionale o della svalutazione li schiaccia, noi, Vescovi dell'Africa, assieme a tutti i partecipanti a questo santo Sinodo, uniti al Santo Padre e a tutti i nostri Fratelli nell'episcopato che ci hanno eletti, vogliamo pronunciare una parola di speranza e di conforto nei tuoi confronti, Famiglia di Dio che sei in Africa: nei tuoi confronti, Famiglia di Dio sparsa nel mondo: Cristo nostra speranza è vivo, noi vivremo!" (NN. 1-2: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 4].

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Esorto tutto il popolo di Dio in Africa ad accogliere con animo aperto il messaggio di speranza che gli è stato indirizzato dall'Assembla sinodale. Durante le loro discussioni, i Padri del Sinodo, pienamente consapevoli di esser portatori delle attese non soltanto dei cattolici africani, ma anche di tutti gli uomini e di tutte le donne di quel continente, hanno affrontato con chiarezza i molteplici mali che opprimono l'Africa di oggi. Essi hanno esplorato tutta la complessità e l'estensione di ciò che la Chiesa è chiamata a compiere per favorire l'auspicato cambiamento, ma l'hanno fatto con un atteggiamento libero da pessimismo o da disperazione. Nonostante il panorama prevalentemente negativo che oggi presentano numerose regioni dell'Africa e malgrado le tristi esperienze che non pochi paesi attraversano, la Chiesa ha il dovere di affermare con forza che è possibile superare queste difficoltà. Essa deve rinvigorire in tutti gli Africani la speranza in una vera liberazione. La sua fiducia è fondata, in ultima istanza, sulla consapevolezza della promessa divina, la quale ci assicura che la nostra storia non è chiusa in se stessa, ma è aperta al Regno di Dio. Ecco perché né la disperazione né il pessimismo possono essere giustificati quando si pensa al futuro sia dell'Africa che di ogni altra parte del mondo.

Collegialità affettiva ed effettiva


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Prima di inoltrarmi nella trattazione dei vari argomenti, vorrei rilevare come il Sinodo dei Vescovi costituisca uno strumento quanto mai propizio per favorire la comunione ecclesiale. Quando, verso la fine del Concilio Vaticano II, il Papa Paolo VI di v.m. istitui il Sinodo, indico chiaramente che una delle sue finalità essenziali sarebbe stata quella di esprimere e promuovere, sotto la guida del Successore di Pietro, la comunione reciproca dei Vescovi sparsi nel mondo (cfr. Motu proprio Apostolica sollicitudo (15 settembre 1965), II: AAS 57 (1965), 776-777]. Il principio soggiacente all'istituzione del Sinodo dei Vescovi è semplice: più è salda la comunione dei Vescovi tra loro, più risulta arricchita la comunione della Chiesa stessa nel suo insieme. La Chiesa in Africa è testimone della verità di queste parole, perché ha fatto l'esperienza dell'entusiasmo e dei concreti risultati che hanno accompagnato i preparativi dell'Assemblea del Sinodo dei Vescovi a lei dedicata.

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In occasione del mio primo incontro con il Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, radunato in vista dell'Assemblea speciale per l'Africa, indicai la ragione per la quale era parso opportuno convocare questa Assemblea: la promozione di "una solidarietà pastorale organica in tutto il territorio africano e nelle isole adiacenti" (Discorso al Consiglio della Segreteria Generale dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi (23 giugno 1989), 1: AAS 82 (1990), 73. cfr. Angelus (6 gennaio 1989), 2: Insegnamenti XII, I (1989), 40, durante il quale venne dato il primo annuncio ufficiale della convocazione dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi].

Con questa espressione intendevo abbracciare gli scopi e gli obiettivi principali verso i quali detta Assemblea avrebbe dovuto orientarsi. Per meglio chiarire le mie aspettative, aggiunsi che le riflessioni in preparazione dell'Assemblea avrebbero dovuto riguardare "tutti gli aspetti importanti della vita della Chiesa in Africa, comprendendo, in particolare, l'evangelizzazione, l'inculturazione, il dialogo, la cura pastorale in campo sociale e i mezzi di comunicazione sociale" (Ibid., 5, l.c., 75].

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Durante le mie visite pastorali in Africa, mi sono riferito di frequente all'Assemblea speciale per l'Africa ed ai principali obiettivi per i quali essa era stata convocata. Quando ho partecipato, per la prima volta sul suolo africano, ad una riunione del Consiglio del Sinodo, non ho mancato di sottolineare la mia convinzione che un'Assemblea sinodale non può ridursi ad una consultazione su argomenti pratici. La sua vera ragion d'essere sta nel fatto che la Chiesa non può crescere se non rafforzando la comunione tra i suoi membri, a cominciare dai suoi Pastori (cfr. Giovanni Paolo II, Discorso al Consiglio della Segreteria generale per l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi (Yamoussoukro, 10 settembre 1990), 3: AAS 83 (1991), 226].

Ogni Assemblea sinodale manifesta e sviluppa la solidarietà tra i capi delle Chiese particolari nel compimento della loro missione oltre i confini delle rispettive diocesi. Come ha insegnato il Concilio Vaticano II, "i Vescovi, sia come legittimi successori degli Apostoli sia come membri del collegio episcopale, sappiano essere sempre tra loro uniti e dimostrarsi solleciti di tutte le Chiese; pensando che per divina disposizione e comando del dovere apostolico ognuno di essi, insieme con gli altri Vescovi, è garante della Chiesa" (Decr. sull'ufficio pastorale dei Vescovi nella Chiesa
CD 6].

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Il tema che ho assegnato all'Assemblea speciale - "La Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso l'anno 2000: "Mi sarete testimoni" (
Ac 1,8)" - manifesta il mio desiderio che questa Chiesa viva il tempo fino al Grande Giubileo come un "nuovo Avvento", tempo di attesa e di preparazione. Considero infatti la preparazione all'anno 2000 come una delle chiavi di interpretazione del mio Pontificato (cfr. Lett. ap. Tertio millennio adveniente (10 novembre 1994), TMA 23: AAS 87 (1995), 19].

Le Assemblee sinodali che si sono succedute nell'arco di quasi trent'anni - le Assemblee Generali e quelle Speciali continentali, regionali o nazionali - si situano tutte in questa prospettiva di preparazione del Grande Giubileo. Il fatto che l'evangelizzazione sia il tema di tutte queste Assemblee sinodali sta ad indicare quanto viva sia oggi nella Chiesa la coscienza della missione salvifica ricevuta da Cristo. Tale presa di coscienza si manifesta con una particolare evidenza nelle Esortazioni apostoliche post-sinodali dedicate all'evangelizzazione, alla catechesi, alla famiglia, alla penitenza ed alla riconciliazione nella vita della Chiesa e dell'intera umanità, alla vocazione e alla missione dei laici, alla formazione dei presbiteri.

In piena comunione con la Chiesa universale

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Sin dall'inizio della preparazione dell'Assemblea speciale è stato mio vivo desiderio, pienamente condiviso dal Consiglio della Segreteria Generale, di far si che questo Sinodo fosse autenticamente africano, senza equivoci. Era al tempo stesso di fondamentale importanza che l'Assemblea speciale fosse celebrata in piena comunione con la Chiesa universale. In effetti, l'Assemblea ha sempre tenuto conto della Chiesa universale. Reciprocamente, quando venne il momento di pubblicare i Lineamenta, non mancai di invitare i miei Fratelli nell'episcopato e tutto il popolo di Dio sparso per il mondo a ricordare nella preghiera l'Assemblea speciale per l'Africa ed a sentirsi coinvolti nelle attività promosse in vista di tale evento.

Questa Assemblea, come ho spesso avuto modo di ribadire, riveste notevole importanza per la Chiesa universale, non solamente a motivo dell'interesse che la sua convocazione ha suscitato dappertutto, ma anche per la natura stessa della comunione ecclesiale che trascende ogni frontiera di tempo e di spazio. Di fatto, l'Assemblea speciale ha ispirato molte preghiere e buone opere, con le quali i singoli fedeli e le comunità della Chiesa negli altri continenti hanno accompagnato lo svolgimento del Sinodo. E come dubitare che, nel mistero della comunione ecclesiale, ad esso siano venute in sostegno anche le preghiere dei santi nel Cielo? Quando ho disposto che la prima fase dei lavori dell'Assemblea speciale si tenesse a Roma, l'ho deciso per sottolineare ancor più eloquentemente la comunione che lega la Chiesa che è in Africa con la Chiesa universale, si da evidenziare l'impegno di tutti i fedeli in favore dell'Africa.

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La solenne concelebrazione eucaristica di apertura del Sinodo, che ho presieduto nella Basilica di san Pietro, ha posto in rilievo l'universalità della Chiesa in modo meraviglioso e commovente. Questa universalità, "che non è Vescovi, Assemblea speciale per l'Africa, Messaggio del Sinodo (6 maggio 1994), 7: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 4], è stata vissuta da tutti i Vescovi.

Tutti avevano consapevolezza di essere stati consacrati in quanto membri del corpo episcopale che succede al Collegio degli Apostoli, non solo per una diocesi, ma per la salvezza del mondo intero (cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'attività missionaria della Chiesa
AGD 38].

Rendo grazie a Dio Onnipotente per l'occasione che ci ha donato di sperimentare, grazie all'Assemblea speciale, ciò che comporta un'autentica cattolicità. "In virtù di questa cattolicità, le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa" (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa LG 13].

Un messaggio pertinente e credibile

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Secondo i Padri sinodali, la questione principale che la Chiesa in Africa deve affrontare consiste nel descrivere con tutta la chiarezza possibile ciò che essa è e ciò che deve realizzare in pienezza, perché il suo messaggio sia pertinente e credibile (cfr. Relatio ante disceptationem (11 aprile 1994), 34: L'Osservatore Romano, 13 aprile 1994, p. 5]. Tutte le discussioni in Assemblea hanno fatto riferimento a tale esigenza veramente essenziale e fondamentale, che è un'autentica sfida per la Chiesa in Africa.

E senz'altro vero "che lo Spirito Santo è l'agente principale dell'evangelizzazione: è Lui che spinge ad annunciare il Vangelo e che nell'intimo delle coscienze fa accogliere e comprendere la parola della salvezza" (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), EN 75: AAS 68 (1976), 66]. Ma, riaffermata questa verità, l'Assemblea speciale ha voluto giustamente aggiungere che l'evangelizzazione è anche una missione che il Signore Gesù ha affidato alla sua Chiesa sotto la guida e la potenza dello Spirito. E necessaria la nostra cooperazione mediante la preghiera fervente, una grande riflessione, adeguati progetti e la mobilitazione delle risorse (cfr. Relatio ante disceptationem (11 aprile 1994), 34: L'Osservatore Romano, 13 aprile 1994, p. 5].

Il dibattito sinodale sul tema della pertinenza e della credibilità del messaggio della Chiesa in Africa non poteva non implicare una riflessione sulla credibilità stessa degli annunciatori di tale messaggio. I Padri hanno affrontato la questione in modo diretto, con profonda sincerità, aliena da ogni indulgenza.

Di questo s'era già occupato il Papa Paolo VI che, con parole memorabili, aveva ricordato: "Si ripete spesso, oggi, che il nostro secolo ha sete di autenticità.

Soprattutto a proposito dei giovani, si afferma che hanno orrore del fittizio, del falso, e ricercano sopra ogni cosa la verità e la trasparenza. Questi segni dei tempi dovrebbero trovarci all'erta. Tacitamente o con alte grida, ma sempre con forza, ci domandano: Credete veramente a quello che annunziate? Vivete quello che credete? Predicate veramente quello che vivete? La testimonianza della vita è divenuta più che mai una condizione essenziale per l'efficacia profonda della predicazione. Per questo motivo, eccoci responsabili, fino ad un certo punto, della riuscita del Vangelo che proclamiamo" (Esort. ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), EN 76: AAS 68 (1976), 67].

Ecco perché, in riferimento alla missione evangelizzatrice della Chiesa nel campo della giustizia e della pace, io stesso ho detto: "Oggi più che mai la Chiesa è cosciente che il suo messaggio sociale troverà credibilità nella testimonianza delle opere, prima che nella sua coerenza e logica interna" (Lett. enc. Centesimus annus (1 maggio 1991),
CA 57: AAS 83 (1991), 862].

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Come non richiamare qui che l'ottava Assemblea Plenaria dello S.C.E.A.M., tenutasi a Lagos, in Nigeria, nel 1987, aveva già preso in considerazione con notevole chiarezza la questione della credibilità e della pertinenza del messaggio della Chiesa in Africa? Quella stessa Assemblea aveva dichiarato che la credibilità della Chiesa in Africa dipendeva da Vescovi e sacerdoti capaci di dare, sulle orme di Cristo, la testimonianza di una vita esemplare; da religiosi realmente fedeli, autentici testimoni con il loro modo di vivere i consigli evangelici; da un laicato dinamico, con genitori profondamente credenti, educatori coscienti delle loro responsabilità, dirigenti politici animati da profondo senso morale (cfr. Messaggio dell'VIII Assemblea plenaria dello S.C.E.A.M. (19 luglio 1987): La Documentation catholique 84 (1987), 1024-1026].

Famiglia di Dio in cammino sinodale

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Rivolgendomi il 23 giugno 1989 ai Membri del Consiglio della Segreteria Generale, insistei molto sulla partecipazione dell'intero popolo di Dio, a tutti i livelli, specialmente in Africa, alla preparazione dell'Assemblea speciale. "Se è ben preparata, dissi, la sessione del Sinodo permetterà di coinvolgere tutti i settori della comunità cristiana: singoli, piccole comunità, parrocchie, diocesi ed istituzioni locali, nazionali ed internazionali" (Discorso al Consiglio della Segreteria Generale dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi (23 giugno 1989), 6: AAS 82 (1990), 76].

Tra l'inizio del mio Pontificato e l'inaugurazione dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, ho potuto effettuare dieci Visite pastorali in Africa e in Madagascar, raggiungendo trentasei nazioni. In occasione dei Viaggi apostolici successivi alla convocazione dell'Assemblea speciale, il tema del Sinodo e quello della necessità per tutti i fedeli di prepararsi all'Assemblea sinodale sono sempre stati presenti in maniera preminente nei miei incontri con il popolo di Dio in Africa. Ho anche approfittato delle visite ad limina dei Vescovi di quel continente per sollecitare la collaborazione di tutti alla preparazione dell'Assemblea speciale per l'Africa. In tre occasioni diverse, poi, ho tenuto, insieme al Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo, sessioni di lavoro sul suolo africano: a Yamoussoukro, in Costa d'Avorio (1990), a Luanda, in Angola (1992) e a Kampala, in Uganda (1993), sempre in vista di chiamare gli Africani a prendere parte attiva e corale alla preparazione dell'Assemblea sinodale.


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