Ecclesia in Africa IT 88

I. Operatori dell'Evangelizzazione

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L'evangelizzazione ha bisogno di operatori. Infatti, "come potranno invocarlo (il Signore] senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati?" (
Rm 10,14-15). L'annuncio del Vangelo può realizzarsi pienamente solo con il contributo di tutti i credenti, ad ogni livello della Chiesa sia universale che locale.

Spetta in particolare a quest'ultima, la Chiesa locale posta sotto la responsabilità del Vescovo, di coordinare l'impegno dell'evangelizzazione, raccogliendo i fedeli, confermandoli nella fede mediante l'opera dei presbiteri e dei catechisti, sostenendoli nell'adempimento delle rispettive missioni. A questo scopo, la diocesi provvederà ad istituire le necessarie strutture di incontro, di dialogo, di programmazione. Valendosi di esse, il Vescovo potrà orientare opportunamente il lavoro di sacerdoti, religiosi e laici, accogliendo doni e carismi di ciascuno per metterli al servizio di una pastorale aggiornata ed incisiva. Di grande utilità saranno in tal senso i vari Consigli previsti dalle vigenti norme del Diritto Canonico.

Comunità ecclesiali vive

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I Padri sinodali hanno subito riconosciuto che la Chiesa come Famiglia potrà dare la sua piena misura di Chiesa solo ramificandosi in comunità sufficientemente piccole per permettere strette relazioni umane. Le caratteristiche di tali comunità sono state così sintetizzate dall'Assemblea: esse dovranno essere luoghi in cui provvedere innanzitutto alla propria evangelizzazione per poi portare la Buona Novella agli altri; dovranno perciò essere luoghi di preghiera e di ascolto della Parola di Dio; di responsabilizzazione dei membri stessi; di apprendistato di vita ecclesiale; di riflessione sui vari problemi umani, alla luce del Vangelo.

Soprattutto, in esse ci si impegnerà a vivere l'amore universale di Cristo, che trascende le barriere delle solidarietà naturali dei clan, delle tribù o di altri gruppi d'interesse (cfr. Propositio 9].

Laicato

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I laici saranno aiutati a prendere sempre più coscienza del ruolo che devono occupare nella Chiesa, onorando così la missione che è loro peculiare in quanto battezzati e cresimati, conformemente all'insegnamento dell'Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici (cfr. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici (30 dicembre 1988),
CL 45-56: AAS 81 (1989), 481-506] e dell'Enciclica Redemptoris missio (cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), RMi 71-74: AAS 83 (1991), 318-322]. Essi devono conseguentemente essere formati a questo mediante appositi centri o scuole di formazione biblica e pastorale. In una prospettiva simile, i cristiani che occupano posti di responsabilità saranno accuratamente preparati al loro compito politico, economico e sociale con una solida formazione nella dottrina sociale della Chiesa, al fine di essere fedeli testimoni del Vangelo nel loro ambito d'azione (cfr. Propositio 12].

Catechisti

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"Il ruolo dei catechisti è stato e rimane determinante nella fondazione e nell'espansione della Chiesa in Africa. Il Sinodo raccomanda che i catechisti non solo beneficino di una perfetta preparazione iniziale (...], ma continuino anche a ricevere una formazione dottrinale nonché un sostegno morale e spirituale" (Propositio 13]. Tanto i Vescovi che i sacerdoti abbiano perciò a cuore i loro catechisti, procurando che siano loro assicurate degne condizioni di vita e di lavoro, così che essi possano compiere bene la loro missione. Il loro compito sia riconosciuto e onorato all'interno della comunità cristiana.

La famiglia

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Il Sinodo ha lanciato un esplicito appello affinché ciascuna famiglia cristiana divenga "un luogo privilegiato di testimonianza evangelica" (Propositio 14], una vera "chiesa domestica" (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa
LG 11], una comunità che crede ed evangelizza (cfr. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio (22 novembre 1981), FC 52: AAS 74 (1982), 144-145], una comunità in dialogo con Dio (cfr. Ibid., FC 55, l.c., 147-148] e generosamente aperta al servizio dell'uomo (cfr. Ibid., FC 62, l.c., 155]. "E in seno alla famiglia che i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori della fede" (CEC 1656, che cita Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa LG 11]. "E qui che si esercita in maniera privilegiata il sacerdozio battesimale del padre di famiglia, della madre, dei figli, di tutti i membri della famiglia, "con la partecipazione ai sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e l'operosa carità". Il focolare è così la prima scuola di vita cristiana e "una scuola di umanità più ricca"" (CEC 1657, che cita Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa LG 10 e Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo GS 52].

I genitori si prenderanno cura dell'educazione cristiana dei figli. Con l'aiuto concreto di famiglie cristiane salde, serene ed impegnate, le diocesi programmeranno l'apostolato familiare nel quadro della pastorale d'insieme. In quanto "chiesa domestica", costruita sulle solide basi culturali e sui ricchi valori della tradizione familiare africana, la famiglia cristiana è chiamata ad essere una valida cellula di testimonianza cristiana nella società segnata da mutamenti rapidi e profondi. Il Sinodo ha sentito quest'appello con particolare urgenza nel contesto dell'Anno della Famiglia, che la Chiesa stava allora celebrando insieme a tutta la comunità internazionale.

Giovani

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La Chiesa in Africa sa bene che la gioventù non è solo il presente, ma soprattutto l'avvenire dell'umanità. Bisogna dunque aiutare i giovani a superare gli ostacoli che frenano il loro sviluppo: l'analfabetismo, l'oziosità, la fame, la droga (cfr. Propositio 15]. Per far fronte a queste sfide, si dovranno chiamare i giovani ad essere evangelizzatori del loro ambiente. Nessuno può esserlo meglio di loro. E necessario che la pastorale della gioventù sia esplicitamente presente nella pastorale complessiva delle diocesi e delle parrocchie, in modo da fornire ai giovani l'occasione di scoprire molto presto il valore del dono di sé, essenziale cammino di sviluppo della persona (cfr. Ibid]. A questo proposito, la celebrazione della Giornata Mondiale dei Giovani si presenta come un mezzo privilegiato di pastorale della gioventù, che ne favorisce la formazione mediante la preghiera, lo studio e la riflessione.

Uomini e donne consacrati

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"In una Chiesa Famiglia di Dio, la vita consacrata riveste un ruolo particolare, non solo per indicare a tutti l'appello alla santità, ma anche per testimoniare la vita fraterna nella comunità. Di conseguenza i consacrati sono invitati a rispondere alla loro vocazione in spirito di comunione e di collaborazione con i rispettivi Vescovi, con il clero e i laici" (Propositio 16, che esplicitamente richiama Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa
LG 43-47].

Nelle presenti condizioni della missione in Africa, è urgente promuovere le vocazioni religiose alla vita contemplativa ed attiva, operando innanzitutto scelte oculate e provvedendo poi ad impartire una solida formazione umana, spirituale e dottrinale, apostolica e missionaria, biblica e teologica. Questa formazione va rinnovata nel corso degli anni, con costanza e regolarità. Per la fondazione di nuovi Istituti religiosi, si deve procedere con grande prudenza ed illuminato discernimento, facendo riferimento ai criteri indicati dal Concilio Vaticano II ed alle norme canoniche vigenti (cfr. Decr. sull'attività missionaria della Chiesa AGD 18 e Decr. sul rinnovamento della vita religiosa PC 19]. Gli Istituti, una volta fondati, vanno aiutati ad acquisire la personalità giuridica ed a raggiungere l'autonomia nella gestione tanto delle proprie opere che dei rispettivi cespiti finanziari. L'Assemblea sinodale, dopo aver ammonito "gli Istituti religiosi che non hanno case in Africa" a non sentirsi autorizzati a "cercarvi nuove vocazioni senza un preventivo dialogo con l'Ordinario del luogo" (Propositio 16], ha poi esortato i responsabili delle Chiese locali, come anche degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, a promuovere tra loro il dialogo per creare, nello spirito della Chiesa Famiglia, gruppi misti di concertazione quale testimonianza di fraternità e segno di unità a servizio della comune missione (cfr. Propositio 22]. In questa prospettiva, ho anche accolto l'invito dei Padri sinodali a rivedere, se necessario, qualche punto del documento Mutuae relationes (Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e Congregazione per i Vescovi, Note direttive sulle relazioni tra i Vescovi e i Religiosi nella Chiesa Mutuae relationes (14 maggio 1978): AAS 70 (1978), 473-506] per una migliore definizione del ruolo della vita religiosa nella Chiesa locale (cfr. Propositio 22].

Futuri sacerdoti

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"Oggi più che mai - hanno affermato i Padri sinodali - ci si preoccuperà di formare i futuri sacerdoti ai veri valori culturali dei rispettivi paesi, al senso dell'onestà, della responsabilità e della fedeltà alla parola data. Saranno formati in modo da rivestire le qualità di rappresentanti di Cristo, di veri servitori e animatori di comunità cristiane (...] così da essere sacerdoti spiritualmente solidi e disponibili, votati alla causa del Vangelo, capaci di gestire con trasparenza i beni della Chiesa e di condurre una vita semplice in conformità al loro ambiente" (Propositio 18]. Pur rispettando le tradizioni proprie delle Chiese orientali, i seminaristi siano formati in modo "che acquisiscano una vera maturità affettiva ed abbiano idee chiare e un'intima convinzione sull'indissociabilità del celibato e della castità del sacerdote" (Ibid.]; essi inoltre "ricevano una adeguata formazione sul senso e il posto della consacrazione a Cristo nel sacerdozio" (Ibid.].

Diaconi

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Laddove le condizioni pastorali si prestino alla stima e alla comprensione di questo antico ministero della Chiesa, le Conferenze e le Assemblee episcopali studieranno i modi più adatti per promuovere ed incoraggiare il diaconato permanente "come ministero ordinato e anche come mezzo di evangelizzazione" (Propositio 17]. E dove i diaconi esistono già, ci si adopererà per fornire loro un aggiornamento organico e completo.

Sacerdoti

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Profondamente grata a tutti i sacerdoti, diocesani e membri di Istituti, per l'opera apostolica da essi svolta e cosciente delle esigenze poste dall'evangelizzazione dei popoli d'Africa e Madagascar, l'Assemblea sinodale li ha esortati a vivere la "fedeltà alla loro vocazione, nel dono totale di sé alla missione e in piena comunione con il proprio Vescovo" (Propositio 20]. Sarà compito dei Vescovi prendersi cura della formazione permanente dei sacerdoti, Pastores dabo vobis (25 marzo 1992),
PDV 70-77: AAS 84 (1992), 778-796; Propositio 20], aiutandoli in particolare ad approfondire il senso del sacro celibato ed a perseverare nella fedele adesione ad esso, "sapendo apprezzare questo dono meraviglioso che il Padre ha loro concesso e che il Signore ha così esplicitamente esaltato, ed avendo anche presenti i grandi misteri che in esso sono significati e
PO 16]. In tale iter formativo va pure riservata attenzione ai sani valori dell'ambiente di vita dei sacerdoti. E opportuno ricordare, inoltre, che il Concilio Vaticano II ha incoraggiato fra i presbiteri "una certa vita comune", ossia una qualche comunità di vita nelle diverse forme suggerite dai concreti bisogni personali e pastorali. Ciò contribuirà a fomentare la vita spirituale ed intellettuale, l'azione apostolica e pastorale, la carità e la sollecitudine reciproca, specie nei riguardi dei sacerdoti anziani, malati o in difficoltà (Ibid., PO 8].

Vescovi

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I Vescovi stessi porranno ogni cura nel pascere la Chiesa che Dio si è acquistata con il sangue del proprio Figlio, in adempimento dell'incarico loro affidato dallo Spirito Santo (cfr.
Ac 20,28). Impegnati, secondo la raccomandazione conciliare, a "svolgere il loro dovere apostolico come testimoni pastorale dei Vescovi nella Chiesa (CD 11], essi eserciteranno personalmente, in collaborazione fiduciosa col presbiterio e con gli altri operatori pastorali, l'insostituibile servizio dell'unità nella carità, attendendo con sollecitudine ai compiti di insegnamento, di santificazione e di governo pastorale. Non mancheranno, inoltre, di provvedere all'approfondimento della loro cultura teologica ed al corroboramento della loro vita spirituale, prendendo parte, per quanto possibile, alle sessioni di aggiornamento e di formazione organizzate dalle Conferenze episcopali o dalla Sede apostolica (cfr. Propositio 21]. Mai dimenticheranno, in particolare, l'ammonimento di san Gregorio Magno, secondo cui il Pastore è luce dei suoi fedeli soprattutto mediante una condotta morale esemplare e impregnata di santità (cfr. Epistolarum liber, VIII, 33: PL 77,935].

II. Strutture di evangelizzazione

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E motivo di gioia e consolazione costatare che "i fedeli laici sono sempre più associati alla missione della Chiesa in Africa e Madagascar", grazie specialmente "al dinamismo dei movimenti di azione cattolica, delle associazioni di apostolato e dei nuovi movimenti di spiritualità. I Padri del Sinodo hanno caldamente auspicato che "questo slancio continui e si sviluppi a tutti i livelli del laicato, sia che si tratti degli adulti, che dei giovani, come pure dei bambini" (Propositio 23; cfr. Relatio ante disceptationem (11 aprile 1994), 11: L'Osservatore Romano, 13 aprile 1994, p. 4].

Parrocchie

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La parrocchia è per sua natura l'abituale luogo di vita e di culto dei fedeli. Essi possono esprimervi ed attuarvi le iniziative che la fede e la carità cristiana suggeriscono alla comunità dei credenti. La parrocchia è il luogo dove si manifesta la comunione dei diversi gruppi e movimenti, che vi trovano sostegno spirituale e appoggio materiale. Sacerdoti e laici porranno ogni impegno perché la vita della parrocchia sia armoniosa, nel contesto di una Chiesa come Famiglia, dove tutti sono "assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (
Ac 2,42).

Movimenti e associazioni

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L'unione fraterna per una testimonianza vivente del Vangelo sarà anche la finalità dei movimenti apostolici e delle associazioni a carattere religioso. I fedeli laici vi trovano, in effetti, un'occasione privilegiata per essere lievito nella pasta (cfr.
Mt 13,33), specialmente per quanto riguarda la gestione delle cose temporali secondo Dio e la lotta per la promozione della dignità umana, della giustizia e della pace.

Scuole

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"Le scuole cattoliche sono contemporaneamente luoghi di evangelizzazione, di educazione integrale, d'inculturazione e di apprendimento di un dialogo vitale tra giovani di religioni e ambienti sociali differenti" (Propositio 24]. La Chiesa in Africa e in Madagascar offrirà pertanto il proprio contributo alla promozione della "scuola per tutti" (Ibid.] nel quadro della scuola cattolica, senza trascurare "l'educazione cristiana degli alunni delle scuole non cattoliche. Agli universitari sarà fornito un programma di formazione religiosa corrispondente al loro livello di studio" (Ibid.]. Tutto ciò, ovviamente, suppone la preparazione umana, culturale e religiosa degli educatori stessi.

Università e Istituti superiori

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"Le Università e gli Istituti superiori cattolici in Africa svolgono un ruolo importante nella proclamazione della Parola salvifica di Dio. Sono un segno della crescita della Chiesa in quanto integrano nelle loro ricerche le verità e le esperienze della fede, ed aiutano ad interiorizzarle. Questi centri di studio sono così a servizio della Chiesa, fornendole personale ben preparato; studiando importanti questioni teologiche e sociali; sviluppando la teologia africana; promuovendo il lavoro d'inculturazione specialmente nella celebrazione liturgica; pubblicando libri e diffondendo il pensiero cattolico; intraprendendo le ricerche loro affidate dai Vescovi e contribuendo ad uno studio scientifico delle culture" (Propositio 25].

In questi tempi di capovolgimenti sociali generalizzati sul continente, la fede cristiana può illuminare efficacemente la società africana. "I centri culturali cattolici offrono alla Chiesa singolari possibilità di presenza e di azione nel campo dei mutamenti culturali. In effetti, essi costituiscono dei forum pubblici che permettono la larga diffusione, mediante il dialogo creativo, delle convinzioni cristiane sull'uomo, sulla donna, sulla famiglia, sul lavoro, sull'economia, sulla società, sulla politica, sulla vita internazionale, sull'ambiente" (Propositio 26]. Essi sono così luoghi d'ascolto, di rispetto e di tolleran za.

Mezzi materiali

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Proprio in questa prospettiva, i Padri sinodali hanno messo in rilievo come sia necessario che ogni comunità cristiana sia posta in grado di provvedere da sola, per quanto è possibile, alle proprie necessità (cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'attività missionaria della Chiesa
AGD 15]. L'evangelizzazione richiede, oltre a personale qualificato, mezzi materiali e finanziari cospicui, e le diocesi sono non di rado ben lungi dal disporne in misura sufficiente. E dunque urgente che le Chiese particolari d'Africa si propongano l'obiettivo di giungere quanto prima a provvedere esse stesse ai loro bisogni, assicurando così la loro autosufficienza. Di conseguenza, invito pressantemente le Conferenze episcopali, le diocesi e tutte le comunità cristiane delle Chiese del continente, in ciò che è di loro competenza, ad impegnarsi perché questa autosufficienza divenga sempre più reale. Al tempo stesso, faccio appello alle Chiese sorelle del mondo, affinché sostengano più generosamente le Pontificie Opere Missionarie così che, mediante i loro organismi di aiuto, esse possano offrire alle diocesi bisognose aiuti economici destinati a progetti d'investimento, capaci di produrre risorse che conducano al loro progressivo autofinanziamento (cfr. Propositio 27]. Non si deve, peraltro, dimenticare che una Chiesa può pervenire all'autosufficienza materiale e finanziaria solo se il popolo ad essa affidato non subisce condizioni di miseria estrema.

CAPITOLO VI EDIFICARE IL REGNO DI DIO


Regno di giustizia e di pace

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Il mandato che Gesù ha conferito ai discepoli al momento di salire al cielo è indirizzato alla Chiesa di Dio per tutti i tempi e tutti i luoghi. La Chiesa Famiglia di Dio in Africa deve testimoniare Cristo anche mediante la promozione della giustizia e della pace sul continente e nel mondo intero. "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli" (
Mt 5,9-10), dice il Signore. La testimonianza della Chiesa deve essere accompagnata dall'impegno convinto di ciascun membro del popolo di Dio per la giustizia e la solidarietà.

Ciò è particolarmente importante per i laici che occupano funzioni pubbliche, poiché questa testimonianza esige un atteggiamento spirituale permanente e uno stile di vita in armonia con la fede cristiana.

La dimensione ecclesiale della testimonianza

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I Padri sinodali, sottolineando la dimensione ecclesiale di tale testimonianza, hanno solennemente dichiarato: "La Chiesa deve continuare a svolgere il suo ruolo profetico ed essere voce di chi non ha voce" (Propositio 45].

Ma per realizzare ciò in maniera efficace, la Chiesa, in quanto comunità di fede, dev'essere una testimone forte della giustizia e della pace nelle sue strutture e nelle relazioni tra i suoi membri. Il Messaggio del Sinodo coraggiosamente dichiara: "Le Chiese d'Africa hanno anche riconosciuto che nel loro seno la giustizia non è sempre rispettata nei confronti di quanti sono al loro servizio. La Chiesa deve essere testimone di giustizia e, perciò, riconosce che chiunque osi parlare agli uomini di giustizia deve sforzarsi egli stesso di essere giusto ai loro occhi. Bisogna perciò prendere in esame con cura le procedure, i beni e lo stile di vita della Chiesa" (N. 43: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 5].

Il suo apostolato, per quanto riguarda la promozione della giustizia e, in particolare, la difesa dei diritti umani fondamentali, non può essere lasciato all'improvvisazione. Cosciente del fatto che in numerosi paesi d'Africa vengono perpetrate flagranti violazioni della dignità e dei diritti dell'uomo, domando alle Conferenze episcopali d'istituire, laddove non esistano ancora, delle Commissioni "Giustizia e Pace" ai vari livelli. Queste dovranno sensibilizzare le comunità cristiane alle loro responsabilità evangeliche in merito alla difesa dei diritti umani (cfr. Propositio 46].

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Se l'annuncio della giustizia e della pace è parte integrante del compito di evangelizzazione, ne deriva che la promozione di questi valori dovrà anche far parte del programma pastorale di ciascuna comunità cristiana. Ecco perché insisto sulla necessità di formare tutti gli operatori pastorali in modo adeguato in vista di tale apostolato: "La formazione del clero, dei religiosi e dei laici impartita nei campi propri del loro apostolato porrà l'accento sulla dottrina sociale della Chiesa. Ciascuno, secondo il proprio stato di vita, prenderà coscienza dei suoi diritti e dei suoi doveri, imparerà il senso e il servizio del bene comune, come pure i criteri di una onesta gestione dei beni pubblici e di una corretta presenza nella vita politica, così da poter intervenire in maniera credibile dinanzi alle ingiustizie sociali" (Propositio 47].

Come corpo organizzato all'interno della comunità e della nazione, la Chiesa ha il diritto e il dovere di partecipare pienamente all'edificazione di una società giusta e pacifica con tutti i mezzi a sua disposizione. Bisogna qui ricordare il suo apostolato nei campi dell'educazione, delle cure sanitarie, della sensibilizzazione sociale e di altri programmi di assistenza. Nella misura in cui con queste sue attività contribuisce a ridurre l'ignoranza, a migliorare la salute pubblica e favorire una maggiore partecipazione di tutti ai problemi della società in spirito di libertà e di corresponsabilità, la Chiesa crea le condizioni per il progresso della giustizia e della pace.

Il sale della terra

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Ai nostri giorni, nel contesto di una società pluralista, è soprattutto grazie all'impegno dei cattolici nella vita pubblica che la Chiesa può esercitare un'influenza efficace. Dai cattolici, siano essi professionisti o insegnanti, uomini d'affari o funzionari, agenti di sicurezza o politici, ci si aspetta che testimonino bontà, verità, giustizia e amore di Dio nelle loro attività di ogni giorno. "Il compito del fedele laico (...] è quello di essere il sale e la luce nella vita quotidiana, specialmente laddove è il solo a poter intervenire" (Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per l'Africa, Messaggio del Sinodo (6 maggio 1994), 57: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 6].

Collaborare con gli altri credenti

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L'obbligo di impegnarsi per lo sviluppo dei popoli non è un dovere soltanto individuale, né tanto meno individualistico, come se fosse possibile conseguirlo con gli sforzi isolati di ciascuno. Esso è un imperativo per ogni uomo ed ogni donna, come per le società e le nazioni; in particolare, esso è un imperativo per la Chiesa cattolica e per le altre Chiese e Comunità ecclesiali, con le quali i cattolici sono disposti a collaborare in questo campo (cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ut unum sint (25 maggio 1995),
UUS 40: L'Osservatore Romano, 31 maggio 1995, p. 4]. In tal senso, come i cattolici invitano i fratelli cristiani a partecipare alle loro iniziative, così, accogliendo gli inviti che sono loro rivolti, si dichiarano pronti a collaborare a quelle da questi avviate. Per favorire lo sviluppo integrale dell'uomo i cattolici possono fare molto anche con i credenti delle altre religioni, come del resto già stanno facendo in diversi luoghi (cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), SRS 32: AAS 80 (1988), 556].

Una buona gestione degli affari pubblici

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I Padri del Sinodo sono stati unanimi nel riconoscere che la più grande sfida per realizzare la giustizia e la pace in Africa consiste nel gestire bene gli affari pubblici nei due campi, tra loro connessi, della politica e dell'economia.

Certi problemi hanno origine fuori dal continente e, per questo motivo, non sono interamente sotto il controllo dei governanti e dei dirigenti nazionali. Ma l'Assemblea sinodale ha riconosciuto che molte problematiche del continente sono la conseguenza di un modo di governare sovente inquinato dalla corruzione. E necessario un forte risveglio delle coscienze, unito ad una ferma determinazione della volontà, per porre in essere quelle soluzioni che non è ormai più possibile rimandare.

Costruire la nazione

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Sul versante politico, l'arduo processo della costruzione di unità nazionali incontra nel continente africano particolari ostacoli, essendo la maggior parte degli Stati entità politiche relativamente recenti. Conciliare profonde differenze, superare antiche animosità di natura etnica e integrarsi in un ordine mondiale esige grande abilità nell'arte di governare. Per questo motivo, l'Assemblea sinodale ha elevato al Signore una fervente preghiera perché sorgano in Africa politici - uomini e donne - santi; perché si abbiano santi capi di Stato, che amino il proprio popolo fino in fondo e che desiderino servire piuttosto che servirsi (cfr. Messaggio del Sinodo (6 maggio 1994), 35: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 5].

La via del diritto

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Le fondamenta di un buon governo devono essere stabilite sulla solida base delle leggi, che proteggono i diritti e definiscono i doveri dei cittadini (cfr. Propositio 56]. Debbo constatare con grande tristezza che non poche nazioni africane soffrono ancora sotto regimi autoritari e oppressivi, che negano ai sudditi la libertà personale e i diritti umani fondamentali, in particolar modo la libertà di associazione e di espressione politica, e il diritto di scegliere i propri governanti mediante libere ed eque elezioni. Tali ingiustizie politiche provocano tensioni che sovente degenerano in conflitti armati e in guerre interne, recando con sé gravi conseguenze, quali carestie, epidemie, distruzioni, per non parlare degli stermini, dello scandalo e della tragedia dei rifugiati. Per questo motivo, il Sinodo ha sostenuto con ragione che un'autentica democrazia, nel rispetto del pluralismo, è "una delle vie principali sulle quali la Chiesa cammina con il popolo. (...] Il laico cristiano, impegnato nelle lotte democratiche secondo lo spirito del Vangelo, è il segno di una Chiesa che vuol essere presente alla costruzione di uno Stato di diritto, in tutta l'Africa" (Messaggio del Sinodo (6 maggio 1994), 34: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 5].

Gestire il patrimonio comune

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Il Sinodo, inoltre, fa appello ai governi africani affinché adottino politiche appropriate al fine di promuovere la crescita economica e gli investimenti, in vista della creazione di nuovi posti di lavoro (cfr. Propositio 54]. Ciò comporta l'impegno di perseguire politiche economiche sane, stabilendo corrette priorità per lo sfruttamento e la distribuzione delle risorse nazionali talora esigue, in modo da provvedere ai bisogni fondamentali delle persone e da assicurare un'onesta ed equa divisione dei benefici e degli oneri. I governi hanno, in particolare, l'inderogabile dovere di proteggere il patrimonio comune contro tutte le forme di spreco e di appropriazione indebita da parte di cittadini privi di senso civico o di stranieri senza scrupoli. Ai governi spetta pure di intraprendere adeguate iniziative per migliorare le condizioni del commercio internazionale.

I problemi economici dell'Africa sono resi più gravi dalla disonestà di taluni governanti corrotti, che, in connivenza con interessi privati locali o stranieri, stornano a loro profitto le risorse nazionali, trasferendo denaro pubblico su conti privati in banche estere. Si tratta di veri e propri furti, qualunque ne sia la copertura legale. Auspico vivamente che gli organismi internazionali e persone integre di paesi africani o di altri paesi del mondo sappiano apprestare i mezzi giuridici adeguati per far rientrare i capitali indebitamente sottratti. Anche nella concessione di prestiti è importante assicurarsi circa la responsabilità e la trasparenza dei destinatari (cfr. Ibid.].

La dimensione internazionale

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In quanto Assemblea di Vescovi della Chiesa universale presieduta dal Successore di Pietro, il Sinodo è stato una occasione provvidenziale per valutare in maniera positiva il posto e il ruolo dell'Africa nel contesto della Chiesa universale e della comunità mondiale. Essendo il mondo in cui viviamo sempre più interdipendente, i destini e i problemi delle varie regioni sono tra loro connessi. La Chiesa, in quanto Famiglia di Dio sulla terra, deve essere il segno vivente e lo strumento efficace della solidarietà universale, in vista dell'edificazione di una comunità di giustizia e di pace di dimensioni planetarie.

Un mondo migliore sorgerà soltanto se verrà costruito sulle fondamenta solide di sani principi etici e spirituali.

Nell'attuale situazione mondiale, le nazioni africane sono tra le più svantaggiate. E necessario che i paesi ricchi prendano chiara coscienza del loro dovere di sostenere gli sforzi dei paesi che lottano per uscire dalla povertà e dalla miseria. Del resto, è nello stesso interesse delle nazioni ricche scegliere la via della solidarietà, perché solo così è possibile assicurare all'umanità una pace ed una armonia durevoli. La Chiesa, poi, che vive nei paesi sviluppati non può ignorare la responsabilità aggiuntiva che le deriva dall'impegno cristiano per la giustizia e la carità: poiché tutti, uomini e donne, portano in sé l'immagine di Dio e sono chiamati a far parte della stessa famiglia redenta dal sangue di Cristo, deve essere garantito a ciascuno un giusto accesso alle risorse della terra che Dio ha posto a disposizione di tutti (cfr. Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio (26 marzo 1967): AAS 59 (1967), 257-299; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987): AAS 80 (1988), 513-586; Lett. enc. Centesimus annus (1 maggio 1991): AAS 83 (1991), 793-867; Propositio 52].

Non è difficile intravvedere le numerose implicazioni pratiche che una simile impostazione comporta. Occorre innanzitutto adoperarsi per migliori relazioni socio-politiche tra le nazioni, assicurando condizioni di maggiore giustizia e dignità per quelle tra di esse che, con la raggiunta indipendenza, sono entrate da minor tempo nel consesso internazionale. E necessario poi prestare ascolto con interiore partecipazione al grido angosciato delle nazioni povere, che chiedono aiuto in ambiti di particolare importanza: la denutrizione, il deterioramento generalizzato della qualità della vita, l'insufficienza dei mezzi per la formazione dei giovani, la carenza dei servizi sanitari e sociali elementari, con la conseguente persistenza di malattie endemiche, la diffusione del terribile flagello dell'AIDS, il gravoso e talora insopportabile peso del debito internazionale, l'orrore delle guerre fratricide alimentate da un traffico d'armi senza scrupoli, lo spettacolo vergognoso e miserando dei profughi e dei rifugiati. Ecco alcuni campi in cui sono necessari interventi immediati, che restano opportuni anche se appaiono insufficienti nel quadro globale dei problemi.


I. Elementi di preoccupazione

Ridare la speranza ai giovani

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La situazione economica di povertà ha un impatto particolarmente negativo sui giovani. Essi entrano nella vita degli adulti con scarso entusiasmo a causa di un presente segnato da non poche frustrazioni, e guardano con ancor minore speranza all'avvenire, che appare ai loro occhi triste ed oscuro. Per questo tendono a fuggire dalle zone rurali trascurate e si raggruppano nelle città, che, in fondo, non hanno da offrire loro molto di meglio. Non pochi di loro vanno all'estero come in esilio, e li vivono un'esistenza precaria di rifugiati economici. Sento il dovere, insieme ai Padri del Sinodo, di perorare la loro causa: è necessario ed urgente trovare una soluzione alla loro impazienza di partecipare alla vita della nazione e della Chiesa (cfr. Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per l'Africa, Messaggio del Sinodo (6 maggio 1994), 63: L'Osservatore Romano, 8 maggio 1994, p. 6].

Al tempo stesso, pero, è ai giovani che voglio pure rivolgere un appello: Cari giovani, il Sinodo vi chiede di farvi carico dello sviluppo delle vostre nazioni, di amare la cultura del vostro popolo e di lavorare alla sua rivitalizzazione con fedeltà alla vostra eredità culturale, con l'affinamento dello spirito scientifico e tecnico e, soprattutto, con la testimonianza della fede cristiana (cfr. Ibid.].


Ecclesia in Africa IT 88