Brentano - Emmerick: Misteri AT 1100

11 La costruzione della torre di Babele

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Riferimenti biblici

Tutta la terra aveva un medesimo linguaggio e usava le stesse parole. Ora avvenne che gli uomini, emigrando dall’Oriente, trovarono una pianura nella regione del Sennaar e vi si stabilirono. E dissero l’un l’altro: “Su, facciamo dei mattoni e cuociamoli al fuoco". E si servirono di mattoni invece che di pietre e di bitume in luogo di calce. E dissero.- “Orsù, edifichiamoci una città e una torre la cui cima penetri il cielo. Rendiamoci famosi per non disperderci sulla faccia della terra" .

Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini costruivano, e disse: “Ecco, essi formano un popolo e hanno tutti un medesimo linguaggio: questo è il principio delle loro imprese. Niente ormai li impedirà di condurre a termine tutto quello che si propongono. Orsù, scendiamo e confondiamo lì il loro linguaggio, in modo che non s’intendano più gli uni con gli altri”.

Così il Signore di là li disperse sulla faccia di tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città, la quale fu chiamata Babel, perché ivi il Signore confuse il linguaggio di tutta la terra e di là li disperse sulla faccia di tutto il pianeta (
Gn 11,1-9).



Brevi notizie intorno alle ricerche della torre di Babele[61]

Solo recentemente, dopo decenni di ricerche archeologiche e di numerosi scavi nei Paesi del Medio Oriente, è stato accertato che la biblica torre di Babele avrebbe effettivamente un’origine storica antichissima. Già i crociati, al loro ritorno in Europa dalle terre della Palestina, della Siria, della Turchia e del Medio Oriente, riportavano notizie su "una moschea o una torre gigantesca crollata”. Nel 1430 il principe di Belford nel suo “Libro delle ore” tratteggiava una torre altissima, circondata da una stretta via in salita. Il primo viaggiatore che diede una breve descrizione delle rovine di Babilonia e della sua torre fu lo spagnolo Beniamino di Tudela, di Navarra. Egli giunse in Oriente tra il 1160 e il 1173 e trovò Babilonia come "una montagna di rovine”.

I suoi appunti di viaggio non riscontrarono quasi nessuna attenzione in Europa; la sua rimase quindi l’unica cronaca del tempo sull’argomento fino al secolo XVI, quando alcuni diplomatici si recarono in Mesopotamia e redassero una documentazione sui ritrovamenti archeologici e sulle rovine appartenenti a torri o templi. Tra il 1573 e il 1576 il medico tedesco Leonhard Rauwolf viaggiò in Oriente, e come i suoi predecessori, giunse a Babilonia per ricercare le rovine della torre. Ne redasse quindi una cronaca esauriente, ma che non provava nessun ritrovamento certo della torre.

Nel 1615, circa, troviamo un preciso osservatore nel nobile italiano Pietro della Valle, che durante un pellegrinaggio al Santo Sepolcro utilizzò quest’occasione per visitare l’Egitto, la Siria, la Mesopotamia e l'Iran. Egli pubblicò dettagliatamente la cronaca delle sue ricerche e del suo viaggio a Roma nel 1650- 53. Qui leggiamo che nell’anno 1616 egli raggiunse Babilonia e vide una torre quadrangolare colossale, i cui angoli sono rivolti in direzione dei quattro punti cardinali. La torre sarebbe stata costruita con pesanti mattoni cotti al sole.

Le recenti scoperte hanno provato in parte che i resti di questa torre poderosa, di cui parla il della Valle, si troverebbero a nordovest di Babilonia, a Babil.



Le visioni

La prima volta che ebbi una visione della torre di Babele ero ancora troppo piccola per comprenderla. Non ero abituata alle immagini dell’antichità e perciò la respinsi. Non conoscevo altro che la nostra capanna e la città di Coesfeld e non avevo mai sentito parlare di queste epoche bibliche tanto lontane da noi.

Quando vidi quella torre per la prima volta credetti che si trovasse in cielo.

Sebbene l’avessi respinta, la visione mi si manifestò altre volte. Appresi che un capostipite di un clan molto numeroso acconsentì di rimanere a Babele per accontentare la sua sposa.

Così, dopo la rovina della torre, la sua famiglia finì come le altre sotto il giogo della crudele Semiramide; solo più tardi, grazie all’aiuto di Melchisedek, questa gente riuscì a liberarsi e a raggiungere la Terra Promessa.

Dopo il diluvio i discendenti di Noè, che frattanto si erano diffusi numerosi sulla Terra, concepirono la costruzione di un’opera superba per sublimare la propria potenza nell’eternità.

A Dio essi non pensarono affatto, ma solo alla propria gloria[62], per questo furono puniti e la torre crollò.

I Semiti non facevano parte dei costruttori. Essi abitavano le pianure circostanti al cantiere, dove crescevano palme, fichi e nobili frutti, ed erano obbligati a fornire gli approvvigionamenti e alcuni materiali agli operai. I discendenti di Cam e Jafet, tutti occupati con l’erezione della torre, consideravano questi primi un popolo sottosviluppato.

I Semiti erano poco numerosi e tra loro si contavano le famiglie di Eber e di Abramo che vivevano lontane da tutti.

Eber, con la sua famiglia, non si era impegnato nella costruzione della torre, su di loro Dio aveva rivolto lo sguardo per sottrarli alla corruzione generale.

L’Onnipotente allora donò a questo “santo popolo” una nuova lingua, che non possedeva nessun altra stirpe, per preservar

lo  dalla confusione dei linguaggi che sarebbe provenuta con la caduta della torre[63]. Vidi Eber occupato a formulare il nuovo linguaggio, penso che si tratti della lingua ebrea o caldea, che avrebbe sostituito la lingua madre, parlata grezza e solo orale di Adamo, Sem e Noè. Dalla lingua di Eber ebbero origine lo zenismo e il sacro linguaggio degli indù[64].

Eber[65] viveva ancora al tempo di Semiramide. Suo nonno, Arfaxad, era il figlio prescelto di Sem, pieno di profonda intelligenza e saggezza, ma si dice che avesse fatto uso dell’ido- latrìa, della magia e della divinizzazione. Vidi infatti che i maghi dell’antichità si rifacevano spesso alle sue pratiche.

La costruzione della torre di Babele aveva luogo su un'altura circondata da una vasta pianura coperta di campi rigogliosi. Dal cantiere della torre si poteva scorgere per alcune miglia il paesaggio circostante.

Intorno ai muri della torre, dalle fondamenta fino al primo piano, erano stati costruiti venticinque passaggi[66]. I quali rappresentavano le venticinque famiglie che erano impegnate nei lavori di edificazione della torre; ognuna di esse possedeva il proprio passaggio per accedere ai piani della torre.

La torre era considerata dai costruttori anche come tempio per la pratica dei culti idolatri.

Provvisoriamente gli stretti passaggi venivano utilizzati dagli operai per trasportare il materiale ai piani in costruzione. Intorno al cantiere vidi un’enorme tendopoli con strade di pietra. Oltre agli abitanti delle tende, che erano gli operai della torre, componenti delle venticinque famiglie, vidi altra gente che viveva in costruzioni di mattoni ai laterali delle strade. Vidi anche numerosi animali, cammelli, asini e cavalli che trasportavano materiali e provviste. Mi sembrò un vero formicaio. Gli accampamenti delle varie famiglie erano separati tra di loro.

Vidi i portoni della torre che si aprivano su una moltitudine di atrii, labirinti, corridoi, camere e sotterranei. Dinanzi al primo portone si snodava una via esterna a spirale che conduceva ad una costruzione poligonale, al cui interno vidi locali e sot- teranei pieni di misteri.

L’edificio era il punto di riferimento per chi giungeva da lontano alla ricerca della torre.

Poco distanti gli operai lavoravano con i mattoni cotti al fuoco e le grandi pietre discostate che servivano all’edificazione della torre.

La superficie dei passaggi era tutta bianca e luccicava al sole; quel luccichio era molto suggestivo per chi lo scorgeva da lontano.

La torre veniva edificata con grande maestria, si sarebbe certamente raggiunto lo scopo se fosse stata dedicata alla forza spirituale dell’uomo. Sulle volte della torre i costruttori avevano scritto a caratteri giganteschi, usando un colore diverso per ogni lettera, i nomi e la lode di tutti i maggiori partecipanti all’immensa opera.

Le singole lettere erano formate da pietre di colore diverso. Le pietre che invece servivano alla costruzione della torre erano fatte artisticamente e incastonate l’una nell’altra.

Vidi intorno al campo un movimento frenetico, venivano scavati canali e pozzi per soddisfare il bisogno d’acqua.

Le donne avevano il capo scoperto e lavoravano il gesso con i piedi, mentre gli uomini avevano il torace nudo e lavoravano alacremente alla costruzione della muraglia. Vidi che i dignitari e i capi delle tribù portavano un piccolo copricapo con un grande bottone. La costruzione era di struttura massiccia e solo il lato dove battevano i raggi del sole era molto caldo. Ebbi una visione in cui mi apparvero la base della torre e il primo piano, seppi che erano stati necessari trent’anni di intenso lavoro per conseguire questo primo risultato. Poi si diede l’avvio alla costruzione del secondo piano; quando furono finite le colonne interne, si passò alle volte e all’iscrizione dei nomi con le diverse pietre. I colori erano luccicanti e la torre assumeva sempre più forma e bellezza. Al primo piano notai alcune piccole nicchie laterali sulle quali si trovavano dipinte strane figure.

In un’altra visione mi apparve l’inviato di Dio, Melchisedek, mentre annunciava il prossimo castigo celeste ai capi tribù e ai maestri del cantiere.

Allora ebbe inizio la confusione e l’incomprensione generale: le due famiglie che svolgevano il loro lavoro con calma e diligenza si rivolsero contro le altre, accusandole di lavorare di meno e prendere più meriti; perciò se ne andarono via errando per il mondo. Vidi la famiglia di Sem, che abitava le pianure circostanti al cantiere, emigrare verso Oriente, in direzione della terra di Abramo. Uno dei maestri del cantiere era Nemrod[67], che più tardi fu venerato alla stessa stregua di un dio sotto il nome di Belus. Egli costruì la città di Babilonia con le pietre della torre di Babele, che frattanto era andata distrutta. Semiramide portò a termine i suoi lavori. Nemrod pose anche le basi della città di Ninive. Costui veniva inoltre considerato un grande cacciatore molto apprezzato per le sue battute di caccia. A quel tempo c’erano numerosi animali selvaggi che causavano gravi danni ed era perciò necessario ucciderli. Le battute di caccia erano simili ai preparativi di guerra.

Nemrod aveva una natura tirannica e condusse un genere di vita molto selvaggio, il colorito della sua pelle era giallo.

Vidi che era uno strumento dello spirito del male e un osservatore attento degli astri. Crudelissimo, praticò per settant’anni l’idolatria e le arti magiche, il sacerdozio, i culti e la venerazione delle immagini del demonio. La sua vita durò ben duecentosettanta anni.

Dalle molteplici visioni che riceveva, e dalle osservazioni dei pianeti e degli astri, Nemrod poteva profetare su popoli e paesi lontani. Scolpiva figure di idoli facendone oggetti cultuali per i popoli che lo tenevano in ammirazione. Così gli egiziani ebbero da lui la statuetta della sfinge, che poi riprodussero in dimensioni sempre più grandi; come anche accolsero da lui immagini idolatre con molte braccia e teste.

Per mezzo della sua violenza diabolica egli guidò numerosi clan dell’antichità alla costruzione della torre. Quando sorse la confusione delle lingue, con la conseguente incomprensione tra gli operai, alcune famiglie si allontanarono da lui, le più selvagge si diressero verso l’Egitto.

Nemrod fu il vero fondatore dell’impero babilonese, perché sottomise tutti i popoli dei dintorni di Babilonia. Tra i suoi successori vidi anche Nino e Derketo.



12 Derketo

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Derketo era molto violenta e di grande statura, indossava pelli di animali e portava un cappelletto di piume d’uccello come usavano le donne di Babilonia.

Ella si esercitava in pratiche magiche, profetava e consigliava. Molti si rivolgevano a lei per consigli pratici e spirituali, ancora in vita fu venerata come una dea. Vidi che tutte le sue profezie e le misteriose pratiche magiche avevano qualche relazione con il mare e i pesci; infatti una volta la vidi usare la magia in una città marittima. Derketo aveva l’aspetto di una vecchia terribile, quando veniva posseduta dal demonio diventava estatica e annunciava al popolo il suo prossimo sacrificio.

Siccome non poteva più restare tra gli uomini si tramutò in un pesce e visse nel mare; inquinò di impudicizie gli abissi marini quando vi portò le sue orrende conoscenze.

Da allora fu onorata dal popolo per mezzo di culti sacrificali disumani[68].

Prima del mutamento, in età avanzata, Derketo ebbe una figlia che presto imitò il suo ruolo, e che la chiamò Semiramide. La vidi su una collina, era forte e simile a sua madre; forse dotata di un temperamento ancora più selvaggio. Vidi una certa relazione tra lei e Nemrod.

Semiramide dedicò la sua vita alla caccia, percorse centinaia di miglia combattendo contro le fiere. Anch’ella sacrificava, profetava ed era esperta nelle arti magiche. La vidi cadere in mare mentre lottava contro un ippopotamo. In seguito alle sue imprese, le furono innalzati altari idolatri in suo onore. La vidi su un’alta montagna circondata da immense ricchezze, donatele dal diavolo. Semiramide raggiunse l’Egitto dove estese la sua influenza.

Derketo e Semiramide discendevano da una famiglia dalle origini buone e tranquille, però con il passare dei secoli i discendenti si erano guastati manifestandosi sempre più aggressivi e assetati di potere. Erano sovrani, tiranni e sacerdoti, che finirono per essere considerati divinità perché fondarono culti idolatri. Influenzati dagli spiriti malvagi essi praticarono la magia e la violenza. Di questa stirpe ho visto più donne che uomini dedite alle arti esoteriche e alla caccia. Esse erano dotate di una coscienza unitaria che dava impulso alle sensazioni, alla conoscenza e all’azione. Questa stirpe dannata consumò la maggior parte dei suoi orrori nella città di Babilonia.

Vidi che, in Egitto, alcuni giudei erano esperti alchimisti, ma Mosé, visionario di Dio, stroncò sul nascere questa pratica esoterica riconducendo gli iniziati alla legge divina. Egli pretese da loro il silenzio perpetuo.

Solo i rabbini restarono severi custodi di queste arti occulte, con l’obbligo di non rivelarle a nessuno. Tuttavia qualcosa trapelò tra la gente degenerando nei culti di stregoneria.

Tra gli antenati di Derketo e Semiramide ci furono veggenti che praticavano il culto dell’acqua, da loro considerata sacra. Essi usavano iniziare gli adepti presso le fonti d’acqua per sacralizzare il rito. I veggenti ricevevano le loro visioni anche lontani dall’acqua. Secondo la loro concezione sotto la superficie dell’acqua sarebbe esistito il mondo intero capovolto. Questi visionari della prima antichità vedevano le cose nel senso del riflesso capovolto: guerre=pace, popoli=individui isolati, ecc. Inoltre volevano possedere tutto quello che si presentava al loro facile dominio: se c’era un popolo inerme volevano subito sottometterlo, oppure se vedevano un territorio fertile volevano occuparlo. Così pure quando vedevano persone dallo spirito elevato volevano sottoporle al loro influsso. Derketo e Semiramide morirono in età molto avanzata.

Le vidi come immagini femminili di quei maghi giganteschi che vissero sulla montagna prima del diluvio. A quel tempo, in Egitto, molte donne praticavano la magia, erano streghe, e rivelavano ai sacerdoti le loro visioni in pubblico. Erano le serve del demonio come Derketo e Semiramide. Tra i seguaci di queste ultime c’erano coloro che derubarono Giobbe in Arabia.

Vidi alcune stirpi della prima antichità che erano più pure e vicine alla verità. Per esempio la famiglia di Abramo, la generazione di Giobbe, quella dei Santi Re Magi e il popolo astrologo della Caldea: i Zoroastriani.

Quando Gesù Cristo venne sulla Terra, ed essa fu imbevuta del suo sangue, diminuì l’influsso delle forze del male.

Vidi come gli antichi patriarchi operavano per ristabilire la verità della legge divina e contrastare il caos delle forze del male.

Più tardi i filosofi di Cipro volevano creare un falso prototipo di Maria Santissima a vantaggio delle loro tesi. Vidi Gesù parlare con loro pazientemente circa il completamento della Promessa e della sua Santissima Madre. Vicino a Lui vidi la croce che più tardi avrebbe portato.

Era la storia dell’eterno alternarsi della luce e dell’oscurità, della verità e dell’inganno. Della luce che illumina l’oscurità perché la misericordia dell’Onnipotente è assai grande.

Ho visto che durante il diluvio molti uomini ebbero il tempo di convertirsi e giunsero in Purgatorio perché Dio volle salvarli dall’inferno.

Potrei paragonare queste anime salvate con le radici degli alberi, che vidi di nuovo verdeggiare dopo il diluvio[69].



13 Semiramidee i misteri delle piramidi

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Derketo era nata nella regione di Ninive, il suo sposo era siriano e praticava orrendi riti idolatri. Fu ucciso, come gli era stato profetato, subito dopo la nascita di sua figlia[71]. Semiramide nacque in Palestina, era ancora bambina quando fu portata nel deserto da alcuni sacerdoti pagani. Qui fu affidata ai pastori nomadi e assistita dalle loro donne. Alcuni anni dopo fu lasciata in solitudine su una montagna, dove vidi uccelli dalle penne colorate che emettevano un curioso cinguettio. Semiramide sposò un capo gregario del re di Babele, poi, in età adulta, divenne la consorte del re.

Quest’ultimo godeva la fama di un grande guerriero, aveva sottomesso un intero popolo deportandolo schiavo a Babele. Quando Semiramide assunse da sola la guida del paese gli schiavi furono costretti a lavorare duramente[72]. Spesso la vidi, insieme a sua madre ed ai sacerdoti pagani, organizzare selvagge battute di caccia. In mezzo a loro galoppava una figura demoniaca; essa assumeva molteplici aspetti e poteva rendersi invisibile. Le cacciatrici partivano con un numeroso seguito armato in groppa ai cammelli, agli asini striati e ai cavalli. Una volta vidi il corteo vicino al Mar Rosso, non lontano dalla regione abitata da Giobbe.

Semiramide e Derketo erano molto agili e cavalcavano come gli uomini; portavano calcati sul capo cappelli di seta, o di lana rossa, con penne. Erano vestite fino ai ginocchi e avevano le gambe avvolte da cinghie che sorreggevano le alte suole decorate. Davanti al viso usavano un velo per proteggersi la bocca dal vento e dalla sabbia; sulle spalle portavano un mantello corto. Per uccidere le belve esse usavano una lancia molto rudimentale e un arco con le frecce, si proteggevano con uno scudo. Durante una grande battuta di caccia, o una spedizione armata, Semiramide giunse in Egitto, che a quel tempo era regnato da Mesraim, nipote di Cam. Il paese era abitato da popoli di diverse origini e le città principali erano quattro, ciascuna governata da un sovrano: Tebe, Menfi, Heliopolis (Cume) e Sais. La più antica era Tebe[73], con una popolazione più colta e attiva di Menfi[74]. Quest’ultima fu fondata sulla riva sinistra del Nilo; sulla riva opposta sarà poi eretta[75] la maestosa abitazione della figlia del Faraone. Gli abitanti di Menfi erano scuri di pelle e avevano capelli neri e ricci come la lana; nei tempi antichissimi erano stati deportati schiavi attraverso il Mar Rosso.

Gli abitanti di Tebe, attraversando parte dell’Africa, giunsero in Egitto e vi fondarono il grande insediamento. Vidi anche Cume, che fu poi chiamata Heliopolis, posta a settentrione di Tebe.

Intorno alla città antica sorsero grandi e straordinari edifici all’epoca in cui la sacra Famiglia giunse in Egitto[76].

Posta a Sud, non lontano dal mare, si trova la città di Sais[77], forse più antica di Menfi.

Semiramide diffuse i culti pagani e le pratiche diaboliche in tutto l’Egitto.

A Menfi si praticavano numerosi sacrifici umani che servivano ai sacerdoti per meglio osservare le stelle.

Non vidi il toro Apis, che più tardi fu molto venerato a Menfi come incarnazione di Osiride, ma vidi l’immagine di un idolo con la coda, simile al sole. Semiramide fu l’ispiratrice della costruzione della prima piramide sulla riva orientale del Nilo, non lontano da Menfi; tutto il popolo fu chiamato a partecipare ai lavori. Quando la piramide fu terminata, vidi la perfida regina con duecento persone circa intenta ad inaugurare la misteriosa costruzione.

La piramide era stata costruita in un luogo paludoso vicino all’acqua. Una stupefacente base di pali la sorreggeva come un grandissimo e largo ponte. Così che sotto di essa sembrava ci fosse un tempio grandissimo con numerose colonne. Qui furono costruiti molti locali adibiti a galere e larghe camere segrete. Poi vidi tutt’intorno altri locali grandi e piccoli con le finestre, dalle quali si vedevano appesi molti panni. Attorno alla piramide c’erano bagni e giardini.

Nella costruzione si trovava la sede principale del culto delle divinità egizie, si praticava lo studio degli astri, come la magia e gli orrendi riti iniziatici. Qui venivano anche sacrificati ai vari idoli fanciulli e vecchi. Gli astrologi e i maghi abitavano nella piramide dove ricevevano visioni demoniche. Presso i bagni c’era un grande stabilimento per pulire l’acqua fangosa del Nilo. Vidi questi primi egiziani in atteggiamenti lussuriosi. I bagni erano connessi con lo scandaloso culto degli idoli.

La piramide di cui parlo non durò molto perché fu distrutta da un terremoto.

Il popolo, che era profondamente superstizioso, rimase molto suggestionato dal nefasto avvenimento, i sacerdoti parlarono allora di collera degli dei e profetarono tempi funesti per il mondo.

Vidi i sacerdoti di Heliopolis che scrivevano su tavolette di legno i sogni della gente e poi osservavano le stelle.

Venni a conoscenza che gli idoli di Iside[78] e Osiride rappresentano Asenet[79] e Giuseppe, il cui arrivo in Egitto era stato annunciato precedentemente dagli astrologi.

I sacerdoti, quindi, si erano già da tempo preparati ad accoglierli come discepoli della loro religione. Difatti, appena la coppia giunse nel paese, ebbe una festosa accoglienza, ma vidi Asenet piangere amaramente.

Nell’antico Egitto spesso le persone si lasciavano suggestionare dai riti satanici e dagli oracoli dei sacerdoti. In effetti la verità religiosa degli egiziani si poggiava innanzitutto sulla superstizione della gente. Gli studiosi però hanno creato una falsa immagine di saggezza circa la cultura di questo popolo. Sotto l'influsso di Semiramide gli egiziani confusero la cronologia di molti fatti storici, per esempio i quattro sovrani che regnarono contemporaneamente sulle quattro città (Tebe, Heliopoli, Menfi e Sais), furono considerati da loro in ordine successivo.

Ho veduto Gesù ad Aruma mentre parlava di queste cose ai farisei. Raccontando la storia di Abramo in Egitto, Egli rivelò che la vera cronologia della nascita del Patriarca doveva riportarsi all’anno 4028.

Quando il Signore disse queste cose aveva 31 anni.

Molte persone amavano Set, lo adoravano come un dio e si recavano in pellegrinaggio al suo sepolcro in Arabia[80].

Una volta mi vidi anch’io in marcia con i pellegrini per raggiungere la sua tomba.



14 Visioni intorno a Melchisedek, sacerdote del Dio altissimo e Semiramide

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Riferimenti biblici

Il suo nome tradotto significa "re di giustizia", è anche di “Salem", cioè "re di pace" (
He 7,2).

"Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sodoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle dei re. Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole-.

‘Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici’

E Abramo gli diede la decima di tutto’’[81] (Gn 14,17-20).



Le visioni

Spesso nelle mie visioni ho veduto Melchisedek, non come uomo bensì come Angelo di Dio. Neanche una volta ho avuto l’idea che egli potesse essere un comune mortale. Non l’ho mai veduto in un posto preciso, in un paese o in una famiglia, come non l’ho mai veduto mangiare, bere oppure dormire. Egli non era vestito come un sacerdote, mi appariva però pieno di luce come gli Angeli nella Gerusalemme celeste, irradiato da uno splendore magnifico che mi ricordava Gesù durante la trasfigurazione, quando “il suo volto brillò come il sole e i suoi abiti divennero bianchi come la luce” (Mt 17,2). Solo più tardi vidi Melchisedek vestito come i sacerdoti di Dio, credo fosse nell'epoca successiva a Mosé.

"Il legato di Dio” si muoveva sempre da solo, non aveva compagni o un seguito.

Illuminato dalla luce dello Spirito, dovunque egli giungeva era accolto con riverenza e profondo rispetto; i sovrani, gli eruditi, e perfino i sacerdoti pagani, chiedevano la grazia del suo consiglio.

Di solito Melchisedek veniva annunciato da due messaggeri che indossavano vesti lucenti, corte e bianche; subito dopo essi scomparivano e nessuno sapeva chi fossero. Le persone che lo avvicinavano ne rimanevano assai illuminate e piene di letizia, come se lui fosse la fonte stessa della gioia. I cattivi invece lo evitavano, perché l'occhio malato non è capace di luce. Semiramide lo temeva molto, sapendo che “il legato di Dio" un giorno le avrebbe chiesto conto dei suoi misfatti.

La perfida regina opprimeva crudelmente gli schiavi come il Faraone avrebbe fatto con i figli di Giacobbe.

Vidi che ella, servendosi di numerosi eserciti, condusse grandi guerre di conquista e di predoneria contro i popoli limitrofi dell'Oriente. Verso Occidente i suoi eserciti si mossero raramente, ma verso settentrione mai, perché l’opinione comune del tempo considerava le terre del Nord inabitabili.

Vidi gli schiavi che erano stati deportati a Babilonia, era un popolo di origine semitica, che dopo la caduta della torre di Babele si era dedicato alla pastorizia e viveva nomade sotto le tende. Essi celebravano il servizio divino di notte sotto il libero cielo e si sentivano protetti dalla benedizione di Dio; i loro greggi crescevano forti e abbondanti.

La regina diabolica, che adesso li teneva in una dura schiavitù, aveva intenzione di farne strumenti del demonio.

Allora in aiuto del popolo-schiavo intervenne Melchisedek, inviato dalla volontà Dio. Manifestandosi a Semiramide come “re della stella mattutina"[82], egli le apparve vestito di luce e le chiese di lasciare libero il popolo di pastori.

Inoltre il re di pace la rimproverò di tutti i soprusi commessi, ricordandole gli orrori e il sangue dei sacrifici di cui era responsabile.

In un primo momento la natura presuntuosa di Semiramide prese il sopravvento su di lei, che giunse a chiedere al legato di Dio se avesse voluto prenderla in sposa. A questa provocazione la risposta di Melchisedek fu molto severa: egli le annunciò il castigo celeste che avrebbe avuto inizio con la distruzione della piramide di Menfi. Alle sue parole tuonanti la regina reagì con umiltà perché era stata percorsa da un brivido di terrore. Dimostrò allora un sincero rispetto per il sacerdote e acconsentì a fare uscire da Babilonia il popolo tenuto in schiavitù[83].

Melchisedek guidò i pastori liberati verso la Terra Promessa; vidi una massa di gente uscire da Babilonia in diversi scaglioni.

Poco lontano dalla città l’uomo di Dio riunì il popolo in modo che si riposasse e si rifocillasse.

Come un padre pietoso provvide egli stesso al pane e si preoccupò di soddisfare i bisogni di tutti. Dopo che, particolarmente le donne e i bambini, ebbero ripreso le forze si rimisero in cammino. In Cananea Melchisedek mostrò loro le terre dove avrebbero potuto vivere ed iniziare una nuova e libera esistenza.

L’uomo di Dio consigliò ad alcuni nuclei familiari di insediarsi nella zona dell’odierno Mar Morto[84].

Frattanto Semiramide fu castigata e disprezzata da tutti; un mattino, al risveglio, si vide orrendamente trasformata in una vacca. Rimase per molto tempo rinchiusa senza vedere più nessuno; un servo le gettava erba e fieno in una mangiatoia. Dopo cinque anni di reclusione riebbe improvvisamente il suo aspetto fisico. Però, non essendosi affatto pentita delle sue precedenti atrocità, uscì nel mondo e riprese le sue azioni inumane. Alla fine le strapparono gli intestini e morì dissanguata. Aveva vissuto centosettanta anni.

Melchisedek resta nella storia dell’antichità un vero e grande profeta di Dio, un saggio dallo spirito sublime.

Nei tempi antichi numerosi personaggi spirituali si prodigarono per il bene dell’umanità; essi appartennero ad un altissimo ordine angelico, tra loro però si contano anche falsi profeti ispirati dal Maligno.

La partenza del popolo dei samani[85] da Babilonia ha una stretta analogia con l’esodo degli israeliti dall'Egitto, per i quali Mosé fu il nuovo Melchisedek[86].

Questi primi uscirono da Babilonia e si stabilirono nella Terra Promessa, molto tempo prima della venuta di Abramo.

In un'altra visione vidi tre eremiti che vivevano in caverne vicino al monte Tabor, erano coperti con pelli e legacci e portavano una grande foglia sul capo per proteggersi dal sole. Poi ne vidi pure altri, tutti conducevano una vita pia sull'esempio di Enoc; praticavano una religione semplice ma con alcuni segreti, ricevevano rivelazioni e visioni celesti.

La loro religione insegnava che Dio voleva unirsi agli uomini, e perciò essi avevano il compito di preparare tutto quanto fosse necessario alla sua accoglienza.

Essi sacrificavano la terza parte del loro nutrimento quotidiano al sole, oppure lo distribuivano agli affamati e agli infermi del popolo degli samani, da poco giunto nella loro terra.

Vidi gli eremiti, separati in piccoli gruppi gli uni dagli altri, sparsi per tutta la regione; dormivano nelle tende e abitavano luoghi fissi, senza compiere spostamenti.

I samani restarono non poco influenzati e ammirati dalla religione e dalla sapienza di questi ultimi. Essi, servendosi di alcune preziose istruzioni degli eremiti, scavarono pozzi, disboscarono regioni selvatiche e fondarono alcuni insediamenti; inoltre scacciarono le forze del male per mezzo di preghiere e sacrifici. Alla fine gli spiriti malvagi si ritirarono per sempre verso zone paludose e oscure.

Quando ebbi la visione dei meravigliosi insediamenti costruiti dalla mano di questo popolo rimasi molto stupita da tanta laboriosità.

Constatai con quanto sudore e buona volontà vennero fondate Safet, Batsaida, Nazareth e altre città. Vidi perfino quando furono poste le prime pietre della casa dove l’Angelo porterà l’Annuncio a Maria Santissima.

Vidi anche la grotta di Bethlem, nei cui paraggi questo popolo usava incontrarsi con Melchisedek, il quale giungeva sempre da solo portando un grandissimo pezzo di pane intaccato in piccole parti; vidi che questo si manteneva sospeso sulle sue mani.

Il pane era di color bruno e cotto nella cenere. Qualche volta ne vidi un pezzettino librare sulla mano della gente.

Durante le visioni sul santo profeta compresi che egli soffriva un peso alla nuca quando si avvicinava alla gente; io credo che ciò dipendesse dallo sforzo da lui fatto per assumere le sembianze umane. Appena appariva ai suoi devoti essi si mettevano in ginocchio e lo veneravano come un dio liberatore. Il santo insegnò al popolo di Dio la coltivazione della vite sul monte Tabor e gli diede i primi semi per coltivare la terra.

I samani mangiavano spesso pane e uccelli, che volavano numerosi in questa regione. Nelle notti stellate gli eruditi del popolo studiavano gli astri e il relativo simbolismo celeste. Essi stabilirono un giorno festivo ogni sette, l’ottavo era celebrato con un sacrificio e la preghiera; l’inizio di ogni anno veniva celebrato per alcuni giorni. L'anno era diviso in periodi, secondo un proprio calcolo cronologico.

Con il loro laborioso lavoro i samani costruirono, fra l’altro, il bagno di Betulia e le strade che portano a Cana, Meggida e Naim, tutti luoghi che diedero origine ai buoni profeti. Melchisedek si trasferì per sempre in questo paese, ma nessuno seppe mai precisamente dove. Vidi la gente pulire, fecondare e preparare la terra secondo l’ispirazione dello Spirito di Dio. Essi preparavano la venuta di Abramo e dei padri di Israele, come Giovanni preparerà i cuori umani alla venuta di Cristo.

I samani e gli eremiti fecero per Israele quello che Giovanni farà per la Chiesa del Signore.

Ho visto spesso Melchisedek apparire nella Terra Promessa quando era deserta e selvatica, molto prima dell'epoca di Semiramide e di Abramo.

Mentre cercavo di capire cosa facesse il santo in quei luoghi solitari, lo vidi occupato ad affondare un bastone nel terreno di una montagna: era la fonte del fiume Giordano.

Nel momento in cui egli affondò il suo lungo bastone nella terra vidi fuoriuscirne un raggio. In questo modo il profeta aprì altre sorgenti in diversi punti della terra. Prima del diluvio universale non vidi fuoriuscire i fiumi dalla terra, vidi però scorrere molta acqua da un monte in Oriente.

Melchisedek collocò pure diversi segni in alcuni luoghi della Terra Promessa, ad esempio mise una pietra dove sarebbe sorto il tempio di Gerusalemme e dodici pietre preziose nel Giordano, proprio dove sarebbero passati i sacerdoti che portavano l’arca dell’Alleanza[87].

Dovunque ci fosse stato bisogno di pace e di consiglio nelle comunità, nelle tribù e negli insediamenti, vidi presente il re di pace. Come base per la sua missione egli costruì un castello vicino a Salem[88].

Il castello di Melchisedek non era altro che una grande e alta tenda con molte gallerie e scale, solo il fondamento era fatto di pietre. Vidi che questo luogo accoglieva molti stranieri e pellegrini di passaggio, una specie di albergo economico con l’acqua più pura di tutto il territorio. Forse il profeta aveva fondato questo ricovero per avvicinare le gente a Dio. In ogni modo mi sembra che il luogo avesse qualche relazione con il sacramento del battesimo.

Egli riuniva sotto questa tenda particolarmente le famiglie che volevano insediarsi nella zona di Gerusalemme. Melchisedek fondò prima Salem e poi costruì Gerusalemme. Dovunque egli era inviato dallo Spirito di Dio operava e seminava la grazia futura.

Melchisedek appartiene a quel coro di Angeli che stanno di fronte agli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, e che scesero sui popoli recando il messaggio celeste ad Abramo e agli altri patriarchi.



Brentano - Emmerick: Misteri AT 1100