Brentano - Emmerick: Misteri AT 1500

15 La storia di Giobbe

1500 Riferimenti biblici

“Giobbe" è un racconto popolare semitico, un libro biblico in cui il personaggio è descritto come uomo integro e timorato di Dio (
Gn 22,12) che “ha tutto e viene spogliato di tutto". Egli infatti viene provato duramente per mezzo dell’opera di Satana, con il consenso di Dio. Giobbe perde tutte le enormi ricchezze, la sua famiglia viene distrutta e la sua vita è minacciata.

Alla fine però venne reintegrato nei suoi beni e prosperò, perché nonostante le disgrazie si era mantenuto fedele a Dio. Le disgrazie furono necessarie affinché egli ritrovasse una nuova dimensione di fede e di amicizia con Jahvé.

Giobbe è stato “come una statua di fede” (J. Leveque), che aveva sperimentato il male a tutti i livelli, con la perdita dei beni, della famiglia, della salute e perfino dell’amicizia di Dio, che gli si era nascosto. Ma egli è talmente paziente che non si rassegna e lotta per conquistare il bene e la grazia celeste, così aveva pregato: “Nudo uscii dal ventre di mia madre e nudo vi farò ritorno; il Signore ha dato e il Signore ha tolto. Sia benedetto il nome del Signore” (Jb 1,21); oppure parla con Dio in preda alla disperazione: “Ti sei fatto crudele con me e mi perseguiti con tutta la forza del tuo braccio” (Jb 30,21). Giobbe tenta in tutti modi di interpretare la volontà di Dio, perché si comporta così con lui, perché forse lo ha dimenticato o si è stancato di lui, o forse Dio stesso è cambiato. Alla fine Dio rompe il silenzio e gli si rivela in tutta la sua dimensione di Luce. Si rivela, non più come Dio della dottrina, ma come Dio vivente.

Il Libro di Giobbe affronta il problema dell’esistenza umana, del male e della sofferenza. Gli antichi sumeri, i babilonesi e gli egiziani ci hanno lasciato i loro libri di Giobbe, che viene rappresentato come figura di grande paziente. Questa tradizione passò ai primi cristiani, equivalendo a una canonizzazione. Si confronti la Lettera di Giacomo (Jc 5,11)[89].

“L’azione è ambientata nella terra di Uz in Arabia, e arabo o arameo è il protagonista... Il Libro è stato scritto dopo l’esilio, forse nel V secolo. Vero capolavoro letterario, è importante anche per il contenuto dottrinale riguardante l’oltretomba, l’esistenza degli spiriti buoni e cattivi, gli attributi di Dio, i suoi rapporti col mondo, il culto a Lui dovuto, la possibilità della salvezza nonostante la morte”[90].


La prova estrema

"Un giorno, in cui i figli di Dio[91] andarono a presentarsi davanti al Signore, andò anche il satana in mezzo a loro a presentarsi davanti al Signore. E il Signore domandò al satana: 'Donde vieni?’. E il satana rispose al Signore dicendo: ‘Dal percorrere la terra e dall’aggirarmi in essa’.

E il Signore disse al satana: 'Hai posto il tuo cuore sul mio servo Giobbe, ché nessuno come lui c’è sulla terra, uomo perfetto e integro, timorato d’iddio e lontano dal male. Egli è ancora saldo nell’interezza sua, e tu m’hai spinto su lui, senza ragione, per rovinarlo'.

E il satana rispose al Signore dicendo: ‘Pelle per pelle e tutto quello che ha l’uomo è pronto a darlo per la sua persona. Ma stendi un poco la tua mano e toccalo nell’osso e nella sua carne, e vedrai se non ti benedice in faccia!’.

E il Signore disse al satana: ‘Eccolo nelle tue mani! Solo risparmia la sua vita’.

Il satana uscì dalla presenza del Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. Giobbe si prese un coccio per grattarsi e sedeva in mezzo alla cenere. E sua moglie disse: ‘Rimani ancor fermo nella tua probità? Impreca a Dio, e muori!’. Ma egli le rispose: 'Tu parli come parlerebbe una stupida! Se da Dio si accetta il bene, non si deve accettare anche il male?’. In tutto questo non peccò Giobbe con le sue labbra” (Jb 2,1-10).


Tre amici vanno a visitare Giobbe.

"... Poi si sedettero con lui in terra, per sette giorni e sette notti, e nessuno gli rivolse una parola, perché vedevano che assai grande era il suo dolore" (Jb 2,13).

"È vero, senza nulla sapere,

ho detto cose troppo superiori a me,

che io non comprendo.

lo ti conoscevo per sentito dire,

ma ora i miei occhi ti hanno visto” (Jb 42,3 Jb 42,5).



Le visioni

Giobbe era il minore di dodici fratelli; poco prima che suo padre nascesse era caduta la torre di Babele[92].

La madre di Abramo sposò un parente del padre di Giobbe.

Il padre di Giobbe abitava su una montagna a settentrione del Mar Nero, la quale da un lato era riscaldata dal sole, e quindi calda, dall’altro lato invece era fredda e piena di ghiaccio. Giobbe soffrì in tre periodi: dopo la prima sofferenza ebbe nove anni di tranquillità, dopo la seconda ebbe sette anni di quiete e dopo la terza dodici anni di pace. Egli incontrò la sofferenza sempre in luoghi diversi. Fu completamente povero perché pagò tutti i debiti della sua gioventù[93].

Siccome Giobbe pregava Dio tutto il giorno sviluppò presto l’occhio dell’intelligenza, così non potè più vivere nella casa dei suoi genitori perché aveva altri sentimenti. Egli pregava spesso Dio nella solitudine della natura, particolarmente sotto le stelle e alle prime luci dell’aurora.

Egli parlava spesso della meravigliosa opera di Dio e celebrava una liturgia di lode al Signore a cui partecipavano alcuni devoti. Seguito dai suoi discepoli si trasferì in una regione a nord del Caucauso. Questa era una zona molto misera e paludosa, io penso che oggi sia abitata da un popolo dal naso piatto e i piccoli occhi.

Qui Giobbe si insediò e iniziò una nuova vita, innanzitutto riunendo tutti gli eremiti che vivevano isolati nelle caverne della regione.

Questi eremiti mangiavano la carne cruda degli animali dopo averla esposta al sole in una fossa, finché Giobbe insegnò loro a cuocerla.

Così pure egli diede loro le istruzioni necessarie per lavorare la terra e renderla fertile.

Vidi che Giobbe e la sua gente abitavano tende molto rudimentali e indossavano solo una fascia per coprirsi i genitali. Allevavano un gregge assai numeroso oltre alcuni altri animali curiosi: un asino zebrato e altri quadrupedi macchiettati. Vidi i figli di Giobbe: tre maschi e tre femmine. Il terreno che egli aveva seminato si estendeva lungo sette ore di cammino.

I suoi discepoli coltivavano una doppia canna che cresce nell'acqua e contiene un midollo che veniva mangiato arrostito. Vidi coltivare anche le zucche.

Giobbe era indescrivibilmente giusto e amorevole con tutti, aiutava i poveri e tutti i bisognosi. Era molto casto e aveva un’immensa fiducia in Dio, che gli inviava gli Angeli oppure gli appariva nelle sembianze lucenti di un vecchio biancovestito. Gli Angeli che vedeva Giobbe, erano come giovani luminosi senza barba, portavano lunghe e bianche vesti mantenute da cinture. Lo vidi consolato nelle sue sofferenze da questi Cherubini, che qualche volta si manifestavano anche ai suoi discepoli, ai figli e ai parenti.

Mentre le altre popolazioni veneravano gli dei dal volto di tigre o di lupo, e offrivano sacrifici cruenti, vidi Giobbe praticare una devozione particolare. Egli aveva costruito una statuetta con le sembianze di un fanciullo dai raggi lucenti sul capo,- il bimbo aveva le mani una sopra l’altra che mantenevano una sfera sulla quale era incisa una piccola nave in balìa delle onde. Penso che la piccola statua raffigurasse il diluvio universale di cui Giobbe parlava spesso ai suoi discepoli per illuminarli Sull'Onnipotenza di Dio. Giobbe pregava e offriva grano e incenso dinanzi ad essa, che sembrava fatta di metallo. Vidi il fumo salire in alto passando attraverso una specie di imbuto.

Spesso dispute e litigi si levavano dal campo di Giobbe, provocando le sue sofferenze. Quando comprese che era circondato da persone piene di malvagità, egli decise di spostarsi verso le montagne interne del Caucaso. Portò con sé solo pochi fedeli sinceri. Qui, Giobbe e la sua piccola comunità presero l’abitudine di vestirsi in modo più completo e cercarono di condurre una vita più perfetta.

Un giorno ebbi una chiara visione nella quale Giobbe si muoveva con un seguito numeroso verso l’Egitto; essi scortavano una parente che doveva sposarsi con il figlio di un re pastore. In quell’epoca il paese era dominato dai re pastori provenienti dall’antica patria di Giobbe, solo più tardi essi saranno spodestati e cacciati da un sovrano egiziano.

Giobbe recava con sé doni favolosi su trenta cammelli ed era accompagnato da molti servi. Mi apparve fortissimo e grande, dalla pelle bruna e dall’aspetto piacevole, i suoi capelli erano rossicci. Gli egiziani erano molto più bruni di lui. Giobbe non amava vivere in Egitto, vidi che egli guardava con nostalgia verso Oriente, in quella regione che sarà poi abitata dai tre Santi Re. Rivolto ai suoi servi disse che avrebbe preferito vivere con gli animali selvaggi anziché con gli egiziani. Questo grave sentimento di amarezza era dovuto alla sua avversione per i crudeli culti idolatri in uso presso il popolo egiziano. In particolare verso quello che sacrificava i bambini ad un odioso dio dalla testa di bue e una bocca orrendamente larga. I fanciulli erano posti dai sacerdoti tra le braccia dell’idolo grondanti sangue; qui venivano uccisi.

Giobbe si prodigò con molto fervore contro questi orrori, e il suo intervento valse almeno a mitigare tali pratiche disumane.

Il   re pastore, al cui figlio Giobbe aveva recato la sposa, lo indusse a restare in Egitto e gli assegnò come luogo di residenza Matarea. Questa città allora era diversa da come si presenterà agli occhi della sacra Famiglia. Giobbe celebrò la sua liturgia sulla pietra vicino alla stessa fonte d’acqua che sarà riscoperta da Maria Santissima[94].

Il   luogo in cui egli abitava era circondato da animali selvaggi e velenosi, che lui purificò con i sacrifici incruenti e le preghiere. Qui ebbe visioni sulla storia della salvezza dell’umanità e intorno agli imminenti avvenimenti ad essa collegati. Dopo alcuni anni Giobbe fece ritorno nella sua patria e, obbediente alla volontà di Dio, andò ad abitare sulla strada per Gerico che prosegue verso Oriente. Qui iniziò ancora una volta una nuova vita, vi costruì un grande villaggio dopo aver purificato la regione che era abitata da animali selvaggi.

Fu allora che venne sorpreso da un altro periodo di sfortuna e di sofferenze; frattanto la sua fama di uomo di Dio, buono e giusto, si era diffusa anche nelle regioni circostanti.

Egli costruì a poco a poco, con l’aiuto dei suoi seguaci e discepoli, altri insediamenti abbastanza stabili. Le fonda- menta delle case erano di pietra e i tetti erano fatti di semplici ma robusti tendaggi. Passarono così dodici anni, e appena egli iniziò a rifiorire venne sorpreso dalla terza sofferenza che lo ridusse in uno stato pietoso. Con molta saggezza e pazienza, ispirato da Dio, Giobbe riuscì a superare quest’en- nesima disgrazia, tornò completamente sano e procreò perfino una numerosa prole. Morì in età molto avanzata e nella sua terra giunse un’altro popolo.

Nel libro biblico di Giobbe la storia è raccontata in modo ben diverso, come diversa è anche la sua collocazione cronologica; nonostante ciò queste visioni che io ebbi sono sostanzialmente simili al significato spirituale del personaggio.

Vidi che Satana tormentò con mille illusioni Giobbe per deviare la sua fiducia verso Dio, addirittura gli inviò spiriti maligni che si presentarono sotto spoglie angeliche e lo tentarono. I suoi discepoli persero più volte la fiducia in lui pensando che egli non fosse giusto con Dio. Ma l’Onnipotente volle solo provargli che Egli invia le sofferenze ai suoi prediletti per rinforzarli nello spirito. Comunque Giobbe non tradì mai Dio nonostante le dure prove a cui fu sottoposto; egli aspettò nostalgico la venuta del Salvatore e contribuì alla crescita della generazione di Davide, alla quale si riallacciava per mezzo della madre di Abramo.

La sua storia e i suoi discorsi con Dio ci vennero trasmessi dai suoi servi più fedeli. Hai e Uis, oppure Ois, scrissero la storia del loro signore sulla pelle di vacca.

La storia di Giobbe fu tramandata integralmente, nella versione originale, di generazione in generazione fino ad Abramo, quando il contenuto iniziò a subire variazioni.

Nella scuola di Rebecca i Cananiti ricevettero l’insegnamento della storia di Giobbe, per riflettere sulla sottomissione della propria volontà a quella di Dio.

Dopo l’uscita dall’Egitto Mosé si servì dell’esempio di Giobbe per incoraggiare il popolo a sopportare le pene del deserto. Salomone modificò questa vicenda edificante e l’adattò per il suo popolo. Alla fine il libro[95] fu pieno degli insegnamenti di Mosé, Giobbe e Salomone. Così, quando si diffuse tra gli altri popoli, fu sempre più difficile trovarvi la vera vita di Giobbe. Alcuni popoli stranieri erano convinti che egli fosse stato un edomita[96].



Cap. IV LA VITA SULLA TERRA - il secondo periodo -

16 Abramo.

17 11 sacrificio del pane e del vino.

18 Abramo riceve il Sacramento dell'antica Alleanza.

19 Giacobbe.

20 II segno della benedizione: la protuberanza lucente.

21 La storia di Giuseppe e Asenet.

22 Mosé.

23 L'arca dell'Alleanza.

16 Abramo

1600 Riferimenti biblici

Abramo, figlio di Tare, prende in moglie Sara (
Gn 11,29), abbandona per ordine di Dio la patria e si porta nella terra di Canaan e in Egitto, ritorna in Canaan (Gn 13) e libera il nipote Lot dai nemici; riceve quindi da Dio la promessa di una discendenza (Gn 15-18), si unisce con la schiava Agar e con lei genera Ismaele. Abramo aveva allora ottantasei anni. Dio stabilisce il patto con Abramo, quando egli aveva novantanove anni: "lo sono Iddio onnipotente, cammina alla mia presenza e sii perfetto... Tu diventerai padre di una moltitudine di popoli; non ti chiamerai più Abramo, ma il tuo nome sarà Abrahamo, perché io ti costituisco padre di una moltitudine di popoli... stabilirò un patto fra me e te e i tuoi discendenti dopo di te, di generazione in generazione, come patto perpetuo... Nel corso delle vostre generazioni voi circonciderete ogni maschio all’età di otto giorni, sia quello nato in casa, come quello comprato con denaro... e il mio patto nella vostra carne sarà patto perpetuo. Il maschio incirconciso, che non avrà reciso la carne del suo prepuzio, sia reciso dal suo popolo: egli ha violato il mio patto” (Gn 17). Dio gli promette che stabilirà un nuovo patto con Isacco, un’altro figlio, che gli partorirà Sara.

Abramo aveva novantanove anni quando circoncise se stesso e tutti gli uomini della sua famiglia.

Gli appare il Signore nei tre Angeli. Abramo intercede per Sodoma (Gn 18), va in Gerara, gli nasce Isacco, rinvia Agar e Ismaele, fa alleanza con Abimelec, è disposto a sacrificare Isacco, nuove promesse del Signore, manda a cercare la moglie per il figlio Isacco (Gn 24). Ultimi anni e sua morte a 175 anni, è ricordato e lodato frequentemente nella Bibbia: “Abramo è il padre di numerose nazioni e nessuno fu pari a lui nella gloria.

Conservò la legge dell’Altissimo, che pattuì con lui l'Alleanza. Sulla propria carne stabilì il patto, e nella prova si dimostrò fedele. Perciò Dio gli promise con giuramento di benedire tutti i popoli nella sua discendenza, di moltiplicarla come la polvere della terra e di esaltare la sua stirpe come le stelle, di darle in eredità il paese dall’uno all’altro mare e dal fiume sino ai confini dell'Egitto” (Qo 44,19-21).

E ancora su Abramo: (Is 51,2 Mt 3,9 Lc 19,9 Jn 8,39 Rm 4,9 Rm 9,7 Ga 3,8 He 6,13 He 7,1 He 11,8).

"Abramo, come personaggio mitico, inizia la sua vita sulla Terra 1850 anni prima della venuta di Cristo”[97].

Egli è un magnifico esempio di fede e di obbedienza a Dio, e sarà l’esempio dei chiamati; è il padre dei credenti.

Darà origine al nucleo di un popolo nuovo destinato a una missione spirituale. La promessa fatta ad Abramo è orientata essenzialmente verso il futuro e suppone un piano di salvezza, per ora ancora nascosto nella mente di Dio. Tuttavia appare già chiaro che tale salvezza si estenderà a tutti i popoli.



Le visioni

Abramo[98] e i suoi progenitori appartenevano ad una tribù di pastori. Essi erano emigrati a Ur, in terra Caldea, dove conducevano una vita semplice. Vidi disseminati nella regione parecchi fuochi sulle montagne, non so se questi avessero un’origine naturale o fossero stati accesi dai progenitori di Abramo. Questa gente seguiva la giustizia e la violenza allo stesso tempo, prendeva possesso dei territori dove si trovava buona cacciagione segnandone i confini, poi vi costruiva un altare di pietra e immolava sacrifici a Jahvé.

Vidi che la nascita di Abramo fu segnata da un destino simile a quello di Mosé quando la nutrice gli salvò la vita.

Per mezzo di un oracolo il padre di Abramo era venuto a conoscenza che un pericolo gravava su un figlio che stava per nascergli. Per precauzione egli nascose sua moglie in una caverna in modo che partorisse in segreto. Era la stessa caverna dove avevo visto Èva celare Set; il luogo era impervio e inospitale. Quando Abramo nacque, fu affidato ad una nutrice di nome Maraha e allattato da lei. Ella visse nascosta con il bambino per alcuni anni nella caverna. Abramo crebbe smisuratamente e, siccome sembrava molto più grande della sua età, i genitori decisero di riprenderselo. Essi erano certi che sarebbe passato inosservato alle guardie che cercavano un bambino nato da pochi anni.

Sospettato però per la sua saggezza e per l’intelligenza prematura, Abramo fu esposto di nuovo al pericolo; così la nutrice fu costretta a fuggire con lui e lo tenne celato nella solita grotta. Frattanto vennero trucidati molti fanciulli.

Quando Abramo si fece adulto lasciò la caverna per andare ad abitare a Sukkot; portò la vecchia nutrice sul suo cammello. All’età di cento anni Maraha morì, allora Abramo ritornò alla grotta e le preparò la tomba come lei aveva desiderato. Dopo aver calato il corpo nella fossa lo ricoprì con un cumulo di pietre bianche.

La grotta fu poi chiamata "Caverna del latte" e divenne meta di adorazione, particolarmente per le madri.

L’episodio è simile alla persecuzione erodiana sofferta più tardi dalla Madonna e dal Bambino Gesù.

Anche la Santa Vergine si terrà celata nella grotta di Maraha dalle guardie di Erode.

Il padre di Abramo possedeva la conoscenza di molti segreti della natura e aveva molta grazia. Vidi che produceva piccoli idoli simili a quelli che Rachele[99] sottrasse a Labano.

Tutta la gente della sua tribù possedeva la capacità di trovare giacimenti d’oro sottoterra.

Abramo era un attento osservatore degli astri, vedeva il loro influsso sugli avvenimenti del mondo e sulla nascita degli uomini.

Con l’osservazione del cielo stellato egli era in grado di profetare il futuro della Terra, ma lasciava tutto nelle mani di Dio che serviva fedelmente. Vidi Abramo insegnare l’astrologia in Caldea riportandola a Dio.

Una notte l’Onnipotente gli diede una visione in cui gli mostrò una regione dove avrebbe dovuto insediarsi con i suoi.

Egli, obbediente a Dio, diede subito l’ordine di partenza.

Lo vidi erigere la tenda e costruire un altare bislungo nella Terra Promessa. Allorché Abramo gli si inginocchiò dinanzi, fu circonfuso da un magnifico splendore e gli apparve un Angelo di Dio. Questi parlò con lui spiegandogli velatamente il mistero del Santuario celeste, allora vidi Abramo aprire la sua veste e riporre il dono dell’Angelo sul suo petto.

Mi fu detto che era la benedizione dell’antico Patto, il cui contenuto restava celato ad Abramo come per noi resta tuttora celato quello del Sacramento della nuova Alleanza. La benedizione consisteva in un piccolo boccone lucente, santuario di grazia e pegno della promessa generazione[100]. L’Angelo era somigliante a quello dell’Annunciazione; mi appariva soave e tranquillo nella sua funzione. Egli annunciò ad Abramo che Melchisedek avrebbe celebrato per la prima volta un sacrificio solenne dinanzi a lui. Il sacrificio avrebbe trovato compimento nella morte del Signore e così si sarebbe rinnovato e celebrato sino alla fine dei tempi.

Dopo la rivelazione dell’Angelo, vidi Abramo prendere da una cassa cinque grandi ossa che dispose a forma di croce sull’altare, poi accese un fuoco e iniziò a celebrare il sacrificio davanti alla fiamma.

Il fuoco aveva la forma di una stella, al centro era straordinariamente chiaro e tutt’intorno rosso ardente.

Questa visione cedette il posto ad un’altra in cui vidi Abramo insieme con Sara[101] in Egitto.

Abramo aveva ricevuto da Dio il comando di recarsi in questo paese per riprendere il tesoro portato qui da una cugina di Sara. Si trattava dell’albero genealogico raffigurato in alcuni triangoli d’oro tenuti insieme da una cordicella. Ogni pezzo, in ordine progressivo, raffigurava un discendente di Noè, da Sem fino ad Abramo[102]. Il tesoro era caduto nelle mani del Faraone che, consigliato dai suoi sacerdoti, lo restituì ad Abramo temendo la vendetta di Dio.

Abramo fece così ritorno nel paese di Canaan portando con sé le lamelle d’oro.

Lo vidi poi con Lot mentre gli indicava il paesaggio circostante. In questa visione notai che Abramo aveva molte abitudini simili a quelle dei tre Santi Re, indossava perfino una lunga veste di lana con il cappuccio, ricoperta di ermellino.

Il patriarca aveva una lunga barba bianca e portava un’insegna di metallo sul petto come una pietra preziosa a forma di cuore. Non ho parole per descrivere la bontà e la munificenza di Abramo; egli era nemico particolarmente dell’invidia e dell’avarizia.

Lot era vestito come Abramo, ma di statura più piccola e dall’aspetto meno nobile; era buono anche se un po’ avaro. Vidi una disputa a causa dei pascoli tra i mandriani di Abramo e di Lot. Alla fine quest’ultimo andò via con i suoi servi scomparendo nella nebbia. Si trasferì con il suo seguito e le mandrie in una terra vicino al fiume Giordano. Frattanto Abramo, infuso di luce magnifica, chiuse la sua tenda e andò anch’egli via[103]. Si ritirò vicino ad Ebron dove innalzò una grande tenda per coprire un altare di pietra[104]; era lo stesso luogo in cui in seguito abiterà Zaccaria, il padre di Giovanni Battista. In questa bellissima regione Abramo prese dimora con la sua tribù e vi costruì alcuni insediamenti, che più tardi furono saccheggiati dalla follia aggressiva di esseri giganteschi. Costoro indossavano vesti molto strette abbottonate da legacci a forma di stelle.



17 Il sacrificio del pane e del vino

1700 Melchisedek apparve ad Abramo e gli comandò di celebrare un sacrificio di colombe e altri uccelli. Poi, vestito di magnifica luce, gli profetò intorno a Sodoma e a Lot, promettendogli che sarebbe di nuovo venuto, questa volta per offrire pane e vino. Disparve dopo aver consigliato ad Abramo cosa avrebbe dovuto chiedere a Dio nella preghiera.

Abramo restò pieno di speranza per la promessa di Melchisedek, in quest'attesa preparò un bellissimo altare e lo circondò di frasche. Quando giunse il giorno del sacrificio del pane e del vino Melchisedek si fece annunciare dai suoi messaggeri celesti come “re di Salem”.

Abramo allora gli andò incontro e accolse la sua benedizione in ginocchio. Questo accadeva in un tempo lontanissimo da noi, in una valle rigogliosa che da Occidente si prolunga verso Gaza.

Melchisedek era partito dalla sua dimora terrena, la zona dove sorgerà la Gerusalemme terrena. Al suo fianco aveva un animale grigio e agile, dalla gola corta e larga; dallo stesso lato portava in mano un vasetto colmo di vino. Nell’altra mano invece portava una cassetta contenente pani ovali, alcune coppe e un calice senza piedistallo. Questo non mi era nuovo, l'avevo già veduto in una ricorrente visione della santa Cena di Cristo. Fu usato per la prima volta da nostro Signore quando Egli introdusse il sacrificio della Nuova Alleanza[105].

Le coppe, che sembravano piccole botticelle, non erano d'oro

o  d’argento, bensì brune e trasparenti come pietre preziose. In questa visione Melchisedek mi apparve più magnifico del solito, era snello e alto, straordinariamente buono e serio. Portava una lunga veste bianca, talmente luminosa che mi ricordò di nuovo la trasfigurazione del Signore Gesù Cristo.

Dopo aver veduto tale chiarore mi sembrò che la veste di Abramo si fosse offuscata.

Melchisedek portava una cintura bordata con lettere, come più tardi useranno anche i sacerdoti giudei della Sinagoga; vidi che durante il sacrificio mise un piccolo copricapo a pieghe sui suoi capelli gialli e morbidi come la seta. “Il legato di Dio” era atteso per il sacrificio da diverse persone, tra cui il sovrano di Sodoma e molti uomini con animali, sacchi e casse. Tutti erano in riverente silenzio al cospetto del re di Salem, la cui sola presenza bastava a creare un’atmosfera di quiete. Entrato nella tenda, egli si diresse subito verso l’altare sul quale depose il calice.

Frattanto vi erano già state esposte le ossa di Adamo[106].

Avevo avuto precedentemente visioni di Noè mentre celebrava un rituale simile al sacrificio della Santa Messa. Il rituale consisteva per la maggior parte di preghiere. Vidi che Noè si aggirava intorno all’altare inchinandosi dinanzi alle sante ossa per sollecitare la venuta del Messia, secondo la promessa di Dio al nostro progenitore.

Melchisedek stese sull’altare una coperta rossa, e sopra di essa ne mise una bianca trasparente.

Questa celebrazione mi ricordò la nostra Santa Messa.

Lo vidi dunque elevare il pane e il vino, sacrificare, benedire e inchinarsi. Vidi che il re di Salem porse ad Abramo il santo calice per bere, subito dopo i piccoli vasi con il pane spezzato vennero passati da Abramo al popolo.

I fedeli ricevettero pezzetti di pane più grandi di quelli che saranno dispensati con il Cristianesimo primitivo.

Vidi i pezzetti di pane rilucere, essi erano solo benedetti e non consacrati[107] perché il tempo di nostro Signore era ancora lontano. Anche gli Angeli non potevano consacrarli.

La celebrazione di Abramo e Melchisedek serviva a svegliare gli uomini alla fede in Dio e nelle sue opere, e a ricordare il Primo Patto tra Dio e gli uomini.

Vidi Melchisedek porgere ad Abramo un pezzetto di pane finissimo e molto luminoso, diverso da quello che avevano ricevuto gli altri. Abramo ne trasse molta forza spirituale, tanta che non esitò a dichiararsi pronto a sacrificare suo figlio quando Dio gliene diede il comando.

Subito dopo la cerimonia, Abramo profetò la venuta di Mosé e disse che questi avrebbe celebrato sul Sinai un sacrificio simile per i leviti.

Non mi sembra di aver visto Abramo concelebrare il sacrificio con Melchisedek, ma quest’ultimo iniziò Abramo quale sacerdote: “Parla il Signore, siedi alla mia destra. Tu sei sacerdote eterno secondo l’Ordine di Melchisedek. Il Signore ha giurato e non si pentirà”[108].

Vidi il re di Salem imporre le mani su Abramo mentre lui gli porgeva le dita.

Dopo la cerimonia d’iniziazione, per tutto il resto della sua vita, Abramo diede alle sue dita un grande significato.

La spiegazione di questo mistero al momento mi sfugge[109], vidi però l’importanza della destra divina: Davide ebbe una visione dell’ordinazione di Abramo e ripeté le parole di Melchisedek: "Siediti alla mia destra". Vidi una figura di luce provenire dalla destra del Padre, la figura era proiettata da un triangolo dove all'interno si scorge l’occhio di Dio, alla cui estremità superiore intuii la presenza dello Spirito Santo. La descrizione di tale visione è indicibile.

Vidi Èva uscire dalla costola destra di Adamo; i padri antichi davano la benedizione con la destra e ponevano i discepoli beneficiari della benedizione pure sulla destra.

Gesù ha ricevuto la punta della lancia nel suo fianco destro e la Chiesa cresce alla destra del Signore.

Quando entriamo nella Chiesa lo facciamo dalla parte destra di Gesù e così siamo in Lui uniti con il Padre celeste.

Dalla destra viene l’eterna testimonianza del Figlio per mezzo del Padre.

Così la missione di Melchisedek sulla Terra si era compiuta: egli aveva istituito la benedizione del pane e del vino, in segno di eterna rinnovata Alleanza con il Signore, inoltre aveva consacrato Abramo al sublime sacerdozio affidandogli il santo calice. Da allora non ebbi mai più visioni di lui.



18 Abramo riceve il Sacramento dell’antica Alleanza\2£[110]

1800
Vidi Abramo seduto all’ombra di un grande albero mentre dirigeva il suo sguardo sulla strada maestra[111]. Poi rivolgendo gli occhi al cielo divenne estatico ed ebbe la visione di

Dio in un raggio di sole. Nella visione vide pure tre saggi uomini in cammino; quindi subito si alzò e immolò un capretto sull'altare.

Dinanzi a quel sacrificio cruento vidi Abramo cadere in ginocchio e rivolgersi in preghiera all’Altissimo. L’altare era custodito in una tenda alta e aperta, a destra del grande albero. Più avanti vidi una seconda tenda in cui erano custoditi gli oggetti del sacrificio. In questa Abramo era solito intrattenersi a discutere con i pastori e i capi del suo clan. Non molto distante, dall’altra parte della strada maestra, si trovava la tenda di Sara e delle sue ancelle; era d’uso che le donne vivessero separate dagli uomini.

Il sacrificio di Abramo era appena terminato quando tre figure angeliche sbucarono dalla via dei pellegrini; una dopo l’altra in processione, e con le vesti lucenti rimboccate, avanzarono verso di lui.

Abramo si affrettò ad incontrarle. Lo vidi parlare e inchinarsi al loro cospetto, poi le guidò fino alla tenda dell’altare. Entrati nella tenda, le vesti degli ospiti assunsero una candida trasparenza lucente.

A questo punto vidi Abramo cadere estatico ai piedi del primo Angelo quando gli fu annunciata la volontà di Dio su di lui.

L’Angelo gli disse che egli era stato predestinato ad accogliere la grazia decaduta con il peccato di Adamo.

Alla fine gli parlò di una Vergine immacolata e purissima che avrebbe concepito senza peccato.

Senza proferire più alcuna parola, la figura celeste impose la mano destra sul capo di Abramo mentre gli dava un bocconcino lucente. Poi gli porse un liquido in una coppetta e lo fece bere, quindi applicò sul suo petto qualcosa simile ad una nuvoletta luminosa.

Compresi che Abramo aveva stipulato in questo modo la Prima Alleanza con Dio.

Il secondo Angelo annunciò ad Abramo la venuta di Giacobbe e gli ordinò di trasmettere, prima della sua morte, il segreto della benedizione al primogenito di Sara, così come egli l’aveva ricevuto. Inoltre gli fu rivelato che quando la benedizione sarebbe stata trasmessa a Giacobbe questi sarebbe divenuto padre di dodici figli che avrebbero originato dodici tribù. Così la benedizione sarebbe stata custodita per sempre nell’arca dell’AIleanza. Poi la figura di luce rivelò ad Abramo che il segreto sarebbe passato dall’arca ai profeti e poi ad un pio uomo dal nome Gioacchino, che sarebbe divenuto il padre della Santa Vergine. Gli atei ed i miscredenti sarebbero stati informati della venuta del Salvatore da sei veggenti.

Frattanto Abramo restava estatico e vide la Vergine nell’alto dei cieli; la Madre di Dio era con un Angelo che librava alla sua destra e le toccava la bocca con un ramo. Dal mantello della Madonna vidi germogliare la Chiesa.

Il terzo Angelo annunciò ad Abramo la nascita di Isacco.

Ma egli era così felice della visione della Santa Vergine che non pensò più a nulla.

Quando si svegliò dall’estasi Abramo guidò gli Angeli sotto l’albero e li fece sedere, qui offrì del latte e lavò i loro piedi. Poi si affrettò nella tenda di Sara e la pregò di preparare delle schiacciate, quindi comandò al servo di preparare un vitello per gli ospiti.

Dopo il pranzo vidi Abramo accompagnarsi per un tratto di strada con gli Angeli finché essi presero commiato da lui e si incamminarono sulla via di Sodoma.

Sara intanto era già a conoscenza di tutto perché aveva origliato dietro la tenda. Ella aveva udito quanto gli Angeli avevano profetato ad Abramo. Vidi la santa coppia intenta a consumare il pasto serale senza proferire parola. Il cibo consisteva di colombi, pani rotondi e miele.

Così questa volta il segreto della benedizione era stato svelato ad Abramo in modo definitivo e con molta chiarezza.

Già durante il suo esodo dalla Caldea un Angelo gli era apparso e gli aveva rivelato che sarebbe divenuto capostipite di una numerosa stirpe. Poi gli aveva dato la benedizione simbolica.




Brentano - Emmerick: Misteri AT 1500