TOMMASO FOSSI





LETTERE DI S. PAOLO DELLA CROCE

AL SIG. TOMMASO FOSSI



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (001)

Longone, 24 agosto 1735.

£[era nel Vol. I, al n. 308, a pag. 533]

1 Carissimo,(2)

Gesù sia sempre nel suo cuore. Amen.

In questo punto ricevo una sua carissima, e perché a me non mancano affari, non ho tempo da rispondere lungamente.
Solo le dico che in tal contingenza, ella non si fidi di sé, e quando vengono tali assorbimenti ella s'umilii assai, sprezzi se stesso, e se seguita l'assorbimento, si alzi dall'orazione e vada via, o ad operare o a passeggiare. Non dica che questo sia estasi, ella non è degno di tal cosa, dica a se stesso: Un peccator par mio non merita che essere illuso dal demonio. Signore, guardatemi dagl'inganni. Mio Dio, voi sapete che son peggio del diavolo. Maraviglia, o Signore, che soffriate costui alla vostra presenza! e via bestiaccia umiliati. Chi sei tu, sordida creatura? tu estasi? Saranno estasi del diavolo! O abisso di miserie! Come hai ardire di lasciarti passare per la mente tali pensieri di estasi? Pensa che sei reo di lesa Divina Maestà e umiliati fin nell'inferno.
In tali contingenze faccia questi atti d'umiltà, tema, che il diavolo si finge angelo di luce, e puole operare tali tenerezze o falsi assorbimenti che paiono estasi. Non ne faccia caso, li sprezzi. Obbedisca, ed a suo tempo mi dirà come passa; per ora non ho altro che dirle: Dio la benedica.

Longone 24 agosto 1735.

Suo Servo Indeg.mo
PAOLO DANEI.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti)


1. Nacque il 28 maggio 1711 a Poggio nell'Isola dell'Elba. La famiglia Fossi era tra le più ragguardevoli e distinte del luogo. Tuttora giovane egli ebbe la sorte di conoscere S. Paolo della Croce che in quelI'lsola predicava le sue prime missioni e si diede tosto alla sua direzione che più non lasciò finchè quegli visse. La Provvidenza volle il Fossi padre di famiglia. Seguendo il Santo anche in questo stato formò della sua casa una vera famiglia di santi. Un po' indiscreto nel suo fervore, ebbe bisogno della mano saggia e forte del Santo per tenersi nel giusto mezzo in cui solo sta la virtù. Mortagli la consorte abbracciò per consiglio di S. Paolo lo stato ecclesiastico e quindi la Congregazione dei Passionisti, dapprima come oblato e poi come religioso professo, menandovi una vita da santo, dotato anche di doni straordinari di orazione. Morì il 27 marzo 1785, dieci anni dopo il suo santo direttore, nel Ritiro del Monte Argentaro, contando di età anni 74, di cui sedici passati in Congregazione. (Per ulteriori notizie v. la biografia stampata nei « Cenni biografi di alcuni Religiosi Passionisti che professarono l'Istituto nel suo primo periodo di cinquant'anni" Roma, Tip. Guerra e Mirri, 1886 del P. Silvestrelli).
2. La lettera è intestata : Al M.to Ill.mo Signore P.rone Oss.mo Il Sig. Tommaso Fossi. Poggio.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 308, a pag. 533


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (002)

Portercole, 29 marzo 1736.

£[era nel Vol. I, al n. 309, a pag. 535]

2
I. M. I.

Car.mo in Cristo,
La lettera che dice non aver ricevuto, ed in cui v'era la direzione delle penitenze che mi chiedeva, ben disposta, sebbene non tutto a modo suo, l'inviai acclusa al signor Pievano di Rio: e so che è stata mandata in Porto Ferraio sicura. Io ho ricevuto 4 sue lettere, ed ho risposto o due o tre volte con questa. Già avevo scritto, quando l'altro giorno mi giunse una lettera di due fogli, ed ora n'accuso la ricevuta.
Non è necessario che io risponda a tutti i punti, nemmeno posso; oggi è il Giovedì Santo, e giacchè non è partito il latore a cui avevo consegnata la prima, l'accludo anche questa.
Io le parlo in verità in Gesù e le dico che più sta nascosto dal dar nell'occhio è meglio: il diavolo sta vigilante per rubarci tutto il bene. Non vorrei che facesse gran caso di queste stravanganze che dice.
Chi guarda solo la consolazione, perde di vista il gran Dio delle consolazioni.
Chi sta nel suo niente, chi sconfida di sè e confida in Dio, non sarà ingannato.
Lei non sa ancora ciò che sia vero patire, puro patire, e mi creda che lei è bambino da latte; vedremo un poco come sarà fedele nei patimenti veri, che le dico in verità lei non ha ancora provato il puro patire. Sento con poco gusto che lei ingrandisca i suoi patimenti che sono cose da nulla, ma lo compatisco che è bambino, e Dio da tale lo tratta: fugga le pubblicità, le singolarità, tenga occulta la virtù, che camminerà sicuro. Non posso più scrivere, mi rimetto all'altre mie ed alle licenze le ho date e resto in fretta.
Monsignor di Grosseto vuole che io differisca la Missione della sua Diocesi in altro tempo per giusti motivi, e massime perchè lui va in Siena per curarsi dalle sue indisposizioni, e credo voglia essere in Diocesi in tempo delle Missioni. Non so di certo ove anderò, ma credo che andrò in Montagna. Non mi pare bene che lei s'esponga ai pericoli di venir qui, massime in questi tempi. Mi scriva più succinto, che basta così; quando non vi sarà pericolo di Turchi, allora potrà venire ecc.
L'abbraccio in Gesù e sono

Portercole 29 marzo 1736

Suo vero Servo
PAOLO D. S. +.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 309, a pag. 535




Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (003)

Orbetello, 26 agosto 1736.

£[era nel Vol. I, al n. 310, a pag. 536]

3
I. M. I.

Carissimo,(1)

Questa mattina ritrovandomi a caso in Orbetello, ho ricevuto una sua carissima e rispondo in fretta, che il latore vuol partire.
Bisogna abbassare il capo alla divina volontà, che è la regola d'ogni nostra perfezione.
Lei serva Dio secondo il suo stato: a risolvere il di più, che mi dice, vi vuole altissima luce. Se Dio vorrà tal risoluzione, cioè di andare in monastero... e lei... ecc., Dio ne darà lumi altissimi e chiarissimi, ai quali non potrà resistere, nè lei (dico per modum dicendi), nè i suoi parenti; per ora bisogna accomodarsi alla casa, con giovialità e pieghevolezza. In quanto al suo spirito ed altre cose sue non ho tempo parlarne, ma lei vada cauto, con discrezione e prudenza, e si mantenga sano, e di buon umore con tutti, senza dar nell'occhio ecc.
Sopra tutto mantenga il capo sano, e ori con le regole dovute. Semper orat qui bene agit. Sua signora madre opera per bene, nè io le ho detto che mi scriva. Lei non deve farne caso: non ho altro tempo. Dio li benedica, preghino per me.
Resto in fretta.

Orbetello 26 agosto 1736.

Suo vero Servo
PAOLO.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).

1. La lettera risulta intestata: Al sig. mio in Cristo Oss.mo il Sig. .... (illegibile).
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 310, a pag. 536


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (004)

S. Antonio - Monte Argentario, 10 ottobre 1736.

£[era nel Vol. I, al n. 311, a pag. 537]

4
Viva sempre ne' nostri cuori il dolcissimo Gesù.

Carissimo,

La grazia dello Spirito Santo sia sempre seco. Amen.
Ieri giorno 9 corrente ricevei la sua carissima in data dei 6 settembre prossimo passato. In risposta le dico:
1. Godo che lei abbia dei patimenti interni ed esterni e dei disprezzi, e più godo che le siano cari; lei comincia ad essere discepolo di Gesù. Vero è che queste cose che lei patisce sono goccie di patimenti, pertanto anche in questi deve umiliarsi assai, considerando, che in confronto dei travagli patiti dai veri Servi d'Iddio, i suoi sono patimenti da nulla, tanto più se lei li pesa sulla bilancia della S. Croce del Salvatore: stia dunque nel suo nulla.
2. L'orazione che umilia l'anima, l'infiamma d'amore, la stimola alle virtù ed al patire, non è mai orazione d'inganno.
3. É buono esercitarsi in essa operando con la suprema parte dello spirito, che è il vero santuario dell'anima, dove fanno le loro principali funzioni la fede, la speranza e la carità: pertanto lei fa bene a non curarsi di verun contento, e massime quando ridonda molto nella parte inferiore, parte che è tutta animalesca, ma contentarsi solamente di gustare Dio con la suprema parte dell'anima, in viva e pura fede, giacchè il giusto (come sta scritto) vive di fede; e così con questa attenzione amorosa a Dio in pura fede, ne nasce quel riposo d'amore in Dio, in cui la volontà s'abissa tutta nel Sommo Bene. Sopra il tutto bisogna esser semplice, senza curiosità di spirito, senza cercare sottigliezze, ma vivere abbandonato in Dio, come un piccolo fanciullo ecc. Nel resto poi seguiti le regole che le ho già date per il passato.
4. Fuggire come la peste quei contenti che gonfiano, che invaniscono, che fanno parere d'essere qualche cosa, perchè sono del diavolo, perciò ringrazi Dio che le dà luce di scacciarle e di riconoscerle. Il rimedio proprio per fuggire quest'inganni, è l'umiltà vera di cuore, l'annichilarsi, il disprezzo ed il fuggire nella torre fortissima del Costato di Gesù, ed ivi ricoverarsi e chiedere soccorso ecc.
5. Quando le verrà tal sorta di malattia, come lei mi dice nella sua lettera, se aggrava molto il corpo cagionando febbre ecc. pigli i medicamenti che le saranno ordinati. Se poi fosse una malattia che ridondasse più nello spirito che nel corpo, dopo avere provato a ristorarsi qualche giorno, secondo il bisogno, se poi seguita e lei non ostante, seguiti i suoi esercizi, come ha fatto in questa occasione.
6. Sta bene assai che lei stia nel suo niente, nella confidenza in Dio e diffidenza di sè, amando sempre in tutto la divina volontà, che è cosa di somma perfezione: seguiti così, che non sarà ingannato.
7. Quel lume che mi dice, che ha nell' intelletto e che infiamma la volontà, se poi gonfia, è sospetto; onde bisogna divertir tal stravaganza che lei dice, e porsi alla divina presenza in viva fede, con attenzione amorosa, facendo altissimo concetto della Divina Maestà, ed annichilandosi a tutto potere avanti a lei; e se il diavolo fa fracasso, seguitare a stare nell'annichilamento, con la memoria dei peccati, delle proprie miserie, non avendo ardire d'inoltrarsi più avanti, ma star fisso nella propria cognizione di sè, e così il diavolo resterà burlato; ma bisogna essere fedele in fare ciò che dico. San Francesco Borgia, prima d'inoltrarsi nelle altissime sue contemplazioni, stava due ore meditando il suo nulla, la sua miseria ecc.
Le vere consolazioni e lumi d'Iddio vengono sempre sempre accompagnati da profondissima umiltà, da tale cognizione di sè e della Divina Maestà, che l'anima si annichila talmente, che si getterebbe sotto i piedi di tutti ecc., generano altresì intelligenza celestiale, sebbene non tutte le volte ma pace, amore, gaudio, esercizio di virtù ed amore al patire ecc.
Stiamo nel nulla e non ci alziamo, fino che Dio non alza lui.
Oh ! che quando Dio vuole alzare un'anima, oh, che dolci violenze! dolci, dico, ma tanto forti, che l'anima non puole resistervi. Bene dunque: Presenza di Dio in pura fede, e starsene nella cognizione e meditazione del proprio nulla, de' peccati, delle miserie sue ecc., secondo però si puole lasciando però sempre l'anima in libertà di secondare le aure amorose dello Spirito Santo.
8. Quando lei mi dice le sue cose, me le dica semplicemente senza abbondanza di dicerie, d'atti esterni d'umiltà ecc.; e mai più dica quella parola (in verità di Gesù), che non sta bene; io credo, senza che lei dica così.
9. Circa all'andare a S. Defendente, io le ho data licenza di fare un semplice catechismo, leggendo però prima bene bene la Dottrina Cristiana, e poi se vuole, sopra al medesimo catechismo dire qualche cosa sopra al vivere bene, lo dica, ma brevemente con termini semplici e poche parole. Se vuole fargli fare un poco di meditazione sopra la Passione, tenga il libro in mano, e non si parta da quella lezione; fuori di qualche affetto di più, di atti di dolore, di proponimenti, di virtù ecc., secondo lo stato di chi medita ecc., animandoli con brevi parole a questo santo esercizio, alla presenza di Iddio e sopratutto ad attendere agli obblighi del loro stato! Far questo solamente alle feste e quando sono finite le funzioni in chiesa ecc. tutto ciò deve farsi con un modo semplice stando con quelli con cui si parla, in modo come si facesse una semplice conferenza; e stando nel medesimo circolo che stanno loro, senza stare nè più alto, nè più basso, ma nell'ultimo luogo ecc.
Non si curi di venire costà, ma attenda agli obblighi del suo stato, che questa è la volontà d'Iddio.
La sorella (1) ecc. seguiti come ho detto l'altra volta, vivendo tutta abbandonata in Dio, e seguiti quel riposo amoroso ecc. nelle braccia e seno dolcissimo d'Iddio.
Il fare bene ne' prossimi, non si deve ancora praticare da lei con tanto fervore, perchè il suo stato non lo porta, e non siamo ancora in tale perfezione di spirito che possa farle fare tal bene, come va fatto.
Pertanto si regoli come ho detto di sopra, con brevità e solamente alle feste, dopo finite le funzioni.
Il nostro Ritiro è ormai finito e spira devozione da ogni parte; se non fossero mancate l'elemosine s'entrerebbe alla Presentazione, ma ci mancano le tavole per fare porte e finestre. Se costì se ne potessero trovare un poche, e procurarne anche alcune in Marciana, sarebbe gran carità, che poi sarebbe peso nostro il farle portare qui, purchè se ne trovasse quasi da caricare un piccolo legno. É giunto qui Don Pietro Cavalieri di Longone ben risoluto di fermarsi, ma io voglio che verso i Santi venga ad accomodare le sue cose, che subito si sbrighi e poi ritorni a vestirsi.
Altri vogliono venire, ma il Ritiro non è finito. Quanto ci gioverebbero un po' di tavole stagionate ecc. ! ne parli col suo signor zio, e me lo saluti in mio nome, e se poi non sono stagionate, non importa.
Saluto nel Costato di Gesù la sorella ecc. Bisogna farle cuore con umiltà e modestia, animandola alla perseveranza: che poi Dio spianerà le difficoltà ed aprirà le vie ecc.
Addio, carissimo, lo lascio nel Costato purissimo di Gesù, ed in suo Nome lo benedico con la sorella ecc. Deo gratias. Pregate l'uno e l'altra per me assai, che io lo fo per voi altri.....

S. Antonio 10 ottobre 1736.

Suo u.mo Servo aff.mo
PAOLO D. S. +.

Aggiungo con dirle, che anche le paia che ella goda nei travagli e nei disprezzi, non faccia caso però di questo, poichè anche qui il diavolo puol mischiarsi per fare invanire l'anima; meglio è non far stima del proprio sentire o intendere, ma star in timore ed in guardia, senza badare ad altro che al fare la Divina Volontà. Il mondo è tutto pieno di lacciuoli, solo gli umili veri non v'inciampano: non creda a se stesso, sebbene le pare che la sua orazione partorisca buoni effetti, non si faccia giudice in causa propria, ma sconfidato di sè adori il Gran Padre dei lumi in spirito e verità. Beato è l'uomo che sempre teme, ed è pauroso. Così sta scritto. Far del bene e conoscere che non si fa nulla di buono, è segno d'essere non pcco umile; sono però dei primi gradi d'umiltà. Chi conosce sè bene a fondo e conosce Dio, questo è un vero umile di cuore! Dio lo conceda a tutti. Amen.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti) .


1. Cioè la consorte di Tommaso Fossi.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 311, a pag. 537


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (005)

Monte Argentario, 26 agosto 1737.

£[era nel Vol. I, al n. 312, a pag. 541]

5
Sia lodato Gesù e Maria.

Dilett.mo figlio in Cristo Gesù,

Ho ricevuto una sua lettera, con l'acclusa della sig.a sua consorte; e siccome tutta la detta lettera consiste in ripetere i suoi travagli d'anima e di corpo, così in poche parole avrò campo su questo particolare di risponderle, e dirle:
Non bisogna guardar in faccia ai patimenti, nè filosofare così al minuto sopra loro, nè riflettere tanto sopra sè, cioè tanto a minuto, per vedere se s'alleggeriscono o no i patimenti, e compiacersi in essi ecc. Queste riflessioni bisogna lasciarle, ma andarsene alla buona, in semplicità, amando la volontà di Dio in ogni cosa, e starsene alla buona sotto la S. Croce, senza tante riflessioni ed inutili sottigliezze; e quando la mente vuole occuparsi in tali riflessioni, troncarle subito, perchè intanto che si riflette sopra al travaglio ecc. : si perde di vista il Sommo Bene; meglio è star in Croce senza averne altra notizia. Non vorrei nemmeno che si andasse filosofando, se l'alleggerirsi o il crescere l'afflizione ecc. o altro, sia un buon segno o no; non bisogna fermarsi in queste cose, se no sarebbe un volere dirigere se stesso, ma torno a dire abbandonarsi alla cura del Padre Celeste e di chi ci dirige.
Il modo di fuggir gl'inganni si è l'umiliarsi assai, il non fidarsi di sè, il conoscere il suo nulla, l'annientarsi avanti a Dio, e l'abbandonarsi con una filiale confidenza fra le sue braccia divine.
Circa all'orazione, se lei non ne può far tanta, non importa: Semper orat, qui bene agit.
Attendere alle sue opere domestiche, che così porta il suo dovere, e starsene dolcemente attento a Dio, slanciando spesso il suo spirito nell'immenso mare del suo Divino Amore; e poi non bisogna riflettere a minuto, se quello slancio è fatto bene, se è stato ben attento a Dio ecc. No, carissimo, queste sono inutili cure: bisogna, replico, andarsene alla buona, semplice come i bambini ecc.
Ha fatto bene ad obbedire ai medici, e se non è guarito, non importa, purchè s'adempisca al suo obbligo. Procuri di mantenersi, cibarsi il suo bisogno, e dorma, che cosi ripiglierà le forze, se così sarà il gusto di Dio e per suo bene, ed intanto gloriarsi in Cristo nelle sue infermità, ma senza le suddette riflessioni, ed andare alla buona.
Circa alle penitenze per ora, bisogna contentarsi di quelle che dà Iddio, che sono infinitamente migliori di quelle si pigliano da sè.
Nell'orazione si accosti ai misteri della Santissima Vita, Passione e Morte di Gesù, ma se l'anima gusta di starsene a solo a solo con Dio, in sacro riposo umilissimo ed amoroso, bisogna lasciarla stare, con che però, che spesso si rinnovi dolcemente l'attenzione, in pura e santa fede.
In quanto poi al s. matrimonio, io non posso darle consiglio su ciò. Se fossi costì e sentissi ambi dal confessionale spesso, in tal caso dopo le dovute diligenze e considerazioni ecc., si risolverebbe il meglio, ma di qui non posso nè devo, perchè mi porrei in pericolo d'ingannarmi, stante le esperienze ecc.
Facciano fervida orazione a Dio, acciò gl'insegni la sua ss. Volontà. Io però spero assai bene di loro, e confido nella Infinita Bontà, che terminerà l'opera che l'Infinita Sua Carità ha incominciato.
Stiano contenti, e massime il mio car.mo signor Tommaso, che è più afflitto, si creda che il lavoro è di Dio. Allegro dunque: finiranno le tempeste e le tenebre, e verrà la s
Oh ! senta, figlio mio carissimo, lei non si rammarichi delle illusioni che mi accenna. Dio le permette, acciò impari a stare in guardia, a non fidarsi di sè ecc. del resto poi Dio lo guarderà da ogni male.
Or attenda a questo gran testo di Scrittura registrato in Tobia al 4. Orazione di Sara gran Serva dell'Altissimo.
«Hoc autem pro certo habet omnis qui te colit, quod vita eius si in probatione fuerit, coronabitur. Si autem in tribulatione fuerit, liberabitur, et si in correptione fuerit, ad misericordiam tuam venire licebit. Non enim delectaris in perditionibus nostris, quia post tempestatem tranquillum facis, et post lacrimationem et fletum exultationem infundis. Sit nomen tuum, Deus Israel, benedictum in saecula ».
Ho voluto trascrivere tutto questo testo, che in verità a me è di gran sollievo, e di coraggio nelle mie minime tribolazioni: così spero sarà a lei. Le rifletta le suddette parole e le reciti avanti a Dio, e non pensi se i suoi travagli sono piccoli o grandi, nè li desideri, ma solamente e puramente ami la Divina Volontà in essi, senz'altro riflesso. Le ho voluto replicare questo punto, perchè mi preme molto.
Sento che desidera sapere nuove del nuovo Ritiro, e però le dico che grazie a Dio è terminato e spira devozione, con chiesa e coro decentissima, che non ve n'è pari in queste vicinanze. Vero è che si è armato tutto l'inferno, e gli uomini pure ci perseguitano. Siamo combattuti a dextris et a sinistris, intus et foris. Basta: una parte di difficoltà sono superate e fra poco spero si supereranno le altre. Già abitiamo il detto Ritiro, ma ancora non si è benedetta la chiesa per i rumori suddetti, che hanno procurato impedir l'opera di Dio; vero è che si aspetta la licenza di Roma fra poco. Preghiamo Dio pro calumniantibus et persequentibus nos.
Siamo in tutti nove, cioè cinque sacerdoti e quattro laici, e tutti nell'Abito di quell'indegno che scrive, e tutti sono fervorosi, fuori che quello che glielo riferisce. Ah ! preghiamo Dio che non permetta si sradichi questa pianta: facciamone orazione assai.
Orsù, mio car.mo, io finisco, ma non finisco d'amarlo nel Costato purissimo di Gesù. Io spero che faremo del bene; attenda a guarir bene, e non lasci i suoi esercizi, saltem la santa orazione, come m'accenna, e i ss. Sacramenti e il raccoglimento del cuore ecc. Dio c'insegnerà la sua ss. Volontà. Avrei sentito con gusto come stia la sua figliolina, e come si allevi e con quai sentimenti cresca. Oh! volesse Dio che prima di morire vedessi la madre e la figlia consacrate a Dio, ed il padre anch'egli sacrificato alla gloria del Sommo Bene ed alla salute delle anime! Basta; non pensiamo ad altro se non a far ciò che vuole Dio. Spero e confido.
Addio, mio car.mo, Gesù lo benedica e bruci d'amore.

Nel Monte Argentaro ai 26 agosto 1737.

PAOLO D. S. + suo vero Servo.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti ).

1. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 312, a pag. 541


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (006)

Ritiro della SS.ma Presentazione - Monte Argentario, 9 agosto 1738.

£[era nel Vol. I, al n. 313, a pag. 545]

6
Viva la S. Croce.

Car.mo signor Tommaso,(1)

Giorni sono ricevei una sua car.ma, ed in risposta le dico come le ho sempre detto. E' necessario, che lei faccia una vita da buon cristiano accasato, e che attenda agli obblighi del suo stato, che accudisca alla sua casa, lei sa, sempre le ho detto ed insinuato questi sentimenti. Questa è la volontà di Dio, e lei puol farsi santo anche in mezzo ai suoi affari, quando sono diretti alla pura gloria di Dio.
Sa altresì cosa ho sempre detto del s. sacramento del matrimonio, ed i doveri a cui deve soddisfare; ma io non devo entrare tanto avanti, che non tocca a me, ma a chi lo confessa: e però si scelga un ottimo e s. confessore, che sia dotto ecc. Lei ha cognizione di tutta l'Isola e però scelga quello che Dio le ispira e s'abbandoni umilmente alla sua condotta, poichè V. S. sa quante siano le mie occupazioni, ed io non posso dirigere così di lontano: già sa che glie l'ho detto più volte: tanto più che le calunnie non mancano, ma questo non mi darebbe fastidio, se Dio volesse assistessi all'anima sua da vicino.
Mezz'ora d'orazione mattina e sera basta per lei, e la comunione una volta la settimana, e spirituale ogni giorno e più volte ancora, e poi tenersi alla presenza di Dio, che così sarà una continua orazione in tutti i suoi affari; e se ho condisceso che si comunichi due volte la settimana, ciò è stato perchè si fortifichi più nei suoi travagli, i quali la prego ad abbracciarli con gran costanza e tirare avanti a servir Dio, secondo il suo stato, e poi lasci dire chi vuole; poichè il mondo è così cattivo che non lascia di gridar sempre contro chi non vuol essere del suo partito.
Mangi il suo bisogno, si mantenga forte per poter fare i suoi affari; il suo debole corpo non ha bisogno di penitenze afflittive: pigli volentieri le penitenze che le manda Dio.
Ed in quanto al s. matrimonio, io non devo entrare qui, che non tocca a me; ma si regoli secondo S. D. M. le comanda e secondo i santi lumi che non mancano a chi vuol essere ben umile.
Io non le dico altro, solo che lo prego a mantenersi santamente contento, ad essere uguale in casa, a cibarsi del bisognevole ecc. Mantenga il suo cuore raccolto, ma senza sforzi di capo ecc., così la signora sua consorte; se Dio vorrà qualche cosa di più da lei, aprirà la strada. Lei sa le mie tante occupazioni e però non mi scriva, anche per impedire le dicerie dei mondani, che così sono obbligato per il maggior bene del mio stato, per pura gloria di Dio.
Se lei sarà ben umile, non le mancheranno lumi per camminar nella via del Paradiso.
Non si pigli malinconia di niente: si mostri allegro in sua casa ed attento alle sue faccende; e così la sua signora consorte. Orsù, viva Gesù e la sua S. Croce! Amen. Preghi per me e si faccia gran cuore abbracciando la S. Croce, stendardo dei veri servi di Dio: Amen. Resto in fretta e sono

SS. Presentazione 9 agosto 1738.

Suo vero Servo oblig.mo
PAOLO D. S. + Miss.rio Ap.lico.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera risulta intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re mio P.rone Oss.mo il Sig. Tommaso Fossi Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 313, a pag. 545


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (007)

Ritiro della SS.ma Presentazione - Monte Argentario, 12

dicembre 1738.

£[era nel Vol. I, al n. 314, a pag. 547]

7
Viva Gesù.

Carissimo,(1)

Con sommo mio contento ho letta la sua lettera e non ho risposto prima, che Dio ha disposto così. Conosco sempre più il divino lavoro nell'anima sua, e se lei seguiterà a vivere abbandonato nel Divin Beneplacito, sarà felice.
E' ordine di Dio, che il diavolo faccia tali fracassi attorno a lei per sua maggior gloria e maggior profitto dell'anima sua.
Si riposi, o carissimo, nel suo penare, senza filosofare sopra detti travagli, cammini alla buona, come un semplicissimo bambino. Il servo di Dio fa continua orazione, non dico già con le ginocchia, ma con l'attenzione amorosa alla Divina Presenza, e per quanto è più privo di gusti sensibili, va meglio.
E' opera di Dio la santa continenza: si animi alla perseveranza e faccia cuore alla sorella ecc.
La luce avuta è vera, ma non è ancor tempo d'eseguirla: Dio aprirà la strada. Intanto dica: Paratum cor meum Deus, paratum cor meum. Si burli dell'inimico e goda di essere una vittima sacrificata in olocausto al Sommo Bene. L'olocausto si consuma tutto e si riduce in cenere: questo è ciò che pretende Iddio da lei, cioè che sia tutto incenerito dal fuoco dei travagli, e poi da questa cenere ne uscirà una scintilla di fuoco d'Amore, che lo brucerà tutto. Mi creda che non m'inganno.
Godo della conferenza fatta col P. Gesuita, che spero avrà rimediato alle mie mancanze con i suoi santi sudori.
Non era necessario quel voto, e per me lo consiglio a stare in libertà: ma faccia ciò che Dio le ispira. La sua condotta presente non ha bisogno di gran digiuni, che la sua vita è troppo abbattuta: la temperanza e moderazione è un continuo digiuno.
Preghi Sua Divina Maestà per il povero Paolo, che si trova in un abisso di miserie. Qui van crescendo i Servi di Dio, ma io sminuisco in perfezione.
Mi saluti la sorella ecc., e l'animi alla santa perseveranza. Non scrivo alla sua cognata, che non vi è stato verso abbia saputo leggere la sua lettera. Seguiti Gesù Crocefisso che le insegnerà la via del Paradiso.
Gesù la ricolmi di ogni bene e la benedica: Amen.

Dal nostro Ritiro della Presentazione ai 12 dicembre 1738.

Suo Indeg.mo Servo
PAOLO DELLA S. +.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera risulta intestata: Al M.to Ill.mo Sign. mio P.rone Oss.mo il Sig. Tommaso Fossi Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 314, a pag. 547


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (008)

Ritiro della SS.ma Presentazione - Monte Argentario, 3 marzo 1739.

£[era nel Vol. I, al n. 315, a pag. 548]

8
Sia lodato Gesù e Maria.

Carissimo,(1)

In questo punto ricevo una sua car.ma, ma ho poco tempo di rispondere, e gliela mando per il nostro fratel Pietro Cavalieri, che viene in Longone per alcuni suoi affari e poi ritorna al Ritiro.
Godo che la misericordia di Dio le faccia conoscere sempre più il suo nulla: questa è la vera scienza; e sopra tutto ringrazio Dio, che si seguiti ecc. Spero che Dio ci farà conoscere la sua SS. Volontà.
Quando vengono certe illustrazioni che fanno conoscere cose occulte o future, bisogna tenerle sospettissime e cacciarle via con gran costanza, con umiliarsi e protestarsi che non si cerca altri che Dio.
Sprezzar il diavolo e burlarsi di lui; lo scacciar queste cose è sempre ottimo, perchè se sono di Dio, non ostante lasciano sempre ricchezze inesplicabili; e se al contrario, si vince l'inganno e si fa gran guadagno: così conviene fare, quando vengono immaginative ecc. Cammini dunque in viva fede, che questa è via sicura. Non bisogna poi lasciarsi tanto opprimere da timori d'inganni, ma fidarsi di Dio, perchè il diavolo, giacchè non può far altro guadagno, almeno cerca turbar l'anima.
E' vero che il diavolo l'ha assalito con molti inganni, ed io me ne sono accorto e perciò ho scritto come sa; ma grazie a Dio, non ha guadagnato.
Sicchè bisogna star in guardia sempre sempre con grande annichilamento, sempre nelle braccia del Sommo Bene, abbandonato come un bambino, con una vista semplice, pura, umile ed amorosa in quest'oggetto d'infinito Amore, con portar sempre impressa nel cuore, come un sigillo d'amore, la memoria delle pene del Salvatore.
Se lei è alquanto sano, mi contento si alzi a buon'ora e faccia l'orazione per un'ora circa e alla sera mezz'ora o più ecc., ma poco più; alle feste ed al venerdì la potrà allungar più, secondo il comodo e le sue forze. Ma però non mi disdico da ciò che credo averle già detto: vorrei che l'orazione durasse sempre, cioè con la vista amorosa di Dio in pura fede, con sacre aspirazioni, or di maraviglia di quel Mare inesausto d'ogni Bene, or di compiacenza, che sia egli solo quello che è, or di sacro stupore per la sua infinita grandezza, e cose simili ecc.
Ma con patto che si faccia con soavità, senza sforzi, senza segni esteriori, nè di capo, di fronte ecc., ma tutto dolcemente.
Per le penitenze seguiti così: per ora Dio non m'ispira altro. Il più, i giorni che non si digiuna non mangi fuor di pasto che per gran necessità, e il venerdì faccia solo la colazione alla sera, e alla mattina pranzi, che così sarà digiuno ecc.
Scrivo brevemente a sua cognata. Mi saluti in Gesù Cristo la sorella ecc., le dica che seguiti la via intrapresa, che Dio tiene preparati tesori immensi per tutti e due.
Non ho altro tempo, solo che per pregarlo a continuarmi le orazioni, essendo in estremi bisogni. Dopo Pasqua parto per le sacre missioni e non torno fino a giugno, e quest'inverno sono stato sempre in tale esercizio, fino alla seconda domenica di quaresima, con grande benedizione di Dio, per il frutto ecc.
Resto con abbracciarla nel Costato purissimo di Gesù, in cui mi dico senza fine ecc.

Dal nostro Ritiro della Presentazione ai 3 marzo 1739.

Mando la qui acclusa aperta, acciò gliela legga, e la legga prima, se vuole.

Suo vero Servo Ob.g.mo
PAOLO D. S. +.

(Conforme all' originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera risulta intestata : Al M.to Ill.mo Sig.re Sig. mio P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi Poggio.
2. Dopo questa lettera andrebbe collocata la 138a scritta al Fossi.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 315, a pag. 548



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (009)

Ritiro della SS.ma Presentazione - Monte Argentario, 3 dicembre

1742.

£[era nel Vol. I, al n. 316, a pag. 550]

9
I. M. I.

Car.mo signor Tommaso,(1)

Ieri l'altro arrivai a questo Ritiro di ritorno dalle sacre missioni ed ho ritrovata una sua car.ma lettera, in cui godo sentire che il suo cuore si mantenga sempre stabile nella risoluzione di servire al Sommo Bene. Procuri pertanto di gettar profondi fondamenti di umiltà, di cognizione perfetta di se stesso e di un vero abbandonamento alle divine disposizioni. Attenda agli obblighi del suo stato, ad accudire al buon governo della sua casa, ed a far gli esercizi di spirito secondo lo stato in cui si trova, senza pensare al futuro, ma fare di mano in mano la volontà di Dio, rimettendosi costantemente alle adorabili sue disposizioni. Non lasci mai l'orazione e la frequenza dei SS. Sacramenti ed a mantenere il suo cuore raccolto in Dio, senza mostrarne singolarità all'esteriore, tenendo segreto il tesoro.
V. S. mi dice aver mandato a questo Ritiro pezze diciassette (17), ma noi non n'abbiamo la minima notizia, neppur per ombra. Procuri sapere cosa se n'è fatto, e veda a chi l'ha date ecc. o a chi ne ha dato incombenza.
Io gradisco al sommo la sua carità, ma lo prego a non farlo, per non far dire in casa e cagionar discordia.
E' vero che siamo poverelli ed abbiamo alle mani la fabbrica del Noviziato; ma Dio provvederà. Se lei non avesse avuto tanti danni, certo che sarebbe molto grato a Dio il suo soccorso; ma prima bisogna pensare alla propria casa. La prego dunque a far diligenza cosa si sia fatto delle dette 17 pezze, perchè, torno a dire, non se ne ha da noi il minimo indizio.
Le tempeste insorte contro questa povera minima barchetta sono grandi ed orribili, ma il Divin Piloto la governa, acciò non faccia naufragio; e sebbene i miei peccati gridano forte, non ostante la misericordia di Dio non mi lascia.
Caro signor Tommaso, mi raccomandi a Dio; procuri di far del bene e non s'impicci con trattare con femmine devote, o siano parenti o come si siano: faccia a modo mio: predichi con il buon esempio, e con fare una vita divota da ottimo coniugato, e speri in Dio, che perfezionerà in lei l'opera incominciata. Lasciamo la direzione a sacerdoti santi, e mi creda, che è un'opera tanto alta la direzione e tanto difficile, che se io potessi me n'esenterei, perchè non son abile a tal ministero. Resto abbracciandola in Gesù Cristo, e di cuore mi riconfermo in fretta; Gesù lo benedica: Amen.

Ritiro della Presentazione li 3 dicembre 1742.

Suo vero Servo inutile PAOLO DELLA CROCE Minimo Chierico Regolare Scalzo.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera risulta intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig. mio P.rone Col.mo Sig. Tommaso Fossi Poggio
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 316, a pag. 550



TOMMASO FOSSI