TOMMASO FOSSI 21

Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (021)

Ritiro della Madonna SS.ma di Corniano, Ceccano, 8 febbraio 1748.

£[era nel Vol. I, al n. 323, a pag. 562]

22
Passio D. N. Jesu Christi sit semper in cordibus nostris.

Carissimo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)

Mentre mi ritrovo in questo Sacro Ritiro della Madonna SS.ma di Corniano, nel territorio di Ceccano, Campagna Marittima, e lontano di costì più di 200 miglia, il quale si fondò ai 14 gennaio, festa del Nome SS.mo di Gesù, che i popoli concorsi facevano risuonare l'aria d'intorno nelle lodi di Gesù e Maria, cosa che cavava le lacrime dagli occhi per divozione; in questo Ritiro dunque mi è stata trasmessa una sua lettera, a cui rispondo in fretta questi due versi, per essere molto occupato. Adunque lei sa, che sempre le ho detto e scritto, che in quanto al debito stiano nella loro santa libertà coniugale, e V. S. vede e tocca con mano, che Dio non vuole codeste sue risoluzioni; onde lei deve continuare secondo le ss. leggi nel s. Matrimonio, e solamente servirsi dei consigli ss.mi dell'Apostolo, di contenersi di comun consenso in qualche tempo più divoto e di solennità, per più vacare alla santa orazione, aliter queste sue risoluzioni non lo faranno stare mai in pace.
Intorno alle penitenze, ella sa l'obbligo dei coniugati. Onde vorrei che le penitenze fossero un continuo esercizio di virtù, conforme allo stato: l'umiltà di cuore, la mortificazione delle passioni, la sofferenza nelle avversità, la dolcezza e carità col prossimo, massime con i domestici, la rassegnazione alla volontà di Dio, il raccoglimento del cuore, la memoria della Passione SS.ma di Cristo Gesù, e la divota frequenza dei SS.mi Sacramenti, e sopra tutto l'esatta educazione dei figli. Queste sono le sue penitenze: questo è quello, che lo farà santo nel suo stato; ma i cilici e discipline non sono per lei, nè per la signora Consorte, che è poco sana, e lei gracilissimo. Osservi queste pratiche fedelmente. Le Messe tre, che mi accenna, le celebrerò, e Dio le rimuneri tanta carità. Il P. Fulgenzio le dirà come deve recapitar detta elemosina; l'abbraccio in Gesù Cristo e le fo parte delle povere mie orazioni. Finisco con lasciarlo nel Costato SS.mo di Gesù, con la di lei signora Consorte e figli. Gesù li benedica. Amen.

Nel Sacro Ritiro della Madonna SS.ma di Corniano li 8 febbraio 1748.

Suo vero Servo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Signor Tomaso Fossi, Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 323, a pag. 562


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (022)

Orbetello, 16 marzo 1748.

£[era nel Vol. I, al n. 324, a pag. 563]

23
La Passione SS.ma di Gesù sia sempre nei nostri cuori.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo,

Dopo un anno circa d'assenza da questo Sacro Ritiro, vi giunsi alla fine 12 giorni sono, e vi ho trovato un collegio pieno di Angeli in carne, che spesso mi fanno piangere per divozione nel solo rimirarli, e mi fanno arrossire della somma mia tiepidezza. In tal congiuntura ho ricevuta una sua carissima, in cui con mia edificazione e consolazione sento i di lei pii sentimenti e della signora di lei Consorte; e spero che il misericordioso Iddio li benedirà sempre più. Ora conviene, che le replichi ciò le ho scritto più volte, ed è di procurare con la grazia di Gesù Cristo di essere santi nel proprio stato, il quale richiede una gran virtù interiore di umiltà, pazienza e somma carità, accompagnata da quell'alta rassegnazione al divin beneplacito in ogni evento, essendo questa quella gran virtù, che chi ne ha più gradi, è più santo. Le penitenze non sono per lei nè per la sua Compagna, non comportandole nè il loro stato di s. matrimonio, nè la loro complessione gracile e debole. Non dico che qualche mortificazione discreta, anche di corpo, non si pratichi, come a dire lasciare qualche cosa che più piace, lasciare i frutti al venerdì ecc., ma sopra tutto attendere alla virtù interiore, alla mortificazione delle passioni, alla carità verso il prossimo, al compatimento grande dei difetti altrui, mirando tutti con carità e compassione, formando buon concetto di tutti e solo cattivo di se stesso; giacchè l'occhio semplice ci fa rimirare i nostri prossimi pieni di virtù, e noi soli ci rimiriamo pieni di vizi senza però confondersi, ma umiliarsi in vera pace interiore ecc.
Intorno poi alla continenza, torno a dire ciò che tante volte ho detto: prendano il ss. consiglio di S. Paolo, di contenersi ad tempus, di ambo consenso per più vacare all'orazione.
In certe solennità più grandi, la Settimana Santa ed altre a loro arbitrio; ma il volere fare certe risoluzioni di perpetua continenza, che in se stesse sarebbero ottime, non sono però da approvarsi in loro; vi è ancora la gioventù, vi è l'esperienza passata ecc. Dunque stiano nella loro santa libertà senza defraudarsi ecc. Lei m'intende. Il debito del s. Matrimonio chiesto e reso con i debiti modi e con la santa intenzione dovuta, non impedisce che loro non siano santi nel loro stato. Si specchi in tanti santi e sante, che sono stati come loro ecc. Attendano al raccoglimento del cuore, a stare dolcemente alla Divina Presenza, a non lasciare mai la santa orazione e quella giusta, ma divota frequenza dei SS. Sacramenti ecc.
Non tralascino di portare sull'altare del loro cuore un sacro fascetto delle Pene ss.me di Cristo, raccogliendole la mattina nel prato fiorito dei divini misteri operati per nostra salute dal Figliuolo di Dio, ed in tal forma terranno sempre acceso il fuoco del s. Amore ecc. Le tre Messe le ho celebrate, e del di più, come dell'elemosina di tonnina et reliqua, scriverò questo al P. Rettore o al P. Vice Rettore, mentre io di nuovo mi parto, e sarà mercoldì prossimo 20 corrente, non essendo degno di stare nei nostri Ritiri con questi cari servi di Dio, e perciò S. D. M permette che per lo più sono in viaggi, or per Roma, or per fondazioni ecc. Scrivo in fretta e l'abbraccio in Gesù, pregandola salutare nel Signore la di lei signora Consorte, che godo tanto in Dio delle loro sante pratiche di devozione e del vivo desiderio, che ambedue hanno d'amare il Sommo Bene: lo coltivino sempre più, e stiano nel gabinetto del loro interno, segreti agli uomini e scoperti a Dio, e sempre col cuore rivolto verso il Cielo. Gesù li benedica e faccia santi. Io le rendo sempre più distintissime grazie in Gesù Cristo, della carità che continua alla povera nostra Congregazione, et merces tua magna nimis.
Questo Ritiro è pieno di servi del Signore, ed è bisognoso di gran soccorso; se al tempo della vendemmia V. S. s'impiegherà per fare provvedere un pò di vino, con eleggere qualche pia persona, tanto in Marciano, che al Poggio e in Campo, oh, quanto darà gusto a Dio! e quanto si farà ricco di merito unitamente a chi s'impiegherà in tal carità, quale si deve radunare presso di V. S. (mi spiego) il vino che si farebbe in Marciana, Campo e Poggio farlo ponere in una sua cantina, per poi mandarlo con barca, a cui il Ritiro pagherebbe il nolo. Mi creda che S. D. M. benedirà i beni, cioè vigne, case, campi, et etiam in spirituale di chi farà tal carità, e le orazioni di questi servi di Dio ascenderanno al divin cospetto per impetrarle dal Sommo Datore d'ogni Bene copiosa benedizione.
Mi creda, caro signor Tommaso, che ho rubato il tempo per scrivere questa lettera: l'abbraccio in Gesù Cristo e lo lascio nelle sue SS.me Piaghe insieme di tutta la di lei Casa, e sono sempre più.
Mi saluti tutti, massime il signor Maggiore e sua Casa, a cui tanto devo. In fretta mi dico
Di V. S. M.to Ill.e

Orbetello di partenza nel sacro Ritiro della Presentazione li 16 marzo 1748.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

Circa le cose suddette di vino ed altro ecc. se l'intenderà con questo P. Rettore ecc.

(Conforme all'originale cornservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re P.rone Col.mo ..... Raccomandata al Sig. D. Gio. Ribera ... Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 324, a pag. 563


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (023)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 8 giugno 1748.

£[era nel Vol. I, al n. 325, a pag. 566]

24
I. M. I.

Car.mo ed amatissimo signor Tommaso e figlio in Cristo car.mo, (1)

Ho letto con mia edificazione la sua carissima in data dei 28 aprile prossimo scaduto e trasmessami dal P. Lucantonio. Ringraziandola in Domino dei caritativi trattamenti fatti al medesimo e compagno, e che si degna continuare a tutta la povera nostra Congregazione, et Dominus retribuat semper, come vivamente spero.
Sento i piissimi di lei sentimenti intorno ai suoi figli e figlie, ed ho confidenza in Dio, che renderà effettuati i di lei desideri: intanto procuri con ogni studio di allevarli, dandogli un sacro latte di pietà, incamminandoli, secondo la loro capacità per la via della perfezione, istillandogli una tenera divozione alla Passione SS.ma di Gesù Cristo ed a Maria SS.ma Addolorata, con farli trattare meno che si puole, massime le fanciulle, che io ne ho delle grandi speranze. Gl'insegni a meditare la Passione SS.ma di Gesù con modi facili, semplici, e cominci da un quarto d'ora la mattina e l'altro la sera, acciò non gli venga tedio, ed a poco a poco imparino questo divino esercizio, e s'innamorino di Gesù Cristo, e da questo impareranno la modestia, l'obbedienza, l'umiltà e mortificazlone ecc. Gli prefigga qualche numero d'orazioni giaculatorie, e gli raccomandi il far tutto senza sforzi di testa, ma soavemente, e lasci poi operare lo Spirito Santo.
Intorno poi alla di lei condotta e della signora sua Consorte, il mio sentimento quoad continentiam, si è che stiano nella loro santa libertà coniugale: ma se poi hanno ambedue esperienza ecc., e che si sentano impulso grande di fare un così nobile sacrificio a Dio, non solamente del loro spirito, ma anche dei loro corpi, almeno in certi tempi di maggior divozione o Novene di solennità, possono farlo, ma non stringersi però con obblighi reciprochi stando, come dissi, in santa libertà, tanto di chiedere, quanto di rendere il santo debito coniugale. Questo è il mio stabile sentimento, ed in tal forma proveranno, se sia stabile tal continenza e se sia libera da ogni pericolo, che in questo bisogna essere molto cauti ecc.
La mezz'ora di orazione mattina e sera, basta, acciò possa attendere agli obblighi del suo stato. Vero è, che bisogna renderla continua, col santo raccoglimento interiore; onde lo prego starsene in pura fede e s. Amore ritirato nel più intimo gabinetto del suo spirito, nel fondo interno, e riposarsi dolcemente nel seno amoroso dell'Amato Bene, in sacro silenzio, nudità interna e solitudine interiore, e quando le occupazioni pare che facciano perdere alquanto questa dolce vista del Sommo Bene, risvegliarsi con soavi aspirazioni brevi, ma penetranti, tenendo il sacro fuoco del Divino Amore sempre acceso su l'altare del suo cuore, ponendovi il sacrosanto fascio delle legna odorose, che sono i misteri della Vita ss.ma, Passione e Morte di Gesù Cristo. Tutto questo lavoro si fa in momenti, in fede e s. Amore, senza grandi riflessioni o lunghi discorsi.
Gesù glielo insegnerà; bisogna però guardarsi dalle fissazioni ma operare con spirito semplice, quieto e senza curiosità di spirito, cioè di non andar cercando come sia questo nobilissimo lavoro che S. D. M. fa nell'anima per mezzo dell'interiore raccoglimento ed orazione, ma camminare alla semplice, alla buona ecc. Godo che lei sia afflitto, perseguitato ecc. et quia acceptus es Deo necesse est, ut tentatio probet ecc. Sicchè si faccia animo grande, e si cibi della divina volontà. La nostra Congregazione va bene, perchè i religiosi sono assai buoni ed aspirano a gran perfezione ma non mancano travagli, persecuzioni ed altro che non dico: e vi è bisogno di pregare assai il nostro buon Dio, che ci aiuti e ci provveda operai grandi: giacchè crescendo i Ritiri, ve n'è gran bisogno; ed ora si sta in trattato di fondarne tre altri, vero è, che non s'abiteranno prima di tre anni circa, stante le fabbriche.
Oh, quanto sono grandi i nostri bisogni! Onde preghi assai e faccia pregare.
In quanto al fondare per donne, non v'è la minima via aperta per ora; e non credo che tal opera sarà in mio tempo, mentre non merito tal consolazione; sebbene, grazie a Dio, non trovo contento neppure nelle fondazioni dei nostri Ritiri, mentre ho gran fondamento di credere, che piuttosto fo danno con la mia cattiva vita, che utile. Dio sia benedetto. Quest'estate me la passerò in questo Ritiro e poi vado a Ceccano lontano di qui 100 miglia, poi a Terracina, dove si fabbrica attualmente un nostro Ritiro, che sarà assai bello e devoto; lo fa fabbricare quel santo prelato, vescovo di quella città (2); poi verrò a Roma a combattere per ottenere cose importantissime per la Congregazione e non avrò da tribolare poco: onde bisogna pregare assai.
La prego dei miei saluti in Domino alla signora piissima di lei Consorte, e che continui i suoi devoti esercizi ecc.
Termino con lasciarla insieme della di lei Compagna, figli e figlie nel Cuore amoroso di Gesù, in cui di vero cuore mi riprotesto qual sono

Ritiro di S. Angelo li 8 giugno 1748.

Suo Indeg.mo Servo aff.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig. Sig. mio P.rone Col.mo Il Sig. Tomaso Fossi Poggio.
2. Mons. Gioacchino M. Oldo dei Carmelitani, di esso occorrerà tener parola in seguito.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 325, a pag. 566


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (024)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 24 luglio 1748.

£[era nel Vol. I, al n. 326, a pag. 569]

25
Passio D. N. Iesu Christi sit semper in cordibus nostris.

Car.mo Signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)

In questo ordinario ricevo la sua car.ma in data dei 24 giugno prossimo scaduto. Benedico il gran Padre delle misericordie dei santi sentimenti, che vieppiù imprime nel di lei cuore, della di lei signora Consorte e figlie. Oh, quanto è buono Iddio! Le coltivi, carissimo signor Tommaso, che saranno sante, ma lo faccia con spirito di discrezione e si accomodi all'età puerile. L'affare del monastero (2) è ancora occulto nella Divina Volontà, onde staremo a vedere, se S. D. M. farà uscire la Pietra fondamentale per tal edifizio. Credo però probabilmente, che io non sarò più vivo in questa valle di lacrime.
Intorno ai voti bisogna andare adagio, e non farli senza consiglio. Or basta: questo è condizionato ed è facile ad osservarsi. In quanto al separarsi quoad thorum con la piissima di lei Compagna, su di ciò non dico altro, se non che se vi è grande esperienza di forte, stabile e vera continenza, si puol fare, ma senza voto e senza il minimo obbligo; stando sempre nella loro santa libertà coniugale: con patto però, che tal santa continenza con la di lei sorella consorte sia segreta e segretissima a tutti e solamente nota a Dio, e che per far questa santa risoluzione vi siano perseveranti impulsi interiori e luce per conoscere la Divina Volontà e che tal fervore sia anche nella di lei signora Consorte, aliter non bisogna farlo. Fatto questo, bisogna vi sia più frequenza dei SS. Sacramenti, almeno tre volte la settimana, se si puole comodamente fare; l'orazione della mattina vorrei che fosse comune, anche con le sue benedette figliuoline e maschi, se vi sono, come pure quella della sera, e farli stare in una positura devota, ma comoda, acciò non gli rincresca, e facciano tal divino esercizio più volentieri.
Quia acceptus es Deo, necesse est ut tentatio probet te: onde mi rallegro delle sue persecuzioni, umiliazioni, disprezzi, massime di quelli che insorgono per far del bene ecc.
Amatissimo signor Tommaso, abbracci tali occasioni, come gioie preziosissime; le soffra in silenzio e spiritualmente: stia solitario dentro il regno interiore, ed in pura fede e santo amore si riposi in sacro silenzio di carità nel seno del Celeste Padre; e qualche volta dia in qualche gemito amoroso, non per lamentarsi ma per più esprimere l'accettazione de' suoi travagli ed esporre i suoi bisogni e quelli del povero prossimo; e questo dolce gemito sia: Pater mi, Pater mi, e non passi più in là. Oh, quanto esprime! Oh, che gran parola, che contiene ogni bene! In tal forma digerisca i bocconi amari al caldo del fuoco del s. Amore, e tutto questo divino lavoro dev'essere nell'interiore dello spirito. Sia cauto e prudente nel trattare coi prossimi, e lasci la cura a Dio dei presenti bisogni in questi tempi fatali, ed esclami con l'orazione.
La povera nostra Congregazione si trova in grandi travagli: tutti i Conventi dei frati delle città e terre della vasta Provincia Marittima, dove si è fondato l'inverno scorso un nostro Ritiro (ed altri sono in trattato di fondazione) si sono, dico, uniti tutti contro di noi, ci hanno citato in Sacra Congregazione (3), per buttare a terra tutti gli accennati ritiri, massime quel di Ceccano e Terracina, hanno posto una lite acerrima. E noi poverelli, come combattere e resistere a Religioni sì vaste? Le nostre armi sono l'orazione, e Dio ci aiuterà, ma creda che passiamo e passeremo non pochi travagli. So che questi sono buoni segni, ma si vede che l'inferno tutto è in armi contro di noi. Facciamo orazione assai, carissimo signor Tommaso. Lo prego, lo faccia e faccia fare di cuore, massime nella sua benedetta famiglia. Io poi le vivo sempre più grato della gran carità che mi continua, et Dominus retribuat, come ne prego il dolce Gesù. La Messa la celebrerò il giorno di S. Anna.
Mi saluti tanto in Gesù Cristo la piissima sua Compagna e le sue benedette figlie e figli, se li ha, che i maschi non so se ne abbia; e voglio che siano anche mie figliuole in Gesù Cristo, e spero e confido molto. Basta: speriamo in Dio.
Gesù li ricolmi tutti d'ogni più copiosa benedizione, e lasciandoli tutti nel Costato SS.mo di Gesù, sono di vero cuore sempre più.
A Suor Cherubina (4) non scrivo quasi mai, e creda, che non fo differenza, anzi con lei opero più cordialmente, che con gli altri, perchè così ecc.

Vetralla, nel Sacro Ritiro di S. Angelo li 24 luglio 1748.

Indeg.mo Servo Aff.mo PAOLO DELLA CROCE

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig. P.rone Col.mo il Signore Tomaso Fossi Poggio.
2. Allude sempre alla fondazione delle Religiose Passioniste condotta a termine negli ultimi anni di sua vita.
3. Di questa gravissima opposizione che fu causa di tanti dolori al S. Fondatore e che in certi istanti parve dover distruggere tutta la nascente congregazione, il lettore ha già trovato degli accenni nelle lettere precedenti e ne troverà ancora in seguito. Non vi ritorneremo più sopra .
4. La Bresciani, che il lettore già ben conosce.
5. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 326, a pag. 569



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (025)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 10 gennaio 1749.

£[era nel Vol. I, al n. 327, a pag. 571]

26
I. M. I.

Carissimo Signor Tommaso e figlio in Cristo dilettissimo,

Dopo la mia malattia contratta nelle arie insalubri di Porto, dove ho fatto le Sacre Missioni, rispondo alla sua car.ma in data del 10 spirato.
In quanto al ponere la prima di lei figliuola in monastero a Piombino, non mi sento ispirato a darle tal consiglio, sebbene ho tutto il concetto di tal venerabile monastero, pure, replico, non mi sento ispirato: onde risolva lei ciò che S. D. M. le ispira.
Se avessi da dire il povero mio sentimento, direi di coltivare nello spirito con santa educazione detta figlia, incamminarla all'esercizio della santa meditazione, massime della Passione SS.ma di Cristo Gesù, alla lettura di santi libri, a star sempre sotto gli occhi della madre e non trattare, se non di raro e con qualche persona assai pia, sempre con l'obbedienza e presenza della madre; ed in ciò non ci può essere tanta cautela che basti.
Il comunicarsi ogni otto giorni con buona preparazione e ringraziamento è ottimo; e lei la istruisca su di ciò con modi semplici ecc., come pure le insegni de modo tenendi nel ben confessarsi e le insinui, che confessati i suoi difetti, non si trattenga di più al confessionale, se non per quello concerne al bisogno spirituale. L'istruisca nelle orazioni giaculatorie ecc., ed in tal forma la figliuola riceverà da Dio i lumi di ciò deve fare, e saranno migliori che i consigli degli uomini del secolo; tale, per ora, è il mio sentimento e spero di non sbagliare.
In quanto a lei: soffra in silenzio i travagli, stia nel suo interiore, si risvegli con dolci affetti ecc. iuxta solitum. Io non so che divozione sia quella che faceva la Madre di Chantal, ma se è breve, e che lei la possa fare, senza restar impedito dai suoi affari, la può fare. In quanto al Confessore: non si deve eleggere un ignorante no, ma, se è possibile, il più dotto. Io poi le vivo molto obbligato in Cristo della carità che mi continua ed a tutta la Congregazione.
Ho viva fiducia, che S. D. M. gliene darà copiose retribuzioni in omnibus. Non è vero niente che io abbia una penitente vicino a Toscanella, che vive con la comunione quotidiana; ciò è falso, anzi io non dirigo più anima veruna, a riserva dei nostri, e nelle Sante Missioni, aliter nihil nihil, e perciò non vi creda. Non si prenda pena di ciò le è stato scritto intorno agli esercizi. S. D. M. le fa conoscere, che non vuole s'impieghi in tali cose, mentre codesta vigna non è per noi. Lasci fare a Dio: lei preghi e stia in pacifico silenzio intus et foris, e non si lamenti di nulla: il merito lei l'ha ecc. Non cerchi mai più altro: faccia quel che puole, confidato in Dio, per evitare ogni peccato, ma non fili tanto sottile, che le cagionerà turbazioni e debolezze di testa. Si fidi di Dio e diffidi di se stesso, che guadagnerà molto più.
Solamente Maria SS.ma è stata esente da ogni colpa, benchè minima, e da ogni imperfezione, e tanto più da ogni colpa veniale, ma niun altro ha avuto tal privilegio: questa è massima del Sacro Concilio di Trento. Onde lei cammini alla buona, e stia sopra di sè per non dar mai luogo a verun peccato, e se cade in qualche colpa veniale, s'umilii a Dio, e seguiti la sua carriera in pace ecc.
Sa Dio quanto spero bene di lei e di tutta la sua Casa, e prego Gesù a ricolmarli sempre più di copiose benedizioni, come spero: e con tutto l'affetto mi dico.

Ritiro di S. Angelo li 10 del 1749.

Suo vero Servo PAOLO DELLA CROCE

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig. P.rone Col.mo Il Sig. .... Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 327, a pag. 571



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (026)

Ritiro della SS.ma Presentazione, Monte Argentario, 20 febbraio

1749.

£[era nel Vol. I, al n. 328, a pag. 573]

27
I. M. I.

Amatissimo Signor Tommaso e figlio in Cristo carissimo,(1)

Giunsi a questo Sacro Ritiro per la Sacra Visita ai 4 del corrente febbraio, e nell'entrante settimana me ne ritorno a S. Angelo, dove mi fermerò sino a Pasqua, e poi vado in Missione nella Diocesi di Camerino, non poco lontana di qui. Orsù, come sta il suo spirito? Io spero vada sempre meglio, perchè rassegnato tutto alla SS.ma Volontà di Dio. Creda, figlio carissimo in Gesù Cristo, che più si ciberà di questa dolce volontà di Dio, accettando ogni travaglio senza mezzo di creatura, ma come regalo del Creatore, ella farà il gran colpo e volerà alla santa perfezione per via corta. Chi più è rassegnato al divin beneplacito è più santo, perchè la rassegnazione perfetta alla volontà di Dio, racchiude in sè il perfetto amore di santa carità, e nell'amore di Dio vi sono tutte le virtù. Gesù, nostra vita, disse che il suo cibo era il fare la volontà dell'eterno suo Padre, e cibandosi Gesù di questa dolce volontà santissima, perfettissima, si cibò sempre di pene interne ed esterne e tutta la sua Vita Santissima fu tutta Croce.
La gratitudine che è tanto secondo il cuore di Dio, mi obbliga tributarle i miei più umili ed affettuosi ringraziamenti in Gesù Cristo, per la carità tanto grande che fa a questo Ritiro ed alla povera nostra Congregazione; et merces tua magna nimis in spiritualibus et temporalibus, ad gloriam Dei. Io non lo perdo di vista nelle povere mie orazioni ed in quelle di tutta la Congregazione, in attestato della suddetta gratitudine che le professo e professerò sempre; e siccome so, che il di lei buon cuore non perderà di mira questo Sacro Ritiro, tanto carico di religiosi, desiderandone però io molti più, et numquam satis (perchè bramo di far gente grande in santità per Cristo), così ho tutta la fiducia, che al tempo delle raccolte del vino continuerà le sue caritative diligenze ecc.
Sentii da questo P. Rettore, che V. S. accudirebbe alla compra della casa del P. Francesco Antonio (alias Appiani) in Rio, giacchè la sovrana e sempre adorabile Divina Maestà non ha disposto la fondazione costì, sarebbe molto proficuo per la Congregazione nostra la vendita di tal casa, per impiegarne il valsente nelle fabbriche de' nostri Ritiri, tanto bisognosi; ed io (nomine totius nostrae Congregationis), farei l'obbligo alla casa Appiani di mandare in perpetuo le Sante Missioni all'Isola dell'Elba, ogni volta che fossero richieste; ed ecco che in tal forma sarebbero effettuati i loro santi desideri saltem in parte. Io darò il Titolo al P. Francesco Antonio, che ne ho facoltà per Indulto Apostolico, acciò possa fare tale alienazione, essendo parte del di lui patrimonio. Amatissimo signor Tommaso, se le è proficua tal compra, la faccia per amor di Dio, che il bisogno è grande. Io spero che se puole lo farà, perchè il capitale è buono, ben fruttifero e sicuro.
In tal caso cominci il trattato con la nostra signora Clarice Appiani, madre del detto Padre Francesco Antonio, il quale molto brama di fare tal vendita per soddisfare a' suoi pii desideri, massime per terminare dodici celle del Ritiro di S. Eutizio, dove lui è Superiore, e vi è una Religiosa Comunità di 15 religiosi, che hanno bisogno grande di tali celle. Mi raccomando a lei, con patto che non voglio che s'incomodi molto; se ha il denaro da impiegare bene, aliter Dio provvederà, oppure lei si prenda l'incombenza di trovare qualche altro, che faccia tal compra molto proficua per chi la farà, per essere il capitale assai fruttifero.
La prego salutarmi in Gesù Cristo la di lei signora consorte e figli e figlie, che rimiro nel Cuore SS.mo di Gesù ed ho speranze grandi: li avvezzi alla santa orazione a poco a poco.
Si accomodi alla loro tenera età, gli parli di Dio con soavità e dolcezza con maniere tutte soavi, che farà gran colpo e saranno santi. Non li lasci trattare, se non con persone d'esperimentata bontà, che il mondo è troppo cattivo.
Mi scriva: Viterbo per Vetralla, Ritiro di S. Angelo. Ho da fare e lo lascio nel Costato SS.mo di Gesù, con tutta la sua piissima Casa, salutandolo per parte di questo P. Rettore, e di tutti i religiosi.
Le dico ancora, che grazie a Dio le nostre cose vanno bene: le tempeste sono ormai sedate, e si apre strada a molte fondazioni, ad maiorem Dei Gloriam. L'abbraccio in Domino e sono di vero cuore

Orbetello, Ritiro della Presentazione li 20 febbraio 1749.

Suo vero Servo. PAOLO DELLA CROCE.

Le risoluzioni della detta Casa puole scriverle anche a questo P. Rettore il P. Fulgenzio.

(conforme all' originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti)


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo Il Sig. Tomaso Fossi Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 328, a pag. 573


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (027)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 20 marzo 1749.

£[era nel Vol. I, al n. 329, a pag. 576]

28
Passio D. N. Iesu Christi sit sempre in cordibus nostris.

Carissimo Signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo,(1)

Ricevei ier sera la sua car.ma in data del primo marzo. Godo sentire che i di lei figli e figlie siano tanto bene incamminati, e spero in Dio sempre meglio. Gesù benedica le sue intenzioni in tutto, come confido.
Intorno alla casa, se il nostro buon Dio provvede, oh, che gran servigio di Dio sarebbe, se si trovasse chi la compri! Dio le darà lume e forza. Intorno al venir a Loreto, non è possibile che io possa approvarglielo, e per quello conosco, non è adesso volontà di Dio che si faccia da lei tal risoluzione. Dio le ha addossato il dolce giogo del matrimonio, e per conseguenza le ha dati figli, che è tutta sua misericordia: a questi bisogna accudire, assistere, vigilare ecc., e questo è il di lei peregrinaggio, la sua missione, il suo apostolato, ed oh, di quanto merito! Come pure non posso approvare il voto che accenna, di ... ecc. No, Dio non mi dà finora tal lume: lei si prevalga su di ciò degli avvisi datile in altre occorrenze, aliter sbaglierebbe: faccia cuore alla di lei signora Consorte, acciò stia con spirito pacifico su la Croce che le manda Dio per suo gran bene: e V. S. mi stia contento, raccolto, amante della Croce di Cristo, cieco, sordo e muto alle dicerie ecc., e continui i suoi esercizi di pietà, conforme al suo stato, senza perdere di mira i suoi affari per maggior servizio di Dio e bene della sua famiglia. Io non vado più in Missione per ora, ma vado a Roma ad abbracciarmi più stretto alla Croce nei presenti travagli della Congregazione, non poco combattuta, e partirò dopo Pasqua, e chi sa quando tornerò. Intanto non tralasci fare qualche diligenza per trovare qualche compratore della casa di Rio ecc., che farà gran bene ecc., e visiti in spirito la S. Casa di Loreto, giacchè ora non conviene lasciare la famiglia per il detto pellegrinaggio. Scrivo con gran fretta, perchè carico di lettere e di affari; e lo abbraccio nel Costato SS.mo di Gesù, da cui le prego ogni copiosa benedizione, ed a tutta la sua Casa, e sono di cuore. Non lasci di pregare per me e per la Congregazione, e fugga l'occasione... per fuggire la tentazione accennata. Gesù lo faccia santo. Amen.
Di V. S. M.to Ill.e

Viterbo per Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 20 marzo 1749.

Indeg.mo Servo vero PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig.re mio P.rone Col.mo Il Sig. .... Raccomandata alla Sig.ra Clarice Appiani in Rio Siena: Piombino.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 329, a pag. 576


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (028)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 14 maggio 1749.

£[era nel Vol. I, al n. 330, a pag. 577]

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I. C. P.

Car.mo Signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo,(1)

Ricevei in Roma in mezzo alle mie occupazioni ed in mezzo a venti e turbini, che fortemente soffiavano intorno a me, più fiacco della paglia, che è miracolo che i venti furiosi non l'abbiano portata in perdizione ecc., ricevei, dico, una sua carissima, ed ora che sono ritornato, le rispondo questo biglietto, per non aggiungere piego al P. Rettore, a cui l'accludo. La ringrazio in Cristo della tanta carità mi continua e dell'offerta dei 100 ecc., quali non voglio che faccia per ora, ma lasciamo la cura a Dio, che un giorno la casa si venderà; e chi sa, che Dio non la riservi per l'antico disegno? Per adesso adunque non ne parliamo più, giacchè le vie sono chiuse, e veniamo a noi.
Amatissimo Signor Tommaso, sempre le dico che Dio vuole che sia santo nel suo stato, e però divori tutti i bocconi amari che le permette il gran Padre Celeste: e patisca in silentio et spe, intus, et foris. A me mi è toccata quest'anno la virtù del silenzio interno ed esterno; e creda, che ve n'è bisogno, ma poco lo pratico. Misericordia, Signor mio, misericordia! Godo sentire che le di lei figlie siano tanto bene incamminate, ed approvo la frequenza dei SS.mi Sacramenti per le medesime ogni otto giorni, ma quei riposi d'amore interni, a cui dice volerle avvezzare, non li approvo: sarebbe farle volar senz'ali, sarebbe far la fabbrica nell'arena; le tiri per l'orazione ordinaria, per le sode virtù; che l'interna orazione infusa, di cui sono parto i riposi amorosi, l'insegnerà Dio. Senta le loro conferenze, ne dia poi parte al P. Fulgenzio, o ad altro che stima bene, e se il detto Padre giudicherà che esercitino tal orazione di riposo, allora faranno bene ecc. Oh, quanto è lei obbligato a Dio! Oh, quante misericordie le comparte, massime ne' suoi figli! Si sacrifichi in olocausto al Sommo Bene nell'interiore fondo del suo spirito, senza perder di vista l'orribil suo nulla.
La Pietra fondamentale che lei dice, io non la conosco: questi sono pensieri che li lascio passare a volo: risolvo di far a momenti la Divina Volontà in un nudo patire, e nello starmene sepolto nell'orribilissimo mio nulla, con viva speranza che il mio buon Dio lo assorbirà nell'Immenso Suo Tutto.
Preghi per me assai, e di cuore mi dico

S. Angelo li 14 maggio 1749.

Suo vero Servo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re P.rone Col.mo Il Sig. ....... Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 330, a pag. 577



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