TOMMASO FOSSI 29

Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (029)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 30 maggio 1749.

£[era nel Vol. I, al n. 331, a pag. 579]

30
I. C. P.

Car.mo Signor Tommaso e figlio in Cristo dilettissimo,(1)

M'è stata trasmessa una sua carissima e godo in Domino sentire che le cose vadano bene.
Intorno alla casa, io non mi sento d'intrigarmene, che non me ne intendo: ho scritto al P. Francesco Antonio che faccia ciò che Dio gl'ispira; il bisogno sarebbe grande, massime per il Ritiro di S. Eutizio, dove è Rettore il detto P. Francesco Antonio, giacchè vi manca il compimento di 12 celle, cioè i tramezzi e lo stabilimento, che con 200 scudi si farebbe, e la famiglia è numerosa, e quel braccio di celle 12 è il più salubre. Se Dio lo vorrà, provvederà per la detta vendita, e così si rimedierebbe ai bisogni di tre Ritiri, che sono in fabbrica e si perfezionerebbero; aliter Dio provvederà per altra parte.
In quanto ai di lei pii desideri di vedere effettuata una fondazione di donne, io non vi vedo la minima via aperta, anzi affatto chiusa, giacchè la povera nostra Congregazione continua ad essere agitata da venti di contraddizioni e persecuzioni: appena si sono aggiustate in Roma, sebben non terminate, le cose dei tre Ritiri di Ceccano, Terracina e Paliano; e quel di Terracina è ormai finito di fabbricare dallo zelo incomparabile di quel Santo Vescovo, che ha speso quanto avea in quella fabbrica, che non è piccola: chiesa, convento ben grande, tutto fatto di pianta ed in un Monte ecc. Sicchè tali desideri, che sono comuni ad altre anime pie in queste parti, bisogna porli in un cantone del cuore, ed aspettar Dio ecc.
Ringrazio Dio che la signora di lei consorte e mia figliuola in Gesù Cristo, sia costante nel patire, come lei m'accenna: se starà dentro di sè in pura fede, in nudità interna e vera rassegnazione, osservando un pacifico silenzio nei suoi patimenti, farà gran viaggio nella perfezione. Il conferire con lei le pene interiori e le altre cose spirituali, le sarà utile e darà gusto a Dio, ma procuri con altri di non lamentarsi, e faccia tacere i borbotti della natura, a cui pare sempre di patir troppo, perchè non conosce il grande onore e grazia che Dio le fa: seguiti dunque i suoi esercizi con fedeltà, e custodisca il tempio dell'anima sua ecc. Intorno alle figlie e figli, mi rimetto agli avvisi datile in altre mie lettere.
In quanto poi al trattare, sia cautissimo anche con persone congiunte, per spirituali che siano, anzi con queste vi vuole più cautela, gran modestia in omnibus e brevità di parole, altrimenti si cade nella rete, senz'appena accorgersene. Gran cose ho vedute in persone spirituali, che si sono troppo fidate di sè; grandi cadute, perchè non hanno creduto e posto in pratica gli avvisi ecc. Amatissimo signor Tommaso, Dio lo vuole far santo: ma osservi bene ciò che le dice questo misero peccatore.
Tenga il suo interno astratto da tutte le immagini di creature, procuri una gran nudità interna e povertà di spirito. Stia in vera solitudine interiore nel fondo o essenza dello spirito, che è lo stesso che dire di stare nel tempio dell'anima.
Stia attento con la parte superiore al suo vero niente, al niente avere, niente potere ecc., sed omnis sufficientia a Deo est. Adunque in questa pacifica solitudine interna, lei se ne starà in pura fede e s. Amore, riposando nel seno del Padre Celeste: quivi troverà ogni bene. Questa solitudine la puole praticare per tutto, in ogni affare, senza straccare la testa nè la mente, ma con una dolce attenzione amorosa, risvegliando e ravvivando la fede con modo delicato, pacifico, sottile, cioè con la parte superiore, che è la nobilissima porzione, ossia santuario dell'anima. In questo santuario bisogna starvi con profondissima umiltà, cognizione del proprio nulla, senza voler essere curioso di sapere l'altissimo divino lavoro, che il Sommo Bene fa in essa anima. In questo santuario suddetto l'anima si sacrifica in olocausto al Sommo Bene nel fuoco della divina sua carità, acceso nel sacro fascetto delle Pene SS.me di Cristo ecc. Tutto ciò si fa con modo segreto ai sensi, e si fa con pace, senza faticare la testa, nè con discorsi ecc., ma la fede e l'amore lo insegna.
Dio le farà intendere ciò che dico, se lei sarà segreto, nascosto alle creature, buttato nel niente ecc. Gesù lo benedica e benedica la di lei compagna e i benedetti loro figliuolini e figlie, preghino tutti per me, ed esclamino assai che i miei bisogni sono estremi, et aquae intraverunt usque ad animam meam, sed merito haec patior. Per carità non si scordi di far pregare per me e per la Congregazione dai suoi figliolini e figlie, e sono con tutto il cuore

Viterbo per Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 30 maggio 1749.

Suo Indeg.mo Servo Aff.mo PAOLO DELLA CROCE

Il Ritiro di Roma: quis scit? Vi sono grandissime difficoltà. Sono tornato da Roma verso i 9 dello spirante.
Gli avvisi dati per il di lei interno, non devono servirle di regola per far camminare gli altri così, perchè alius sic, alius autem sic. In lei mi pare, che Dio m'ispiri a darle tale direzione ecc., perchè così ecc., ma agli altri, consigli che non si scostino dal meditare la Passione SS.ma di Cristo, servendosi di libri ecc. Lei è impiegato in negozi. Dio lo tira più di dentro per sua misericordia, e la Passione SS.ma di Cristo deve sempre portarla su l'altare del cuore, come ho detto di sopra, ma conservando la solitudine interna, il silenzio amoroso ecc.
Scrivo in questa posta al P. Francesco Antonio Rettore di S. Eutizio, acciò procuri, se stima bene, di farsi imprestare su quella casa 300 scudi, per aiutarsi nei presenti bisogni urgenti, e detto imprestito che sia a censo giusto, e contratto veramente lecito, non già ecc. e so che lei procurerà cooperarvi, per trovare chi faccia tale imprestito, e spererei al cinque per cento. Così lasceremo la via aperta per il Ritiro o per altro; ne scrivo anche alla signora Clarice ecc.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig P.rone Col.mo Il Sig. .... Raccomandata alla Sig.ra Clarice Appiani Siena - Piombino.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 331, a pag. 579


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (030)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 5 luglio 1749.

£[era nel Vol. I, al n. 332, a pag. 582]

31
I. C. P.

Amatissimo sig. Tommaso e figlio in Cristo carissimo,(1)

Accuso la di lei lettera ricevuta nell'ordinario della presente settimana. A dire la verità io l'ho intesa poco, per troppi ecc., che in essa sono: pure l'essenziale spero averlo inteso. Intorno allo scrupolo ... che accenna, vorrei che le avesse dato ancor più pena, acciò le restasse impresso nel cuore di fuggire tali oggetti, quasi a facie colubri. Se la coscienza non lo rimorde di cosa grave, è segno che ha operato senza avvertenza, che vi fosse tal male: non ostante credo se ne sarà confessato, che così conveniva; e se non l'avesse fatto lo faccia, spiegandosi chiaro, ma succinto e modesto, e poi non vi pensi più; ma stia avvertito per un'altra volta.
Godo che m'abbia inteso intorno all'orazione, ma rifletta che io scrissi che tal indirizzo era per il di lei spirito non per altri, che non si conosce la loro condotta; e se la di lei signora Consorte l'intende, e le dia pascolo allo spirito, lo puol fare. Onde quando lei parla di orazione non introduca veruno in quei raccoglimenti profondi, ma glieli lasci condurre da Dio, e solamente gl'insinui la meditazione della Passione SS.ma di Gesù e l'imitazione delle sue sante virtù. Vero è che tal memoria della Passione SS.ma di Gesù Cristo con l'imitazione delle sue sante virtù non si deve lasciare, abbenchè vi fosse il più profondo raccoglimento ed alto dono d'orazione, anzi questa è la Porta che conduce l'anima all'intima unione con Dio, all'interiore raccoglimento ed alla più sublime contemplazione.
Le vivo sempre più grato della carità e zelo con cui s'impiega per la nostra povera Congregazione; e se a ottobre si potrà ritrovare da fare il noto censo dei 300 scudi a quanto gioverà, ma se fosse più presto sarebbe meglio, non se ne prenda però ansietà.
Mi ha inorridito ciò che lei mi ha notificato, che ha osservato in persone consacrate a Dio prendersi quelle libertà scandalose. In questi non scusa la buona fede, che tenentur scire ex officio: oscula sunt licita inter coniuges, con le dovute cautele, ma in altri esteri sono fomenti alla libidine ed aprono strada a precipizi, massime in Italia, dove non si pratica neppur tra parenti di diverso sesso tal libertà. Lei però, che a caso lo fece con quella parente, senza avvertire che vi fosse peccato, deve stare quieto in coscienza, ma confessarsene a cautela, e per ciò che di male potesse aver cagionato in quella tale persona; e per l'avvenire guardarsi da tali confidenze come da una diabolica peste. Alla Madre Suor Cherubina mi contento che le scriva qualche volta, massime quando lei le scrive. Essa è mia figliuola in Cristo, e sono molti anni che la conosco funditus; è vera serva di Dio e tanto basta, ed inoltre è di matura età, essendo stata anche abbadessa. Oh, quanto sono geloso e timido di queste cose! e più m'invecchio, più temo, sed numquam satis, e chi non teme è già caduto, per non dire che cadrà.
Amatissimo signor Tommaso, confortare in Domino et in potentia virtutis eius. Sia umile, non rubi niente a Dio, cioè stia nel suo nulla, e creda che Dio lo farà santo, che vedo un gran lavoro che S. D. M comincia a fare. Intorno alla continenza le ridico che per ora non mi sento ispirato di darle licenza di conservarla in perpetuo, ma ad tempus, cioè nelle novene ed in altri tempi, sempre di comun consenso; adunque dica alla di lei piissima Compagna, che tale è il mio sentimento, e non voglio che si obblighino con voto, ma stiano in sacra libertà coniugale. Se poi dopo tali novene si sentono tutti e due forti e senza pericolo ..... e vogliono continuare per altro tempo, lo facciano con la benedizione di Dio, vadano a poco a poco provando se ciò sia la volontà di Dio, mentre non basta che se ne sentano forti impulsi, che possono nascere dal fervore di divozione, che Dio le dà, ma bisogna provare se vi sia la perseveranza e l'alienazione, ed alta mortificazione nel fomite ecc. Questi è vero che sono ottimi segni che Dio li vuole far santi tutti e due, ma siate fedeli, umili, segretissimi alle creature, e raccomando il coltivare i figli e figlie, acciò gustino quanto è soave Gesù nella meditazione delle sue pene ecc., accomodandosi con somma dolcezza alla loro età. O figlio carissimo, quanto siete obbligato a Dio!
Procuri ancora di effettuare quando si potrà, il noto censo sopra la casa ecc.
Le tempeste contro la povera Congregazione continuano, anzi ecc. Bisogna pregare assai. Crescono i soggetti e non sappiamo ora ove più alloggiarli; a tal effetto qui si fabbrica un altro braccio di 15 celle, e se Dio provvede i 300 scudi, ecco che si finisce questo braccio e quello di S. Eutizio, affine di alloggiare i Soldati di Cristo.
Oh, che buoni figliuoli! Mi creda che sembra di vedere Angeli in carne. La prego di salutarmi in Gesù Cristo la di lei signora Consorte e figli e figlie, e si facciano tutti santi. Addio, orate, orate, orate pro nobis, che i venti delle persecuzioni e di altri travagli soffiano forte, e se le dicessi in quali travagli sto io (che verun li sa), lei piangerebbe a calde lacrime le mie miserie. Preghi per me molto, che il bisogno è estremo.
Di V. S.

Viterbo per Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 5 luglio 1749.

Indeg.mo Servo Aff.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig. P.rone Col.mo Il Sig. Tomaso Fossi Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 332, a pag. 582


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (031)

Ritiro di S. Angelo - Vetralla, 6 agosto 1749.

£[era nel Vol. I, al n. 333, a pag. 585]

32
I. C. P.

Amatissimo sig. Tommaso figlio in Cristo carissimo, (1)

Complicata nella lettera della signora Clarice, ricevo una sua car.ma, e primo: dico che a quell'affare... non vi pensi più, anzi più leggo i di lei sentimenti, più conosco che l'anima non è stata avvelenata dal peccato, e stia quietissimo, ma in gran guardia per l'avvenire; e tanto dissi che si accusasse solo per cautela e per più umiliarsi e fuggir tali incontri nell'avvenire.
Io non voglio che lei faccia voto veruno, m'intende? no, non voglio. Stia in libertà santa, tam in petere, quam reddere. Quando Dio vorrà la totale e perpetua astinenza ecc...., darà gran lume a lei, ed anche a me. Ora stia in libertà santa e solamente di comun consenso contenersi in tempi di maggior divozione, ecc.... ad arbitrio di tutti due.
Creda che così si fa la volontà di Dio.
So quanto grande sia la sua carità, l'esperimento di continuo: dal P. Fulgenzio ho avuta notizia del sott'olio, e sarà mandato; ma non v'è occasione di farlo trasportare qui. Credo lo faranno più presto che possono; et Dominus retribuat tibi de omnibus, e lo spero vivamente. Non posso poi esprimere la consolazione in Domino delle buone notizie mi dà del fervore della piissima di lei Compagna e figli. Oh, quanto è buono Iddio! Li coltivi, carissimo signor Tommaso, che spero sarà una casa di santi. Non le do altre istruzioni su di ciò, poichè oltre l'averne date, so che Dio ne dà, e darà lume grande a lei, che ne è il genitore, e ne stia sicuro; lo stesso dico per la signora, che ne è la piissima madre.
La signora Clarice mi dice che si fanno da lei le note diligenze, ma già lo sapevo. Onde se li trova come spero, e procuri siano 300, li potrà mandare alla Presentazione, ma usi ogni più possibile cautela, acciò vadano sicuri, o se puole li raccomandi al signor Rivera o altra cauta persona, che pare a lei: Dio le darà lume. Voleva venire a portarli D. Gregolini, ma io non voglio, perchè quando fu alla Presentazione, con quelle stravaganze cagionate dal diavolo spaventò tutta la povera gioventù, che Dio sa quanto tempo vi volle a serenarli. Sono giovanetti, Angeli in carne, e la paura può fare scherzi orribili ecc. Chi sta fisso in fide non ficta sa di quella gran verità di fede, che nihil vobis nocebit, non teme tutto l'inferno, ma non omnibus datum est, massime le piante tenere che vengono di fresco dal mondo.
I guai, le persecuzioni ed altri travagli contro la povera Congregazione seguitano tuttavia, ed il povero Paolo sta nelle acque amare sino alla gola, sed non confundor; sebbene sono come un povero naufragante, che in notte buia, attaccato ad una piccola tavoletta in mezzo alle onde tempestose, aspetta di bere a momenti la morte. Ah, quant'ho bisogno di orazione!
Risposi tempo fa alla M. suor Cherubina, nè mai ho avuto riscontro che abbia ricevuta la mia lettera: pazienza.
A settembre credo di certo, che andrò in missione in una grossa terra di più di 4000 anime, lontano di qui 10 miglia: poi vado a far missione alla città di Ferentino, poi a visitare i Ritiri, e sin verso Natale non sarò qui, ma terminata la missione ritorno qui e fo partenza verso li 10 ottobre, onde mi può scrivere sino a tal tempo a questo Ritiro, che avrò le lettere.
Quella persona sta inchiodata in un letticciolo senza punto potersi muovere con dolori grandi, ma serena, ed è dall'Ascensione in qua. Altra grand'anima è pure inchiodata in un letto, tutta piagata da capo a piedi, e sono poco meno di due mesi; e questa seconda, sebbene non vorrei, ed anche la prima, vogliono essere mie figliole in Cristo, ma non sono gioie da maneggiarsi da me. La seconda ha altissima orazione ben provata, con alto esercizio di virtù e gran dono interiore, e ne sto più sicuro della prima, sebbene pare che neppur in essa si possa dubitare, ma a temere e provare numquam satis, sile; sono alquanto lontane di qui.
Lei stia solitario ad interiora deserti, nel fondo interiore in puro spirito di fede e di Amore in vera astrazione e nudità interna, spogliato di contento in povertà di spirito: oh, che via sicura è questa! Oh, quanto ricca! Parlo in questo paragrafo per lei. Stia vestito delle pene di Gesù. Quando nell' interiore sacro deserto l'Amato Bene vuole che stia in silenzio vi stia, e l'adori in spirito e verità.
Segreto a tutti nel niente ecc. Non ho più tempo. Addio; mi saluti in Domino la divota Compagna, i figli e figlie et orate, orate. Oh, quanto ne ho bisogno! Gesù li benedica tutti e tutta la Casa, amen; e sono di vero cuore
Di V. S.

Viterbo per Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 6 agosto 1749.

Oggi si canta dalla S. Chiesa: Jesu tibi sit gloria, qui te revelas parvulus ecc.; è il giorno della Trasfigurazione di Gesù. Rifletta alle parole suddette, che canta la nostra Santa Madre, che v'è da imparare molto: Addio.
Scrivo al P. Francesco Antonio, che mandi alla madre la carta di procura ecc.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig. P.rone Col.mo Il Sig. ....
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 333, a pag. 585


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (032)

Roma, 5 dicembre 1749.

£[era nel Vol. I, al n. 334, a pag. 587]

33
I. C. P.

Amatissimo sig. Tommaso e figlio in Cristo car.mo, (1)

Ricevo la di lei carissima, trasmessami dal P. Fulgenzio: nè so esprimere quanto le viva grato in Dio delle tante carità e limosine, che comparte a questa povera sua Congregazione.
Godo sentire il fervore della di lei Compagna e figli e figlie. Grande opus! Bisogna lasciare crescere questi semi sacrosanti di celesti e divine ispirazioni, i quali a suo tempo daranno copioso frutto. Ora è tempo d'orazione, di segreto e di silenzio.
Le nostre cose sono non poco arrenate. Io non ho più appoggio di veruno: nè sono appoggiato ad altro che alla Divina Protezione, da cui spero gran cose, massime perchè manca totalmente la protezione degli uomini.
Godrei che lei non avesse confidato i nostri segreti al P. Carlo da Cotrone(2) per molti santi fini: Deus scit.
Intorno alla di lei venuta al Monte, io la bramerei, ma sino a Quaresima non posso ritrovarmi a quel Ritiro: poichè terminate le missioni di Roma, parto per Terracina, essendo morto quel gran servo di Dio di monsignor Vescovo, e restato sospeso quel Ritiro da lui fondato, e perciò mi conviene andarvi per stabilire le cose. Da Terracina vado a Ceccano: sicchè non sarò al Ritiro di Vetralla sino a febbraio. Se a Quaresima vuole darmi la consolazione d'abbracciarla in Domino, ne benedirò Dio, e perciò se l'intenda col P. Fulgenzio, che da presso a poco saprà il mio arrivo. Qui si cominciano le missioni domenica 7 corrente e domani andiamo dal Papa. A noi è toccato S. Giovanni dei Fiorentini, chiesa molto grande(3).
Scrivo con gran fretta: la prego d'essere grato a Dio, stare in solitudine interna, ed allevare la sua piissima famiglia in santità, perchè a quel che scorgo, Dio li vuole fare tutti santi: padre, madre, figli e figlie: Addio.
I miei saluti alla divota sorella Compagna, e mia figliuola in Cristo, ed a' suoi e miei figliuolini e figlie: Gesù lo faccia un gran santo: Amen. Et Dominus retribuat de omnibus, e questo è il ringraziamento.

Roma li 5 dicembre 1749.

Aff.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo Il Sig. ...
2. Così nell'originale. Forse è Motrone. S. Paolo ebbe relazioni di santa amicizia col ven. Carlo da Motrone Cappuccino. (v. vita di S. Paolo del Ven. Strambi l. II, c. XL).
3. L'anno 1749 in preparazione all'anno santo, il Sommo Pontefice Benedetto XIV fece tenere molte missioni nella città di Roma. Ai Passionisti fu assegnata la chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini. Vi predicò il S. Fondatore assieme ai PP. Marco Aurelio del SS. Sacramento e Tommaso M. del Costato di Gesù, che fu più tardi elevato alla dignità episcopale.
4. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 334, a pag. 587


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (033)

Ritiro di S.Angelo, Vetralla, 16 maggio 1750.

£[era nel Vol. I, al n. 335, a pag. 589]

34
I. C. P.

Cariss.mo sig. Tommaso figlio in Cristo amatissimo, (1)

Sempre più ho motivo di ringraziare il Signore nel leggere le carissime sue lettere. Ma che dice lei? Che la sua venuta ai nostri Ritiri ha partorito male! Avverta non dica questo! Poichè la sua venuta qui ha partorito molto bene, anche nei nostri religiosi, nè si deve meravigliare o affliggere se le pare, che io le abbia data l'obbedienza con modo indifferente, giacchè io sono solito di farlo, cioè di procedere più con la soavità che col rigore. Chi vuole essere obbedito assai, comandi poco e dolce.
Adunque tiri avanti la sua condotta con gran fedeltà in tutti i soliti esercizi, purchè non eccedano il proprio stato, cioè che non impediscano gli obblighi dello stato proprio, poichè in esso lei è certo della volontà di Dio. Sopra tutto le raccomando l'umiltà di cuore, la cognizione del suo nulla e la solitudine interiore, standosene sempre abbandonato in Dio, adorandolo in spirito e verità, senza però fare in tale raccoglimento interno sforzi di testa o d'altro, ma stare con modo pacifico nel sacro deserto e tempio interiore, dove troverà omnia bona in Deo ecc. Se vuole portare uno dei nostri santi Segni, lo porti pure, ma lo porti sotto i panni, che niuno lo veda, se non Dio benedetto e gli angeli santi.
Già sono in capitale della sua carità, e se verranno dei nostri all'Isola, da lei saranno. La prima Pietra che mi accenna, per me le dico in veritate non ficta, che sono all'oscuro in omnibus, e non so, se il soggetto, che è in Roma abbia più pensiero di servirsi di me, e sa Dio i dubbi che mi vengono, perchè non posso esaminare bene le cose della nota persona e temo di qualche inganno, sebbene spero che non vi sia, perchè il fondamento è buono. In ordine al venire a Roma o a Loreto, che vuole che io dica se Dio le dà impulsi replicati di venirvi con la di lei Compagna? Lo lascio in libertà, ma in casa chi resta per i figli e per gli affari? Esamini bene le cose, e poi risolva ciò che sarà di maggior gloria di Dio. La piissima sua Casa la rimiro nel Costato SS.mo di Gesù. Credo che il nostro buon Dio la voglia fare una casa di santi, principiando dai genitori. Oh, quanto ne ringrazio il Signore! quanto me ne consolo!
Faccia fare un po' di orazione a tutti in comune ogni giorno, prescriva atti di virtù, secondo lo stato e capacità dei grandi e dei piccoli figliuoli, prescriva orazioni giaculatorie ecc.
Io parto per la missione della città di Camerino e fo partenza lunedì 2ª festa di Pentecoste, per cominciare la missione li 24 di maggio: è una grossa missione, vi sarà molto da fare ecc. Preghi assai per me. In tale occasione vado a visitare un Ritiro in Sabina(2), che vogliono fondarci. Oh, quante Case si trattano per fondare! Ed io non so come fare ecc. se Dio non provvede operai. I nostri missionari sono nelle terre più grosse di quella vastissima diocesi di Camerino, e Dio opera altissime misericordie in quei popoli, ma la città si è protestata col suo Pastore, che non vogliono altri missionari che me poverello. Che ne dice lei? Non è da farsi una risata di tal protesta? Oh, che non mi conoscono! se mi conoscessero non parlerebbero così.
Io ho intenzione di farle sempre parte delle povere mie orazioni e rimiro tanto lei, come la di lei Consorte e figli e figlie, come un sol cuore in Gesù Cristo, et Deus scit. Spero un giorno, se non muoio così presto, di vederli tutti, se dovessi apposta venire all'Isola, per dargli gli esercizi in casa, anzi per farli con loro. Non ho altro tempo: addio, carissimo figlio in Cristo! Mi stia contento, raccolto, umile, pacifico e solitario intus ecc. Sopratutto sia il cibo suo la Divina Volontà, anzi questa dolce Volontà SS.ma del nostro Dio, se la prenda per Sposa e si sposi con essa ogni momento coll'anello della fede, in cui siano incastrate le altre gioie della speranza e carità. Gesù li benedica tutti. Mi saluti in Gesù la Compagna, che anch'essa è mia figliuola in Cristo; e come sono tornato da Camerino le voglio scrivere una buona lettera. Mi saluti i figliuolini suoi e miei in Cristo. Addio: Et Dominus nos benedicat.

Ritiro di S. Angelo di partenza li 16 maggio 1750.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig. P.rone Col.mo Il Sig. ...
2. Questa fondazione, come tante altre dal Santo trattate, non si effettuò .
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 335, a pag. 589



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (034)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 3 luglio 1750.

£[era nel Vol. I, al n. 336, a pag. 591]

35
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amantissimo,

Spero che avrà ricevuta un'altra mia per la posta, in cui la ringraziavo in Gesù Cristo del tonno ricevuto, appunto poco dopo il mio arrivo da Camerino. Ora ricevo da Civitavecchia un altro grosso mezzo tonno di libbre 36, ed il benefattore di Vetralla mi dice che da detta città scrivono, che per mancanza d'occasione non mandarono l'altro, e bisognò lo vendessero, dice che l'hanno venduto in due pezzi, ma il signor Zelli non ha ricevuto che il pezzo di libbre 36, fa però le diligenze per ritrovarlo. Avrei mandato un pezzo al signor Brugiotti a Viterbo, ma è giunto verso il mezzogiorno con gran caldo e non v'è occasione veruna, onde comincia a passare se si manda dimani, per mancanza di chi lo porti, avendo qui il nostro uomo da fare assai essendovi il muratore, ed abbiamo degl' infermi: glielo scriverò e gradirà l'affetto suo e le manderò piuttosto un po' di sott'olio come sarà venuto. Io non so che dire, vedendo la di lei gran carità e liberalità: ho viva fede in Dio, che le darà eterna retribuzione di tutto.
Nuove più liete non posso avere, che in sentire la di lei piissima Casa perseverante nell'amor di Dio e nell'esercizio della santa perfezione, secondo il suo stato.
Lei si faccia animo grande, perchè dopo lungo esercizio S. D. M. le darà tanta luce, che conoscerà chiaramente la SS.ma Volontà di Dio, e la di lei diletta prole la vedrà incamminata tutta alla santità; così confido.
Lo stesso dico della divota Compagna, che ne spero molto bene, purchè tenga il cuore quieto, pacifico, raccolto e rivolto al cielo con alta rassegnazione in ogni evento. In reliquis amatissimo signor Tommaso, esto vir fortis constans et fidelis e stia ad inferiora deserti cioè nel fondo più intimo del suo spirito, tutto raccolto ed abbandonato nel seno del celeste Padre, adorandolo in spiritu et veritate. Tale raccoglimento non le scemerà l'attenzione dovuta ai suoi domestici affari, ma glieli farà operare con maggior diligenza e perfezione, poichè tutte le sue opere saranno profumate col balsamo del santo Amore. Di me non gliene parlo, ma posso dire salvum me fac, Deus, quoniam intraverunt atquae usque ad animam meam; e perciò preghi assai per me e per la povera nostra Congregazione, e sempre più prego Gesù a darle premio e copiose benedizioni di tanta carità che ci continua. Tutti lo salutano in Domino, ed io l'abbraccio in Gesù Cristo, pregandolo de' miei saluti nel Signore alla signora di lei Compagna ed alle figlie e figli, quali tutti rimiro nel Costato amoroso di Gesù con i divoti genitori, e sono di cuore
Di V. S.

Ritiro di S. Angelo li 3 luglio 1750.

Scrissi subito giunto da Camerino per la posta di...(2) ecc.

Indeg.mo Serv. Aff.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all' originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo Il Sig. ...
2. La parola nell'originale è cancellata, ma pare essere «Isola»
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 336, a pag. 591



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (035)

Ritiro di S.Angelo, Vetralla, 25 luglio 1750.

£[era nel Vol. I, al n. 337, a pag. 593]

36
I. C. P

Amatissimo sig. Tommaso figlio in Cristo car.mo, (1)

Subito giunto dalle missioni scrissi a V. S., e poi scrissi due altre volte, sempre per la posta; meno di due lettere non le ho scritto. Ora ricevo la sua carissima per la posta.
Primo: La ringrazio sempre più in Gesù Cristo della carità così sviscerata, ma in verun conto non voglio che faccia altro, cioè per la campana di S. Eutizio e per l'ornamento per la pianeta del Monte(2); basta ciò che ha fatto e fa. Lei deve far limosina con discrezione, stante i figli ecc. Sicchè della campana non voglio e se non ha commesso il detto ornamento, o seppur l'ha commesso, se puole, lo sospenda, faccia così, che avrà più merito per la virtù della santa obbedienza.
Secondo: Il venire a Roma in ottobre è un porsi ad evidente pericolo della vita, perchè allora in Roma e per le strade è la maggior intemperie dell'aria. Sino che non è temperato con acqua abbondante di pioggia e grandi tramontane non bisogna azzardarsi. Io parto ai 17 di agosto per le sante missioni, ma vado in arie buone; poi fo un lungo viaggio, poi vado a Ceccano e mi contento d'essere un po' in Ritiro a Quaresima per riposare sino a Pasqua per la missione di Fabriano ecc.
Se la figlia grande ha desiderio d'andare in monastero, bisogna porvela, perchè l'affare che pensa lei è lontano di molto e chi sa se io sarò più vivo(3), oltre di che Dio non fa con i suoi santi lumi conoscere, che voglia per ora tal'opera: e quell'anima che ... (4) le notificai, sta sepolta agli occhi di tutti e sta in un mare di afflizioni, da tutti abbandonata, ma costante nel bene. Adunque su di ciò non vi pensi. Si raccomandi a Dio per vedere se l'ispira a porre la figlia in qualche osservante monastero, sotto la direzione di qualche fervida monaca, sé fosse in Piombino, non bisogna lasciare suor Cherubina: ma di questo io non ne ho ispirazione alcuna. S. D. M. la darà a lei che è il padre della detta figliuola ecc.
E' vero che quelle sono illusioni, ma senza sua colpa; quando insorgono e che se ne accorge, bisogna umiliarsi e discacciarle come la peste.
Lei può offerire le figlie per spose del Crocefisso, ottima offerta, molto grata a Dio, ma non puole promettere, perchè bisogna lasciare la libertà alle medesime. E' vero però, che tal'offerta fatta a Dio con cuore umile e devoto, siccome S. D. M. molto la gradisce, così le accetterà, e gli darà impulsi tali, che non resisteranno alla divina chiamata, ma promettere non si puole, poichè sarebbe un voto ecc.
Lei seguiti i suoi esercizi, il suo raccoglimento e la vigilanza sopra la famiglia e suoi domestici affari. Continui a far fare l'orazione mentale in casa ecc.
Mi saluti in Domino la signora sua consorte e lei le faccia da padre spirituale, con darle monita salutis ecc. Scrivo in fretta, che ho la testa che non ne puol più, essendo delle ore che scrivo, e l'abbraccio in Cristo con pregarle le più copiose sue benedizioni sopra lei e tutta la casa: amen.

S. Angelo li 25 luglio 1750 di partenza li 17 agosto.

Indeg.mo Servo Ob.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sign.re Sig.re P.rone Col.mo Il Sig. ...
2. Intendi: Monte Argentaro.
3. Sempre allude alla fondazione delle Religiose Passioniste.
4. Nell'originale a questo punto vi è scritta una parola illeggibile.
5. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 337, a pag. 593


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (036)

Canepina, 4 settembre 1750.

£[era nel Vol. I, al n. 338, a pag. 595]

37
I. C. P.

Car.mo sig. e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Rispondo in fretta alla sua lettera ricevuta qui in Canepina, mentre sto in atto di santa missione. Primo: io lo prego a non fare la risoluzione che dice, non essendo volontà di Dio. In Vetralla non v'è luogo adattato per il di lei disegno, il venir in queste parti di settembre o di ottobre è un porsi a pericolo della vita per la mutazione dell'aria. L'opera che lei desidera per le donne la vedo sempre più lontana e non m'inganno; ancora non è giunto il tempo, e Dio non fa ancora conoscere la ss.ma sua volontà. Io ho rinunciato alla direzione di quella persona che pareva fosse per essere la prima Pietra, perchè non devo dar direzione ad un'anima che non può scrivere, ed a voce non la posso sentire perchè è lontana, e su di ciò ne ho avuto consiglio. Lei si raccomandi a Dio per eleggere il monastero da porre in educazione le figlie, quando ella si senta di porvele. Io sempre più sono carico di croci e di occupazioni, e parmi che sminuiscano le forze da reggere a tanto peso.
In ordine al viaggio di Loreto, creda a me che piacerà più a Maria SS.ma, che lei se ne stia al governo della sua piissima famiglia, che qualunque peregrinaggio possa fare. Scrivo con gran fretta che ho alle spalle un popolo di circa 3500 anime.
I miei saluti in Domino alla signora di lei consorte e figli tutti, e per carità mi raccomandi a Dio che il bisogno cresce per più capi.
Spero in Dio che la di lei Compagna imparerà alla scuola del Crocefisso Signore la pacifica mansuetudine, e però la conforti e l'istruisca. Al P. Fulgenzio chi sa quando potrò scrivere: intanto Dominus retribuat tibi de omnibus. Di qui parto per altro luogo, e non sarò fermo in Ritiro sin verso Quaresima, ed allora sarà per poco.
Gesù lo faccia santo della santità della Croce e lo benedica con tutta la sua Casa: amen.

Canepina in atto di S. Missione li 4 settembre 1750.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo Il Sign.re ... Siena Piombino per ...
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 338, a pag. 595



TOMMASO FOSSI 29