TOMMASO FOSSI 37

Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (037)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 6 ottobre 1750.

£[era nel Vol. I, al n. 339, a pag. 596]

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I. C. P.

Signor Tommaso amatissimo e figlio in Cristo, (1)

Ho risposto subito alla sua lettera, mentre stavo in Missione, e le dicevo che era grande errore il venire qui con le sue figlie: queste sono tentazioni o illusioni; grazie a Dio, che non le ha effetuate. Per amor di Dio si spogli da questi pensieri, e creda che in mio tempo non succederà l'opera che lei crede per le donne, e se succedesse, sarebbe un miracolo. Torno a dirle che queste cose bisogna scacciarle come tentazioni e non parlarne più. La volontà di Dio è che lei attenda agli obblighi del suo stato, nè faccia viaggi non necessari: onde il viaggio di Roma e di Loreto non è per lei, almeno per qualche lungo tempo. Deve lei evitare ogni spesa superflua, far le limosine secondo il suo stato, ed in coscienza è tenuto far ogni avanzo per collocare le figlie e figli, secondo la vocazione che Dio benedetto loro darà. Ora rispondo alla seconda sua lettera ricevuta ieri, segnata ai 3 settembre. Manco male, che ora conosce ciò che per tanti anni le ho scritto e detto, in ordine alla continenza maritale. Lei viva secondo lo stato in cui Dio lo ha posto: prosegua nel santo matrimonio come sempre le ho detto, con quella santa libertà, e quando di comune consenso per qualche tempo Dio l'ispira tutti e due a contenersi per più vacare alla santa orazione, lo facciano che lo consiglia l'Apostolo S. Paolo, come lei sa, ma stiano sempre nella santa libertà reciproca, tam in petendo, quam in reddendo debitum ecc.
2. Mangi il suo bisogno e si mantenga in forze per reggere agli affari domestici, prenda il sonno che le bisogna, et sic de ceteris: e lo faccia con spirito quieto e senza scrupolo: nè creda che un coniugato debba far vita da cappuccino, che ciò sarebbe errore. Tenga il suo cuore raccolto in Dio, in vera umiltà interiore, lo svegli spesso a pensare a Dio, ad amarlo, e porti nel suo interiore un mazzetto delle Pene santissime di Gesù e dei dolori di Maria Santissima. Tali affetti li faccia con spirito pacifico, senza il minimo sforzo di testa e di petto, senza esteriorità, che dia nell'occhio. Stia segreto agli uomini e scoperto a Dio, che vivrà più sicuro. In ordine ai pensieri cattivi, li disprezzi, non ne faccia caso, si umilii ecc., custodisca i sentimenti ecc. Se ne confessi per umiliarsi; sebbene quando non v'è consenso non v'è peccato, anzi merito, non ostante i servi di Dio ne danno conto al confessore, accusandosi se mai vi fosse stata qualche negligenza in combattere ecc.
In quanto a ciò, che dice del P. Carlo cappuccino, la sua signora Consorte le ha dato un consiglio più che da donna, molto prudente e savio. Lei avrebbe commesso un'imprudenza ben grande, se avesse scritto al signor Principe. Lasci andare le cose come vanno, e adori in tutto la Divina Volontà, e non si prenda briga d'altro, se non d'attendere a se stesso ed alla sua buona famiglia.
In ordine alla gran carità che ci continua, Dio benedetto gliene darà gran retribuzione: a tal effetto questo P. Rettore scriverà a V S. intorno alla carità del salato che dice, giacchè io per le tante occupazioni non posso accudire anche a queste cose.
Io parto da questo Ritiro domenica 11 del corrente ottobre: vado a Ceccano e poi in altri luoghi; ho bisogno di grande aiuto di orazioni, che Deus scit le croci che mi sono apparecchiate.
Non sarò di ritorno fermo a questo Ritiro, forse sino a mezza quaresima, ed allora per pochi giorni: sicchè può cessare per un pezzo di scrivermi, ma se ha da scrivere, scriva al P. Rettore o altri ecc.
Già ho lasciata la direzione di quell'anima che le dissi, qual tenni per pochissimo tempo, e l'ho lasciata per santi fini, e ne sono sempre più contento in Domino.
La prego salutarmi nel Signore la di lei piissima Compagna, e tutta sua Casa, qual rimiro nelle Piaghe Santissime di Gesù, in cui lo racchiudo, e mi dico in fretta, pregandole dal Signore ogni copiosa benedizione, e sono
Di V. S.

S. Angelo di partenza li 6 ottobre 1750.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig. P.rone Col.mo Il Sig. ...
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 339, a pag. 596


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (038)

Ritiro di S. Maria di Corniano, Ceccano, 12 aprile 1751.

£[era nel Vol. I, al n. 340, a pag. 598]

39
I. C. P.

Amatissimo signor Tommaso e figlio in Cristo car.mo, (1)

Nel mio ritorno a questo Ritiro di Ceccano, dalla fondazione del Ritiro di S. Sosio(2), Diocesi di Veroli, seguita il giorno di Maria SS.ma Addolorata, con gran concorso di popolo ed edificazione universale; avendo lasciato in detto Ritiro dodici religiosi con la cella separata ciascuno da sè, (e con la fabbrica già alzata al primo piano del nuovo braccio di Ritiro) ho ritrovato una sua lettera inviatami dal Monte S. Angelo e scritta da mesi sono, ricevuta però da me ier mattina; e siccome ho pochissimo tempo, perchè carico di lettere ed occupazioni, ed ho imminente la Missione, così rispondo al più necessario.
Sono rimasto sorpreso, che lei abbia lasciata la figlia senza l'occhio della madre in Piombino, poichè sebbene è figliuola buona ed innocente, mai si doveva confidare a chicchessia, per persona santa che fosse, senza l'occhio della madre.
Oh, in che mondo siamo! Godo però che ora sia chiusa in monastero, e prego Gesù, che faccia buona riuscita: io sono vecchio ed ho qualche esperienza dei tempi presenti. La raccomandi molto a suor Cherubina, che non la lasci trattare con veruno, senza la sua assistenza, neppure con le educande, se non vi è presente lei, aliter le cose andranno male, e fugga le grate come la peste, aliter perderà tutto ciò che ha acquistato in casa con la santa educazione.
In ordine all'orazione la faccia con la sua famiglia di casa, ma non lasci venire esteri, che potrebbe passare qualche guaio, con esserle opposti modi di conventicole: il mondo è cattivo assai; piuttosto agli uomini e donne che lavorano ne' suoi poderi gli dia avvisi salutari per fare orazione e viver con timor di Dio, mentre lavorano ecc., e sia cauto nel parlare di Dio, e quel che non sa certo, o letto, non lo dica, che può fare degli sbagli in rebus fidei, non avendo lei studiato la Sacra Teologia.
Lei sa che sempre sono stato restìo in accordarle ciò che lei sa in ordine al suo stato, ma ho sempre detto che conviene stare nella santa libertà coniugale tam in petenda, quam in reddendo debitum.
Cammini in simplicitate cordis: stia raccolto alla Divina Presenza, accudisca a' suoi interessi, alla sua famiglia, secondo gli obblighi del suo stato, e il resto, che potrei dire e tralascio per mancanza di tempo, lo rimetto alle altre mie lettere istruttive per l'anima sua che ho scritto più volte ecc.
Mi saluti nel Signore la di lei signora Consorte, e godo che sia tutta innamorata del Sommo Bene e tenga per specchio Gesù Crocefisso, in cui deve far specchiare spesso anche i figli ecc.
Gesù li benedica tutti e preghino per me poverello, che sto in non pochi bisogni, e le meriti la carità che continua ecc.; lasciandola nel Costato amoroso di Gesù mi riprotesto in fretta
Di V. S.

Ceccano, Ritiro di S. Maria di Corniano li 12 aprile 1751.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. ... Raccomandata all' Sig. D. Gio. Ribera in P. Longone Poggio.
2. Della fondazione di questi ed altri Ritiri ne parleremo più a proposito in seguito.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 340, a pag. 598


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (039)

Ritiro di S. Angelo - Vetralla, 25 giugno 1751.

£[era nel Vol. I, al n. 341, a pag. 600]

40
I. C. P.

Amatiss.o signor Tommaso e figlio in Cristo car.mo, (1)

Dopo tanto tempo sono di ritorno a questo Sacro Ritiro e rispondo a due sue lettere qui ritrovate. Primo: sempre più le vivo grato nel Signore della carità che continua a questi religiosi col tonno mandato et reliqua et Dominus retribuat. In ordine al resto delle sue lettere, dirò ciò che ho detto le altre volte: l'umiltà di cuore, la carità e mansuetudine con tutti, la vigilanza negli affari della sua famiglia, l'unione alla volontà di Dio in ogni evento, il soffrire con silenzio di fede e di S. Amore, sono le virtù che più ordinariamente lei deve praticare secondo il suo stato: ma per farlo bene conviene non lasciar mai la santa orazione, e questa continuarla nelle occupazioni, con tenere il cuore rivolto verso il Cielo, conservandosi in santa solitudine interiore e risvegliandosi spesso con sante aspirazioni, senza mai tralasciare la divota frequenza dei Santissimi Sacramenti. In quanto alla continenza coniugale, lei sa i miei antichi sentimenti, che sono di non legarsi con voto, ma starsene in libertà, tam in petendo quam in reddendo debitum ecc.
Ottimo si è, secondo il gran consiglio dell'Apostolo, di osservare continenza per più vacare all'orazione, ma ad tempus cioè in certi giorni di solennità e di penitenza ecc., e ciò sta in loro arbitrio, con loro gran merito. Lo Spirito Santo le darà luce de modo tenendi. Scrivo carico di occupazioni e di non pochi travagli. Dio sa come sto ed ho motivo di molto temere il castigo di Dio, che è sopra di me.
Mi raccomandi assai al Signore. Giorni sono diedi il buon viaggio per il Paradiso a quella gran Serva di Dio suor Colomba (2) monaca carmelitana in questo monastero di Vetralla, la quale dopo essere stata 35 anni inchiodata in un letto, miracolo di pazienza, volle il Signore che io le amministrassi gli ultimi SS.mi Sacramenti e l'assistessi sino all'ultimo respiro, giacchè ivi ero confessore straordinario, dopo la missione fatta in Vetralla: è stata sepolta da serva di Dio in due casse sigillate, ed io ho assistito a tutto ecc.
La prego di non scordarsi di me nelle sue orazioni, che sto in estremi bisogni, e Dio sa come la passerò. Saluto in Gesù Cristo la di lei signora Consorte e Compagna del suo spirito. Si facciano santi, che Dio a ciò li chiama, ma siano santi della santità nascosta della Croce, che è tutta umiltà, carità, pazienza et reliqua. Gesù li benedica con tutta la loro piissima famiglia, e sono in fretta: dirò al P. Francesco Antonio della reliquia ecc.
Di V. S. Ill.e

S.Angelo li 25 giugno 1751.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. ... Raccomandata all' Sig. D. Gio. Ribera in P. Longone Poggio.
2. Suor Maria Angela Colomba morì dopo 34 anni di malattia passati inchiodata sul suo letticciuolo nel monastero delle Carmelitane in Vetralla. Era un'anima di santa vita, sulle cui orazioni S. Paolo faceva grande assegnamento. Morì in grande concetto di santità il 15 giugno 1751. Ebbe contemporaneamente al S. Fondatore la pia religiosa rivelazione del suo felice transito. Chiamato il santo per dare gli esercizi al monastero disse: sì andrò, ma per dare il buon viaggio a suor Colomba per il Paradiso. Ed entrato poi nella sua stanza le disse, come fuori di sè: Colomba, Colomba, ecco finito l'inverno del tuo patire; principia la primavera del godere! In più lettere ancora il Santo ricorderà quest'anima eletta (v. relazione antica delle religiose di quel monastero esistente nell'Arch. Gen. dei Passionisti).
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 341, a pag. 600



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (040)

.. giugno 1751.

£[era nel Vol. I, al n. 342, a pag. 602]

41
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio amat.mo in Cristo,

Dopo aver risposto a due sue carissime nel mio ritorno a questo sacro Ritiro, e consegnata la lettera al P. Fulgenzio, che passò di qui ier l'altro dai bagni di Viterbo, acciò esso la inviasse costì, ricevo altra sua carissima, trasmessami dal signor Palomba, con due terzini di sott'olio e marinato: grande carità che riceve questo Ritiro da lei; ma S. D. M. saprà rimunerarlo in tempore et in aeternitate. Godo delle visite che lei fa delle chiese per il Santo Giubileo, e molto più delle visite interiori, che il nostro buon Dio le fa nel di lui regno interiore e tempio vivo suo, che vale a dire nella di lei anima.
Oh, quanto è soave lo spirito di Gesù Cristo, carissimo signor Tommaso! Lei sia fedelissimo a questo buon Signore, e si accerti che esso perfezionerà l'opera che in lei ha incominciata.
Oh, quanto le raccomando la santa solitudine interna, lo starsene come un fanciullino in codesto sacro deserto, e quando le occupazioni lo divertono da codesta divina solitudine, ravvivi dolcemente la fede, e si riconcentri pacificamente in Dio nel regno interiore. Oh, che ricchezza è questa! Se lei farà così, senza perder di vista il suo orribile nulla e senza guardare curiosamente il divin lavoro, e i propri sentimenti e doni, ma in pura, semplice vista di fede e di amore, senza immagini, se ne starà in riposo filiale nel seno del Celeste Padre; ogni volta che così farà, rinascerà a nuova vita d'amore nel Divin Verbo Cristo Gesù.
Oh, che gran cose ho detto adesso! legga con attenzione e le pratichi con bambinesca semplicità.
In ordine alla di lei figliuola, che è in monastero, lei si regola bene, ed ha dati gli ordini giusti, nè si deve impedire che parli al signore suo zio materno ecc., poichè i discorsi saranno pii. Lei fa benissimo ad operare con tal gelosia; così si devono conservare le gioie, dico le figlie, poichè la verginità è una gran gioia, e bisogna custodirla con gran gelosia, temendo che sin l'aria, dirò così, l'oscuri ecc. Intelligenti pauca.
Aiuti con santi documenti la signora di lei Consorte, e Compagna del suo spirito: io ne spero bene assai assai; la saluto in Gesù Cristo, e la desidero santa nella Croce del Salvatore, e così dico di tutta la Casa.
Se vede il signor Paolini gli porga i miei saluti in Domino, e i miei affettuosi sentimenti di gratitudine per la di lui carità, e gli dica che non tralasci di far buona compagnia a Gesù appassionato ecc.
Habeo multa vobis dicere, sed non possumus modo ecc. Anche io temo i flagelli del Signore, perchè temo che i miei peccati gridino. Chi sa come voglia andare: speriamo in Dio, che flagellum non appropinquabit tabernaculo tuo, se saremo fedeli al Signore.
Desideri d'essere santo della santità nascosta della Croce, e come più piace al Signore, e stia tutto riconcentrato nel suo niente, e si ricordi di entrare in quel sacro deserto interiore per la Porta, non essendovene altra, che è la Vita SS.ma, Passione e Morte del Redentore. Oh, se sapesse come sto io, per quali acque e venti tempestosi navigo! piangerebbe per compassione di tanto pericolo.
O figlio carissimo in Gesù, che ne sarà del povero Paolo, che sta in sì orrende tempeste? eppure bisogna che io vada contr'acqua, e mostri d'essere contento, per non render pena e fastidio a questi gran Servi di Dio. Veramente desidero d'essere contento nella volontà di Dio, ma chi sa come va? Temo, et dolores et terrores inferni conturbaverunt me, et aquae multae intraverunt usque ad animam meam. Ho fatto questo segreto sfogo con lei, e con altri sileo.
Quella grand'anima ecc. sta inferma, aliter sarebbe venuta da me con la dovuta compagnia per farmi una necessaria conferenza.
Dio si fa sentire, ma non so quando sortirà l'effetto dell'opera: io me ne vedo molto lontano, nè credo di vederla in vita mia. Essa dice di sì, e di me molto dice con i lumi ecc., ma io non la posso credere, perchè gli effetti in me sono diversi: la verità si è, che la condotta mi pare secundum Deum: non mi fido di me, e però temo, e spesso dubito, ma poi passa: Dio ci faccia fare sempre la SS.ma sua Volontà. Mi sono diffuso troppo, tenga in sè ciò che le dico. Mi saluti il signor suo zio e tutta la piissima Casa; e lasciandola nel Costato di Gesù mi dico di cuore.
In ordine all'elemosina dei dieci scudi, noi qui abbiamo poche Messe, e giacchè vuol fare tale carità, al primo suo avviso si celebreranno tante Messe, secondo la sua intenzione: in tal forma va meglio.
Ho avuto la sorte di assistere alla morte preziosa di quella gran Serva di Dio suor Colomba nel monastero di Vetralla, come scrivo nell'altra mia: dopo 35 anni di mali gravissimi sempre inchiodata supina in un letto. Deo gratias.

...giugno 1751. (1)

Suo Aff.mo Servo Ob.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La data risulta scritta sul retro della lettera da un' altra mano.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 342, a pag. 602




Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (041)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 4 agosto 1751.

£[era nel Vol. I, al n. 343, a pag. 605]

42
I. C. P.

Car.mo Signor Tommaso e figlio in Gesù Cristo amatissimo,
Ho ricevuto in quest'ordinario la sua car.ma, ma lei non faccia titoli in latino, perchè molto sbaglia nel senso, ecc.
La morte di Suor Colomba è stata preziosa nel cospetto del Signore, come spero, ma non cospicua sebbene è stata sepolta in due casse da serva del Signore, ma nullum signum fecit perchè ha voluto sempre star nascosta per la di lei profonda umiltà, e così credo piamente che abbia ottenuta tal grazia anche in morte ecc.
Le confesso con ogni sincerità, che sento dispiacere, che lei predìca tante cose, come mi accenna nella sua lettera. Sappia, signor Tommaso carissimo, che lei si pone in pericolo di mille inganni, ed io le dico in verità, che in quelle predizioni non ci scuopro niente dello spirito di Gesù Cristo, anzi vedo che sono proprie immaginative, e che i sentimenti interiori procedono dalla natura su di tal particolare, come pure da illusione del nemico. Pertanto in tutte le occasioni che le verranno tali falsi lumi, subito li discacci, si umilii e si riconcentri nel suo nulla, e con alto staccamento da tutto se ne stia tutto impicciolito ai piedi del Signore, come un poverello ecc.
In ordine al monastero, credo che vi pensi più lei di me, anzi io ne sono alienissimo, ed ora mi sento molto alieno da quell'anima, che sebbene la credo molto buona, pure mi sento piuttosto d'allontanarmene, per conoscere in tal forma più la Volontà del Signore. Queste sono opere tutte di Dio, nè noi dobbiamo far altro che umiliarci ed aspettare. Chi può mai indagare i segreti dell'Altissimo, dove si comincerà tale opera o quando sarà ecc.? Io per me non voglio cercarlo, nè mi curo di saperlo e voglio starmene in alto spogliamento per prepararmi alla morte.
Lei sbaglia in dirmi che i miei Religiosi si sono accorti dei miei piccioli travagli; questo non è vero, perchè nell'esteriore mi mostro come gli altri contento e sereno più che posso, e sono gelosissimo di tenerli segreti, acciò li sappia solo Dio, nè bramo d'essere compatito da veruno. I miei Religiosi possono accorgersi dei piccioli travagli esteriori, cioè delle avversità che ho per le fondazioni, fatiche continue di lettere, di viaggi, di missioni ecc., ma del resto nulla affatto ne sanno, e i dolci gemiti interiori fatti nella Divina Volontà, li consiglio anche agli altri, in occasione dell'interiore patire ecc.
Mi dispiace dell'inganno della di lei signora Consorte; le dica che lasci gli scrupoli e creda che le sue confessioni le ha fatte bene e che avverta bene a replicarne neppure una parola, altrimenti mai avrà pace; è il maledetto diavolo che le suggerisce essere state malfatte le sue confessioni. Io so cosa dico; lei si è confessato bene e stia quieto ed obbedisca.
In ordine alla figlia che è in monastero, io lo lascio in sua libertà di levarla o no; lei sa i sentimenti della medesima: io la credo una buona figliuola, ma non la credo per il monastero. Codesta figliuola non ha vocazione d'essere monaca nè a Piombino nè altrove. Essa non mi ha scritto nulla di ciò, ma io la sento così, se non m'inganno. V. S. potrà saperlo meglio, giacchè non nasconderà niente al suo genitore.
Oh, quanto godo della bontà e divozione de' suoi figliuoli! li coltivi, carissimo signor Tomaso (2), che saranno santi.
Io sempre più la prego a tenersi in profonda umiltà di cuore, in alto staccamento da tutto ciò che non è Dio. Che ne vuole fare lei di questi pensieri di anime sante nè di quella di R. (3) ecc.? Li lasci svanire. Questi impediscono il più puro raccoglimento in Dio. Oh, quanto bisogna che sia purificato il nostro spirito e staccato da qualunque persona per gran santa che sia! Io le confesso il vero, che ho comunicazione di spirito con qualche anima, ed in Congregazione l'ho con tutti, essendo tutti veri Servi del Signore che attendono ad alta perfezione, ma in verità io perdo di vista tutti in Dio, ed in Dio e per Iddio li amo, ma ne sento una grande alienazione. Lo stesso dico di quell'anima. Oh, quanto me ne sento alieno! Grazie a Dio, anzi, penso di lasciarne la direzione se Dio vorrà, perchè io conosco la mia inabilità, e tali anime hanno bisogno dei Santi d'Alcantara, dei Bernardi ecc.
In quanto alla continenza mi rimetto a ciò che sempre ho scritto e sono sempre dello stesso sentimento.
In ordine al confessarsi: lei confessi con umiltà, schiettezza, chiarezza e brevità i suoi mancamenti, ma del passato non se ne confessi, che si è confessato bene nelle confessioni generali, e bruci gli scrupoli nel fuoco del Santo Amore.
Mi dispiace che lei abbia detto a Suor Cherubina, che deve essere la prima pietra ecc. Or non vede che questi sono inganni? Da ciò impari a discacciare tali sentimenti, e mai ne faccia caso. Essa nulla di ciò m'ha scritto: ma torno a dirle per amor di Gesù Cristo si guardi bene dalle predizioni, che cadrà in grande inganno. Oh, quanto glielo raccomando! Le scacci come la peste.
I desideri di gran perfezione, accompagnati da grande umiltà e confidenza in Dio, e sconfidenza di sè, sono ottimi.
Le Messe 50 saranno puntualmente celebrate, secondo la di lei pia intenzione, ed io non so esprimere quanto le viva grato di tanta carità che continua, et Dominus retribuat.
Gesù lo benedica con la di lei signora Consorte e figli con tutta la sua Casa, e li faccia tutti santi. Mi saluti tutti nel Signore, e il di lei signore zio et omnes, e sono di cuore.

Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 4 agosto 1751.

Suo Indeg.mo Servo Ob.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig. P.rone Col.mo il Sig. ...
2. Come si può notare anche dall'intestazione delle lettere, S. Paolo della Croce era solito scrivere il nome «Tommaso» con una sola 'm' : «Tomaso».
3. Nell'edizione precedente era riportata una «B», ma nell'originale si legge nitidamente «R».
4. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 343, a pag. 605


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (042)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 21 settembre 1751.

£[era nel Vol. I, al n. 344, a pag. 608]

43
I. C. P.

Amatissimo signor Tommaso e figlio in Cristo car.mo, (1)

Rispondo in fretta alla sua car.ma, giacchè sono di partenza e non ritornerò qui se non di passaggio a mezzo febbraio venturo.
Non solamente non ho mai creduto che il fondo del suo spirito sia d'inganno, ma sempre ho tenuto che la di lei condotta sia secondo lo spirito di Gesù Cristo, poichè i segni e gli effetti sono evidenti. Dico bensì che codeste predizioni o lumi devono fuggirsi, e si deve tacere, poichè sono soggette a mille illusioni, e si mischia nel grano buono la zizzania. Lei continui a star nel suo nulla, a portare su l'altare del suo cuore le Pene SS.me di Gesù Cristo, ad essere mansueto, paziente, caritativo con tutti, e sopratutto a ben regolare la sua Casa, a ben educare i figli ecc.; questo è quello che vuole Dio da lei adesso.
E' necessario che lei abbia un buon confessore per consigliare e dirigere la coscienza, essendo lei con interessi e negozi. Con la sua Consorte deve procedere con le regole del santo matrimonio e mostrarle quella carità d'affetto che si conviene, acciò essa non entri in gelosia; e lei non deve scrupoleggiare nelle cose oneste, e che santamente si possono fare.
In ordine alla continenza io sono sempre del sentimento antico, e dico ciò che sempre ho detto; e perciò non dico altro su di questo punto.
Il dire le cose d'orazione con chicchessia è pericoloso, anzi non si deve; ma il consigliarsi con persone dotte e sante è cosa ottima; mi rimetto in ultimo agli altri insegnamenti dati ecc. e lo prego di raccomandarmi al Signore, che sto in non pochi guai per le fondazioni ecc.
Quell'anima l'ho lasciata, perchè io sono lontano, pieno d'affari, nè devo fidarmi in cose di tanto rilievo, massime che vi sono cose tanto straordinarie che meritano grand'esame. Se Dio vorrà qualche cosa si farà intendere; ho gran fretta, e lo lascio nel Costato SS.mo di Gesù con tutta la sua Casa, e sono di cuore

Ritiro di S. Angelo li 21 settembre 1751 di partenza, e di ritorno di passaggio, se Dio vorrà, a mezzo febbraio del 1752.

Indeg.mo Servo PAOLO DELLA CROCE.


(Conforme a copia antica).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. .... Raccomandata all' Ill.mo Sig.re Consultore .... Siena Piombino .
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 344, a pag. 608


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (043)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 6 dicembre 1751.

£[era nel Vol. I, al n. 345, a pag. 609]

44
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)

Giovedì 2 del corrente ritornai a questo Ritiro molto mal ridotto, e mi fermo qui, come un uccello sul ramo per aspettare il volo, giacchè fra poco mi converrà fare altri strapazzi, che poi mi porteranno al sepolcro, e Dio voglia che salvi questa povera anima, del che sebbene spero, però molto e molto temo. Rispondo ora alla sua carissima in data dei 19 ottobre.
In ordine al venir io costì a farvi la Missione è cosa difficilissima, per i molti impegni che ho, e per non allontanarmi dalla Congregazione, mentre venendo all'Isola non potrei esser pronto ai bisogni della medesima. Se vogliono le nostre Missioni, possono proporre me, ma con libertà, in caso non possa io, di mandare altri soggetti ecc.; questo è quanto posso compromettermi in attestato del vivo desiderio che conservo di servirli.
Io sto in uno stato tale, che se Dio benedetto non fa un gran miracolo, fra poco sarò inabile a tutto, e forse fra poco in sepoltura, non potendo più reggere la natura a tante tempeste ed a tante indisposizioni anche di corpo; così la prego in visceribus Christi, e per quell'amore e zelo che ho sempre avuto per la di lei perfezione, che mi raccomandi più del solito al Signore, con offerire qualche Comunione per me, acciò S. D. M. mi salvi questa povera anima, e mi dia grazia di morire munito dei Santissimi Sacramenti, e ben assistito nell'agonia acciò non ceda agli assalti ecc.
Oh, in quali spaventi ed angustie si trova il povero mio spirito! sed merito haec patior, perchè ai giusti, pax et gaudium in Spiritu Sancto, agli empi, ira et indignatio. Dio mi liberi che non sia ciò in me. Del resto poi parmi che le cose del di lei spirito vadano bene assai, ma vorrei che non filosofasse tanto sopra il suo spirito. Vorrei che se ne stesse sempre più come un bambino; riposando nel seno del Divin Padre, tutto vestito delle Pene SS.me di Gesù Cristo, e tutto riconcentrato in Dio nel tempio interiore dell'anima sua, in vera solitudine interna, anche in mezzo a tutti i suoi affari. Lei fa bene a fare i suoi negozi per tirare avanti la sua Casa, ed è obbligato a farlo; e secondo le relazioni che lei mi dà, parmi che cammini con equità e giustizia. Godo nel Signore che si accrescano le sue entrate, e spero che sempre più S. D. M. le benedirà.
I disegni del Signore sono altissimi e profondissimi, ma occulti, lasciamoci guidare da lui come bambini; procuri che la sua famiglia mediti ogni giorno in comune la Passione Santissima di Gesù, che saranno tutti santi.
Mi saluti in Gesù Cristo la di lei signora Consorte, il suo signor zio e signora madre e figli, ed uno special saluto al signor Paolini.
Gesù lo faccia tanto santo quanto desidero, e lo benedica: amen.

S. Angelo li 6 dicembre 1751.

Suo indeg.mo servo ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Signor Tomaso Fossi - Recapito all' Ill.mo Sig.re Consultore .... Siena Piombino .
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 345, a pag. 609



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (044)

Ritiro di Maria SS.ma Addolorata, Terracina, 14 febbraio 1752.

£[era nel Vol. I, al n. 346, a pag. 611]

45
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo dilett.mo, (1)

Mi è stata trasmessa una sua car.ma dal Sacro Ritiro di S. Angelo; e siccome mi trovo carico di affari, e di quel di più che sa Dio, così rispondo con gran fretta.
Godo sentire l'ottimo incamminamento dei suoi figli, massime del maschio, et benedictus Deus; tutto ciò è frutto della santa meditazione della Passione SS.ma di Gesù Cristo, che se in sua casa si continuerà, come spero, saranno tutti veri servi del Signore.
I di lei buoni desideri li coltivi con ridurli ad uno solo, che è di fare in ogni cosa la SS.ma Volontà di Dio; gli altri li bruci e consumi tutti nel fuoco del santo amore, e lei continui i suoi esercizi di pietà, secondo lo stato in cui Dio lo ha posto, con vera umiltà di cuore, rendendo la sua orazione continua, che voglio dire di starsene in santo raccoglimento interno, tutto vestito delle Pene SS.me del Salvatore, senza trascurare un puntino gli obblighi del suo stato, essendo questa la volontà di Dio che lei sia perfetto nello stato del santo matrimonio.
In ordine alla Missione dell'Isola nella persona mia, è cosa moralmente impossibile. Sono con poca salute, carico d'affari, e dopo Pasqua fo le Missioni in due città e forse tre, oltre le altre cose.
Domenica prossima scorsa si fondò questo Sacro Ritiro di Maria SS.ma Addolorata, coll'intervento di Monsignor Vescovo, Magistrato e popolo; il tutto riuscì con solennità a gloria del Signore: io però gusto solamente assenzio.
I travagli di questa fondazione non sono stati pochi ed ancora non sono finiti per me.
Il Ritiro è bello, in solitudine, ma si prova non poco gl'incomodi della santa povertà con contento di tutti i Religiosi.
Ho fretta, mi raccomandi a Dio assai, e Gesù lo benedica e faccia santo con la sua Casa.

Terracina nel Sacro Ritiro di Maria SS.ma Addolorata li 14 febbraio 1752.

Indeg.mo servo obl.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. ... Raccomandata all' Ill.mo Sig.re Consultore .... Siena Piombino .
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 346, a pag. 611



lettera 46: 15 mars 1752

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Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (045)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 30 maggio 1752.

£[era nel Vol. I, al n. 348, a pag. 615]

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I. C. P.

Carissimo signor Tommaso amatissimo in Cristo, (1)

Rispondo in fretta alla sua carissima, ricevuta da me poco dopo il mio arrivo dalle sacre Missioni fatte in due città ed altro luogo, oltre i monasteri. Ora sto molto abbattuto ed indisposto, e i medici ordinano che mi curi, ma forse non ne farò del niente, perchè dimani vado a far la visita ad un nostro Ritiro che ancora non ho visitato.
Ringrazio il Signore delle buone nuove che mi dà sì di lei, che della signora di lei Consorte e figli: prego il Signore che le conceda costante perseveranza.
Lei non filosofi tanto sopra se stesso, cammini alla buona, seguiti le pedate di Gesù Cristo, continui la sua orazione e sempre la fondi sopra i Divini Misteri della Santissima Vita e Passione di Gesù nostra vita, che questa è la via sicura, e da questa ne nascono i raccoglimenti interiori, il dono di star in solitudine interna alla Divina Presenza, senza pericolo d'inganno. Mai si deve lasciare di vista questo Divino Esemplare di Gesù appassionato. Ego sum via, veritas et vita, nemo venit ad Patrem, nisi per me, dice lo stesso Maestro Divino.
Sarebbe grand'errore l'insegnare alla di lei figlia, che si esercitasse nei riposi interni, correrebbe pericolo di stare oziosa in orazione, ed essere illusa. La lasci meditare la Passione del Signore, acciò faccia abito nelle virtù, che poi S. D. M. le insegnerà il resto; e quando il Signore la vorrà porre in tale stato, non potrà resistere, e ne avrà i segni: adesso non conosco che abbia tal disposizione ecc. Scrivo in fretta e poco mi regge il capo. Lo ringrazio in Cristo di tanta carità del tonno e di tutto; saluti la signora et omnes, e sono di cuore

S. Angelo li 30 maggio 1752.

Suo vero Servo PAOLO D. +.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi Recapito all'Ill.mo Sig.re Consultore .... Siena Piombino Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 348, a pag. 615



TOMMASO FOSSI 37