TOMMASO FOSSI 47

Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (046)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 6 luglio 1752.

£[era nel Vol. I, al n. 349, a pag. 616]

48
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso figlio in Cristo car.mo, (1)
Appena giunto a questo Ritiro dalle parti di Terracina, dopo otto mesi circa di strapazzi, e fermato qui due giorni, sono andato a visitare il Ritiro di S. Eutizio, che n'ero assente da un anno. Giunto poi qui di nuovo, ho avuto degli affari importantissimi, e però non si meravigli se subito non ho risposto. In ordine poi al suo disegno di trasferire l'altare che accenna nella chiesa vicina alla sua casa, sebbene parmi un po' difficile, pure se Monsignor Vescovo glielo accorda, sarà cosa assai buona e di servizio del Signore. Il desiderio d'essere santo non è da disprezzarsi, perchè: haec est voluntas Dei sanctificatio vestra, purchè sia accompagnato dalle virtù, che sono le pietre dell'edificio della santità. Operar da santo e tenersi di certo cattivo, imperfetto, peccatore e lontano da ogni virtù, è indizio che incomincia a prender possesso del cuore la vera umiltà. Chi vuol essere santo, ama di seguire fedelmente le pedate divine di Gesù Cristo, d'essere fatto l'obbrobrio degli uomini e l'abiezione della plebe, perchè si conosce reo di lesa Maestà Divina per aver peccato. Chi vuol esser santo ama di essere occulto agli occhi del mondo, prende il dolce per amaro e l'amaro per dolce, il suo cibo è il fare in tutto la SS.ma Volontà di Dio; e siccome questa più si fa nel patire che nel godere, perchè nel godimento sempre vi si appiccica la volontà propria, così il vero servo di Dio ama il nudo patire, ricevendolo senza mezzo, ma dalla purissima Volontà del Signore. Lascio il molto di più che avrei da dire: dico bensì che questi, ut supra, sono i caratteri di chi brama essere santo.
Lei continui i suoi esercizi soliti, senza mai perdere di vista gli obblighi del suo stato. Sia abitatore nel tempio interiore del suo spirito: si riposi nel seno del Celeste Padre, e siccome Gesù Cristo, vero figlio di Dio vivo, qui est in sinu Patris, conduce le sue care fedeli pecorelle dove sta lui, così se lei sconfidato di se stesso, abissato nel suo nulla, si stringerà con la fede e con l'amore con questo dolce Gesù, esso lo farà stare dove sta lui.
Oh, fortunata l'anima che tutta vestita di Gesù Cristo e tutta penetrata dalle sue Pene SS.me, se ne sta tutta immersa ed abissata nell'immenso mare della Divina Carità, ed ivi, astratta da ogni cosa creata, si riposa nel seno dell'Amato Bene! Questo divin lavoro lo fa il Signore nelle anime umili, che se ne stannó in solitudine interiore anche in mezzo agli strepiti degli affari del secolo.
Questa è un'opera, che meno s'intende dai nostri sensi, meglio va, giacchè i sensi non possono mai giungere tanto in là; chi è più semplice e chi più si spoglia del proprio intendere, del proprio godere e del proprio sentire, più l'indovina. Beati qui non viderunt et crediderunt.
Carissimo signor Tommaso, io le dico gran cose, e le compendio con replicarle che lei se ne stia raccolto in Dio, e svegli spesso il suo cuore con dolci ravvivamenti di fede e di santo amore, umiliandosi sempre avanti la Maestà di Dio, senza il minimo sforzo di testa o d'altro, standosene abbandonato come un bambino nelle divine braccia del Signore: ecco riepilogato tutto.
Lei dice bene che il mondo sta male assai, ma che si ha da fare? Esclamiamo a Dio che vi ponga rimedio, e provveda di santi servi suoi, che si pongano pro muro Domus Israel.
Lei brama sapere nuove della povera Congregazione; le dico che in ordine ai soggetti, va al solito, perchè sono veri servi del Signore. Presentemente però sto in una grande tribolazione occulta agli altri e nota a me, che mi minaccia travagli maggiori, e vedo quest'opera attaccata ad un sottilissimo filo. Oh Dio! Non posso individuare: tenga pero tutto in sè; le dico bene, che se Dio benedetto non m'aiutasse, a quest'ora già starei in sepoltura. Esclami al Signore, acciò S. D. M. non permetta che questo picciol gregge si disperda, e ci aiuti in tante necessità.
Del noto affare che lei medita, le dico che sempre più lo vedo lontano. Già quell'anima l'ho lasciata che è del tempo, perchè ho dubitato con fondamento d'inganno, nè vi tratto più.
Mi saluti il suo signor zio, la sua signora Consorte e tutta la Casa, e riprotestandole sempre più la mia gratitudine in Cristo, resto abbracciandolo nel Costato SS.mo di Gesù, in cui di vero cuore mi riprotesto.

Nel Sacro Ritiro di S. Angelo li 6 luglio 1752.

Indeg.mo Servo aff.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti)


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi Recapito all' Ill.mo Sig. Consultore .... Siena Piombino Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 349, a pag. 616


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (047)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 4 settembre 1752.

£[era nel Vol. I, al n. 350, a pag. 618]

49
I. C. P.

Amatissimo signor Tommaso e figlio in Cristo car.mo, (1)

Ricevo la sua lettera del 2 spirato, e la ringrazio in Gesù Cristo dei caritatevoli conforti che mi dà; ma creda che facta est tempestas magna, che minaccia sommergere questa povera navicella, ma lo tenga in sè, e solamente esclami al Signore che ci aiuti. Io procuro di non farne accorgere a veruno, anche dei religiosi, solo li fo pregare, acciò non s'affliggano, e procuro bere il calice che S. D. M. mi presenta: raccomandi le cose al Signore, massime dopo la SS.ma Comunione.
In ordine alla chiesa che accenna, faccia ciò che il Signore le ispira, ma essendo tanto scarse le raccolte, non si estenda a fare grandi spese.
In quanto alla continenza, replico ciò che ho sempre detto: di stare in santa libertà, ma seguire il consiglio del Santo Apostolo, di contenersi ad tempus per più vacare all'orazione ecc., e quando il Signore vorrà, darà gran lume, gran costanza ecc., si guardi però dai difetti che dice, perchè è vero che raffreddano ecc.
Mi dispiace assai della grandine che ha saccheggiato le raccolte, ma anche in questo bisogna rassegnarsi, e baciare la mano amorosa, che percuote. Creda che le cose muteranno faccia. Lei sarà vero povero di spirito, ma la sua Casa sarà mantenuta da Dio in facoltà per gloria sua: reposita est haec spes in sinu meo.
Ho detto al P. Rettore dei barili di tonnina, et Dominus retribuat de omnibus, in tempore et in aeternitate, come vivamente spero.
Continui i suoi esercizi di pietà more solito, e ponga in pratica gli avvisi salutari ricevuti.
Io parto di qui verso li 8 o 10 del prossimo ottobre, e spero di essere al Ritiro della Presentazione nel mese del venturo gennaio, che ora vado ai Ritiri della Provincia di Campagna e Marittima.
Coltivi la sua famiglia more solito, con l'orazione e documenti, e col santo esempio ecc.
Lo racchiudo nel SS.mo Costato di Gesù con la di lei signora Consorte e figli, che ne spero gran bene. Gesù lo faccia tanto santo quanto desidero, e lo benedica. Amen.
Non faccia il minimo caso delle persecuzioni che accenna, ma stia cauto e tratti poco ecc.

Nel sacro Ritiro di S. Angelo li 4 settembre 1752.

Suo Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 350, a pag. 618


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (048)

Ritiro della SS.ma Presentazione, Monte Argentario, 29 novembre

1752.

£[era nel Vol. I, al n. 351, a pag. 620]

50
I. C. P.

Amatissimo sig. Tommaso e figlio in Cristo car.mo, (1)
Nella posta di ier sera, mentre sto in atto di partenza, ricevo una sua carissima; e perchè ho poca salute, molte tribolazioni di spirito ecc., e moltissime occupazioni, così le rispondo in succinto.
Primo: godo nel Signore, che le sia riuscito l'affare della chiesa vicino alla sua casa. In ordine a ringraziarne Monsignore con sua lettera sta in sua libertà, e farà bene, purchè sia succinta. Nelle spese vada con gran discrezione e prudenza, e si ricordi che il primo obbligo di giustizia è per la sua famiglia e figli, dovendosi in primo luogo soddisfare le opere di giustizia ed in appresso quelle di carità, secondo le forze del proprio stato.
2: Ringrazio il Signore, che siasi fatta costì la Santa Missione; ed in ordine al venirvi io, conviene perderne affatto la speranza, poichè se Dio non fa un gran miracolo, io non potrò più far Missione, primo perchè ho poca salute, sono vicino ai 60 anni, sono carico al sommo di fatiche per la Congregazione, privo affatto di conforti e vigor di spirito, ma del tutto abbattuto intus et foris. Oh, quanto avrei da dire! ma non posso, nè devo per non spaventarlo troppo: ora non aspetto altro che la morte, e la credo più vicina di ciò pensano i miei amici.
Ma prima aspetto di bere un gran calice di amarezze, quali saranno dolcificate col rassegnarmi al Divino Volere; e questo sarà di vedermi a terra l'opera incominciata, perchè l'apparecchio è tale ed io lo aspetto in pace, nella fiducia che posto io in sepoltura susciterà il Signore altro ecc.
Ho fatto questo sfogo con lei acciò mi raccomandi a Dio benedetto, e tenga quel che le dico sigillato, tanto più che possono essere mie apprensioni, cagionate dai miei travagli orribili di spirito ecc., e da qualche apparato di guai grossi: ho bisogno di grandi orazioni, imploro anche quelle di tutta la sua piissima famiglia.
3: In ordine alle penitenze per lei, io non ho difficoltà di accordarle mezz'ora di catenella al mercoledì e mezz'ora al venerdì, e niente più, e questa la porti la mattina in tempo dell'orazione in casa.
La disciplina secca al sabato per lo spazio di tre Ave Maria, e finis.
Per le figlie poi, io non so cosa dire, perchè non le conosco, non so il loro fervore, nè se siano robuste di forze o no. Se sono robuste, se le può concedere un'ora di catenella non tanto stretta al mercoledì ed un'altr'ora al venerdì, mentre però stanno in casa in tempo dell'orazione, con che non la portino in cintura, ma sopra al ginocchio, e non troppo stretta; in tal modo non gli farà danno alla sanità, come farebbe se la portassero alla cintura dei fianchi: parlo nei termini della modestia; ho detto sopra il ginocchio, non però nella giuntura o vicino; intenderanno da sè. Se sono vigorose di forze, se gli può concedere anche la disciplina secca per lo spazio delle litanie di Maria SS.ma, da farsi il giorno avanti la SS.ma Comunione. Il punto principale è l'orazione mentale, l'esercizio delle virtù, lo star ritirate, il lavorare senza mai perder tempo, e star sotto gli occhi della signora madre, senza mai fidarle ad altri; il mondo è pessimo, non plus ultra.
In quanto alla continenza, già ho detto e scritto più volte che sta in loro libertà di comun consenso di astenersi in quei tempi di loro devozione, che stimano bene, o per poco o lungo tempo come vogliono, purchè non si leghino mai con voto, ma stiano sempre in uguale santa libertà coniugale ecc.
Io spero gran bene dalla sua famiglia: questa, o carissimo signor Tommaso, sia la di lei missione.
Gradirei, oh quanto! di abbracciarla in Domino in uno dei nostri Ritiri, dove io dimoro, ma abbiamo vicino il Capitolo Generale, che mi tiene tutto occupato, ed occupa lo stesso Ritiro. Spero però prima di morire d'aver tal sorte. Sono circa 20 giorni che sono in questo Sacro Ritiro, in cui credevo stare sino al fine del venturo gennaio, ma mi conviene partire sin da dimani per affari del mio ufficio, e per dare nuovi abbracci alla santa Croce.
Dopo Natale sarò in S. Angelo di Vetralla.
Questo Padre Rettore, che lo saluta in Domino, m'ha data notizia della di lei santa limosina dei cinque scudi, che saranno rimessi a S. Angelo, et Dominus retribuat tibi de omnibus, come ne prego S. D. M.
Scrivo dopo matutino, perchè ieri ebbi un gran fascio di lettere, e mi contento di sbrigarne le risposte in tutt'oggi.
Amatissimo signor Tommaso, tutto il suo studio sia in non perdere di vista il suo nulla, in star nascosto nel di lei interiore in vera solitudine di spirito, tutto nascosto in Dio, e vestito di Gesù Cristo, portando sempre su l'altare del suo cuore le pene SS.me del Salvatore, acciò il fuoco del santo amore sia sempre acceso in esso.
Saluti la di lei signora Consorte, figli e figlie, quali racchiudo nel Costato SS.mo di Gesù, unitamente con i piissimi genitori: et D. N. B.

Orbetello nel Sacro Ritiro della Presentazione li 29 novembre 1752 di partenza.


Suo Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

Avverta bene a permettere che le figlie portino quei pessimi e diabolici bustini che si usano ora, il che non si puol fare senza peccato per lo scandalo gravissimo, e la rovina che cagionano alle anime: vadano ben coperte e gli levi le superfluità, procurando che chi le vede, veda un ritratto di modestia, che ecciti a purità e divozione, aliter ecc.
Mi scordavo: in quanto agli scrupoli li distrugga nel fuoco dell'amor di Dio. Si confessi come le è stato detto da me e dagli altri ecc.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re .... Recapito all' Ill.mo Sig. Consultore .... Siena Piombino Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 351, a pag. 620



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (049)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 18 gennaio 1753.

£[era nel Vol. I, al n. 352, a pag. 623]

51
I. C. P.

Car.mo sig. Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Ricevo la sua carissima, a cui rispondo pieno d'occupazioni, per essere tornato a questo sacro Ritiro, dopo l'assenza di lungo tempo, solamente sabato sera 13 del corrente, e ben abbattuto.
Godo nel Signore che in sua Casa si aborrisca la vanità e la moda pestifera del cattivo corrente secolo; lei sempre più vigili, che tal'è il suo obbligo, e lo accerto per esperienza lunga, che delle donne, abbenchè divote, conviene farne lunghe prove, e non fidarsi troppo, per non ingannarsi. Questo sesso è moltissimo inclinato alla vanità, è facile ad affezionarsi. Oh quanto conviene stare in guardia! Io son vecchio: pure siccome mai mi sono fidato di me in gioventù, così neppur in vecchiaia, anzi ora forse tremo più di prima, e spero che mi lascierei cavar gli occhi dal boia piuttosto che guardare una donna apposta in faccia. Io non scrivo questo a lei perchè ne abbia motivo, poichè grazie a Dio so la sua cautela, non ostante lo stato di maritato, ma lo dico acciò sia tutt'occhi con le sue figlie, essendo ora quasi in stato nubile, e perciò molto pericoloso. La signora sua Consorte le deve tenere sempre seco, andar con loro in chiesa o a prender aria quando fa bisogno, farle sempre operare ecc. Oh in che pericoli siamo in questi miseri tempi! Io della sua famiglia ne ho ottime speranze, molto più dei piissimi genitori. Dio permette che lei sia abbandonato dalle creature, acciò la sua vita sia tutta nascosta in Gesù Cristo in vera povertà di spirito, onde ne ringrazi il Signore, e ne giubili in Dio nostro bene. In quanto alla chiesa che disegna di fare, se il suo signor zio vuole aiutarlo e contribuire a parte delle spese, lo accetti pure senza scrupolo, poiche la chiesa la promove e la fa far lei: onde accetti in spirito per limosina ciò che le darà lo zio, anche che facesse esso tutta la spesa; tanto più che lei deve essere il suo legittimo erede ecc.
Di me non le dico niente, giacchè fatti bene i conti, sempre più conosco che è meglio patire e tacere: e quando vengono tempeste dei travagli, più si nascondono meglio è. L'ottimo compenso si è il fuggirsene e nascondersi in Dio per Dominum nostrum Iesum Christum: e siccome il parlar dei travagli senza necessità, e non con chi si deve parlarne, come è il P. Spirituale, così, sempre che se ne parla, si sminuisce la virtù e cresce l'amor proprio, che sempre brama di essere compatito. Oh, quanto è meglio fuggirsene e nascondersi nell'Abisso della Divinità, e perdendo ogni pensiero di sè lasciar sparire tutto nel Divin Beneplacito! Mi saluti nel Signore la signora Vittoria (2) e tutta la sua piissima Casa, ed abbracciandola nel Costato SS.mo di Gesù, mi riprotesto qual sono di vero cuore. Scrivo in fretta, e preghi assai assai ecc.

Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 18 del 1753.

Suo aff.mo Servo inutile PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi Per sicuro recapito all' Ill.mo Sig. Consultore .... Siena Piombino Rio - Poggio.
2. Si tratta della prima volta che S. Paolo della Croce nomina esplicitamente la consorte del Fossi.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 352, a pag. 623




Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (050)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 2 giugno 1753.

£[era nel Vol. I, al n. 353, a pag. 624]

52
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
In risposta di due sue lunghe lettere, ricevute poco dopo il mio arrivo a questo Ritiro carico d' indisposizioni, per cui sono attualmente in cura, per vedere se posso evitare la malattia che mi sovrasta, brevemente le dico che lei non fa bene ad intromettersi in esporre al Vescovo un Coadiutore nella persona del di lui Vicario Generale, mentre essendo tal carica formidabile agli omeri angelici, che sa lei dell'esito che ne possa venire? Raccomandai, 25 anni sono, uno, che già era diacono, al Vescovo, acciò l'ordinasse sacerdote; creda che poi me ne pentii tanto, che n'ebbi scrupolo degli anni; quanto più d'intromettersi a far fare un Vescovo?
Se io fossi in lei vorrei attendere agli obblighi del mio stato con ogni esattezza, fuggire ogni occasione di chicchessia, mai fidarsi di se stesso, star in profondo annichilamento interno, far gran conto della vera virtù, e tenerla segreta, e nascosta come un gran tesoro, cauto nel parlare, operare da buon secolare, e lasciare all'ecclesiastico l'operare da ecclesiastico.
Credere a quei lumi che ci rendono sempre più umili, e pieni della vera cognizione dell'orribile nostro niente, amanti del nudo patire, senza credere di patire nè poco nè molto, perchè chi crede di patire assai o è poco umile o poco paziente; ed infatti, che sono i nostri patimenti, se non torbide gocciarelle in faccia al mare delle pene di Cristo e dei suoi santi?
Amatissimo signor Tommaso, lei si faccia sempre più animo in Gesù Cristo, attenda alla sua orazione, e sopra tutto agli obblighi del suo stato, procuri la buona educazione della sua famiglia, l'istruisca bene nei dogmi della fede, e nel modo di meditare la SS.ma Passione di Gesù Cristo e di divotamente ricevere i SS.mi Sacramenti; ma avverta a porli in altre maniere d'orare, come sarebbe in riposi interiori in Dio ecc. (come mi scrisse una volta), perchè si puole fare dei grandi sbagli. L'orazione altissima infusa la dà S. D. M. alle anime ben purgate, e staccate, dopo lunghe prove, e non a tutte, ma a poche, secondo piace alla Divina Sua Provvidenza. Adunque gl'insegni a meditare la Passione di Gesù Cristo, i Novissimi ecc., che così faranno gran profitto. Lei attenda molto al raccoglimento del suo interno, come più volte le ho detto, che in tal forma sarà sempre disposto a far le sue opere bene. Scrivo con pena ed indisposto; lo ringrazio in Gesù Cristo della santa limosina del tonno, et Dominus retribuat tibi in tempore et in aeternitate. Se si potrà avere un po' di sott'olio, purchè la tonnara faccia buona pesca, come voglio sperare, sarà gran carità, e ne potrebbe passar parola ai colleghi, che quando ciò possa essere, se gli celebreranno le Messe che ordineranno, ed a noi servirà molto ne' mesi più caldi, essendo, famiglia numerosa di 22 religiosi.
Non occorre che vengano i pellegrini che accenna, poichè non si possono ricevere, che non vi è luogo ecc.
La prego di raccomandarmi a Dio nelle sue orazioni, che il bisogno è estremo, e lo faccia anche per la povera Congregazione. Ho fretta, e lo racchiudo nel Costato SS.mo di Gesù con la di lei Compagna e famiglia, e sono di cuore
D. V. S. Ill.ma

S. Angelo li 2 giugno 1753.

Non le mando la lettera di Monsignor Vescovo, per non far tanto piego.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi .... Siena Piombino Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 353, a pag. 624


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (051)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 23 giugno 1753.

£[era nel Vol. I, al n. 354, a pag. 626]

53
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)

Risposi subito alla lettera che si degnò mandarmi per la via di Civitavecchia col tonno, e la diressi per la posta al solito. Ora ricevo altra sua carissima con altro tonno, e veramente devo dirle che le sue sante limosine ascendono al Divin Cospetto come un odoroso incenso per far piovere sopra di lei e sopra la piissima sua Casa copiose benedizioni del Cielo. Legga con attenzione questo paragrafo che è un compendio della santa perfezione.
Veniamo a noi. Tutto l'evento che mi accenna in ordine alla lettera cieca mandata a Monsignor Vescovo per impedirle l'effettuazione dell'ideata chiesa, come pure tutti i travagli tanto di spirito che di corpo che soffre, e qualunque altra tempesta che insorga tanto dagli uomini, che dai demoni, ed altresì tutte le desolazioni, abbandonamenti, pene di spirito, tenebre, pene che provengono da qualunque più orribile tentazione, lei deve prendere tutto sine medio dal Cuore dolcissimo di Gesù; noti bene, io le replico che con occhio di viva fede deve mirare tutte le pene ed ogni evento nell'eterno Beneplacito di Dio, e riceverle come gioie, accarezzandole in spirito, unendosi alla Divina Volontà, anzi sposandosi con fede e santo amore alla sopra dolcissima ed adorabilissima Volontà dell'Altissimo. Può fare qualche gemito amoroso come un bambino nel più intimo dello spirito, e tale gemito non si deve estendere ad altro che a queste sacre parole: Ita Pater! Ita Pater, quoniam sic placitum fuit ante te; e poi proseguire a patire e tacere. Noti: i pesci non hanno lingua ed in mezzo al mare tempestoso nuotano, guizzano in silenzio. Ah, che insegnamento è mai questo! Chi sta in mezzo alle tempeste d'un gran patire deve custodire il gran tesoro sotto la chiave d'oro del silenzio, e non aver lingua per lamentarsi con veruno ecc.
Il mio consiglio è che lei non parli più di far la nota chiesa. S. D. M. ha accettato il suo desiderio come fosse fatta. L'altare, ossia cappella in casa non si concede che a persone qualificate in nobiltà, e vi vuole l'attestato di essere veramente nati Cavalieri, aliter non si concede il Breve ecc.
Si faccia una buona chiesa nel suo interiore e porti su l'altare del suo cuore la SS.ma Passione di Gesù Cristo. In questa lettera ricevuta ier sera scorgo che lei è caduto in qualche pusillanimità di spirito, ma io non lo voglio. Modicae fidei quid dubitas? Dio che ha incominciata l'opera in lei la perfezionerà; le nostre miserie sono il trono delle Divine Misericordie. Sa S. D. M. che lei è meschino, difettoso, ma sa altresì, che con la grazia sua non commetterebbe un peccato veniale apposta a costo della vita. Ah! carissimo, quid dubitas? Lei consumi i suoi difetti nel fuoco della Divina Carità e stia con alta confidenza nel Signore. Seguiti i suoi esercizi, attenda fedelmente agli obblighi del suo stato, ed al raccoglimento del cuore ricco d'ogni bene.
Fa bene a star nella santa libertà in ordine al matrimonio; quando il Signore lo disporrà, allora di comun consenso abbraccerete la perpetua continenza, ma si guardi dai difetti che in cifra mi accenna in ordine al debito ecc., perchè raffreddano lo spirito ecc. Una piissima signora che qualche volta mi scrive, in certa circostanza mi disse e mi fece elogi dell'onestà di suo marito. Ora mi scrive da una gran città dove si ritrova, avendo accompagnato una sua figlia, che con mio consiglio si è resa Monaca Carmelitana scalza con l'altra sorella ecc... La pietà e devozione a cui S. D. M. lo ha incamminato ed anche la sua età ormai matura richiedono qualche virtù di più, massime d'onestà.
In ordine alla limosina del vino, lei dice bene e prudentemente; onde sarà ottimo compenso non chieder altro, ma ricevere quello verrà dalla carità de' benefattori, con farne memoria a più comodo. Non ho altro tempo, che sono carico di lettere. La Congregazione in ordine all'osservanza è sempre più benedetta dal Signore, ma è bersagliata dall' inferno tutto.
Vi sono trattati di fondazione, i Ritiri sono pieni, e se non si fonda presto, non si possono vestire molti servi di Dio e soggetti d'aspettativa che lo chiedono.
Lo racchiudo nel Costato SS.mo di Gesù con tutta la sua casa, e lo prego continuarmi le sue orazioni e quelle di sua famiglia: e mi riprotesto di cuore

S. Angelo li 23 giugno 1753.

Indeg.mo Servo Aff.mo PAOLO DELLA CROCE

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. ... Recapito all' Ill.mo Sig. Consultore .... Siena Piombino ...
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 354, a pag. 626


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (052)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 10 luglio 1753.

£[era nel Vol. I, al n. 355, a pag. 629]

54
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Dalla sua car.ma trasmessami da Civitavecchia rilevo, che non ha ricevute altre mie lettere indirizzate da me per la posta e raccomandate al solito nell'ultima riga del soprascritto al signor Consultore Gregolini (2), acciò venissero con più sicurezza; tali lettere poteano consolarlo ed illuminarlo. Adunque in primo luogo le dico, che ciò le dissi di non impicciarsi, lei non ha inteso bene; ciò lo dissi in ordine al maneggio che lei avea intorno al soggetto proposto al Vescovo per suo successore, in reliquis io lo lascio sempre nella sua libertà d'operare nelle occorrenze secondo il suo stato, facendo tutto con prudenza, santificando la sua famiglia con la santa educazione, ed i prossimi aiutarli col santo esempio e con le opere della misericordia, dando buoni consigli, consolando gli afflitti ecc., ma in materie di conferenze massime con donne, fuori che la sua Compagna e figlie, con le altre poi, nihil. Ecco il povero mio sentimento. In ordine al monastero, lei ha fatto benissimo a dar la risposta che mi accenna; anzi senza altissimo lume di Dio e consiglio di qualche uomo santo e di grande esperienza, lei non vi si impicci, anzi faccia ogni possibile di non entrar neppur in discorso con la cognata o altri; dica che lei attende alla sua Casa, dove ha un buon monastero. Carissimo, prenda l'avviso di S. Paolo: Attende tibi. Attende tibi et domui tuae. Questo l'aggiungo io in Nomine Domini.
In ordine alla sua coscienza lei ha tutta la libertà di consigliarsi, e lo deve fare come sempre le ho detto, scegliendo per tal effetto il più pio e dotto ministro che possa trovare costì.
Scacci la tentazione di partir dall'Isola, che lo accerto che è tentazione del nemico.
Quando Dio lo vorrà, le darà tali lumi ed impulsi, che non potrà resistere, e le sarà approvato da chi avrà cura dell'anima sua. Ora Dio lo vuole costì: non pensi ad altro che a tenersi nascosto in Gesù Cristo, abbandonandosi totalmente alla SS.ma sua Volontà, ed abbia gran cura di santificar se stesso cogli esercizi di spirito che richiede il suo stato, e santificar la sua famiglia verbo et exemplo, proseguendo a far l'orazione mentale in comune, cioè con la detta famiglia e non altri, fuori di chi serve in casa, che sono sempre compresi nella famiglia; tal metodo sarà più grato al Signore.
Il mio sentimento si è che le figlie vadano vestite tutte d'un modo, con somma modestia, senza usar seta, conoscendo io persone nobili che non usano seta, e che sia di colore modesto, e sopra tutto, che vadano col fazzoletto appuntato con gli spilli; così faccio io usare anche a dame mie penitenti.
Del resto poi, io dico il mio parere, giacchè lei vuol saperlo; facciano poi come stimano meglio ecc.
Difficilmente lei avrà il Breve per l'oratorio privato; io me ne starei così, e anderei a far compagnia a Gesù Sacramentato. Mi saluti in Gesù Cristo la signora Vittoria, e le dica che ami Dio alla grande coll'esercizio di soda virtù e massime dell'umiltà di cuore, e faccia sante le figlie con i suoi esempi.
Il signor Palomba dice aver il barilotto di sott'olio presso di sè, spero che presto lo manderà. Mi dispiace però che gliel'abbiano fatto pagare, ed approvo anch'io ciò mi dice, di non cercar nulla da lei per il Ritiro. Dio mai ci ha lasciato, nè io sono di sentimento di mandar verun religioso costì per miei santi fini. L'Isola non è più per noi, absit; io la raccomando e raccomanderò sempre a Dio benedetto.
Le Messe saranno da me celebrate nei giorni prefissi, secondo la di lei intenzione e della signora Vittoria.
Ho fretta e lo lascio nel Cuore dolcissimo di Gesù a patire e tacere. Iesus autem tacebat. Oh, il gran punto è questo! Gesù lo benedica con tutta la sua famiglia e le rimuneri nel temporale e spirituale la sua gran carità, come spero; e sono di cuore

S. Angelo li 10 luglio 1753.

Lei non si sottoscriva con quei termini, abbandonato ecc., nascono da un cuore avvilito, e non va bene.

Suo Aff.mo Servo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi Raccomandata al M.to Rev.do Sig. D. Francesco Gregolini .... Siena Piombino ...
2. Questo probabilmente è il nome del Consultore che nell'intestazione delle lettere precedenti era illeggibile.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 355, a pag. 629


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (053)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 14 agosto 1753.

£[era nel Vol. I, al n. 356, a pag. 631]

55
La Passione SS.ma di Gesù Cristo sia sempre nel suo cuore. (1)

Scrivo con gran fretta in mezzo alle mie occupazioni e miserie, ed accuso la sua lettera ricevuta ier sera in data dei 22 luglio, accludendo questa al signor D. Gregolini in Rio, acciò l'abbia sicura.
Carissimo signor Tommaso, lei sa che le ho sempre parlato franco, così seguito, e le dirò per primo punto ciò che disse S. Paolo a S. Timoteo: Attende tibi: Attende tibi. Che vuol far lei con porsi il mondo in spalla? Lei non è parroco, adunque perchè vuole intromettersi a scrivere al signor Vicario per rimediare ai mali, essendo questo l'ufficio dei parroci? piuttosto lo dica al Curato, acciò lo faccia esso, così avrà più forza e farà l'effetto ecc.
2. Perchè vuole dar lei istruzione ad un missionario? non vede che questo è un segreto amor proprio e proprio sapere? I Padri della Compagnia di Gesù sono maestri in questo genere di Missioni, e ne dànno il metodo agli altri. Sta bene che un secolare dia avvisi per la Missione ad un operaio che puole insegnare agli altri? Veda, carissimo signor Tommaso, come le parlo col cuore in mano, perchè l'amo in Dio. In ordine allo scrivere all'accennato Padre per le cose dell'anima sua, lei farà benissimo, ed io lo approvo con tutto il cuore.
Lei mi fa ridere, dicendomi che vuole che io abbia il primato: ma lei non mi conosce ancora. Io non voglio primati, nè io ho mai pensato di essere direttore nè suo nè di verun altro; e se credessi di saper dirigere, crederei d'essere un vero lucifero in carne; Dio me ne liberi. Io ho intenzione di servir tutti, e dar qualche consiglio santo, fondato sulla santa verità ed in ciò che insegnano i maestri, a chi me lo chiede; così fo con lei, così fo con gli altri, e così proseguirò, ma per poco, perchè non ho più forze nè sanità, e poco tempo per le molte mie occupazioni, ma sempre che V. S. mi scriverà, sempre le dirò ciò che il Signore m'ispirerà.
Intorno all'orazione la facciano i suoi di Casa in quel tempo più comodo, come dice la sua signora Consorte.
Io che sono quel poverello che sono, devo dire signora, così hanno fatto ed insegnato i santi, e S. Giovanni scrivendo ad Eletta, sua figlia spirituale, la chiamò Domina, cioè signora; ma lei deve dir così: Mia Consorte, mia moglie, non la mia signora, perchè lei è suo marito. Creda, signor Tommaso, che lo avviso sin nelle minuzie; da questo arguisca quanto le sia vero amico, e servitore: in reliquis lei seguiti la sua condotta fedelmente, con pura intenzione; attende tibi, ed abbia gran cura di sua famiglia acciò temano Dio. Oh, questo sì che è obbligo di giustizia! fugga i rumori del mondo, stia raccolto in Dio, mi saluti tutta la sua Casa, e creda che il Signore la benedirà sempre anche nel temporale, perchè elemosinae tuae ascendunt coram Domino, e i figli della Congregazione della Passione le sono grati nelle loro orazioni, specialmente l'indegno che scrive, come il più tenuto. Gesù lo benedica e lo faccia santo. Amen.
Spero che il Signore lo libererà da malattie, anche la signora sua Consorte, o saltem non saranno gravi. Addio ho fretta e sono
Di V. S. Ill.ma

S. Angelo li 14 agosto 1753.

Indeg.mo Serv. Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti)


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tomaso Fossi Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 356, a pag. 631



TOMMASO FOSSI 47