TOMMASO FOSSI 55

Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (054)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 17 settembre 1753.

£[era nel Vol. I, al n. 357, a pag. 633]

56
I. C. P.

Amatissimo signor Tommaso e figlio in Cristo, (1)
Rispondo in fretta alla sua lettera, giacchè trovandoci carichi d'infermi, col Segretario della Congregazione anch'esso infermo, mi conviene scrivere tutte le lettere da me, le quali sono in tanto numero che ho da scrivere ogni giorno; onde perdoni la brevità. Ho letto volentieri la sua carissima, in cui vi ho scoperto sempre più la purità dell'intenzione che le ha data la misericordia di Dio. Continui così, e non s'impicci in affari anche spirituali, che non appartengono nè a lei nè alla sua famiglia; attende tibi et domui tuae. Procuri che la sua Casa sia un santuario, sia dolce e caritativo nel correggere le figlie grandi. O patres, (dice S. Paolo) nolite ad iracundiam provocare filios vestros. Le correzioni si devono fare a tempo e luogo, dolci e brevi, e non essere importuno. Se poi vedesse che deviassero a via veritatis, dovrebbe anche servirsi delle minaccie e di un paterno castigo; grazie al Signore, in casa sua non ve n'è di bisogno. Gli abiti fatti alle figlie glieli puol lasciar portare, e non deve lasciarli andare a male. Una zitella, purchè vada modesta, si puole ornare onestamente secondo lo stato suo, sicchè su di ciò non vi abbia scrupolo, e lo levi anche alle figlie, raccomandandogli però l'andar ben coperte al collo, e ben modeste d'occhi e nei loro portamenti.
Lei si abbia cura, prenda cibo e sonno giusto. Lei è obbligato in coscienza a mantenersi in forze per governare la sua Casa; ed in ordine a ciò mi dice del santo matrimonio, faccia secondo l'interiore direzione dello Spirito Santo.
Quando lei è impotente per debolezza, altro... non è obbligato...
Continui adunque i suoi esercizi ecc. Stia contento in Dio che le cose sue vanno assai bene; come pure quelle di sua famiglia. Scriva quando vuole al P. Gesuita, che i consigli del medesimo non si ha dubbio non siano per giovarle ecc.
Mi saluti in Gesù Cristo la signora Vittoria e tutta la sua Casa, quale rimiro nelle Piaghe SS.me di Gesù nelle povere mie orazioni; e con pregarle dal Signore ogni copiosa benedizione mi riprotesto di cuore
Di V. S. Ill.ma

S. Angelo di partenza in ottobre, oggi 17 settembre 1753.

Indegn.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. ...
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 357, a pag. 633


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (055)

Orbetello, 9 novembre 1753.

£[era nel Vol. I, al n. 358, a pag. 634]

57
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo carissimo, (1)
Sono giunto a questo Sacro Ritiro sabato scorso a sera ben visitato dall'acqua. Ricevei la sua car.ma, e dai nostri religiosi mi fu notificata la sopragrande caritativa assistenza prestata ai medesimi, et merces tua magna nimis in Domino. Ora mi trovo qui in Orbetello, dove non ero ancora stato, e quivi ho ritrovato il nostro signor D. Giovanni Ribera, a cui consegno questa lettera. Prima che mi scordi, per avviso di Fratello Bonaventura le devo dire che continui con la benedizione del Signore la fabbrica delle stanze incominciate, a cui non pensai quando scrissi l'altra volta. Amatissimo signor Tommaso, lei si faccia sempre più coraggio in portare la sua croce in silentio et spe, standosene tutto nascosto in Dio nel suo interno, e riposando nel seno divino del Celeste Padre, e mi creda che la sua condotta è secondo Dio, et vita tua abscondita est cum Christo in Deo, come parla l'Apostolo. Tratti con le creature per i bisogni correnti de' suoi domestici interessi, ma senza tal bisogno stia cautissimo, poichè meno tratterà con le creature, abbenchè siano persone divote, e specialmente donne (quod absit) avrà più introduzione al tratto amoroso con Dio.
Lei ha ricevuto e riceve da S. D. M. grazie stupende, e singolarmente sono anni che è chiamato dal Signore alla santa divina solitudine del cuore, ed al riposo pacifico in santo silenzio di fede e di amore in Dio, tutto vestito intus delle pene santissime del dolce Gesù. Coltivi il suo interno con riconcentrarsi spesso in Dio con dolci ravvivamenti di fede, con astrazione da ogni cosa creata ecc., esercitando fedelmente le sante virtù secondo il suo stato, e specialmente la cognizione del suo nulla, ed amore al proprio disprezzo, con patire e tacere. Mi saluti in Domino la signora Vittoria e tutta la piissima sua famiglia, e preghino molto per me, essendo i miei bisogni estremi. So che procurano, massime un personaggio militare, di farmi venire a far Missione all'Isola, ma chi sa se potrò, stante la mia carriera; sebbene a loro riuscirà. Or basta, voglio fare la ss.ma volontà di Dio.
Mi fermerò in questo Ritiro tutto novembre, poi partirò a dar degli abbracci a nuove croci, sebbene glieli do senza spirito e senza minima virtù. Gesù lo faccia tanto santo quanto desidero e spero. Amen. Lo ringrazio in Gesù Cristo della carità che mai cessa di usarmi et Dominus retribuat tibi. Fratello Bonaventura mi dice che gli abiti per i ragazzi suoi, li manderà quest'altra filuca; e sono ben di cuore

Orbetello li 9 novembre 1753.

Aff.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale consenato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig. Sig. P.rone Col.mo il Sig. ...
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 358, a pag. 634


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (056)

Ritiro della Madonna del Cerro, Toscanella, 16 dicembre 1753.

£[era nel Vol. I, al n. 359, a pag. 636]

58
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso amatissimo, (1)

Rispondo con gran fretta alla sua lettera ricevuta questa mattina dal Monte Argentaro; e siccome è piena di cerimonie inutili, così rispondo in succinto; oltre di che sono carico d'occupazioni. Non è possibile che io possa venir all'Isola per le Missioni, ed ho ricusato pure in Longone per i militari. Sono oppresso da varie cose, e soffiano contro di me venti impetuosi; onde non sarà poco se potrò portar il peso del governo della Congregazione, et de hoc dubito. Non facciano impegni, perchè sono frustranei; qualche Missione la fo qui intorno senza allontanarmi dai Ritiri che necessitano, per l'ufficio che ho, la mia assistenza. Su di ciò le sia detto una volta per sempre. Sono poco sano, ho del gran peso, e vuole che io passi il mare e venga a star dei mesi all'Isola massime ora che la Congregazione ha tanto bisogno? Meglio farà a pregare e far pregare per me, che Dio mi dia pazienza, fortezza ed alta rassegnazione nei miei travagli. Spero, che continuerà nei santi esercizi di perfezione e di virtù, in cui S. D. M. lo ha incamminato. Degli abiti per i figli ne hanno il pensiero alla Presentazione, ed io sto qui di partenza dopo il Santo Natale, cioè la seconda festa. Lo racchiudo con la di lei signora Consorte e famiglia nel Costato SS.mo di Gesù, e le prego copiose benedizioni. Le buone feste gliele darò nella novena e nella solennità dal sacro altare, e sono di cuore in fretta

Toscanella, Ritiro del Cerro li 16 dicembre 1753.

Suo inutil Servo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. ... Siena Piombino ...
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 359, a pag. 636


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (057)

Ritiro di S. Eutizio, Soriano, 19 febbraio 1754.

£[era nel Vol. I, al n. 360, a pag. 637]

59
I. C. P.

Amatissimo signor Tommaso e figlio in Cristo car.mo, (1)
Ritrovandomi qui di passaggio, mi sono venute le lettere di Viterbo per la posta, fra le quali ho ritrovata una sua carissima, a cui rispondo in fretta per essere di partenza per affari di gloria del Signore. Godo che le sia giunto l'abito e ne sia vestito il suo buon figliuolino, e prego Gesù lo faccia santo e figlio della nostra Congregazione (2): per ora si contenti così, che non conviene far altro per santi fini. Lei è tanto benefattore che non occorreva mandar la limosina di tale abito, ma lei abbonda, e Dio darà maggior retribuzione. I santi desideri sono sempre parti del santo amor di Dio. Anche Daniele santo fu chiamato Vir desideriorum; e il santo Profeta Davide dice che desiderium pauperum exaudivit Dominus. Lei se ne stia nel suo nulla in silentio et spe, abbandonato in sinu Dei nel tempio interiore del suo spirito, che verrà il tempo, che vedrà effettuati, saltem in parte, i desideri che le dà Dio.
Della tonnara non so che consiglio darle perchè non me ne intendo; si consigli con Dio ed anche con gli uomini prudenti e periti di tali cose, e poi risolva in Domino ciò che il Signore le ispirerà.
Non mancherò di porgere i suoi saluti a tutti, e delle orazioni nostre ne stia certo. Preghi per me e per la Congregazione, e mi saluti la signora sua Consorte e figli, quali rimiro nel Costato di Gesù, in cui lo racchiudo di cuore e sono sempre

Ritiro di S. Eutichio di partenza li 19 febbraio 1754.

Suo vero Servo in Cristo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. ... Siena Piombino ...
2. Un figlio del Fossi si fece poi davvero religioso passionista, ma non vi perseverò.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 360, a pag. 637


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (058)

Ritiro della SS.ma Presentazione, Monte Argentario, 9 aprile 1754.

£[era nel Vol. I, al n. 361, a pag. 638]

60
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)

Ho ricevuta la sua lettera consegnatami da questo P. Fulgenzio in data dei 12 dello scaduto marzo. Godo sentire la di lei rassegnazione nelle visite misericordiose del Signore per mezzo di qualche perdita temporale. Lei dice benissimo che questi sono frutti delle mie orazioni, poichè io pregando per i benefattori, supplico la Divina Maestà a dargli retribuzione anche nel temporale, acciò vieppiù possano far limosine ai poveri, ed in cambio gli vengono addosso guai e perdite temporali; non già a tutti, che anzi la maggior parte per le orazioni di questi servi di Dio, sono prosperati, ma qualcuno per cui prego io gli vengono spesso dei guai. Or basta: adoriamo in tutto le divine disposizioni, e lei si armi sempre più di pazienza e di rassegnazione. Numquam vidi iustum derelictum, nec semen eius quaerens panem: diceva il santo Davide.
Continui a vivere divotamente nel suo stato, ed a vigilare sopra la sua famiglia, acciò tutti servano il Signore, che non le mancheranno mai le divine misericordiose benedizioni. Ancora non so certo se si farà qui la Santa Missione, ma è il più probabile. Dopo questa, parto subito per la Sabina per lo stesso ministero apostolico; nè io saprei consigliarlo che qui venisse, nè che facesse il viaggio di Loreto, e per non aumentar spese in tanti sinistri eventi, e per non lasciare la casa senza la di lei assistenza e vigilanza. Questo è quanto per ora posso dirle in mezzo alle molte mie occupazioni; e raccomandandomi sempre più alle divote sue orazioni e di tutta la piissima sua Casa, passo a riprotestarmi di vero cuore in fretta
Di V. S. Ill.ma

Presentazione li 9 aprile 1754.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo .....(2)

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. ... Siena Piombino ...
2. La firma manca sulla lettera in quanto la carta in questo punto è lacerata .
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 361, a pag. 638


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (059)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 21 maggio 1754.

£[era nel Vol. I, al n. 362, a pag. 639]

61
I. C. P.

Amatissimo signor Tommaso e figlio in Cristo, (1)
Nella posta di ier sera ho ricevuta una sua carissima in data dei 7 scaduto; e siccome dopo la Missione di Orbetello ho proseguito il mio viaggio verso la Sabina, per ivi farvi le Sante Missioni tanto bramate da quei popoli, ma appena giunto, senza neppur poter aprir bocca, mi ammalai subito con febbri risentite e pericolose, essendo stata grazia speciale di Dio che sia potuto ritornare a curarmi a questo Ritiro, così le rispondo in succinto, e ringrazio la divina misericordia che continua con tant'amore le ricchezze delle sue grazie alla sua anima. Sicchè, carissimo signor Tomaso (2), lei faccia morire ogni amarezza nel divin beneplacito e sia il suo cibo il fare la volontà ss.ma del Celeste Padre, continuando i suoi esercizi secondo il suo stato, e procurando di vigilare alla sua famiglia, tanto nello spirituale che temporale, essendo a ciò obbligato di giustizia. Lei non tema i diavoli che infestano codest'Isola, come m'accenna nella sua; nihil vobis nocebit, è verità di fede. Mi saluti tutta la sua piissima Casa col suo signor zio; e racchiudendoli tutti nel Costato SS.mo di Gesù mi rassegno

Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 21 maggio 1754.

Suo aff.mo Servo ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tomaso Fossi Siena Piombino x Rio - Poggio.
2. Capita talora che S. Paolo scriva Tommaso senza doppie.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 362, a pag. 639


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (060)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 22 giugno 1754.

£[era nel Vol. I, al n. 363, a pag. 640]

62
I. C. P.

Car.mo sig. Tommaso e figlio in Cristo amat.mo, (1)
Ricevo la sua car.ma in data di giugno. Già si è ricevuto ier sera il tonno sott'olio, l'altro fresco non si é ricevuto, perché credo non vi sarà stata occasione, e il signor Palomba per non lasciarlo perdere, avrà fatto come le altre volte; ed io non so esprimere la gratitudine che anche in nome di tutta la Congregazione le professo in Domino, et merces tua magna nimis in Christo Iesu Domino Nostro.
Le Messe saranno da me celebrate come m'avvisa al solito. Veniamo a noi.
1. La stanza la può fabbricare, seppure non le fose di grande spesa.
2. Il P. Francesco (2) nel darle il consiglio che m'accenna nella sua lettera, non ha fatto riflessione alla dottrina dei Sacri Canoni.
Un accasato non puole entrare in religione, se la moglie prima non ha professato anch'essa in qualche approvato monastero.
Che il marito possa ritirarsi a vita religiosa, lasciando la moglie alla cura dei figli e della casa, non cammina nè si può permettere. Creda, amatissimo signor Tommaso, che le dico la verità in Domino. Sebbene i suoi desideri sono santi, pure non sono da praticarsi adesso. Lei li lasci stare sepolti nella Divina Volontà, protestandosi, che con la sua grazia li porrà in pratica quando S. D. M. le aprirà la via; ed allora vedrà gli alti lumi, i forti impulsi che darà il Signore all'uno ed all'altro. Le spianerà la via, le leverà gl'impedimenti ecc., ma ora non si lasci occupare il cuore e lo spirito da tali pensieri, poichè sebbene buoni, gl'impediscono i più perfetti, secondo lo stato presente. Tutto il suo desiderio sia di piacere a Dio, e di vivere abbandonato come un bambino nelle braccia della Divina sua Volontà; ed intanto sia il suo convento o ritiro il proprio interno, in cui deve starsene il di lei spirito solitario, e nascosto in sinu Dei, vivendo vita deifica, vita d'amore e vita santa, e rinascendo ogni momento più nel Divin Verbo Cristo Signor Nostro, il che seguirà se starà nel suo nulla, e solitario nel tempio interno dello spirito; e tal divina solitudine non le sarà impedita da' suoi interessi nè dalla cura della casa e figli, nè da tutto il resto che porta il suo stato; essendo a ciò obbligato di giustizia, il che adempiendo fedelmente piacerà sempre più al Signore.
Faccia come le dico in nomine Domini, che farà la volontà di Dio ecc.
Di voti non voglio che ne faccia, perchè non voglio che poi si riempia di scrupoli.
Legga con attenzione questi sentimenti, che le gioveranno molto, se li praticherà come spero. Suppongo che a quest'ora i nostri saranno partiti di costì, e prego il Signore a rimunerarle tanta carità compartita ai medesimi.
Sono carico di occupazioni, e soffiano dei venti gagliardi sempre più contro di me e della povera Congregazione. Oh, quanto bisogna pregare S. D. M. che ci dia aiuto e soccorso in tanti bisogni ! ecc.
Mi saluti nel Signore la signora Vittoria e tutti i di lei figli e figlie, che rimiro nel Cuore purissimo di Gesù, e faccia pregare anche da loro ecc.; e l'abbraccio in Cristo, e sono di cuore in fretta S. Angelo li 22 giugno 1754.

Suo Aff.mo Servo Ob.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. .... Siena Piombino ...
2. Il P. Francesco Antonio del Crocifisso, di cui si è già fatto parola. Il suo nome ritornerà ancora in altre lettere.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 363, a pag. 640


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (061)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 25 luglio 1754.

£[era nel Vol. I, al n. 364, a pag. 642]

63
I. C. P.

Car.mo sig. Tommaso e figlio in Cristo dilett.mo, (1)

Ricevo due sue lettere in un piego, una dei 18 giugno prossimo scorso, l'altra dei 7 corrente, e l'una e l'altra mi danno motivo di benedire il Signore per le misericordie che continua all'anima sua; e nel tempo stesso devo riprotestarle la mia gratitudine in Gesù Cristo per la carità grande fatta ai nostri costì, e per quella che comparte con tanta pietà anche a questo povero Ritiro, tanto col sott'olio mandato, che colle sei botaneghe (2) ricevute con le lettere suddette, et Dominus retribuat tibi de omnibus in tempore et in aeternitate, come vivamente spero.
Questa mattina ho celebrato i Sacrosanti Misteri del Divin Sacrificio per lei, secondo la sua intenzione; dimani celebrerò per la signora Vittoria di lei pia Consorte. Sa Dio quanto ho esclamato, acciò S. D. M. lo faccia santo con tutta la sua famiglia, e lo ricolmi di grazie e doni celesti, con benedire ancora le cose temporali, acciò possa più continuare le sue sante limosine e dar sesto nella sua casa secondo lo stato; ed io vivamente lo spero, e si cambierà vento, poichè dopo le tempeste verrà serenità e dopo l'avversità temporale, verrà molta prosperità a gloria dell'Altissimo.
Il P. Francesco è verissimo che è un buon Servo di Dio, ma è troppo sottile, e secco in bonum, ma spero che un giorno l'unzione dello Spirito Santo lo renderà tutto dolce e tutto pieno di prudente e caritativa consolazione per i prossimi; e siccome è esattissimo ed esemplarissimo nell'osservanza, così spero che il Signore lo farà santo.
Signor Tommaso carissimo lei non fili tanto sottile, acciò non si strappi la trama; sia esattissimo nell'osservanza della Divina Legge, negli obblighi del suo stato e nel fuggire le occasioni pericolose, e se la necessità portasse per ragione del suo stato che dovesse ritrovarsi in qualche occasione di dover trattare, si armi di confidenza in Dio, tenga il cuore raccolto, e custoditi i sensi, e non tema di nulla.
Distrugga gli scrupoli col fuoco del santo amore, ed il non saper cosa dire quando va al confessionale è segno che i difetti sono già consumati e distrutti nel fuoco della Divina Carità. Circa le tentazioni di sesto precetto, siccome io non dubito punto che lei gli dia la minima causa, così sono cagionate dal demonio, ed è tanto più certo questo, poichè essendo lei nel santo matrimonio e fedele nella vera castità coniugale, mai (grazie a Dio) da lei violata, così mai l'anima sua resta contaminata da tali tentazioni, mentre l'assidua orazione, la frequenza dei SS.mi Sacramenti lo fortificano nella divina grazia.
Se a cautela poi vuol dire al confessore: Padre, ho patite tentazioni di sesto precetto, ma grazie a Dio non vi ho acconsentito nè parmi d'avervi data causa, ma se fossi stato negligente a scacciarle subito, me ne accuso; ecco come può fare, se vuole. E non vi pensi più, perchè gl'impediscono tanto queste come gli scrupoli, maggior raccoglimento interiore ed i voli di più che il suo spirito farebbe a Dio ecc.
Insomma ponga ogni studio di conservare gran pace interiore; e tutto ciò che la disturba ecc., creda che è opera del diavolo. Ponga ogni diligenza di star solitario dentro di sè riposando in sinu Dei come un bambino, e vestito sempre delle pene ss.me di Gesù Cristo. Tutto ciò deve farlo con sempbicità, in pura fede e santo amore con astrazione da ogni immagine e da tutto il creato. Lei esclami a Dio che provveda non solamente ai bisogni dell'Isola, ma di tutto il povero mondo, poichè sono estremi, ma non s'intrometta in scrivere a Superiori, nè a far altri ricorsi. Questo è ufficio dei Curati e Vicari Foranei ed altri. Se può far qualche giovevole correzione la faccia, ma se vede che a nulla può giovare, lasci a Dio la cura di tutto, e lei continui a starsene sempre e poi sempre tutto rassegnato e sottomesso alla SS.ma Volontà di Dio, e noti bene questo punto; abbia gran riguardo e pacifica attenzione acciò la sua Casa e tutti quelli che da lei dipendono, si conservino in iustitia et sanctitate coram Domino.
In ordine all'orazione delle figlie e figli sta in sua libertà di fargliela fare da loro; ma, sa, quanto gli gioverà la di lei presenza per farla fedelmente ecc. ed inoltre per tal caritativa assistenza, S. D. M. le darà maggior raccoglimento e lo tirerà in più profonda solitudine interna ecc.
Rispondo la qui complicata lettera alla signora Teresa sua figlia; la legga e poi la chiuda e gliela dia, ma se ne serva lei per regola d'educazione.
Sa Dio quanto bramerei di abbracciarlo in Domino in uno dei nostri Ritiri, ma lei vede quanti gran pericoli sono per mare: accidit in puncto quod non contingit in anno. Lei è carico di obblighi per la sua casa. Io spero che S. D. M. aprirà via, che un giorno ci vedremo in sacra conferenza; intanto pazienti.
Mi saluti tanto in Gesù Cristo la signora Vittoria, piissima sua Consorte, di cui spero molto bene, e si facciano santi tutti e due con i frutti che Dio benedetto ha fatto produrre dal loro santo matrimonio. Ho fretta; e racchiudendoli tutti nel Cuore purissimo di Gesù mi riprotesto di vero cuore.
La grazia dello Spirito Santo lo conforti, la benedizione di Gesù Cristo lo custodisca e la protezione di Maria SS.ma lo assista in vita ed in morte: Amen.

Ritiro di S. Angelo li 25 luglio 1754.

Verso li 15 settembre, a Dio piacendo, sarò in Sabina a far missioni, che lasciai per l'infermità insorta in maggio scorso; preghi per me e per la Congregazione.

Suo Aff.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re .... Siena Piombino ....
2. Questo termine si ritrova simile anche in altre lettere. (cfr. la decima lettera al Fossi).
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 364, a pag. 642


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (062)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 31 agosto 1754.

£[era nel Vol. I, al n. 365, a pag. 645]

64
I. C. P.

Car.mo sig. Tommaso e figlio in Cristo dilett.mo, (1)
Nella posta di ier sera ho ricevuta la pia sua lettera, a cui rispondo in fretta, che sono presto di partenza per le sacre missioni, e non starò a questo Ritiro fermo se non a mezzo giugno venturo circa al solito. Adunque io l'obbedisco con mandar costì il P. Francesco, come lei brama, e ne fo scrivere al P. Fulgenzio, seppure saremo più in tempo, che non siano già partiti altri, del che voglio sperare di no. Il balsamo per medicare ogni pena è la Passione SS.ma di Gesù Cristo e l'unione ed abbandono totale alla ss.ma sua volontà: e lei non deve pensare a certi stati incompossibili al suo presente nè coltivare desideri di cose future, perchè tolgono il luogo agli affetti del cuore verso Dio. Oh fortunata quell'anima che riposa in sinu Dei, senza pensare al futuro, ma procura di vivere a momenti in Dio senz'altra sollecitudine che di ben fare la sua ss.ma volontà in ogni evento, adempiendo fedelmente agli obblighi del proprio stato !
Le discipline a sangue, nè i cilizi, nè digiuni aspri di pane ed acqua non sono per lei; far delle mortificazioni, anche nel cibo, lasciando qualche boccone per amor di Gesù o qualche frutto ecc., e sopratutto mortificando i sensi, la propria volontà ecc., sono le più utili e confacenti al suo spirito, nello stato che è, per essere santo della santità segreta della Croce. Sicchè prosegua la sua condotta con gli esercizi soliti di pietà, d'orazione mentale, di frequenza dei SS.mi Sacramenti, e di raccoglimento interno, e specialmente coll'attendere con gran vigilanza all'educazione dei figli, ed essere tutt'occhi massime sopra gli andamenti delle femmine ecc.
Non s'impicci nelle cose che non appartengono a lei, lasci la cura ai Vescovi, ai Parroci ecc., e lei preghi, esclami per la santificazione del Nome Santissimo del Signore, e nel resto, fuge, quiesce, tace, aliter perderà la pace ecc.
Non mi ricordo d'altro, e sempre più le vivo grato in Gesù Cristo della carità anche delle bottarge ecc. et Dominus retribuat tibi de omnibus.
Mi saluti in Cristo Gesù la signora Vittoria di lei pia Consorte, e tutta la Casa, e specialmente il signor zio, mirandoli tutti nel Cuore purissimo di Gesù nelle fredde mie orazioni. Del miracolo della lettera non è da farne il minimo caso; io so quanto peso, ed è un peso sì esorbitante che se la misericordia di Dio non mi tiene forte, tal peso mi farà piombare sotto Lucifero, e lo dico come è, e come la sento in Domino, come se stessi con la candela dell'agonia in mano. Esclami a Dio, che mi salvi questa povera anima, che temo e tremo molto, ma spero in Gesù Cristo; e sono in fretta, riprotestandomi sempre più

S. Angelo di partenza per le missioni di Sabina, oggi 31 agosto 1754.

Carissimo signor Tommaso, non s'impegni per me per le missioni, che è impossibile che io possa venir costì. Sono vecchio di 61 anno circa, ed ho degl'impegni, che mi contento sbrigare in questo tempo della carica che ho, qual terminata, se sarò vivo, addio missioni, addio tutto, tutto, tutto, ma morto e sepolto in una celletta, senza mai più parlar con veruno, a riserva del confessore.

Aff.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re ...
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 365, a pag. 645


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (063)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 15 dicembre 1754.

£[era nel Vol. I, al n. 366, a pag. 647]

65
I. C. P.

Car.mo sig. Tommaso e figlio in Cristo amat.mo, (1)
Dopo tre mesi d'assenza da questo Ritiro, giunsi ier l'altro, dopo aver fatte in tal tempo le missioni in diversi luoghi ecc. Tra i fasci di lettere ritrovate qui ho lette tre delle sue, alle quali rispondo nel miglior modo che posso ecc., e rubo il tempo a tante occupazioni.
Varie sono le cose che lei mi notifica, ma se volessi rispondere ad una per una troppo v'andrebbe. Dirò in sostanza ed in epilogo quanto potrei dire in più fogli. Lei è pieno di santi desideri e di pie risoluzioni: tutto bene; ma il punto si è che tutti deve farli morire nella divina volontà, pronto però ad eseguirli quando il Signore vorrà, lasciandoli in un angolo del cuore, affinchè non occupino quei desideri e risoluzioni necessarie allo stato presente. Se Dio vorrà altro da lei e dai suoi figli, si farà intendere con lumi grandi e forti, ed anche con prodigi, se sarà necessario per farle conoscere chiara la ss.ma sua volontà. Intanto però deve lasciare questi pensieri di monasteri, missioni da farsi da me nell'Isola, perchè questi non sono per effettuarsi, nè io potrò venirvi; io sono vecchio, indisposto, ho delle missioni quante ne voglio. Ora ho due vaste diocesi da fare ecc., e ciò mi basta per anni, e forse non le finirò per la morte che non credo lontana. Adunque, caro signor Tommaso, tutto il suo impiego, tutti i suoi desideri siano di piacere a Dio e far la divina sua volontà nello stato che è, di ben educare la sua famiglia, di star umile, pacifico con tutti, massime con i domestici, di staccarsi collo spirito da tutto, ma attendere a' suoi affari e negozi domestici, che in coscienza è obbligato per bene della sua famiglia, facendo tutto con pura intenzione, con spirito raccolto, ma con attenzione alle sue cose ancora.
In ordine al pellegrinaggio io non potrei mai approvarlo, perchè lo stato presente non lo permette. Visiti i luoghi santi in spirito, e visiti spesso, quando però puole, il Santo de' Santi Gesù Sacramentato.
Lei non potrà mai spuntare nè il Ritiro nè la missione dell'Isola, perchè ora Dio non la vuole da me. Dio volesse, che potessi terminare prima di morire i Ritiri che ho alle mani, e più sicuri e proficui ecc.
In ordine alle penitenze, ella sia discreto. Lei è accasato, ha peso di famiglia; quel poco che io le ho permesso, parmi che basti: riceva di mano in mano le penitenze che le dà Dio benedetto.
Non desideri travagli, ma riceva ciò che le manda il Signore con santa indifferenza ed abbandono in Dio.
Circa la continenza coniugale, lei sa che ho sempre voluto che stiano nella loro reciproca libertà. In certe solennità, come dice lei, d'Avvento ecc., di comun consenso, fanno bene, anche secondo il consiglio dell'Apostolo.
Io mi trovo carico di lettere, tre mesi che sono in fatiche, la mia testa non ne può più; parmi aver risposto categoricamente a tutte e tre le sue lettere; restami a dire che non sia facile a sentir conferenze di bizzocche, che resterà con facilità ingannato, nè dia retta a ciò che dice il suo figliolino, anzi gli faccia disprezzare e discacciare le cose fantastiche che gli par vedere o sentire, e vi vigili molto.
Gesù lo assisterà sempre e la sua Casa non perirà mai, perchè è sotto la protezione dell'Altissimo, massime della SS.ma sua Passione, la quale non dovranno tralasciar mai di meditare; io le darò le buone feste dal Sacro Altare e porrò lei e tutta la casa fra le braccia di Gesù e Maria.
Mi raccomandino tutti al Signore nelle loro orazioni, che sto in estreme necessità. Dio le rimuneri sempre più le sante limosine che fa alla Congregazione, ed ha fatto benissimo a dirigere il vino alla Presentazione, chè qui non manca. Lo lascio nel Costato SS.mo di Gesù con la sua signora Consorte, figli e figlie; e sono ben di cuore in fretta, con pregarle dal Signore ogni benedizione.

S. Angelo li 15 dicembre 1754.

Io sarò alla Presentazione forse verso li 15 o 20 di gennaio, ma per poco.

Aff.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. ... Raccomandata all' Ill.mo Sig. Consultore .... Siena Piombino ...
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 366, a pag. 647



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (064)

Ritiro della SS.ma Presentazione, Monte Argentario, 11 gennaio 1755.

£[era nel Vol. I, al n. 367, a pag. 649]

66
I. C. P.

Carissimo Signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)

Giunto a questo Ritiro per farvi la Sacra Visita, mi sono stati espressi a viva voce dai nostri religiosi i caritativi trattamenti ricevuti dalla di lei pietà nell'atto che furono costì, e mi presentarono altresì la pia limosina del tabacco ecc., il quale servirà per il P. Lettore di filosofia, che per essere ottuso nell'odorato, gli gioverà molto, il che non siegue a me, che per la mia indisposizione patita di flussione di sangue, devo prendere tabacco leggero; sicchè io ripongo tutto nel fuoco della Divina Carità, acciò le sue sante limosine ascendano al Divino Cospetto, come un odoroso incenso per averne temporale ed eterna retribuzione.
Ora le dirò alcune cose, che le saranno di grande vantaggio spirituale, se fedelmente le praticherà.
Lo spirito dei servi dell'Altissimo è sempre stato di essere discretamente rigorosi con se stessi, ma al sommo caritativi e dolci col prossimo.
V. S. sa che ho sempre procurato d'insinuarle quelle massime di spirito che sono più confacenti al suo stato, e specialmente di essere esatto in compire agli obblighi di accasato, con attendere al buon esito de' suoi interessi temporali con intenzione pura per piacere a Dio, e mantenere onestamente la sua famiglia secondo lo stato in cui S. D. M. lo ha posto. Uno dei principali obblighi si è di stare con somma pace con la Compagna, che le ha dato Iddio, del che non ho motivo di dubitarne. Secondariamente, anzi con modo specialissimo, deve attendere a dare una santa educazione ai suoi figliuoli maschi e femmine, procurando d'imprimergli una divozione soda, stabile e perseverante, con occhio interiore, attento di guidarli per quella via che li vuole il Signore, il che si conosce dai loro andamenti ed inclinazioni esteriori. Mi spiego, per esempio. Un padre di famiglia è uomo spirituale che attende all'orazione, all'esercizio delle sante virtù ecc.; questo padre vorrebbe i figli in un tratto tutti santi, li vorrebbe tutti religiosi se sono maschi, e monache se sono femmine, e si contrista se non vede in essi tale inclinazione e vocazione. Un tal genitore non fa bene, egli è indiscreto, contrista ed esacerba i figli o figlie che non si sentono tal vocazione, e gli fa perdere l'amore alla divozione. Che deve dunque fare? Egli deve guidarli dolcemente, contentarsi (anzi ringraziare molto Iddio), che si confessino e comunichino ogni otto giorni, che facciano una mezz'oretta d'orazione mentale la mattina, un quarto o altra mezz'ora la sera, che impieghino il tempo nei lavori domestici, se sono femmine che stiano ritirate sì, ma deve aver discrezione che abbiano a tempo e luogo qualche sollievo e lecito divertimento, e di ciò darne incombenza alla madre; se sono maschi farli studiare o altri impieghi secondo lo stato, non lasciarli praticare con gente svagata, aver in ciò ogni attenzione, ma condurseli seco o consegnarli a qualche servo di Dio acciò gli dia qualche lecito divertimento; ma in ordine all'elezione dello stato, lasciarli nella loro libertà, poichè la vocazione deve venire da Dio, e se non sono chiamati alla religione, bisogna adorare le divine disposizioni. Chi sa, che quella zitella se si fa far monaca, non viva poi in monastero come un forzato in galera? Oh, quanta esperienza ho io su di ciò, e la rovina che si cagiona nei monasteri quando vi entrano zitelle per rispetto umano, per far a modo dei parenti, e vivono una vita disperata con evidente pericolo dell'eterna loro dannazione! All'incontro, se quella non chiamata alla religione, si marita, stante la buona educazione avuta in casa, sarà una santa maritata, alleverà una famiglia santa; così dico de' maschi. Lasciamo adunque la cura a Dio di tutto, attendiamo noi ai nostri doveri, e stiamo sicuri che tutto succederà bene.
Amatissimo signor Tommaso, io le ho posto sotto gli occhi un tal esempio, e praticandolo, tenga per certo che ogni cosa le succederà bene. Prenda l'esempio di S. Filippo, il quale voleva che i suoi figli spirituali, partissero con fame, tanto dall'orazione quanto dai catechismi ed esortazioni. Rare sono le persone che abbiano dono di orazione, la troppa lunghezza li attedia; all'incontro facendo una mezz'ora di orazione, sentendo un quarto d'ora d'esortazione spirituale, escono da tale esercizio con fame, cioè con vivo desiderio di ritornarvi presto, e tengono il cuore raccolto; altrimenti si esacerbano, si svogliano, s'attediano e perdono l'amore alla pietà e divozione, e l'apprendono per cosa troppo ardua: si prevalga di quest' esempio.
Lei sia sempre più attento nel conservare quel santo raccoglimento che Dio le ha dato, procuri che risplenda la virtù di Gesù Cristo in tutti i suoi portamenti, tanto nel vestire che nel praticare col prossimo: caritativo con tutti, parco nel parlare; non s'introduca mai in discorsi di morale o di spirito con ecclesiastici, ma alla loro presenza ascolti con rispetto, interroghi con riverenza, ma mai contradire, nè si ponga in dispute con essi, mentre questo sarebbe non spirito d'umiltà, ma e contra. Coram Presbyteris mitte manum tuam super os tuum, così lo Spirito SanTo.
Se conosce che nei prossimi nostri vi sono dei bisogni, vi sono dei peccati, preghi Dio per loro e lasci la cura ai Parroci, ai Vescovi, ai Superiori di rimediare, come le scrissi in altre mie, e lei attenda a sè, ed alla sua pia famiglia. Stia lontanissimo da bizzocche: absit, absit... e lei sa quanto le ho detto su di ciò, e so che lei lo pratica, ma lo continui fedelmente.
Io mi sono dilungato tanto, perchè non so quando le potrò scrivere, stante le molte mie occupazioni e viaggi di servizio di Dio, e l'ho fatto perchè lo desidero un gran santo e lo spero. Mi saluti tanto la pia di lei signora Consorte e i figli tutti, e specialmente il suo signor zio, quali tutti racchiudo nel Costato purissimo di Gesù, in cui li rimirerò sempre nelle povere fredde mie orazioni; e loro mi raccomandino molto al Signore, che i miei bisogni sono estremi. Gesù li benedica tutti, e sono di vero cuore.

Ritiro della Presentazione li 11 del 1755, di partenza il 14 corrente.

Suo Aff.mo Servo PAOLO DELLA CROCE.

Quel suo ragazzo, sento che porta mal volentieri il nostro abito, e molto ne vive scontento; dunque non se gli deve far portare, dunque si deve lasciar vestire da chierico come esso brama, aliter è errore: se ne prevalga ecc., e di cuore mi rassegno.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è priva di intestazione.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 367, a pag. 649




TOMMASO FOSSI 55