TOMMASO FOSSI 66

Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (065)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 24 maggio 1755.

£[era nel Vol. I, al n. 368, a pag. 652]

67
I. C. P.

Car.mo Signor Tommaso e figlio in Gesù Cristo amatissimo, (1)
Mi è convenuto interrompere il corso delle Missioni, a cagione d'essermi sopraggiunti gli antichi miei dolori articolari, per cui sono stato ai bagni con poco profitto. Ora rispondo con pena alla sua lettera, poichè sono ancora indisposto, e spero vicino il sepolcro. Io non ho da dirle altro, se non ciò che le ho detto e scritto in tanti anni, ed ho viva fiducia che se ne sia approfittato. Sicchè ella si prevalga di quegli avvisi, che molto le gioveranno, non essendo miei, ma fondati su la santa verità. Già saprà la morte del nostro P. Fulgenzio, che spero sia stata preziosa nel Divin Cospetto. Io duro fatica a scrivere, e però mi raccomandi a Dio molto, poichè le acque amare sono entrate ed entrano sempre più nell'anima mia. Attenda a corrispondere ai benefici di Dio, e sia diligente in compire gli obblighi del suo stato.
Mi saluti in Gesù Cristo tutta la piissima sua Casa e prego il Signore che li faccia tutti santi. Amen.
Il giovane laico dell'Isola non si potrà ricevere, che ne abbiamo troppi, anzi sopranumerari, come avrà inteso dal P. Clemente Superiore del Ritiro della Presentazione. Scrivo in fretta e con pena; e sono di vero cuore

Ritiro di S. Angelo li 24 maggio 1755.

Suo Aff.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme a copia antica).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi - Raccomandata all' Ill.mo Sig. Consultore Paolini Siena Piombino per Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 368, a pag. 652



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (066)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 31 maggio 1755.

£[era nel Vol. I, al n. 369, a pag. 653]

68
I. C. P.

Carissimo Signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Io ho risposto alle sue lettere, sebbene in succinto, e le ho ricevute tutte, ed ho risposto subito tornato dai bagni con una mia, che serviva per tutto, sebbene succinta, a cagione delle mie indisposizioni. Ora rispondo all'ultima in data dei 21 spirante, venuta accompagnata dalla di lei sempre grande carità del tonno ecc. et Dominus retribuat tibi de omnibus. Non si prenda pena che non le sia restata la tonnara, ma adori in tal evento la Divina Volontà, con viva fiducia che anderà meglio per l'anima e per il corpo, e Dio Benedetto farà piovere copiose benedizioni de rore caeli et de pinguedine terrae in altra forma a lei incognita.
Il sollevamento delle passioni e la necessità delle tentazioni sono segni ottimi; e quelle consolazioni e conforti datile dal Signore nelle passate solennità erano presagio de' suoi nuovi travagli, ma non v'era inganno; e il Signore volle prima fortificarlo colla divina sua visita più sensibile.
Gli altri travagli, uniti all'abbandono delle creature, sono i più preziosi tesori dei quali S. D. M. regala gli amici suoi. Nunc incipis esse discipulus Christi.
Si faccia cuore grande; tace et sustine et videbis mirabilia Dei. La grave tentazione di fede è un segno chiaro che il Signore le vuol dare un gran dono di fede viva, che lo porterà ad alta unione di carità con S. D. M.; s'umilii e non vi discorra sopra, absit; la disprezzi e ravvivi gli atti di tali teologiche virtù, e così del resto; esto fedelis usque ad mortem et dabitur tibi corona gloriae.
Non dubito punto che il nostro buon P. Fulgenzio non sia stato accolto nel seno delle Divine Misericordie, mentre la di lui vita è stata santa. Spero l'abbiamo avvocato in cielo, giacchè abbiamo perduto un sì gran Servo di Dio quaggiù.
Ho fretta, e molte lettere, e sono solo a scrivere: mi continui le sue orazioni. Saluti in Gesù tutta la piissima sua Casa; e racchiudendolo nel Costato SS.mo di Gesù mi rassegno di vero cuore

Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 31 maggio 1755.

Aff.mo Suo Servo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi - Raccomandata all' Ill.mo Sig. Consultore Paolini Siena Piombino per Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 369, a pag. 653



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (067)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 10 giugno 1755.

£[era nel Vol. I, al n. 370, a pag. 655]

69
La Passione SS.ma di Gesù e i Dolori di Maria SS.ma siano sempre nei nostri cuori.

Carissimo, (1)

Ier sera ricevei per la posta una sua carissima, trasmessami dal Ritiro di S. Eutizio di Soriano, segnata sotto il 25 dello scorso maggio.
I sentimenti che m'esprimete e i lumi che la misericordia di Dio vi concede, sempre più mi edificano e mi consolano nel Signore. Oh, quanto dovete essere grato al nostro buon Dio, che vi tiene fra le braccia sue divine come un bambino, e vi allatta al seno amoroso dell'infinita sua carità, per farvi crescere in fede, in speranza e santo amore! Io vi prego, quanto so e posso, ad approfittarvi di quella scienza divina che il Sovrano Maestro Cristo Gesù v'insegna nella scuola della SS.ma sua Passione, mentre la meditate con fede e carità. In questa divina scuola voi dovete imparare ad esser umile di cuore, amante del proprio disprezzo, amante del patire in silenzio e speranza, ad essere dolce e mansueto, pieghevole ed obbediente; procurate dunque di far onore al Divin Maestro con approfittarvi dei sacrosanti suoi insegnamenti e praticandoli nelle occorrenze. Sarete un buon scolaro se sarete vestito delle virtù di Gesù Cristo, ed esso per sicuro vi vestirà, se sarete ben umile e staccato da tutto ciò che non è Dio, e ben segreto alle creature, acciò non vi rubino il tesoro. Vi raccomando il raccoglimento interno; ricordatevi, carissimo, che l'anima vostra è il tempio vivo dell'Altissimo: state dentro di voi, serrate la porta in faccia a tutte le creature, state in solitudine interna, vestito delle Pene SS.me di Gesù, e riposate nel suo Divin Costato, che è la fornace del santo amore. Io ho viva fiducia che saranno esauditi i vostri desideri, e che il Signore vi farà vedere una di quelle gioie, che S. D. M. vi ha confidate, incastrata in questo edificio.
Pregate molto per me, che mi trovo in grandi bisogni e calamità: pregate sempre per la nostra povera Congregazione che non è poco tribolata e perseguitata. Esclamate assai al Signore ed a Maria SS.ma. Termino col racchiudervi nel Cuore amabilissimo di Gesù, con la pia vostra Compagna e benedetti figli, quali tutti rimirerò nelle fredde mie povere orazioni e SS.mi Sacrifici nello stesso dolcissimo Cuore del Salvatore, da cui vi desidero e prego le più copiose benedizioni. Gesù vi faccia tanto santo, quanto desidero. Amen.
D. V. S.

Vetralla, nel Sacro Ritiro di S. Angelo li 10 giugno 1755.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è priva di intestazione.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 370, a pag. 655



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (068)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 15 luglio 1755.

£[era nel Vol. I, al n. 371, a pag. 656]

70
I. C. P.

Car.mo Signor Tommaso e figlio in Cristo Gesù, (1)
Ricevo la sua lettera in data dei 22 dello scorso giugno. Primo: le dico che in ordine all'abito, lei vada vestito secondo il suo stato, ma modestamente e senza fasto. 2: le dico che lei non sia così riflessivo, ma viva sollevato, tenga la testa libera dalle occupazioni che non concernono il suo stato, prenda qualche lecito divertimento, acciò la testa non patisca qualche debolezza, non si fissi in nessuna cosa, ma stia contento e sollevato in Dio. 3: le Messe, cioè due, come mi accenna, le celebrerò, una la vigilia l'altra il giorno di S. Anna, secondo la di lei intenzione e della signora sua Consorte, ma la limosina io non la voglio. Sono infinite le obbligazioni che le professo in Domino.
Lei non dia luogo a scrupoli, li fugga come la peste, mentre, grazie al Signore, le cose dell'anima sua vanno bene. Continui con diligenza il governo spirituale e temporale della sua casa, a cui deve accudire con ogni accuratezza, essendo questo atto di giustizia. Quei lumi di cose grandi, che mi dice, non ne faccia caso, ma li ponga in un angolo del cuore, senza la minima fissazione, mentre bene spesso sono cose della propria immaginativa naturale, e per amor di Dio molto glielo raccomando. Faccia conto delle virtù di Cristo, esercitandole secondo gl'impieghi del proprio stato ecc.
Le penitenze afflittive non sono per lei; riceva quelle croci che le permette Dio di mano in mano. Oh, che penitenze di gran merito sono queste! Non vada mai a vedere scongiurare gli energumeni, nè permetta mai che vi vada nè la signora Vittoria nè le figlie e i figli, mentre potrebbero insorgergli nocive immaginazioni, timori, apprensioni, ed altre conseguenze di rimarco. Preghino per loro e non altro.
Io non posso mai approvare che quel ragazzo grandicello dorma colla zia, sebbene tanto pia. Sono vecchio, son Missionario. Onde lei si regoli ecc., ma lo faccia con prudenza, che la zia non apprenda nulla ecc.
Ho fretta, e lo racchiudo nel Costato SS.mo di Gesù con la signora Vittoria e tutta la divota sua famiglia; a cui prego dal Signore copiose benedizioni.
Di me non dico nulla: ho bisogno di grandi orazioni, poichè aquae multae intraverunt usque ad animam meam. Preghi S. D. M. che mi salvi l'anima; e sono di cuore

Ritiro di S. Angelo li 15 luglio 1755.

Aff.mo Servo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi - Raccomandata all' Ill.mo Sig.re Consultore Paolini Siena Piombino per Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 371, a pag. 656



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (069)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 14 ottobre 1755.

£[era nel Vol. I, al n. 372, a pag. 658]

71
I. C. P.

Car.mo Signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Ricevo la sua car.ma trasmessami dal P. Raimondo, il quale mi notifica la di lei sempre più grande e sviscerata carità verso di noi e verso tutta la Congregazione, ed io anche in nome della medesima non mancherò di offerire al Signore le di lei sante limosine, le quali ascendono al Divin Cospetto come incenso odorosissimo, per far piovere sopra lei e sopra la Casa tutta le più copiose benedizioni del Cielo. Rubo questo po' di tempo per scriverle, giacchè è un pezzo che non ho avuto tante occupazioni come ora, oltre gli altri guai, ed ho qui tutti i Rettori e Provinciale, essendosi ieri fatto il Capitolo Provinciale. E' grazia specialissima del Signore che io possa resistere. Ho fatto pochi giorni fa due grosse Missioni in due città. Ora vado alla città di Nepi ed altri luoghi grossi; avrò da fare tutto l'inverno. A Pasqua vado in Sabina e vi starò sino a giugno. Tutto ciò glielo significo, acciò veda gl'impedimenti gravi che io ho di poter essere in Ritiro nel tempo che lei brama di ritirarsi a far gli esercizi, quali però se lei vuol farli, puole a suo beneplacito venire al Monte Argentaro, dove potrà trattenersi quanto le piacerà, ma scriva però al P. Rettore prima, affine di sapere se vi sono celle nuove, giacchè si devono in novembre prossimo vestire 14 e più soggetti. L'assicuro però che subito che sarò sbrigato alquanto da tante incombenze, lo avviserò in tempo opportuno, acciò possa venire dove sarò io, mentre molto godrei nel Signore di sentire le sue conferenze e cooperare al di lei profitto spirituale.
Scrivo col capo molto indebolito, che ho perso il sonno. Ed in ordine al suo spirito si prevalga degli avvisi già datile, e specialmente di starsene in profonda umiltà di cuore; tener l'interno sereno e pacifico, facendo sparir gli scrupoli nel fuoco del santo Amore. Si guardi dalla fissazione e dalla curiosità di spirito, ma cammini alla buona in fede purissima ed alta confidenza in Dio. Accudisca fedelmente agli obblighi del suo stato, tanto nel temporale, che spirituale. Conservi le forze e la sanità, prenda il cibo e sonno giusto secondo lo stato in cui ella è, conservi la sua Casa in pace e santamente contenta, e pretenda solamente quella cristiana pietà secondo la Divina Legge, colla santa orazione e meditazione secondo lo spirito e qualità de' suoi domestici, lasciando la cura a S. D. M. di condurli a quella perfezione e stato che le piacerà. In ordine poi al parlar di Dio ai suoi operai con parole brevi, facili e proporzionate alla loro condizione, li animi a servir il Signore ed amarlo con tutto il cuore. Si guardi però costantemente dal sentir conferenze di bizzocche e donne spirituali, che non sono per lei.
Io ho gran fretta, che sono di partenza, ed ancora non ho terminato coi Capitolari. Gesù lo faccia santo, ma della santità segreta della Croce, e lo preghi per me; mi saluti nel Signore la signora Vittoria e tutta la Casa; e lo lascio nel Cuore SS.mo di Gesù, da cui le prego copiose benedizioni.
Di V. S. Ill.ma

S. Angelo li 14 ottobre 1755.

Suo Aff.mo Servo Paolo Della Croce

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi - Raccomandata all' Ill.mo Sig.re Consultore Paolini Siena Piombino per Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 372, a pag. 658


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (070)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 20 dicembre 1755.

£[era nel Vol. I, al n. 373, a pag. 660]

72
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Sebbene gradirei molto nel Signore la di lei venuta qui, pure perchè tal venuta non sarebbe indrizzata ad altro fine che per conferire con me le cose dell'anima sua, e siccome vedo che le occupazioni molto crescono, e chi sa quando sarò fermo in Ritiro, ed essendone assente sarebbe frustraneo il di lei viaggio, così mi sono sentito mosso ed illuminato a scriverle prima della mia partenza per le Missioni, affine di compendiarle tutti, o quasi tutti i documenti, che in nome del Signore le ho dati per vantaggio del suo spirito; e questo compendio potrà servirle come se avesse fatta una lunga conferenza con me, poichè non saprei dirle di vantaggio se le parlassi a voce.
Io le ho molto raccomandato la santa orazione, tanto necessaria per ogni cristiano, ma non glie ne ho prescritta per lungo tempo, ma solamente per quello spazio che porta il suo stato di accasato.
Io le ho raccomandato il raccoglimento, il fare le opere alla presenza di Dio, il rendersi familiari le orazioni giaculatorie; ma le ho sempre detto che non si fissi, che non faccia sforzi di testa nè di petto, per non rovinarsi la salute.
Non so se lei l'abbia posto in esecuzione, anzi dubito di no, per le notizie che ho dello star fisso, e dell'essersi guastata la testa e il petto; ma, carissimo signor Tommaso, perchè non ha fatto come le ho insinuato? Lo faccia per l'avvenire, altrimenti collo star fisso, perderà affatto la sanità, e la testa non sarà più atta alla minima occupazione. Se V. S. ben si ricorda, potrà rilevare che, quando lei mi scriveva di voler fare ricorsi al Vescovo o ad altri per rimediare ai bisogni ecc., io le ho risposto che non tocca a lei, che lasci la cura ai parroci ecc.
Lei vuol far troppo, va troppo al sottile, riflette troppo: le pare d'essere obbligato a corregger tutti, ad istruir tutti. Questo è falso: Attende tibi et domui tuae, e basta; aliter mai starà quieto, è uno zelo indiscreto, che non conviene a lei.
Si ricordi ancora, che quasi in tutte le mie lettere le ho raccomandato molto l'obbligo che ha d'attendere ai suoi interessi, al buon governo di sua famiglia, ma sempre colla dovuta discrezione e prudenza.
Rifletta sopra gli avvisi datile da me, cioè di non pretendere nei suoi figli una santità, dirò così, di volo, ma di tirarli dolcemente e con discrezione alla perfezione cristiana, a temer Dio e fuggire il peccato: e le ho detto altresì, che un quarto d'ora di meditazione o al più mezz'ora basta per i figli e figlie, altrimenti si attediano e non fanno niente affatto, perchè si vedono forzati. Le figlie poi, oh, quanto le ho raccomandato di lasciargli prendere quello stato a cui sono chiamate. Lei ha un buon desiderio di volerle monache, ma se Dio non le chiama, che farà? e se la Provvidenza del Signore le volesse maritate, perchè non si ha da condiscendere? e che forse non potranno essere sante maritate?
Le ho detto altresì che non le tenga in tanta schiavitù, che ai suoi tempi gli faccia prendere qualche divertimento onesto, sotto gli occhi però della di loro signora madre, altrimenti s'attedieranno, si contristeranno di maniera che perderanno la divozione, il coraggio ed anche la sanità ecc. Ma dei miei avvisi, poco o nulla su tal particolare ne ha praticati; ed io lo so... (2)
Carissimo signor Tommaso, lei non vada all'estremo, che è troppo pericoloso: la discrezione santa è il sale che condisce tutte le altre virtù.
Ma siccome V. S. ha tante cose in capo, tanti consigli presi or da un missionario or da un altro, or da un predicatore or da altro soggetto, e sebbene saranno tutti buoni, pure per la loro moltiplicità si è reso confuso. Io voglio sperare, che questa mia lettera debba illuminarlo, e debba farlo operare con più soavità in tutto, e con maggior discrezione, dando stato alle sue figlie, che ormai passa il tempo, e speri che Dio vi provvederà, con porre altresì in pratica gli altri ricordi datile, e sopra tutto abbia cura della sua Casa, accudisca a' suoi interessi, che è obbligato in coscienza per i figli che Dio le ha dati. Faccia la sua orazione, ma con spirito pacifico, e sempre si guardi dal fissarsi, dagli sforzi di testa e di petto, e se si trova arido, stia rassegnato in pace, senza sforzarsi per sentir divozione o contento spirituale, mentre ciò sarebbe gola spirituale.
Riceva la divozione sensibile quando Dio gliela dà, altrimenti s'umilii e stia quieto, come se l'avesse, e stia staccato da tal divozione sensibile, mentre è più fruttuosa l'aridità, perchè in essa si esercita più la rassegnazione alla volontà di Dio. Spero che gradirà questi miei avvisi, che le saranno molto giovevoli ecc. Si faccia dunque animo, e si fidi di Dio, e non dubiti che lei ha ottimi segni, purchè si eserciti ecc.: ho fretta. Le buone feste gliele darò dal sacro altare, e colme di ogni compita felicità, unitamente a tutta la sua Casa.
Io parto di qui la terza festa di Natale, nè so quando sarò fermo in questo Ritiro. Gesù lo benedica e lo faccia santo secondo il suo stato, come vivamente spero; mi raccomandi a Dio e lo faccia fare da tutta la piissima Casa, e sono di cuore

Ritiro di S. Angelo li 20 dicembre 1755

Suo Ind.g.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi - Raccomandata all' Ill.mo Sig. Consultore Paolini Siena Piombino per Rio - Poggio.
2. A questo punto della lettera vi sono alcune parole molto cancellate.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 373, a pag. 660


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (071)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 3 febbraio 1756.

£[era nel Vol. I, al n. 374, a pag. 663]

73
I. C. P.

Carissimo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Per non defraudarla di risposta alla sua car.ma ricevuta ier sera, in data dei 28 dicembre, ho la consolazione di dirle che la sua lettera, cioè i sentimenti veridici espressi in essa sono un veridico segno sempre più chiaro della buona condotta del suo spirito. Io mi trovo in molte calamità per più capi, e le acque amare entrano sempre più nell'intimo dell'anima mia; mi vedo circondato da ogni parte da guai, da angustie, da pericoli, da timori, da spaventi, intus et foris, cioè foris pugnae, intus timores. Lei esclami al Signore molto per me miserabile e per questa povera navicella non poco fluttuante in tempeste di burrascoso mare, e tenga in sè ciò che con confidenza le dico; ma preghi assai, e faccia pregare dalla pia sua famiglia. Or senta, signor Tommaso mio caro, lei seguiti la sua condotta in simplicitate cordis. Goda di essere abbandonato da tutti e di aver però l'alta protezione dell'Altissimo, che veramente l'ha; accudisca alla sua famiglia in spiritualibus et temporalibus. Stia raccolto, ma non fisso, mentre la fissazione di testa lo rovina. Il raccoglimento vero è quieto, pacifico, senza strepito o sforzo veruno.
Godo nel Signore della santa continenza accennata con eguale consenso ecc., ma stiano sempre in libertà ecc. come ho detto altre volte. Ho fretta, che non ho tempo. I desideri che Dio le dà, devono essere custoditi con indifferenza ed umiltà profonda, tanto in quanto all'effetto prospero che contrario.
Mi saluti nel Signore tutta la pia sua Casa, qual rimiro sempre nel Costato SS.mo di Gesù. Io sono tornato poco fa dalle Missioni molto debole ed indisposto; fra poco dovrò partire per altre incombenze. Preghi il Signore che m'assista e mi faccia fare la SS.ma Sua Volontà sempre. Gesù lo benedica con tutta la Casa; e sono di vero cuore
D.

Vetralla, S. Angelo li 3 febbraio 1756.

Aff.mo Servo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi - Raccomandata all' Ill.mo Sig. Consultore Paolini Siena Piombino per Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 374, a pag. 663




Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (072)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 25 marzo 1756.

£[era nel Vol. I, al n. 375, a pag. 664]

74
Carissimo signor Tommaso e figlio nel Signore, (1)
Ritornato di fuori da servire un monastero, ho ritrovato fra le mie lettere, una sua carissima, a cui rispondo in succinto, non essendovi cosa di particolare da allungarmi. Lei dunque dice benissimo, che non deve dar la figlia ad un vecchio di 60 anni, che sarebbe non poco disordine, come pure lei non deve individuare alle figlie se vogliono maritarsi o no, poichè per la riverenziale verecondia diranno sempre di no, ma al più deve dirgli, che parlino con libertà alla signora madre che stato vogliono prendere, che ella è pronta a secondarle e far la divina volontà. Questo e il modo più prudente.
In ordine al vestire, siccome credo che vadano vestite onestamente e modestamente con quegli abiti che porta il decoro di sua casa e parentado, così può lasciarle continuare, purchè vadano ben coperte ecc., e lei m'intende. Tutti gli altri suoi desideri, sebbene buoni e santi, li lasci morire nella divina volontà, senza averne sollecitudine, poichè sarebbe frustranea, non potendoli nello stato presente effettuare; il massimo dei desideri è d'amar Dio, servirlo fedelmente secondo il suo stato, usar ogni fedeltà e diligenza nel governo di sua famiglia, spirituale e temporale, portarsi ne' suoi esercizi con riposo di spirito, senza fissazioni di testa o sforzi di petto, ma tutto soavemente ecc. e cantare interiormente questo versetto: cioè, dico, porlo in pratica.

Afflitto, ma quieto,
Amaro, e sempre lieto,
Cieco al parer mio,
Così mi vuole Iddio.

Mi saluti la signora Vittoria e tutta la casa, et orate pro nobis; in fretta ecc. e sono

Suo Aff.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

Ritiro di S. Angelo li 25 marzo 1756.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi - Raccomandata all' Ill.mo Sig. Consultore Paolini Siena Piombino per Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 375, a pag. 664


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (073)

Ritiro di S. Angelo - Vetralla, 2 aprile 1756.

£[era nel Vol. I, al n. 376, a pag. 665]

75
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Nel corrente ordinario ricevo due sue lettere, una in data dei 6, l'altra in data dei 9 dello scorso marzo. Non ho che replicarle, se non raccomandarle la pratica di quanto le ho scritto nell'ultima mia, ed in tutte le altre lettere ecc.
Lei non si carichi di tanti esercizi, come di molte novene ed altro. Continui una vita secondo il suo stato. Le penitenze afflittive non sono più per lei che ha poca salute, debole di testa e di stomaco. Una vita discreta, mortificata nei sensi e nelle passioni è la migliore.
Prenda il cibo mattina e sera secondo lo stato suo, e mantenga le forze corporali per poter accudire agl'interessi di sua famiglia, che è obbligo di giustizia.
Si guardi dalle fissazioni e dagli sforzi di capo e di petto, che si rovinerà se farà altrimenti. Faccia tutto con spirito pacifico e non si prenda il mondo su le spalle, come si suol dire. Lei è obbligato a dar conto di sè e dei suoi figli; degli altri, ne lasci la cura a chi si deve. Non dico che nelle occorrenze, se bisogna e se si spera frutto, non faccia qualche caritativa correzione, ma non si prenda mai sollecitudine di ciò che non le appartiene, altrimenti non avrà mai pace. In ordine alla continenza mi rimetto agli avvisi che sempre le ho dati su tal punto. Conviene sempre star in libertà tam de reddendo, quam de petendo debitum in qualsivoglia tempo, e tal libertà sia esplicita e reciproca. In quanto alle miserie che prova, lei ha il rimedio del santo matrimonio, io non posso dirle altro, e tali cose conviene consultarle col confessore a voce, mentre io non posso esaminarle ecc.
Io parto dopo la Santa Pasqua per le Missioni, nè sarò di ritorno per un pezzo, poi mi pongo in cura, e durerò sino al sole leone, poichè sto indisposto ed inclino all'idropisia. Sicchè lei ben vede che non posso aver la consolazione d'averlo qui per l'aria cattiva, e per gli altri riflessi, già accennatile, e specialmente che essendo capo di casa, non deve porsi a rischio di mare, di turchi, e di gravi malattie, per le arie insalubri in cui deve per necessità dormire, con pericolo della vita. Scrivo in fretta e mi raccomando alle sue orazioni e di tutta la sua famiglia; e sono ben di cuore

S. Angelo li 2 aprile 1756 di partenza presto.

Suo aff.mo Servo ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi - recapito all' Ill.mo Sig. Consultore Paolini Siena Piombino per Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 376, a pag. 665



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (074)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 21 aprile 1756.

£[era nel Vol. I, al n. 377, a pag. 667]

76
I. C. P.

Carissimo sig. Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Nel mio arrivo da Roma ho letto due sue lettere. Godo che Dio benedetto le faccia conoscere quanto piaccia a S. D. M. il patire per amor suo; ma il patire è un balsamo così prezioso e spiritoso, che se non si tura e serra bene il vaso del cuore col sigillo della vera umiltà, e silenzio di fede e di carità, svapora subito, e se ne va in aria per il canale della vanagloria. Chi patisce molto, tace molto, perchè non vuole consolazione da veruna creatura, e puramente si ricrea e consola nella volontà di Dio, di cui si ciba. Le cose in Roma sono andate bene, e la S. Congregazione ha giudicato a favore per i tre noti Ritiri di Terracina, Ceccano e Paliano ecc.; onde, grazie a Dio, ne siamo in possesso. Del Ritiro di Roma non v'è nulla di nuovo, può essere che S. D. M. lo prolunghi, e riuscirà quando a lui piacerà. Per monasteri io non vi penso; so che sono cose molto lontane, so altresì che vi vogliono miracoli. Io vorrei fare un bel monastero nel mio interno, ben adornato delle virtù di Gesù Cristo, ed ivi starmene solitario in tal monastero adorando Dio in spirito e verità ecc. In ordine alla di lei venuta in Roma, con le sue figlie, non è cosa da farsi senz'altro lume di Dio, ed a dirla come la sento, io non sono amico che le donne, massime le zitelle, vadano in pellegrinaggio; sicchè spero che lei vi penserà bene, tanto più che l'Anno Santo lo potranno prendere costì, poichè N. S. dispensa per quelli che sono lontani, e non possono venire senza gravi incomodi ecc. e le istruzioni credo non possono tardare a venir costì, e per tutto, essendo già uscite per le monache.
In ordine alla continenza mi rimetto a ciò che ho detto e scritto, e si deve in questo essere cautissimo per evitare ogni danno spirituale.
Sempre più le vivo grato della sua gran carità et Dominus retribuat. Fo comunque questa mia anche alla sig. Vittoria, e prego l'uno e l'altra ad abbandonarsi sempre più nella Divina Volontà ed a continuare la santa vita intrapresa, facendo morire gli stessi santi desideri nel Divin Beneplacito, poiché in tal forma risorgeranno a tempo suo più perfetti; ma ora é tempo di praticare le virtù secondo lo stato presente e procurare sempre più la santità nei figli ecc. Dei due laici per ora, non posso risolvere, che non vi é luogo, ma subito fondato qualche Ritiro l'avviserò. Credo che presto farò qualche Missione, se però non dovrò presto tornare a Roma. Alla Diocesi di Camerino vi ho mandato il P. Antonio, il P. Marcaurelio ed altri.
A caso mi capitò in mano una lettera diretta al P. Eutizio; la verità si è che poco sugo vi trovo. Le anime le conosce solo Dio; noi poco e nulla ce n'intendiamo. Il P. Fulgenzio disse a lei che io ho un'anima in Roma, l'altra in Soriano; ed egli non sa il segreto nè di Roma nè d'altrove. Io fuori di Congregazione tratto poco con tutti, aiuto chi posso a servir Dio, miro le anime tutte in Dio, procuro mirarle con occhio semplice, cioè tutte immagini di Dio, ricche in Cristo, ma io mi miro quel che sono, cioè un abisso di mali ecc. Se finora sono stato segreto in parlare di persone divote, molto più lo sarò in avvenire, perchè so che è massima dei Santi di tenere il segreto, e di non fidarsi mai dei nostri lumi che spesso sono fallaci, poichè molti nascono dalla fantasia, altri da propria inclinazione di natura, moltissimi dal demonio ecc. Vi vuole la discrezione degli spiriti per ben distinguere, l'umiltà di cuore, lo stare nascosto a tutti, l'amore al prossimo uguale che non penda più all'uno che all'altro, la vera pazienza e rassegnazione in tutti gli eventi, il raccoglimento del cuore, la purità d'intenzione et reliqua. Oh questi sì che sono lumi veri senza pericolo d'inganni. Amatissimo sig. Tommaso, si faccia santo e pensi a fabbricare un buon monastero come quello che desidero fabbricare io dentro di me, e lasciamo in Dio il pensiero delle altre cose, che noi crediamo vicine e forse sono molto lontane. L'abbraccio in Gesù Cristo, e prego questo dolce Salvatore a benedirlo con tutta la sua piissima Casa; e sono di cuore
D. V. S

S. Angelo ai 21 aprile 1756.

Lasci nella sottoscrizione quella parola Cane, che non cammina. Credo avrà avuta la consolazione di vedere il P. Francesco Antonio.

Ind.mo Servo Obb.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: Al M.to Ill.mo Sig.re Sig. P.rone Col.mo Il Sig.... Siena Piombino...
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 377, a pag. 667


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (075)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 12 giugno 1756.

£[era nel Vol. I, al n. 378, a pag. 669]

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I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Oggi appunto ho ricevuta la sua carissima segnata ai 21 dello scorso aprile, perchè, chi l'aveva se l'era scordata (pazienza): e sebbene indisposto ed in cura, pure rispondo e le compiego la risposta al signor Michele suo figlio, che mi ha molto edificato e consolato. Lei gliela legga, ben appuntata acciò l'intenda. Amatissimo signor Tommaso, lei continui la sua condotta, ma non passi i limiti. Dio vuole che lo serva santamente da coniugato. Si specchi nei santi che fiorirono in tale stato, e vedrà che la prima loro attenzione era di soddisfare agli obblighi del loro stato, perchè così piace al Signore. L'orazione la continui secondo portano le sue occupazioni: ma se puole, la mattina per tempo dia il primo luogo a mezz'ora d'orazione, e le altre cose, secondo più volte le ho detto e scritto. Non fissi mai: tenga la testa senza sforzi, il cuore quieto e rivolto al cielo e tutto il resto iuxta dicta et scripta in Nomine Domini.
Il P. Clemente non potrò mandarlo costì, essendo rettore del Ritiro, e non può lasciarlo; verranno altri ecc., che però saranno bonus odor Christi in omni loco; e lo abbraccio in Gesù Cristo, salutando la signora di lei piissima Compagna e i figli e figlie; quali rimiro nell'incendio amoroso della fornace del Divin Costato di Gesù, in cui mi riprotesto di vero cuore in fretta

S. Angelo 12 giugno 1756.

Aff.mo Servo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti.).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi - Raccomandata per recapito all' Ill.mo Sig. Consultore Paolini Siena Piombino x Rio - Poggio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 378, a pag. 669




TOMMASO FOSSI 66