TOMMASO FOSSI 77

Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (076)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 16 giugno 1756.

£[era nel Vol. I, al n. 379, a pag. 670]

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I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Dopo aver risposto all'ultima sua lettera, subito ritornato dalle Sacre Missioni ne ho ricevuta un'altra segnata li 18 dello scorso maggio e trasmessami dalla Presentazione.
Sento che lei abbia risoluto di vestir un abito di voto di Maria SS.ma per un anno nè io glielo impedisco, purchè sia tagliato e fatto all'uso comune delle persone del suo stato, non suffragando nè importando nulla di qual colore sia, e ciò per non fare singolarità. Io più volte le ho scritto che non faccia voti, ma che continui a vivere secondo il suo stato, attendendo a quella perfezione che richiede il medesimo ecc.
In ordine al prender negozi, io non devo entrarvi, essendoci proibito nelle Regole d'intrometterci in interessi di secolo. Lei si raccomandi a Dio e si consigli con persone pratiche di tali affari, massime con i suoi signori parenti, come il signor zio, il signor Paolini ed altri, e vada adagio in risolvere ecc. Deve però accudire con ogni pacifica diligenza agl'interessi propri delle sue entrate domestiche.
In quanto alla continenza sempre le replico: continui a star nella sua libertà e non scrupoleggi su di ciò nè sia discorsivo. Non sentendosi costante, è segno che non è ancor tempo, nè vi si conosce la SS.ma Volontà di Dio. Il debito coniugale, fatto con quel santo fine per cui è istituito, è sempre meritorio.
Le sue inquietudini e la cagione d'afflizione ai figli, alla Consorte ecc., nascono perchè lei non tiene costantemente il suo interno ben custodito, e siccome presentemente l'anima sua è provata da Dio con varie pressure, abbandonamenti, desolazioni ed altro, così la parte inferiore si riempie di tedio e di angustie, e le pare di non poter soffrire veruno; ecco il rimedio, carissimo signor Tommaso, e felice lei se lo praticherà.
1: Lei rimiri con un dolce ravvivamento di fede le sue pene ed abbandonamenti nel Divin Beneplacito, credendo fermamente che Dio si è compiaciuto sin dall'eternità che lei cammini per questa via penosa, per assomigliarsi a Gesù, svegli il suo cuore con dolci affetti, per esempio: Ita Pater, quoniam sic placitum fuit ante te. Così è, Padre amoroso, accetto il mio penare, perchè così è piaciuto ab aeterno a V. D. M.! O cara Volontà del mio Dio! O dolce! O SS.ma Volontà! Sì, mio buon Dio, voglio ciò che volete voi, in vita, in morte, nel tempo e nell'eternità!
Con questi, o simili affetti lei pacificherà il cuore, e non sarà di afflizione a veruno; e posto che per maggior prova di fede Dio permetta che non resti sollevato, ma che seguiti la pressura; con la parte superiore si slanci più nella Divina Volontà, ma senza sforzi, senza atti esteriori, nè di testa, nè di sospiri, ma pacificamente, e poi dica qualche parola allegra, sollevante, tanto alla signora Consorte, che ai figli, per tenerli quieti e contenti.
Mi creda che lei non è mai stato in così buona condotta come adesso.
Quia, acceptus es Deo necesse est, ut tentatio probet te. Agli altri i negozi vanno bene, a lei no; ed oltre le perdite nei detti negozi pare che Dio le abbia voltate le spalle, Maria SS.ma ecc. Oh che ricco lavoro è questo! Oh che segno chiaro che Dio l'ama! Cerchi di tenersi quieto, replichi spesso atti di rassegnazione, non prenda i travagli dalle creature, ma immediate da Dio che si serve delle medesime per strumenti. Ami la Divina Volontà in mezzo ad un nudo patire; silenzio grande nei patimenti ed avversità, nè le escano di bocca lamenti, nè con Dio nè con le creature, nè altro lamento faccia, che: Sit Nomen Domine Benedictum.
Noi siamo troppo carichi di laici, e per alcuni anni non posso più riceverne, aliter farei un disordine; mi creda, che per servir lei, riceverei volentieri il giovane che mi raccomanda, ma veramente non posso in coscienza.
Le visite di caritativa convenienza bisogna farle e riceverle: così porta il suo stato e la carità col prossimo; basta stare attento di sbrigarsene presto, per non perdere tempo e sbagliar nel parlare.
Le Messe il giorno di S. Anna saranno celebrate, ma io non ne voglio limosina veruna, che le obbligazioni che le ho sono troppo grandi.
Parmi d'aver risposto a tutti i punti più essenziali della sua lettera; e lo racchiudo con la di lei signora Consorte, figli e figlie, nel Cuore purissimo di Gesù, da cui le prego copiose benedizioni, e sono ben di cuore

S. Angelo li 16 giugno 1756.

Si ricordi, ed abbia viva fiducia, che passata questa prova, che a lei pare tempesta, verrà gran serenità, e proverà il frutto delle sue limosine anche nel temporale, abbia alta confidenza in Dio ecc.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi - Raccomandata per recapito all' Ill.mo Sig.re Consultore Paolini Siena Piombino per Rio per Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 379, a pag. 670


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (077)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 26 giugno 1756.

£[era nel Vol. I, al n. 380, a pag. 673]

79
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Spero, che avrà ricevute due mie lettere, se non sono tre, responsive alle sue, e ne ho fatto il recapito al solito al signor Paolini ecc.
Ora ricevo altra sua, segnata ai 10 del corrente, a cui rispondo in succinto ed in fretta per non replicare ciò che ho scritto nelle altre mie.
Primo. Le dico che lei in conto veruno deve fare questa risoluzione d'abbandonare la casa, che sarebbe un grand'errore e contro la Volontà di Dio, la quale è chiara, che lei attenda a governare la sua famiglia ed a vivere da buon accasato; tutt'i desideri e pensieri storti che le vengono in contrario sotto qualunque specie di bene, sono illusioni, sono inganni, e però li discacci come la peste .
2. In ordine al matrimonio della di lei figlia, io non posso intromettermi in tal cosa, essendo proibito nelle Regole, di non impicciarsi nè in matrimoni, nè testamenti, nè contratti, nè interessi ecc. Onde faccia ciò che Dio le ispira, col consiglio di suo zio e cognato ecc.
3. Le illusioni circa la castità, che occorrono contro la sua volontà, non è d'averne scrupolo; è però ben fatto accusarsene in confessione con modestia, per confondere il demonio ed umiliarsi; nè si devono fare sforzi di testa, come tante volte le ho detto, perchè non è la testa che ha da combattere, ma la volontà che deve resistere, e discacciarle con la divina grazia, facendo le sue proteste ecc.
4. In tutti gli altri punti che accenna, le dico che la miglior via è di vivere abbandonato nella Divina Volontà tanto nelle cose prospere che avverse, prendendo tutto dalle mani di Dio con spirito umile e pacifico; ed in ordine all'orazione, prenda i frutti |e lasci le foglie, cioè prenda le virtù, l'umiltà ecc., e le altre cose le lasci passare senza riflettervi e senza farne caso; così si libera da ogni inganno, non volendo altro che il beneplacito di Dio e l'imitazione di Gesù Cristo: e le prego dal Signore ogni benedizione e sono

S. Angelo li 26 giugno 1756.

Suo Indeg.mo Servo PAOLO D. S. +.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi - Recapito all' Ill.mo Sig. Consultore Paolini Siena Piombino per Rio per Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 380, a pag. 673



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (078)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 24 agosto 1756.

£[era nel Vol. I, al n. 381, a pag. 674]

80
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso in Cristo amatissimo, (1)

Siccome sono di partenza fra pochi giorni per le Sante Missioni e non sarò più fermo in questo Ritiro sino a giugno dell'anno venturo, secondo il solito, così ora che fra tante mie occupazioni ho ricevuta la sua lettera, segnata li 31 dello scorso luglio, le rispondo brevemente; tanto più che nella detta sua lettera non v'è nulla di sostanza, ed in primo luogo bramo che V. S. sia più sodo nello scrivere senza tanti affetti superflui ed inutili. Già so la carità grande che ha verso di me, nè v'è bisogno esprimerla con tanti replicati affetti, mentre il nostro spirito dev'essere purificato da tutto il terreo, ed esser nudo, sodo, grave, prudente, e circospetto in togliere ogni superfluità. Godo che abbia ricevute le mie lettere, e spero che avrà ricevuta pure la lettera responsiva al di lei figlio; e giacchè dico questo, ed ella mi dice che vuole rivestirlo, io suppongo che vorrà vestirlo da prete, come esso mi diceva di desiderare; poichè in ordine al vestirlo costì nel secolo del nostro abito, io non posso nè potrò mai acconsentirvi, tanto più ora che di già è grandicello.
In reliquis poi: io lo prego a far morire nella Divina Volontà tutti i suoi desideri di penitenze, mentre in Domino le dico, che non sono più per lei: e Dio benedetto accetterà il suo buon desiderio, ma non ne vuole l'effetto. Procuri esercitar le virtù confacenti al suo stato, e principalmente l'umiltà di cuore, la vera rassegnazione alla Divina Volontà nelle occasioni che incontra, nell'abbracciare le contradizioni e le avversità con pace e sommissione di spirito, in mantenere in vera unione e carità la sua famiglia, conservandoli tutti contenti in Dio ecc.; ed in quanto agli scrupoli, vorrei che lei si quietasse, perchè quelle illusioni che prova non sono volontarie, nè lei gli dà causa. Se le dice al confessore come fa benissimo a praticare, le dice per umiliarsi a Dio e confondere il demonio, e non già che siano materia di confessione, poichè non sono peccati, ma tentazioni, a cui lei non consente.
Amatissimo signor Tommaso, lei continui valorosamente a portar la croce che Dio le ha posto sul dorso, ami la sua abiezione, goda in Dio di essere nello stato in cui Dio lo ha posto, abbracci tutti i travagli che Dio le permette, come gioie preziose, tenga ben contenta e sollevata nel Signore la sua famiglia, e ringrazi Dio che glie l'ha data tanto buona, procuri che continuino quella poca orazione che possono fare; quando Dio vorrà, gli darà ali da volare, ma senz'ali non si vola.
Purchè non facciano peccati (dicea S. Filippo), mi contenterei che mi tagliassero le legna sulle spalle; ed ai ragazzi diceva: State quieti, se potete. Oh, quanto sono stati dolci e discreti i Santi! Io so la grande sua carità verso la nostra Congregazione, e con i religiosi che vengono costì; e Dio gliene darà eterna retribuzione e le sue cose muteranno faccia, anche nel temporale. Adesso Iddio prova la sua fedeltà.
Mi saluti in Gesù Cristo la signora sua Consorte e i figli e figlie, quali con lei racchiudo nel dolcissimo Costato di Gesù, e mi raccomando alle sue e comuni orazioni; e sono di cuore in fretta, e di partenza ai 4 di settembre
Di V. S.

S. Angelo li 24 agosto 1756.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig. Sig. P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi - Raccomandata per recapito all' Ill.mo Sig. Appolonio Paolini - Consultore - Siena Piombino per Rio per marciana per Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 381, a pag. 674



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (080)

Ritiro della SS.ma Presentazione, Monte Argentario, 15 febbraio

1757.

£[era nel Vol. I, al n. 382, a pag. 676]

81
I. C. P.

Carissimo signor Tommaso e figlio amatissimo in Cristo, (1)
Nel mio arrivo a questo Sacro Ritiro, dopo due anni e più di assenza, ho ricevuto una sua carissima, segnata li 6 dello scorso dicembre; e siccome io mi trovo qui a far la Sacra Visita, e non posso trattenermi più di 10 giorni tra l'ingresso e la partenza, che seguirà giovedì prossimo, ed a tal effetto non ho momenti di respiro per poter soddisfar tutti, oltre le altre incombenze di lettere ed altri affari, così le rispondo in succinto ed in fretta.
Primo: Lei lasci sparire nella Divina Volontà e nel fuoco della SS.ma Carità tante sue riflessioni e desideri. I desideri di perfezione sono ottimi, ma conviene eseguire quelli che riguardano il proprio stato. Un secolare non può far la vita di romito o di cappuccino (dico per esempio), ma deve farsi santo con adempiere i suoi obblighi, guidare santamente la sua famiglia, senza pretendere vita straordinaria dalla medesima, ma procurare in tutti un gran fondo di timor di Dio, d'osservanza della divina legge, con la divota frequenza dei SS.mi Sacramenti ed orazione secondo lo stato e spirito di ciascuno dei suoi famigliari.
Questi, o simili sentimenti ho procurato di istillarle sempre, come lei sa.
Godo però di sentire nella sua lettera che lei procura di tener contenti tutti di sua famiglia nel Signore.
2. Io le raccomando di guardarsi dalle fissazioni: faccia la sua orazione con spirito pacifico, ma non perda di mira i suoi interessi. Come ha fatta la sua orazione, qual può fare anche in tempo della Messa, procuri di attendere agli affari di sua Casa, e si prevalga delle orazioni giaculatorie in mezzo alle faccende, ma sempre con pace, senza sforzi e fissazioni di testa e di petto; mangi e beva il suo bisogno. Così dico del sonno, aliter sarà sempre indisposto. Si ricordi che è padre di famiglia e come tale si porti, e conservi la sanità.
3. In ordine al bastimento io non so nè posso darle consiglio, che non me ne intendo, si consulti con le persone che lei m'accenna, e col suo signor zio ecc.
Termino, che ho troppo da fare, e da settembre in qua non ho avuto minimo riposo, nè sono per averlo. Io parto di qui per altri affari di servigio di Dio. Preghi assai per me, e lo accerto, che sempre più le vivo grato in Gesù Cristo; stia contento nel Signore, nel di cui Costato SS.mo lo racchiudo, e sono

Ritiro della Presentazione li 15 febbraio 1757.

Suo Indeg.mo Servo Ob.mo PAOLO D. S. +.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tommaso Fossi marciana per Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 382, a pag. 676


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (081)

Ritiro della Madonna del Cerro, Toscanella, 4 marzo 1757.

£[era nel Vol. I, al n. 383, a pag. 678]

82
I. C. P.

Car.mo Signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Ricevo la sua lettera segnata li 30 di gennaio scorso, nè so come sia tardata tanto; dal Ritiro della Presentazione risposi ad un'altra sua lettera e spero l'avrà ricevuta.
Sono degli anni che non ho sofferto tanti strapazzi e fatiche di Missioni e monasteri. Dai 6 di settembre in qua ancor non ho terminato; ier l'altro tornai da un monastero e dimani per tempo vado ad un altro: Benedictus Deus.
Ora rispondo in succinto a quest'ultima suddetta. Veramente vedo che Dio benedetto fa gran prove del mio carissimo signor Tommaso: Sed gaudete cum in varias tentationes incideritis. Così dice lo Spirito Santo in S. Giacomo Apostolo, e per quella parolina tentationes, s'intendono tutte le sorta di travagli; ma veniamo alla strada più corta. Lei non si fissi in cosa veruna, lei non faccia riflessioni sopra i suoi vari accidenti, ma con occhio di fede li rimiri nella volontà di Dio, che scherzando con forti prove coll'anima sua, l'arricchisce di grazie, senza che lei se ne avveda; faccia un fascio di tutti i travagli che soffre e li ponga nel Divin Beneplacito come permessi da S. D. M., accompagni tale offerta con un dolce slancio amoroso, pacifico in questa forma: Ita, Pater, quoniam sic placitum fuit ante te! O Padre dolcissimo, quanto m'è cara la SS.ma tua Volontà! Pater, non mea, sed tua fiat voluntas! Questa è l'efficacissima e dolcissima orazione di Gesù Cristo. Fatto questo s'acquieti, nè tema di nulla; nihil vobis nocebit, è verità di santa fede. Scacci ogni timore, ogni apprensione che le pone il diavolo di mali futuri, di malattie, d'impazzire ecc., li discacci costantemente, e s'abbandoni nel gusto e beneplacito di Dio.
In ordine al figlio circa la Comunione frequente, raccomandi l'affare a chi lo confessa, e lo informi, e ne lasci poi la cura al medesimo ecc. Circa l'andar a Rio, si raccomandi al Signore, e faccia ciò che stima bene in Domino, fatte le dovute riflessioni; se poi conosce nel Signore, e col consiglio, che tal gita le potesse essere di giovamento anche alla sanità, faccia come giudicherà meglio ecc.
Ho gran fretta. Stia contento e speri nel Signore e dica con il Santo Giobbe: Etiam si occiderit me, sperabo in eum. Non faccia sforzi di testa; in queste indisposizioni bisogna sollevarsi e divertirsi santamente. Mezz'ora d'orazione la mattina con una Messa lo terrà raccolto tutto il giorno, ma mai si fissi ecc.
Saluti la signora Vittoria e tutta la Casa che rimiro e rimirerò sempre nel Costato SS.mo di Gesù: e con tutto affetto mi dico, e li prego delle loro orazioni

Toscanella, Ritiro di Santa Maria del Cerro li 4 marzo 1757 di partenza.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi : raccomandata all' Ill.mo Sig. Consultore Paolini Siena Piombino per Rio per Marciana Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 383, a pag. 678


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (082)

Ritiro della Madonna del Cerro, Toscanella, 2 aprile 1757.

£[era nel Vol. I, al n. 384, a pag. 679]

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Passio D. N. Iesu Christi sit semper in cordibus nostris.

Signor Tommaso mio carissimo e stimatissimo, (1)
Io le confesso che in mezzo a tante mie occupazioni e lettere non saprei come rispondere adeguatamente ad una sua segnata li 16 dello spirato marzo. Io poco l'ho inteso, perchè la sua lettera è confusa ed oscura; per discrezione però ho inteso almeno l'essenziale, poichè parmi siano poco meno che le stesse cose. Onde non ho altro da dirle, se non che si regoli secondo il solito ecc.
Ma sopra tutto si conservi in profonda umiltà di cuore e santo disprezzo di se stesso, con alto staccamento interno da ogni cosa, procurando di attendere agli obblighi del suo stato e di sua famiglia. Non mancherò di raccomandare al Signore gl'infermi che mi accenna, e principalmente lei con la sua famiglia, a cui molto mi professo obbligato in Gesù Cristo. Parmi buon compenso che lei dia stato alle sue figlie, secondo la vocazione che hanno ecc., mentre a questo è tenuto ecc. Dopo Pasqua parto per le Missioni, e chi sa quando sarò fermo in Ritiro. Mi raccomando alle divote sue orazioni e della sua Casa, a cui prego le più copiose benedizioni del Cielo, e li racchiudo tutti nel Costato SS.mo di Gesù; e sono in fretta, che per arrivare scrivo di notte avanti giorno ecc.

Ritiro del Cerro li 2 aprile 1757.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

Circa l'orazione: parmi che vada bene, come lei accenna, tanto in chiesa che fuori, ma non lasci mai gli obblighi del suo stato.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi - recapito all' Ill. Sig.re Consultore Paolini Siena Piombino per Rio per Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 384, a pag. 679


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (083)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 4 giugno 1757.

£[era nel Vol. I, al n. 385, a pag. 680]

84

I. C. P.

Amatissimo Signor Tommaso e figlio in Cristo carissimo, (1)
Rispondo a due sue lettere, sebbene sto in pochissima salute, e dimani mi pongo in cura, essendo tornato dalle Missioni due giorni sono. Le sue lettere sono piene di tante cose, di tanti riflessi, di tanti pensieri buoni, che non so dove dar il capo in cominciare la risposta.
Invoco lo Spirito Santo per ottenerne il suo lume. Primo le dico che tante riflessioni, tanti desideri, e tante angustie che provengono da essi, siccome sono inutili, così devonsi lasciar sparire nel Divin Beneplacito, e devonsi lasciar morire nel fuoco del santo amore, conservando un sol desiderio, che è quello di piacere a Dio e fare in tutto la Santissima sua Volontà, essendo uguale tanto nei patimenti che nei contenti, e proseguendo a viver nel suo stato santamente; ed in ordine alla continenza matrimoniale confermo ciò che ho sempre detto standosene sempre in una santa reciproca libertà ecc.
Le Messe che ordinò io le celebrai, che me le commise questo P. Rettore mentre ero al Ritiro di Toscanella, e le altre 4 commesse adesso si celebreranno, essendone venuto l'avviso questa mattina in sua lettera, con un tonno di libbre 30, che la di lei grande carità ha inviato a questo Ritiro, del che tutti gliene siamo grati in Gesù Cristo, e si continueranno le orazioni per lei secondo la pia sua intenzione.
In ordine al matrimonio della propria sua figlia io non ho che dire, e le regole nostre proibiscono d'intromettersi in tali affari, a riserva di raccomandarne a Dio il buon esito, come si fa. Essa non e chiamata allo stato religioso dunque è bene di maritarla, e lei le dia monita salutis per vivere santamente nel suo stato di maritata.
La lettera della medesima è concernente a quest'affare, che richiede consiglio, in ordine al maritarsi; onde questi sentimenti serviranno di risposta alla medesima, lasciando la cura a V. S. di darle quelle istruzioni più sante, discrete e prudenti, che richiede un tale stato; non rispondo per non moltiplicar lettere, e sono in poca salute ed ho fasci di lettere da rispondere, che si frangerebbe un travertino o un masso di bronzo; ma presto finirà, perchè sto vicino al fine del mio ufficio, e subito mi ritiro per non più scrivere, nè parlare, nemine excepto, a riserva del Confessore, avendone estrema necessità per prepararmi alla vicina mia morte.
Sento che lei voglia mandare i figli maschi al Monte: ma come si fa, che le regole lo proibiscono? Dio sa quanto volentieri lo servirei, e quanto me le professo obbligato: ma in quanto al ricevere il figlio a studiar in Ritiro, nè altri, in coscienza non posso farlo, che violerei la santa osservanza, e ne seguirebbero degli assurdi. Noi non possiamo ricevere giovani, se non quelli che vengono a vestirsi. V'è un benefattore che voleva mandar qui un suo figlio per qualche tempo, non ho voluto riceverlo, perchè non posso in coscienza, non ostante che anch'esso sia un benefattore principale. Mi dispiace di doverle dare questa negativa. Lo faccia studiare, che quando poi sarà in età di 18 o 20 anni, che avrà terminato lo studio di filosofia, o almeno buon retorico, se avrà vocazione di farsi nostro religioso subito si riceverà, e si anteporrà a qualunque altro. Carissimo signor Tommaso, mi perdoni se non m'estendo di più, che non posso più reggere la testa, e mi sono sforzato a scrivere sin qui: lo racchiudo nel Costato SS.mo di Gesù, con tutta la sua Casa e le prego copiose benedizioni dal Cielo, come vivamente spero. Raccomanderò nella Santa Messa l'anima della pia defunta, e il signor Consultore, quale prego a salutarmi, e ne spero assai bene.
Di V. S.

S. Angelo li 4 giugno 1757.

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).

1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re mio P.rone Oss.mo il Sig. Tomaso Fossi - recapito all' Ill.mo Sig.re Consultore Apolito Paolini Siena Piombino x Rio x Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 385, a pag. 680


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (084)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 10 agosto 1757.

£[era nel Vol. I, al n. 386, a pag. 682]

85
I. C. P.

Car.mo ed amat.mo Signor Tommaso e figlio in Cristo car.mo, (1)
Prima della mia partenza per le Missioni non ho voluto tralasciare di fare una visita nel Signore al mio car.mo signor Tommaso, ma prima lo voglio far ridere un poco. Mi scrive quel buon P. Rettore della Presentazione, il P. Clemente, che avendo scritto due volte a lei non ha ricevuta risposta, e teme che lei si sia disgustato, perchè non si è potuto ricevere il suo buon figliuolino, il che è totalmente proibito dalle Sante Regole, che so premerne anche a lei la più esatta osservanza. Io compatisco quel povero Servo di Dio, poichè ritrovandosi carico di una sì numerosa famiglia, dando da mangiare ordinariamente a più di trenta persone il giorno, e vedendosi anche scarso di soccorsi in Orbetello, stante le comuni miserie, teme di perdere ancora un tanto insigne benefattore come è il signor Tommaso, il quale oltre i soccorsi abbondanti che somministra esso, coopera ancora acciò si ricevano copiose limosine di vino nell'Isola.
Io, torno a dire, compatisco quel benedetto Rettore, perchè non conosce come me la carità del signor Tommaso, la quale non puole raffreddarsi colle acque delle più amare afflizioni, e non si estinguerebbe mai, abbenchè l'assalissero le più mostruose ingratitudini (che Dio ci guardi), mentre quello che fa, lo fa per la pura gloria di Dio, e per purissimo suo amore. Confesso che mi vergogno non poco raccomandare alla di lei fervida carità quella povera religiosa comunità del Monte Argentaro, la quale è la più bisognosa, stante ancora il numeroso noviziato di veri servi del Signore. Le sue sante limosine, e la cooperazione che fa per averne delle altre da benefattori, non dico che ascendano, ma di già sono ascese al Divino Cospetto come incenso odorosissimo per far piovere sopra di lei e sopra la sua Casa, di generazione in generazione, le più copiose benedizioni del Cielo. E' vero che Dio lo prova in varie guise, anche nei beni temporali; è verissimo, che è un pezzo che soffiano venti contrari, e pare che Dio non si curi delle sue limosine nè di altre sue opere; ma che gran prova di fede non è questa. Non è forse vero che Dio provò in tal guisa, anzi infinitamente più, il santo Tobia? Un S. Eustachio, e tanti altri? Ma poi che seguì? Lo dice la Sacra Scrittura: fu arricchito con più abbondanti sostanze, e quel che è più fu inalzato a gran santità. Ma che dico al mio carissimo signor Tommaso? Forse io ho mai dubitato della di lui carità verso la Congregazione, della di lui fedeltà verso Dio? Absit, absit. E non sarebbe questo un torto enorme che farei alle stesse prove che ho di un figlio, che la Divina Misericordia mi ha confidato, per cooperar alla di lui perfezione? Non so forse io che la Casa del signor Tommaso è dedicata ed è sotto la protezione della SS.ma Passione di Gesù Cristo, e che per la Congregazione della SS.ma Passione del dolce Gesù darebbe e sangue e vita? Tutto questo lo so; e perciò ha torto il P. Rettore di temere, ma lei si faccia un po' con me una buona risata del timore di quel benedetto servo di Dio, che merita però compassione. Ma veniamo un poco a noi.
Ebbene, carissimo signor Tommaso, come va ? O Padre, avete bel dire voi che ve ne state nelle macchie in pace, senza aver da combattere con veruno, ma io povero uomo, che sono nella Babilonia del mondo, in mezzo agli affari, alle visite, a' trattati di matrimoni, ad interessi di casa, mi chiedete come sto? Sto in un mare di guai, afflitto, desolato, con contradizioni da domestici, da estranei, penante intus et foris, ed i diavoli ancora non dormono. Ebbene ha finito i suoi fiotti? Lasci dir a me adesso. E' vero che sono circa tre mesi che sono qui, ma chi ha avuto riposo? Le lettere solamente sono continue, le occupazioni della Congregazione sono assidue, nè voglio nè devo dire come la passo dentro di me, e neppure voglio dire la guerra continua dei nemici invisibili, come pure taccio delle sferzate amorose del Signore, acciò mi converta: taccio tutto.
Ma lei, carissimo signor Tommaso, non conosce al chiaro che Dio lo vuole fare un suo vero servo? Non lo conosce in tutti i suoi eventi? Non vede che Dio semina l'assenzio sopra tutte le consolazioni che potrebbe provare nel secolo? Che segni sono questi? Forse non è vero che questi sono segni che vuol farlo, e vuole S. D. M., che sia un vivo ritratto di Gesù Cristo?
Or bene: lei dunque lasci sparire tutti i suoi travagli, amarezze, desolazioni, scrupoli, tentazioni et reliqua nella fornace del Santo Amore. Si cibi della Divina Volontà in un nudo patire in silentio et spe. Tutto il suo contento sia in far la volontà di Dio per ignem et aquam, cioè per varie tribolazioni, che sono la parte più cara dei servi di Dio.
Gusti la volontà di Dio ne' suoi affari domestici, li faccia con diligenza, perchè così piace a Dio. Tenga la sua famiglia divota, contenta e tutta di Dio. Tenga il cuore rivolto al Cielo, che niun vento potrà scuoterlo. Addio carissimo signor Tommaso, io me ne vado a Bagnorea, ove avrò da fare assai, essendo una città che ha bisogno, come il resto del mondo: preghi assai per me; e racchiudendolo nel Costato SS.mo di Gesù colla signora sua Consorte e figli, mi riprotesto di vero cuore, e le prego dal Signore copiose benedizioni.

S. Angelo di partenza presto oggi 10 agosto 1757.

Aff.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originaie conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tomaso Fossi Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 386, a pag. 682


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (085)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 13 agosto 1757.

£[era nel Vol. I, al n. 387, a pag. 685]

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S. Angelo li 13 agosto 1757.

P. D. N. I. C.

Carissimo, (1)

Già ho scritto un'altra lettera a lei diretta e l'ho acclusa al P. Rettore della Presentazione, è perchè ieri ho ricevuto altra sua carissima, così rispondo con questo biglietto, che riceverà coll'altra lettera.
Le dico dunque, che grandi sono le prove che Dio fa dei suoi servi, e vedo che lei è trattato dal Signore molto alla grande. Le varie sue vicende, i travagli che soffre tanto nello spirito che nel corpo, tanto dagli uomini che dai diavoli, sono manifesti segni, che Dio benedetto vuol farlo un santo, ma della segreta santità della Croce, che è la più preziosa; bisogna passare per pressuras multas et mortes plurimas. La di lei condotta presente consiste in una vita moriente, ma quanto grata al Signore! Lei dica in mezzo alle sue pressure: Non moriar, sed vivam, et narrabo opera Domini, e così sarà. Lei faccia morire tutte le pene ecc. nel Divin Beneplacito; accarezzi la SS.ma Volontà di Dio in un nudo patire: pati et non mori; e poi: et pati et mori. Sono parole di due gran Sante. Cerchi di mantenersi quieto, non fisso, ma sereno e pacifico senza fissazione, prenda il sonno e il cibo giusto, non scrupoleggi, che è obbligato a mantenersi ben in forze. Ho poco tempo, che presto parto per le Missioni di Bagnorea e qui non sarò fermo sino a mezzo giugno venturo; farò ora Missioni tutto novembre e parte di dicembre ecc. Se suo signor zio vuol mandare in collegio il di lei figlio, sarà buon compenso, ma parmi troppo piccolo, meglio sarebbe il più grande. Basta, faccia ciò stima meglio; non ho più tempo e lo abbraccio nel Cuore SS.mo di Gesù, in cui rimiro tutta la piissima sua Casa. Gesù lo benedica. Amen.

Aff.mo Servo Ob.g.mo PAOLO D. +.

Sempre più le sono grato in Gesù Cristo del prezioso tonno che è durato finora per i poveri vecchi: et Dominus retribuat.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Oss.mo il Sig. Tomaso Fossi Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 387, a pag. 685


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (086)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 8 novembre 1757.

£[era nel Vol. I, al n. 388, a pag. 686]

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