TOMMASO FOSSI 97

Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (096)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 26 maggio 1759.

£[era nel Vol. I, al n. 399, a pag. 703]

98
I. C. P.

Signor Tommaso amatissimo in Cristo,(1)
Dopo non poche fatiche sofferte nel corso delle tre Missioni, giunsi ieri sera a questo Sacro Ritiro, non solo affaticato, ma anche infermo, e per questo sono necessitato rispondere alla sua che qui trovai per mano altrui. In ordine al punto ecc. devo dirle che il ritirarsi ella dalla sua Casa, tutto che da lei lasciata ben provveduta, non solo sarebbe un errore massiccio, ma altresì un fuggire l'abbondanza di quelle grazie che Iddio, per mezzo di quella croce che sulle spalle le pone, va del continuo spargendo sopra l'anima sua, e per conseguenza io non posso nè devo consigliarlo ad una tale risoluzione; anzi mi vedo in obbligo di dirle che assolutamente assista alla sua Casa e famiglia, e per quanti sinistri incontri succedano, baci umilmente quella mano che lo percuote per vantaggio maggiore del suo spirito, poichè la strada che deve ella battere per giungere alla santa perfezione è questa. Stia dunque forte e non pensi più oltre, e viva certo che non opererei rettamente se diversamente lo consigliassi: nè creda che le tribolazioni e croci che prova debbano a lei servire di stimolo per mutare cammino, quasi che dove succedono incontri simili, sia una strada che a tutt'altro conduca fuori che a Dio; mentre, tanto dai fatti registrati nella Divina Scrittura, quanto da ciò che Iddio ha permesso a tanti suoi servi che veneriamo su gli Altari, altro non possiamo congetturare se non che il cammino che guida alla santità è questo, in cui il Signore ci concede grazie di camminare come egli ha camminato; e S. Bernardo, che prima di noi conobbe una tal verità, non potè a meno di non esclamare, che Crux est via vitae, via gloriae, via regni, et via Civitatis habitaculi. Si faccia adunque animo, e rassegnato nel Divino Volere viva contento nello stato in cui Iddio l'ha posto, nè pensi ad altro che al governo della sua Casa ed a farsi santo con questo mezzo, e poi lasci fare a Dio, da cui desiderandole ogni più copiosa benedizione, l'abbraccio in Gesù Cristo e nel di lui Sacratissimo Costato lo racchiudo.
Di V. S.

Ritiro di S. Angelo li 26 maggio 1759.

Aff.mo Servo PAOLO DELLA CROCE.(2)

(Conforme all'originale [a. m.] conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti)


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tommaso Fossi Siena Piombino x Rio Poggio.
2. Solo quest'ultima parte è di mano del santo.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 399, a pag. 703


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (097)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 4 giugno 1759.

£[era nel Vol. I, al n. 400, a pag. 705]

99
Signor Tommaso mio stimatissimo,(1)
Io ho risposto alle sue lettere: ora ne ricevo un'altra acclusami dal sacerdote ove sta suo figlio. Io sono stato con male pericoloso, mentre stavo in Missione. Ora sto in cura sotto del medico, e l'applicare mi è molto nocivo, nè so più cosa dirle, perchè ho scritto abbastanza, e vorrei che si levasse certi spropositi dalla testa. Lei è obbligato in coscienza di assistere alla sua Casa, nè puole allontanarsi. Lei deve attendere a sè e non cercar la direzione di altri, massime di donne, e di sua cognata; la lasci confessare e dirigere dal confessore suo, aliter darà in scogli, e si levi lo sproposito del monastero, che Dio non lo vuole costì. Attende tibi, diceva S. Paolo a S. Timoteo. Lei non è obbligato di attendere alla direzione di veruno, fuori che della sua famiglia, e con le donne nihil, fuggirle a tutto potere. Ho fretta e non posso applicare, e se lei sapesse le mie occupazioni, certo che non me ne aggiungerebbe così spesso. Gesù lo benedica con la sua famiglia. Amen.

S. Angelo li 4 giugno 1759.

Suo inutil Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tommaso Fossi Piombino x Rio x Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 400, a pag. 705



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (099)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 31 luglio 1759.

£[era nel Vol. I, al n. 401, a pag. 706]

100
Passio D. N. I. C. sit semper in cordibus nostris. (1)

Siccome io non ho neppure ardire di dar titolo di figli ai nostri religiosi, perchè io non ho doti e requisiti di padre, così tanto più mi vergogno a dar tal titolo tanto più a quei che son fuori di Congregazione; poichè io non intendo di fare il Direttore di veruno, ma solamente di non negar consiglio a chi me lo chiede per loro vantaggio spirituale; e questo credo che basterà per renderlo persuaso. In ordine poi alle angustie in cui lei si trova, anche per la figlia maritata, se lei le prenderà per il loro verso, cioè come permesse dalla Divina Pietà per suo gran bene, se le convertiranno in gaudio grande. Dio benedetto non permette mai che uno resti affogato nelle angustie, e quando ciò seguisse, che bel morire sarebbe in un nudo penare su la Croce di Gesù Cristo; cantando come un cigno in puro spirito: Fiat voluntas tua!
Carissimo signor Tommaso, lei si faccia animo, sia fedele a Dio, lo ringrazi ne' suoi travagli, lo benedica, e lo lodi sempre, approvando con tutto il cuore in paziente silenzio la condotta che Dio dispone di lei.
Quando lei sarà ben rassegnato e ben umile di cuore, verrà un giorno sereno che farà sparir tutto, ed esulterà in Dio nostro Salvatore.
Tempo lungo fa ricevè questo Rettore un tonno di alcune libbre, e già gli ho detto questa mattina che faccia celebrare le due Messe, come lei accenna; e sempre più le vivo gratissimo in Gesù Cristo della carità che ci continua, di cui ne avrà copiosa retribuzione spirituale e temporale. Ho da fare e, grazie a Dio, non mi mancano continue angustie: preghi per me; e racchiudendola nel Costato SS.mo di Gesù con tutta la sua divota famiglia, mi riprotesto con tutto l'ossequio

S. Angelo li 31 luglio 1759.

Suo Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tommaso Fossi - Recapito all' Ill.mo Sig. Apolonio Paolini - Consultore - Siena Piombino x Rio Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 401, a pag. 706


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (100).

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 21 agosto 1759.

£[era nel Vol. I, al n. 402, a pag. 707]

101
La Passione del nostro Signore Gesù Cristo sia sempre nei nostri cuori.

Carissimo Signor Tommaso,
Ho letto con mia particolare edificazione il foglio che V. S. mi trasmette, rilevando da esso il buon desiderio che tuttavia conservano codesti popoli di aver la Santa Missione o da me o dai nostri operai, e la premura che per di lei mezzo i medesimi me ne fanno. In ordine a me è affatto impossibile potermi conferire costà a servirli, poichè n'escono ora più di mai le premure e negozi per la nostra Congregazione, di cui sospiro e spero nella Divina Misericordia vedere il notabile dilatamento e spirituali progressi, oltre all'essere io di non poco inoltrato negli anni e colla pertinacia dei miei acciacchi ed incomodi.
In ordine ai nostri religiosi operai molto volentieri li manderei nella prossima rinfrescata, ma perchè diversi restano diversamente occupati, mentre altri in tal tempo devono andare spediti dalla Sacra Congregazione di Propaganda in Partibus Infidelium (1), ed altri in un'altra lontana regione, mi trovo hic et nunc per verità alquanto scarso di soggetti. A primavera pertanto, supposto che mi ritrovi operai disimpegnati; in tal caso renderò uno o due mesi avanti avvisato V. S., e ben volentieri li manderò. Ciò è quanto di presente le devo; e racchiudendola nelle Piaghe Sacratissime di Gesù Crocefisso, sono con pieno affetto e stima
Di V. S.

S. Angelo li 21 agosto 1759.

Aff.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE. (3)

(Conforme all'originale [a. m.] conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. S. Paolo della Croce desiderò vivamente che i suoi religiosi si portassero a spargere i loro sudori tra gli eretici e gl'infedeli. Oltre all'avere già nelle SS. Regole date disposizioni in merito, ne trattò anche colla S. Congregazione di Propaganda. Riporteremo in seguito alcune lettere da lui scritte a tale proposito. La morte di alcuni suoi religiosi ed altre cause ancora, gl'impedirono di vedere, lui vivente, effettuato il suo santo disegno. Alcuni anni dopo la sua morte furono mandati ad evangelizzare la Bulgaria e la Valacchia i religiosi Passionisti, missione che ristretta oggi alla sola Bulgaria del Nord, essi hanno ancora.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 402, a pag. 707
3. La firma è di mano del Santo.


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (101).

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 19 ottobre 1759.

£[era nel Vol. I, al n. 403, a pag. 708]

102

Passio Domini Nostri Iesu Christi sit semper in cordibus nostris. (1)

Ricevo una sua car.ma senza data, e le rispondo al meglio che posso, ritrovandomi poco bene, essendo giunto ier sera dalla sacra visita d'un nostro Ritiro, abbattuto come infermo; e sempre più scorgo che le forze sono ite, e non ne posso più. Gli anni sono 66, pien d'acciacchi e senza forze; onde farò quanto potrò di mandarli a servire colla Missione da due soggetti che sono alla Presentazione, se però non partiranno per ordine di Propaganda Fide per la Mesopotamia, dove si dice che devono andare. Di qui non vi ho soggetti. Se Dio aprirà la via, sa Dio quanto mi prema di servirli. La via poi di perfezione che vuole incominciare, prosiegua quella in cui lei è che giungerà a conseguirla. Il secolare accasato deve far vita perfetta secondo tale stato; serva mandata, ed attendere alle virtù, e non ne manca l'esercizio, senza lasciar mai la santa orazione, con gli altri esercizi di pietà ecc.; e su di ciò, parmi averle date in voce ed in iscritto sufficienti istruzioni. Circa la continenza..... mi rimetto a ciò che ho scritto altre volte: mi trema la mano e stento a scrivere. Non mi scordo nè mi scorderò mai della gran carità che comparte alla povera Congregazione, et merces tua magna nimis. E qui racchiudendola nel Costato SS.mo di Gesù, colla signora sua Consorte e figli, mi riprotesto sempre più

S. Angelo li 19 ottobre 1759 di partenza presto.

Suo veracissimo Servo PAOLO D. +.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi raccomandata all' Ill.mo Sig. Paolini - Consultore nell' Isola dell' Elba Siena Piombino per Rio Pogio.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 403, a pag. 708

Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (102).

Ritiro di S. Maria del Cerro, 24 dicembre 1759.

£[era nel Vol. I, al n. 404, a pag. 709]

103
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso amat.mo in Cristo, (1)
Ricevo la sua car.ma segnata li 7 del corrente, trasmessami dal Ritiro della Presentazione; in risposta della quale non saprei che mi dire, giacchè è scritta senz'ordine e confusa. Pertanto mi rimetto a ciò le ho scritto altre volte, avendole dati avvisi sicuri e proficui per camminare nella via della perfezione, secondo il suo stato.
Circa alle orazioni vocali, anche di questo so averle data direzione, non ostante le dico anche adesso, che è meglio dirne poche e bene, che molte e con poca divozione: gli sforzi di testa o di petto non si devono far mai, nè nell'orazione vocale nè mentale, perchè sarebbe un operare a forza di braccia, il che non piace al Signore, che vuole un'alta sconfidenza di noi stessi e gran confidenza in lui, vivendo come bambini nel seno della sua misericordia.
Circa la continenza che mi accenna mi rimetto costantemente a ciò che ho sempre scritto ecc.
Circa le limosine, ella non deve far di più con i poveri di ciò porta il suo stato, e deve diligentemente accudire alla sua famiglia.
Nuova più gradita lei non mi potea dare che dirmi che costì vi sono i Padri o Signori della Missione, che so fanno un bene infinito dove vanno: ecco che il Signore, che sa i nostri bisogni, m'ha levato dall'impegno, specialmente nelle angustie presenti, che non saprei chi mandare, essendoci morti due soggetti, cioè il P. Gian Tommaso, Rettore di S. Angelo, e il P. Segretario, P. Francesco Antonio, alias Appiani, che santamente passarono al Signore pochi giorni sono, e la morte del P. Segretario, per essere stata perdita grande, m'ha portato via il cuore, sebbene l'ho passata in silenzio nel Divin Beneplacito (2).
E' poi impossibile moralmente che io mai più possa venir costì, e per la mia avanzata età ed infermità, e per gli obblighi della mia carica, che mi tengono sempre occupato. Ringrazino Dio della Missione che hanno, e s'approfittino, mentre il Signore li ha provvisti meglio infinitamente che nella mia inutile persona.
Le buone feste gliel'ho date in questa sacra Novena, e molto più lo farò dal sacro Altare nella prossima solennità, pregando il Divino Infante che ricolmi le anime loro delle sue copiose benedizioni e grazie spirituali e temporali. Ho fretta, e lo racchiudo colla signora sua Consorte e figli nel Costato di Gesù, in cui mi riprotesto con tutto l'ossequio

Toscanella, Ritiro di S. Maria del Cerro li 24 dicembre 1759.

Suo indeg.mo Servo Ob.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi Siena Piombino per Pogio Isola dell' Elba.
2. P. Gian Tommaso di S. Francesco Saverio nacque in Chiavari il 1701 dalla nobile famiglia Riparola e morì a S. Angelo (Vetralla) il 1759, dopo sedici anni di vita religiosa. Fu religioso di grande virtù, arricchito anche del dono dei miracoli e di altri celesti carismi. La sua morte è dovuta ad un atto eroico di carità da lui compiuto per salvare la vita ad una madre di famiglia. Il suo sepolcro fu illustrato da molti fatti prodigiosi. Il P. Francesco Antonio è già noto al lettore.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 404, a pag. 709



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (103).

Ritiro di S. Maria del Cerro, Toscanella, 14 gennaio 1760.

£[era nel Vol. I, al n. 405, a pag. 711]

104
I. C. P.

Carissimo signor Tommaso amat.mo, (1)
Io scrivo a lei nella forma stessa che scrivo a' miei religiosi professi e novizi; onde credo che resterà persuaso e contento.
Rispondo ora a quattro sue lunghe lettere ricevute tutte insieme questa sera, con un buon fascio d'altre, e sa Dio benedetto quanto ho da fare e da scrivere di cose necessarie, spettanti al mio ufficio, che in coscienza non posso tralasciare. In dette sue lettere vi sono tante cose che mi si confonde il cervello, massime per averlo riscaldato dall'applicazione: dirò il solo essenziale.
1. Godo che le sue cose di casa vadano bene, tanto in ordine ai figli e figlie che al resto, come parimente dei buoni sentimenti della sua signora Consorte ecc.
2. Lei fa benissimo a far la mezz'ora d'orazione alla Messa, e lei sa quante volte le ho detto e scritto che non faccia sforzi di capo o petto ecc., ma il tutto soavemente ecc.
3. Continui ad attendere agli obblighi del suo stato, che questo è il punto principale.
4. Ringrazio il Signore che costì vi siano le sante Missioni, e ne spero bene assai, se non mancherà da loro.
5. Non v'è speranza che io mai più possa tornar costì all'Isola; sono vecchio cadente, pieno d'indisposizioni ed acciacchi, che appena posso reggere per la Congregazione, ma non tralascerò di pregar per loro, ed ai tempi debiti, verranno i nostri costì a dare occasione di merito a tutti.
Non è l'Isola da farvi fondazioni per noi; lei sa i trattati che vi sono stati, e sa altresì che io l'ho visitata tutta.
Ringrazio il Signore che lei e il figlio siansi riavuti. Ho fretta, e lo racchiudo nel Costato SS.mo di Gesù, con tutta la piissima sua Casa. Le 30 Messe dirò al superiore del Ritiro che le faccia celebrare; preghino Dio per me, che i bisogni miei sono estremi; e sono con tutto il rispetto ed ossequio

Toscanella, Ritiro di S. Maria del Cerro li 14 del 1760, di partenza.

Aggiungo che non sono in stato di mandarle i regolamenti che brama per le sue figlie ecc., si servano dei santi libri, che non mancano. Il mio peso è poco men che importabile alla gran debolezza di mie forze; ed in fretta mi riaffermo

Indeg.mo Servitore Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi - Recapito all' Ill.mo Sig. Apolonio Paolini - Consultore dell' Isola d' Elba - Siena Piombino per Rio per Pogio Isola dell' Elba.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 405, a pag. 711



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (104)

Ritiro della Presentazione, Monte Argentario, 19 febbraio 1760.

£[era nel Vol. I, al n. 406, a pag. 713]

105
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso amat.mo, (1)
Ho ricevuto in questo Ritiro, mentre sto in atto di sacra visita, la sua car.ma segnata li 25 dello scaduto gennaio; in risposta della quale non saprei dirle altro, se non che la rassegnazione alla divina volontà è un efficacissimo mezzo per tutti i mali, travagli, e sinistri eventi, i quali, quando si prendono e si mirano in quel Divin Beneplacito, si convertono in pace e consolazione. Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum.
In quanto poi ai pensieri che lei ha di mutare stato insieme alla signora sua Consorte e figli, convien prenderli più per tentazione che per ispirazione. Lei deve portar dunque la sua croce nello stato in cui si trova, senza desiderare altra mutazione. Continui i suoi esercizi di pietà da buon secolare, abbia una gran cura nella educazione della sua famiglia, accudisca colla dovuta diligenza ai suoi affari domestici, ed in tal forma farà sempre la volontà di Dio. Circa al monastero, io non vi ho mano veruna, nè per quanto posso, voglio avergliela. Se Dio vorrà perfezionar tale opera già incominciata, non gli manca modo da farlo. E qui racchiudendola nel Costato SS.mo di Gesù, con tutta la piissima sua casa, mi riprotesto di cuore

Ritiro della Presentazione li 19 febbraio 1760, di partenza dimani mattina a buon'ora.

Suo Aff.mo Servo Ob.mo (2).

(Conforme all'orlginale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti)


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi raccomandata all' Ill.mo Sig. Consulente Paolini Siena Piombino per Rio Pogio.
2. Il nome è stato ritagliato dalla lettera.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 406, a pag. 713


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (105)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 3 marzo 1760.

£[era nel Vol. I, al n. 407, a pag. 714]

106
I. C. P.

Carissimo sig. Tommaso amat.mo,(1)
Ricevo la sua car.ma, segnata li 14 dello scaduto febbraio; e siccome concerne la maggior parte a cose temporali, così in succinto le dico il povero mio sentimento.
1. Le Messe commesse per l'anima del defunto suo signor zio già sono segnate a libro, e si celebreranno al più presto che si potrà, nè mancherò anch'io di darle il dovuto suffragio ecc., così dico delle altre Messe ecc.
Io voglio sperar bene dell'anima del pio defunto, nè io fo condog!ianza con lei, perchè farei troppo torto alla sua pietà e rassegnazione al divin volere. L'eredità lasciatale dal medesimo spero che sarà ben impiegata a favor della sua famiglia per maggior servizio di Dio, e i denari lasciatile, non mi par buon consiglio che lei li dia a tenere, nè a suo cognato nè ad altri; ma ben si deve soddisfare gli obblighi di sua coscienza con pagar debiti ecc., ed impiegar il di più, secondo stimerà meglio nel Signore, nè devesi privar della sua libertà, ed entrar poi in contrasti e litigi.
2. Non mancherò di pregare il Signore per la pace di Casa Sardi, e molto mi dispiace di tale accennata discordia, poichè è la via certa per mandare a traverso tutta la detta Casa. Lei spero farà quanto potrà per porli in pace ecc.
3. Io non posso mai consigliarlo, nè al viaggio di Roma nè a quello di Loreto. Qui multum peregrinantur, raro santificantur. Lei è capo di casa, con moglie e figli: porsi in lunghi viaggi di mare e di terra, non si sa cosa possa accadere; i pericoli sono sempre pronti, e lei li deve evitare, ma starsene accudendo alla sua Casa con ogni carità, diligenza ed accuratezza. Continui la sua orazione, il suo raccoglimento, l'esercizio di virtù, secondo il suo stato, senza fissazioni, stiracchiature ecc., ma con egualità di spirito, sofferenza e mansuetudine ecc.
Si sono incamminate in Roma le cose per innalzar la nostra Congregazione a vera Religione, con i voti solenni (2).
Il Papa ha destinato cinque dei primi Cardinali: l'esito prospero è arduissimo e difficilissimo per più capi, e per le persecuzioni degli uomini e dei demoni; fiat semper voluntas Dei. Io mi sento, pare a me, ugualmente contento, tanto del prospero, come del sinistro evento. E qui racchiudendola nel Costato SS.mo di Gesù con la signora sua Consorte e figli, implorando le loro devote orazioni, giachè mi ritrovo in acque amare, profondissime, e vi sono sin più della gola, preghino per me, acciò salvi questa povera anima, che mi trovo 67 anni, col piede nella fossa; e son di cuore

Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 3 marzo 1760.

Indeg.mo Servitore Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi Siena Piombino per Rio per Pogio Isola dell' Elba.
2. Le speranze del Santo rimasero deluse, e nè allora nè mai in appresso si realizzarono. S. Paolo conosciuta la divina volontà che così disponeva per la maggiore prosperità dell'Istituto vi si rassegnò non solo, ma ne giubilò in cuor suo e ne ringraziò i1 Signore.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 407, a pag. 714


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (106)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 29 maggio 1760.

£[era nel Vol. I, al n. 408, a pag. 716]

107
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Giunsi ier l'altro la sera a questo Ritiro bene abbattuto di forze per le fatiche delle Missioni, avendo terminata in questa campagna la Diocesi di Montefiascone. Ho ritrovato dunque fra i mazzi delle lettere venutemi in Missione, anche una sua car.ma che mi ha rallegrato nel Signore, poichè le porge occasioni di esercitarsi nelle sante virtù, che è una grazia sopragrande, e ne sia grato a Dio, il quale non lo ha abbandonato altrimente, ma lo tiene come un bambino nel seno suo divino; e sebbene ora le pare spento il fuoco del primiero fervore, il quale Dio ha nascosto sotto le ceneri acciò lei si fondi nella vera umiltà e cognizione del suo nihilo, verrà però il tempo che l'aura dello Spirito Santo farà andar per aria la cenere, e il fuoco sarà più vivo ed acceso di prima, purchè lei sia fedele verso Dio. Scrivo in fretta, che il capo non mi regge; godo siano aggiustate le cose di Casa Sardi, et benedictus Deus: s'aggiusterà anche il resto. Continui il suo raccoglimento, e tenga nascosti in un cantone segreto del cuore i suoi desideri, che quando Dio vorrà, e che saranno ben maturi, se non si effettueranno tutti, s'adempiranno però quelli che saranno di maggior gloria di Dio e suo profitto.
Mi saluti nel Signore la signora Vittoria e figli, quali racchiudo con lei nel Costato SS.mo di Gesù; e mi riprotesto sempre più, chè il capo non può più applicare, e sono di vero cuore

Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 29 maggio 1760.

Nell'ordinario di ieri sera, e nel colmo delle mie occupazioni e guai ben grandi, ho ricevuto un'altra sua lettera dei 22 aprile, e mi riporto a ciò che altre volte le ho scritto della gran cautela chè conviene avere nel tratto colle donne, anche parenti, ove alle volte vi è forse maggior pericolo. Cum aliena muliere (dice lo Spirito Santo) ne sedeas omnino, neque aspicias speciem illius, ex hoc enim concupiscentia quasi ignis exardescet: e sono di cuore

Aff.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tommaso Fossi Siena Piombino per Rio per Pogio Isola dell' Elba.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 408, a pag. 716


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (107)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 13 giugno 1760.

£[era nel Vol. I, al n. 409, a pag. 717]

108
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Ieri ho ricevuto la sua car.ma, segnata li 12 dello scaduto maggio, avendo io sempre risposto per la posta a tutte le sue lettere. Ora le rendo grazie in Gesù Cristo della carità del tonno mandato a questo Ritiro, e tutti i religiosi glie ne saranno grati nelle loro orazioni alle quali unirò le mie freddissime ecc.
Sento che non abbia avuto parte veruna nel nuovo affitto della Tonnara, ed in tutto conviene abbandonarsi alla Divina Volontà, che saprà fare ridondare tutto in meglio. La strada corta per tenere il cuore in pace si è il prendere tutto, senz'altro mezzo, come venuto immediatamente dalla mano amorosa di Dio: in tal forma ogni travaglio, ogni persecuzione, ogni amarezza ecc., si converte in gran contento, gaudio e pace. S. Geltrude diceva ogni giorno una corona di giaculatorie alla Divina Volontà, e la giaculatoria era questa: Fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra, replicandola con grande affetto 10 volte per posta col Gloria Patri ecc. Le servirà di grande raccoglimento il far del suo cuore un tabernacolo, portandovi il SS.mo Sacramento spiritualmente ed avendo intenzione d'assistere a tutte le Messe che si celebrano nel mondo, come pure la limosina accennata alle anime del Purgatorio; in tal forma acquista doppio merito, anche col dar tutto a loro ecc.
Circa la continenza, va benissimo come lei dice, massime per l'età avanzata, purchè si stia nella solita santa libertà maritale, tanto in reddendo quam in petendo.
Amatissimo signor Tommaso, lei ha motivo di starsela contento in Dio, il perchè lo so io: non tenga adunque il cuore agitato da ansie ecc., ma lo tenga sempre pacifico ed in riposo amoroso in sinu Dei, non volendo altro che ciò vuole S. D. M.; vengano avversità di qualunque sorte, tanto di dentro, che di fuori, pace, silenzio, col fiat voluntas tua ecc., e proseguire a dormir su la croce al caldo del Cuore amoroso di Gesù: così si fa gran viaggio alla perfezione, senza avvedersene.
Io sto in cura per ordine del medico, per rappezzare la misera umanità, ma oggi vado in refettorio, poichè non voglio tirar avanti tanti giorni ecc.; lo prego di sue orazioni e di tutta la piissima sua famiglia, che i miei bisogni sono sempre più estremi, e vado pensando che nella mia vecchiaia vedrò tutto per terra, ed ogni cosa andata in fumo, ma anche in questo parmi essere indifferente, e gradire tutto ciò che verrà, e disporrà il Signore.
Mi saluti in Domino la signora Vittoria, che credo anch'essa che processit in diebus suis, ed i suoi devoti figli, che racchiudo tutti nel Costato SS.mo di Gesù, in cui mi riprotesto sempre più con tutto l'ossequio, e le prego copiose benedizioni

Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 13 giugno 1760.

Indeg.mo Servitore Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi Siena Piombino per Rio per Pogio Elba.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 409, a pag. 717


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (108)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 9 dicembre 1760.

£[era nel Vol. I, al n. 410, a pag. 719]

109
I. C. P.

Carissimo signor Tommaso e figlio amatissimo, (1)
Nel corrente ordinario ho ricevuto una sua car.ma, segnata li 13 dello scorso prossimo novembre. Essa è piena e soprapiena di ottimi sentimenti e desideri, i quali però si devono porre in un cantone del cuore, acciò, quando vorrà Dio, producano il loro frutto: ma intanto bisogna coltivare quelli concernenti alla perfezione del proprio stato, e le virtù che in ogni incontro si devono esercitare secondo le occasioni che accadono. In ordine alla continenza che lei m'accenna, dico che è molto lodevole e di gran vantaggio spirituale; ma dico altresì ciò che sempre ho detto e scritto, che oltre che sia di mutuo consenso, deve altresì essere in vera e continua reciproca libertà coniugale: in tal forma è più virtuosa e grata a Dio.
Le nostre cose in Roma sono riuscite bene, perchè secondo la Divina Volontà, ed io sono contentissimo dell'evento contrario in ordine alla solennità dei voti: sicchè la Congregazione seguita a starsene nella propria povertà ed abiezione.
Godo dei santi sentimenti della piissima sua signora Consorte, e prego il Signore a benedirglieli sempre più: lo stesso dico della figlia e figli dei quali ne spero molto e molto bene. In reliquis, non saprei altro che dire, se non di pregarla a mantenersi fedele a Dio, solitario nel suo interiore, umile, ritirato, staccato da tutto il creato, mansueto, modesto e pio, e sopra tutto in una silente e dolce pazienza negli eventi sinistri.
Le buone feste glie le darò dal Sacro Altare e nella Santa Novena: intanto glie le auguro felicissime, colme d'ogni benedizione spirituale e temporale; lo stesso dico per la signora Vittoria e figli, nè mancherò porli tutti assieme fra le fasce del Divin Bambino nella sacratissima notte, in cui farò la celebrazione solenne dei divìni misteri, acciò il Signore li santifichi tutti.
Io sono carico di lettere e nelle acque amare sino alla gola, anzi fino alle labbra, ed è miracolo della misericordia di Dio che non mi affoghino: preghi assai per me; e racchiudendola nel Cuore amoroso di Gesù, passo a riprotestarmi con tutto lo spirito, salutando nel Signore la signora Vittoria e figli; e sono con tutto il rispetto ed ossequio
Di V. S. Ill.ma

Ritiro di S. Angelo li 9 dicembre 1760.

Il P. Gio. Batta. lo saluta di cuore, ma non è possibile che nè esso nè io possiamo più venir all'Isola, bensì fare il viaggio dell'eternità ed in sepoltura forse ben presto.

Indeg.mo Servitore Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tommaso Fossi Siena Piombino per Rio Pogio di Marciana Elba.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 410, a pag. 719


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (109)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 7 febbraio 1761.

£[era nel Vol. I, al n. 411, a pag. 720]

110
I. C. P.

Carissimo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Mi è stata trasmessa una sua carissima ieri dal Ritiro della Presentazione, segnata li 12 dello scorso gennaio. Io le confesso con ingenuità, che non posso approvare quei suoi desideri di venir alle Missioni, di andare a Loreto, poichè lo stato suo non vuole questi viaggi.
Appunto ho terminato di leggere un buon libro mistico, molto a proposito per i direttori delle anime, in cui il dotto e pio autore inculca ai direttori l'insistere ed insegnare a ciascheduno di attendere fedelmente agli obblighi del proprio stato, che è ciò che io sempre e costantemente ho insinuato a lei.
Dunque carissimo signor Tommaso, non si pascoli in questi desideri, ma attenda bene a dirigere la sua famiglia con gran timor di Dio e perfezione, che questo piace piu a Dio che quanti peregrinaggi lei possa fare.
Attenda alle sante virtù proprie del suo stato: l'umiltà di cuore, l'amor al proprio disprezzo interno, l'esterno ben composto anche col vestir secondo lo stato suo, il che deve fare, la mansuetudine, la carità, la pazienza, la rassegnazione al divin beneplacito in ogni evento. Queste sono virtù più necessarie per lo stato suo, le quali accompagnate colla santa orazione e frequenza dei Santissimi Sacramenti, lo faranno santo.
2 : Circa la continenza accennata, sempre replico ciò che ho sempre detto e scritto, cioè che si deve stare in reciproca santa libertà ecc.
Io non le fo condoglianze secolaresche per la morte della buona sua madre, tanto più che spero che come un frutto maturo per la mensa della gloria, sia caduta nel seno della divina misericordia; non si tralascerà di darle il dovuto suffragio, e si celebreranno le Messe 60, come lei ordina, e di già l'ho detto al P. Rettore che le avrà poste nel libro per farle celebrare. Voglio credere che quando lei avrà reso quel tributo di poche lagrime, che giustamente lo richiede la natura e l'affetto di figlio, si sarà subito rassegnato al Signore, baciando la mano amorosa che ha vibrato il colpo.
Io poi sempre più me le professo obbligato della carità che mi continua, e il marinato mandato, credo lo porterà il P. Rettore quando verrà al Capitolo Provinciale.
Di me altro non le posso dire se non che devo esclamare: Salvum me fac, Deus, quoniam intraverunt aquae usque ad animam meam; e mi trovo bisognosissimo di orazioni, che imploro da lei e da tutti, mentre mi trovo in mezzo alle acque tempestose intus et foris, et non habeo consolatorem, nè lo cerco. Chiedo la divina misericordia, ed aspetto il fine della mia infelicissima vita. Mi saluti nel Signore la signora Vittoria e tutta la sua Casa, che racchiudo con lei nelle Piaghe SS.me di Gesù, in cui mi riprotesto sempre più di vero cuore.
Di V. S.

S. Angelo li 7 febbraio 1761.

Io non mi ricordo della croce che lei dice le dissi in Longone, non ostante pregherò secondo la sua pia intenzione; se me la individuerà, ne avrò piacere; e sono di cuore

Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi Siena Piombino per Rio Pogio Isola dell' Elba.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 411, a pag. 720



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