TOMMASO FOSSI 137

Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (137)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 11 luglio 1765.

£[era nel Vol. I, al n. 439, a pag. 759]

138
I. C. P.

Cariss.mo signor Tommaso amatissimo, (1)
Ho ricevuto ieri una sua car.ma dalla parte di Civitavecchia, segnata li 12 dello scorso giugno, con la notizia del barilotto sott'olio, e le Messe saranno celebrate il giorno determinato, secondo la di lei pia intenzione.
1. Molto mi edifico e consolo nel Signore di sentirlo tanto propenso alla carità verso del prossimo, segno chiaro della vera carità verso Dio Benedetto; ma carissimo signor Tommaso bisogna che la sua carità sia col dovuto ordine, prima deve pensare al governo della sua casa, acciò si mantenga nello stato in cui Dio l'ha posta. Il santo Tobia diceva al figlio: Figlio, se avrai molto, sii tu altresì più liberale con i poveri, se avrai poco, fagli parte di quel poco secondo le forze e possibilità. Così dico a lei. Le raccolte sono scarse, le disgrazie sono comuni, anche in queste parti la gelata ha rovinato le vigne in più luoghi. La raccolta del grano é scarsissima e si teme di carestia, fiat Voluntas Dei. I granai e le cantine del Sovrano Padrone non possono mai andar fallite. Sicché si regoli nelle limosine, e non faccia di più di ciò che puole, anche verso i nostri Ritiri, che é troppo ciò che fa; ed io che sono il più obbligato di tutti, sa Dio quanto gliene vivo gratissimo in Domino.
2. Io non mi ricordo punto della parola che lei dice le dissi in Longone, che fu indizio della croce di tanti e tanti anni, ma sebbene io non me ne ricordo, dico bensì, che quelle grazie straordinarie che lei riceveva in quei tempi nell'orazione ecc., Dio gliele comunicava per fortificarlo a soffrire le angustie e traversie sofferte e che soffre sinora, et quia acceptus eras Deo, necesse fuit, ut tentatio probaret te (Tob.).
3. Tutta la sua orazione, tutti i suoi esercizi devono essere in unirsi bene stretto alla Divina Volontà. Miri tutti i travagli, tutte le angustie e disgrazie con occhio di fede nella SS.ma Volontà di Dio, prendendo tutto non come venuto dagli uomini, o siano ladri, o danni di bestie, o intemperie di tempi, male raccolte ecc., prendendo, replico, immediate dalla mano amorosa di Dio, ed accarezzi con santi affetti la sua SS.ma Volontà, e se la sposi coll'anello della fede e carità ecc. Questo é il più nobile, fruttuoso e santo esercizio che possa mai far un'anima.
4. Circa il tratto di visite ecc. lei sia moderato e faccia quelle visite che richiede lo stato suo, con brevità, per non dissipare lo spirito; fatta la giusta e breve convenienza, sufficit.
5. Circa il vestire, vada pur vestito da pari suo, che ciò non dispiace al Signore, e per risparmiar le spese, tenga pur conto dell'abito più buono, per servirsene nelle occorrenze di visite ecc. , e nel paese ed in villa vada pur con i soliti vestiti più umili ecc. Vada vestito di sotto, cioé nello spirito, di Gesù Cristo, che non importa che la veste del corpo sia gallonata in occorrenza delle visite, che porta seco il suo stato; ma non se ne faccia più di tali vestiti, conservi quel che ha, che le dura sempre e n'avanza.
6. In ordine al dar la briglia alle penitenze afflittive, io non mi contento, perché Dio non lo vuole, ma vuole che conservi la sanità e la forza per assistere alla sua famiglia; sicché non passi più oltre che una sola ora di catenella al venerdì, e non molto stretta, e non più, e se sta poco bene neppur faccia questa. Si astenga dai frutti il mercoledì, venerdì e sabato; ne prenda uno o due, per non far singolarità, e lasci il resto: et hoc sufficit.
7. Faccia la sua orazione more solito; così la frequenza dei SS.mi Sacramenti e stia poco in ginocchio, ma sieda anche in orazione in una sediola non troppo alta.
8. Circa la figlia la signora Teresa, la ponga in quel monastero che Dio l'ispira, o Vetralla o Corneto, dove le piace.
Ora però parmi non sia tempo di aggiungersi spese di viaggio, di mantenimento in monastero, ma aspettare che S. D. M. dia maggior provvidenza coll'entrate. In casa sta forse meglio che in monastero, sotto gli occhi suoi e della signora Vittoria madre piissima. Le dia comodo di far la sua orazione, e per gli altri esercizi spirituali e SS.mi Sacramenti spesso, e mai all'ozio, e lavori sotto gli occhi della madre, anche quando esce a prendere aria sempre con la madre ecc.
Ho fretta. Del confratello Gio. Paolo ne ho buone nuove veramente; é molto indietro di studio, ma io ho fatto ciò che non ho fatto né si farà mai, cioé di ordinare che fatta la professione, lo facciano apprendere un poco più la lingua latina, acciò si abiliti per la filosofia ecc. Spero che tutto andrà bene A. M. D. G.
Questo P. Rettore m'impone di pregarlo a fargli fare un barilotto di alici salate di 50 o 60 libbre, con patto però, che vuole pagarlo, aliter nihil. Se vi sono, lo faccia, se non ve n'é, pazienza: ho fretta. Gesù lo benedica con tutta la piissima sua Casa, e mi saluti in Domino la signora Vittoria, e il Signore lo faccia tanto santo quanto io desidero, e sono di cuore con tutto l'ossequio
D. V. S.

Vetralla, nel Sacro Ritiro di S. Angelo li 11 luglio 1765.

Le bottiglie di Frontiniano si son ricevute e l'ho ringraziato per la posta con mia lettera subito ecc.

Indeg.mo Servitore Ob.mo Paolo della Croce.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera risulta intestata: All'Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi Siena Piombino x Rio Pogio Isola dell' Elba.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 439, a pag. 759


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (138)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 16 settembre 1765.

£[era nel Vol. I, al n. 440, a pag. 762]

139
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso amatissimo, (1)
Ho ricevuta la sua lettera piena di negozi, di matrimoni ecc. Carissimo signor Tommaso, queste non sono cose da me. Lei si consigli di queste cose costì, che avrà più giusto il consiglio, per essere pratici d'interessi ecc., ma io non posso né devo impicciarmi in tali affari.
Circa il cambio che dice, dubito che paghi i frutti, e carichi la coscienza di chi li riceve; perché dubito che sia uno di quei cambi moderni, che di cambio altro non hanno che il nome, essendo veri mutui ed imprestiti, però si consigli bene costì con i... (2)
Circa gli scudi cinque che lei desidera sapere se io li abbia ricevuti, se sono quelli che le doveva il P. Rettore della Presentazione per residuo del pagamento del vino, é l'istesso che li abbia ricevuti, giacché lo stesso P. Rettore me ne ha scritto, ed io li ho applicati al risarcimento dei tetti di quel Ritiro, se poi sono altri, io non ne so niente.
Già avrà saputa la felice e santa morte del P. Gio. Batta., seguita il 31 agosto, e fu tanto il concorso del popolo, che bisognò porre le guardie al suo cadavere. Spero nel Signore che dal Paradiso pregherà per noi. Mi saluti la signora Vittoria, e tutti di Casa, e si facciano santi grandi: e qui racchiudendoli tutti nel Sacro Cuore di Gesù, resto di cuore
Di V.S. Ill.ma

S. Angelo li 16 settembre 1765.

La ringazio di vero cuore della carità che ci continua, e prego il Signore a dargliene la retribuzione.
In quanto alle elemosine, lei si misuri colle forze e possibilità, dovendo essere la carità ordinata.

Indeg.mo Servitore Ob.g.mo Paolo della Croce. (3)

(Conforme all'originale [ a.m.] conservato nell' Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig. Tommaso Fossi Siena Piombino Rio x Poggio.
2. Qui vi è una parola illeggibile.
3. La firma è di pugno di S. Paolo, il resto è di un altra mano.
4. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 440, a pag. 762


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (139)

Ritiro di S.Angelo, Vetralla, 15 ottobre 1765.

£[era nel Vol. I, al n. 441, a pag. 763]

140
I. C. P.

Carissimo signor Tommaso amatissimo, (1)
Nel corrente ordinario ho ricevuta la sua carissima in data dei 4 corrente; e siccome detta lettera non contiene altro che affari temporali, così io che di tali cose non ne ho lume veruno, nè me ne intendo, così deve V.S. regolarsi col savio parere del suo confessore e col consiglio d'amici savi, pii e prudenti.
2: Le dico con ogni sincerità che io non posso, non devo, nè mi sento ispirato d'interpormi in pensare allo stato da prendersi dai suoi figli, perchè questa non è ispezione del mio carattere. Oltre di che mi sento così abbattuto di forze e di testa, che parmi ceda la natura, massime dopo la pericolosa malattia fatta dopo la morte della santa memoria del P. Gio. Batta. , ed ora sto in convalescenza, e sa Dio che scrivo con forza questa lettera; finchè ho potuto, ho servito tutti in quel che m'hanno richiesto, ora non ne posso più, e bisogna far conto che io sia morto. Ciò adunque le serva di regola, e pensi lei allo stato de' suoi figli, che come padre Dio le darà i suoi lumi ed aiuti.
3. Se il di lei figlio vorrà andare al Monte Argentaro a far gli esercizi, sarà sempre padrone, e parmi buon compenso il farlo aspettare un poco più, come lei dice, acciò risolva con maggior maturità sopra lo stato che vorrà prendere.
4. In quanto alla figlia da porsi in monastero risolva lei. Certo che il monastero di Vetralla è il migliore, e se V. S. risolve di porsi al pericolo del mare d'inverno, scriva alla M. Priora del Monastero di Vetralla o a Don Giuseppe Sisti Confessore del monastero, e senta la risposta, e l'incarichi di far venire la licenza di Roma, perchè io neppur so i canali (2).
Se lei verrà d'inverno con la figlia, si porrà a rischio di dover stare in terra ferma dei mesi per i tempi cattivi, e come si fa? La prudenza vorrebbe di aspettare i tempi buoni, ma faccia lei. Lo devo assicurare che i nostri benefattori si sono ristretti, perché non hanno avuta raccolta né di grano né vino né olio, e sa Dio come possono mantenersi nello stato loro; ed io non ho voluto neppure andare a Vetralla dal signor Leopoldo (3), per ivi fare un pò di convalescenza per il motivo suddetto, insegnandomi così la carità e la prudenza. Qui abbiamo avuto sino a 18 infermi e non é ancor finita.
Compatisca, carissimo signor Tommaso; finché ho potuto, l'ho servito, ma ora non posso più, né per lei, né per gli altri. Mi saluti la sua signora Consorte e figli, e le prego copiose benedizioni spirituali e temporali, e sono con tutto l'ossequio
D. V. S.

Ritiro di S. Angelo li 15 ottobre 1765.

Indeg.mo Servitore Ob.g.mo Paolo della Croce.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tommaso Fossi: Siena Piombino x Rio per Pogio Isola dell' Elba.
2. Cioé i mezzi. Il Santo usa sovente questa parola in questo senso.
3. Leopoldo Zelli. Si riporteranno a suo luogo alcune lettere scrittegli dal Santo.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 441, a pag. 763


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (140)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 4 febbraio 1766.

£[era nel Vol. I, al n. 442, a pag. 765]

141
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso amatissimo, (1)
Ricevei ier sera la sua carissima, trasmessami dal Monte Argentaro: ed in primo luogo ringrazio la Misericordia di Dio della sanità restituitale nella pericolosa infermità sofferta. Veramente il dolce Gesù giuoca con i servi suoi; ludens in orbe terrarum, ed or d'un modo or d'un altro, e con replicati travagli li va purgando come l'oro nel crogiolo, per farli vittime e statue nobilissime per la galleria del Paradiso.
Carissimo signor Tommaso, io sempre più conosco che Dio lo ama molto con tutta la sua benedetta famiglia, ed ho una fiducia in Dio, che vedrà mutar faccia alle cose, anche temporali, e la sua casa crescerà e non diminuirà.
Per ora non parmi d'averle a dir altro di essenziale, solamente lo accerto del tenue capitale di mie poverissime orazioni per lei e per tutta la Casa; e salutando nel Costato SS.mo di Gesù la signora Vittoria degnissima e piissima, col signor Michele, che spero approderà anch'esso a buon porto, con la signora Teresa, la quale nella sua lunga infermità troverà un tesoro di grazie e la luce di ciò che dovrà risolvere. Il P. Gio. Maria, col P. Gio. Batta. di S. Vincenzo Ferrerio (2), sono ritornati poco fa dalle Missioni carichi di palme e copiosi frutti, i saluti dei quali glieli porgo con tutto l'affetto; ed io racchiudendola con tutta la sua Casa nel cuore amoroso di Gesù, passo a riprotestarmi con tutto l'affetto ed ossequio
Di V. S. Ill.ma

Vetralla, Ritiro di S. Angelo li 4 febbraio 1766.

Indeg.mo servitore Ob.g.mo Paolo della Croce.

(Conforme a copia antica).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tommaso Fossi Siena Piombino x Rio Pogio Isola dell' Elba.
2. Uomo di grande santità di vita e primo successore del S. Fondatore nel governo della Congregazione.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 442, a pag. 765


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (141)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 18 marzo 1766.

£[era nel Vol. I, al n. 443, a pag. 766]

142
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso amatissimo, (1)
Nella posta di ier sera ho ricevuta la sua car.ma dei 4 febbraio scorso, trasmessami da Civitavecchia, con l'avviso delle alici, bottarghe e rosolio, che si manderà a prendere questa settimana dal garzone di questo Ritiro.
Spero che avrà ricevute le mie lettere responsive alle sue, quali ho dirette Siena, Piombino per Rio- Poggio; e siccome non me ne dice niente, non vorrei fossero andate in sinistro, e perciò faccia far diligenza a Rio ecc.
Io sono sempre più quel poverissimo gran peccatore che fui e sono, e perciò lo accerto che io tratto lei, come tratto i nostri, ai quali mi sottoscrivo come a lei, perché dentro di me conosco che é troppo poco il dichiararmi in vera sincera verità servitore di tutti ecc.
Lo assicuro che non manco, né mancherò di pregare e far pregare da tutti S. D. M. a concederle temporale ed eterna retribuzione della sempre grande carità che ci continua, specialmente delle alici mandate ora, che ci sono molto care per il bisogno ve n'é, ma non vorrei s'incomodasse tanto, poichè le limosine devonsi fare secondo portano l'entrate, e se queste sono scarse, come sono le presenti, bisogna sol fare ciò che si puole, e Dio accetta il di più e la grandezza del cuore.
Ormai, carissimo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, lei comincia ad essere avanzato in età, con infermità addosso ecc., segno chiaro che acceptus es Deo. Onde la prego di far la sua orazione seduto sopra una sediola, e così seduto assista in Chiesa alle funzioni sacre, e riposi il suo spirito in sinu Dei, con uno sguardo amoroso di fede coll'apice o parte superiore della mente, e creda che l'anima sua resterà arricchita di beni grandi, ma non fissi nè applichi la testa, nè sforzi il petto, ma tutto con grande soavità. Sopra tutto procuri con ogni studio di tenere il cuore sempre tranquillo e per bene attendere agli affari domestici.
Circa al matrimonio che mi accenna, io non posso iuxta regulas, porvi parola, ma lo raccomanderò a Dio, acciò sortisca quell'esito migliore che sarà di maggior gloria sua, e loro spirituale e temporale vantaggio, come spero seguirà ecc.
La signora Teresa, perchè è anima cara a S. D. M., perciò Dio la prova nel fuoco della lunga malattia; le faccia coraggio in mio nome, e che se ne stia sul letto della sua malattia come su la Croce del dolce Gesù, e gli faccia buona compagnia con amarlo con tutto il cuore ecc.
Circa il Monastero di Corneto io poco o nulla vi ho più mano, perchè parmi che il benefattore che lo fa abbia cambiato sentimenti, unitamente col Vescovo, il quale, pria che v'entrino le Monache vuol essere sicuro dell'entrata per la vita comune, ed io dico che ha mille ragioni, ma dove si piglia ? Per ora vi sarà l'entrata per otto o dieci, credo cominceranno a suo tempo con tal numero, ma io sarò forse sotto terra (2).
In quanto al nostro confratello Gio. Paolo, già professo, lo accerto che a di lui riguardo, non ho licenziato gli altri giovani dell'Isola, come avrei dovuto fare, per difetto di scienza, che sono molto indietro nella lingua latina, come parimenti è conf. Gio. Paolo, ma a riguardo, dissi, di questo, gli fo insegnare fino alla rinfrescata tutto ciò si potrà per detta lingua latina, affinchè, se riuscirà, possano essere ammessi alla filosofia in novembre o dicembre venturo, ma ne temo; si fa ciò si puole per aiutarli.
Mi saluti in G. C. la signora Maria Vittoria, figli e figlie, quali insieme con lei racchiudo nel Costato SS.mo di Gesù, in cui li rimiro nelle mie povere orazioni, e le prego le più copiose benedizioni spirituali e temporali; e sono con tutto l'affetto ed ossequio in fretta, che sono occupato
D. V. S. Ill.ma

Nel Sacro Ritiro di S. Angelo li 18 marzo 1766.

Aff.mo servitore ob.g.mo... (3)

(Conforme all'originale conservato nell' Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tommaso Fossi Siena Piombino x Rio Pogio Isola dell' Elba.
2. Vedi a questo proposito le lettere dirette a Domenico Costantini, il benefattore di cui è qui parola. Quando si effettuò la fondazione di questo Monastero, il Santo non era ancora sotto terra, ma infermo, e non potè quindi esservi presente nè mai vedere in seguito quel sacro luogo.
3. Ad alcune lettere manca la firma del Santo, perchè tagliata dall'originale per farne reliquie.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 443, a pag. 766


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (142)

Ritiro di S. Angelo, Vetralla, 18 giugno 1766.

£[era nel Vol. I, al n. 444, a pag. 768]

143
I. C. P.

Carissimo signor Tommaso amatissimo, (1)
Nella posta di ier l'altro ho ricevuta la sua carissima, segnata li 18 dello scorso maggio; ed in risposta ho la sorte di dirle e replicarle, che la via corta per acquistar quella vera pace che nasce dall'amor di Dio, da cui scaturiscono come da fonte perenne tutte le virtù, si è di prendere ogni travaglio e pena, o temporale o spirituale o di malattie ed infortuni di qualunque sorta siano (di pigliarle, dissi) sine medio, dalla mano amorosa di Dio, rimirando e ricevendo qualunque evento contrario, come dono e tesoro che ci regala il Padre celeste, e spesso replicar le sacrosante parole di Gesù Cristo: Ita, Pater, quoniam sic placitum fuit ante te ! ed in tal forma far festa sempre e giubilare che si adempia in noi la sua SS.ma Eterna Volontà; in compendio le ho detto la via più corta della santa perfezione.
Ora le rendo grazie in Gesù Cristo della sempre grande carità che continua a me ed alla povera Congregazione, e specialmente di tre fiaschi di vino mandati, che sono restati al Ritiro della Presentazione, perchè il latore non è venuto a Corneto, e mi scrive il P. Rettore, che li manderà alla prima occasione, et Dominus retribuat tibi de omnibus. Anche in queste parti le raccolte vanno a traverso per le nebbie, e vi sarà altresì scarsezza di vino. Dio Benedetto ci castiga da padre affinchè impariamo ad essergli obbedienti e fedeli, e così conviene accomodarsi alle disgrazie comuni con alta e pacifica rassegnazione.
Scrivo in fretta, che ho preso poco fa il decotto, e conviene che non applichi; spero che a quest'ora avrà veduto e trattato con il nostro P. Carlo, verus Israelita, in quo dolus non est (2). Se ancora si troverà costì alla ricevuta di questa mia, me lo saluti in Domino, e gli dica che a Roma vi è la Longara e Strada Giulia; ma le cose stanno in punto per conchiudersi, se Dio non permetterà che il diavolo si attraversi, come va procurando, et fiat Voluntas Dei, e gli dica altresì che stia cauto per mare, che è molto infestato da corsari turchi. Termino, che bisogna che riposi alquanto per il medicamento; e lo racchiudo nel Costato SS.mo si Gesù e nel Petto SS.mo di Maria sempre Immacolata, insieme della signora sua Consorte e figli, e sono di vero cuore sempre più
D. V. S. Ill.ma

Ritiro di S. Angelo li 18 giugno 1766.

Aff.mo Serv. Ob.g.mo Paolo della Croce.

(Conforme all'originale conservato nell' Arch. Gen. dei Passionisti)


1. La lettera è intestata: All' Ill.mo Sig.re Sig.re P.rone Col.mo il Sig.re Tommaso Fossi Siena Piombino x Rio x Pogio Isola dell' Elba.
2. P. Carlo di S. Geltrude. Purtroppo non seppe meritarsi sino alla fine il buon concetto che ne aveva il Santo; e non perseverò in Congregazione.
3. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 444, a pag. 768



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (143)

£[era nel Vol. I, al n. 445, a pag. 770]

144
I. M. I.

Passio Domini N. I. C. sit semper in cordibus nostris.

Carissimo, (1)

Oggi giorno consacrato alle glorie di S. Michele Arcangelo, nostro principalissimo Protettore e Padre ricevo la carissima sua lettera, e perchè sono occupato per le sacre funzioni e per i forastieri che s'aspettano a momenti, non ho tempo di dirle ciò vorrei. Non manco però di contribuire alla sua pietà i miei più affettuosi ringraziamenti per la carità ci continua ed in specie del cunietto di marinato ricevuto questa mattina, il vino però non si è ricevuto, nè il Padrone m'ha mandato a dir altro; io però domani per tempo lo manderò a ricevere in Porto S. Stefano; ma di questo sì che vorrei ne fosse redintegrato: e vero che la Santa Messa è d'infinito valore, ma con l'elemosina ordinaria non basta per il vino ecc.
Per questa volta non dico altro, mi pongo il tutto insieme dell'altre elemosine nel Costato SS. di Gesù acciò gliene renda temporanea ed eterna retribuzione; ma dell'altro vino, di cui l'ho pregato per quest'estate venturo non deve andar così, ma si deve compiacere avvisarmi il valsente, per rimettere il contante, convenendo così, poichè tanto si dovrebbe comprar dagli altri, non bastando l'elemosina ecc. giacchè siamo molti in numero, oltre quelli s'aspettano.
Prego il Sommo Datore d'ogni bene a provvedere di copiosissima pescagione la Tonnara, perchè so se ne servirà molto in bene.
Godo di vederlo abietto in domo Dei; e lei, con sommo compiacimento del Divin Beneplacito, deve spesso ripetere col S. Profeta: elegi abiectus esse in domo Dei mei, magis quam habitare in tabernaculis peccatorum. In questa s. abiezione vi è riposto un gran tesoro, che nasce da quell'alienazione che abbiamo dalle creature, senza mancare agl'impieghi del proprio stato. Sopra tutto godo che ella sia disprezzata, abbandonata e che non si faccia conto di lei; in questo v'è gran ricchezza, poichè toltane l'offesa di Dio, che si deve detestare, cioè quel difetto o peccato che commette chi disprezza il prossimo, che questo (come dissi) deve detestarsi ed averne dolore: il disprezzo però e la nausea che hanno di noi le creature, si deve abbracciare come gioia preziosa.
Oh ! carissimo sig. Tommaso, mi creda che Dio fa un nobile lavoro nell'anima sua: s'umilii sempre più: sia piacevole con tutti e massime con i domestici ed in specie con la Compagna. Oh ! che bisogna essere tutto impastato di miele ! L'orazione, o poca o molta, non la lasci mai; ma sopra tutto tenga conto del raccoglimento del cuore, stia solitario nella cella del suo interno in mezzo a tutti gli affari, ivi tratti da solo a solo con Dio, svegli il suo cuore con ss. affetti giaculatorii, ma fatti soavemente e con la punta (dirò così) dello spirito, che sono più penetranti. Si riposi in Dio, s'immerga tutto nell'immenso mare del suo s.amore. Non faccia caso di quelle tentazioni, purchè non vi dia causa; se vuole far atti di mortificazione quoad continentiam, purchè non vi sia pericolo, ecc. lei farà bene, ma stia attento: quando N. petit etiam per signa allora oportet reddere aliter vi sarebbe peccato. So che lei sta attento; adori in tutto i disegni di Dio: la Compagna non è in stato di continuare la continenza, credo che ben lei lo conosca. Tiri avanti nel s. matrimonio, che questa è la SS. Volontà di Dio: viva contento in Dio e procuri che la sua divozione sia una dolce rete per guadagnar lutti al Sommo Bene, onde conviene che sia una divozione soda, costante, non affettata, uguale, prudente, discreta e tutta piacevole.
Resto in fretta e l'abbraccio nel Cosato SS. di Gesù in cui mi dico con tutto lo spirito
D. V. S.

Saluti in Domino la signora sua Consorte e le dica in mio nome che ripigli i suoi esercizi secondo il suo stato e secondo le istruzioni avute. Lei non si quereli se io non lo tratto come desidera, perchè siccome conosco essere un povero cieco, così non posso aver libertà di trattar con miei penitenti come Padre Spirituale, ma come servo e schiavo di tutti: preghi per me e Dio la benedica. Amen.

Suo Indeg.mo Servo Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE M. Chierico Reg. scalzo.

(Conforme all' originale coniervato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).

1. La lettera è senza indirizzo e senza data.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 445, a pag. 770



Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (144)

Ritiro di Maria SS.ma Addolorata, Terracina, 17 marzo 1767.

£[era nel Vol. I, al n. 446, a pag. 772]

145
I. C. P.

Car.mo signor Tommaso e figlio in Cristo amatissimo, (1)
Ho ricevuta ier sera la sua car.ma segnata li 25 dello scorso febbraio: l' ho letta con divozione e con qualche sentimento di dolore.
Lei dice: E' morta mia Consorte; ed io rispondo che la sua piissima Consorte vive in Dio e vivrà in eterno, cantando le sue misericordie. La morte corporale della medesima è stata un sonno, cioè la morte de' giusti. Leggo dei Santi: Obdormivit in Domino ecc. Oh, morte preziosa ! Oh, morte più desiderabile della stessa vita ! Orsù carissimo signor Tommaso, io non voglio che pianga più, se non fosse per divozione, ricordandosi della pietà della sua piissima Compagna. Quando piacerà a Dio, anderà a farle eterna compagnia in Cielo. Questa mattina ben per tempo ho celebrata la santa Messa all'Altare Maggiore privilegiato, che è dedicato a Maria SS.ma Addolorata, ed ho celebrato a suffragio della defunta, ringraziando la SS.ma Trinità che l'abbia accolta nel seno delle sue misericordie, ed ho implorato dalla medesima soccorso anche per me. Ho applicato nel tempo stesso anche per lei e per la sua famiglia, acciò S. D. M. la consoli, la conforti e le dia lume per conoscere la SS.ma sua Volontà, per eseguirla.
Scrivo male, che sono stato un mese circa a letto, e mi trema la mano.
Or veniamo a noi, e procurerò rispondere al meglio che posso agli altri punti di sua lettera.
Io le propongo un mio pensiero, ma lei deve raccomandarsi allo Spirito Santo per conoscere se io l'accerto. Il mio pensiero sarebbe che lei si facesse prete, e tal pensiero mi è venuto anche all'Altare, mentre ponevo il suo cuore nel Cuor SS.mo di Gesù. Si raccomandi, e se ne sente l' impulso, lo faccia, che farà bene, ed avrà gran campo di farsi santo, ed anche di dar qualche occhio alla sua Casa, qual non deve abbandonare usque ad tempus, e Dio lo farà conoscere chiaro.
2. Il signor Michele suo figlio, parmi mi scrivesse lei che avesse già contratti gli sponsali de futuro; onde non mi par bene, per santi fini, che gli sposi stiano tanto tempo senza congiungersi in matrimonio in faciem ecclesiae, oltre di che la nuova sposa accudirebbe alla Casa, massime nelle circostanze presenti.
3. Siccome sento che siano stati tutti infermi e che la signora Teresa figlia, anch'essa sia infermiccia, anche con affetti isterici, così dico che non si deve ancora porla in monastero, ma lasciarla risanare bene, aliter non la durerebbe.
Lo stesso dico che non deve porsi in viaggio nè lei, nè il signor Michele, sino che non sono in perfetta salute; oltre di che lei è tenuto, massime ora, ad accudire a' suoi affari domestici: in appresso poi Dio aprirà le strade che vorrà.
Ho fretta, che sono di partenza per la Sacra Visita di altri tre Ritiri e del S. Ospizio di Roma, e perciò termino, con racchiuderlo con tutta la sua benedetta famiglia nel Costato SS.mo di Gesù, in cui mi riprotesto di vero cuore.
Aggiungo che voglio che lei sia uomo forte, ben rassegnato; e quando le viene al cuore qualche colpo di dolore per la perdita temporale fatta, reciti un Gloria Patri in ringraziamento che quella benedetta Serva di Dio e donna forte goda il Sommo Bene, e si vergogni ben bene di piangere più: e mi creda davvero, che sono

Terracina, nel Sacro Ritiro di Maria SS.ma Addolorata li 17 marzo 1767 di partenza.

Suo vero Servo Aff.mo ed Ob.g.mo PAOLO DELLA CROCE.

(Conforme all'originale conservato nell'Arch. Gen. dei Passionisti).


1. La lettera è senza indirizzo.
2. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. I, al n. 446, a pag. 772



lettere 1768-1773

146


Sig. Tommaso Fossi. Poggio D'elba. (100)

Ospizio del SS.mo Crocifisso, Roma, 27 dicembre 1771.

£[era nel Vol. V, al n. 23, a pag. 54]

162
«Viva totalmente in Dio e per Dio; non si attacchi alle consolazioni, ma al fonte di ogni consolazione, godendo di camminare in pura fede».

J. C. P.

Carissimo P. Tommaso
Ho ricevuto il pesce marinato mandatomi dalla singolare carità della di lei sig.a figlia, e qui acclusa gli trasmetto la lettera alla medesima diretta (1) .
V. R. tiri avanti a fare del bene, cioé a confessare e predicare; hoc enim placitum est coram Domino (2). Viva totalmente in Dio e per Dio, e riceva con santa umiltà e semplicità quanto Iddio si compiace comunicare all'anima sua, ma con alto distacco, procurando che il suo cuore non mai si attacchi ai lumi, consolazioni, o altri doni, ma bensí al lume de' lumi, al fonte di ogni consolazione, e al donatore di ogni vero dono, godendo di camminare in purità di vera fede e santo amore, giacché tutto quello che si può intendere, sentire, gustare, non è Dio, ma infinitamente più senza comparazione. Lucem inhabitat inaccessibilem (3) . Seguiti a pregare per me, che pare stia un tantino meglio, come altresì per la Congr.e, e per chi scrive con modo speciale, che ne ha gran bisogno, e per fine salutando tutti nel Sig.re di vero cuore l'abbraccio in G. C.
D. V. R.

Ospizio del ss.mo Crocifisso 27 X.bre 1771

Aff.mo serv.re obbl.mo GIOV. MARIA DI S. IGZ. per il P. Rev.mo (4)

(Copia conforme all'originale, conservato nell'Arch. Gen. Pass. scaff. necr.).


1. Tommaso Fossi, prima di entrare nei Passionisti e di ricevere gli ordini sacri, era stato esemplare padre di famiglia. La lettera alla figlia è andata perduta.
2. Perché questo piace al Signore » (Col. 3,20).
3. «Abita una luce inaccessibile» (1 Tm. 6,16).
4. Il « Padre Reverendissimo » qui è Paolo della Croce, per il quale Padre Giammaria di sant'Ignazio scrisse la lettera, dettatagli dal santo.
5. La lettera nell'edizione precedente, era nel Vol. V, al n. 23, a pag. 54







































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