Gemma al P. Germano 80

lettera 78

A P. Germano, L 90: 3 settembre 1901

81

3 settembre 1901
Babbo mio,

O babbo cattivo, perché non scrive? O se sapesse la mamma mia, come è quando Lei non scrive: le pensa tutte, e poi... O babbo, babbo, quante cose vorrei dirgliene! Gli ho promesso che presto scriverà. La povera

Gemma.

Babbo mio, non posso più io.
L'Angelo gli consegnerà questa riga oggi 3 Settembre.
Babbo babbo, non mi lasci. Ho promesso alla mamma mia che Sabato avrà una lettera sua, se crede.

Gemma.

Babbo, babbo, non mi lasci.







lettera 79

A P. Germano, L 91: 12 settembre 1901

82
12 settembre 1901
Babbo mio,


Stia a sentire. Lei non va più d'accordo neanche con Gesù, babbo benedetto. Più volte mi ha detto pure che non dia a Gesù del tu, che non ci abbia tanta confidenza, e Gesù invece mi disse ieri mattina: «Vedi, figlia mia, quando io mi mostro un po' disgustato con le persone, è perché esse non hanno in me tutta quella confidenza che io bramerei». Chi non tratta con confidenza Gesù, fa un torto alla sua bontà, che tante volte e in mille modi ci ha dimostrata,. anzi mi pare, babbo mio, che avendo in Gesù tanta confidenza e fiducia gli si fa come una dolce violenza per versare grazie sopra di noi: è vero? Io non lo so, lo dico a caso, ma Lei mi dica il vero, e sbaglio di certo. La mia testa è vuota. Babbo, babbo, sto continuamente penando, soffro; ma se Gesù è contento, io pure lo sono. Quanto si gode a stare abbandonati nelle sue braccia!
Babbo mio, sono 3 o 4 volte che trovo Monsignore sì buono, che non so a che pensare. Sto ora preparandolo a rimettere un po' il pensiero al nuovo convento. Il diavolo le attraversa tutte e ci fa cadere forse in abbandono.
Manca che Lei ci dia un po' di forza almeno con le lettere, perché altrimenti tutti se ne stanno quieti al loro posto. Ecco il tempo, ecco i preziosi momenti; perché non approfittarne? Scriva subito subito, e faccia che la sua lettera arrivi prima che parta il Prov. da Lucca, perché, partito Lui, povere donne sole che hanno da fare?
Smetto di scrivere, perché voglio che risponda presto. Sabato o Domenica gli scriverò tante cose.
Mi benedica e sono la povera

Gemma.

Babbo cattivo, o perché quando io gli mando l'Angelo a dirgli le cose, Lei non mi dice niente?








lettera 80

A P. Germano, L 92: 17 settembre 1901

83
17 settembre 1901
Babbo mio,

Gli scrivo in furia furia, perché è una cosa che preme. Si ricordi bene che questa lettera la scrivo in segreto di confessione, e neppure accenni che ha avuto una lettera da me. Vi è qui un'occasione che non bisogna lasciarla scappare. Certe monache Clarisse escono da un loro conventino, capace di contenere 35 monache, per andare in un altro più grande; così questo primo resterebbe vuoto, e potrebbe benissimo servire per le Passioniste. A Monsignore glielo ho accennato e mi ha risposto di pensarci. In quanto poi alla Sig.ra Cecilia, essa mi dice di non pensarci, perché tutte quelle che metto a capo io, vanno tutte a voltori.
Dunque ora, babbo mio, tocca a Lei. Scriva alla Sig.ra Cecilia, che insieme alla Sig.ra Carlotta vadano dal Vescovo e dall'Arcivescovo; gli espongano questo convento, e gli dicano anche di fare come vuole Monsignore. Esso vorrebbe prenderlo a pigione, e così col permesso loro lo combinino; le obblighi anche di radunare tutte le ragazze che hanno la vocazione, e venire così al principio di qualche cosa. Scriva subito alla Sig.ra Cecilia che nel momento vada dal Vescovo, perché il conventino non si abbia a dar via. La Sig.ra Cecilia ha 8.000 lire presso di sé; per carità, babbo mio, veniamo a qualche cosa, perché tra poco...
Ora poi, combinato il convento, adunate le ragazze e avuto il permesso dall'Arcivescovo, al resto poi penseremo dopo. Intanto per obbedienza l'obblighi a far questo e presto, perché il convento è per darsi via; Monsignore va in campagna, e la Sig.ra Cecilia Domenica va via. Dunque scriva, che la lettera sua arrivi alle 11 Sabato, e prima, se può, sarebbe pur bene. Babbo babbo, il Prov. è passato senza venire qui; e sapesse! ieri piansi tutto il giorno; me ne disse tante questa mamma, mi diceva: «Tutti, a poco per volta, conosceranno che è opera del diavolo e allora io che farò?». O babbo, babbo...

Gemma.

Badi, babbo: scriva subito e l'obblighi per obbedienza; Gesù sembra che lo voglia. Scriva subito subito, e gli dica anche che da Monsignore si faccia accennare o un Padre dei loro, oppure un Sacerdote, perché si occupi di tutto.

Gemma.

Babbo mio, scriva subito subito, e faccia tutto. Sapesse quello che Gesù sta preparando!








lettera 81

A P. Germano, L 93: 21 settembre 1901

84
21 settembre 1901
Babbo mio,

O se ci fosse un po' Lei, oggi qua con me, come sarei contenta! È il giorno destinato ai dolori di stomaco (m'intende), ho la febbre, e pure ha bisognato che vada a confessarmi. Quando ha saputo che mi sentivo male, Monsignore non ha voluto più ascoltarmi ed ha detto: «Ma io ho detto sempre che è malattia la tua; alla fine poi ci siamo giunti ecc.». Non ha voluto farmi continuare, e sì che ci avevo tante cose da dirgli.
O babbino mio, Monsignore è contento, lo trova Lei un posto dove mettermi? Perché non mi vuole così nulla bene eh? Sapesse quanto soffro! Ma non creda che con queste parole voglia lamentarmi, no tutt'altro; ma sono in pericolo, babbo mio; in pericolo dell'anima e del corpo; ma di questo ultimo poco m'importa.
Mi levi, babbo mio, decida: mi hanno sopportato assai, non se ne può più, né io né loro di famiglia. Scriva a me qualche riga. Ho tentazioni da tutte le parti, e stanno per vincermi. Vedrà, babbo mio, vedrà, se non fa presto; vedrà l'anima mia dove piomba.
Mi raccomando, babbo mio; in ginocchio vorrei chiedergli che mi levasse di qui, ma non posso farlo. Se l'Angelo crede, porterà questa lettera a Lei.
Babbo mio, sono la povera Gemma.








lettera 82

A P. Germano, L 94: 22 settembre 1901

85
22 settembre 1901
Babbo mio,

Stamani ho chiesto alla Sig.ra Cecilia se mi lasciava scrivere un biglietto in confessione e me l'ha accordato volentieri. Ma, babbo benedetto, Lei è troppo gentile; prega che si occupino del Convento, ma poi non obbliga, e se ne stanno quiete. Stamani, dopo aver pregato e ripregato, ho ottenuto di andare a vedere quel conventino delle Clarisse; se quello va a vuoto, ce n'è un altro: ci è quello delle Cappuccine, e quello si otterrebbe facilmente; solo bisognerebbe per ora aver la Chiesa interna e privata, ma a me nessuno mi dà retta. Non sa che Gesù l'ha scelto a mio ripetitore? (non so come dire): ascolteranno Lei, se non vogliono ascoltare me. Le deve obbligare a cercare una casa, o in un modo o in un altro, se no non si fa nulla: a cercarla e a fissarla col permesso dell'Arcivescovo. Poi Lei concorrerebbe a qualche cosa, è vero? Quei consultori che stanno a Roma... Gesù vuole che si dia principio presto, e poi sembra che mi assicuri che non ci abbandonerà, anzi fiorirà moltissimo. Abbia pazienza, povero babbo, riscriva di nuovo, obblighi a cercare la casa; trovata, andare dall'Arcivescovo e fissarla, aggiungendo (e questo è vero) che molti hanno promesso di aiutarci. Babbo, lo faccia questo: Gesù sembra che lo voglia.
Ieri sera fui da Monsignore. O babbo babbo, avesse sentito! Non mi volle ascoltare, perché aveva furia. E Gesù mi dice: «Di' tutto al Confessore, non nasconder nulla», e io per non essere gridata da Gesù, gli ho scritto una lettera: faccia Lui come crede. Oggi si va a Carignano. Ci ho da scrivergli tanto, babbo mio: un'offerta bella che me la fece fare Gesù ieri mattina, è più bella di quella che mi faceva far Lei. Scriva subito. Sapesse quel che sta preparando Gesù!
Sa, babbo mio, perché queste cose le dico in confessione? Perché se sanno che gliele ho dette io, non ci credono; così se le dice Lei, Lei prega e lo credono. Scriva subito.







lettera 83

A P. Germano, L 95: 5 ottobre 1901

86
5 ottobre 1901
Babbo mio,

Lo vede questa volta come sono stata sollecita; ho scritto per la prima a M. M. Giuseppa, poi a Serafina ed ora mi rimane Lei. Ma quante mai cose vorrei dirgli!
Prima vo' parlargli della nostra sorella Carlotta. Essa sì davvero che da Gesù si meriterà davvero il titolo di martire sua. Giorni sono improvvisamente gli morì una sua sorella, ed ora essa pure è inferma, ma non grave; ogni volta però la troviamo sempre rassegnatissima. E se sapesse, babbo mio, Gesù che sta preparandogli alla nostra sorella! Esso, per sempre più tirarla a sé, e per distaccare lei dalle creature, le vuole togliere una piccola affezione che gli rimane, cioè il suo marito. E se ciò fosse, chi gli darà la forza per rassegnarsi? Povera nostra sorella! Essa mi sembra che speri nelle mie deboli preghiere, ma forse non sa... Ma Gesù, che ha pietà dei miseri e dei soli, e di tutti, non l'abbandonerà.
Me fortunata, o babbo mio, ché Gesù si degna accogliere una miserabile quale sono io! sì, babbo mio, Gesù è in me, io sono tutta sua; aspetto la grazia però di essere tutta in Lui trasformata. Povero Gesù! Ogni mattina dopo la Comunione Gesù, il mio buon Gesù, si fa sempre più sentire; mi chiede se l'amo. Babbo mio, e Gesù che vede in me di buono da desiderare tanto la mia compagnia? Se mi esamino poi, mi sento venire meno, mi sento mancare. E quanto mi consola il caro Gesù! Non posso fare a meno di dire: «Gesù, ogni volta che mi sono rivolta a te, è cessato sempre in me l'interno affanno. La tua grandezza, Signore, è senza termine; la tua bontà è senza difetto». È vero babbo mio?
Legga la lettera che gli scriverà la mamma mia, e senta... Tutto quello sembra che lo voglia Gesù. Povero Gesù, o contentiamolo! O che non faremo per renderlo contento, è vero, babbo mio?
Via dunque! Mi benedica e preghi per la povera

Gemma.

Aspetto il suo Angelo: ci ho da mandargli a dire più cose. Monsignore con Lei è buonissimo; non manca mai di ricordarlo, non in bene. E se io gli chiedo qualche permesso, esso non me l'accorda, se prima non mi fa riguardare e pensare se tale permesso l'ho avuto da Lei. Babbo mio, non mi lasci sola, veh! Sarò sempre buona.






lettera 84

A P. Germano, L 96: 6-7 ottobre 1901

87
6-7 ottobre 1901
Babbo mio,

O chi se lo sarebbe mai aspettato oggi da Gesù questa scappatella? O babbo mio, Gesù oggi, mentre Lui era tutto in festa per la festa della sua Mamma SS., me mi ha lasciata proprio sola. O dove è andato il mio Gesù? perché me mi ha lasciata sola? So bene, babbo mio, che Gesù ha ogni ragione di fuggirmi; ma pure se è andato via, bisogna che torni, perché io mi sento tuttora imprigionata con più catene; le stesse fiamme mi bruciano ancora, e Gesù non c'è. O questo lavoro che è mai, babbo mio? O, dove è andato tutto quel tempo, che Gesù tanto mi consolava? Come è passato presto! Mi trovo sola, babbo mio, abbandonata; ho voglia di soffrire, nessuno può consolarmi, Gesù non ci è più. Ma gli dica pure a Gesù, babbo mio, che io sono sua, e per sempre sarò sua; ha voglia di fuggirmi, io gli, anderò sempre dietro. Io spero che tornerà, è vero? E la Mamma? Vedesse, babbo mio, quanto è bella quella Mamma! Mi è sembrato per l'addietro, di vederla più volte, ma sempre ne sono rimasta in voglia. Gran festa oggi si fa nel Cielo per Essa; gran gloria Gesù gli dà alla Madre Sua e mia. Essa, vede, babbo mio, è si bella, che non si può dire. Essa l'Eterno Suo Padre la incoronò con la corona del S. Amore.
E se vedesse, babbo mio, quanto è bella quella corona di gloria, che pose l'Eterno Padre sulla fronte della Mamma mia! Oro fulgidissimo, tutto fiamme, ne componeva la base (la dico come quando mi sembrò di vederla a me); intorno a questa corona vi erano parecchie gemme, e quelle erano tutte le sue virtù; vi erano poi tante tante perle. Era coronata con la corona della sapienza, era adornata dei più eletti splendori, e poi... non lo so dire. Aveva ancora un segno nella bella corona, e voleva dire che era dispensatrice dei tesori del Paradiso. O babbo, babbo mio!
Ieri avrà ricevuto tante lettere, ma non so se neppure ci, si rinverrà.
Babbo mio, stia a sentire; qua per mettere mano a qualche cosa, bisogna che venga o Lei o P. Ignazio. Monsignore è disposto a far tutto, ma bisogna che qualcuno se ne occupi. Esso non può. Gesù queste cose le vuole; glielo dimandi e vedrà. E lo faccia, perché Gesù sta preparando... ... non lo so, ma non lo vedo contento. Uno di voi due venga, perché...
Mi benedica forte forte. Lo dice a Serafina se viene un po' qua con noi? E Gesù, babbo mio? L a povera

Gemma.

Scriva subito e dica qualche cosa del convento. Gesù aspetta che vi moviate voi altri poltroni.







lettera 85

A P. Germano, L 97: 13 ottobre 1901

88
Ecco ciò che sta preparando Gesù.

A dì 13 Ottobre 1901.
Babbo mio,

Non può credere quante volte in questi giorni abbia presa la penna in mano per scrivergli. Mi sembra di avergli a dire tante cose, ma a dirle ci provo tanta mai ripugnanza, che non può immaginarselo. E sono più di 10 giorni, sa, babbo mio, che da Gesù mi pare avere avuto il comando di dirgli quelle cose, che gli dirò in appresso, ma neppure a Gesù obbedisco.
Anzitutto ho fatto pregare molte care anime a Gesù, affinché prima di tutto Gesù stesso mi dasse forza di scrivere, perché dalla gran ripugnanza sentivo proprio di non poterlo fare; poi che preparasse il cuore del babbo mio (se veramente fosse Gesù) a contentare il Cuore SS. del mio Gesù, e a dargli quella soddisfazione che Esso Cuore tanto desidera; poi... O babbo babbo, ora pure la mia ripugnanza è sì forte, che mi pare di non reggere. Torno ora ora da Monsignore col permesso di potere liberamente scrivere a Lei.
Può dirsi un miracolo, sa, babbo mio! perché nei giorni passati gli chiesi detto permesso per ben due volte, ed Esso un no assoluto non me lo dette, ma mi disse che era ben certo che P. Germano non aveva da perdere tempo col rispondere alle mie lettere. Viva Dio! Ne esco contenta contenta per il permesso avuto. Sento, Padre mio, che quando avrò parlato liberamente e detto tutto a Lei, starò meglio. Lei però mi compatisca e non si arrabbi nel leggere questa lettera: già ben sa quanto, la mia fantasia lavori; dunque Lei faccia ciò che meglio Gesù gli ispirerà. Io sono contenta in tutti i modi. Viva Gesù!
Prima di tutto, babbo mio, glielo ha detto il mio buon Angelo l'offerta che feci alla Mamma mia il giorno del Rosario? S'immagini, non avevo proprio nulla; tutta me stessa già mille volte gliela avevo offerta, e pensavo... pensavo... non trovavo nulla. All'improvviso mi venne in mente di consacrarle la mia fantasia. E lo feci subito. Infatti sto già meglio. Perché certe notti, e certi sogni... babbo mio, mi ha capito, è vero? sono affatto spariti; la mia debole fantasia si è calmata, ma non su tutto, sa, perché spesso mi si affacciano cose nuove...
Non so da che parte cominciare, ma Gesù mi aiuterà. Sono più giorni, che dopo la SS. Comunione Gesù si fa sentire in modo, che quasi direi di non reggere, e di morire: e mi parla di certe cose, che mi ci è voluto la bontà di Gesù a farmele capire. 10 giorni fa, appena ricevuto, mi fece questa domanda: «Dimmi, figlia, mi ami tanto?...». O babbo mio, che rispondere?... Ma il cuore gli rispose coi suoi palpiti. «E se mi ami, - soggiunse - farai quanto voglio?...». Pure qui il cuore rispose, manifestando il desiderio che ho. «È un affare importante, figlia mia: tu hai da comunicare cose grandi al tuo Direttore...». A questo punto, babbo mio, risposi con le parole: «O Gesù, - gli dissi fammi una carità: non mi mandare da Monsignore; sapete bene, Gesù buono, che Lui alla mia fantasia non ci crede». E Gesù...: «No no, ti manderò dal babbo tuo. Esso spero che darà al mio cuore quella bella soddisfazione che desidero».
Gesù mi sembra che continuasse così: «Figlia mia, - esclamò sospirando - quanta ingratitudine e malizia vi è nel mondo! I peccatori continuano a vivere nella loro pertinace ostinazione di peccati! E mio Padre non vuole più tollerarli. Le anime vili e fiacche non si fanno nessuna forza per vincere la loro carne. Le anime afflitte cadono in isgomento e disperazione. Le anime ferventi a poco a poco si intiepidano. I ministri del mio Santuario...», e qui Gesù si chetò; e dopo qualche minuto riprese: «Ad Essi, che ho affidato loro di continuare la bella opera della Redenzione...». Gesù di nuovo si tacque... «Essi pure il mio Padre non può più tollerarli. Io do continuamente ad Essi lume e forza, ed Essi invece... Essi, che Io ho sempre riguardati con predilezione; Essi, che ho sempre riguardati come la pupilla dei miei occhi...». Gesù taceva e sospirava. «Continuamente dalle creature non ricevo che ingratitudini e sconoscenze; l'indifferenza va ogni giorno crescendo, nessuno si ravvede. Ed Io dal Cielo non faccio che dispensare grazie e favori a tutte le creature, luce e vita alla Chiesa, virtù e potere a chi la dirige, sapienza a chi deve illuminare le anime, che stanno fra le tenebre, costanza e fortezza alle anime che mi devono seguire, grazie di ogni sorta a tutti i giusti ed anche ai peccatori nascosti nei loro covi tenebrosi; là dentro pure io mando la luce, anche là dentro io li intenerisco, e faccio di tutto per convertirli... Ed essi invece... E con tutto ciò che mai io guadagno? Qual corrispondenza trovo dalle mie creature che tanto ho amate? A vedere ciò che veggo, sento di nuovo lacerarmisi il Cuore...». O Gesù!... Avanti, babbo mio!... «Nessuno cura più il mio amore; il mio Cuore è dimenticato, è come se io non avessi mai avuto amore per essi, come se per essi non avessi patito nulla, come se fossi a tutti sconosciuto. Il mio Cuore è sempre contristato. Me ne rimango quasi sempre solo nelle Chiese, e se molti vi si adunano, hanno ben altri motivi, e devo soffrire di vedere la mia Chiesa ridotta in un teatro di divertimenti; molti vedo che sotto ipocrite sembianze mi tradiscono con Comunioni sagrileghe...».
Gesù avrebbe continuato, ma io fui costretta a dire: «Gesù, Gesù, non reggo più!... Potessi!...».
Gesù era fortemente commosso; si fermò e dopo riprese dolcemente: «Figlia, ho bisogno di anime, che mi rechino tanta consolazione, quanto tante anime mi recano dolore. Ho bisogno di vittime e vittime forti. Per calmare l'ira giusta e divina del mio Padre Celeste, mi occorrono anime che coi loro patimenti, tribolazioni e disagi suppliscano ai peccatori ed agli ingrati. Oh, potessi far capire a tutti quanto il mio Celeste Padre sia sdegnato col mondo!... Non vi è più nulla a trattenerlo. Esso sta preparando un gran castigo, sopra tutto il genere umano. Quante volte ho tentato di calmarlo! La vista della mia croce e dei miei patimenti più non lo. trattengono. Quante volte l'ho trattenuto, presentando ad Esso un gruppo di anime care, e vittime forti! Le loro penitenze, i loro disagi, i loro atti eroici l'hanno trattenuto. Ora pure per calmarlo gli ho presentato dette anime, ed Esso: ?No, non posso più'. Queste" anime non possono supplire, figlia mia, a tanto. Esse sono poche».
Mi venne fatto di domandare: «E chi sono queste anime?». E Gesù: «Le Figlie della mia Passione». Ne rimasi, perché io credevo che fossero le Sepolte vive, essendo quelle anche più nascoste delle altre. Gesù continuò: «Se tu sapessi, figlia mia, quante volte ho veduto calmare mio padre, presentandole ad Esso, ma ora sono poche, non possono più supplire».
Io tacevo. «Figlia, - mi disse - scrivi immantinente al babbo tuo che si rechi a Roma, parli di questo mio desiderio al S. Padre, gli dica che un gran castigo è minacciato, e mi abbisognano vittime. Il mio Padre Celeste è sdegnato fortemente. Io vi assicuro che se daranno la soddisfazione al mio Cuore, di fare qui in Lucca una nuova fondazione di Religiose Passioniste, Così accrescendo il numero di queste anime, le presenterò a mio Padre, ed Esso si calmerà. Digli che queste sono mie parole, e perciò sarà l'ultimo avviso che Io do a tutti, avendo manifestato la mia volontà. Di' al tuo babbo, che mi dia questa soddisfazione».
Si ricordi che con tutti è sigillo di confessione, solo eccettuato il P. Provinciale e l'altra persona. Mi benedica.
Ho finito, babbo mio; termino con Gesù. Mi benedica. La povera

Gemma.

Giovedì ho promesso una sua lettera. Rilegga tutto bene e pensi a tutto. Il.[S.] Padre può far tutto. È un affare importante. Scrivendo non parli e se ha da qualche cosa di questo, scriva chiuso.







lettera 86

A P. Germano, L 98: 14 ottobre 1901

89
14 ottobre 1901
Rev.do Padre,

Sono a Carignano, ed ho saputo che Lei oggi Lunedì parte per Roma. Ho ringraziato il Signore. Lo avviso però che ieri Domenica fu spedita a Lei a Corneto una lettera assicurata; se non l'avesse avuta, la mandi subito a prendere, ché quella lettera preme assai. È necessario che l'abbia; badi bene, la mandi subito a prendere. Si faccia coraggio, Padre benedetto! Stia attento alla voce di Gesù. Pensiamo, Dio mio, che l'ira giusta e divina può colpirci da un momento all'altro. Pensiamo altresì quanto sono costate a Gesù tante anime, e il dolore che proverà nel vedere le anime tutte disperse.
Mi benedica; sono la povera

Gemma.

Giovedì una sua lettera, se fa in tempo; qua preghiamo continuamente per la lettera spedita a Corneto. Domani si torna a Lucca, risponda là.
Babbo, babbo, mi aiuti: come mi troverò io mai?






lettera 87

A P. Germano, L 99: 23 ottobre1901

90
23 Ott. 1901.
Babbo mio

O perché non scrive? Non lo sa eh, babbo cattivetto, quel che succede quando Lei sta tanto senza scrivere? Faccia questa carità a questa poverella: di quando in quando scriva; gli assicuro che è una vera carità.
O babbo mio, e Gesù? Gesù è con me, è tutto mio. Esso è solo solo, sono sola a benedirlo, sono sola a corteggiarlo; se ne sta racchiuso nella misera stanzetta del mio cuore... la sua maestà sparisce.. noi siamo soli soli; il mio cuore continuamente palpita insieme a quello di Gesù. Dica, babbo mio, o non è una cosa da fare tremare di consolazione? Viva Gesù!
Mi faccia la carità, babbo mio: se crede, scriva; per Sabato sera posso sperare di dire alla mamma mia che ci è una lettera? Io sono contenta.
Mi mandi l'Angelo Suo, ché ci ho da fargli sapere una cosa importantissima.
Gesù mi sembra che spesso mi ripeta che abbia timore riguardo a quella mia lunga chiacchierata di lettera; Esso farà tutto. E mi aggiunge da qualche mattina: «Di' al babbo tuo che non parta da Roma, fino a che non ha fatto quello che io gli ho ordinato per mezzo tuo».
Babbo. mio, mi perdoni tutte queste sciocchezze, mi benedica. La povera

Gemma.

Mi mandi l'Angelo Suo subito subito.
Mi contenti, babbo benedetto: mi mandi l'Angelo Suo e scriva.
Questa lettera, babbo mio, Gesù mi ha seccato tanto, che ha bisognato che ceda e scriva, se no si faceva serio. Oggi a tutt'altro pensavo, e mi ha comandato di scrivergli.

G.







lettera 88

A P. Germano, L 100: 28 ottobre 1901

91

28 ottobre 1901
Babbo mio,

Rifletta bene alle cose ultime, che gli ho dette per mezzo dell'Angelo mio. Babbo mio, lo prego a tenere su tutto segreto di confessione; preghi molto, perché da quelle parole capirà quanto ne abbia bisogno. E a Roma che ha fatto? Perché non ci ha fatto sapere mai nulla? Veramente, babbo cattivo, non lo sa quel che succede, quando Lei non scrive? Mi benedica, e non s'inquieti, se leggerà sulla lettera che io non ho voglia di scrivere; scriverò sempre quando Lei vorrà: ci ho tante mai cose non di me, ma della misericordia di Dio, che esercita sopra quest'essere avvilito di Gemma. Mi benedica. E non creda, babbo mio, che il diavolo si sia quietato; si aggira sempre attorno a me e mi mette paura, con figure, pensieri ecc, ma tutto senza vederlo. La povera

Gemma.

Babbo mio, a questo scritto vo' aggiungerci due parole sole. Sento... o babbo mio, sento che (questo a Lei solo solo, babbo mio), sento che l'amore mi vincerà finalmente, e l'anima mia non potendo più amare abbastanza Gesù in terra, sta in pericolo di dividersi dal corpo e... Babbo mio, intende? faccia presto, mi sembra che non sia più mio volere, è di Gesù, che stia ancora nel mondo. Che bella sorte amare Gesù solo! Che felicità!







lettera 89

A P. Germano, L 101: fine di ottobre 1901

92
Fine di ottobre 1901
Babbo mio,
Viva Gesù, che mi tiene in questo stato, che di certo è il migliore per me! Perché tante volte lamentarmi, che sono un pugno di terra? che ragioni ho mai? Perché lamentarmi eh, babbo mio, io che senza l'aiuto di Gesù non sono capace di una parola né di un buon pensiero? E tante volte, sì, mi lamento, perché o mi si dice qualche parola pungente, non si apprezza quel che faccio io, e col disprezzo pagano quel poco bene che faccio per loro a Gesù. Ma Gesù forse non passò la sua vita tra gli stenti e tra le umiliazioni? Ed a me che manca? Nulla, sa, babbo mio; non mi gridi, ché io non intendo mica di lamentarmi, sa, nel dirgli quelle cose che gli dirò ora. Quella mamma spesso spesso mi lascia, e già ora mi ha avvisata, che venendo tutti a Lucca, dovrò avvezzarmi a rimanere sola. O babbo, io non lo faccio per nulla, no; ma non può immaginarsi quanto mai soffro a essere sola. Quando ci è la mamma mia, soffro e con Gesù solo nella mente; ma quando mi trovo sola, allora... E poi non tutti sono come la mamma mia, anche quelli di casa... La Sig.ra Giustina fredda che... e sì che la raccomando sempre a Gesù; i suoi dolori di stomaco me li sono presi per me, e sono dolori atroci, sa, babbo mio? Non so, non so proprio che accadrà di me, o babbo; o che sarebbe... mi levasse. Tante volte me lo dice, sa, la mamma mia! Dice così: «O che farò io mai con te: nessuno ci pensa, e qui passano i mesi e tutti sono morti». E così mi lascia a giorni nello sgomento. Quando poi va da Monsignore, essa cambia pensiero, parola e tutto; una parola di confidenza, o è pur difficile che me la rivolga. Ma viva Gesù! Io non faccio che pregare per Essi, per tutti; se dovesse accadere qualche cosa a loro, prego invece che tutto Gesù scarichi sopra di me. E Gesù, o il buon Gesù, quanto li aiuta, li benedice ogni minuto e li salva, e li trattiene da disgrazie! Se in questi giorni, babbo mio, non è arrivato in questa famiglia un rovescio di fortuna, è stato certo il misericordioso Gesù, che li aiuta per la carità che fanno a questa povera e meschina creatura.
Babbo, preghi Gesù che mi aiuti forte forte forte, perché io sono debole e posso cadere ogni momento. Quante volte mi viene fatto di allontanarmi di qui... ecc. ecc. Quando vedo tanta serietà, mi sembra di essere non so dove... al Purgatorio; ma mi rivolgo al mio cuore; il mio cuore possiede Gesù, e possedendo Gesù, sento che posso sorridere anche in mezzo a tante lagrime; sento sì, sento di essere felice, anche in mezzo a tanti sconforti. Non lo prego che scriva, perché le sue lettere fanno un po' di effetto, un po' di cambiamento, ma per un giorno solo, e poi ricado nel solito abbandono. Ma Gesù non permetterà che questa famiglia abbia per parte mia [a] venire a mancare del necessario. E badi, babbo mio, prevedo certe cose. Ma Gesù, Ges mi ascolterà, è vero? Prima di colpire loro colpisca me. Anche che la mamma mi lasci sola. Sola no, babbo , glielo dica: sarò buona, prego per essi, farò tutto; fino che avrò vita e pelle, mi tratti come vuole, sia seria quanto vuole... ma non mi lasci sola. Ecco tutto. O che crede? Se essa fa un piccolo sacrifizio per me, io farò quel che posso per tutti loro.
Scriva presto, babbo mio. Non parta da Roma; un po' di coraggio, babbo benedetto, si faccia; è sempre confuso? O Gesù non gli dice niente?. Eppure ce lo mando tutte le mattine. Non si spiega ancora? Preghi per me, perché sono così debole, che cado ogni minuto e da un momento all'altro faccio qualche sproposito.

Gemma.
Risponda se può







lettera 90

A P. Germano, L 102: 17 novembre 1901

93
17 novembre 1901
Rev.do Padre,

Gli scrivo, essendo stata incaricata, a nome di tutta la famiglia. Dunque tutti tutti lo ringraziano di vero cuore della piccola immagine che gli ha mandata, e per dire il vero non tanto dell'immagine, quanto il pensiero che ha verso tutti; e si rallegrano, pensando che gli stanno tutti a cuore, e vorrà continuare ad assisterli colla preghiera continua, come ha fatto fino a qui. Viva Dio, che glieli fa tutti ricordare, e pregare affinché i bimbi crescano tutti buoni e virtuosi, i genitori per i nella dritta via, e tutti gli altri per il loro buon esempio.
Insomma tutti lo ringraziano e anche io. La Sig.ra Cecilia lo ringrazia più di tutti, perché a lei gli mandò tante cose di più. Il Sig. Lorenzo poi, invece di ringraziarlo, perché a Lui non mandò nulla, lo saluta.
La Sig.ra Cecilia poi mi ha detto di dirgli, che gl'interessi della famiglia continuano benino, non bene; preghi assai assai. mi avvedo che ce n'è un gran bisogno. Lei benedica tutti, in particolare la povera

Gemma.

Babbini mio, non lo prenda per un lamento, veh! io vorrei andare in convento.
Stia a sentire. Dimani gli spediremo la stagnata del tabacco e i mentini. Quando ha tempo, la scrive una riga sola a Suor Maria, una riga sola?
E sa perché? Perché tutte le volte ...






lettera 91

A P. Germano, L 103: 18 novembre 1901

94
18 novembre 1901
Confessione
Babbo mio,

Scrivo lesta lesta, perché non ho tempo; ho trovato questo quarto d'ora, perché la zia è andata via, e sono sola. Ho fatto ora ora la Comunione. Che unione, babbo mio! 1 due estremi sono congiunti: Gesù tutto, Gemma nulla. Che mistero! Viva Gesù!
Ieri sera, babbo mio, arrivò P. Gaetano. Ora però sa pure che Venerdì prossimo è la festa di S. Cecilia, e me lo promette, babbo mio, di scrivere una lettera alla Sig.ra Cecilia e di fargliela avere proprio il giorno della festa? Sì, me lo fa, è vero?
E` tanto che gli prometto un regalo; io non so che fargli, glielo faccia Lei; anzi stamani seria seria mi ha detto: «Sta bene che P. Germano abbia scritto, ma del convento non dice nulla». E io gli ho risposto: «Gli ho mandato a dire per l'Angelo che se ha qualche notizia consolante da comunicargli, aspetti il giorno della festa sua».
O ha fatto nulla a Roma? Se ha da fare sapere qualche cosa, glielo scriva; la consoli sopratutto del convento: dica tutto ciò che sa. O se sapesse qualche cosa, sarebbe per Lei il più grosso regalo.
Mi raccomando, babbo mio; non dico altro che queste parole: Mi metta in convento; qua più. Non lo prenda per lamento, veh! La povera

Gemma.

Mi contenti: scriva tutto, se ha fatto nulla a Roma, ma me non mi ricordi. Babbo mio, mi levi di qui: stamani sempre sola. Monsignore è contento, sa, che mi metta in convento.
Scriva tanto, no infuriato come è solito; e faccia in modo che la lettera venga o Giovedì sera o Venerdì mattina. Questo regalo glielo faccia Lei: io non so fare nulla. Del convento... ci pensi Lei a consolarla. Ma ci pensi, babbo mio. Mi contenta, è vero?

Gemma.








lettera 92

A P. Germano, L 104: 7 dicembre 1901

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7 dicembre 1901
Babbo mio,

Sono assai contenta, perché vedo che il tempo scorre lesto ed è tutto tempo di meno da stare in questo povero mondo. poi penso ancora che verrà un giorno, nel quale non patirò (Badi, babbo mio, queste parole di non prenderle per un lamento, perché Gesù mi ha fatto capire, che è solo nei patimenti la prova sicura dell'amore). Lo so, babbo mio, non s'inquieti, lo so..: godere, non è amare... Ma se almeno potessi offrire a Dio il merito della mia rassegnazione! o se almeno imparassi a patire come patire deve un'anima cristiana! Ma no. Sempre irrequieta, sempre in cerca di un bene, di un bene grande, di un bene che mi acquieti, che mi consoli, che mi dia un po' di riposo...
Ma, babbo mio, posso ben dirlo che questo bene lo trovo sempre e con mia gran consolazione, e questo bene lo trovo quasi sempre occupato nel mio amore.
Babbo mio, ha anche capito chi è questo bene?... Voglio lasciarglielo indovinare senza nominarlo.
Questo bene mi tratta sempre con dolcezza immensa, mi fa continue visite, quasi dimenticasse chi è mai Gemma. E pochi giorni sono, proprio in un momento di divino... fui costretta a gridare: «Ma... smetti, poiché io piccina come sono, mi farai imparare ad amarti per qualche interesse...». E poi, questo aggiungo io; babbo curioso (che ora io me lo immagino: lei vorrebbe un po' sapere d chi i chi vo' parlare; ma le curiosità io non le levo). «Smettete, perché mi farete fare cose curiose e grosse». Perché, babbo mio, o che diverrei io mai, che mai farei, se questo bene mio, se il babbo mio, e se Monsignore, non mi obbligassero a stare sotto la loro obbedienza?... Babbo mio, mi fa stare ancora così?
Babbo mio, smetto, ed entro in altre cose. Già lo avrà saputo che ci è stata una burrasca tra me e la zia. Ma, babbo mio, senza spiegargli tanto gli dico che mi ha giovato prima per l'anima e poi per il corpo.
Per l'anima, poiché ho riportata una bella vittoria sopra la mia lingua lunga; ma ebbi tanto a soffrire per reprimermi, che il mio corpo se ne risenti assai assai. E fui inspirata a fare il proponimento di non più rispondere, se non quando venivo interrogata, e anche allora con giudizio; di non prorompere più in lamenti, come ero solita; e l'ho osservato questo proponimento, sa, ma con che fatica! E s'immagini, ieri Venerdì, ebbi qualche po' da soffrire, ma fu tutto amore, e sempre me ne rimasi sola, ma dagli sforzi mi venne anche assai sangue. Eppure Gesù mi aiutò così forte, che non mi lamentai; così fino ad ora la vittoria l'ho riportata. Fino che Gesù mi tratta con amore. posso rimanermene anche sola senza chiamare, ma quando Gesù si affaccia col dolore, se in questi momenti mi trovassi sola e facessi un lamento, non s'inquieterebbe Gesù. Basta, Gesù mi aiuterà, e dal proposito fatto di non parlare più della mia volontà, mi concederà che questa zia benedetta, che oramai conosce tutta me stessa ed i miei desideri, farà si che mi usi ancora per un po' la carità di stare con me, quando in particolare Gesù mi tratterà con dolore.
In quanto al corpo poi, è venuto del bene anche a quello, perché babbo mio, mangiavo pochissimo, e fatto il proponimento di non più risentirmi, dovevo bene in tutto eseguirlo. Infatti pure quello va bene; solo da Monsignore ebbi il permesso che tutta la roba che mi metteva nel piatto, mangiassi, ma quella che non volevo, gli dicessi che non avevo volontà di mangiarla; se poi lei insisteva, mangiassi pure tutto, senza paura. Evviva i voleri di Dio, e i miei deboli proponimenti!
Non ho più voglia, babbo mio, di rimanermene così; già il mio cuore glielo apersi tutto tutto, giorni sono, per mezzo del mio buon Angelo; capì tutto? Babbino mio, ma crede che tutte le parole contrarie che dico, sieno tutte lamenti? No, sa: del patire non mi lamento; nessuno tanto può vivere senza patire, l'ho imparato... ma se?... Viva Gesù!
Per mezzo dell'Angelo parlo più chiara. Se Lei me lo permette, vorrei dirgli altre cose.
Scriva, babbo mio, scriva una sola parola a me che... e sarò felice. A M. Maria Giuseppa scrivo Lunedì. La povera

Gemma.







Gemma al P. Germano 80