Gemma al P. Germano 122

lettera 118

A P. Germano, L 135: circa il 12 settembre 1902

123
Circa il 12 settembre 1902
Mio buon babbo,

Viva Gesù! Non gridi, se scrivo un po' di rado, mio buon babbo; non è per mancanza di fiducia, né per svogliatezza né per fatica a dire le cose; solo perché mi sono sentita un po' male, anzi peggio del solito; ma viva Gesù!...
Senta, babbo mio: prima di porsi a leggere questa lettera, preghi, preghi tanto e con fervore. Ha bisogno, prima di leggerla, di essere illuminato: ho da descrivergli una cosa curiosa. Mi è accaduta di nuovo una di quelle cose passate, cioè di vedere... Creda, babbo mio, che certe cose le detesto, non le vorrei, rinunzio volentieri a tutte le consolazioni di Gesù, non le voglio. Gesù è stato l'Uomo dei dolori, e io voglio essere la figlia dei dolori...
È tanto tempo che Gesù mi comanda di scrivere a Lei, ma io indugiavo; stamani ha detto che se non mi ponevo a scrivere, avrebbe chiuso per sempre le mani alle sue misericordie, e in tante maniere mi ha eccitato a scrivere. Viva Gesù!
Il buon Gesù, babbo, continua, anzi, a dir la verità, aumenta le sue consolazioni. Non so se è ancor consapevole dell'accaduto di Martedì.
Mi riposavo sul mio letto, ancora non dormivo; mi sembrò di vedere una bella signora appressarsi, e fare atto di baciarmi; gridai e chiamai la zia. Non so se venne, perché fui subito tratta fuori di me stessa ed io non fui più nel mondo...
Feci subito mille proteste, e la mia Mamma celeste mi guardava, sorrideva e mi diceva: «Cara Figlia, quanto incenso gradito che tu mi dai!...». Babbo mio, mi perdoni.... se forse cedetti troppo presto; ma lasciai fare alla mia Mamma. Mi prese in braccio... babbo mio, ebbi a morire; sì, a morire per la troppa dolcezza... Quante carezze!... mi vuole tanto bene!... e in mille modi si lamentava, dicendomi che era venuta a prendere il mio mazzetto, intende?... Mi trovò tanto povera, tanto povera, mi animò alle virtù, in particolare all'umiltà e obbedienza. Proferì. alcune parole poi, che non ho capite: «Figlia, raffinati, perfezionati nello spirito, e presto...». Qui quel che accadde non so... Quel «presto» diede un moto si violento a questo cuore, che la mia Mamma mi ci posò la sua bella mano; non potevo parlare, ma internamente gli chiedevo risposta; aprii gli occhi, con quelli l'interrogai. «Di' al tuo babbo che, se non pensa a te, io presto ti condurrò in paradiso». Mi baciò dicendomi: «Se no, presto, più presto ancora che Esso non crede, saremo insieme». Mi lasciò, che l'anima mia nuotava nella gioia. O babbo., dopo siffatte cose, come apparisce il mondo! non so se abbia provato. La pregai tanto che mi concedesse un po' di salute, un altro po' di vita; me la promise, ripetendomi quelle parole: «Di' al tuo babbo che te la dono, ma se non pensa a te, io te la ritolgo e ti porto con me».
Preghi, babbo mio; ha inteso? Io sono contenta; vivo soffrendo di continuo, ma in pace, in quiete; non glielo chiedo più di andare in convento, se un convento migliore mi attende! Chiesi un segno alla mia buona Mamma, che mi facesse conoscere se era veramente la Madre di Dio. Ed Essa: «Ti ridono la salute, faglielo sapere». Infatti (mi perdoni) riebbi il segno di salute lo stesso giorno che da 4 mesi era scomparso.
Babbo, ci pensi bene a quello che legge. Gesù, spero, gli farà tutto capire. A Monsignore pure ho detto questa cosa; poco o nulla mi rispose, mi disse che facessi sapere il tutto a Lei, mi raccomandò di vivere tranquilla, senza aggiungere altro.
Gesù, babbo mio, continua: o se potesse vedere, gustare e provare i tanti doni che mi fa Gesù! Solo gli dico, babbo mio, che non passa minuto che non senta la sua cara presenza; si palesa sempre amorevole. Stamani nella Comunione mi si è fatto sentire quasi con un caro scherzetto: mi sembrava di averlo proprio a canto, e mi diceva: «Vedi, Gemma: io nel mio cuore ci ho una figlietta che amo tanto, e che ne sono assai riamato. Questa figlia mi chiede sempre amore e purità, e io, che sono il vero amore e la vera purità, tanta gliene ho concessa, quanto creatura umana possa capirne. A questa figlia ho sempre io stesso custodita la nettezza del suo cuore, come quello che è cuore di sposa eletta da celeste e divino sposo; l'ho sempre preservata e custodita in quella purità, come celeste giglio, nel mio puro amore ecc.».
O babbo mio, quanto è mai buono Gesù! Sempre cadrei, se non mi reggesse; sempre morirei, se non mi vivificasse. Babbo, finalmente poi sì che ho potuto penetrare la gravezza di quei peccati, che al mondo sembrano leggeri; ma se vedesse, babbo mio, agli occhi di Dio! E però prego il Signore a smettere o porre termine a tante grazie.
Aiuto, aiuto, babbo mio! Mi benedica e mi tenga stretta per mano: la povera

Gemma.

Stia contento: sto meglio, Gesù mi ha dato la vita un altro po' alle condizioni della Sua Madre Celeste.









lettera 119

A P. Germano, L 136: 20 Ottobre 1902

124
20 Ottobre 1902
Caro babbo,

Faccio scrivere da Eufemia, perché io non posso. Sono sempre ammalata, tanto ammalata; la febbre mi continua sempre, lo spurgo è continuo e sempre sangue fino ad ora. Il polmone destro non funziona più, mi rimane quell'altro. Viva Gesù!... Soffro assai, babbo mio, assai; anzi in certi momenti soffro tanto. Mi raccomandi al Signore. Per ora non si allarmi: son certa che non accadrà nulla; però subito che ne ha l'avviso, corra. Quando però deve allontanarsi o da Roma o da Corneto, mi avvisi. Avrei piacere di sapere se Venerdì mattina circa le 9 mandasse Lei il suo Angelo Custode. Venne un po' inquietato e mi diceva che l'aveva mandato Lei a dirmi che non era più tempo di giocare da bambina, ma camminare a passi da gigante per la via della perfezione e dello spirito. Lei lo sa, babbo mio, che io la buona volontà l'avrei, ma poi manca ogni momento. Il suo buon Angelo mi disse poi parecchie altre cose; mi chiamò più volte per nome e mi diceva: «O muta vita o muta nome». Preghi tanto per Tonino, che oggi sta peggio. Ci ho altre cose da dirgli, ma appena potrò scrivere, scriverò da me. Mi benedica e sono la povera

Gemma.









lettera 120

A P. Germano, L 137: circa il 27 ottobre 1902

125
Circa il 27 ottobre 1902

Rev.do Padre, Confessione

Ho paura paura di me stessa, della mia miseria, de' miei peccati.
Il demonio mi fa guerra accanita e chi sa che non mi abbia tutta nelle sue mani. Gesù mio misericordia! Eccomi pronta a tutto, solo voglio salvare l'anima mia.
Sarà fantasia, ma ho già avuti due impulsi forti di morte vicina; vorrei vederlo: ho da fare tante cose prima di morire, cioè da dire.

Gemma.

Stia preparato, babbo mio; se Monsignore è da Dio illuminato, presto lo potrò vedere, e baciare la sua mano, il suo abito. E me di che veste mi copre? Ci ha da pensar Lei.
Il demonio mi fa guerra, me ne fa di ogni specie. Fortuna che ho persone d'intorno, che conoscono di che si tratta; altrimenti, caro babbo... Presto lo aspetto.
Pregherò Monsignore che lo faccia venire. Viva Gesù!
Tutto sta che Monsignore mi creda, cioè che Gesù gli dia lume; ma si tratta di un'anima. E un'anima quanto costa a Gesù! Lei ha tutto il buon desiderio di salvarmi, è vero? E io farò la mia confessione a Lei, a Monsignore; farò il sacrifizio a Dio della mia vita, e poi me ne morrò.
Caro babbo, ma il demonio, quanti sensi, quanti sentimenti, quante parti del corpo ho, tutte sono in peccato, e tutte corrotte, una cosa sola... il cuore, sede di Gesù. Stamani l'ho ricevuto, e quante grazie, quanta bontà, quanto amore! Se così è quaggiù, che sarà poi nel Ciel, caro Gesù?







lettera 121

A P. Germano, L 138: circa il 27 ottobre 1902

126
Circa il 27 ottobre 1902
Mio buon babbo, Confessione

Babbo, ci siamo. Gesù mi chiama a sé, io credo, e presto. E vorrei avere Lei, Monsignore, la mia buona mamma vicini a me. Di certo, babbo mio, non so nulla, ma ho avuto due impulsi forti di ravvedermi, di convertirmi e di prepararmi a morire. Che bella grazia! Io l'attribuisco a Giulia, che è andata in Paradiso, sono ora 8 giorni. Subito, caro babbo, che verrà il telegramma, parta. Forse chi sa, vi sarà tempo qualche mese, nondimeno stiamo tranquilli: Gesù me ne avviserà per tempo. Segni chiari di morte vicina, dico francamente, l'ho avuti, e lo ringrazio di cuore, ma non so né il tempo né l'ora. Preghi e attenda l'avviso di Gesù. Venga fornito di Benedizione Pontificia. Gemma






lettera 122

A P. Germano, L 139: novembre 1902

127
Novembre 1902
Caro babbo,

... Viva Gesù! Stamani ho fatto la SS. Comunione; ma, mio Dio, in quale stato! Caro babbo, dica a Gesù che se fosse sua volontà di liberarmi da quel brutto male... Creda, il male dei polmoni poco o nulla lo curo, e so nondimeno che a regola di natura è un male inguaribile; pure ringrazio Gesù del caro regalo; ma il resto!... Lo vede, babbo mio, come sono sempre indietro, come ancora mi ripugna il patire! Che fortezza di spirito! Quasi ardirei di scegliere a Gesù qual sorta di soffrire mi aggrada e quale no...
Mi benedica forte, preghi continuamente per me, per l'anima mia; tra qualche mese spero che ci vedremo. Addio, babbo mio; sono la povera

Gemma.










lettera 123

A P. Germano, L 140: 20 novembre 1902

128
20 novembre 1902

Caro babbo,

Viva Gesù! Babbo mio, sono contenta: Gesù, son certa, m'invia un po' di tribolazione per mio profitto e per mia utilità; io però bisognerebbe che la ricevessi con piena volontà, anzi, non è vero, babbo mio? dovrei aspettarla con desiderio, e stimare più le pene e disgusti, che le consolazioni spirituali. Invece cosa faccio?... Già lo sa... Stia contento: io mi sono data tutta nelle mani di Dio, mi sono resa totalmente alla sua volontà. Cerco Gesù, ma perché mi aiuti a fare il suo volere. Così pure ho imparato ancora un'altra cosa: nell'interno non vado più pensando... cercando... Ho raccomandato a Gesù tutte le cose, e io vivo in silenzio e nella pace del cuore.
Babbo mio, mi perdoni se scrivo senza senso; veramente, gli dico chiaro, non so quello che dica; un po' soffro nello scrivere ma che importa?
Babbo mio, la natura la cerca sempre la sua consolazione, e internamente o esternamente sente sempre in che occuparsi che gli dia un po' di sollievo. Mi permette che faccia per quanto posso per far forza a me stessa?... Su questo Gesù m'ispira di stare sotto la sua obbedienza...
Senta: Gesù mi ha lasciata sola nel mondo, io non devo curarmi di nessuno; dovrei sempre conversare con Lui, non dovrei entrare mai in nessune cose, e invece... tutt'altro che con Gesù li passo i giorni. Ecco le mie occupazioni. Strani pensieri, tentazioni... e mai penso a cacciarli dal cuore e dalla memoria... O babbo!
Dovrei pensare ai miei peccati, a tutto quello che mi manca per essere degna figlia di Gesù, e invece... Dovrei combattere valorosamente, facendo forza a me stessa, e invece...
Se Gesù è tutto mio, chi mai potrà essere il mio vincitore? I peccati, è vero, m'intimoriscono, ma la misericordia mi dice e mi assicura che se sarò penitente, abbandonata in Gesù, possederò tutto Lui. Non mi rimane che umiliarmi sotto la potente mano di Dio... e pregare... senza cercare il mio gusto... Se almeno avessi la buona volontà, ma anche quella ogni giorno mi viene a mancare.
Addio, babbo mio; mi benedica, mi risponda, se vuole Gesù... Sono la povera Gemma.









lettera 124

A P. Germano, L 141: 15 dicembre 1902

129 15 dicembre 1902

... che non cessano, il demonio non dorme. Chi sa che tentazioni ancora avrò da passare! Chi sa che avverrà quando morirò e dovrò essere giudicata! E che mi gioverà tanta misericordia usatami da Gesù e tante sue grazie? Io nell'inferno, babbo mio, a odiare e maledire per sempre Gesù? No, è vero? E Gesù lo soffrirà di vedere una sua povera figliuola perduta, che ha tanto desiderio di amarlo e di non offenderlo? Dio mio! dimmelo: mi salverò o mi dannerò? Se mi salverò, o quante volte vorrò baciare le mani del mio Gesù per tante grazie che mi ha fatte, quanto [castigo] per colpe io meritava! Mio Dio, nella vita ti sono stata ingrata, ma se vengo in Paradiso, non ti sarò più.
La vedo, sa, babbo mio, l'ingratitudine che ho verso Gesù, e mi confondo; vorrei chiedere grazie, ma con che cuore? ché so che l'ingrato non è più degno di benefici. Ma riflettendo vedo che la misericordia di Dio è più grande della mia ingratitudine, e gli chiedo, gli chiedo... e non cesso mai di chiedergli il perdono dei peccati, tanto amore verso di Lui, la S. perseveranza e in ultimo... il Paradiso.
O quando mai sarà quel giorno, che mi troverò salva ai piedi di Gesù, e lo potrò vedere, e potrò vedere ancora la Mamma celeste, la madre degli orfani?
O babbo mio, preghi per me, che si compia sopra di me la volontà di Dio. Voglio eseguirla, se mi riesce, senza lamenti. Legga la lettera qui dentro e, se creda, la può portare a M. M. G. [= Madre Maria Giuseppa]. Subito che Gesù vuole...
Caro babbo, sono inquietata forte forte e con Lei. Che cosa è mai la smania che ha di far fare ritratti? Si ricordi bene: lo tengano pure nascosto, ma se lo trovo quello che ha mandato qua, ci penso io.
O babbo mio, i miei polmoni vanno sempre più a rifinire. Babbo mio, non mi faccia morire così per il mondo; mi contenti: mi faccia morire in convento.
Questo








lettera 125

A P. Germano, L 142: 24 dicembre 1902

130
24 dicembre 1902
Molto Rev.do Padre,

Mi perdoni... ne ho fatta una delle mie; non ne posso più. Padre mio, il rimorso, l'offesa di Dio mi tengono in continua agitazione... Il ritratto che Lei fece spedire da Roma, è in mie mani (nascosto in casa). Dopo che fu arrivato, lo nascosero; feci tanto per cercarlo, ma non lo trovai; allora con mille domande fatte alla buona zia, seppi che si trovava in camera di Eufemia. Non mi parve vero. Quando fui certa che nessuno mi vedeva, corsi nella camera, lo presi e lo nascosi in salotto dietro una sponda di sofà. Per quella sera e per il giorno appresso nessuno si accorse che mancava; ma quando ne fecero ricerca, non lo trovarono. Fui interrogata (Padre mio, Gesù mi ha aiutata a non dire bugie) così: «Gemma, - mi dicevano - tu non lo avrai preso, è vero?». «Dove vi confondete! - rispondevo - lasciatelo stare, cosa ne volevate fare? Gesù fa bene le cose; se dal ritratto potevate trarre qualche buon esempio, certo ve lo avrebbe lasciato; ma da una figura brutta, scandalosa, che voi tutti sapete chi sia stata, è bene che spento il corpo, sia spenta ogni cosa». Così accadeva, quando m'interrogava la zia, che fu non più di due volte.
Ecco il peggio, P. [= Padre] mio: nascosto il ritratto mi venne un gran rimorso. Monsignore era lontano, feci chiamare il Sig. Correttore della Rosa; mi confessai, mi accusai di aver nascosto una cosa, ed Esso per obbedienza mi comandò che rimettessi la detta roba al posto... ma era sera, ero a letto, non lo feci, non obbedii. Il giorno dopo lo stesso; senza pensare a nulla sono arrivata a oggi, 24 Decembre.
Crede forse, caro babbo. che non l'abbia sentita la sua obbedienza, quando Lunedì mi comandò di rimettere il ritratto al proprio posto?
Mi sono di nuovo confessata dal Sig. Correttore, e a forza ho palesato tutto tutto; è stato Lui che mi ha imposto di scrivergli subito per sapere che fare. Lei mi comandi. Babbino mio, mi perdoni: io metterà il ritratto al posto; Lei più non me ne parli, e scriva al Sig. Correttore, perché è per le cattive: ha detto di non volermi più confessare.
Babbo mio, la colpa è tutta mia, non è di nessuno. È notte e tardi, sono sola, mi sono messa a scrivere; mi perdoni, mi aiuti, non lo farò più. Mi benedica: sono la povera

Gemma.

Scriva subito.
Che ho mai fatto! Finirò poi coll'essere da tutti abbandonata, come davvero merito.
Babbo, non la palesi questa cosa; scriva al Correttore... Babbo mio, non ce l'ho la volontà di dispiacere a Dio, a Lei e agli altri; ci crede non ce l'ho?
Ma non mi ci raccapezzo; in me vi è del mistero, è tutto opera di un diavolo, che mi ha trascinato all'inferno, e ci sono, sa, poco ci manca: le forze mi diminuiscono e sarò preda del diavolo. La disperazione vorrebbe prendermi; ma, o Mamma... Mater orphanorum.
Scriva subito; faccio come Lei vuole.








lettera 126

A P. Germano, L 143: circa il 7 gennaio 1903

131
Circa il 7 gennaio 1903
Mio buon babbo,

Erano tanti giorni che volevo scrivergli; ma non lo facevo, perché scrivendogli, certo gli avrei fatto tornare alla mente tutti i mancamenti e cattiverie commesse (verso di Lei, in particolare...).
Quell'ultimo dispiacere che recai a Gesù e poi a Lei, Gesù me lo ha perdonato, e Lei ancora no: perché? Non sente che gli faccio mille promesse?...
Mi perdoni, caro babbo, e scriva a tutti; scriva anche a me, e scriva presto.
Quella famosa figura, che stette sparita per più giorni, è tornata al suo posto. Addio, babbo mio; mi perdoni, ché sarà l'ultima che ho commesso. Sono la povera

Gemma.

(Quando scrive, non ne parli, perché credetti di affidarlo in confessione).







lettera 127

A P. Germano, L 144: 15 gennaio 1903

132

15 Gennaio.
15 gennaio 1903

Mio buon babbo,

Me lo era immaginato che non volesse più scrivermi; ma io sarò buona, leggerò spesso le sue lettere, farò di tutto per ricavarne tanto profitto, sarò obbediente, farò allegramente la volontà di Dio, e allora sarà buono anche Lei con me, è vero? mi scriverà spesso (anzi ogni volta che Gesù vorrà), mi aiuterà...
O babbo mio, io non so se si sia mai trovato in un laberinto, cioè in un luogo dove c'è molto chiasso: tutti parlano, tutti ridono, chi scherza, chi piange, ecc. ecc. Entrando in quel luogo, certo nessuno potrebbe raccapezzare cosa si fa là dentro, perché vi è una gran confusione. Ecco l'interno mio, caro babbo. Vi è Gesù che mi suggerisce buoni pensieri; vi è il demonio che fa tutto il contrario col rappresentarmi e col farmi sentire fino all'orecchio discorsi dei più sporchi (che morirei prima che ripeterli con le mie labbra, immonde come sono). Giorni sono mi venne fatto di alzare il copripiedi del letto: vidi un crocifisso, guardarlo e venirmi in mente un'orrenda bestemmia fu tutta una cosa...
Gesù per bocca del confessore mi suggerisce che vuol farmi santa e presto santa. Ogni ora, ogni istante mi mette alla prova, ma eccomi da capo colle impazienze, con le risposte offensive, con disprezzi, con motti di rabbia, con noie e con mille sorta di peccati, di più con la mormorazione e con lo scandalo. Prendo ad imitare Gesù, ma imito il demonio dandogli retta.
Mi capisce, babbo mio, quel che dico? Si rinviene dove non mi rinvengo nulla io?
Se mi fosse dato, prima di morire, di andare in un luogo di solitudine, quante lagrime avrei da versare, quante penitenze dovrei fare...! Ma Gesù che vorrà? Attendiamo tutti i due, Lei e io!
Questa volta, babbo mio, la sua lettera non so perché mi fece una nuova impressione. La lessi e poi, come son solita, la riposi sotto il guanciale; appena potei rimanermene sola in camera. la presi, la rilessi, e piangevo senza sapere perché... O babbo, grazie infinite di tante cure che ha e che vorrà avere per la povera anima mia; spero che a quest'ora mi avrà conosciuta per bene e vorrà farmi buona. Preghi per me, che [Dio] lo illumini sopra di me, e poi mi converta. Ci riuscirà, babbo mio, a convertirmi? Sono tanto mai dura a piangere, e quando l'ultima lettera mi fece fare questa riflessione, piansi e piango sempre al pensarci. Viva Gesù!
Un patto, caro babbo. Io penserò a Serafina e Lei deve pensarmi a un'anima peccatrice, che è in peccato mortale, e non trova la strada per convertirsi. Son quasi certa che mi si convertirà, ma prego che convertito che sia, la Madonna se lo prenda subito; se no, ricade al certo nel solito abisso. Faccio bene a fare questa preghiera? Vorrei che domattina subito, babbo mio, offerisse il sacrificio della Messa per il mio peccatore. Mi aiuti a salvarlo, e io lo aiuterò a conoscere Serafina, se così vuole Dio. Farebbe presto Lei, ad adoperare subito quella parola abbandonare... Gesù non lo dice mai, e Lei la ripete spesso e volentieri; aspetti, aspetti...
Non mi gridi, babbo mio, perché per Lei prego assai assai ogni giorno, ogni momento, e dopo Gesù, ogni mio pensiero è diretto a Lei. Se poi riuscirà a salvarmi l'anima, vedrà quello che gli farò, babbo mio... vedrà... cosa farò per Lei quando sarò in Paradiso: lo trascinerò con me ad ogni costo!
O babbo mio, e Gesù? Gesù è mio, ed io sono sua; così lo spero. Esso si nasconde, babbo mio: sarà per mia colpa? Mio Dio, povera me!... Se non fosse, mio buon padre, la fede... O sì! vivo bene di fede, l'anima mia riceve aiuti speciali per mezzo della fede.
Mi sfogo in aspirazioni, giaculatorie infuocate più che posso: ecco come passo i miei giorni, babbo. Viva Gesù, e sia sempre benedetto! E all'angelo Suo, se viene, dirò, farò tutto; e se non viene, a chi dirigerò le mie parole (cioè le sue), quelle che Lei mi dettava?
Addio, babbo mio; grazie infinite del suo buon cuore, nel perdonarmi tante mancanze. Non ne farò più coll'aiuto di Dio.
Presto riscrivo, mi benedica forte: la povera

Gemma.

Quando va lontano da Corneto, mi avvisi, perché...
Il Sig. Lorenzo è libero, ma per poco... per ora è in testa ed è rimasto poco offeso, ma in seguito...








lettera 128

A P. Germano, L 145: 26 gennaio 1903

133
26 gennaio 1903
Caro babbo,

Ho cominciato una lunga lettera per dirgli tante tante cose, ma mi sento male, babbo mio, e non posso. Tosso quasi di continuo, ho di continuo la pena al polmone, continuo è lo spurgo: insomma mi sento male assai, e non posso scrivere se non che poche righe al giorno. Dunque è contento che scriva tanto tanto tanto, come Lei vuole, e poi glielo mandi quando l'ho finito? Ma non s'inquieti, se andrà in là qualche settimana. Le cose precise non gliele posso dire, se non scrivo a lungo.
Creda, caro babbo, è una gran scena la mia vita e i miei giorni. E qual è il mezzo, babbo mio, per conservare la pace del cuore in mezzo alle avversità? Faccia la carità di rispondermi. Il nemico è all'erta, sta lavorando, fatica.. ed io? Addio, babbo. Gli ho accennato così, tanto per dirgli che sono ancora in vita.
Sono due giorni che non faccio la SS. Comunione. Si teme che debba farmi male. Non lo so.
Mi benedica forte forte; sono la povera Gemma






lettera 129

A P. Germano, L 147: 7 febbraio 1903

134
7 febbraio 1903

Mio buon babbo,


Viva sempre Gesù! Ecco le mie parole ad ogni istante del giorno, e mi hanno dato tanta forza e coraggio, che dovrei sempre, senza mai cessare, ringraziare il mio Dio. Il sacrificio l'ho fatto tanto volentieri, senza essermene nemmeno avveduta. L'ho capito, caro babbo, che non è tempo di essere più bambina. Forza e coraggio! ma mi aiuti anche Lei col farmi spesso qualche piccola predichina, che mi fa molto bene.
E sempre, babbo benedetto, mi predica gratitudine, corrispondenza; o se non so fare? So solo fare con la preghiera, e di questo lo sa Dio solo, e Lui solo deve saperlo quello che farei e saprei fare, ma posso ben poco... Calma sono, babbo mio; mi turbano un po' quelle brutte tentazioni, immagini sudicie, pensieri, scosse da far tremare il letto, colpi, ecc. ecc.; ma però dopo tutto ciò mi sento tranquilla, quando so di non avere offeso Gesù. E non cessano, babbo mio, non cessano ancora; la notte mi trovo sola con Gesù, a combattere e a toccarne (dico con Gesù, ma non lo vedo e non lo sento, ma so che mi assiste). Sono due giorni che non faccio la SS. Comunione, perché la zia teme del freddo.
Caro babbo, purtroppo è vero che ho molte cose da dirgli, ma ci crede che mi fa molto male al polmone a scrivere? Da Eufemia, che gli voglio tanto bene, non ho piacere di farglielo sapere e molto meno agli altri; dunque sa quando saprà tutto? Quando verrà a Lucca tra qualche mese; e poi, se lo vuole sapere prima, vada davanti a Gesù solo, glielo domandi ed Esso si spiegherà bene.
Si contenta, è vero, se scrivo pochino? O non gli basta una lettera ogni 15 giorni? Io di Lei mi contenterei davvero anche troppo, se ne avessi una ogni 15 giorni.
Babbo cattivo, a Serafina non gli vuole più bene? Io so tutto, sa, tutto tutto; e perché invece di sgomentarsi, e adoperare quella brutta parola abbandonarla, non la chiama a sé, non si fa dire tutta la verità, non gli dimostra affetto come faceva a me, che ero mille volte peggiore di essa? Stia attento: se la può vedere, bene; se no, subito gli scriva, che se non torna nella via che voleva Gesù, e abbandona ogni traccia di peccato, Gesù la fulmina... Caro babbo, non dico altro su questo. Lei stia contento come me in mezzo alle afflizioni, preghi con me per essa, ma non l'abbandoni; guai a Lei!... Bravo babbo, la so io la sua intenzione: vorrebbe lasciar tutti e pensare solo per Lei, e no, no: prima ci pensi bene, perché tanto io che Lei col demonio ci siamo amici, è vero? Senza però imbratti l'anima.
L'Angelo mio verrà presto.
Addio, caro babbo; mi benedica sempre e forte. Ogni mattina, anzi ogni giorno prego per Lei, e perché abbia pazienza ancora un po' per me.
Addio, mi benedica e sono la povera
Gemma di Gesù
Lucca 7, 2, 1903.








lettera 130

A P. Germano, L 148: metà febbraio 1903

135
Verso la metà di febbraio 1903

Mio buon babbo,


Felice Lei, che in questi giorni può fare i SS. Esercizi!... anzi no, felici insieme, ché io sto sempre unita con Lei! Lo seguirò da per tutto, e insieme cercheremo di convertire il mio peccatore, e se alla fine dei SS. Esercizi non è convertito, guai, guai a Lei! (mi minaccia Lei sempre me, così farò io... non per vendicarmi, sa, ma perché preghi con forza).
Ma, babbo mio, mi raccomanda sempre pace, eppure agli altri non sembrerà che io vi sia, ma ci sono, o babbo, in pace, babbo mio! Saprà poi tutto prima di morire: ci rivedremo e allora non avrò cuore di tacere nulla, benché neppure ora, sa?... E poi, babbo mio, io non so più come comportarmici verso la Sig.ra Cecilia, io non lo so, proprio non lo so. Se sto seria, taciturna, è solo all'esterno; nell'interno godo una pace, che mai o poche volte ho provato, e la godrò anche di più quando il mio peccatore sarà convertito.
È vero che le rispondo a secco parole impertinenti, e sa come spesso gli rispondo: «O se lei che mi tenta...» Spesso mi viene attorno ridendo [e] scherzando e sono costretta ad allontanarla perché non lo so... Altre volte mi viene attorno piangendo, allora sì... Viva Gesu. Dico a Lei come fare? Dubita essa che non le voglia bene, ma, caro babbo, dopo l'unica mamma terrena, che Gesù mi dette, che poi me la tolse, di nuovo in essa me l'aveva resa, ed ora mi ha rilasciato orfana. Due volte orfana sulla terra, caro babbo; e poi Lei vorrebbe accusarmi a Gesù? A Lei poi ci penserò io.
O babbo, una preghiera voglio farle. Quei di casa Giannini non ne dubito che sieno santi; ma mi lasci fare se crede, il cuore me lo lasci aprire a Lei solo solo... Se mi comandi altrimenti, lo farò senza indugiare. Nelle cose semplici e leggere nello spirito l'ho fatto; nelle altre aspetto l'ultimo suo avviso.
Parlai di S. a Monsignore con molte cose Sabato passato, e mi dette assai consigli. Io non mi aprii chiaramente (ma sincera) come il mio babbo, ed esso mi consigliò a ciò che gli aveva detto io fino a quel punto; ma dissi tutto tutto, e poco poco vo' dire poco chiaro.
Intendo degli scherzi di Chiappino la mattina prima e dopo la S. Comunione: gli accessi, dirò così, nervosi che mi prendono nella mattinata con scosse per tutto il corpo da far tremare il letto; un peso enorme posato sopra di me, da non potermi muovere, e cento altri scherzucci; e che sono, babbo? Lei è lontano: ecco il mio più gran dolore! e nessuno può farmi le sue veci; ma prima di morire ci rivedremo e potremo parlarci.
Certo, babbo mio, Gesù non è contento di Serafina, no no. O ci vuol tanto? Me ne ha dette tante di grosse a me; gli dica che si faccia buona, se no Gesù la fulmina. Faccia così, babbo: quando ci parla, gli dica di me qualche cosa, la spinga verso di me; se era venuta così, non accadeva. Se saprò realmente da Gesù qualche cosa, glielo dirò; ma con me Gesù si è un po' nascosto. Caro babbo, lo dico a Lei solo: alle volte senza neppure pensare una cosa, mi ci viene una luce alla mente; io non ci penso per niente; dopo un giorno, ovvero lo stesso giorno, mi avvedo che la cosa balenata alla mente era del mio Dio. Spesso spesso, sa, accade queste cose, ma tutte in silenzio. Come fare, come dice [Lei], a non confessarmi di certe brutalità del nemico, è vero pensa? Lo credo a tutto il mio Angelo: quanto è vigilante! Se a notte... non lo dirò che in segreto...
Per fare gli ossequi che mi disse Lei, aspetto l'Angelo suo; non lo vedo mai, chi sa? Glielo domanda in che cosa l'offesi? Che mi perdoni? Non ho serbato puro il mio cuore? Ho meritato di essere chiamata ingrata?... «E non ti vergogni di fare questa domanda?» dice il mio babbo un po' serio...
Sarò buona, preghi ogni momento per me. Addio, babbo; scriva presto. Il P. P. [= P. Pietro Paolo] gli porterà la mia lettera. Se va fuor di Roma mi avvisi; la povera

Gemma.
Dice Suor Maria che gli mandi a dire almeno una parolina che la consoli; è stata tanto malata e si mantiene il solito ciottolina. Le chiede di cuore di cuore la Sua Benedizione e aspetta la risposta.







lettera 131

A P. Germano, L 149: 18 marzo 1903

136
18 marzo 1903

Mamma mia (mi perdoni la parola).


Caro mio Dio! Madre mia, la mia debole sorte continua in questa vita con la battaglia, ma son contenta. Tra il timore e la speranza mi abbandono in Dio. «E se io sono tutto per te (mi ha detto stamani Gesù), chi mai potrà esser vincitore di te?... E perché invece, figlia mia, di accorarti, non accresci la tua speranza? Figlia, umiliati sotto la mia potente mano. Sii sicura però che l'orazione tua mai si partirà da me senza ottenerne qualche grazia; e benché sia di poco amore, io l'ingrandirò fino a giungere a me, benché a te ti paia a prima vista non averne ottenuto nessun frutto». In ultimo mi ha detto: «Gemma, non ti stanchino le tentazioni, ma sempre resistere, senza lasciarti vincere, e poi non temere; se la tentazione resiste, persevera nella resistenza, mentre la stessa battaglia ti porterà incontro la vittoria».
O Madre mia, preghi sempre Gesù per me; io desidero, sì, che tutti ci contenti Gesù, ma io posso benissimo essermi ingannata. Cara madre mia, non sto mica bene, sa: la mia vita si spenge e ogni giorno consuma. E lo spirito?... O Dio mio! Sono tormentata da brutti e sozzi pensieri, ma Gesù mi prega rivolgermi a Sua Madre: «Figlia, raccomandati giornalmente ad Essa; la feci bella, graziosa, amabile, dolce, perché mi possa cacciare, guadagnare le anime e salvarle; la feci benigna, mansueta, pacifica, perché non disprezzi alcuni». E nonostante queste parole, mi perdo di animo e piango.
Sono ingrata tanto tanto, oltre a Gesù, a Maria SS., lo sono anche col mondo, col babbo mio, colla mamma mia... Come volentieri mi sopportano, o mio Dio!... E Voi che farete? mi caccerete alla fine? No no, Gesù, non mi abbandonare! ché sarò buona. Io prego per quest'opera; ma se Gesù vuole, lo farà... Cara mamma, delle vittime ce ne vogliono tante... e poi Gesù farà e farà tutti...
Del resto del diavolo non ne ho quasi più paura neppure io, benché alle volte mi trovi sola, di notte piena di spavento, con le convulsioni, sul punto dei travagli, con un peso enorme addosso da non potermi muovere, e mille altre cose. Eppure come non ho i sintomi dei travagli e dei dolori, sto zitta. Del resto grido, grido forte, e mi volgo a Gesù promettendogli amore, madre mia, amore per parte di tutti. e poi tutto quello che diceva Madre mia, ho tante promesse da ricordare a Gesù; ma Gesù è nascosto, poco o nulla mi ama, mi vuol poco bene; del resto Lei lontana no no no. Il Nunc dimittis lo dirò io, ai miei ultimi istanti.
Ci avrei tante cose da dirgli, mamma, ma [me] ne astengo, perché spesso mi dice Monsignore: «Tu le cose le hai da dire a me e a P. Germano, e a nessun altro». Gli scriverò presto, vedrà; e poi quando mi vuol vedere, mi cerchi dalla Mamma mia celeste. Quanto bene mi vuole! Mi dice sempre:;«Gemma, attendi solo a me, che io sto sospirando a te. Rammemorati in qual giardino ti ho piantato. Quante volte tu mi hai offeso, ed io quante volte ti ho beneficata! Deh! dimmi quante volte ti ho chiamato! Credi che io ti dica questo per svergognarti? O no; te lo dico invece per eccitarti al mio amore. Per mio amore e per sola mia bontà voglio che tu mi ami, perché amandomi gusterai ciò che io sono, e ciò che sei tu».
Mi perdoni questo nome (mamma), che non so come mai mi viene spontaneo sulle labbra.
O mamma mia! Viva Gesù, Viva Maria! Gesù presto e santamente si vendicherà del suo santo amore verso le più ingrate delle sue creature. Preghi per me, dica a Gesù che sarò buona, obbediente; ma vo' andare presto in paradiso (se a Lui piace).
Mi benedica, e sono la povera

Gemma.

Sono in casa della zia; in casa Giannini più, ma mi trovo contenta e tranquilla di spirito.
O babbo mio, preghi Gesù che mi porti seco in paradiso; nel mondo non ci posso più stare!
























































































Gemma al P. Germano 122