Gemma diverse





Gemma Galgani

Lettere a persone diverse



lettera 1

Al Sig. Guido Galgani: fine di marzo 1899

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Fine di marzo 1899
Caro Fratello,

Ricevemmo la tua grata lettera, nella quale ci dicevi che per Pasqua non puoi venire assolutamente. Questo ci dispiace assai, credilo; ma avremo pazienza e ci riuniremo un altro anno.
Io sto bene assai; passeggio, mangio, e mi contento; gli altri di casa stanno tutti bene e di te io credo e spero che sia lo stesso. Dice la zia Elisa se tu hai bisogno di niente, e mi prega me, affinché ti scriva che tu vada a confessarti.
Senz'altro ti saluto, unita a tutti gli altri, e ti auguriamo buona Pasqua. Accetta un'affettuosa stretta di mano dalla tua

Gemma.








lettera 2

Alla Sig.ra Assuntina: 1900

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1900
Carissima Assuntina,

Infine con grande piacere vidi arrivare il giorno dei vostri sponsali, coi quali mille volte vengo a ripetervi: siate felici! Non è un dovere a cui soddisfo; è un piacere piuttosto che mi diletta. Ve lo ripeterò ora e sempre: siate felici! questo è il voto più fervido, che ogni sera innalzerò per voi al Cielo.
Come vedete, non ho di mira che la vostra felicità e questo rimarrà sempre costante nel mio pensiero.
Avrei dovuto scriverle prima; ma ne son certa che mi scuserà, e vorrà compatirmi nella mia trascuratezza. Dunque a nome delle zie le auguro felicità; e tutti pregheremo Gesù che si degni conservarla per lunghi anni all'affetto di Guido, e per il bene ancora della famiglia.
Se Gesù esaudirà i miei voti, e se mi vorrà consolare, ne son certa che presto uscirò dal mondo per pensare solo a Gesù. In nessun altro luogo sento che non potrei essere felice, altro che in convento. Dunque a Lei raccomando tutti coloro che lascio. Gesù noi ha voluto lasciarci orfani, ma pure non ci ha mai abbandonati; anzi mi pare che ora alle mie sorelle ne abbia dato ancora un aiuto di più in Lei. Che importa che sia lontana? Può sempre giovarle. Gliele raccomando.
Devo ancora ringraziarla delle grandi cure che ha avuto verso Antonio nel tempo che fu lassù; anche a nome delle zie debbo ringraziarla.
Prima di terminare voglio palesarle una cosa. Dal momento del vostro matrimonio ho sempre pensato tra me: Babbo era tanto contento che loro si unissero; se vi fosse stato presente! Dopo poi penso che tutte le mie avversità mi hanno fatto sottomettere al volere di Dio. Fu questo sempre il mio conforto in un mare di tante disgrazie, e più non ci penso. Gesù ha voluto così: sia pure così.
Se me lo permette, verrei, appena Monsignore ha deciso il giorno che dovrò entrare, a farle una visita; me lo farà sapere, se crede.
Accetti pure, in segno di vera affezione, la benedizione della zia Elisa, che in nome della mamma vi mando.
Addio a tutti e due; vivete lieti e felici, e, se Dio mi esaudirà, quando sarò religiosa [pregherò sempre per questo]. Credetemi sempre, come di vero cuore mi sottoscrivo,
Sorella e cognata

Gemma






lettera 3

Alla Sig.ra Cecilia Giannini: 9 maggio 1900

3 1900
Sig.ra Cecilia,

Affido a Lei questo mio povero scritto. Ieri mattina la Sig.ra Giustina mi lesse la sua lettera (non l'aspettavo); avrei voluto subito dirle qualche cosa, ma ho creduto meglio aspettare a stanotte. Stia a sentire. Io ne rimasi davvero, quando Lei mi obbligava a pregare per quella signora. Se non mi conoscesse, avrebbe ragione; ma ora che mi conosce abbastanza... non dico altro. Un'anima cattiva, piena di difetti, che poco o nulla si cura di amar Gesù, che vuole che ottenga? Ma pure obbedisco.
Ho parlato a Gesù (almeno mi pare) di quella signora, che vuole la grazia il giorno 25. Ma proprio ci occorre il giorno 25? O se fosse prima che sarebbe? se dopo? e se non fosse mai? Sa pure alle volte come mi sembra che faccia Gesù. Oggi specialmente mi pareva che Gesù non sapesse niente della grazia che doveva ottenere quella signora. Possibile! Io l'ho pregato, e tuttora continuo alla meglio, e se mi riuscisse ottenere qualche cosa, non dubiti che lo farò, anche se ci occorresse qualche mio sacrifizio. Gli ho detto tutto a Gesù; e mi è parso che Gesù quelle ultime mie parole le abbia bene accolte, perché... mi ha dimandato: «Gemma, ti sacrifichi volentieri anche di più, per vedere contenta quella signora?». «O sì» ho risposto. «Sai tu chi è?». Ho detto di no. In quel momento mi è sembrato che Gesù avesse nelle sue mani un'anima: l'ha avvicinata al suo cuore, l'ha strinta e ha gridato: «Guarda, questa è quella, per la quale tu brami sacrificarti». Non so altro. Per carità distrugga subito questa lettera, appena letta.
Ci ho tante cose. da dirle; ora, ora soltanto mi avvedo che è lontana.
Se partisse da Roma senza vedere P. Germano e P. Ignazio, quelle lettere, se crede, le potrebbe consegnare a quella signora. Faccia Lei; altrimenti le distrugga.
Io mi trovo assai contenta. Gesù non cessa di volermi bene, voglio dire non cessa di affliggermi di più. Chi mi avrebbe, altri che Gesù, aiutata in questi giorni, che il demonio, così priva di tutti, mi tentava? Ma sa chi ci avevo? Il mio Angelo Custode. Sono parecchi giorni, e non mi ha mai lasciata.
E ora a quella signora io non so che scriverle. Ci pensi Lei per me; le dica pure francamente chi sono. Farò di tutto perché da Gesù possa ottenere la grazia... ma non confidi in me, perché non so far nulla.
E Lei partirà da Roma senza aver veduto P. Germano? E come ne avevo bisogno! Lo so. Ma spero che o l'uno o l'altro verrà. Io sono sempre nel mondo, ma come?
Preghi tanto per me, e quando va a Loreto, queste sole parole deve dire alla Mamma mia: M. [= Maria] SS., misericordia, misericordia per la povera

Gemma.

La preghi tanto la Madonna, perché mi faccia andare in convento: nessuno lo crede, ma non ne posso più; non ho pace, soffro troppo esser così lontana da appagare il mio desiderio. Si allunga; ma che accadrà?...







lettera 4

Al P. Ignazio di S. Teresa: febbraio 1900

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Febbraio 1900
Molto Rev.do P. Ignazio,

Se sapesse chi è che gli scrive, son certa che neppure aprirebbe la lettera. Sono quella cattiva, che tante volte gli ha fatto conoscere in iscritto la Sig.ra Cecilia.
Il mio Confessore, Mons. Giovanni Volpi, mi dette il permesso di scrivergli ed esporgli il mio desiderio. Padre, è già tanto tempo che ho un gran desiderio di farmi religiosa Passionista; e se sapesse come soffro nel vedere il tempo passare, e non venire a decisione alcuna! Io non ne posso più: questo desiderio mi logra continuamente. P. [= Padre], mi aiuta, mi fa contenta?
Scrissi pure a P. Germano, e mi promise che se fossi stata buona, mi avrebbe aiutata. Ma ora è del tempo che non ho saputo più nulla. E sa qual è la cagione più grossa, perché non posso essere? La prima, perché mi dicono che sono ammalata di isterismo; ma Gesù mi promette che guarirò subito, appena entrerò, e che non avverrà in me nulla di particolare fino dopo la S. Professione. L'altra poi, sono senza babbo, senza mamma, e senza nessuni quattrini, e non ho chi mi aiuti. Ho insomma una cosa sola: un gran desiderio, che continuamente mi tiene agitata. Mi raccomando, P. Ignazio: mi aiuti, mi metta in convento; non ne posso più. Preghi tanto per me Gesù che mi aiuti per non offenderlo più, più, più.
Mi benedica, e pensi alla povera

Gemma.

Mi fa la carità di rispondermi una riga sola? Ma mi dica che mi fa....






lettera 5

Al P. Francesco del Cuor di Gesù: maggio 1900

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Maggio 1900
Molto Rev.do P. Consultore,

Ho aspettato fino ad oggi credendo sempre che ritornasse a Lucca, perché avevo da dirgli tante cose; ma ieri poi venne la lettera, che era già da tanto tempo partito; allora col permesso del Confessore ho pensato bene di scrivergli. Il Confessore ha saputo già tutto quello che io gli scriverò; anzi quando chiesi il permesso di poter parlare liberamente con Lei, mostrò il desiderio di vederlo, ma poi chi sa? Dio ha permesso così: forse sarà meglio. Perché, glielo confesso, sentivo tanta ripugnanza a dirgli queste cose a voce, che io ora scriverò, tanto che il Confessore mi aveva ordinato per obbedienza, che non tacessi neppure una mezza parola, e che in sua presenza non stassi né ritta né a sedere, ma in ginocchio. Io a fare tutte queste cose mi vergognavo. Vede fino dove arriva la mia superbia; da questo potrà veder chiaro che sono una gran superba, e piena dell'amor proprio.
E anche ora mentre scrivo, mi sgomento proprio nel dirgli certe cose. Ma l'obbedienza lo vuole. Su via dunque. Prima però voglio dirgli due cose: 1 Di non credere a quello che leggerà su questa carta, perché (già lo saprà dal P. Provinciale) ho la testa tanto curiosa, che può dirsi matta addirittura. L'altra di parlare di questa cosa col P. Prov., con P. Ignazio e col Generale dei Passionisti, e in particolare con P. Germano.
Lei, prima di partire, mi pregò più volte se gli avessi recitato ogni giorno tre Ave Maria; fino ad ora coll'aiuto di Gesù non me le sono mai scordate; però Venerdì sera della settimana stessa che partì, dopo recitate le solite Ave Maria, Gesù mi disse: «Gemma, per chi l'hai detta questa preghiera?». «Per P. Francesco», risposi. «Gli hai detto niente del nuovo convento che dovrà farsi?». «No; ma ha detto da se stesso che questi non sono tempi». E Gesù allora mi disse quasi ridendo: «Devi dire a P. F. [=Padre Francesco] che è più facile che cada il Cielo e la terra, che non vengano in tutto adempiute le mie parole. Prima che sia possibile, digli che appena glielo permette il suo Provinciale, vada a Roma e dica da parte mia al Consultore del Generale (che Monsignore dice essere P. Ignazio) che parli col Generale stesso di questa nuova fondazione, che dovrà esser fatta presto. Stieno pronti, ché tu stessa gli avviserai, quando essi dovranno dare principio. Insieme col Vescovo, che Lui stesso deve cooperare, si uniranno questi P. Passionisti, dei quali il P. Consultore del Generale deve essere il Capo Promotore. Hai capito? - mi disse, - Per poi assicurare tutti, devi dirgli che sono Io che parlo, e voglio che tutto questo si faccia, mediante la gran guerra, che il nemico infernale prepara per muovere. Quella forza, che in alcuni verrà meno da parte del diavolo, dovrà di nuovo risorgere per mezzo del P. Ignazio. Lui dovrà infondere il coraggio e la forza, benché sia poco buono a nulla».
Ho finito finalmente di dire ogni cosa. Per carità, quando gli altri P. [= Padri] sentiranno questa lettera, dica pure loro che [non] prestino fede a tutto ciò, perché è tutto lavoro, ha detto il medico, d'isterismo.
Ma spero che anche senza dirlo Lei, mi conosceranno tutti.
Mi benedica, e... a questo punto sa bene che cosa gli domando, e preghi tanto Gesù per la povera

GEMMA, che almeno vuol salvarsi l'anima.







lettera 6

Al P. Eugenio Pelliccia: 7 maggio 1902

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Lucca, 7 Maggio 1902.
Molto Rev.do Padre,

Viva Gesù! Ieri dalla Sig.ra Carlotta seppi che Lei era stato cambiato di convento; mi dispiacque, perché avrei desiderato di vederlo prima che partisse, ma mi contenterò di scrivergli una riga, tanto per ricordargli di mantenere l'unione con la preghiera e con lo spirito: cosa che per noi è quasi d'obbligo, essendo ascritti al S. Collegio di Gesù.
Padre mio, non sa che Gesù vuole un gran bene ai membri del S. Collegio? Così uniti ci tiene sulla terra per poi con vincolo più stretto unirci in Cielo. Speriamolo... speriamolo senza paura! Certo il timore di perdere Iddio è terribile in me: non mi lascia in quiete un solo istante. Ma sa che cosa ci vuole per fare sparire il timore? Ci vuole l'amore. Sì, l'amore è quello che manda da parte il timore. Potessi arrivare ad averne una sola scintilla, o come... Padre mio, nel pensare a Lei, o come lo vedo graziato dal mio Gesù! Gesù, Padre mio, è qualche tempo che dispensa a Lei i tesori delle Sue grazie! Gli stia sempre fissa nella mente la memoria della Sua bontà.
Avrei tanto bisogno delle Sue preghiere: che Gesù faccia di me ciò che più gli aggrada; dia un po' di pace alla mia coscienza, ché il gran numero dei peccati me ne turbano la pace. Ma se è vero che la misericordia di Gesù veglia sempre su chi è povero, non mi perdo di coraggio, perché io mi riconosco la creatura più bisognosa. Preghiamo Gesù che coi Suoi ardori venga a infiammare i nostri petti, e accenda in noi un fuoco che mai si estingua.
Termino d'importunarla, e chiedendogli la Sua Benedizione, mi dico in Gesù, Sua Figlia la povera Gemma





lettera 7

Alla Superiora delle Carmelitane Scalze: Marzo 1900

7 EDIZIONE 1941: Alla Superiora delle Carmelitane Scalze, del Borgo di Lucca. Per obbedire al suo Confessore, la prega di riceverla fra le sue religiose. (Marzo 1900).

Marzo 1900
Molto Rev.da Madre Superiora,

Gesù ha voluto così, e così sia in eterno. Sia fatta la sua SS. volontà in ogni cosa. Erano parecchi giorni che combattevo riguardo alla mia vocazione; infine un'ispirazione che ebbe il mio Confessore, fu di pregare per aver lume, e questo lume Gesù pare che l'abbia fatto conoscere a Monsignore nel modo che poi leggerà. Pregammo, e insieme a me pregarono molte anime sante. Come loro già sanno, la mia vocazione era di essere Passionista; ma l'uomo propone e Dio dispone. Dopo aver pregato e riflettuto a lungo, manifestai in questi termini al mio Confessore (che è appunto Monsignore Vescovo Giovanni Volpi): «Padre, Lei è padrone di mettermi in qualunque posto; mi basta che sia un convento. Da questo momento son pronta a fare tutto quello che lei vorrà; mi basta solo di essere Religiosa». Questo accadde il secondo Venerdì del mese di marzo. Ieri l'altro poi di nuovo tornai a confessarmi, e Monsignore mi disse se volentieri sarei andata al Borgo di Lucca. Risposi di sì, e stamattina, Domenica, ha mandato a chiamare la zia, e le ha detto che facesse scrivere da me a loro ogni cosa. Assai volentieri avrebbe scritto da sé, ma questo loro non possono farlo, se prima la Superiora del Monastero non ha fatto la dimanda al Vescovo.
Dunque, Madre Superiora, credo che già mi abbia capito: io dimando di essere ammessa nel numero delle Sue figlie. Dice Monsignore che dica questa cosa al P. Confessore e, se tra loro credono bene. ricevere questa povera Gemma, tanto cattiva, ma che pure ha buona volontà. Lei allora subito mi risponda, e scriva subito a Monsignor, ché Lui ha gran desiderio di combinare ogni cosa avanti Pasqua. Mi dice altresì che mandi le regole. e tutto ciò che mi è necessario scriva. Il Confessore loro poi deve scrivere a Monsignore la sua volontà, se crede bene accettarmi, e Monsignore poi gli scriverà le cose di me. Scriva più presto possibile a Monsignore tutto ciò che Lei crede e, se mi accetta, vengo presto. La prego intanto a pregare Gesù per me, povera

Gemma.

L'indirizzo a Monsignore:
Sua Eccell.za Rev.ma Monsignor Vescovo
Giovami Volpi Ausiliare di Lucca
S. R. M.

Mi risponde presto, è vero? Perché se prima non scrivete voialtre, non può riscrivere Monsignore.





lettera 8

A Suor Giulia Sestini: 12-14 marzo 1899

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12-14 marzo 1899
Evviva il Sacratissimo Cuor di Gesù!
Evviva la B. Margherita!
Gentss.ma Suor Giulia,

Mi perdoni se oggi vengo io ad importunarla con questo scritto. Volevo mandarglielo a dire a voce dalla zia, che Giovedì vengo da loro; ma non ho potuto resistere ad una cosa, che gliela volevo far sapere in tutti i modi. Venerdì fui dalle Salesiane a ringraziare la B. Margherita; vidi la Sig.ra Superiora, ci parlai (anche a quattr'occhi), e non so dirle altro che sono contenta, ma proprio contenta tanto tanto. Mi prendono certi momenti, che mi pare proprio di non poter resistere dalla contentezza che ho nel cuore; ma mi prendono anche certi momenti che, se non ricorressi al Cuor di Gesù, e non mi aiutasse, io mi sgomenterei davvero. Mi pare che una voce interna mi dica che m'inganno, che la gioia che provo non viene dal Cuor di Gesù, perché (questo lo dico io) è vero che Gesù è di misericordia, che perdona tutti i peccati, ma è possibile che me li perdoni a me, che in 19 anni ne ho fatti sempre di nuovi? Aveva voglia Monsignore di affaticarsi e dirmi che almeno migliorassi, ma io non l'ho proprio mai obbedito. Ogni volta che mi andavo a confessare, ci aveva sempre maggior numero di peccati e grossi, e di tutte le specie, e in ricambio Gesù mi fa essere contenta, e di più ha voluto darmi la salute tutta in un tempo. Ma se almeno ora mi fossi ravveduta! Invece ogni giorno sempre nuovi peccati. Che ne sarà di me poi non lo so, se non smetto di offendere Gesù.
Suor Giulia, lei che ne pensa: ci entrerà quella persona in queste cose? Se mi fossi ingannata, e se avessi ingannato gli altri? Che tormento!
Ma senta: benché abbia questi pensieracci per la testa, che mi affliggono, pure sento che nel cuore non mi ci arrivano, perché il cuore l'ho sempre contento.
Di una cosa mi affliggo, e voglio dirle anche questa: ci sono molte persone che mi dicono: «E tu hai ricevuto la grazia, è segno che la meritavi». Quando sento queste parole, mi pare di vergognarmi davanti a Gesù; e vorrei che ci fosse Monsignore a dire quello che sono. E poi se ne ricorda, Suor Giulia? io sono stata sempre superba, è vero? Mi ricordo, quando ero a scuola da lei, che fece tanto per liberarmi da questo brutto difetto, ma le fu sempre impossibile: il vizio in me cresceva sempre. e ora s'immagini lei. Superba a quel modo! Quando mi dicono quelle parole, vorrei che tutti sapessero chi sono e i miei peccati, e che Gesù mi ha fatto guarire nell'anima e poi nel corpo.
Suor Giulia, lo vedo da me che non mi sono saputa spiegare, ma lei ha capito. Faccia leggere la lettera alla Superiora, e la preghi se Giovedì mi dicesse qualche cosina: lei lo sa.
Distintamente la saluto.
Gemma Galgani
Sorella nel Cuor di Gesù.

È contenta, Suor Giulia, che mi firmi in questo modo? Ma è troppo per me.







lettera 9

A Suor Felicina Parensi: 2 aprile 1899

9
2 aprile 1899
Gent.ma Suor Felicina,

Prima di leggere la lettera, la prego a leggere la firma. Mi pare già di sentirla esclamare: «Possibile! Ci credo poco che sia Gemma che scrive!». Ci creda pure, Suor Felicina, perché sono proprio io che scrivo; sto benissimo, ogni giorno mi alzo per tempo e vado a ricevere Gesù, e se qualche mattina le zie, per cagione del tempo, non mi fanno alzare, è per me il maggiore dei sacrifizi. Sono stata anche a vedere la sua Superiora e Suor Antonietta, e fu per loro quel giorno una gran consolazione.
Non so se l'abbia saputo, che il 16 Gennaio peggiorassi assai, in maniera che il 2 Febbraio Monsignore Volpi mi fece fare tutte le mie cose. Feci tutto volentieri. Ma Gesù non sapeva proprio che cosa farne di me, perché di nuovo tornai nel mio primiero stato. Il giorno 19 Febbraio Monsignore venne a vedermi, e mi disse che facessi una novena alla B. Margherita Alacoque, che appena terminata mi sarei alzata guarita. La feci e la terminai appunto il primo Venerdì Sacrato, e fu quel giorno che Gesù volle farmi guarire.
Avrei da dirle altre cose, ma per ora non posso, perché me lo hanno proibito. O Suor Felicina, come è buono Gesù e quanto ha fatto per me! Una come me, che l'ha sempre offeso e offeso tanto, poteva mai aspettarsi una grazia simile? Ma lo so, le preghiere di tante buone persone, che avevano pregato per me, hanno mosso Gesù a usarmi misericordia.
Termino col dire che mi raccomandi tanto a Gesù e mi creda sua

Dev.ma Serva

Galgani Gemma.








lettera 10

Alla Madre Giuseppa del Sacro Cuore, L 1: febbraio 1901

10
Febbraio 1901
R. M. [= Reverenda Madre],

Mio Gesù, vi ringrazio! esclamai appena ebbi nelle mie la prima sua lettera. Era tanto che l'aspettavo! Mi fu di tanta consolazione nel sentire ripetere pure da Lei, che Gesù vuole un nuovo Monastero di Passioniste. È vero, Gesù lo vuole e presto; Gesù le darà questa consolazione tra pochi mesi. Tante, tante anime sante pregano continuamente perché Gesù affretti il momento. Tra queste vi è la Sig.ra Cecilia (che ora è divenuta mamma mia); non trova pace (essa dice) fino a che non sarà fatto. E Gesù è per ascoltare le sue fervide preghiere.
Mi dice, Madre mia, che preghi. O non glielo ha anche detto il P. G. [= Padre Germano] che non so fare a pregare? E non so proprio fare. E poi, anche quando sapessi fare, come può Gesù esaudirmi, che vede che non mi emendo mai dei miei tanti peccati, anzi ogni giorno ne commetto di nuovi? Povero Gesù, da me tanto offeso! Il mio cuore è tanto duro, che non sa commuoversi al pensare alle offese che ho fatto a Gesù. Ma quanto so e posso, voglio pentirmene. Dica a Gesù subito che non ricusi il mio dolore.
Proverò a pregare per tutto quello che mi dice, anzi pregherò tanto; stamani pure ho pregato dopo la SS. Comunione per tutte le cose sue. Povero Gesù! stamani pure si è abbassato a venirsi a sporcare le mani con me: mi si è fatto sentire più del solito. Mio Dio! Gesù immenso, ed io nulla... Lo tengo ancora con me, lo stringo, lo abbraccio: è mio, tutto mio. Gli dico a Gesù che non vo' più fare peccati; ma se Lui non sostiene la mia debolezza, io alla prima occasione mi mostrerò qual sempre sono stata. Gli ho detto di amarlo sempre sempre; ma... Gesù lo sa quanto sia inclinata al male. Lui verrà, starà con me, mi darà forza, e sarà il mio sostegno. Viva Gesù!
In modo particolare voglio pregare per quella religiosa: già da qualche tempo lo sapevo. Gli dispiace pure a Gesù questa cosa.
Quando fu a Lucca P. Germano quest'ultima volta, gli promisi di tenerla con me sempre nelle mie deboli preghiere. Come ci tengo Lui, ci tengo pure Lei; in che modo, se lo faccia spiegare da Lui. Madre mia, preghi, preghi tanto, e sempre io lo farò per Lei. Mi parla ancora del [tale] religioso. Anche di questo lo sapevo. Gesù ogni volta che riceve qualche offesa da qualche Sacerdote, specialmente Passionista (perché sono i figli e figlie a Lui più cari), piange e me lo dice; preghi tanto per essi, poiché ve ne sono alcuni che non sono come li vorrebbe Gesù.
Mio Dio, che vergogna! E ho anche il coraggio di accusare gli altri, mentre io son la peggiore di tutti! Ora mi riconosco veramente la più indegna di tutte le miserabili creature. Ma diverrò buona, mediante la grazia di Gesù.
Ora vorrei dirle una cosa; ma temo che P. G. [= Padre Germano] mi gridi. Mi prende in convento con Lei? Sarò buona, obbedirò; a Lui non glielo dica che gli ho detto queste parole.
Corriamo da Gesù, Cuore d'amore, Cuore pieno di tenerezza! Dimattina l'aspetto da Gesù. Gliela manda la benedizione alla povera
Gemma di Gesù solo?







lettera 11

Alla Madre Giuseppa del Sacro Cuore, L 2: 21 maggio 1901

11
Lucca, 21.5.1901.

R. M. [= Reverenda Madre],

Eccoci arrivate in fine al bel giorno dello Spirito Santo! Dio voglia che quel fuoco divino ci consumi tutte e due insieme! Quel puro fuoco quanto ci renderebbe felici! O care fiamme, che rendete beate quell'anime che accendete, venite pure oggi nei nostri cuori, rendeteli degni, e infiammateci, bruciateci, consumateci!... O Madre mia, se per sua bontà ogni giorno prega per me, in questo bel giorno della Pentecoste,` la supplico, le raddoppi [le preghiere]; io lo farò come potrò per Lei.
Lo Spirito Santo, vera luce di tutte le menti, faccia sì che comunichi la sua chiarezza al babbo mio, comunichi pure a me i suoi ardori divini, e faccia sì, che consumando in me stessa ogni biasimevole affetto, renda il mio povero cuore simile al suo. Questa preghiera oggi, la prego, la faccia ripetutamente.
Quando, quando mai potrò dire che io non so parlare che di Gesù? O lo vorrei, sì! vorrei che la mia lingua non sapesse dire che Gesù, vorrei che i miei occhi non guardassero che Gesù, che il mio cuore non palpitasse che per Gesù, e Gesù fosse solo a regnare in me; ma invece quante mai cose mi rimprovera in questo momento la mia coscienza!... E spesso spesso ho l'ardire di pregare Gesù, perché presto mi porti in Paradiso! Chi sa mai dove andrò a finire, se seguito la strada che ho cominciato! Mille promesse di emendarmi dai tanti difetti, e non commettere tanti peccati; ma son tutte promesse fatte a fior di labbra; mai vengo ai fatti...
Paradiso, Paradiso, o potessi un po' procurarmelo, e andarci presto!... mi annoia a vivere quaggiù ancora dell'altro; è un tormento così amaro per me vivere e stare quaggiù, divisa da Gesù, che quasi quasi non ne posso più. Quale sia poi l'affanno mio, al pensare che ad ogni momento posso perdere Gesù, non posso neppure spiegarlo; solo potrà saperlo chi l'ama tanto tanto. «Gesù - gli dico spesso quando mi sento con Lui - Gesù, a Te solo sospiro; Tu puoi darmi quanto vuoi; dammi dunque il Paradiso». E poi... mi vergogno di me stessa. Paradiso, Patria bella, dove a un po' di amore dato a Gesù qui in terra, in compenso lassù si avrà da Lui infinito amore. Mi sarà dato anche a me di andare a godere Gesù per sempre?... Ho paura; la mia vita passata mi fa tremare. Mi raccomando di nuovo alle sue sante orazioni...
Ora vorrei venire a rispondere a qualche cosa della sua lettera. Tutto ciò che mi raccomanda, mi sta molto a cuore, ed avrei un gran desiderio di poterla (se potessi) contentare presto e in tutto; ma non creda che le mie stanche preghiere possano far nulla, perché sono state sempre senza nessun frutto. Possibile che un'anima ingrata a Gesù possa essere esaudita? Gesù stesso ieri mattina, dopo la S. Comunione, mi rimproverò e mi disse: «Figlia mia, mi sei pure ingrata...». Ed aggiunse poi più tardi: «Ma mi sei molto cara...». Ed io per paura che per la mia ingratitudine Gesù si partisse da me, a Lui mi stringevo, mi raccomandavo, piangevo. Viva il mio buon Gesù! Mi consolò dicendomi: «Figlia, aprimi larga la porta del tuo misero cuore, che Io possa entrarci; non temere: il mio amore non soffre che io mi parta da te. Non vedi che l'amore mio per te stamani mi ha fatto scendere dal Cielo e venire qui in terra per unirmi a te?...».
Madre mia, che rispondere a sì care e dolci parole di Gesù?... «Gesù, - gli ripetevo - Tu dunque non partirai più da me?...». Che momenti felici, che pace, che quiete non si sente! che amore e amore per Gesù! Non è vero, Madre mia, che in questi cari istanti ci sentiamo languire per la grande fiamma di amore che Gesù porta con sé? Felice Lei, che in queste cose potrà bene ripetere tante cose a Gesù! Io, ignorante come sono, rimango, muta e mi sento morire. Povero Gesù! proprio fa come Lei, Gesù non si vergogna a sporcarsi le mani in questo povero letamaio mio; così Lei non si vergogna a stare unita con me nella preghiera, ed anche a scrivermi, confrontando le sue belle parole alle mie sciocche espressioni. Non si vergognerà neppure d'ora innanzi, è vero? Sempre più parlando a P. Germano, verrà sempre più a conoscermi, ed ho paura che allora non mi scriva più. Ma non lo farà, è vero? Se non si vergogna Gesù, neppure Lei si vergognerà. Io mi do ogni premura, sa, di essere buona, ma ci riesco così poco, e con tanta fatica...
Preghi tanto tanto; io pregherò per tutte le cose sue ad una volta. Lei in contracambio, dopo avere esposto a Gesù i grandi bisogni dell'anima mia, lo supplichi per il nuovo monastero. Un mucchio di cose ci sono, a dire il vero, per aria: staremo a vedere... Tutti promettono di fare e pensare, ma non vedo nessuno che si dia premura di contentare Gesù e occuparsene sul serio. Ci penserà, spero, da sé Gesù. Gli dispiacerebbe che noi due, una volta per settimana, si facesse il cambio di una Comunione? Se crede, lo scelga Lei, e poi lo dica al babbo mio, oppure mi scriva subito. Come sarei contenta mi scrivesse di nuovo!... Mi benedica forte forte e ogni momento: lo farà, è vero? Dica a Gesù che io ho proprio volontà di essere buona: mi aiuti Lui. Preghiamo insieme, stiamo sempre insieme, da Gesù andiamoci insieme, e sia il suo primo pensiero la povera

Gemma.

Mi ci prende in convento con Lei? Sarò buona... mi contenti... Viva Gesù!








lettera 12

Alla Madre Giuseppa del Sacro Cuore, L 3: 5 ottobre 1901

12
5 ottobre 1901
R. M. [=Reverenda Madre],

Ora che è poco, insieme ad una lettera del Babbo mio, ho ricevuto la sua. Ne ho fatto tanto tanto caso. Ci crede? Sono tanto mai svogliata, che non mi decido mai a scrivere, e sì che vorrei scrivere tanto, vorrei dirle tante cose di Gesù, vorrei dirle che Gesù è sì buono, che ogni giorno mi ammette alla Festa dell'Amore, e nutrisce delle sue carni SS. me vile creatura. Ma sono io degna di tanto onore? Sì grossa fortuna che ho fatto per meritarla? Mi perdo, Madre mia, mi confondo... O che trova mai in me Gesù da desiderare tanto la mia compagnia? Un frutto del peccato (come mi chiama il mio Confessore) non può tenere in sé Gesù. A Gesù, Gesù solo tutti i nostri affetti! a Gesù tutta la nostra riconoscenza! Io mi rifugio in Gesù: ne ho tanto bisogno, sa, Madre mia, dell'affezioni di Gesù. E il buon Gesù, o come si mostra affettuoso con questo essere avvilito! vuole che gli parli con tutta confidenza. Mio Dio!...
Oggi stesso comincio a raccomandare a Gesù le bambine che devono fare la prima Comunione. Felici quelle anime! Ad esse però gli raccomandi la povera anima mia. Se io fossi con loro, quanto vorrei dirgli di Gesù! gli direi che è così buono, così affettuoso, così amabile. così gentile; che se poi ci dice una parola sola, ci fa quasi scoppiare il cuore; con una sua parola c'incatena subito col suo amore; con un suo sguardo mette la dolcezza nell'anima. Gli vorrei dire che ha una Mamma tanto tanto buona, ma ha però un Papà tanto severo, che se dà uno sguardo ci fa tremare; gli vorrei dire che questo Gesù abita in una reggia tanto bella, che noi non si può immaginare; gli vorrei dire che questo Gesù ha tanti tanti servitori al suo comando, e sono tutti Angeli; e poi... io pregherò Gesù che gli faccia dire tante tante cose e belle a Lei [a coteste bambine].
La Sig.ra Cecilia oggi scriverà a P. Germano per vedere di fare qualche cosa per il convento. Monsignore ha detto che bisogna che venga il P. Ignazio a parlare coll'Arcivescovo, e venire a capo di qualche cosa. Qua abbiamo anche 8000 lire e più qualche centinaio; e di più ancora vi sono parecchi fabbricati da vendere o appigionare, come meglio aggrada ai Superiori; ma se essi dormono! Basta, speriamo: venendo a Lucca P. Ignazio, io spero bene. Gesù voglia degnarsi di nascondermi in qualche posto anche a me...
La Sig.ra Cecilia è qua che aspetta per consegnarmi nelle sue mani; mi lascerà solo, essa dice, quando sarò con Lei. Viva Gesù! Se ciò fosse, chieda tanta pazienza a Gesù, perché con me ce ne vuole assai. Io però starò buona, e Lei, quando soffro, non mi lascerà, è vero? Il babbo mio gli dirà tutto.
Nell'ultima sua del Giugno mi diceva di pregare per un'inferma; me lo sono sempre dimenticata: comincerò oggi. [N. N.] Sacerdote però mi sta molto a cuore; non lo dimentico. Se vedesse quanto soffre Gesù, Madre mia, per l'indifferenza dei Religiosi! Ogni Venerdì è riserbata per Lei la S. Comunione: il mio buon Angelo non glielo ha anche detto?
Smetto di scrivere, perché bisogna spedire subito questa lettera, perché preme assai. Ve n'è una per il P. G. [= Padre Germano] e poi parecchie altre. Rimaniamo insieme dinanzi a Gesù Sacramentato, e insieme Gesù ci benedica. È vero?
La povera

Gemma.










lettera 13

Alla Madre Giuseppa del Sacro Cuore, L 4: 19 dicembre 1901

13
19 dicembre 1901
Madre mia,

Finalmente rispondo alle sue due ultime lettere; non creda, perché io non scrivo, che non ne abbia voglia, oppure che sia poltrona, come mi chiama il mio buon babbo; o no!... non so proprio fare, ecco il perché; ma il mio Gesù m'insegnerà.
Si ricorda il giorno che il babbo mio spedì, la penultima sua lettera? Ebbene appunto quel giorno (che non mi ricordo qual fosse) feci al solito la S. Comunione e, mi parve che Gesù mi dasse un gran desiderio di farla per Lei, ma io a Gesù non corrisposi, e l'applicai per un Sacerdote. Dopo, circa un'ora dopo la SS. Comunione, ricevemmo la sua lettera. Viva Gesù! Ieri ricevei l'altra; come sono contenta, quando mi scrive! quasi come mi scrivesse il mio babbo di Corneto. Pare impossibile! i suoi (di Lei) desideri sembrano poi tutti i miei; o perché? Ma se Lei mi parla in tal modo, che dovrò io mai pensare di me? Ma Gesù che farà? vorrà che un essere avvilito (questo è il mio nome) come è Gemma, si unisca con Lei, che è ben diversa da me dinanzi a Gesù? Gesù, Gesù; sì sì, parlo di Gesù. Gesù, benché sia stanco di me, mai mi nega il suo amore; mi ama, mi ama tanto (ma ama tutti). Mi ama, perché non ho più il papà e la mamma di carne; mi ama, perché sono una povera creatura, e poi finalmente mi vuol bene, perché sono cattivetta, e dinanzi a Gesù sono meglio accolti i cattivi che i buoni. È proprio vero, sa? Lo crede Lei? Ed io sono contenta; Gesù mi fa felice, mi fa sempre godere, anche che io lo gridi, e gli dica che le sue dolcezze non le voglio, perché non me le sono meritate; io voglio il suo amore e il suo perdono, e vorrei... Il babbo mio lo sa che altro voglio... Gli ripeta Lei che lo faccia presto presto, subito.
Ma poi mi sembra che Gesù sia irrequieto, perché... O me lo dica anche Lei: che bisogno ha Gesù del mio languido amore, che è amato si forte dagli Angeli, dalla sua Mamma e dal suo Padre Celeste? E lo so, lo so: Gesù chiede a me amore, Gesù mi riempie di favori e grazie sì costanti, perché vuole spandere in tutto il mondo la generosità del suo Cuore. Quanto è buono Gesù, e quanto ha fatto per me!
La notte di Natale faremo la SS. Comunione insieme, da lontano. O perché non dice al babbo mio che ce la faccia fare da vicino, e insieme col corpo e con l'anima? Lui può, sa, può tutto quel babbo benedetto, ma... Glielo dica che mi contenti, e contenti Gesù; io sarò buona e farò di tutto per contentarlo. Che faccia presto, babbo benedetto...
Per ora non scrivo altro; scrivo subito dopo Natale un'altra volta, è contenta? Rimane contenta delle mie lettere Lei? Io, quando mi vengono le sue e quelle del mio babbo, è una gran consolazione. Mi benedica forte forte, e ogni momento; sono la povera

Gemma.










Gemma diverse