Gemma diverse 26

lettera 27

Alla Sig.ra Giuseppina Imperiali, L 5: 24 ottobre 1900

27
(24 ottobre 1900
Sorella in Gesù,

Sono poche ore che ho ricevuto la sua lettera. Mi ha consolato tanto. Verrà, è vero? Verrà e mi condurrà via anche me, e mi porterà vicina al babbo mio; non desidero dopo Gesù che questo. Ma venga presto, se P. Germano glielo permetterà.
Mi dice Lei: «Quante cose vorrei dirti!...». Ma io sì davvero, che avrei da dirgliene tante; non sa forse che dal primo Venerdì del mese la mia vita è affatto cambiata? Dov'è Gesù? Dove sono?... e le consolazioni passate?... Non è forse questa una nuova riprova dell'amor di Gesù? Sia sempre ringraziato. Mi trovo senza Gesù io? Ma anche senza parlare, quante belle cose che mi dice! Ma io mi vergogno, e mi nascondo, e ripeto: «O Gesù, potresti sì far così; ma se non ti avessi mai offeso, e se mai mi fossi da te allontanata. Caro Gesù, che bel contracambio ho saputo renderti per tutto quello che hai fatto per me! O amor di Gesù, da me tanto tradito! Che confusione! I peccati miei li ho tutti bene in mente. Gran Dio, misericordia!
Ma come posso io, Gesù, diffidare della vostra misericordia, e di coteste vostre viscere piene di carità? L'amore, o Gesù, che vi fece patire per me, non è amor finito, ma è immenso ed arde sempre. Su via dunque, coraggio! metto nelle mani di Gesù tutta me stessa, la vita ecc. ecc., ma ci metto ancora i peccati e tutto il resto, le mie miserie, ed ogni mio [più] piccolo bisogno.
Pregherò tanto per Lei, sì, ma che posso? Nulla affatto. Il Ven. Gabriele poi è sparito; sono tutti stanchi di soffrire la mia indifferenza verso Gesù; pure ci proverò a parlargli nel segreto del mio povero cuore.
Potevo far di più di quello che ha fatto Gesù per me? Ma ancora un'altra cosa ha fatto per me. L'indovina? Il Paradiso. Ci pensa Lei a andar lassù? È da un pezzo a me che mi sta fisso in mente. Quanto è largo Gesù nel premiare! L'andarci, è vero, ci costerà tanti sacrifizi, tante pene; ma, o cari sacrifizi, o care pene! Dica un po': quel P. Germano mi grida, s'inquieta, se dico di voler andare in Paradiso: ma come faccio a pensare all'eternità e a quel felice gaudio, al più grande di tutti i beni, all'amor di Gesù, e non morire dal desiderio? Con che impeto ameremo Gesù! Io pure non sarò sì debole, sì sciocca come ora; ma sarò forte forte, e non farò inquietare più nessuno.
Anch'io, sa, sto assai unita con Lei, in particolare dopo che ho avuto Gesù; la notte però non la sento, perché devo dormire. Sa quando sono unita tanto con Lei? Quando soffro: allora poi in una maniera... non so come dire. Il babbo mio poi, quello mi ci sta anche quando dormo, quando mangio, quando prego, sempre sempre. Ma, o quante volte mi par di vederlo inquietato! O che sarà? Mi fa tanto timore! Ho voglia di mettere tutto in opera per esser buona e capire un po' quel che mi dice, ma non ci riesco. Mi raccomanda tanto a Gesù? ma tanto tanto. Quante cose, quante cose mi rimangono a dire!... ma tante... ma che devo fare? Ci vuole stare sempre con me unita anche più di ora? Lo dirò al mio Gesù nascosto.
Venga, venga presto, e mi porti vicina al babbo mio.
Gemma di Gesù.

Quanto buio, è vero? sopra di me? Ma il babbo mio stia attento. Il babbo mio cattivo perché mi tiene così lontana? Dica al babbo mio che stia attento a ciò che Gesù gli dirà. Lo faccia.







lettera 28

Alla Sig.ra Giuseppina Imperiali, L 6: circa 20 novembre 1900

28
Circa il 20 novembre 1900
X. P.

Cara sorella in Gesù,

Appena ricevuta la sua lettera, avrei voluto scriverle subito: infatti mi ci misi subito, ma non potei continuare. Viva Gesù! Viva la croce di Gesù! O non è questa la vera felicità: essere trattata da Gesù nel modo che è Lei? Si affligge per i figli? Quel gran Dio che tutto può, non lo permetterà che essi debbano essere privi del necessario. È troppo buono, troppo misericordioso Gesù; non è possibile che li abbandoni. Gesù provvederà ad essi. Glielo ripeto, non si affligga per i figli suoi. Coraggio, sorella mia! è una prova ben dura, ma assai vantaggiosa. Quanto gode Gesù nel vedere l'uniformità al suo volere in questi momenti dolorosi! Viva sempre Gesù! Ripetiamolo insieme tutti e tre: il babbo mio, Lei e io: Viva Gesù!
Vorrei, sorella mia, darle coraggio, ma che dico? Non gliene dà abbastanza Gesù? Farle forza: ma chi ama Gesù, ha forza di patire qualunque gran croce. È così forte il suo amore! Gesù sia l'unica nostra ricchezza.
L'amor di Gesù mette quelli che l'amano, in una totale indifferenza, che tutto quello che gli accade, dolce e amaro, è per essi tutto eguale. Così me lo insegnava il babbo mio, quando era a Lucca; ma siccome io non amo veramente Gesù, ogni cosa contraria che mi accade, mi conturba e mi abbatte.
Quando imparerò a uniformarmi al volere di Dio? Questa è la cosa più necessaria che mi occorre; preghi tanto tanto per questo.
Sia sempre con me, e io sto sempre con Lei. Continuamente raccomandi a Gesù la povera

Gemma.








lettera 29

Alla Sig.ra Giuseppina Imperiali, L 7: 31 gennaio 1901

29
31 gennaio 1901
Sorella mia in Gesù,

Ricordiamoci, sorella mia, che siamo seguaci di quel Gesù che soffrì tanto. No, non basta aver la croce sotto gli occhi, averla addosso; bisogna averla nel mezzo del cuore. Sorella mia, quante cose mi vengono!... non so esprimermi. Andiamo insieme davanti a Gesù Crocifisso... guardiamolo... È elevato sulla Croce... E noi ci affliggeremo, se dovremo stare per del tempo ai suoi piedi? E ora insieme voliamo col pensiero al Paradiso. Lassù, lassù, o bene con Gesù, cogli Angeli, che saranno tutti nostri fratelli! Vedremo la Mamma nostra, e Gesù si vedrà proprio tutto com'è (Mi dicono che è ben diverso da quello che mi sembrava vedere a me). Ricordiamoci, anzi immaginiamoci di stare a parlare cogli Angeli, con Gesù: e vedrà allora come si soffre bene. Per me il Paradiso è l'unico conforto che provo, quando soffro un po'.
Preghi tanto tanto Gesù per me, e mi tenga sempre accanto; sono la povera

Gemma.

Vorrei dirgli che venisse a Lucca, ma... non posso: il babbo mio non vuole.







lettera 30

Alla Sig.ra Giuseppina Imperiali, L 8: circa 28 aprile 1901

30
Circa il 28 aprile 1901
Sorella in Gesù,

Che faremo noi mai, sorella mia, nella presente nostra situazione, in mezzo a qualche tribolazione, tanti timori e parecchie angustie? Non altro che benedire, ringraziare e adorare le amorose disposizioni del nostro Gesù, poiché permette così per nostro maggior bene. Viva dunque Gesù nostro! Termineranno poi tutte queste piccole cosette, e sarà quando l'anima nostra spiegherà le ali, e volerà nell'amoroso seno di Gesù per non più separarsi. E questo quando sarà? Io per me vorrei presto. Non dico mica questo, perché noiata di soffrire quel po' che Gesù per sua infinita misericordia mi concede; solo per andare da Gesù. Sì, mio Dio, ascolta la mia voce, esaudisci i miei desideri. Per la tua gran bontà presto esaudiscimi.
Ma una voce interna sembra dirmi che ancora un po' dobbiamo rimanere ai piedi della Croce. Se Gesù è inchiodato sopra la Croce, non lamentiamoci noi, se dobbiamo stare ancora ai suoi piedi. Povero il nostro Gesù! Io vorrei avere un cuore formato di tutti i cuori più innamorati di Voi, o mio Dio, per compatirvi e per aiutarvi. Tutte le forze però del mio povero corpo, e tutti gli affetti di questo miserabile cuore, a Voi li consacro. Non sarà mai vero, sorella mia, che noi lasceremo Gesù solo sulla strada del Calvario. Ma non solo accompagnarlo al Calvario, ma alla Croce e alla Morte. Corriamo insieme alla Croce, anzi a nuove Croci; insieme abbracciamole, e insieme diciamo: «O Croce Santa, se pensiamo all'infinito affetto, col quale ti abbracciò Gesù, prendiamo una forte risoluzione di non allontanarci mai più da te». Ho un bel dire, ho un bel discorrere e far coraggio, io che manco di tutto, che spesso mi lamento e piango, e che faccio continuamente atti d'impazienza. Ma Gesù avrà pietà anche della debolezza.
Che buio! sorella mia, ma un buio che non so come dire. Gesù non c'è per me; la Mamma sì, Lei mi vuole sempre bene, quasi ogni mattina mi guarda, mi bacia; ma quasi sempre piange. Povera Mamma mia! Gli vorrei volere pure tanto bene!
La Signora Cecilia mi prega di dirle che non può scrivere, perché ha troppo da fare. Preghi tanto per questa famiglia, che ne ha bisogno; preghi pure per me, e stiamo sempre insieme. Vorrei dirgli... ma il babbo nostro non vuole.
Mi raccomandi tanto tanto a Gesù; sono la povera

Gemma.







lettera 31

Alla Sig.ra Giuseppina Imperiali, L 9: 5 ottobre 1901

31 5 ottobre 1901

«Sorella in Gesù. Ogni mattina sorella mia bisogna prendere dalle mani di Gesù una croce - Lei fortunata sorella mia che Gesù si degna manifestarle così apertamente il suo Santo amore! O quanto l'ama Gesù, e Gesù vuole essere da Lei riamato. Non sente forse che cosa gli chiede Gesù sorella mia? Stia attenta, e il cuore gli dirà che Gesù vuole un po' più di amore nelle afflizioni, un po' più di amore nelle avversità. Non neghi sorella benedetta questa giusta soddisfazione a Gesù. Ami la croce perché pensi che è la croce di Gesù, ami i patimenti perché pensi che sono i patimenti di Gesù. Amiamo Gesù con tutte le potenze dell'anime nostre, con tutti gli affetti della nostra volontà, amiamolo con ogni movimento, con ogni palpito dei nostri cuori, viviamo solo di amore per Gesù, sia pure tra le tenebre di spirito, tra pene interne, tra molestie ed affanni, se Gesù l'esige, e se l'esige il suo amore, prepariamoci a cari e penosi sacrifici. Gesù sorella mia, in vita considerò la sua croce come una stella lucente che fosse di guida ai suoi eletti fra li scogli del mondo, sulla croce poi la considerò come trofeo del suo amore.
«Al figlio non ci pensi, felice Lui che già forse si gode Gesù. Creda sorella mia, che il vivere è un tormento così forte, che io non lo posso più sopportare. Stare nel mondo ed essere divisi da Gesù - - oh! no! Pensi che tutto quello che il mondo da all'uomo è tutto fumo, è tutto inganno, a Gesù solo rivolgiamoci tutti, e guardiamo il - - Paradiso. Il figlio suo se è in Cielo Gesù può darli tutto quanto vuole, al contrario del mondo che dà e poi - - - o lo lo sa - - - . E di andare in Paradiso a noi quando ci toccherà? Spesso senz'avvedermene mando un sospiro a Gesù perché mi porti in Paradiso
«Viva viva Gesù che ci affligge e ci consola, viva per sempre -
«Mi raccomandi a Gesù per carità, temo assai dell'anima mia, dimattina vada da Gesù a nutrirsi delle Sue Carni e vedrà...
La povera Gemma






lettera 32

Alla Sig.ra Giuseppina Imperiali, L 10: 2 maggio 1902

32
2 Maggio 1902.
Sorella nostra,

Viva Gesù! Ecco proprio un momento, che si può dire con merito! Che è mai accaduto? Non viene stasera, ma quando dunque verrà? Forse il Gesù del nostro buon babbo non vuole?... Lo senta un po' bene... non è lo stesso mio Gesù?... Non allunghi più la sua venuta; badi bene, io l'aspetto; non aggiungo altro, perché non so proprio che dire. Viva Gesù! Viva Gesù! La povera

Gemma.

Il dispiacere che ha dato a tutti poi... Io sa Dio solo... Venga presto se Gesù lo vuole. La Sig.ra Cecilia, dal telegramma in poi, non ha parlato che poco; la vuole, la vuole... E Lei può venire? Può contentare tutti. Scriva subito: ci dica che viene, la sera che viene, e tutti risaremo contenti come prima. Saluti. Sono 3 giorni che non si fa che parlare del suo arrivo. Tutti contenti; appena usciti da pranzo ecco un colpo. Viva Gesù!
Venga presto: Dio lo vuole. E il mio babbo, dove è? Ho bisogno di scrivergli a lungo.
Venga presto e, se P. G. [= Germano] vuole, mi conduca da Lui, e Lui in convento.







lettera 33

Alla Sig.na Elissene Ottini: 8 aprile 1898

33 Lucca 8, 4, 98
Gentilissima Elissene,

Ieri ricevei la sua lettera la quale mi recò tanta consolazione che non posso descriverle.
In questi giorni mi era preso un tale sgomento da non dirsi; ero inquieta, mi sfuggivano di bocca cose non tanto convenienti e spesso esclamavo tra me: «Signore, non potevate darmi maggior castigo che questo di trattenermi in letto in questi santi giorni a Voi consacrati!» Ma dopo ricevuta la sua lettera, dopo lette quelle parole dettate dal vero sentimento della Religione, mi sono consolata, la pace mi è tornata nel cuore. Sono contenta ed io dovrò rendere grazie tante a lei ed al suo ottimo cuore che ha saputo sì bene ispirarle nel mio.
Se per preservarla dal male fossero stati sufficienti i miei voti e le mie preghiere, Dio avrebbe certamente operato il prodigio della sua guarigione istantanea. Ma siccome Dio opera sempre a suo piacimento, così ha voluto dopo lunga malattia metterla in via di guarigione; nondimeno pregherò fino a che sia del tutto ristabilita e tornata nella primiera salute. E se piace a Dio prego darla anche a me, gliene sarò sempre grata, ma creda desidererei mille volte veder lei perfettamente guarita invece di me. Poiché che mi gioverebbe se io fossi sana e lei ammalata? Pregherò Dio di donarci la salute a tutte e due, se no scegliere me per soffrire. Questo è quanto può desiderare una cuore di amica che vorrebbe vedere in lei compiti tutti quei beni che desidera a se stessa.
Mi permetta di parlarle con tutta sincerità, ma è da gran tempo che io sento un'affezione per lei; sento di volerle proprio bene. Mille volte ho desiderato di conoscerla, mille volte ho preso la penna per scriverle queste sole parole: che le voglio bene, ma non mi sono mai attentata, e poi non sapevo se lei mi avrebbe sinceramente contracambiata.
Desidero ardentemente il momento che lei verrà a salutarmi. Fosse pure oggi sarei contenta: venga, venga presto che il mio cuore la desidera da tanto tempo. Mi dica che quando sarà guarita, ed io sarò sempre a letto, che verrà tutti i giorni, se la salute glielo permette. Mi dica che mi vorrà sempre bene ed io sarò felice.
Mi farebbe cosa grata se volesse accordarmi due favori: il primo di non parlarmi mai più di riconoscenza, perché io non ho fatto niente per lei; solo però, creda, che se i miei desideri avessero eguagliato le mie forze, oh! avrei fatto molto. L'altro di volermi trattare come semplice amica, di non più usare quelle gentilezze come nella lettera trascorsa e di sostituire a quella parola «lei» un semplice «tu».
Mi faccio premura di augurarle la buona Pasqua e testificarle le mie congratulazioni per la sua prossima guarigione.
E nella speranza di essere annoverata nel numero delle sue amiche, mi dichiaro
Sua per sempre Gemma Galgani







LETTERE DI S. GEMMA A NOME DI ALTRE PERSONE






lettera 34

Al giovanetto Vittorio Buchignani: 25 maggio 1901

34 (25 maggio 1901).

Carissimo figlio,

Il giorno più bello della tua vita finalmente è spuntato! Lesto, figlio mio, vola da Gesù! Non aver timore: avvicinati a Lui; tuo padre ti accompagnerà, io pure ho questo desiderio, ma mi è impossibile; non lo posso fare col corpo, ma lo farò collo spirito. Gesù penserà a te, all'anima tua; la madre tua, che non può esserti vicina in questo felice momento, penserà nondimeno alla tua felicità, e a dividerla con te, con Gesù nel cuore. Sai, caro mio Vittorio, perché la madre tua soffre tanto nell'essere lontana da te in questo bel giorno? Perché vorrebbe dirti tante cose, insegnarti tante preghiere; vorrebbe da se stessa offrire il tuo cuore a Gesù; vorrebbe altresì sentire da se stessa, che tu con le tue labbra pronunciassi le parole seguenti a Gesù: «Mio Dio, ti prometto da questo momento di essere sempre buono, obbedire ai miei cari genitori, di essere conforme alla tua S. Legge. di non mai immischiarmi in cattivi compagni, e se la tua SS. Volontà vuole che io cresca ancora, ti giuro, mio Dio, di non ascrivermi a nessuna società segreta».
Ecco tutto, mio Vittorio; lo dirai a Gesù domattina? La Contenterai la tua mamma, che per darti il pane e la vita non guardò né a fatiche né a dolore? Se hai il desiderio di fare quanto io ti ho suggerito, senza paura, figlio mio, corri da Gesù. Pregalo per i tuoi genitori, per i tuoi fratellini, per tutti i tuoi parenti, per tutta questa intera famiglia, per la loro mamma ammalata: che Gesù gliela restituisca presto. Ci siamo intesi, figlio mio? Poniti bene in mente le parole della madre tua, parole semplici, ma dettate da un cuore che teneramente ti ama.
Saluta tutti di casa, e tu ricevi un affettuoso bacio, e di più una speciale benedizione dalla tua

aff.ma madre
Elena Buchignani.

P. S. Se tu mi avessi scritto due giorni prima, ti mandavo un regalino; e fammi tanti saluti alla nonna, e ubbidiscila sempre.







lettera 35

Al giovanetto Mariano Giannini: 6 settembre 1901

35
Lucca, 6 Settembre 1901.
Mio caro Marianino,

Ancora pochi giorni e poi, mio caro, tu non apparterrai più alla terra; Gesù ti aspetta, impaziente ti aspetta... gli Angeli si uniscono per farti corona... tu sei del Cielo, tu sei tutto di Gesù, e lo sarai per sempre, è vero, mio caro? Rallegrati!... [Il giorno] da te tanto desiderato non è più lontano; godi con Gesù, alza gli occhi al Cielo, e vedi... i tuoi occhi non devono essere più per il mondo né per le cose terrene: essi devono essere di Dio; fissali in Lui... Guarda... vedi: Gesù è là... presente nel santo tabernacolo. Non lo scorgerai con gli occhi materiali del corpo, ma lo sentirai nel tuo cuore, quando per la prima volta lo riceverai, e sentirai la sua cara presenza... Me lo saprai ben ridire, che felici momenti siano quelli; e ti rimarranno bene impressi nella mente e nel cuore, e sempre; e a tutti ricorderai con gioia le dolcezze della tua prima Comunione.
Non aver timore di appressarti a Lui, vai con confidenza da Gesù. Esso sai come dice? «Io sto qua ad aspettarti, ti vedo, ti sento; vieni, vieni, ché io sono tuo Padre...». E tu slanciati da Lui, abbraccialo seppelliscilo nel tuo piccolo cuore, e chiudicilo per sempre. E Gesù ci sta volentieri, sai? L'ha detto Lui stesso che le sue delizie le trova nello stare coi figli degli uomini. E se Gesù ha questo desiderio, noi non vorremo appagarglielo? E quando sarai lavato dai peccati per mezzo della confessione, quando la tua lingua riceverà per la prima volta le carni immacolate di Dio, o Mariano, Mariano...
Già cotesti buoni e zelanti sacerdoti ti hanno in tutto e su tutto istruito, ma pure sento anche io il dovere di dirti qualche parola. Sai ciò che mi sta tanto a cuore? È una virtù, tanto cara e tanto bella agli occhi di Dio, e Gesù a quelli che l'hanno ben custodita, gli ha riserbato un posto privilegiato nel Cielo. Vo' dire la Santa Purità. Io spero che Gesù troverà puro il tuo cuore, e che vorrà sempre pascersi in esso. Già lo saprai che Gesù si pasce tra i gigli, e tu vo' sperare che manterrai puro giglio il tuo cuore. Gesù nella sua reggia, nel suo Paradiso non ammette nulla d'immondo; perciò se tu vorrai un giorno possederlo, bisogna che tu custodisca sì bella virtù; prega Gesù, affinché ti conceda sì bella grazia.
Un'altra cosa ancora, Mariano mio. Sei sempre piccino, non sai quel che voglia dire mondo; ma quando ti troverai in mezzo ad esso, conoscerai che è pieno d'inganni, che non può dare se non dolori; al contrario di Gesù che sempre consola. Troverai anche molti cuori che ti amano, ma tutti li troverai diversi dal Cuor Gesù. O il Cuor di Gesù ti sia sempre presente! È il Cuore di un Dio (non ti spaventare), ma è un Cuore umano e accostevole. Sì, è umano anche il Cuore di Gesù, ma quanto è diverso dagli altri cuori! Accostiamoci a quel Cuore, e non tarderemo a conoscerlo un Cuore singolare, un Cuore grande, il re di tutti i cuori. A questo Cuore tu abbia sempre una speciale devozione.
Un'ultima cosa mi sta molto a cuore, ed è un tormento per Gesù; solo al pensarlo mi sento rabbrividire. Vi sono dei cristiani, intendi, Mariano, dei cristiani che non credono all'Eucaristia. Che delitto orribile contro la bontà di Dio! Prega per essi, e prometti a Gesù di creder sempre. «Essi non credono (devi dire), ed io, Gesù, crederò più intensamente». E prometti ancora di non lasciarti mai vincere dal rispetto umano, e di far sì, o colla preghiera o col buon esempio, di indurre tutti a credere ed aver fede...
Tante altre cose vorrei dirti, e che sento dettarmi dal cuore, ma lascio adesso di scrivere, per far parlare la tua buona mamma. O, le parole di una madre avranno ben altra influenza sul tuo cuore! Ma credo al certo che non vorrai disprezzare le parole di una zia, che ti è molto affezionata e sente di amarti come figlio. Ti prego altresì di raccomandare incessantemente i tuoi buoni genitori, affinché colle loro parole e coi loro buoni esempi possano, con l'aiuto di Dio, farvi crescere tutti buoni e virtuosi, e guidarvi per la via del Cielo; e per ultimo ti prego di non dimenticare la tua

Aff.ma zia

Cecilia.






lettera 36

Alla Sig.ra Cleofe Menchini: 5-8 maggio 1901

36
Da Lucca, 5 Aprile 1901

Carissima Cleofe,

È propriamente un miracolo: questa mattina di Domenica, ho potuto prendere la penna per trattenermi una mezz'oretta con voi. Potete immaginarvi quante volte ho desiderato di scrivervi, ma proprio fino ad oggi sempre è stato impossibile.
Per primo vo' darvi notizie di Giustina: possiamo dirla guarita; Gesù contro nostro merito ci ha voluto far felici insieme ad Essa per qualche altr'anno; nondimeno le preghiere non vanno anche lasciate, perché il bisogno, o sia per l'anima o per il corpo, sempre sono necessarie. Non mancate ogni giorno, quando sola sola ve ne andate dinanzi a Gesù Sacramentato, di pregarlo per tutta questa numerosa famiglia. Essi vanno sempre più crescendo, e col crescere degli anni cresce altresì il bisogno dell'aiuto divino. Gesù, lo so, vuole da tutti noi essere unicamente amato, ma almeno faccia che il cuore di tutti questi 12 figli, scelgano il Cuore Santo di Gesù per loro solo oggetto, ed in Esso vi ripongano tutte le loro affezioni; sia Esso il loro solo pensiero, la loro sola parola, il loro tutto. Ogni giorno, vi prego, fate a Gesù questa confidente preghiera, e Gesù ci farà contenti.
Noi, alla nostra volta, ci studiamo di educarli cristianamente; faremo tutto quello che si può: al resto ci penserà Gesù. Quello però che più importa sono i primi principii; ne ho avuta l'esperienza sopra me stessa, quando da piccola ero sotto la vostra direzione: quante belle parole, quante belle cose mi dicevate! Di quando in quando mi si ripresentano alla mente, e ad Essi li suggerisco; e non posso fare a meno di ringraziare il Signore per avermi dato una guida sì santa nei miei primi anni. Dovevo approfittarne in meglio, ma non posi alle vostre parole tutta l'attenzione che meritavano. E state certa che ne avrete premio dal Signore, per le vostre opere buone fatte e di tutte quelle che state facendo, verso quei ragazzi lassù di Controne. Continuate a far capire ad essi la gran bella devozione che è quella a Gesù Sacramentato; fategli conoscere che Gesù non poteva darci prova più grande che quella di star nascosto in quell'umile e Sacro Ciborio, dove in Esso vi è abbandonato, ed è tutto, vicino a Lui, silenzio e squallore.
Termino oggi la lettera, ed è il bel giorno dell'8 di Maggio, giorno interamente consacrato a Maria SS. del Rosario; e non posso terminare senza dirvi nulla di questa Santa Madre. Stamattina abbiamo quasi tutti assistito alla supplica. O se vi foste stata anche voi! Non avreste certamente retto le lacrime nel vedere quella bella immagine di Maria col suo bambino in braccio; pareva che dicesse: «A me non mi costa nulla il farvi grazie; chiedetemene tante, e tutte le otterrete». Che ci salvi a tutti quanti l'anima, e ci dia la pace del cuore: niente altro bramiamo; e che possa un giorno ripetere: «Tutti quelli che mi appartengono, son tutti di Gesù».
Senz'altro termino, e vi prego a scusarmi, se non vi ho scritto più presto. Vi raccomando di nuovo di pregare, e credetemi vostra

Cecilia Giannini.




















































































Gemma diverse 26