Gemma al P. Germano 7

lettera 8

A P. Germano, L 8: luglio 1900

8
Luglio 1900
Molto Rev.do Padre,

Stamattina la Sig.ra Cecilia mi ha chiesto se scrivevo a Lei una riga. S'immagini come ho accolto questa cosa con allegria! Mi ci sono messa subito, perché ho capito che se scrivevo per lei, avrei potuto scrivere anch'io. Dunque la prima cosa vorrebbe sapere se ha ricevuto almeno tre o quattro lettere sue, una della Sig.ra Giustina, e quattro delle mie. Noi qua non si fa che scrivere, ma poi non vediamo risposta; dico noi, ma no, loro, perché le mie lettere non la meritano davvero risposta: tutte quelle chiacchiere... Ma se desidero che mi risponda, lo bramo solo per aver da Lei qualche buon consiglio, qualche avvertimento. In quanto alle lettere della Sig.ra Cecilia, a quelle poi poteva aver risposto. Mi sembra che il suo silenzio gli dispiaccia assai; teme perfino che abbia a lamentarsi di qualche cosa per parte loro, e se credesse bene scriverle, quanto lo avrebbe caro! Lo so io l'allegria che fanno le sue lettere! Ma quello che provo io, non è nulla in paragone agli altri, che hanno la fortuna di conoscerlo.
Infine Gli vuol far sapere che è da Lunedì, che è tornata a Lucca, ma sola; tutti gli altri sono rimasti a Viareggio fino alla fine del mese. Mi prega ancora di salutarlo e di mandarle la Sua Benedizione.
Ora però mi perdoni se aggiungo io qualche cosa; ma è una cosa che già la saprà, ma che pure non posso tacerla. Sono già sei giorni che non ho visto Gesù. Ma sapesse quanto sono cattiva! Ma però non mi ha mica lasciata sola sola: mi fa stare con me sempre l'Angelo Custode. È un po' severo però; ma io ho piacere; nei giorni passati mi contendeva fino tre o quattro volte al giorno; mi prometteva che se stavo buona mi avrebbe fatto vedere Gesù, ma sì: commettevo sempre peccati, e allora era impossibile. Ieri però, quando mi misi a pregare, mi disse che oggi me lo avrebbe fatto vedere, ma se ero buona. Ci attendo, sa, a essere buona; ma ci ho tanto l'abitudine, che ogni momento faccio peccati, e se Gesù non mi aiutasse davvero, Dio mio, dove finirei!
Mi diceva ieri l'Angelo Custode, e me lo ha ripetuto anche stanotte, afflitto afflitto: «Se tu vedessi Gesù quanto soffre; se tu lo vedessi!» mi ripeteva (era questo che gli volevo dire). Io allora mi lamentavo, perché tante volte Gesù in certi tempi, quando soffriva tanto, me lo veniva a dire: soffrivo anch'io, e un po' mi pareva di sollevarlo ma ora non viene più. Gli dimandai perché Gesù soffrisse di più, e mi rispose: «I peccati son tanti». Ma dunque noi che apparteniamo al Sacro Collegio, dobbiamo lasciar Gesù così solo a soffrire? No, è vero? Ma che faremo? O quanto vorrei fare, se potessi! Darei subito la mia vita, per non far soffrire Gesù; ma no, la vita no; voglio vivere sempre, se piace a Lui, per far penitenza dei miei innumerevoli peccati, per soffrire tanto tanto, e amarlo tanto tanto.
È già parecchio tempo anche che Confratel Gabriele non viene più. È per me una grave pena, ma pure... Gesù mi vuole sempre bene, perché un po' soffro sempre.
Per carità mi raccomandi a Gesù, che mi faccia la grazia di conoscere i miei peccati e di averne un vero dolore; ogni minuto scopro un difetto.
Lo prego a darmi la Sua Benedizione insieme a tutti i membri del Sacro Collegio, e poi preghi ognigiorno per la povera

Gemma.

Quanto andrei volentieri in convento, e unirmi alla fine tutta con Gesù.
Nell'ultima lettera che gli scrisse la Sig.ra Cecilia, le parlava del Sig. Moris. Se Lei ha avuto la lettera, avrà capito certamente ogni cosa; in ogni modo gli faccio sapere che speriamo molto bene, poiché il Sig. Moris accettò subito; molti sono quelli che vorrebbero ascriversi, e Monsignore pure continua. mente raccomanda di pregare per propagare quest'opera al tutto santa, e perché gli ascritti sieno degni di essere in un modo particolare eletti da Gesù, membri del Sacro Collegio, il giorno del Corpus Domini; poi più volte mi fece promettere di pregare un giorno intero per questa S. Istituzione, e Lui pure mi promise che in quel momento solenne che aveva Gesù nelle sue mani, lo avrebbe pregato a benedire quest'opera. Di questa già ne sono sicura, perché ogni sera, quando l'Angelo Custode mi benedice, mi ripete: «Dio ti benedica insieme a tutti i membri del Sacro Collegio».
Di nuovo la sua S. Benedizione e preghi per la povera

Gemma.










lettera 9

A P. Germano, L 9: luglio-agosto 1900

9
Luglio-agosto 1900
Padre Germano,

Sono sempre Gemma che Gli scrivo. Sono sempre nel mondo! ma quanto ne sono annoiata! È proprio vero che non si trova nessuna felicità su questa terra! Se io, per misericordia di Dio, provo dei momenti felici, sono quando mi vedo disprezzata e umiliata. E di queste cosette, a dire il vero, non me ne mancano; anzi ogni giorno Gesù me le accresce. O quanto è buono! Se sapesse quali mezzi ha usati per confondere la mia superbia! O quanto sono cattiva, se sapesse! Chi mai mi darà la virtù necessaria per allettare Gesù? Lo preghi e faccia pregare Gesù, affinché mi dia in breve tempo gli aiuti necessari per riparare le mie tante miserie, e mi rischiari la mente, e mi faccia conoscere l'orribile buio dell'anima mia, e possa raggiungere, com'è mio desiderio, il fervore e l'amore di tutte le anime sante; ma no, anche di più, eguagliare nella purità tutti gli Angeli, e vorrei fino la nostra Mamma Maria SS.
Stia a sentire veh! Gli voglio dire una cosa. Tante mie compagne, che avevano come me vocazione di essere Religiose, sono già vestite, e quasi tutte hanno la mia età. E io, ci sono sola sola.
Ora mi viene da piangere; non vorrei, sa, piangere, perché l'Angelo Custode non vuole; ma mi viene da sé, e allora bisogna che pianga. Ci vorrei andare anch'io in convento; lo so che Gesù questa grazia a me non me la concede per la mia grande indegnità. Se vedesse, ho un cuore vuoto vuoto.
Un Passionista, tempo indietro, disse che a Ottobre le monache Passioniste aprono il Noviziato; potrò sperare che l'ultimo posto ci sia per la più umile figlia di S. Paolo? Sarò buona, sa, obbedirò sempre; dica alle monache che mi prendano per servir loro; farò da serva. So fare, sa. So spazzare, lavare i piatti, e tirare l'acqua e anche cucire; sarò obbediente a tutte a tutte. Glielo dice che mi prendano? Gli dica che soffro tanto; se sapesse ora quanto lo sento il sacrifizio di non essere anche monaca; non farei che piangere, e alle volte è tanta la violenza che devo farmi, perché mi vedo lontana, che provo pene terribili. Gesù mi consola, dicendomi spesso, che vi è una vita anche migliore e più beata del convento. E lo sa che cos'è? Me lo disse l'Angelo Custode.
È vero, sa, che sto bene con la Sig.ra Cecilia; che posso dopo Maria SS. chiamare anche Lei col dolce nome di mamma; starei meglio in convento, per amare e patire con Gesù; ma quanto starei meglio in Paradiso! Il Confessore non vuole che dica a Gesù che mi prenda; se Lui volesse, Gesù mi prenderebbe, sa. Quanto sarei contenta di avere questo permesso, perché non posso stare più lontana da Lui; ho sempre tanta paura di offenderlo. Come sono diventata cattiva! prima assai meno, ma ora quante colpe che metto insieme, delle quali sarò punita.
Di tutte le mie intenzioni nell'operare, o che stretto conto avrò da rendere al mio Gesù! Quanti peccati! O quante volte ho fatto proposito di operare sempre nel modo il più perfetto! Ma... buon per me, se avevo adempito il mio proposito! Ben si avvedrà quanta necessità abbia di pregare per l'anima mia; ma non mi sgomento, ché rinnovo ora la mia promessa, e penso che Gesù mi aspetta in Paradiso: me lo ha promesso più volte.
Se volesse rispondere alla Sig.ra Cecilia, quanto l'avrebbe caro! Se sapesse quanti dispiaceri che ha per parte mia, ma io non vorrei darglieli, sa; mi dispiace tanto; vorrei invece ricompensarla di tante cose che mi fa....








lettera 10

A P. Germano, L 10: 9 agosto 1900

10
9 agosto 1900
Padre Germano,

È notte, prendo la penna per dirigermi a Lei; ho scelto appunto quest'ore per essere alquanto più quieta ed anche più libera. Prima di tutto, mi raccomando per carità, quell'ultima lettera non ne faccia nessun conto, la distrugga insieme a tutte le altre; in quella quante insistenze! quante disobbedienze! Ma ora sono pentita di già, non lo seccherò più tanto.
Ilo avuto dal mio Confessore ogni permesso, riguardo a Lei; posso, anzi devo manifestargli ogni più piccola cosa. Anche le cose interne, ma non capisco quali sieno. Forse sono queste: come mi sento verso il mio caro Gesù. Il mio spirito è pronto, ma il mio corpaccio è debole, debole, perché faticoso e pigro. Ma che cosa non si farebbe per Gesù! Chi potesse avere un suo sguardo solo solo, basterebbe: quanta forza, quanto vigore si sentirebbe! Io mi sento che farei ogni cosa per Lui, pur di vederlo contento; il più grosso tormento mi sembrerebbe di averlo a sopportare per Lui; ogni goccia del mio sangue volentieri lo darei, e tutto per contentarlo, per impedire che tanti poveri cattivi l'offendessero. Dio mio, ma che dico? O vorrei che in questo momento la mia debole voce arrivasse fino ai confini della terra, vorrei che tutti i peccatori m'intendessero, vorrei gridare: Cattivi, preferite strapazzare, deridere Gesù, anziché essere strapazzati voi stessi.
Se sapesse, Padre, come è afflitto Gesù in certi momenti, in certi tempi! Oh! non si può, non si può proprio resistere a vederlo; e per giunta, quanti sono quelli che lo compatiscono? Assai pochi, e Gesù si trova quasi sempre solo. Si soffre tanto tanto, sa, vedere Gesù che è in mezzo ai dolori! Ma come fare vederlo in quello stato e non aiutarlo?
In certi momenti mi prende una smania, un desiderio sì grande di soffrire tutti i tormenti del mondo, che non posso fare a meno di cercarne da me stessa. Saranno circa otto giorni, mi ero appena comunicata, che mi vennero spontanei questi tre proponimenti; subito li feci a Gesù: 1 Se mai, o mio Dio, tu volessi la mia vita, per castigo di tanti e innumerevoli miei peccati, fino da ora io te la offro, son pronta a morire subito che a te piacerà. Ti offro, o Dio mio, la mia vita, unita alla vita di Gesù, i patimenti miei uniti a quelli di Gesù; solo ti chiedo un perfetto dolore dei miei peccati, e poi via pure! 2 Mi hai mostrato più volte, Gesù, che è tua volontà che vada in convento; ebbene se lo vuoi, io sono pronta, lo desidero tanto tanto: questo sì, per patire, per amarti e fare penitenza dei miei gran peccati. 3 Vuoi forse, o Gesù, che io viva così? Tu sia benedetto. Vuoi forse che viva nel mondo, abbandonata, sola e anche disprezzata? Sono pronta. Sia fatta in ogni modo la tua SS. Volontà.
Questi tre proponimenti ogni mattina li rinnovo, e Gesù me li gradisce tanto; anzi se li dimentico, da sé me li domanda.
Devo parlargli anche questa volta dei soliti giuochi della mia fantasia. Il Confessore anzitutto mi ha raccomandato di dirle questa cosa. Sono già parecchi giorni, una mattina Gesù mi disse che ogni volta che mi fosse apparsa qualche persona, dicessi queste parole: «Benedetto Gesù e Maria!». L'ho usate più volte, anzi sempre; e tante ma tante volte quel signore [il demonio] non mi risponde, e allora capisco che è lui, e se ne parte. Se mi sembra Confratel Gabriele, da se stesso le proferisce prima di me; Gesù pure non manca di ripetermele.
Quanto tempo son rimasta senza Confratel Gabriele! Tante volte Gesù me lo prometteva, ma poi non facevo per bene il mio dovere, e mi castigava. Quanta forza mi devo fare per riuscire un poco a migliorare nel bene! Sono così debole nella virtù, e nei vizi sì forte, sì maestra, che nessuno mi supererebbe! Ma se Gesù mi aiuta, voglio divenire santa; il Confessore lo vuole, ogni volta me lo ripete.
Dopo tre mesi e più, ieri sera, col permesso del Confessore venne, sa [Confratel Gabriele]. Avesse veduto come parlava! e con tanta forza! Gli occhi gli sfavillavano, sembravano due lumi. Che avrei fatto, se avessi potuto, dinanzi a Lui! Ma no, mi trattenni; ma creda, ci vuole assai per reggere a certe cose: non poter neppure baciargli la veste! L'obbedienza non voleva. Mi parlò assai del nuovo convento. Quanto si lamenta di Lei, e ancora del P. Ignazio, e anche di un certo P. Consultore. che no so chi sia, perché ve ne state lassù, senza neppure pensare che presto.... Eppure mancherà un anno e dovrete dar principio. Fate tutti come volete, Gesù ci pensa continuamente.
Ora poi vengo a parlargli di una cosa, che a me assai mi dispiace. Anzitutto, non creda a nessuna delle mie parole, perché tutto lavoro della mia testa. Padre, senta: quell'anima, se sapesse quell'anima! non vuole Gesù che neppure più ci pensi. Queste parole quanto mi dispiacquero, quando Gesù me le disse! Ma di più ancora: ho saputo da Confratel Gabriele, che cotesta anima è piena di cattiva volontà. Padre, mi raccomando: non mi creda, su niente, ma specialmente su quest'ultima cosa; o al certo mi sono ingannata! Quanto ci penso! Abbandonata da Lei (ché Gesù lo vuole al certo), che ne avverrà? Con la sua capacità, prima di abbandonarla affatto, un'ultima prova! Potrebbe...
Stia quieto, P. G. [= Germano], viva tranquillo: ogni cosa va bene. Confidiamo in Dio. Lei stia di buon cuore, e seguiti in cotesto modo.
Vorrei dirle tante cose dell'interno, ma non so quel che sono. Il Confessore avrebbe piacere che mi facesse delle dimande, e allora mi sarebbe forse più facile capire. Faccia come vuole. Se volesse rispondermi presto, il Confessore ne avrebbe piacere. E poi se venisse a Lucca, così lontano, ho voglia...
Mi benedica tutte le sere, prima di andare a letto, e ora pure benedica, insieme a tutti i membri del S. Collegio, la povera


Gemma.









lettera 11

A P. Germano, L 11: agosto 1900

11
Agosto 1900
Padre Germano,

Oggi è il terzo giorno che il diavolo mi lascia stare. Sia ringraziato Gesù! Il Confessore ieri sera fu contento, perché [il diavolo] mi lascia quieta assai. Mi ha fatto pure male addosso, dai tanti colpi! Aveva il vizio di picchiarmi sempre nello stesso posto, e mi ci è venuta una piaga, che mi fa soffrire assai; in qualunque posizione stia, mi dà tanta tanta noia. Di tutto sia ringraziato Gesù! È tutto poco per me, se penso alle offese passate, che ho fatte a Gesù; ma ora che sembra mi cominci un po' a ravvedere, ho fatto un fermo proposito a Gesù di non commettere, col suo aiuto, mai nessun peccato, né grave né piccolo; ce mortale, piuttosto mille volte morire; se veniale, anche questo piuttosto morire che commetterlo che me ne avveda.
Se avesse visto Giovedì notte quel che mi accadde. Che consolazione provai! ma dopo, che spavento! Mi sembrò che Gesù mi facesse vedere due anime: una era in grazia di Dio. Come era bella, se avesse veduto! Era tutta luce, tutta sole, e poi... non so descriverla. Ma l'altra, che era in grazia del diavolo, che spavento! Non gli dico altro: aveva all'intorno tutte bestie. Che paura! Come era brutta! Se Gesù mi aiuta, non ne voglio più far davvero dei peccati.
Quanto avrei piacere che mi rispondesse qualche riga. È tanto che l'aspetto! Ora un'ultima cosa: vorrei andare in convento. Mi benedica e preghi per la povera


Gemma.










lettera 12

A P. Germano, L 12: 14 settembre 1900

12
14 settembre 1900
Babbo mio, accanto a Gesù nel mio povero cuore.

Stia a sentire. La mamma mia, la Sig.ra Cecilia, è un po' malata, ha la febbre grossa; io piango, non so che pensare. Sono certa, sa, che ancora non morirà, ma pure vedo che soffre e mi affliggo tanto. Vorrei soffrire tutto io per tutte le persone a me care; glielo chiedo a Gesù, ma vede che al primo colpo mi lamento, e allora mi lascia stare.
Dopo che Lei fu partito, io rimasi coi miei cari Angeli; non tutti i quattro però si fanno vedere, due soli: il suo e il mio. Il suo poi ha imparato a fare come faceva Lei: la mattina mi viene a svegliare, e la sera pure viene per benedirmi. Sa poi che cosa ho pensato? Volevo scrivergli già da ieri a Lei, e non avevo né carta né danari per spedirla, e non volevo dirlo a nessuno. La carta l'ho rubata al Sig. Lorenzo, e la lettera poi la consegno al suo Angelo Custode, e mi ha promesso di fargliela avere. Faccia così pure Lei; così non spende nessuni quattrini. Quanto è buono l'Angelo suo! non mi lascia mai; non fa come Lei: Lei ci stette appena sette giorni e poi se ne andò lontano. E me, mi ha lasciata quaggiù. Ma non mi ci lascierà più tanto, è vero? Non mi ci vuole vicina a Lei? Eppure Gesù mi pare che lo voglia; no, anzi lo vuole. Vuole provare a dimandarlo a Gesù? E se Lui volesse, mi manda subito a prendere da Serafina, è vero? Non mi ci lasci quaggiù.
Ora poi voglio bene a Gesù, ed anche al babbo di Gesù; sono buoni, amabili, giusti tutti e due. Non farò più nessuna distinzione tra loro. Così è contento anche Lei.
L'obbedienze sue vanno benino assai; un po' di fatica, ma sono contenta. Badi bene di non avere più nessun dubbio riguardo a Serafina, perché ha detto Gesù: «Guai a Lei!». Non ho più dormito fuori che la notte. Così va bene, è vero?
Non lo sa nessuno che gli ho scritto, perché la lettera, appena terminata, la do all'Angelo Custode suo; è qui accanto a me che aspetta.
Mi dà la Benedizione forte forte?
Sono la povera
Gemma di Gesù.

Non mi ci lasci qua, se conosce che Gesù non voglia.





lettera 13

A P. Germano, L 13: 15 settembre 1900

13
15 settembre 1900
Babbo mio, accanto a Gesù nel mio povero cuore.

Venerdì mattina gli mandai una lettera per mezzo del suo Angelo Custode. Mi promise di portargliela, io spero che già l'abbia avuta: la prese da sé con le sue proprie mani. Subito, crede, me lo farà sapere, è vero? Le cose mie vanno benino sai; non dormo più, altro che la notte; ho cominciato a fare la Meditazione col libro, ma se a farla non so fare!
Gesù sta sempre nel mio cuore, e Lei ci sta accanto. Continuamente penso a Gesù, e cosa curiosa! subito mi viene in mente Lei. Il settenario di Serafina è terminato; io sempre me lo dicavo, ma l'Angelo Custode, anche se dormivo, mi svegliava, e si diceva insieme. La festa della Mamma nostra è vicina. Voglio pregare assai, perché ottenga dal mio Gesù la tanto sospirata grazia a Serafina. Se riuscisse alla Mamma mia di fargliela avere in questo mese!
Ora poi voglio parlargli di una cosa che mi preme tanto tanto.
Stia bene attento. Dunque non è anche contento che dia la mia vita per quella di Serafina? Io sono contenta e lo faccio volentieri. Stamani, dopo che ho avuto Gesù, mi sono sentita un forte desiderio di offrirmi a Gesù, per essa; quasi quasi non potevo resistere. Ma farlo senza il suo permesso... Scriverà subito, è vero? e mi dirà: Fallo pure. Io morirò dalla contentezza. Senta: se muoio io, è una gran grazia; ci crede o no, che tutto mi annoia? Ma se a Lei gli morisse Serafina, non so come farebbe. Vorrei essergli vicina per dimandargli questa grazia in ginocchio. Preghi, preghi assai e faccia quello che Gesù gli dirà.
Oppure, senta un'altra cosa. Potrei dire a Gesù di far la cosa per metà. A me mi rimangono quasi 7 anni da vivere ancora, tre li darei per Serafina e gli altri li terrei per me? Gli piace così?
In un modo o in un altro, se a Lei gli è cara davvero. me lo conceda. Io farò come Lei mi dirà. A Monsignore direi quasi che non occorra parlargli di questo. Io non lo so.
Ogni sera, da che Lei partì, il suo Angelo Custode viene per benedirmi, e la mattina per svegliarmi; stamani, ho aperto gli occhi, ma non ci erano, mi veniva quasi da piangere.
Me lo rimanda subito, è vero? Gli dica che gli domando perdono, e non farò più quella disobbedienza; non lo faccio più più, me lo rimandi. L'Angelo mio non è così severo, anche che sia stata cattiva, tanto per benedirmi viene sempre.
Appena si avvede che mi viene un po' di orgoglio, poco poco, non aspetti; prenda il treno lampo, porti un coltello bene affilato, e corra per tagliarmi la testa. Non aspetti un momento solo.
Ora gli vorrei fare una spia. Annetta da quella mattina non ha più preso Gesù; a me mi dispiace tanto, perché Gesù la cerca, e lei invece se ne cura così poco...
Voglio bene a Gesù e al babbo di Gesù; sono tutti e due eguali. Non gli pare che abbia capito? Gli chiedo la sua Benedizione, ogni momento me la mandi; non se la scordi, perché la sento.
Preghi per la povera
Gemma di Gesù.

Mi dimenticavo una cosa assai importante. Stia a sentire. L'Angelo Custode suo, oppure per cosa certa la mia fantasia, mi dice che faccia sapere a Lei che sarà bene che non si occupi più di quelle monache, perché, creda, tutto quello che ha fatto a nulla è giovato. La cosa più necessaria era di toglierle il velo. Questo non lo vogliono fare, e fanno un gran male. Vedrà la fine poi... Ma badi bene, a nulla creda di quello che gli dico.

Ho sbagliato, sa: Annetta ha fatta la SS. Comunione stamattina; io non lo sapevo. Dopo ho saputo che l'ha fatta e con gran fervore. Dimattina pure la farà. - G. G.





lettera 14

A P. Germano, L 14: 17 settembre 1900

14
17 settembre 1900
Babbo mio, babbo mio,

Stia a sentire. Stasera per obbedire alla zia e alla mia sorella ha bisognato che vada con loro a vedere certi giuochi, divertimenti, ecc. Io non ci voglio andare, ha inteso? più più. Io voglio stare sempre col mio Gesù; c'ero anche allora, ma pure ora ho un mucchio di pensieri in mente. L'Angelo mio non era contento, perché lui non c'è venuto. Ha inteso? io non ci voglio più andare. Ci pensi Lei, perché se lo dico a Monsignore, mi dice: «Obbedisci». Stasera ho obbedito, ma ho sentito un gran rimprovero al cuore. Deve dire a Gesù, dimattina quando dice la Messa, che mi rinchiuda bene nel suo Cuore, ché lì non vedrò più niente, non sentirò niente, non penserò più niente, e non amerò davvero che Lui. Anzi deve dirgli che Gesù stesso comandi al mio cuore di rendergli amore per amore.
Gli voglio dire una cosa curiosa. Stamani la zia mi ha comandato di scrivere una lunga lettera a un parente lontano; io mi sono messa a scrivere, ho preso la penna, ma non ho potuto far niente. E sa perché? È inutile: Gesù non vuole che riesca a niente, perché vuole che la mia mente si occupi solo di Lui. Oimè! tra poco Gesù si allontana da se stesso; mi ha avvisata un'altra volta. Ieri mattina, dopo che fu venuto, mi disse che presto sarebbesi allontanato. «Caro Gesù, - gli dissi - e mi lasci sola? Non sai che nessuno fuori di te mi consola? Mi dici tante volte che mi vuoi bene; dunque se me lo vuoi, non andar via. Oppure - gli dissi - se vuoi andar via, portamici anche me; come vivrò?». E Gesù: «Se per poco ti lascio, non ti turbare, stai contenta. Presto mi vedrai ritornare e ti prenderò».
Tra poco ci sono, babbo mio, ma sono contenta. Ma come farò a star lontana da Gesù? Se potessi almeno piacere alla Mamma di Gesù, e che venisse lei invece di Gesù! O se mi facesse degna di portare il nome di figlia sua! Ma quante volte, sapesse, il cuore di questa buona Mamma non guardò ai miei peccati! Quante volte è stata Mamma mia amorosa! Lo sarà anche quando Gesù andrà via, è vero?
Se Gesù va via, io voglio la Mamma mia, voglio che mi ascolti almeno lei; se Gesù non mi vuole più, se devo vivere senza Gesù, senza la Mamma no. Mamma mia, Mamma mia, ti vo' tanto bene, ma non so mostrarlo. Questo foglio lo do all'Angelo suo, che glielo porti; non lo sa nessuno che ho scritto. Così lontana da Lei no!
Mi benedica e preghi tanto tanto per la povera
Gemma di Gesù.






lettera 15

A P. Germano, L 15: 21 settembre 1900

15
21 settembre 1900
Babbo mio, accanto a Gesù nel mio povero cuore.

Sono stata ora che è poco a confessarmi, e stia attento che cosa mi ha detto Monsignore. Appena che Lei partì, gli parlai subito dei suoi voti particolari, e gli mostrai pure il desiderio che avevo di farli pure io, ma compagni a' suoi e a quelli di Serafina. La prima volta mi disse un no assoluto, dicendomi che ero troppo trascurata nell'adempiere a quei tre e che per ora non me lo avrebbe permesso. Stamani poi, senza io gli dicessi niente, mi ha dimandato quali erano questi voti. Io non lo sapevo, non ho potuto dir nulla; allora mi ha detto: «Scrivi pure a P. G. [= Germano] quali sieno questi voti, e se Lui te lo permette, falli pure; io sono contento». Ha capito bene? Ora faccia quello che crede.
Gesù sta sempre con me, non mi ha ancora mai lasciata. A qual segno mai arriva la dolcezza e la bontà di Gesù, per perfida e cattiva io sia! Viva sempre Gesù! Che farò per corrispondere a tanta misericordia di Gesù? Che renderò io mai a Gesù in ricambio di tanti benefizi? Ci ho il cuore, ma è tutto pieno di peccati; ci ho pure l'anima, ma da tutte le parti è colpevole. Gesù mi risponde in questo momento: «Non mi offende l'indegnità tua; sei opera delle mie mani: dammi ogni cosa a me, ché tutta mi appartieni». Quante volte, se sapesse, ho cambiato Gesù per una cosa vile di questo mondo! Ma ora non lo voglio far più. Ogni mattina per tempo Gesù viene con me, e mi fa essere pure contenta! Non ho più nulla a desiderare, io sono felice. Se poi Gesù si allontana, se poi, quando lo chiamo, si volta da un'altra parte, che farò?
Ieri, quando ebbi terminato di fare la Meditazione, facevo come sempre propositi a Gesù di amarlo tanto tanto. «Ebbene - mi rispose l'Angelo mio - mi darai subito una bella prova al primo vicino riscontro». Lo dissi a Monsignore, e non sa neppure lui che voglia dire questa cosa. Se Lei lo sapesse, me ne parla? Io sono pronta a ogni cosa, pure che stia in me Gesù.
Tutte le cose sue, le ho tutte attaccate al collo, ma ora stia a sentire. La Sig.ra Cecilia ha saputo che gli mandai una lettera dall'Angelo e dice che può essere stato il diavolo. Lei deve averlo conosciuto, me lo dica; e se è lui, allora non le mando più; anche ora sono incerta se devo o no mandarla dall'Angelo. È qui che aspetta; come devo fare a non dargliela? Insieme ce ne troverà una per Serafina; faccia così, quando l'Angelo gliela porterà: Lei levi questa sua, e l'altra la consegni all'Angelo, che gliela porti lui stesso. Faccia così, ha capito? Se poi è il diavolo, non gliele darò più più.
E poi la Sig.ra Cecilia mi dice sempre, che Lei può benissimo ingannarsi; io prego Gesù continuamente, e mi assicura che non lo permetterà che debba ingannarsi. Le Suorine sono sempre alle stesse condizioni, le cose sono come Lei le lasciò, nessun cambiamento. Io non dormo più e obbedisco assai.
Faccio ogni giorno la Meditazione, ma però sempre sopra la Passione. Vuole, è vero? Se lo dimando a Monsignore, mi dice: «Ma P. G. [= Germano] come ti diceva? Fai come vuole lui». Io vorrei rimanere alla Passione; mi pare che Gesù, se lo faccio, mi faccia questo rimprovero: «Vedi, figlia mia, sulla croce io spirai vittima dell'amor mio, per tante tue colpe; considera bene le mie pene, e negami se puoi quella tenera compassione che io merito. Non vorrai tu pensare a quello che io feci per te, e a quello che tu mi devi? Il mio cuore aspetta da te questa consolazione; non gliela negare». Povero Gesù! Che devo fare?
Ho scritto una lettera assai lunga a Serafina, ma non so se ci sarà senso; mi fa rispondere qualche cosa, anche tre righe sole? La Sig.ra Cecilia vuole che gli dica, che qualche giorno mi lascia a casa, perché lei dovrà stare con la Sig.ra Giustina se partorisce. A Serafina gli ho scritto che se lei vuole, mi prenda e mi metta in convento, lassù vicino a Lei. O perché mi fa stare così lontana? Ci sto assai male, sa? Stia attento che una di queste mattine, in tempo di Messa, avrà la cintura Angelica. Me lo dice subito?
Mi benedica, e ogni sera mandi l'Angelo Custode suo. Sono la povera
Gemma di Gesù.

Quando scrive, non parli più di P. G.; io ormai non ho più alcun dubbio, e ho chiesto perdono a Gesù del mio giudizio. E Gesù mi ha imposto di [non] parlarne più, così pure a Lei.






lettera 16

A P. Germano, L 16: 22 settembre 1900

16
22 settembre 1900
Babbo mio, babbo mio,

Che tempo buio! Non ci vedrebbe neppur Lei, fosse come me. Gesù ogni mattina lo ricevo, ma non lo sento: tutto è sparito, e peggio ancora non mi ricordo più del passato. Come son vissuta fino ad ora? non saprei rispondere. Ma il mio Gesù? babbo mio, dov'è? povero Gesù! ovvero povera io! Ma che gli darò io mai a Gesù, per tutto quello che Lui ha dato a me? Che gli offrirò io mai per tanta misericordia che mi ha usata? Io sono stata sempre ingrata a tante sue grazie, ho sempre messo impedimenti alle sue ispirazioni, ho aggiunto sempre peccati a peccati; non sarei neppur degna che Gesù mi guardasse. Ben me ne avvedo che son venuta a noia anche a Gesù: è scappato. Che mai ho fatto pei tanti peccati! Ho scacciato Gesù, e non mi vorrà più, non mi avrà più misericordia? Dio mio, misericordia! Ma Gesù non fu un tempo il mio tutto? Ma ancora sì lo riconosco per il padre mio. E non è forse Gesù il Padre della misericordia, e riceve tutti i peccatori? E me mi lascerà? No, non è vero, babbo mio? Gesù è la mia speranza. Ma quanto son debole!
O quando sarà mai che ardentemente stringerò con le braccia la mia croce? quando sarà che sarò tutta immersa nelle piaghe del mio Gesù, in quelle spine, in quei chiodi, in quei tormenti? O se potessi nella passione di Gesù internarmi come vorrei!
O la Mamma nostra dov'è? Mamma mia, pensateci voi a Gesù; dovete dirgli che quantunque io sia stata (dico stata, babbo mio, perché non vo' più essere) scellerata e cattiva, pure abbia misericordia e mi ascolti sempre; e perciò, Mamma mia, pensateci voi a dire a Gesù che si degni perdonarmi tutti i miei peccati e quelli del babbo mio (vuole che dica così? Se non volesse, non s'inquieti subito); e se ciò mi venisse negato per i miei demeriti, dovete dirgli che lo faccia per il grande amore che vi portava a Voi stessa. Ho paura, Mamma mia, senza voi a cercare Gesù; perché è misericordioso, ma so di aver commessi tanti peccati, e so ancora che Gesù nel castigo è giusto. Vi chiedo una cosa grossa, è vero, Mamma mia? Ma come farò, se ciò che ho perduto per i miei peccati, non lo ritrovo per mezzo vostro? E poi è poco quello che vi chiedo io, in confronto a quello che mi potete dare voi.
Io lo spero, sa, babbo mio, che la Mamma mia regolerà sì bene le cose, che mi farà la grazia di essere ascoltata da Gesù di nuovo. Glielo dica pure Lei alla Mamma nostra, che non mi abbandoni, che non mi lasci cadere; che se fosse possibile, non mi lasci tentare dal nemico; ma se poi dovessi essere [tentata], e se cadessi, mi alzi subito.
Voglio dirgli ancora un'altra cosa, babbo mio: mi è venuta così bene in mente la Mamma mia, che mi pare di averla presente, quando, levato il mio Gesù dalla croce, aprì le braccia per riceverlo; mi par di vederla piangere. Povera Mamma! E mi pare che Lei pure mi guardi e mi dica: «Sei stata tu, che hai ridotto Gesù in questo stato». Ma se Gesù è scappato, non può più soffrire la mia indifferenza, e la Mamma mia mi fa rimproveri, che fare? La Mamma, la Mamma!
Madre misericordiosa, quanta misericordia hai, dalla tutta a me, e portami da Gesù. Qual consolazione maggiore posso io aspettare da voi, che quella di ottenermi misericordia da Gesù? Fallo, Mamma, fallo: basta che lo vogliate voi, e Gesù lo fa; in voi dunque ogni cosa aspetto.
E ora, babbo mio, che dirà di questo scritto? Ha capito bene? sono tanto distratta; ha capito ancora che siamo arrivati a quel tempo?... non so come dire.
Ho qui le sue ultime lettere; la prima cosa che mi ponga al collo tutte le sue lettere, lo farò subito. Di Serafina gli ho già risposto. Ci penserà Gesù, e giacché non mi è stato permesso di cambiare la vita per la sua, offrirò per lei ogni mio piccolo patimento ecc. ecc.
Di P. Gaetano non ho più alcun dubbio, e son certa di essere stata ingannata dal nemico e dal mio cervello. Mi dice che dica a Monsignore che pensi a levare il velo a Suor N.: non glielo ho mai detto, ma so che non glielo levano al certo; ma pure se Lei vuole, ci proverò.
Ogni giorno procurerò di pregare per il Sacro Collegio, come pure quell'anima che sa. Babbo mio, l'aiuti, l'aiuti tanto; si farà buona, lo spero; ci provi, preghiamo insieme per quella.
I voti suoi particolari? Non so che dire per quelli, non ci penso mai mai; ma non s'inquieti, da ora in poi ci penserò. Quello che più mi preme, è la cintura Angelica. Ancora niente? Pregherò fino che non ha avuto tutto ciò che desidera. O perché mi dice sempre che legga spesso le sue lettere? Non vede forse che le leggo e rileggo un milione di volte? Questa cosa non la vede; ma che vuole, la mia testa è così dura, e ogni giorno si fa sempre durissima. Ha capito bene, babbo mio, in che stato mi trovi? Siamo a quel tempo che Lei tanto mi preparava. Viva Gesù! Non mi sgomento mica, sa; se Lei ha ancora dei dubbi sopra di me, pregherò Gesù che glieli tolga. Sia fatta in tutto la volontà di Gesù.
Ora vorrei una cosa: Lei ha parecchie lettere mie, le bruci tutte tutte; se non le brucia, io non sono contenta. L'ho detto anche a Monsignore, lui pure ne ha parecchie. Se in queste lettere trova qualcosa da farlo inquietare, mi scusi: ci attenderò sempre di più. Mi ha messa tanta mai paura, che scrivo sempre tremando. Ho ben capito che Gesù è Dio; sono tutti una cosa sola: Gesù è Dio, e Dio è Gesù. Ora mi pare aver risposto a tutto; farò di tutto per obbedire sempre sempre al regolamento suo e a tutto quello che vorrà.
E ora, babbo mio: e Gesù, dov'è Gesù? Dove sono?... Badi, non s'inquieti: non cerco niente, non voglio niente, se non quello che vuole Dio. Sia ringraziato ogni momento! Col pensiero solo della croce voglio fortificare il mio spirito, va bene? Oggi il soggetto della Meditazione è questo: Con quanto amore Gesù mi sollevò dalle mie miserie; e dimani: Con quanto dolore Gesù mi riscattò. O babbo mio, quante cose, quanti bei pensieri non dovrei io fare con questi due soggetti! ma non so fare. Quanto amore mi mostrò Gesù per sollevarmi dalle miserie infinite! sa ogni cosa pure Lei. Quanto vorrei dire! ma non mi riesce: sento che vorrei dire tanto tanto, e non vengo a nulla. E con quanto dolore mi salvò. Mio Dio, a me le vostre piaghe: sono mie, non più vostre; datemele.
Presto, Gesù! se aspetti, muoio.
O che dico mai? Non lo so. Basta che appena letto, bruci ogni cosa; se non mi mette in quiete per questo, non scriverò più io. Io ho paura.
Sì, Gesù mio: le piaghe che ti ho fatto, non sono più tue, sono mie. O santa Croce, ricevi me insieme a Gesù. Mio Dio.
Mi benedica ogni momento; sono la povera

Gemma.

Ci vuole tornare a Lucca? mi provo a Gesù?.






Gemma al P. Germano 7