Gemma al P. Germano 16

lettera 17

A P. Germano, L 17: 2-3 ottobre 1900

17
2-3 ottobre 1900
Babbo mio,

Ho letto ora ora la sua lettera. Dio mio, tu abbia pietà di me! Tu abbia pietà della più ingrata e sconoscente tua figlia! È vero, purtroppo è vero che l'orgoglio è in me. Senta: appena ho letto la sua lettera, e vi ho letto quella parola orgoglio, il demonio si è servito subito di questo mezzo per farmi cadere quasi in disperazione. Sono stata circa un'ora assai male; nel momento poi che più non potevo, son corsa dinanzi al Crocifisso, con la fronte per terra gli ho dimandato più volte perdono, e l'ho pregato che lì a' suoi SS. Piedi, mi facesse morire; ma non mi ha fatto morire. Dopo poco son tornata subito in calma. Povero il mio Gesù, quante mai gliene faccio! Ho anche pianto, perché sentivo assai vivo il dolore; ma poi ora, mentre scrivo, piango anche di amore, perché il mio Gesù con infinita misericordia mi offre il perdono.
Dove mai arriverò, se vado sempre di questo passo? Venga, corra a tagliarmi la testa; se no, scriva alla Sig.ra Cecilia o a Monsignore, che me la taglino loro: io sono pronta. Ma non lo voglio far più più. Gesù stamani, piangendo, mi ha perdonato, e non è più inquietato. Non rimane che Lei ora così arrabbiato, quanto mi fa paura, anche che sia lontano! Anche a Lei dimando perdono; non sia più arrabbiato, io vedrà non lo -farò più. Obbedirò sempre, ma quella lettera ultima scritta alla Sig.ra Cecilia, che ho letta, diceva tutto il vero; la ringrazio in ginocchio, ma poi perché inquietarsi? Non sa che ho la testa dura, e capisco poco? Allora, via, mi perdoni, non lo farò inquietare più più. Se non mi scrive, fiat per questo sacrifizio.
Per Serafina faccio quello, anzi tutto quello che so fare, ma sa pure che non so far nulla; prego, ma le mie fiacche preghiere a che valgono? Tutte le cose che mi diceva nella lettera lunga, purtroppo ho trascurato, ma da ora non sarà più così. Eppure non dormo più. Mi diceva anche che le cose sue le ho disprezzate; no, sa: mi pare di no, ma l'avrò fatto benissimo, ma se l'ho fatto, non lo voglio far più. Sarò buona, obbedirò, non sia più inquietato. Sapesse che paura! Stamani, senta, quando ho letto la lettera, e capivo che era arrabbiato, ho detto: Gesù mio, o bene son qui; se fossi lassù, chi sa come mi spaventerebbe! E me lo immaginavo serio serio... e...
La meditazione la faccio ogni giorno, come meglio posso, e rimango sempre alla Passione. E poi agli Angeli non gli do più del tu, sempre del voi fino da oggi.
Stia a sentire: se non lo farò più inquietare, allora... O mio Gesù, ho in mano la lettera ultima ed ho paura a dirle altre cose. Non lo faccio più arrabbiare, sarò buona. Vorrò io continuare a offendere Gesù, e aggiungergli tormenti? No, no. Che pena avrò fatto a Gesù con quei pensieri di superbia! Che martirio per il Cuore del mio Gesù!
Dica, a Gesù che abbia pietà di me, della povera anima mia, che invece di esser buona, sempre ha atteso a empirsi di malizia e di iniquità e di superbia. Ma Gesù, che mi ha fatta grazia di conoscere questo brutto peccato, adesso mi fa grazia di correggermi. Tremo, ho paura che Gesù mi castighi, perché ho offeso Lui e fatto arrabbiare Lei; e sa che castigo temo, e lo meriterei? Di essere condannata a non amar più Lui, il mio Gesù. No, no; Gesù scelga per me altri castighi, ma questo no. E chiedo questo, e fino ad ora che ho fatto? Se l'ho un po' amato, l'ho fatto con orgoglio. Padre mio, se vede che ancora ho dell'orgoglio, non perda tempo, mi uccida; faccio... ogni cosa, ma me lo tolga, me lo tolga presto, subito. Avvisi Serafina che subito preghi; altre anime faccia pregare. Ho paura: le anime superbe Gesù le discaccia da sé. Che non avvenga di me, Dio della misericordia, misericordioso Gesù!...
Riceverà una lettera; non faccia conto di quello che ci è scritto, la distrugga; non parlo di questa, dell'ultima avuta.
Questa la pongo sotto il guanciale e prima faccio la protesta.
Mi benedica e preghi tanto per la povera
Indegna figlia Gemma di Gesù.

Vedrà tanti foglietti, ma non s'inquieti; dico tutto a poco per volta. Oggi il P. Provinciale ha recitato l'Ufficio e mi chiamata anche a me. Con me l'Angelo pure lo diceva, e Lui se mai vedeva il suo; la Sig.ra Cecilia pure lo vede, Monsignore lo vede sempre e se lo vedo io, perché mi grida? e s'inquieta? Ma ieri, che era il giorno della loro festa, licenziai tutti. Il mio non è voluto partire, neppure il Suo; manca di benedirmi. Ora non si arrabbi un'altra volta. Io sarò buona e obbedirò, e Lei non s'inquieti più; lo dica a Serafina che ha tanta rabbia con me, e poi vedrà. Lo grida tanto.






lettera 18

A P. Germano, L 18: 4 ottobre 1900

18

4 ottobre 1900
Babbo mio,

Sento tanto il bisogno di scrivergli, ma ho paura, perché mi pare di vederlo sempre inquietato; l'Angelo mi dice che gli scriva, è contento? E poi temo anche che non mi voglia più ascoltare; sarò buona, torni buono anche Lei con me. L'orgoglio non lo voglio aver più, ma ci è sempre; faccia presto e me lo levi, se no ho paura; più volte al giorno dico l'atto di contrizione con la fronte per terra, e che altro devo fare? M'insegni, io voglio far tutto per mandarlo via. Dio mio, un po' di polvere come me, ha avuto la sfacciataggine di aver dell'orgoglio!
O Gesù mio! Sostenete la mia debolezza nel desiderio grande che ho di amarvi! Dica a Gesù, babbo mio, che io rinunzio a tutti i movimenti di orgoglio, e detesto tutto ciò che m'impedisce di amarlo perfettamente. Glielo dico pure io, ma glielo dica anche Lei; deve dirgli anche che io sono contenta, e accetto con tutto il cuore le pene, le afflizioni e le umiliazioni, che è per mandarmi; sì, intenderò di riceverle come segni dell'amor suo. Gesù deve essere il mio caro sacrificatore! Ma questa vittima è coperta di peccati, da ogni parte; preghiamo Gesù a purificarla coll'ardore del suo cuore. O se potessi arrivare a esser degna di un po' di fuoco di Gesù! Sì, la mia vita deve essere una consumazione di sacrificio all'amor di Gesù, e la morte un forte sospiro per correre da Gesù. O Gesù mio, dovete essere tutto mio, e io tutta vostra! Lo griderò forte a tutti: Gesù è mio!
Ora vorrei dirgli una cosa, ma s'inquieterà? L'Angelo vuole, stia a sentire. Come era contento Gesù stamani! mi ha fatte tante carezze! Io sapevo di non aver fatto nulla per Lui, e Lui mi ha detto che ho fatto una cosa che gli ha dato tanto piacere e me l'ha ricordata. Era questa. Io non vorrei dirla, l'Angelo vuole, ma Lei poi non la dica a nessuno. Ieri sera le zie, avevano sonato il campanello, e mi dissero che andassi a aprire; ci andai. Alla porta non c'era nessuno; mi affacciai alla finestra e vidi quell'uomo di casa. Non voleva montare, mi disse che scendessi; aveva della roba. Io lo dissi alle zie che ci andassero loro; non ci volevo andare, perché è un uomo curioso e poi mi picchia; insomma non ci volli andare. Lui vedeva che nessuno scendeva, montò in casa, aveva il bastone che lo porta fuori, mi dette una bastonata forte forte sul collo; mi pareva quasi di morire. Corsi in camera, l'offrii a Gesù, e Gesù fu contento. Dopo mi pentii di essere scappata: ne potevo prendere qualche altra e darla a Gesù. Mi fece un po' male, perché mi sentono le spalle, e non posso stare a testa alta, e neppure spogliarmi e vestirmi; l'Angelo mi aiuta mi aiuta. Io non ho detto nulla a nessuno in casa, perché ce ne sarebbe anche per loro da quell'uomo, ma neppure Lei non deve dirlo a nessuno. Alla Sig.ra Cecilia, quando scrive, non ne parli; vuol sapere perché mi sentono le spalle, ma non dico nulla; soffro troppo bene con Gesù solo e zitto!
Chieda a Gesù che mi dia croce e pazienza; che mi dia anime da potere colla preghiera e col patire dare a Gesù. Mi sento miserabile, ma con Gesù posso ogni cosa.
Un'altra cosa: ora lo farò inquietare, ma non importa; gliela voglio dire, mi perdoni. Muoio dal desiderio, ma però uniformato al volere di Dio, di andare in Paradiso per stare sempre con Gesù, accanto a Lui. O bene! Quando verrà quel giorno eterno, di tante consolazioni?
Metto la lettera sotto al guanciale, faccio la protesta e aggiungo anche che, se si deve inquietare, [l'Angelo] non gliela porti.
Un'ultima cosa, sola sola, babbo mio: non mi faccia stare più così, Gesù mi pare, che non lo voglia. Mi faccia Passionista; l'Angelo suo dice sempre che gli dica, che mi faccia; gli dissi che non poteva e mi rispose: «Cattiva, lui può tutto».
Senta, non dia ascolto alle mie parole, perché conosce bene il mio capo. Gli chiedo in ginocchio la sua Benedizione, e mi raccomando che preghi tanto per la povera
Gemma di Gesù.










lettera 19

A P. Germano, L 19: 5 ottobre 1900

19
5 ottobre 1900
Babbo mio, babbo mio,

Mi perdoni, l'Angelo mi secca e dice: «Scrivi subito al babbo tuo». E allora non posso disobbedire a Lui. Non s'inquieti: quanto ho paura! Il Confessore mio non può ascoltarmi, e poi è così curioso....
Ieri sera gli dicevo pure di una bastonatella avuta, oggi invece di una ne ho avute assai. Quanto è contento Gesù, se lo vedesse! Sono andata, come al solito ad aprire; era quell'uomo, e mi ha un po' bussata: aveva tanta rabbia di ieri sera. Mi ha fatto tanto male, sa? Son volata in camera, tra poco morivo, e Gesù è volato a prendermi: son caduta per terra, Gesù mi ha alzata, mi ha presa in braccio. Che momenti! Soffrivo, godevo, ero troppo felice!... Babbo mio, non so spiegarmi. Quanto mi ha accarezzata Gesù! mi ha anche baciata. Povero Gesù, quanto si è umiliato! Pare impossibile! O dove è la grandezza infinita di Gesù? O cuore del mio Gesù, tanto umiliato per me! che farò io per Voi? O cuore grande, onnipotente, vi adoro, ma non tanto con riverenza di schiava, quanto coi più ingenui trasporti di figlia, col puro amore di... sposa... La gioia del mio cuore è Gesù. Gesù è il sospiro di tutti gli Angeli. Vieni, vieni, Gesù, vieni a prendermi presto!
Mi perdoni, perché non so davvero che cosa avrò scritto.
Babbo mio, mandi a prendermi presto: Gesù lo vuole. Mi benedica e preghi tanto tanto per la povera
Gemma di Gesù.

Io prego l'Angelo che, se queste lettere devono farlo inquietare, non gliele porti.
Faccia presto, mandi a prendermi: così Gesù pare che non voglia. Starò sempre buona.








lettera 20

A P. Germano, L 20: 6 ottobre 1900

20

6 ottobre 1900
Babbo mio, babbo mio,

Se fosse qua, vedrebbe quanto sono contenta; sento Gesù forte forte. Chi ha spinto Gesù a farsi oggi tanto sentire all'anima mia? tanto misera? «Il bene che ti voglio», mi risponde Gesù. O bene immenso, come lo posso io ricambiare? Babbo mio, ringrazi Gesù, perché mi ha tanto amato.
Dimattina è la festa della Mamma mia. Io l'amo tanto, sa, questa Mamma! e se non l'amo abbastanza, mi deve dare essa un cuore più infiammato, e poi mi deve condurre presto da Gesù in Paradiso. Io voglio sempre Gesù e la Mamma mia; la cerco sempre, e vorrei non lasciar mai occasione per piacere a Lei e a Gesù. Se devo ancora un altro po' vivere, non voglio star lontano da loro. E dimani voglio una grazia dalla Mamma; senta. che voglio: mi deve dare una croce, ma una croce grossa: questo è il regalo che gli chiedo; ma ben grossa, che possa con quella seguire il mio Gesù Crocifisso. Non son buona a patir bene, ma insieme con la croce voglio anche la pazienza. Se otterrò la grazia, glielo scriverò subito; basta che non s'inquieti.
Dall'Angelo mio avrà ricevuto un mucchio di lettere, ma poi le distrugga; perché non so neppure io che siano: tutte chiacchiere per fare inquietare Lei. Ma io non vorrei. Non so in questi giorni se ha avute nessune imbasciate da Gesù; ne mandai una a Lei e una a Serafina, ma a tutti e due era la stessa. Io spero di sì.
Babbo mio, l'Angelo e Gesù mi spediscono da Lei, e ora non vogliono più, veh! che stia lontana da Lei. Mi ha detto Gesù che dalle Zitine non mi ci avrebbe fatto prendere; non vuole qua, è inutile.
Eppure Gesù a Lei deve dirgli tante cose su questo punto! Perché non obbedisce? Non si opponga alla volontà di Gesù, come ha fatto Monsignore fino ad ora; non lo dico mica io, sa? tante volte me lo ha detto Gesù, mi è parso. Mi perdoni tutti questi discorsi, e se lo fanno inquietare, non li legga. L'Angelo mi comanda così; che devo fare? Mi benedica e preghi tanto per la povera
Gemma di Gesù.







lettera 21

A P. Germano, L 21: 10 ottobre 1900

21

10 ottobre 1900

Babbo mio, babbo mio,

O bene! mi ha perdonato, è vero? Lo diceva alla Sig.ra Cecilia in una cartolina; farò di tutto per non farlo inquietare più, se no ho troppa paura. Vuole che dica alla Sig.ra Cecilia quello che avevo scritto a Lei; o perché? Mi dispiace dirglielo, ma glielo dico, non s'inquieti di nuovo. Tutto, tutto gli dirò.
Gesù è sempre con me, mi sento tutta con Lui, sono tanto contenta! Ma ho tanta paura di offenderlo, e di perderlo! Quando sarà mai quel giorno, che anderò con Gesù, a star sempre con Lui, senza paura che più l'offenda? O se l'Angelo mio mi prestasse per un momento solo le sue ali, vorrei andare con Gesù! Ho pregato sempre e pregherò ancora che Gesù presto mi venga a prendere. Ma che dico? Ma tanti miei peccati!... Il posto dei Santi non è per me. Mi perdoni, perché non so che dico; vorrei dire pure tanto... Si faccia il volere di Gesù!
E Serafina? La lascia prendere poi da Gesù? La vuole davvero, sa. Mi fa dir niente? Mi fa far niente? Non è vero che Gesù rimanga offeso del nostro cambio, anzi direi che quasi quasi Gesù ci scherza, quando gliene parlo, e la vuole.
Al regolamento suo faccio ogni cosa per obbedire in tutto; ogni giorno faccio la meditazione, ma non lo so come viene. Tutti gli scritti l'ho al collo, e mi sembra che li abbia anche in testa; non le disprezzo le cose sue, sa? Non lo dica più così.
Faccio ogni giorno la SS. Comunione, e Gesù? Gesù è tutto mio, lo trovo dapertutto, e mi vuole sempre tanto bene; mi regala tante cosine, e se non piango e non mi lamento, allora viene a accarezzarmi. Domenica il giorno pure mi fece un regalino: bastonate no, fu un'umiliazione grossetta. Non so però se fosse stato di Gesù questo regalo, oppure della Mamma di Gesù; perché si ricorda che il giorno della festa del Rosario, gli avevo chiesto una croce? Io dico però che sia della Mamma. Senta, è questa: Domenica il giorno, avevo bisogno di confessarmi, e andai in S. Michele e aspettai Monsignore, prima però gli scrissi, e poi vedevo che non veniva, avvisai un chierico. Mentre parlavo con questo chierico, passò un Sacerdote che mi conosce bene, e capì che volevo Monsignore e disse forte: «Che Monsignore a quest'ora! Va' a vedere se ti riesce imbrogliare altri preti». E disse ancora, ma scappai di lì, perché si vestivano tutti per andare in coro. Monsignore poi dopo venne da sé. Mi venne un po' di vergogna, ma mi ricordai di Gesù e non fu altro. Babbo mio, che ingratitudine! A tanto amore di Gesù, a tanto amore per me, gli corrispondo con certi deboli affetti! Ma come dovrei fare io, che non son buona a nulla, a ripagare Gesù? Possibile! Gesù è tutto, e io nulla. Quante cose vorrei dirgli ora del mio Gesù! ma non so fare. M'intende almeno quando scrivo così senza nessun senso?.
Ma una volta ci voglio uscire dal mio nulla, e voglio andare tutta in mezzo a Gesù, e lo voglio amare tanto tanto; non vo' più essere in me stessa, vo' stare dentro di Gesù.
E ora, babbo mio, mi lascia qua? Gesù non vuole più. Vicina a Lei; mandi a prendermi presto: Gesù lo vuole, mi faccia Passionista. Sono la povera
Gemma di Gesù.

La Benedizione ogni sera.





lettera 21 bis

A P. Germano, L 22: 11 ottobre 1900

22



11 ottobre 1900

Babbo, babbo mio,

L'Angelo suo non vuole più le lettere: ce ne avevo due, ma me le lascia dove le metto. Non le vuole più Lei? È sempre inquietato? Sarò buona, me le faccia riprendere; se no come faccio? non ho mica nessuni quattrini io. Se crede, dica all'Angelo suo che le prenda; ci pensa Lui a fare andar bene tutto; perché ha paura?
Gesù è sempre con me, mi sento tutta tutta in Lui; quanto sto bene! ho paura di offenderlo e di perderlo. Quando sarà che anderò per sempre con Lui, senza più paura di offenderlo? O se l'Angelo mio mi prestasse per un momento le ali, volerei da Gesù in Cielo! Ho pregato e pregherò sempre che Gesù venga presto a prendermi. Ma che dico? E tanti miei peccati? Il posto dei Santi non è per me. E ora che dico?... Mi perdoni, perché non so più che scrivo. Scrivo a caso. Sia fatto il volere di Dio.
E Serafina? Serafina poi la lascia prendere da Gesù? La vuole proprio, veh! Mi fa far niente? Mi fa dir niente? Gesù non rimane offeso del nostro cambio, anzi mi pare quasi che scherzi quando ci parlo. La vuole proprio.
Al regolamento suo faccio di tutto per obbedire, anzi mi che mi sieno un po' entrati in testa. Si ricorda quando scrisse arrabbiato quella lettera, che ci diceva che disprezzo le cose sue? Mi pare di no; non lo dica più così, ché mi pare non sia vero. Faccio ogni giorno la SS. Comunione; Gesù mi vuole sempre tanto bene, mi regala tante cosine quasi tutti i giorni, e se non piango, e non mi lamento, mi accarezza. Babbo mio, che ingratitudine a tanto amore di Gesù! Corrispondo con certi deboli affetti; ma come dovrei fare a ripagare Gesù, che non sono buona a nulla? Possibile! Quante cose vorrei dirgli ora, tutto di Gesù! ma non so fare, non so dire. Ma almeno quando scrivo così senza senso, mi capisce?
Mi dice che non è tempo di morire, lo so; ma se Gesù... [volesse?]. O come devo fare a non desiderare di morire, se penso all'eternità, all'amore tanto grande di Gesù, a quell'amore attuale di Gesù? e poi se penso che starò tutta con Gesù, che lo possederò? E non sa che mi ha detto l'Angelo, che in Cielo diverremo felici come Gesù? Allora dopo tutto questo come devo fare a non desiderare il Paradiso? S'immagini allora con che impeto il mio cuore amerà Gesù, quando l'avrò bene conosciuto e visto ammodo, perché ora non si la vedere mica tutto; ora qui non so se mi capisce. Me lo dice se ha capito?
Io sto sempre con Lei, mi sente? si sta bene, è vero? Si ricorda che gli dissi che il mio cuore l'aveva preso la Mamma mia? L'ha sempre, e ho preso anche il suo, quello di Serafina, quello di M.M. [= Madre Maria] Giuseppa, l'ho uniti tutti e insieme e l'ho dati alla Mamma mia, che li ha uniti al Suo, e mi ha promesso che li unirà a quello proprio di Gesù; glieli offerisca tutti, e gli ho detto che a noi non ce li renda più. Pregai l'Angelo mio, se diceva a Gesù se gli faceva sentire quando la Mamma faceva questo lavoro; non lo so se abbia sentito. Sì sì, deve aver sentito. Me lo dice? Fu Martedì. È contento, è vero, che abbia fatto questo?
Ora vorrei dirgli tante cose, che le dicevo sempre in fine di tutte le lettere, ma ho paura di farlo inquietare. Intenda così. Voglio sempre fare quello che vuole Gesù. Mi benedica sempre sempre; sono la povera
Gemma di Gesù

Non mi è parso che Gesù, quando mi parlò del convento nuovo, dicesse che io dovevo starci; mi pare di no, anzi se glielo dimando, non mi risponde, ride.






lettera 22

A P. Germano, L 23: circa 16 ottobre 1900

23
Circa il 16 ottobre 1900

L'Angelo gliela consegnerà
Mandi a prendermi!

Babbo mio, babbo mio,

Quanto è bello l'Angelo di Confratel Gabriele! Se vedesse! Più bello del suo, del mio!... È venuto ora che è poco... ha pregato con me... quante belle cose mi ha dette!... Lei è lontano, vuole star lontano da me e allora non sente nulla... L'ultima cosa ha detto che ottenga dal Confessore e da P. G. [= Germano] il permesso di morire tisica. Da Lei già l'avrò ottenuto, perché ha detto l'Angelo che ci pensava a quietar Lei. A Monsignore poi! E Monsignore fa, ha promesso di fare quello che Lei vuole. Lesto! Mi faccia chiedere, ottenere da Gesù questa cosa, prima che si allontani. O se invece di questo potessi da Lei ottenere di andare con Gesù... di morire!... O sì, se Gesù lascia a me la scelta, lasci che voli con Gesù! O Gesù, sono tua! presto vengo da te! Quanto sono felice!
Se Gesù venisse a prendermi, non lascerebbe andarmi? O bene! Che gioia quando potrò dirgli: Babbo mio, parto, vado al Paradiso. Addio. Che consolazione! Andare da Gesù per sempre! Lasci, babbo mio, mi lasci chiedere a Gesù di morire; l'anima mia troppo lo sospira, troppo lo brama.
Vo' bene a Gesù, e sento che non mi spaventa. Anzi per giungere a Gesù, ogni cosa, ogni indugio, mi par cosa noiosa. Via, lesto, dica a Gesù, che mi prenda: non vede che aspetto?
Mi perdoni, perché ho scritto, ma senza sapere che scrivere. Ora torno in me, e senza legger nulla, do tutto all'Angelo Suo. La povera

Gemma.

Mi manda a prendere da Serafina?
Ma Gesù non dice nulla a Lei? e a Serafina?
Sono senza la Sig.ra Cecilia; è andata via, e mi ha lasciata qua a Lucca.






lettera 23

A P. Germano, L 24: 24 ottobre 1900

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24 ottobre 1900
Babbo mio,

Ora ora ho avuto una lettera sua e una di Serafina; a Lei scrivo subito, a Serafina oggi o dimani. Sì sì, viva Gesù! viva l'amor di Gesù! e viva la croce di Gesù! viva ancora la volontà di Gesù! e basta. Se sapesse quanto mi dispiace, ogni volta che scrivo, di farlo sempre inquietare; non vorrei mica, sa... ma... Veramente quest'ultima mi ha levato un po' di coraggio. O come ho a fare io a vivere così? Avanti, ma con Lei vicino; così è troppo lontano. Sia certo che se riuscisse a mettermi in convento, non apparirebbe nessuna sciocchezza in me. Gesù mi contenterebbe. Vedesse che mucchio di lettere abbiamo trovato scritte da Lei! ce ne sono almeno quattro, le più che mi ci vogliono, e gli prometto di leggerle ogni giorno. Va bene? Babbo mio, io sono di Gesù: nacqui per Lui; che mai vorrà da questa povera ignorante e cattiva? Sia fatta la sua SS. Volontà, e che Gesù si glorifichi nelle piccole umiliazioni che mi manda.
Se parlo così, allora anche Lei è più contento, è vero? E poi non dubito mica di Gesù; anzi con Lui vivo felice; ora pure son contenta. E sì, ogni cosa è cambiata; non sono più Gemma, cioè sono, ma sono in un altro mondo. Dalla lettera che è qui, quella lunga, capirà bene.
Monsignore aspetta una risposta da Lei; è contento contento, e mi dice ogni volta che mi confesso: «Attenta, Gemma, perché P. Germano vede e sente anche da lontano». E questo me lo dice quando faccio nuovi peccati. Altre volte mi dice: «Hai obbedito in tutto al regolamento di P. G.?» [= Germano]. Stia certo che Monsignore è contentissimo che scriva, e mi ha detto anche: «Scrivi quanto vuoi, e tutto quello che dici a me». Io sono con Gesù, è vero, babbo mio? ci sono ora pure? Mi benedica sempre, sono la povera

Gemma.

Serafina mi dice che l'altra notte stette con me, io però non c'ero; nella preghiera sì che ci sono, ma l'altra notte no.





lettera 24

A P. Germano, L 25: 30 ottobre 1900

25

30 ottobre 1900
Babbo mio,

Gli scrissi giorni sono che ci avevo da scrivergli tre cose grosse che mi affliggono tanto. Eccole, stia a sentire. La prima: Se sapesse quanto soffro, babbo mio! E non soffro mica per me: soffro per gli altri, perché vedo che gli altri per me sono costretti a fare dei sacrifizi e tanti; voglio parlare di questa famiglia e specialmente la zia. Lei è quella che davvero ne fa assai; ma quanto soffro per lei! Mi avvedo che lei pure pate tanto per me. Non so come mai tutti mi vogliono bene così; e sì che non sono davvero di quelle da farmelo volere. Prego, si; quello lo farò sempre: che faccia a tutta questa famiglia Gesù e la Mamma nostra un numero infinito di grazie; e poi non so fare altro. Se poi davvero Gesù mi portasse in Paradiso, ad uno per volta tutti ce li porterei, la prima la zia. Però Lei non s'inquieti: non ho più il desiderio di morire; ho detto così e faccio così quando piacerà a Gesù di prendermi.
E poi ora un'altra cosa: da poi che principiai a fare quelle sciocchezze del cuore, che mi sentivo ogni momento finire, non posso più stare un minuto solo senza lei. Quando sto bene, allora ci sto, ma con patire tanto; quando poi sto anche meglio, vo' dire che mi prendono (non so come dire), allora poi non vorrei che mai uscisse da me. E ci sta sempre, sa.
E ora poi, babbo mio, quando torneranno tutti, allora come farò io? Mandi a dire a Monsignore che mi levi. Come dovranno fare loro? Non pensi male di loro, che hanno per me ogni premura, e Lei sa, babbo mio, di che cosa sono io degna... Ma sono io che mi vergogno; e se poi mi sentissi al solito, che alle volte non posso stare zitta, come avrei a fare? Babbo mio, non gli pare che mi abbiano sopportato assai? Mi levi, babbo mio, mi mandi a prendere o dica a Monsignore che mi metta.. Io soffro, ma il mio soffrire non lo curo; curo solo quello che gli altri devono soffrire per me, e creda, babbo mio, che quella zia soffre assai. E come farò poi, che quando mi sento male non posso stare senza di lei? Ho creduto che fosse tutto attacco della carne, ma no no; di quello non ce n'è punto per nessuno: è un conforto che mi addolcisce le mie pene.
O babbo, non ci rimedia a questa povera figliuola sua? Mi raccomando; come faranno questi qua a sopportarmi ancora?
O babbo mio, mi raccomando; come farò io, quando sto male e ci saranno tutti? Io mi vergogno, babbo mio.
Tutte queste cose l'ho dette di mia testa; non creda che loro si sieno lamentati, che ben con ragione potrebbero; sono io, proprio io, babbo mio, che soffro perché vedo che per me devono fare dei sacrifizi.
Nessuno l'ha letta questa lettera
sono la povera

Gemma.









lettera 24 bis

A P. Germano, L 26: 1 novembre 1900

26 1 Novembre 1900

Babbo mio, babbo mio,

Tra poco tempo riceverà una lettera dall'Angelo e gli parlerà di una sera che feci un atto d'impazienza, di disprezzo e di superbia e di rabbia. Su quella lettera non potevo parlar chiaro, perché me l'avrebbero letta, e oggi che sono sola in casa scrivo tutto, ma io non ho nessuni quattrini, dall'Angelo non posso mandarla, perché ne ho già spedita una ma non da me, dalla Sig.ra Cecilia; questa poi la metto in buca senza francarla. Babbo mio, paga Lei, è vero? Ma non s'inquieti, mi raccomando: io sono povera povera...
Sa quegli atti cattivi da che cosa vennero? Da me cattiva, babbo mio, voglio dirgli tutto tutto, giacché oggi mi è permesso. La Sig.ra Cecilia venne in casa e mi dimandò se dopo le 10 circa della mattina avessi più aperto il Crocifisso e accese le candele, risposi di no, perché era vero, ma lei soggiunse che non era vero, perché Beppina le aveva vedute accese. Io, che mi pareva che davvero fosse come dicevo, m'inquietai e feci più volte una scossa di spalle e risposi: Con tante cose son quasi seccata. Babbo mio babbo mio, ho scritto a Lei (e oggi tra poco lo dirò a Monsignore) non lo farò più e sarò buona, già alla mamma mia ho palesato ogni cosa e chiesto perdono.
Ma se vedesse babbo mio, quella mamma mia quanto soffre per me, e quello che è peggio lo palesa agli altri quel suo soffrire. Avesse veduto mercoldì in che stato era, ed io gli vedevo il diavolo attaccato alla sottana, lei non mi diceva nulla, ma io la vedevo, il diavolo gli metteva in mente che era tutto inganno il mio, che se continuava così chi sa a quel che si sarebbe trovata, quella mamma quanto pativa, e pativa ancora, perché da me non se ne voleva fare accorgere, ma io vedevo tutto l'interno e l'esterno, babbo mio e mi tiene qua, se vedesse...
Non perda più tempo babbo, scriva, scriva alla mamma mia e la metta in pace. Ha paura di me, teme del diavolo, io piango perché vedo... vedo tutto... Gesù mio, babbo mio, mi aiuti: o dove mi lascia?
Babbo mio, babbo mio, quello che ho scritto qui nessuno deve saper nulla, perché non vorrei, babbo mio ci pensa Lei: quella mamma teme, ha paura di me, vedo vedo tutto babbo mio e se vedesse, potessi un po' dirgli tutto quello che vedo in quella cara mamma mia, che pure ad ogni momento morirei per lei per farla vivere.
Quel cuore, o babbo mio, oggi il diavolo quanto ci ha potuto, l'aveva vicino alle sottane gli saltava all'intorno, io piangevo, mi ha portata al letto, e piangevo ancora, non sapevo che dire, stamani poi mi ha portato a casa, e allora ho scritto tutto questo, non s'inquieti se ho scritto male, non son potuta stare un minuto sola. E ancora non s'inquieti, se lei dovrà pagare la posta, io non ho punto quattrini.
O babbo mio, babbo mio, e mi lascia qua? Cattivo.
Tutto questo è in segreto di confessione e non voglio dirlo neppure a Monsignore, ma se Gesù vuole glielo dirò.
Mi benedica e preghi tanto
per la povera

Gemma

O babbo mio, mandi a prendermi. O perché qua? Non mi ci lasci.
Scriva subito alla mamma mia e la metta in quiete, ma subito babbo mio, perché lei soffre troppo. Soffro io pure, ma a me sta bene.




lettera 25

A P. Germano, L 27: 3 novembre 1900

27
3 novembre 1900
Babbo mio,

Questa volta poi voglio prendere un altro modo di scrivere; voglio raccontargli un po' il mio stato dell'anima, che è così scuro, che non ci vedo proprio più nulla. O che cosa erano tutte quelle cose passate, babbo mio, tutto quel mucchio di cose che vedevo, che sentivo, che appena me ne ricordo, oppure mi pare che abbia fatto un sogno sì lungo di due anni; o che è mai stato? Il mio Gesù si è infine stancato di soffrirmi con la mia tanta freddezza. Povero Gesù, ne ha ben ragione! Che pena, babbo mio! Ma pure sto bene assai, non posso fare a meno di ringraziare e adorare Gesù. Ma sì davvero che Gesù ora vorrà allontanarsi sempre di più. Invece di andare in meglio e non far più peccati, pensando al modo col quale Gesù mi ha castigata, vado in peggio, non curando nulla, e non pensando che cosa vuol dire peccato. Ieri sera: atti d'impazienza, di disprezzo, di rabbia, e poi stamane ho fatto la SS. Comunione. Mio Gesù! Che peccato! Solo questo mi dovrebbe empire di spavento, e invece me ne vivo contenta e quieta come se non fosse accaduto nulla di male.
Faccio la SS. Comunione, ma come se neppure la facessi; prego senza nessun fervore, però in ogni modo vorrei amar tanto Gesù, ma ho il cuore così leggero...
Ora gli dico una cosa grossa: non sono più capace neppure di pensare a Gesù, cioè ci penso sempre, ma non so in che modo... Mi capisce? Sì sì, è vero, siamo al De profundis; ma va benino assai, solo mi sento un po' curiosa; nell'interno mi sento contenta, ma al di fuori tante volte mi sento venire delle lacrime, ma senza pensare, perché non vorrei. Ogni cosa poi che mi dicono, o se mi parlano di convento specialmente, o se mi rivolgono altre parole, mi affliggono tutte; nessuna persona mi è più cara come prima; non ho più neppure gratitudine con chi devo. Non so davvero se sia ancora nel mondo. Se chiamo Gesù, e se lo cerco, neppure risponde internamente; prima Lui mi chiamava, ora io chiamo Lui, ma oltre a non rispondere, mi manda via; di nuovo do l'assalto, ma sempre. più si allontana; fa sempre così. Va bene, è vero, babbo mio? Bravo Gesù! Ma quando vi pare, poi tornerete? Mi basta sapere che mi siete vicino. Del passato non posso più parlare, perché non me ne ricordo. Non lo so...
Ora poi vengo ad altro, rispondo ad ogni punto della lettera sua, ricevuta domenica.
1. Nessuno mi ha detto che il B. M. [= Babbo mio] è un cane, ma solo quando lo vedo inquietare ho paura; non tremerò più; oggi. anzi ora, abbiamo ricevuto una lettera sua, e non ho tremato.
2. Il segno che vuole dall'Angelo, io pregherò e Lei avrà quello che vuole. Gli vuole così bene, che io non temo.
3. Di Venerdì passato, nessuna cosa particolare, ma stia attento ogni mattina; io, anche che Gesù non mi dica nulla, pure ce lo mando, e dico: Gesù, va dal babbo mio e digli... Spero che lo saprà...
4. Serafina vivrà? Non so nulla; sa quando scriverò una lunga lettera e parlerò tutto di Serafina? Quando l'Angelo avrà contentato Lei... è contento? se no, faccio altrimenti, come Lei dice.
5. Non dica mai che sto tanto se non scrivo; starò qualche giorno, ma poi ne avrà un mucchio tutto in un colpo. O dica un po', babbo mio: non ha avuto nulla da me?
Eppure ci sono tante cose per il mondo. Faccia come gli dissi:
a quello non risponda a nulla; io l'ho fatto perché sto meglio, se dico tutto a Lei.
Mi dice una cosa? O che fa Confratel Gabriele? da ieri sera circa le 7 che lo vedo con le mani giunte a pregare davanti a Gesù Sacramentato. Vedesse, babbo mio, quanta luce! ma è allegro nel viso. Io non ho coraggio di domandargli con la bocca, per chi prega, ma Lui, che se ne avvede del pensiero, mi risponde ridendo: «E non prego per te, prego per Serafina». E ora, babbo mio, non dico altro.
In quanto alla beatificazione del Ven. Gab. [= Venerabile Gabriele] non so nulla; non ho ancora mai pregato, da ora comincerò. Venerdì passato si scrisse tante lettere, nulla ancora ha avuto? E l'Angelo non ha portato nulla neppur Lui?. Babbo mio, scriva subito subito subito; ma mi contenti subito.
Mi ha scritto Serafina; quante belle cose! ma con la mia testa dura non capisco nulla. E poi ora non capisco neppure quello che scrivono; perché andando via Gesù, mi ha portato via anche il cervello. Davvero, veh!
Ho scritto quel che mi veniva, non ho pensato a nulla; ora se ci sono degli spropositi, non s'inquieti.
Ci faccia sapere se ha ricevuto una lettera di Venerdì, perché ci erano cose grossette. Ho avuto una lettera di un'altra signora, sorella di Collegio; presto risponderò qualcuno dei miei spropositi a tutti, se si contentano e se non s'inquietano; tiro giù.
Ora, babbo mio, mi benedica, ma forte che vorrei sentire.
Stia attento a Gesù, ma non aspetti che gli ci entri Gesù in me, entri Lei a Gesù di me.
Babbo mio, ancora così?
Sono la povera
Gemma di Gesù.

Mi scordavo di dirgli delle costole; non lo so, ma si alzano spesso più alte che di quelle della parte opposta, mi sembrano. Quanta fantasia, b. m.! Non ci creda. Di quelle cose, io non so come chiamarle, mi pare sentirle, sempre sempre ogni mattina dopo la Comunione. Ieri sera, o stanotte, non so che ora fosse, ne ho avuta una fortissima, un'altra meno forte stamani Venerdì, e per dire il vero, mi sentono un po' le gambe e un po' stanche le braccia. Ora poi, babbo mio, sono stata sincera, è contento?
Non ho altro da dire. O mi dice: che fa Conf. Gabriele che ancora prega? Mi benedica un'altra volta: sono sempre la povera

Gemma.

Dell'altro. O babbo mio, se Gesù presto presto volesse che tornasse a Lucca, verrebbe volentieri? Se Serafina il Venerdì [ultimo] di Nov. viene: Lei stia certo, per ora non si muove; se poi Gesù non mi fa venire Serafina, allora poi Lei torna al sicuro, e poi... Non vada lontano più di così... si avvicini... qua.
Erano tanti giorni che pregavo il mio lontano Gesù se mi faceva conoscere se fossi rimasta così (vo' dire riguardo al soffrire), ovvero se fossi andata ancora in peggio. Ma quel babbo mio [= Gesù] stamani me l'ha detto: ho capito che andrò in peggio.
O come farò? O babbo mio, scrivo e piango insieme ora. O che farò? Non mi ripugna mica il patire, ma dove?... e con chi?... O babbo, smetto. Gesù Gesù!











Gemma al P. Germano 16