Gemma al P. Germano 27

lettera 26

A P. Germano, L 28: 10-12 novembre 1900

28
10-12 novembre 1900
Babbo mio,
Non più povera Gemma, ma evviva Gemma! Va bene così, babbo mio? Io Giovedì sentii Gesù; Lei lo sentì? Aveva una voce così fina, che appena lo sentivo. Feci la SS. Comunione, e lo sentii venire, babbo mio: era Gesù. Ci crede? Piansi, ma erano tutte lacrime di contentezza di cuore; mille volte gli chiesi perdono dei peccati miei, e mi promise che se non ne avessi più commessi, me li avrebbe perdonati assai volentieri. E poi? E poi, babbo mio, come fare a ricordarmi di quei fortunati momenti, che ebbi la grazia di ascoltare l'amoroso invito di Gesù? Lui stesso mi ripeteva: «Gemma, non senti il tuo Gesù?» e altra volta diceva (ma tutto la stessa mattina): «O chi sono io?». B. m....
Era il mio stesso Gesù dei tempi passati; non facevo che ripetere: «Gesù, rinforza la mia debolezza...» e poi soggiungevo... (ma non s'inquieti, babbo mio): «Fatevi sentire, Gesù, col vostro amore, e poi ogni cosa che patirò sarà un sollievo l'esser con Voi; ma quanto ho paura, o Gesù, che invece di darti sollievo, vi dia invece dei dispiaceri». Gli dimandavo se era contento (povero Gesù!), ma aveva però tanta furia; quello mi sembrò un brutto segno: appena un quarto e poi via... Capii che si tratteneva volentieri su questa cosa: se ci volevamo bene insieme. Mi dimandava se lo amavo; sa che risposi? Piansi, perché prima di Gesù chi ho io mai amato? Ho amato me stessa e spesse volte le creature, e spesso i piaceri. E come fare a rispondere a Gesù? Piansi, piansi a lungo e fu la mia risposta. Gesù solo che dovevo amare, non ho mai amato! Babbo mio, cerchi tutte le anime che amano Gesù, e dica loro che lo amino per me, lo glorifichino per me.
Il mio cuore sembra divenuto di ghiaccio: non si scuote, è sempre freddo. E ci può essere, babbo mio, una cosa più grossa di questa, che dopo tante visitine che mi ha fatte Gesù, non abbia ancora imparato ad amarlo? Ogni mattina che faccio la Comunione, sembra che il mio cuore sempre più s'induri. Non si accorge, babbo mio, che ci è bisogno di un miracolo di Gesù? Viva, viva Gesù, sempre Gesù!
Oggi è sabato, babbo mio; i nervi si sono assai calmati, ma non tanto. Ieri e ieri l'altro, Giovedì e Venerdì, mi dettero assai noia: sentivo andarmi via le mani, e anche i piedi; la testa me la lasciarono, dalla parte del cuore poi mi tormentò assai. Ora vo' vedere se mi riesce un po' spiegargli la storia di questa parte. Stia a sentire. Ma guardi di non inquietarsi. Sa pure, babbo mio, che Gesù si è nascosto; io lo cerco ogni momento, lo vorrei sempre con me, ma Lui sempre più si allontana; io lo cerco sempre, e delle volte lo cerco così forte, che mi sento male male, e mi sento andare tutta via. Non so dire altro; mi dice se ha capito?
Stamani poi ho raccontato a Monsignore questa cosa, e mi ha risposto che ne ha tanto piacere che soffra in questo modo, e mi ha detto ancora che Gesù, quei nervi lì, li può far venire anche in altro tempo, fuori di Venerdì; che anzi mi prepari a cose più grosse e più forti ancora. Babbo mio, ho quasi paura; ma no, che dico? Sono contenta. E poi sa ancora che ho fatto in questi giorni? Sceglievo a Gesù quello che volevo soffrire e quello che non volevo, ma Gesù, buono buono, mi rimproverava e mi diceva che era lo stesso che ricusassi di patire. Alla fine poi contenta dicevo: Gesù, la tua volontà e mai la mia. E mi trovo contentissima. Se poi alle volte mi viene un po' di tristezza questo è solo all'esterno; nell'interno sono in una calma perfetta.
Finalmente, babbo mio, mi sono ben persuasa che solo Dio mi può far contenta, e in Lui ho riposto tutte le mie speranze. Gesù non mi voglia pure, discacci pure, io lo cercherò sempre. È ora, proprio in questo tempo, che mi accorgo bene di non esser buona a nulla, neppure a formare un pensiero verso Gesù. Continuamente commetto peccati; ieri ne conobbi due di nuovi: alle volte mi viene una disperazione grande, perché mi sembra impossibile che Gesù debba perdonarmi tanti peccati; altre volte mi pare impossibile che Gesù voglia perdermi, e allora scuoto le spalle, e de' peccati non ne faccio più conto. O che lavoro è questo? me lo spiega un po'? E questo senza avvedermene mi succede, perché se avessi fatto un peccato anche piccolo, che me ne fossi avveduta, chi sa?... non sarebbe meglio ora subito subito morire?
Morire, o bene! andar da Gesù, essere sicuri di sempre volergli bene, e non perderlo più. Se Gesù non mi farà morire, io non lo potrò più vedere. Lo so, lo so, non merito neppure di ricordarlo il Paradiso, ma l'affetto che mi ha dimostrato Gesù, e di più la sua infinita misericordia, mi fa sperare che mi unirà presto con tutte le anime che l'hanno amato di più, e che ora son felici. Ma non mica ora, babbo mio, non s'inquieti: quando vuole Gesù.
Ieri sera ebbi la benedizione della Mamma mia addolorata, la chiesi anche per Prisca e Maria, che l'avevo accompagnate a letto; e senta come fece quando mi benedì me: aveva gli occhi pieni di lagrime e mi aveva già benedetta in Chiesa nello stesso modo; mi ripeté per due volte: «Sii buona, figlia mia». Avesse veduto come gli lustravano gli occhi dalle lacrime! Povera Mamma mia! Deve essere pure scontenta di me! O in che maniera avrà pianto? Io non ci capisco nulla. So però che continuamente l'offendo, e offendo pure Gesù.
Stamattina Gesù non si è fatto sentire per niente, ma che importa?... Ieri sera, senta, babbo mio, ero proprio afflitta, piangevo con Gesù; la Sig.ra Cecilia, che l'avevo accanto, mi dimandò che avessi; risposi che Gesù non c'era più. Lei allora mi disse: «Che importa se non c'è? ma ti sente, e verrà poi un giorno che lo vedrai». Ecco subito allora il mio pensiero volare al Paradiso, e sentirmi tutta cangiata. «Sì, - dissi rivoltandomi a Gesù -verrà tra tanto l'ora che io piena di allegria anderò con Gesù; verrò con Voi. mio Dio; tutto ciò che mi darai sarà eterno, e mi darai un premio grosso grosso (questo me lo dice Monsignore) per certi piccoli patimenti sofferti per amor tuo». E allora sa, babbo mio, senta quanto sono sciocca: m'immaginavo di trovarmi a parlare cogli Angeli e già mi sembrava di essere lassù. Io ... ma che coraggio ho di parlare così?... E poi tutti gli Angeli diventeranno nostri fratelli, vedrò la Mamma mia tanto grande come è. E questo è il mezzo che ho trovato, perché quando soffro, volo col pensiero al Paradiso e allora il mio soffrire è una contentezza. Mio Dio, ma se mi vengono in mente i peccati, mi vergogno di cercare e desiderare il Paradiso, dopo che tante volte da me stessa l'ho ricusato; ma se guardo il mio Gesù Crocifisso, anche con tanti peccati non posso fare a meno di desiderarlo ardentemente.
Babbo mio, quante cose ancora mi restano a dirgli.
Babbo mio, cattivo cattivo, perché mi lascia qua sola; eppure Gesù non vuole più che sia qua, da Lei lontana. Mandi Serafina, babbo mio cattivo, preghi tanto per tutta questa famiglia, babbo mio: ne ha assai bisogno, anzi tanto ne ha bisogno la zia, perché crede... O Gesù non può far tutto? La mamma, perché crede di non potere allattare il bambino. E per me: ne hanno tutti bisogno, babbo, o babbo mio. Non mi lasci qua: vicina a Lei, lo vuole pure Gesù.
Questa lettera non so in che modo l'avrà.
Sono la povera


Gemma di

Gesù

Babbo mio, babbo mio, venga a prendermi. O Gesù che dire?...
Non mi ci lasci qua, babbo mio; venga presto, subito. Tante cose devo dirgli, ma...






lettera 27

A P. Germano, L 29: 13 novembre 1900

29
13 novembre 1900
Babbo mio,

Riceverà una lettera curiosa e non saprà da che parte è venuta; se mai è venuta da me, l'ho perduta in Chiesa. Chi ci penserà? Lei non s'inquieti, perché non l'ho fatto apposta.
E ora sapesse, babbo mio; io da oggi alle 4 sono morta. Ha detto Monsignore che io devo essere morta. E sa perché? Mi lamentavo ora di una cosa, e ora di un'altra. Monsignore mi ha ascoltata un po', e poi l'unica obbedienza che mi ha data, è questa: «Tu devi vivere come se tu fossi morta».
E qui un po' inquietato mi ha spiegato tutto. Non devo più parlare, più manifestare i miei desideri, più niente: sono morta, babbo mio. In ultimo ha detto: «Un morto non dice mai: voglio, vorrei, avrei piacere; ma solo tace e lascia fare».
O io che ho da pensare?
Piango sì, ma non per questo, per altro che lo manderò a dire dall'Angelo.








lettera 28

A P. Germano, L 30: 14 novembre 1900

30

14 novembre 1900
Babbo mio,

È certo che Lei si troverà imbrogliato nel leggere la lettera avuta dalla Sig.ra Cecilia e da me ieri; no, non è vero: Lei è impossibile che abbia ricevuto lettere.
Sa, babbo mio, quella lettera che noi gli si parlava, no, non è perduta: l'ha nelle mani Gesù; l'ho vista stasera, è strinta. L'ho dimandato: «O perché, Gesù, l'hai tu? Sono due giorni che è stata perduta». E Gesù ha risposto: «Ma che hai scritto, figlia mia?». Io arrabbiata ho risposto che il babbo mio è cattivo, e glielo ho anche scritto. E qui Gesù e io ci siamo un po' inquietati. «No, - diceva Gesù - il babbo tuo non è cattivo». Io dicevo sempre di sì però. «E perché?» mi dimandava. «Perché... qui... sola... babbo cattivo!...». E Gesù mi gridava, ma non s'inquietava: «No, il babbo tuo è buono»; e io: «No, no, no».
Avesse veduto, babbo mio! ma per stasera non ci è stato caso di levar dalle mani di Gesù quella lettera. Ma dimattima gliela strappo, quando lo prendo. E sa tutto perché? Perché dico cattivo a Lei! «Ma perché - mi diceva Gesù - il babbo tuo è cattivo?» diceva Gesù accarezzandomi. «Perché mi lascia qua sola, e non mi capisce mai quando gli scrivo. Lui crede che io sia contenta. Contenta sono, ma felice no...». E Gesù anche Lui, abbracciandomi strinta, ha detto forte: «Il babbo tuo è cattivo; sì, cattivo, cattivo»; ma lo diceva per scherzo. Io allora ero contenta, perché so che se mi lascia qua, è cattivo. Sono la povera

Gemma.

Quando Gesù lascerà andare, avrà una lettera lunga lunga, e lo chiamerà cattivo.
Sta ancora nelle mani di Gesù...

Gemma.

Non s'inquieti, babbo mio; sarò buona buona, sempre buona, e Lei sia buono, e mi mandi a prendere.
Quante cose, tante cose ho da dirgli! Ma come ho da fare, babbo mio cattivo?






lettera 29

A P. Germano, L 31: 20 novembre 1900

31
20 novembre 1900
Babbo mio,

Sa in che maniera lei ebbe la lettera Venerdì, invece di Martedì? Perché io ho creduto sempre che l'avesse avuta, ed invece Venerdì mattina la vidi in mano di Gesù... Gli dimandai in che maniera l'aveva Lui; mi rispose che non gliela dava a Lei, perché io ci aveva scritto tante volte che era un babbo cattivo. Lo pregai tanto, che mi promise di dargliela; infatti Venerdì notte ne ebbi un cenno.
Dimani vado da Monsignore; già ha letto la lettera scritta a me indirettamente, dove Lei diceva di lasciarmi libera. O babbo mio, o non mi ha sempre detto che il mio stato presente è più sicuro e mi fa bene? Non sarebbe meglio rimanessi così? Dico così, ma poi niente di quello che voglio io, vo' fare. Se restasse a me la scelta, rimarrei così; senza Gesù, senza altri.
Stamani ho avuto un Gesù forte forte due volte: una alle 3½, l'altra alle 9½. Non ne ho parlato a nessuno; se poi sentissi ancora più forte, allora, babbo mio, ne parlerò solo con la Sig.ra Cec.
Non dubiti più, babbo mio: rimarrò così fino che a Gesù piacerà; il pensiero poi di andare presto in Paradiso mi fa fare questo proponimento: Starò sempre calma anche in questo stato.
E Serafina? Non so che dirgli; mi proverò a scrivergli almeno una riga. A M. M. Giuseppa scriverò presto; bisogna che aspetti quando l'Angelo Custode viene, e se mi vorrà dettare; da me non saprei che dire.
Mi benedica forte forte, babbo mio; preghi tanto e mi stia sempre vicino.
Sono la povera

Gemma.












lettera 30

A P. Germano, L 33: 27 novembre 1900

32

27 novembre 1900
Babbo mio,

Viva Gesù! Viva Gesù! Ecco un momento che queste parole sento di esprimerle con maggiore affetto. Viva Gesù nascosto! Che ne sarebbe stato di me, babbo mio, se Gesù non avesse pensato a cercarmi? Viva l'infinita misericordia di Gesù verso di me! Quante volte ho cercato Gesù, ma mai mi staccavo da tutto il resto! quante volte avrei desiderato di amarlo, ma non l'amavo mai solo! e quante volte finalmente Gesù è venuto, ma poi si è dovuto allontanare, perché io lo preferivo a una piccola cosa di qualche apparenza! Ma no, non sarà più così: d'ora in avanti Gesù solo!
Se penso al passato, piango, babbo mio, ricordando il modo col quale Gesù cercò di condurmi a sé. E chi sarà mai che non amerà con tutto il cuore questo Gesù, che sì fa vedere così amoroso anche verso chi tanto l'ha offeso e volontariamente, come ho fatto io? O Gesù, quando sarà, quando sarà quel felice momento che verrò a ringraziarti in Cielo?
Stamattina è venuto Gesù, ma non si è fatto sentire. E che importa? Io sono contenta lo stesso. Mi privi pure di tutto quel Gesù, ma non mi privi del suo amore. Io non so più fare a pregare, e neppure a parlare; e allora faccio così: appena Gesù è andato dentro, chiamo C. [= Confratel] Gabriele, e la Mamma nostra, e loro si pongono con le mani giunte a pregare. Gli chiedo tre grazie...
Ma quella Mamma piange quasi sempre; nessuno poi mi dice mai una parola, e non mi guardano neanche. Ma che m'importa? Quella Mamma e quel C. Gabriele mi privino pure di tutto, tanto io non piango più, e sarò allegra. Quando poi io esco di Chiesa, allora ci resta C. G. [=Confratel Gabriele]; la Mamma va via, ma Lei non ci è quasi mai, o se no, ci sta pochi momenti, va via prima di me.
Ieri, babbo mio, era Venerdì; mi sentii maletto: i nervi si rivoltano tutti in quel giorno lì, e poi mi facevano avere una sete tremenda; dico tremenda, perché ho patito assai per quella sete. Ho avuto sete altre volte, ma grossa come stanotte mai. E poi senta questa più curiosa: l'acqua dovrebbe spengere la sete o qualche altra cosa che si beve, ma a me non mi faceva che farmela crescere e tormentarmi di più.
Quando gli scrivo, babbo mio, si persuaderà sempre di più, che non sono buona a nulla, e invece di camminare, vado addietro. Mi sentivo stanca stanca (parlo di Venerdì), e la maggior parte del giorno la passai riposandomi. E poi se vedesse quante cose faccio per soffrire meno! attendo a muovere un braccio, a fare passi di meno, e tutto questo per soffrir meno. O che hanno fatto tanti amanti del Crocifisso! Io non ho fatto mai nulla. E poi perché tanta svogliatezza nel pregare? Lo crede? fino lo stare in Chiesa mi annoia. Questa volta mi gridi pure, s'inquieti, ché non mi lamenterò. Povero Gesù! Il tempo poi che spendo nel fare la Meditazione, mi pare di essere in Purgatorio, ma pure la faccio. Vede a che punto sono arrivata, si può dar di peggio? Sono arrivata perfino certe volte a dubitare se Gesù veramente fosse nel Sacramento.
Gridi pure, s'inquieti forte, ché ne ha ben ragione. Il mio stato di vita è questo; faccia di me quel che vuole, mi dica che vuole: prendo tutto; sono poi contenta, perché questo è il volere di Dio; però tutte le preghiere solite le faccio, anzi per dispetto le accresco. Il Confessore col suo pensiero mi ha accordato, quando prego sola, di pregare o con le braccia in croce, o con le mani sotto le ginocchia. Lei pure è contento, è vero? Se lo vuole Lei, Monsignore dice subito di sì.
Gesù sento che ha dirmi qualche cosa che riguarda il nuovo convento, ma non mi dice nulla. Monsignore pure tutte le volte mi dice: «Del convento hai da dirmi nulla? Gesù non te ne fa dell'imbasciate per P. G. £
= Germano 1 e per me?». Io dico sempre no, perché non so nulla, e non sento nulla; solo al sentirne parlare mi fa una stizza, che... sono alle volte per rispondere qualcuna di grosse; perché chi dice: «E non ci è nulla di nuovo»; altri: «Che, che! non si può fare», e altri fino dicono: «Non si farà mai». E certo, sa, se questa Si. C. [ = Sig.ra Cecilia] non obbedisce, non si può far nulla. O perché non la manda da quella signora di Firenze? Quel nome mi sembrò venisse da Gesù e Gesù me ne tiene informata spesso spesso. Tempo indietro mi disse che, non era più a Firenze: era andata in campagna fuori di città. È una signora ricca ricca; ce la mandi.
E Serafina? Niente di Serafina per ora; mancano pochi giorni all'ultimo Venerdì, la mandi a prendermi, ce la mandi Lei.
E ora, babbo mio, gli raccomando una cosa, ma se si fosse inquietato, ora sia buono. Voglio che mi aiuti pregare per ottenere una grazia grossa; ce ne sarebbero due, ma ho scelto la più grossa. Questa mamma qua è malata seria, e non se lo credono gli altri, e io vorrei che guarisse. Non morirà mica, presto, sa, ma dover vivere con una malattia così curiosa, viverebbe male, se non altro che Lei si rimettesse al volere di Dio.
Dica un po', babbo mio, non sarebbe ora il momento, se potessi, e coll'aiuto di Dio, esprimere e far conoscere in qualche modo un po' di gratitudine, col pregare per ottenere la grazia che questa mamma guarisca perfettamente? E questo deve farlo Confr. Gabriele. Mi aiuti, babbo; ora è il tempo, ora ho finito di dire tutto.
Ieri sera fui a confessarmi; il Confessore mi raccomandò che pregassi e pregassi tanto, e che mi facessi dire da Gesù in che modo doveva fare per farmi andare in convento. Stamani ho pregato, ma che!...
Martedì sera mi dette il permesso di stare con Gesù un'ora intera; pregai, aspettai, ma Gesù non comparve, e non si fece neppure sentire.
Quante cose mai avrei da dire a Gesù, babbo mio, se facesse una visita anche di soli 5 minuti! ma bisognerebbe che poi mi rispondesse, se no...
Mi benedica sempre, ogni momento, ma forte; voglio sentire. L'Angelo suo appena lo sento. Ma che importa? io sono contenta. L'amore di questo Gesù mi dà forza di patire tanto di più.
Mi benedica un'altra volta. Se vedesse, babbo mio, qua in questa casa: è tutta piena di gente; io mi vergogno e soffro assai di più.
Mi ci levi, babbo mio, mi metta in qualche posto.
Sono la povera
Gemma di Gesù.









lettera 31

A P. Germano, L 32: 25 novembre 1900

33
25 novembre 1900
Babbo mio,

Non è mica il peso della croce che fa patire tanto Gesù, ma è il peso dei miei peccati. O babbo mio, se non sono ancora all'inferno, è una gran grazia. O se tornassero gli anni della mia vita trascorsa, vorrei... Ma quelli non tornano. Ma se ancora breve tempo mi resta, che farò? Mi ricordo bene che Gesù ha detto che non disprezza mai un cuore che si pente; io dunque corro da Lui, e l'amerò con tutta la forza del mio debole cuore; l'amerò anche, se occorre, dando per Lui il sangue e la vita. E che ha da fare il sangue mio, col Sangue di un Dio? una vita piena di peccati, come è la mia, con una vita di una maestà immensa?

Babbo mio, preghi Gesù tanto per me. Avrei un mucchio di cose da dire, ma non mi riesce; ci proverò. Oggi è domenica; sto assai meglio. Non si creda, se dico così, che sia ammalata. Sto benissimo. Vo' dire: sto assai meglio di certe cose accadute nei giorni passati, Giovedì notte, e Venerdì nel corso del giorno. Che cose curiose, babbo mio! la notte non dormii mai, e il giorno stetti assai male. Ero stanca stanca, e non faccio mai nulla; le mani mi morivano, le gambe lo stesso, non mi lasciavano fare un passo senza soffrire immensamente. Dalla parte sinistra dolore continuo no, ma quelle strinte furono molte, ma non tanto dolorose. Si figuri, babbo mio: tempo indietro Gesù mi disse che ogni giorno si faranno più dolorose, fino da perdere i sensi, e Lei mi disse che in una di queste, non so come dire, dovrò morire. Evviva, evviva Gesù! Nel capo ci soffrii un po', ma sempre senza disobbedire (almeno mi pare). Di questo gli dirà le cose meglio la Sig.ra Cec. Io dico solo che mi sentivo male, e specialmente gli occhi, e perfino i denti. Ma con tutte queste cose non creda che sia ammalata; sto bene assai, oppure, è meglio che non dica bugie, soffro ma sto zitta; fino a che duro, silenzio, e poi per forza sono costretta a dirlo, ma a chi devo lo so.
Quel Gesù mi fa sentire male quasi tutte le mattine quando viene; stamani mi ha detto due volte: «Quando vuoi che ti accresca il soffrire?». Io, babbo mio, non ho risposto. Se fossi stata in convento, avrei risposto: Accresci pure, o Gesù, le pene e le croci, ma accresci pure la forza. Ma così con che coraggio, babbo mio, l'avrei potuto dire? Fossi sola a soffrire! Va bene, a soffrire sono sola, ma a disturbare sono molti. Ora qui non mi so spiegare, mi capirà? E poi me ne avvedo, babbo mio, che avrò da soffrire di più, perché quella Mamma quasi tutte le mattine mi stringe a sé, mi bacia e mi accarezza. La Mamma sì che sarebbe affettuosa con me, ma sono io così fredda; mi bacia, lo sento così bene, e io sto seria; è difficile assai che mi venga una lacrima.
Che cuore! E chi non si sentirebbe commuovere a sentirsi nelle braccia della Mamma di Gesù? Io invece no. La vedo sempre piangere, e mi ripete: «Figlia mia, contenta Gesù, e Gesù contenterà te. Sii buona e amalo tanto». Povera Mamma! Mai gli dirigo una parola e neppure mai gli rido. Che mai ne sarà di me?
L'Angelo mio Giovedì sera mi venne a spogliare, perché io non potevo; mi sentivo già male, ma era così serio! Mi pareva quasi che avesse rabbietta; mi aiutò andare a letto, e poi se ne ritornò via; io non lo ringraziai neanche. Si recitò l'atto di contrizione con la fronte per terra insieme, ma tutto sempre senza parlare; volevo dirgli: Sarò buona, ditemi qualche cosa; ma non ebbi coraggio; me ne andai a letto, e poi, ecco la più curiosa, l'Angelo Suo venne a prendere l'Angelo mio; ma, per dire il vero, il Suo mi guardò un po' più amorevolmente. Avrei potuto dirgli qualche cosa, ma non ebbi coraggio di resistere a quello sguardo; quando vidi a Lui gli occhi alzati, abbassai i miei.
Di parlare di questo ho finito; gli parlo assai chiaro, non è vero? Così capirà dove arriverò con la fantasia, e capirà poi se ci è qualche altro lavoro. Io sono contenta, babbo mio; Lei mi pare di no. Mi raccomandi tanto ma tanto a Gesù; ma tanto, gli ripeto, e sempre.
Ci ho da dirgli due o tre cose segrete, mi proverò per l'Angelo.
Mi benedica e preghi tanto per me, ma tanto. Ieri verso le 2½ ebbi una strinta forte; mi forzai un po' e mi venne un po' di sangue dalla bocca; l'altra, che mi venne pure del sangue, verso le 9. Stanotte è stata una notte un po' brutta: non ho mai sentito Gesù, e ho sempre patito; stamani presto credevo...
Tutta fantasia, babbo mio. Andrò presto da Gesù? Mi sento di dire di sì. Mi benedica e preghi per me, ma tanto tanto.

Gemma.

Nessuno se ne avvede; ho tanta paura, che dimando alla Sig.ra Cec. se di fuori si vede niente; mi assicura di no. Sto benissimo, babbo mio.






lettera 32

A P. Germano, L 36: primi dicembre 1900

34
Primi di dicembre 1900
BABBO MIO, BABBO MIO,

Io tremo, tremo di me stessa. Guardo il mio Gesù Crocifisso e mi vergogno; mi viene in mente quando il mio Gesù era in mezzo ai dolori, ai patimenti, e sento crescermi la vergogna. Gesù tra tante pene, tra tanti spasimi non fa che offrire le sue pene per la salute del mondo intero. Babbo mio, che ammirabile pazienza! E io? Io mi lamento, mi affliggo, e spesso piango; e pure sono sì meritevole di tante pene, perché sono cattiva e peccatrice. Ah caro Gesù, quanto dissimile a voi! nulla so patire, senza lamenti!
E ora, babbo, faccia quello che gli dico. In questo foglio scritto troverà una preghiera; mi fa la carità di leggerla subito, se crede che sia il volere di Dio? Non s'inquieti, se mai ci fosse qualche cosa che a Lei non piace.
Gesù e la sua Mamma SS. ci farà la grazia, se conforme al loro volere.
Come sa, babbo mio, io sono la vittima e Gesù deve essere il mio sacrificatore. Dunque ogni cosa che mi verrà data da Gesù, sarà per me un regalo. Ma sono ancora nel mondo, sono debole, misera, e buona a far nulla! e che ne sarebbe di me, se avvenissero cose curiose, per la strada, in Chiesa e fuori? Preghiamo, babbo mio, che Gesù aspetti, se crede, ancora un po'. Povero il mio Dio, è già assai che aspetta! Ma fate presto, altrimenti...
O perché non mi manda a prendere? O se nei giorni passati fossi stata a Lei vicina! Quante volte mi veniva chiamato! spesso chiamavo la Mamma nostra, e dopo Mamma subito: babbo mio! Dico continuamente a Monsignore che Gesù vuole che mi inetta in convento, ma Lui neppure ci pensa. Allora ci pensi Lei; non aspetti più, babbo mio, mi raccomando. Non posso fare a meno ogni momento di offrirmi vittima, e devo ancora aggiungere: Aspettate, Gesù. Non sa forse che nell'ultimo momento Lei, Lei stesso deve fare l'offerta della mia vita al caro mio Gesù?
E Serafina? Gesù ci penserà. Babbo mio, io non so dire più nulla, non sento più nulla, non dico più nulla, perché non so più nulla. Sono sola sola, ma quieta, ma calma, perché Lei mi dice che Gesù è in me. sì, babbo mio, Gesù è con me, lo sento; ma... mio Dio!...
Mi benedica, babbo mio, ogni momento.
Sono la povera
Gemma di Gesù
Tutto quello che vuole Gesù; va bene?






Preghiera

35 Gesù caro,
Eccomi ai vostri SS. piedi, caro Gesù, per manifestarvi ogni momento la mia riconoscenza e la mia gratitudine per i tanti e continui favori che mi avete fatto, e che ancora volete farmi.
Quante volte vi ho invocato, o Gesù, mi avete fatto sempre contenta; ho ricorso spesso a voi e mi avete sempre consolata! Come esprimermi con Voi, caro Gesù? Vi ringrazio. Ma ancora un'altra grazia voglio, o mio Dio, se a voi piace. Aspettate, Gesù, aspettate; sono vostra vittima, ma aspettate; la mia vita è nelle mani vostre, ma aspettate. Potete, o Gesù, sfogarvi su di me, ma aspettate, se a Voi piace.
Sia fatto in tutto il vostro S. Volere!
Babbo mio, non so dire altro, ma Gesù e Lei spero che avrete ben compreso.






lettera 33

A P. Germano, L 37: 8 dicembre 1900

36
8 dicembre 1900
Babbo mio,

Povero Gesù! soffrì tanto e poi tanto, e neppure un lamento; e io per cose da nulla spesso mi lamento. Ma non lo faccio mica col cuore, sa, babbo mio: mi viene proprio fatto con la bocca, e dopo ripensandoci, mi vergogno di me stessa. Lei poi non mi capì; crede forse che mi lamenti, perché devo vivere di carità degli altri? No no, di questo non mi lamento; o non è forse la cosa che mi rende somigliante a Gesù? S'immagini, babbo mio: se non mi facevano il vestito e le scarpe, era davvero un affare serio, perché le zie non potevano davvero. Viva Gesù! Un'altra volta: viva Gesù!
Ma questo Gesù se fa così, io non so davvero che accadrà. Sempre più si allontana, e io sempre più lo cerco e mi lascia sempre più sola e buona a nulla. Allora io mi sforzo, il desiderio mi cresce, e succede l'affare delle costole e il sangue della bocca. Vedrà, babbo mio, succederà così, se Gesù continuerà in questo modo, e anderà sempre più lontano: io non resisterò più, e morirò. O bene, morire! E così, se la Mamma mia mi condurrà nel Cielo, Gesù sarà costretto a non scappare. Vede, se non fosse la Mamma nostra che mi fa calmare, quel Gesù mi lascerebbe forse anche morire così sola, senza Lui. Che cosa dolorosa che è, questa delle costole, babbo mio! «Ma smettiamo i lamenti una volta», dirà inquietato il babbo mio. È vero, smettiamoli.
O che poteva fare di più Gesù per me? Poteva amarmi di più? E non ha forse ragione ora di esigere tutto da me, che mi fece tutta per sé? Come si fanno sentire bene, babbo mio, le piaghe di Gesù, che mi parlano sempre di amore con una violenza tanto dolce, che vorrei!... Qui, non s'inquieti, non so tirare avanti.
Avanti di mettermi a scrivere questa lettera, ho pregato assai, perché Gesù mi facesse scrivere bene, in modo da farmi intendere; Gesù al cuore mi ha detto: «Scrivi come puoi, ché il tuo babbo ha già tutto compreso». Sarà vero? Perché mi spaventarono tanto quelle parole dell'ultima lettera: «Se tu non ti spiegherai, presto te ne pentirai». Gesù mio, che sarà mai? O questo non basta, babbo mio, il dirgli che l'amore di Gesù si fa sempre più forte nelle mie costole? Caro mio Gesù, vorrei avere un trasporto solo, il più ardente che ebbero i Santi, per potere in qualche maniera amarvi. Ma come fare? A chi chiederlo? A Voi stesso, o mio Dio. Io, è vero, Gesù, delle volte vi chiedo, vi chiedo e non mi esaudite; ma se vi chiedo di amarvi, son certa che mi esaudite subito. Anche Lei così, è vero? Anche Serafina? Ha capito bene dunque del cuore? Allora vado al resto.
Sono due sere che viene l'Angelo suo. Ieri sera l'altra (Giovedì) venne prima, circa le 7½; mi fece un po' piangere, perché senza parlare mi guardava; pareva che avesse compassione di me. Io mi voltai, perché la sua presenza mi faceva venire in mente tutti i peccati; Lui pure doveva pensare a quelli. Più tardi poi, ero già a letto, tornò per benedirmi e mi disse: «Dimattina non potrai ricevere Gesù»; mi baciò due volte e corse via. Ieri sera si disse l'atto di contrizione con la fronte per terra insieme, mi dimandò ridendo come stavo; risposi: «Bene assai». «Vuoi riposare stanotte?» mi chiese. Risposi proprio di sì, perché mi pareva di essere stanca. «Farai ciò che vuole Gesù, è vero?». «Sì sì», gli dissi. Sparì.
Giovedì notte patii un po', babbo mio, e Venerdì tutto il giorno. La mattina fu impossibile potere andare in Chiesa: non potevo stare in piedi, appena potevo articolare le mani, il capo mi sentiva forte forte, e di quando in quando si alzavano le costole in modo da farmi perdere i sensi. Quelli per ora l'ho sempre avuti. Stetti tutto il giorno quasi sempre a letto. Sa, babbo mio, che dovrò andare in peggio? Ieri sera una voce internamente mi disse che andrò in peggio con le mie costole; io ho paura che mi si spacchino, e allora? Ma non ho paura di nulla, babbo mio, non temo niente. Chiedo a Gesù pazienza, ma non per me, per questa zia qui, perché via un po' ce ne vuole. Ieri soffrii, è vero, ma fu quasi sempre con me. Io, babbo mio, non voglio mica nulla di tutto quello che mi fanno; se vedesse!... in certe cose mi preferisce agli altri. Oltre alla cioccolata e a tanto vino, ora la sera mi mette il fuoco nel letto. Son cose da farsi a me? che meriterei di essere trattata (come le galline, dice Monsignore), e invece un mucchio di cose; che poi dalla mia bocca non ci esce neppure un grazie. Se potessi almeno colle mie fredde preghiere giovargli! Lo spero, sa. Tanto alla zia non gl'importa niente anche che la mamma gli resti un po' ammalata; gli basta che non muoia. E questo Gesù lo farà, perché tutti lo vogliono. Vorrei che mi tenessero, glielo ho detto altre volte a Lei, come schiava dei più piccoli anche. ma poi quando soffro la vorrei sempre con me quella zia. Ma ci sta assai. Ma sapesse il diavolo quante me ne mette in mente riguardo a lei! La notte delle volte mi fa sentire certe parole, che sembra che sia proprio lei che parli, e invece è chiappino; ma poi non la sa far pulita, perché o viene Gesù, o ci manda per assicurarmi; in un secondo minuto mi presenta alla mente tutti i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
Viva, viva Gesù! Dopo la SS. Comunione ora che è poco, la Mamma mia mi ha chiamata e mi ha detto che oggi era la sua festa. Aveva cambiato il vestito, non l'aveva più nero, ma bianco; mi ha accarezzato tanto. A Lei pure le fanno compassione i miei peccati, perché mi guarda con una certa maniera. E sa come faccio quando sono davanti a Lei, come pure a Gesù? Mi metto in ginocchio in terra; se è Gesù, gli bacio i piedi, ma quasi tremando, ma con la mente, perché il corpo alle volte quando soffro non posso muoverlo. E se è la Mamma, allora mi stringe a sé, e le bacio le mani. Gli Angeli lo fanno da loro: s'inginocchiano e adorano Gesù; io faccio quello che vedo fare a loro. Ma vengono tutti così di rado e poi così serii; mi sembrano tutti fino più scuri (dico così perché non so dire come, ma mi capisce, è vero?). È lo stesso, sa. Viva Gesù rimpiattato!
L'Angelo mio viene? o che gli dice? Io gli mando a dire tante cose. O come devo fare, babbo mio, a non fare sforzi né colla mente né col cuore? Col cuore è impossibile; e non sa che con la mente non sono più capace neppure di fare un pensier per Gesù? La mattina circa le 7½ mi alzo per andare da Gesù. La preparazione non la faccio, e il ringraziamento neppure, non mi riesce: io sto zitta, e Gesù sta zitto. Vado per farla col cuore mi si alzano le costole; vado con la mente... ma se non ho più neppure la mente; non mi ricordo più neppure del passato. Il pensiero però è sempre o Gesù, o la Mamma; ma non so dirgli una parola, né chiedergli una grazia. Nel corso del giorno qualche giaculatoria, quella sì, e poi corro da Gesù e con la fronte per terra dico l'atto di contrizione; lo farò cento volte al giorno. Verso la sera si va alla benedizione, ma non sempre. Eccomi al solito, senza dire nulla; guardo Gesù, lo cerco, e in nessun posto lo trovo, nessuno me lo dà, e Lui non mi guarda neanche. L'ore precise che sono in chiesa sono queste: alle 7½ la mattina, e la sera alle 4½. Ci si va insieme, è vero?
Mi pare che non ci abbia da dire altro. Mi dice che quando faccio l'offerta di me, la faccia pure di Lei; ma sarà affare, babbo mio? perché se poi succede come a me? Chi gli terrà la mano sul cuore? E dopo la Comunione, se è solo, casca in terra. E poi la notte? No, non è fare, sa. Me lo dica Lei. Mi benedica sempre sempre e forte forte. Ci ho delle cosette da dirgli per l'Angelo, lo manderò presto.
Mi benedica un'altra volta; sono la povera

Gemma.









Gemma al P. Germano 27