Gemma al P. Germano 36

lettera 34

A P. Germano, L 38: 14 dicembre 1900

37
14 dicembre 1900
O Babbo mio,

Alla lettera sua risponderò subito, e guarderò di farmi ben intendere, ma prima gli vo' mandare questa. Stanotte mi è presa una di quelle strette così forti, che mi sono sforzata tanto e mi è venuto del sangue dalla bocca, anche assai. Erano le due; dopo ho chiesto a Gesù di dormire, che me l'ha concesso, e ho dormito fino a che ha suonata la Rosa. Stamani mi sentivo un po' di dolore al petto, ma ora sono le 9¼ e sto bene. Pare impossibile: quel Gesù è così forte. Venne però, sa, ieri sera avanti di sentirmi male; venne ed aveva in mano tutti gli strumenti della sua Passione. Che volesse significare non lo so. Tutti me li fece vedere ad uno ad uno; (senta cosa curiosa) le tenaglie me le mostrò più volte. Quando ebbe finito (ma in sogno), volevo dirgli qualche cosa, e fu che mi prese la strinta forte forte, e Gesù se ne andò. E mi lasciò sola. Un altro sogno pure mi feci ieri sera: mi sembrava che l'Angelo mio mi fosse venuto a scaldarmi i piedi e mi pareva che me li tenesse nelle sue mani. Che bella fantasia, è vero, babbo mio! Mi benedica. Questi sogni accaddero circa le 9 ieri sera.
Sono la povera

Gemma.

Babbo mio, babbo mio... m'intende che voglio dire? Babbo mio, preghiamo, preghiamo tanto per la Sig.ra Giustina. In quest'altra lettera gli dico una cosa della Mamma nostra per Lei.







lettera 35

A P. Germano, L 39: 17 dicembre 1900

38
17 dicembre 1900
Babbo mio,

Ho fatto la SS. Comunione ora che è poco. Gesù dopo 18 giorni ha rimesso fuori la sua vocina più fina ancora. Mi ha dimandato la prima cosa questa: «Gemma, devo tirare avanti il lavoro mio?». Ho risposto di sì, senza sapere che volesse dire. «Mi conosci sempre?». «O babbo mio, Gesù!...». Gesù... rimpiattato mi dimanda se ancora lo conosco. E poi quando era per sparire, sapesse quello che ha detto! Diceva così: «Quale credi che sia la grazia più grande che ti faccio qui sulla terra?». Non sapevo che rispondere. «Te lo dirò io: - ha detto - di tenerti sul Calvario». Nel sentir dire Calvario ho cominciato a capire qualche cosa. Evviva!
Ma mi dice, babbo mio: l'Angelo suo può giurare? Stia a sentire. Giovedì sera venne quest'Angelo suo; mi baciò più volte, e poi io mi sentivo un po' male: non potevo muovermi, e Lui, poverino, mi voltava quando da una parte e quando dall'altra. Lo ringraziavo pure di cuore. Venerdì. verso l'1½ ritornò; come sono contenta, babbo mio, quando lo vedo! Lui parlava piano come Gesù; allora io lo pregai se diceva più forte, perché diceva tante cose, che poi io me le scordavo, e volevo che le sentisse anche la Sig.ra Cecilia che era vicina a me; allora sentì pure lei. Diceva così: «In verità ti giuro che tutto quello che accade in te, non è illusione, né altra parte, ma tutta opera di Dio». Me lo ripeté due volte; poi mi comandò che dicessi ogni giorno tre Ave Maria, che poi sarebbe venuta la Mamma a dirmi il perché le dicessi. Mi diceva poi: «Gli vuoi bene alla Mamma di Gesù?...». Io... «Salutatela spesso (non disse salutala, ma salutatela), ché l'ha tanto caro; sempre vi rende il saluto; se poi sempre non sentite, è per provare se siete fedeli egualmente». Mi bende e scappò.
Giovedì e Venerdì, babbo mio, patii un po', ma non tanto. Il Venerdì stetti a letto quasi sempre, perché non potevo reggermi in piedi, ma poi stavo benissimo, un po' stanca.
Scrivo tanto con furia, che non so se capirà; quello che mi scrive Lei intendo tutto tutto, se poi non rispondo a tono [è] perché tante volte le lettere, quelle che gli si possono dare, le ha Monsignore. Ora quest'ultima l'ho con me; vedrà se mi riesce contentarlo. Io prego, sa, babbo mio, prego per Serafina, per questa mamma, per Lei e per Monsignore; ma sa bene da sé che le preghiere mie sono deboli, sono fiacche, e Gesù rimpiattato non le sentirà.
Bisogna che dica una cosa; mi dice che non faccia sforzi col cuore; come devo fare? Non so mai che gran lavoro abbia cominciato Gesù, perché ieri sera tornando di Chiesa, pensavo che mi aveva detto Monsignore che avrebbe avuto piacere che mi si aprisse; ma una voce di dentro mi disse: «Nel tuo cuore ci vedrà solo il babbo tuo appena spirata». Evviva Gesù, rimpiattato sempre sempre!
Presto scriverò a M.M. [= Madre Maria] Giuseppa. Riguardo a questa, devo dirgli una cosa. Frughi bene nel suo cassetto, e troverà una lettera che ci parlava di una cosa che facemmo Martedì; ove io gli dicevo che la Mamma mia aveva preso i cuori nostri e insieme quello di M. M. Giuseppa. È vero, io glielo detti alla Mamma, ma quando vidi che li ripose nel suo, invece di 4 erano tre. Quello di. M. G. [= Giuseppa] non ce lo vidi. Chi sa? forse perché più caro lo abbia nascosto? Ho creduto bene dirglielo. Ha bene capito?
Qui su questa lettera non dico altro. Attento: Giovedì avrà una lettera dall'Angelo. Dirò tutto e sarò buona; ma Lei non vada lontano, perché è un brutto affare... Gesù mi chiama... io volerei... ma non posso... Babbo, babbo mio, l'Angelo suo sempre sempre vorrei, e Lei vicino. Mi benedica tutti i momenti. Ho tante cose da dire di Serafina Giovedì.

Gemma.

Non ho più segreti con chi Lei mi diceva.







lettera 36

A P. Germano, L 40: 20 dicembre 1900

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20 dicembre 1900
Babbo mio, babbo mio,

È appena un'ora che sono tornata da confessarmi. Babbo mio, la mamma è ammalata grave assai; io pensavo così: quando io mi sentivo male, era pronta più che poteva a darmi aiuto; quella zia, mi ha infinite cure, al contrario io per loro, non ho nulla da fare, nessuna riconoscenza, nessuna gratitudine. E ora, babbo mio, non è forse ora il tempo? La mamma è malata tanto tanto. E io non farò nulla, per Lei che ha fatto tanto per me? Già, qualche piccolo patimentuccio l'ho offerto; qualche piccola mortificazione l'ho fatta. Le cose mie, come sempre, non son valutate mai nulla. Possibile! devono essere accette a Dio le preghiere di un'anima che continuamente pecca?
Stamani ho parlato con Gesù (qui avrei da dirgli un mucchio di cose della mia fantasia, ma quelle dall'Angelo), e poi ho chiesto al Confessore: «La mia vita potrei darla per la povera mamma mia?» (che cambio!). Un no assoluto. Allora, babbo mio, ho pianto; non mi gridi: non piangerò più. Vedeva poi che continuavo a piangere, e allora ha detto: «Su via, dimmi che vuoi?». Allora mi mancava il coraggio. Coll'obbedienza mi ha vinta, e gli ho detto così: «La zia son certa che sarebbe contenta se la mamma gli vivesse ancora due anni; o io non potrei?...». Babbo mio, ha capito subito Monsignore, e ha detto: «Si, son contento, col patto che sia pure contento P. Germano». Volevo far subito questa promessa, questo voto dimattina, ma non posso, se prima non c'è il permesso del babbo mio.
Babbo mio, non me lo nega, è vero? Due per Serafina e due per la mamma; e di più se ve ne occorrono, babbo, babbo mio.
Quel Gesù ha sempre in mano due fiamme, e mi spiega che sono una di amore e l'altra di dolore.
Ho furia che mi risponda subito per la mamma. La povera

Gemma.








lettera 37

A P. Germano, L 41: 24 dicembre 1900

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24 dicembre 1900
Babbo mio,

Quando Lei avrà questa lettera, Gesù Bambino sarà già nato. Stia attento che oggi, giorno di Natale, prego Gesù che mi faccia sentir da Lei più forte; stia attento attento. Sa che cosa vorrei fare io, babbo mio, con Gesù? Vorrei fare ciò che fanno gli Angeli; ma giacché tanto non posso, vorrei offrirgli almeno i più vivi ossequi della mia devozione; e prego la Mamma nostra a offrire a Gesù, appena nasce, quelle piccole cosette che mi regala spesso. Io mi lamento sempre, sa; non ho anche smesso, ma faccio di nuovo il proponimento di non lamentarmi più, e sa perché? Stamani dopo la SS. Comunione pensavo: O che dolore grande dovette esser mai per la Mamma, dopo che fu nato Gesù. al pensare che dovevano poi crocifiggerlo! Quale spasimo dovette avere sempre nel cuore! quanti mai sospiri dovette mandare, e quante volte dovè piangere! e mai si lamentava. Povera Mamma! Quando poi davvero se lo vide crocifiggere, quella povera Mamma era trafitta da tante saette; perché so bene che qualche male fatto al figlio in presenza del padre o della madre, ferisce egualmente il figlio e i genitori.
Dunque la Mamma mia fu crocifissa insieme a Gesù. E mai si lamentò. Dopo queste riflessioni ho fatto proposito di non lamentarmi del mio modo di vivere. Questo proposito, babbo mio, l'avevo già fatto, e per dire il vero ci avevo atteso assai, specialmente sul gran desiderio che avevo di andare in convento. Più ne parlavo. E Monsignore, vedendo che non ne parlavo più, ha detto che teme che su questo ci sia un po' di lavoro del diavolo. Gesù vuole che pensi Lei a rassicurarlo. Crede forse, babbo mio, che non ci soffra? È il maggior sacrifizio che faccio. «Ma come mai - dice Monsignore - prima Gesù diceva continuamente che ti mettessi in convento, e ora no?». Sì, questo è vero; Gesù mi ha sempre detto che mi facesse Monaca Pass. e altre volte diceva: «Dì a Mons. che ti nasconda»; ma non ha mai detto: «Devi dire che ti mettano in questo o questo altro convento». Quando volevano mettermici in deposito, ci sarei andata, ma non contenta, solo per obbedire. E l'altro giorno alla Mamma mia gli chiesi questa cosa, perché Monsignore mi aveva detto: «Se credi di non aver bisogno più di me, ti metto in un convento di clausura». Ma che! la Mamma mia non vuole, e mi disse: «Tu non andrai in nessuni posti, altro che nelle Passioniste».
Viva Gesù rimpiattato! Pensi, babbo mio, a rassicurare Monsignore; prego Gesù che gli dia assai lume. E poi sa, babbo mio, quello che mi ha proibito Monsignore? Mi disse che Giovedì e Venerdì non dovevo mai lamentarmi, ma sa come dico? «Mamma!...». È questo il mio lamento. E poi di non dire mai a questa zia che soffrivo, e non chiamarla mai, se non che quando conoscevo di travagliarmi. Quanto fu più duro patire! Lo feci un po', ma non mi riuscì arrivare in fondo. L'ho detto a Monsignore, e mi ha ridato il permesso di fare al solito come sempre, e mi disse che aveva fatto questo per vedere se sono ancora bimba oppure una donna forte; ma si avvede che son sempre piccina.
Mi benedica sempre oggi. Questa mamma cammina assai male, si va in peggio. Quello che posso, lo faccio; prego, sa, per tutto quello che mi dice Lei, ma... Mandi l'Angelo stasera, ché ci ho da mandargli delle ambasciate tante. La povera

Gemma.
Dopo dimani, se avrà lume, scriva a Monsignore.






lettera 38

A P. Germano, L 42: 26 dicembre 1900

41
26 dicembre 1900
Babbo, babbo mio,

Perché non corre in mio aiuto quando vede che sono in pericolo? Sabato sera dormivo tranquillamente, e in sogno vedo venire un vescovo con quasi 50 bimbi e bimbe, tutti Angeletti, mi sembrava, con una candela accesa in mano; e tutti si misero attorno al mio letto e mi adoravano. Impaurita gridai: «Quanta gente! mandatela via». La Sig.ra Cec. mi suggerì di farmi il segno della croce, ma nulla giovò. Mi sentivo turbata, ero per piangere, quando mi venne in mente, e dissi forte: «Babbo mio, aiutami!» Venne l'Angelo suo, fece un soffio e sparì ogni cosa; mi aiutò, ma dopo aver faticato un po'. Quando Lei vede qualche cosa, corra corra, ché non vo' offendere Gesù. Era una tentazione di superbia, è vero?
Babbo mio, tutto è finito. Ieri sera alla Messa di mezzanotte, quando il sacerdote faceva l'offerta, vidi il mio Gesù che offriva me per vittima all'Eterno Padre. Babbo mio ne fu contento contento, mi strinse a sé; poi [Gesù] mi condusse dalla Mamma nostra, e nel presentarmi a Lei disse così: «Questa cara figlia dovete riguardarla come un frutto della mia Passione». Nel sentir queste cose sentii venirmi meno, e poco dopo andai a ricevere Gesù; pregai per Lei; sentì? Stamani ho pregato di nuovo per Lei: nulla? Per Monsignore, per Serafina, per questa mamma; Monsignore poi ne ha assai bisogno. Senta: non so che sia, ma mi pare tanto dubbioso sopra di me. L'Angelo mi aveva avvisato, ma ne facevo poco conto, perché le confessioni me le ascoltava egualmente come sempre. Sono ora due volte che è tutto cambiato; mi dice che sono un'ingannata e piena di fantasia. O bene! di questo ne godo. Viva, viva il mio Gesù rimpiattato! Ma mi dice anche che il diavolo lavora tanto tanto in me: questo mi fa piangere. Babbo, babbo, babbo mio, non lo permetterà Gesù che Lei s'inganni, e che io abbia ad ingannare gli altri, no no, babbo mio. Preghi assai: ho paura, ma sono sì quieta; nessuna cosa mi disturba se non quella d'ingannare gli altri. No, babbo mio, Gesù non lo permetterà, mi aiuti; Gesù darà lume, Gesù bambino mi darà la rassegnazione in qualunque cosa; lo preghi, ché io voglio essere umile, sincera, e tanta pazienza voglio.
Voglio amare e patire. Quando ho trovato Gesù e il suo amore, mi basta; non mi curerò se è per una via o per un'altra: l'amore solo di Gesù io voglio, amore immenso, perpetuo e saziante. In Lui mi rassegno; mai, è vero, babbo mio? mi può mancare la paterna assistenza di Gesù. Gesù non mi mancherà mai, è vero, babbo mio? quantunque mi abbia tolto qualunque appoggio e consolazione su questa terra.
Stamani, babbo mio, ho rinnovato i miei voti a Gesù B. [= Bambino]. L'ho pregato ad accettare la mortificazione del mio desiderio e lo unisca alla sua S. Passione; l'ho pregato ad accettare l'amore mio, quello del babbo mio, unito a quello del suo medesimo Cuore, di quello della Mamma SS. Gesù piccino, delizia d mio cuore, vorrei però un regalo: il perdono dei peccati tutti Lo spero. Ardo dal desiderio di vedervi, Gesù; ma mi rimetto al vostro volere.
Babbo, babbo, babbo mio, venga da me... Babbo mio, mi raccomandi Gesù; sono la povera Gemma.





lettera 39

A P. Germano, L 43: primi gennaio 1901

42
Primi di gennaio 1901
Babbo mio,

Stia a sentire. Ieri fui da Monsignore a confessarmi e mi ripeté la solita storia; mi diceva che se Lui deve morire, bisogna che l'anima mia la conosca qualche altro sacerdote e che bisogna assolutamente vada da qualcuno, e mi ricordò di nuovo il Padre Vallini. Mi disse anche che chiedessi le cose chiare a Gesù su questa cosa e poi gliele ripetessi, ché l'avrebbe fatto. O babbo mio, lo sente quel che mi dice Monsignore? Io lo ripeto a Lei, perché Lui non mi vuol capire. Gesù vuole solo Monsignore e Lei; e Lei quasi più di Monsignore. Ci pensi Lei, mi aiuti; se poi Gesù volesse davvero che vada da qualche altro, obbedirei subito. Ma dove anderei a finire? Mi aiuti subito, perché Lei sa quante volte, se non correva Lei a aiutarmi, sarei caduta chi sa dove...
Gesù questa cosa non la vorrebbe sicuramente, ogni mattina me lo ripete. Ma Gesù parla al cuore del Confessore, è vero? E il Confessore non può sbagliare; dunque, babbo mio, devo obbedire? Vede quel che succede? Quando ci è Lei, le cose vanno così bene da non crederci; partito Lei, addio tutto! Babbo mio, devo obbedire a Monsignore? Se Lei vuole, obbedisco subito; badi però di parlarne con Gesù di questa cosa.
Babbo mio, ho sempre obbedito coll'aiuto di Gesù. Sa quando viene l'Angelo, che cosa facciamo? Insieme adoriamo l'infinita Maestà di Dio; si fa a chi più forte ripete: Viva Gesù! E poi non parliamo d'altro. Faccio bene? È obbedienza così? In quanto poi a sporcarsi le mani, io glielo ripeto continuamente, ma fa vista di non capire. Allora che ci devo fare? Gesù però l'ha intesa, perché sono 3 mattine che dopo ricevuto` fa come se non l'avessi neppure avuto: sta zitto, e mi fa morire di desiderio; ché per un'ora e più mi sento finire e consumare. Viva Gesù! Viva Gesù!
Il benedetto cuore è sempre al solito; anche coll'obbedienza per frenarlo mi ci vuole fatica. E poi sa, pure quel fuoco che sentivo da quella parte soltanto e a quel punto, mi avvedo che va a poco a poco a spargersi per tutto il corpo, e allora mi fa tutta tremare. Viva Gesù rimpiattato! Mi aiuti, babbo mio: se si accorge che vado male, mi dica quel che devo fare; io lo voglio sempre obbedire e mettere in pratica tutto quello che m'ha insegnato. Va bene così?
La mamma va sempre al solito; non si è ancora mai alzata, continua sempre un giorno bene e uno male. Si nutrisce un po' di più però; 200 grammi di latte di più al giorno. La sgomentazione è sempre al solito; gli faccio leggere di quando in quando l'offerta che Lei mi fece scrivere, e con quella si rianima un po'.
Babbo mio, stasera è Giovedì.
Mi benedica forte forte. Sono la povera
Gemma di Gesù solo.

Babbo mio, sono due giorni che mi è presa una paura tale di perdere l'anima, che piango fino; mi aiuti, se vede qualche cosa. Come la vede l'anima mia? Io la vedo brutta. Mi fece tanto male quando la vidi, che chiesi a Gesù qualche altro dolore; ma vedere l'anima mia così, più.






lettera 40

A P. Germano, L 44: 20 gennaio 1901

43
20 gennaio 1901
Babbo mio, accanto a Gesù nel povero mio cuore.

Babbo mio, io sono tanto tanto afflitta per avere offeso tanto Gesù. In questo giorno, festa del suo SS. Nome, sento di più questa pena. Stamani, prima di avvicinarmi a Lui, l'ho pregato così: «Mio Gesù, prima che veniate dentro di me stamattina, devo farvi una preghiera». Non ho mica detto, babbo mio, come m'insegnò Lei: Gesù, non vi sporcate le mani in questo letame; ma ho detto: «Gesù, non vi facciano paura i miei peccati, non vi faccia ribrezzo la mia freddezza; riguardate, mio Gesù, all'affetto di questa vostra indegna figlia, da Voi redenta; ricorro a Voi solo, Gesù, per sempre di più piacervi, per fare sempre la vostra SS. Volontà, e per darvi maggior gloria». Con queste parole, son corsa da Gesù; Gesù è venuto, ha fatto sempre al solito: in quel momento a me mi cresce il desiderio, e Gesù si nasconde nel mio cuore sì bene, che è impossibile trovarcelo. Per due volte mi ha ripetuto stamattina: «Amore vuole Amore; fuoco vuole fuoco». Che significano, babbo mio, queste parole? Quel benedetto Gesù da me non si fa mai capire.
Ma che lavoro è mai questo, babbo mio, che mi è accaduto da circa 3 o 4 giorni? Il cuore batte sempre più forte; ieri sera ero in Chiesa di S. Michele per confessarmi; mi prese, e batteva sì forte, che le panche non stavano più ferme; entrai in confessionario, e non stava fermo neppur quello. E sì che questa volta non era poi tanto forte. Viva Gesù! Si ricorda quando c'era Lei? il cuore batteva, ma non tremava neppure il letto. Viva il nome di Gesù! Anche ora, in questo momento, babbo mio, che scrivo a Lei, sento Gesù nel mio cuore; potrò io mai stancarmi di possederlo e di parlargli nel mio cuore?
Ma Gesù non si commuoverà, babbo mio, nel vedere un cuore così pieno di miserie? Glielo dica Lei, che lo faccia degno di Lui. Povero Gesù! Ogni giorno viene da me; arriverò poi anche a possederlo nella gloria? Me lo permette, babbo mio, di ripetere a Gesù che mi tolga presto di vita, ché vivo sempre tremando per il pericolo di dispiacergli?
Lei sa, babbo mio, quanto sia ignorante e quanta sia la mia fragilità; mi aiuti a esser buona, e fino che avrò vita di serbare il mio cuore in grazia di Gesù, e stretto al suo santo amore.
Faccia Lei che le fiamme del Cuor di Gesù infiammino il mio; la tenerezza del Cuor di Gesù renda sensibile il mio. Lo faccia, babbo mio, e io lo terrò sempre accanto a Gesù nel mio cuore. Alle volte la mia indegnità mi fa tremare davanti a Gesù, ma la sua confidenza mi mette tanto coraggio...
La mamma sta sempre al solito: un giorno bene e l'altro male. L'andamento della malattia va sempre così, ma pure il nutrimento cresce; ieri mangiò un po' di carne grattata, e un po' succiata soltanto, e non gli fece alcun male. Avanti ancora!
Mi benedica forte forte. L'Angelo alle volte mi comparisce gridando: «Viva Gesù!». Io lo ripeto, ma non parliamo d'altro: io voglio obbedire. Anche ora, mentre scrivo, quante volte leggerà: Viva Gesù! Mi ce l'ha fatto mettere Lui. Non mi gridi; se non vuole che faccia neppure così, non lo farò più; me lo dica. Monsignore che faccia e dica così, è contento. La povera
Gemma di Gesù.






lettera 41

A P. Germano, L 45: 26 gennaio 1901

44
26 gennaio 1901
Babbo mio,

Si sta tanto bene con Gesù, che non si può passare un istante senza sentirsi nella più dolce felicità. Ma questa felicità, o mio Dio, non è compresa da tutti! Quante sono, o babbo mio, quelle creature privilegiate, che hanno avute tante grazie da Gesù, e che a poco a poco sono divenute indifferenti! E Gesù piange nel guardare quest'anime. Accadrà di me pure così, babbo mio? No, non lo voglio coll'aiuto di Dio, no, no... Gesù mio, ve ne prego, proteggetemi sempre più; e Voi, mio buon Angelo, difendetemi, e togliete da me qualunque distrazione; il mio pensiero, la mia mente e il mio cuore devono occuparsi solo di Gesù.
E Lei, babbo mio, mi aiuti sempre: voglio obbedire, non voglio che per mia colpa Gesù abbia a ritirarmi le sue grazie. Qui queste parole non so se le capirà, perché è un avviso che mi dette ieri anche a Monsignore. Mi accusavo dei peccati, e ce ne avevo parecchi, e allora Monsignore fu che mi disse che attendessi bene che per colpa mia non rendessi inutili tante grazie, che Gesù mi aveva fatte. Ha capito? Eccomi di nuovo ricaduta nei soliti difetti; invece di rispondere, «come vuole», sempre «no»; ma da ora in avanti ci attenderò.
Mio Dio, in questo momento come mi spaventa la mia temerità! Tante, ma tante volte, davanti a Gesù mi lamentavo delle colpe degli altri; guai a me, se perdessi di vista i miei peccati propri! Di tutti i peccati che ci sono, io tutti li ho commessi tante volte: ho amato i piaceri del mondo, i piaceri della vanità, sono stata superba, ho disprezzato gli altri, e molti altri ancora... Mio Gesù, perdono dunque per me! Sarei degna solo del castigo. Misericordia, mio Dio! Ma sarebbe già misericordia, se Voi mi annientaste, o Gesù, perché a me si dovrebbe solo l'inferno; ma no, l'inferno no; il perdono vostro, o Gesù, vi chiedo, proponendomi di rendermene degna.
E ora parliamo un po' d'altre cose. Perché, babbo cattivo, non scrive più? È ammalato? Questo no. Ha da fare tanto? Un minuto solo per scrivere alla povera Gemma non saprebbe trovarlo? O forse, e questa è la vera ragione, sono stata cattiva, sono ricaduta nelle solite mancanze, sono ridivenuta superba? Mi avvisi subito. Se fosse per questo, sarò buona d'ora in poi. Ho obbedito, sa, coll'Angelo; viene spesso, mi benedice, gridiamo «Viva Gesù!», adoriamo insieme l'infinita maestà di Dio, e poi ci lasciamo.
Se soffro, soffro assai bene anche sola; qualche lamento però mi esce dalla bocca. Giovedì e Venerdì, soffrii un po' di più.
Una cosa nuova: nel cuore Gesù Venerdì mi ci mise una bella croce; la croce di Gesù è l'albero dell'amore, che ha piantato nel mio cuore.
Non s'arrabbi, babbo mio, se gli dico una cosa per parte dell'Angelo. Fu Lei che Giovedì lo mandò? E Venerdì pure, circa le 2½? Non faceva che ripetere «Viva Gesù! Gesù ti ama tanto», ripeteva ancora.
Babbo mio, se Gesù mi ama, il mio amore per Lui è ancora troppo debole. Come non amar Gesù con tutte le forze e con tutta l'anima? come non desiderare di essere tutta consumata nel suo S. amore? A Gesù, a Gesù tutti i nostri affetti, tutta la nostra riconoscenza!
È notte, babbo mio; mi avvicino a dimattina; Gesù possederà me, e io possederò Gesù. L'ho io forse meritata tanta fortuna? No, babbo mio, è vero? Gesù, mio Dio vero, oggetto unico degli affetti miei, che sarebbe per me morire dopo avervi ricevuto? Sì, morire nell'estasi della S. Comunione! Che sarebbe per me? Mio solo amore, Gesù, ti aspetto... presto!...
Mi perdoni, babbo mio, queste parole; io non sono in me, lo sento. Mio Gesù, dimani, dimani di nuovo, ti riceverò amorosamente! Gesù! Gesù! O almeno i trasporti della mia tenerezza, ti facciano dimenticare l'amarezza dei miei disgusti! Illusi, è vero? quelli che amano altri che Gesù. Sai, mio Dio, ciò che può mettere nello sconforto un'anima amante? È di non poterti mai amare quanto basti.
O mio Dio, che ti degni volgere, anche quest'oggi, uno sguardo sull'ultima delle tue figlie! È troppo, mio Dio, è troppo! Mio Dio, ti adoro; muoio d'amore per Voi; il vostro nome sì dolce, l'avrò sempre nella mente e nel cuore e sulle labbra. Gesù, Gesù, ora e sempre! Gesù, mio lume, mio cuore e anima mia! Gesù, Gesù, Gesù! Al Cielo, al Cielo, babbo, babbo mio!
Ora non sono più in terra, sono.... Mi perdoni, babbo mio, e non s'inquieti nulla nulla, perché mentre scrivevo questa lettera, specialmente questa pagina e l'altra avanti a questa, il capo mi è andato via più volte. Capisce?
Voglio ora in ultimo darle notizie della mamma. Povera mamma! Veramente è ammalata, ma ha una testa così dura. Le cose davanti a Gesù sono sempre al solito, come quando c'era Lei. E allora di che temere? Scriva Lei prontamente, l'assicuri che quel male, così detto calcinolo ovvero cancro, come credono, non è al certo.
La mamma non morrà per ora, né per quest'anno, né per un altro ancora. Viva Gesù!
O babbo mio, ora smetto, non scrivo più, affinché la testa non mi torni via.
Mi benedica forte forte, ogni momento: la povera
Gemma di Gesù.

Babbo mio, obbedisca a Gesù.






lettera 42

A P. Germano, L 46: 3 febbraio 1901

45
3 febbraio 1901
Babbo mio, accanto a Gesù nel mio povero cuore.

L'ha avuta, babbo mio, una lettera dall'Angelo suo? Me lo dica presto. A me sembra di sì. Viva Gesù! Viva la carità degli Angeli suoi! Come posso, babbo mio, dimenticarmi di Essi? Quanto è grande la mia stupidezza per resistere a tanta bontà di Gesù! Ma lo voglio amare tanto Gesù, e se non so fare, almeno sappia quanto desidero di amarlo. Sa in che modo, babbo mio, lo prego Gesù? Gli dico che mi faccia la grazia che l'amore mio non si restringa a parole soltanto, ma sia un amore operoso come il suo (di Gesù). Io a Lui mi presento con tutte le mie miserie. «Avrai da vedere - gli dico (la mattina avanti di andare a riceverlo) - come è malato, ma una parola vostra, o mio Dio, può farlo star bene». È vero, babbo mio? Gesù non ha ancora smesso di sporcarsi le mani in questo letamaio mio, e se non vuol capire, che ci devo fare? Quanto è mai buono Gesù! Benefica sempre chi non merita niente come me, e più benefica senza interesse e senza misura.
Non lo voglio più lasciare Gesù, babbo mio, gli voglio offrir tutta me stessa, tutte le cose mie. Ma le cose mie quali sono? O Dio! I peccati, e tutte le miserie, tanto amor proprio. È questo il dono che faccio a Gesù! Ma Gesù avrà compassione del mio stato miserabile; mi darà forza, mi darà la sua grazia. Non più peccati, babbo mio, non più riguardi per questo mondo miserabile, non più attacchi per nessuna creatura! Viva Gesù! E mi farà essere maschia, come mi diceva sempre Lei. Ho ricevuto il nostro Gesù circa le 7¼; anch'ora lo sento: sono le 10½.
Ieri era il giorno della Purificazione; la mattina me lo dette Lei tanto Sangue a bere? Dopo la Comunione, mi sentii tutta la bocca piena di Sangue. Come era buono! come mi faceva bene! Pigiai forte lo stomaco, affinché tutto mi scendesse nel cuore. Sentisse, babbo mio, come fa bene a consumare Gesù! Io questo lo provai nel mese di Ottobre, da Venerdì a mezzogiorno fino al Venerdì dopo; poi mi passò. Di nuovo stamattina mi è ripreso, ma mi consuma, mi sento finire continuamente. Gesù mi strugge. Ma come sto bene! Ha mai provato Lei a sentirsi consumare? Come è dolce!
Il fuoco del cuore stamattina è accresciuto fino alla gola. Viva Gesù! Vede, babbo mio: se Gesù mi facesse continuare a sentirmi finire come ora, non camperei che qualche mese, e chi sa? Sono appena tre ore e mi sento quasi già... Continuerà Gesù?
Nel leggere la lettera che gli portò l'Angelo, chi sa quante volte mi avrà chiamata sciocca. Lo ripeta pure ancora, perché è vero: la testa mi andò via più volte. Erano le 4 circa della sera quando mi misi a scriverla, l'Angelo mi tenne compagnia. Non mi ricordo se fu Domenica mattina o la sera che venne l'Angelo suo a baciarmi e mi disse che lo mandava Lei.
Giovedì e Venerdì andò al solito: prego tanto, sa, babbo mio, perché Gesù mi metta nella via ordinaria, e questa grazia la voglio, perché le cose cominciano, mi sembra, a sapersi. Anche in questa casa che devono pensare che il Venerdì non mi vedono quasi mai? E poi, babbo mio (ecco una fantasia delle più belle, ma non mi gridi), all'accostarmi di qualche persona, al movimento che mi fa il cuore, conosco com'è. Ma io non ci attendo, e neppure ci pongo mente (non s'inquieti per questo, ché non ci attendo proprio).
Per risparmiarmi una contesa, alla Sua ultima lettera cassai quelle parole: «Che ci era scritto in quella lettera ecc. ecc...». Non ci era nulla, babbo mio, di male... ma non s'inquieti, non lo farò proprio più; se lo avesse saputo questa zia, guai a me! Se Lei vuole, lo faccio subito. Mercoldì o Giovedì, non me ne ricordo, ebbi una lettera da Serafina; risposi alla meglio: a M. M. G. [= Madre Maria Giuseppa] poi non sapevo che dire: sono diventata ancora più stupida di quando c'era Lei, che non so più dire una parola. Ora non dico altro. Mi benedica spesso: la povera
Gemma di Gesù

La mamma nulla di nuovo. Va bene.






lettera 43

A P. Germano, L 48: 12 febbraio 1901

46
12 febbraio 1901
Babbo mio,

Scrivo in furia furia, perché ho fatto ora che è poco la SS. Comunione, e appena ho forza di scrivere. Babbo, voglio questo: che appena riceve questa lettera, si metta a pregare, perché Gesù il Giovedì e Venerdì mi faccia la grazia di farmi soffrire sì, ma senza nessun segno esterno. Spontaneo mi è venuto questo desiderio stamani.
Il perché glielo dirò chiaramente presto presto, Domenica.
Preghi tanto, perché questa grazia è necessaria. Gesù faccia di me quello che vuole.
La povera
Gemma di Gesù solo.










lettera 44

A P. Germano, L 47: 9 febbraio 1901

47

9 febbraio 1901
Babbo mio, accanto a Gesù nel mio povero cuore.

Sentiamo che cosa ci avrà di nuovo questa volta la testa matta di Gemma, dirà il babbo mio nell'aprir questa lettera. Ci è davvero una cosa nuova, babbo mio, che non l'avevo mai provata. Stia a sentire. Sa pure, Gesù è solito che il giorno di Giovedì e Venerdì mi fa qualche regalino, e ai soliti questa settimana ne ha aggiunto un altro assai più caro a me. Mi fece provare qualche colpo della sua flagellazione in tutto il corpo; fu assai doloroso, babbo mio, ma non fu un nulla in confronto ai terribili colpi del mio povero Gesù? Si ricorda? si pregava insieme affinché Gesù mi togliesse ogni segno esterno, ed ecco che Gesù invece ne aggiunge un altro. Viva Gesù! sia ringraziato infinitamente! Però mi assicurò che mi avrebbe contentata col togliermi i detti segni. Povero il mio Gesù! Il giorno della sua Passione, che ho saputo che è Martedì, mi toglierà ogni segno; ma aggiunse «Però cresceranno i patimenti, e comincerà per te una vita diversa». Eccoci al dolore doloroso. Viva Gesù! Sarà contento, è vero? anche Lei, ora che Gesù mi ha fatta questa promessa? vero, babbo mio? Ma ho bisogno anche di un po' più d'aiuto da Lei.
Babbo mio, il cuore continua sempre coi suoi colpi. L'Angelo benedetto (che non la vuole intendere), Giovedì sera, avanti che cominciassi a patire un po', venne di nuovo e si sporcò le mani bene bene. Gridammo, appena ci vedemmo: «Viva Gesù!» Adorammo insieme la Maestà grande di Dio; mi dette poi un dolore sì vivo dei miei peccati, e ne provai tanta pena, che mi vergognavo a trovarmi alla sua Presenza; cercavo nascondermi, sfuggirlo, e sfuggire alla vista di tutti. Durai assai in questo tormento, ma poi Lui stesso mi fece coraggio; si tolse allora una spada dal suo seno e me la fece vedere, e mi disse che Gesù presto me l'avrebbe messa attraverso la croce nel mio povero cuore. Aveva poi due corone bellissime: una di spine assai lunghe; ma non era veramente una corona; era fatta a guisa di berretta: e l'altra era una ghirlanda di gigli. Mi chiese quale volessi (volevo obbedire, babbo mio, e non risposi nulla), me lo ripeté, gridando: «Viva Gesù!» Quelle cose che, al primo vederle, mi avevano assai turbata, mi fecero tutto a un tratto infinita consolazione, e risposi (non mi gridi, babbo mio, non lo farò più): «Quella di Gesù». Mi alzò quella di spine, la baciai più volte ridendo e piangendo, e l'Angelo se ne andò; e mi lasciò così calma e quieta, che cominciai a soffrire, ma un soffrire dolce, e insieme un mucchio di pensieri e di affetti verso Gesù, e desideri di soffrire sempre più, e presto volare da Lui.
Questo letamaio, babbo mio, ancora non si vuol disfare. Ma quanto fui vile e delicata! Invece di dare a Gesù una bella prova di forza, non ebbe che da me una prova grande di fiacchezza e di lamenti, che fu costretto, povero Gesù! a smettere di farmi patire, perché il mio corpo non mi reggeva più (smise circa le 2); anche oggi però, che è Sabato, i dolori per tutte le ossa sono sempre assai forti. Viva Gesù! Ed ora io così misera e ignorante che renderò a Gesù per tante grazie che mi concede? Babbo mio, m'insegni Lei a far questo. La cosa più grata a Gesù sarebbe che io più non l'offendessi, ma mio Dio! Guardando il Crocifisso mi sembra che Gesù mi rivolga parole di rimprovero e dica: «Lascia infine di peccare, vuoi ancora crocifiggermi di nuovo? Non ti bastano ancora queste mie pene?». Mio Dio! E a queste parole reggo ancora, babbo mio? Ma Gesù rivolgendosi a me, tutto contento soggiunge e mi ripete: «Amami tanto, e ti darò tutto quello che vuoi; amami tanto e ti perdonerà tutti i tuoi peccati».
Infinita bontà di Gesù! Non mi chiede che amore; a tutti non chiede che amore: amiamolo dunque tanto, con amore infinito. Ricordiamoci sempre quanto ha patito per noi, e mai ci dimenticheremo di amarlo. Ah, babbo mio, infelice me, che mai fino ad ora non l'ho amato! Che rimorso quando sarò all'eternità! Ma, babbo mio, io non voglio morire senza amare Gesù, e anche amarlo assai assai. Io non voglio da Gesù altro che Gesù. Oggi, babbo mio, ricomincio a prendere il filo delle mie meditazioni, è contento? Oggi su questo: Gesù per non perdere me, ha voluto perdere la vita. Ma che farò, che non sono più buona a formare un piccolo pensiero? Basta, Gesù stesso mi aiuterà, perché Monsignore me lo ha ordinato.
Una cosa voglio dirgli: sa pure che ho un gran desiderio di andare in Paradiso? Ma stamani, facendo questo desiderio col cuore dopo la S. Comunione, ho sentito un po' di rimorso sulla coscienza, e che mi spaventava anche. Pareva che mi dicesse: Come puoi tu pretendere il Paradiso, che non hai mai amato Gesù? Ma starò quieta, è vero? babbo mio, perché se non l'ho amato per ora, mi consolo perché ho ancora un po' di tempo di vita, e ho tempo di amarlo, per amarlo poi, di più in eterno. Quando sarà quel giorno che vedrò?... Non lo dico, perché temo di farlo inquietare.
Eccomi infine a darle notizie della mamma: va meglio, si alza ogni giorno, continua però un giorno bene e uno male. Ma, babbo mio, ha poca rassegnazione quella mamma benedetta, e Gesù fino a tanto che non la vede abbandonata in Lui totalmente, e pronta a fare qualunque sacrificio (benché ancora non ne voglia), non la farà stare ancora meglio.
Babbo mio, Gesù continua ancora a consumarmi, finirò presto. O bene! Viva Gesù! Martedì sarà il giorno della Passione, e sarà ancora il giorno della mia nuova vita. Scrissi a Serafina e a M. G. [=Madre Giuseppa], ma per carità, babbo mio, non mi dia più occasione di scrivere a nessuno, solo a Lei: o non vede quanti spropositi e imbrogli? un mucchio di cose senza senso. Mi benedica forte forte e stia sempre con me. Sono la povera
Gemma di Gesù.










Gemma al P. Germano 36