Gemma al P. Germano 47

lettera 45

A P. Germano, L 49: metà febbraio 1901

48
Verso la metà di febbraio 1901
Babbo mio,

Scrivo in furia, perché P. Gaetano è per partire. La Sig.ra Cecilia gli manda due lire, perché teme che nella lettera ultima abbia da pagare un po' di tassa, e poi perché scriva più spesso. Così vuole che dica. Voglio avvisarlo di una cosa: la nostra sorella di Collegio Sig.ra Carlotta si trova in uno stato di abbandono così grande, che quasi si dispera; è abbandonata perfino dal proprio Confessore; il marito è lo stesso come quando lo vide Lei. Dice la Sig.ra Cecilia che la vide ieri, che fa proprio compassione. Si affida alle sue preghiere, e bramerebbe una sua riga. E, babbo mio, altro che questo avverrà a tutti coloro che vanno indietro, invece di continuare per l'opera del S. Collegio! E Monsignore... che l'intende assai poco, vedrà... Oggi ci vado, gli parlerò del convento ma... basta... Sia pronto, babbo mio; quando avrà la nuova di venire a Lucca, corra. La mamma va bene, al solito, via. P. Gaetano stasera dirà che sta peggio, perché è la brutta giornata oggi, ma no, non ci è assolutamente nulla di nuovo.
Mi benedica, la povera
Gemma di Gesù.

Di scrivere la Confessione generale, io, babbo mio, non ne ho voglia. Se ne faccia da sé un'idea: tutti i peccati che si possono commettere nel mondo, io li ho tutti commessi, di ogni specie: bugie, disobbedienze; il più grosso già lo sa: ho guastato apposta vigilie, insomma tutti tutti i peccati del mondo li ho tutti fatti.








lettera 46

A P. Germano, L 51: 23 febbraio 1901

49
23 febbraio 1901
Babbo mio,

Ecco la risposta della lettera del 9. Mi perdoni se ho ancora la testa si dura: d'ora in poi ci attenderò. Vedrà che questa sarà stata l'ultima volta che si è lamentato, perché non gli rispondo a tono. È lo stesso, sa, babbo mio: o Gesù mi accarezzi o mi picchi, son indifferente; anzi quando mi picchia, sono assai più contenta, perché è quello che veramente merito io. Ma però devo ancora dire che alla vista della croce s'intimoriscono tutti i miei sensi e tutta la mia carne; ma questo non è peccato, mi dice Monsignore. Ma pure con tanta ripugnanza, il mio cuore abbraccia tutte le sue pene, e in esse ripone ogni sua delizia.
Mi dice tante volte l'Angelo, il Giovedì sera poco prima di patire, che per mezzo dei patimenti posso divenire simile a Gesù, dimostrargli il mio amore e assicurarmi quello di Gesù.
Quando poi Gesù mi accarezza, o l'Angelo, la preghiera Sua è il primo saluto che gli faccio; poi gridiamo: «Viva Gesù»! si adora la maestà infinita di Dio, e poi basterebbe per me, ma Lui vuole continuare. Ma poi, benedetto babbo, predica predica e dice che non vorrebbe che Gesù si sporcasse le mani, e l'Angelo pure, e poi è Lei che tante volte me lo manda! Bravo, babbo mio! Lo mandi ogni giorno. Non venne ieri a ringraziarlo? Ma poi senta (cosa curiosa): avanti di avere qualche visita, o dall'Angelo oppure che Gesù si faccia sentire più forte, mi vengono in mente tutti i peccati, che mi cagionano tanto dolore, ma forte davvero, che alle volte mi sono lasciata abbattere e piangere. Dopo questo sempre o quasi sempre mi viene qualche visita.
A quella cosa che gli scrissi, di accorgermi dal cuore, come erano le persone, non me ne parli più; io più non ci penso, il cuore sì continua ancora, a far festa o dolore secondo... ma io più non ne faccio conto, e quando mi accade così, mi distraggo.
Monsignore questa cosa me l'ha indovinata da sé; Lui pure mi ha detto di non farne conto. O quanto mi sono affaticata, babbo mio, perché Gesù mi metta nella via comune! Infatti ora il Venerdì non più nessun segno, però mi sentivo colare il sangue da quasi tutte le parti del corpo. Al solito qualche colpetto della flagellazione di Gesù. Viva Gesù! Ma poi se Gesù volesse fare diversamente, io sono contenta in ogni modo. L'Angelo nei giorni passati venne più volte. Non mi gridi, babbo mio, se non so dirgli le ore precise, perché non ci pensai più; mi misi a scrivere la Confessione generale, e lasciai tutti gli altri appunti. Mi ricordo che un giorno di Venerdì venne alle 3 circa; venne per farmi star bene, perché era la prima volta che provavo i colpi di Gesù, e mi avevano abbattuta per bene (proprio buona a nulla); mi disse che Gesù aveva avuto compassione di me, perché sono piccina, e non arriverei all'ora che morì in Croce.
La Domenica mattina, questo lo ricordo benissimo, venne inquietato (circa le 9), e mi comandò, per parte Sua, di non perdere più tempo e di mettermi a scrivere: «E non solo i peccati, - mi diceva - ma devi fare come un compendio di tutta la vita, tutto il male, e tutto il bene». A queste parole piansi, ma l'Angelo mi promise di aiutarmi; infatti sono già avanti. Esso mi porta in mente ogni cosa e alcune parole me le detta, e non duro niente fatica. Approva Lei, babbo mio, quello che mi ha detto l'Angelo di scrivere le cose tutte della vita? Credo di sì, perché quando l'Angelo mi dice qualche cosa, è segno che il babbo mio l'ha già nella mente e nel cuore. E vuole così e così sia. Lo voglio sempre obbedire.
In camera della mamma non ci scrivo, perché mi distraggo. Sta assai meglio, ma veramente questa gente non so che voglia di più; forse la vogliono guarita perfettamente. Ciò per ora è impossibile. Prego, sa, per Serafina, prego tanto, ma lo sa pure... Stamani smetto di scrivere, scriverò presto: ci ho tante cose! l. del convento; 2. di Gesù; 3. di Monsignore; 4. E le solite mie mattie. Ho da parlargli di tutto questo.
Mi benedica forte forte.
L'Angelo mi promette di non trascurarlo, e di fargli da Guida.
La povera

Gemma.
Questa volta, babbo mio, metto Gemma sola; di Gesù no, non ho coraggio. Ieri, dopo che mi fui confessata, disse Monsignore che (di Gesù) ci stava male, perché sono cattiva. Avevo scritto a Lui e ci avevo messo: G. di Gesù.
Eppure ebbi coraggio di disobbedire all'Angelo, perché dopo che mi ebbe promesso di aiutarmi a scrivere, stetti ancora 8 giorni.







lettera 47

A P. Germano, L 52: 23 febbraio 1901

50
23 febbraio 1901
Mio buon babbo,

Ho bisogno grosso grosso di vedere il mio Angelo Custode per far sapere a Lei tante cose, ma tante. Mi faccia la carità di farmelo avere. Io, babbo mio,... decida Monsignore. Io sono contenta in tutti i modi. Mi benedica, e sono la
povera Gemma.

Eppure, babbo mio, ieri sognai di rivederlo, ma... Viva Gesù!... Sia pure lontano quanto si vuole; mi sembri pure di vederlo inquieto e con me adirato, pure son così sicura che gli sta a cuore il mio profitto spirituale o per dire meglio, sento che mi vuol bene tanto, e con Lei mi sento sicura. E dico a me stessa, e anche forte, che sento che nessuno può amarmi quanto mi ama il mio buon babbo. È vero.







lettera 48

A P. Germano, L 53: 23 febbraio 1901

51
23 febbraio 1901
Babbo mio,

Stia attento, veh! Sarà uno scherzo, non lo so. Non si allontani tanto, il mio Gesù non lo vuole: vicino, vicino a me. Lo dimandi Lei pure a Gesù e vedremo... Ho una gran smania di volarmene con Dio. Bene, babbo mio, potesse Lei dire tra qualche giorno: Gemma fu vittima d'amore, e morì solo che di amore. Che bella morte! No, non mi sento calma, se Gesù non mi accende un po' del suo amore; vorrei struggere, che il mio cuore divenisse cenere, e che tutti dicessero: il cuore di Gemma è incenerito per Gesù.

G. G.







lettera 49

A P. Germano, L 54: 28 febbraio 1901

52
28 febbraio 1901
Babbo mio, accanto a Gesù nel mio povero cuore.

In questo tempo più che mai mi trovo piena di confusione, babbo mio, per i miei peccati, ma piena mi trovo pure di viva confidenza nei meriti infiniti di Gesù, e da Lui spero il perdono. Non è vero, babbo mio? Lo dica Lei pure, quale cosa più dolce per noi trovarci ripieni di Gesù, essere dinanzi a quella vittima di amore e di dolore per i miei peccati? e per la mia salvezza? e di quella di tante anime?...
Babbo mio! eccoci al mese di Marzo; in questo mese che ci ricorda la Passione e la Morte del nostro Gesù, che farò io mai? Vorrei che Lei dal 01 al 31 marzo fosse sempre con me, non farei mica straverie, sa? Staremmo insieme con Gesù. Mi ha detto Gesù più volte in questi giorni che mi avrebbe lasciata star bene in questo tempo, per poi avermi compagna nel mese di Marzo. Già me le immagino le parole di Gesù, ed è per questo che vorrei il babbo mio vicino a me, che non mi lasciasse mai e mi tenesse la mano sul cuore. Ma Gesù perdoni il mio sfogo e accetti il sacrificio. È vero babbo mio? Stia però sempre con me con lo spirito; io non lo lascio mai, neanche quando è inquietato, e se in questo mese avrò da soffrire tanto, mi aiuterà, è vero? pregherà, affinché Gesù tutti tutti tutti i miei peccati li possa tutti cancellare e perdonare? Gesù, è vero, babbo mio? avrà compassione di me, perché vede il mio cuore. Esso sa le disposizioni in cui sono di soffrir tutto, e di fare tutto per ripararli; vedrà ancora il dolore che provo alle mie ingratitudini e la pena che soffro di vederlo sì indegnamente trattato. Venerdì dunque farò così, babbo mio: col cuore pentito, mi porrò davanti a Gesù, pronta a ricevere dalla Sua mano tutto ciò, che gli piacerà esigere da me per la riparazione di tanti oltraggi che riceve. Batta, batta pure Gesù, benedirò un milione di volte quella mano, che eserciterà sopra di me un così troppo giusto castigo.
Babbo mio, sì chiedo, dimando a Gesù di patire e patire tanto, ma insieme anche un'altra cosa. Vorrei che quella mamma benedetta fosse sempre con me, ed invece chi sa? Forse Gesù vorrà doppio sacrificio? Sola non vorrei stare, babbo mio; no, sola no... Vede, babbo mio: quando sono sola, soffro piangendo, ma sempre ringraziando e benedicendo Gesù; ed invece quando la zia sola so ch'è vicina, soffro in pace ringraziando Gesù di questo doppio favore. Babbo mio, la mano sul cuore, quando soffro, non mi ce la mette mai; stanotte mai mai, Venerdì sì. Bella, babbo mio, la Quaresima di Gesù! Si prega insieme e si soffre insieme. Stia con me sempre.
Mi benedica forte forte, e insieme a me ci unisca Annetta.
La povera
Gemma. Viva Gesù!

O dov'è Serafina? Non la sento più? Tante altre cose ancora avrei da scrivergli, ma mi stanco a scriver tanto. Babbo cattivo, stia stia così lontano, ma almeno stia pronto all'avviso, e parta subito. Babbo mio, stia sempre con me, non mi lasci sola come fa questa zia qui.









lettera 50

A P. Germano, L 55: 1 marzo 1901

53
1 marzo 1901
Babbo, babbo mio,

Che babbo cattivo che ho io! mi lascia qua sola e non mi aiuta più. Si ricordi bene, babbo mio, che Gesù più volte mi ha detto, e lo deve avere detto anche a Lei, che mi deve fare da babbo vero, che sono sua e deve guidarmi Lei e aiutarmi sempre, e farmi secondo il Cuor di Gesù; e io l'obbedirò sempre sempre. Ma perché mi lasciò sola sola ieri sera (Giovedì)? Sola non ero, perché ero tutta in Gesù e pativo un po' per Gesù; ma io ci volevo anche Lei, perché se sapesse! quel Monsignore aveva detto di venire a vedere la mamma appunto ieri sera Giovedì, ed invece ci mandò il suo segretario; non passò poi a veder la mamma, (credo) venne in camera mia. Babbo mio, se fosse stato presente, avrebbe veduto certe cose che Lei non me le ha mai dette, e neppure nel suo cuore non le ho mai vedute. Credo, babbo mio, che già mi abbia compreso: quel segretario volle vedermi solo le braccia (sentivo qualche colpo). Cominciò poi a parlare, e sa che usò, babbo mio, per scoprire Gesù? Usò un'astuzia. Mi diceva se io credessi veramente che Lui era Professore di Ebraico, di Greco e Francese. Non rispondevo, perché certe cose non m'importavano: io ero con Gesù. Mi obbligò infine a rispondere, ma parlò Gesù al mio cuore e mi disse: «Queste lingue di' che le insegna, ma non è professore».
E qui allora cominciò a dirmi parole ebraiche... ecc. O babbo mio, se ci fosse stato Lei! Cominciò poi di nuovo a parlare: diceva che Lui spesso si sognava, e la notte avanti aveva veduta me in sogno ecc.
O babbo mio, quanto soffrii!! e a Gesù quanto gli dispiacquero queste cose! Di questo benedetto Monsignore Gesù non è contento. Ebbi un'umiliazione grandissima, babbo mio: nel cuore di quel segretario si scatenò una tempesta di pensieri e di dubbi, li manifestò anche a quei di casa, e se vedesse, babbo mio, la zia che cambiamento! Aveva ogni premura per me, specialmente il Venerdì, e invece oggi mi ripeteva spesso: «Andrei volentieri sotto terra per non vedere più nessuno». Mi ha fatto piangere. Ma io sono contenta, babbo mio: Gesù è nel mio cuore.
Stamani non sono potuta andare in Chiesa, e Gesù è venuto da sé: mi ha dimandato se è più amabile nelle consolazioni o nelle umiliazioni. Babbo mio, quanto è più amabile nelle umiliazioni! L'ho mandato poi da Lei a dirgli tutto l'accaduto di ieri sera, l'ha detto niente? Babbo mio, mi aiuti! Monsignore è per mandare il dottore, mi aiuti! Gesù ha detto che io dica così: «Che voglio che ci sia il babbo mio, e poi faccio tutto». Babbo cattivo, come mi lascia! Ma ci ho Gesù, ci ho l'Angelo, che di quando in quando mi presenta a baciare una grossa croce. Quanto è più amabile Gesù nelle umiliazioni!
Monsignore poi, babbo mio, è per le cattive: dice che l'isterismo per i conventi non ci può stare, e che è una malattia che preghi Gesù che mi liberi, altrimenti non verremmo mai a nulla; e poi mi diceva: «Io non posso credere nulla a tutto, del convento»; che devo morire, perché l'isterismo lavora anche nel cervello; «dunque - diceva - pensa a esser buona e di queste cose non parliamone più». Non mi affliggono nulla queste cose per me, babbo mio, per Gesù sì, perché della cosa di ieri sera non è contento, anzi ebbe dispiacere tanto. O babbo mio, vedesse quella zia! è seria seria, perché sono cattiva. Babbo mio, questo segreto di confessione; nessuno al mondo deve sapere che io ho scritto questa lettera a Lei.
Venga subito in mio aiuto; babbo cattivo, qua sola mi ci ha lasciata, ma...
La povera Gemma.

Babbo mio, la zia sentendo che il segretario era stato mandato da Monsignore, gli raccontò tante cose mie, e fece male: a Gesù gli dispiacque; servirono però ad accrescere i sospetti e i dubbi che gli erano nati. Infine questo segretario se ne andò, ma coll'idea di tornare. O babbo mio, Gesù e Lei ci penserete. Io sono contenta, ma Gesù mi sembra di no dell'accaduto; glielo dimandi. Monsignore... Ed ora vedesse; tutti di questa casa come sono curiosi! non hanno più nessuna premura. Come sono felice con Gesù solo! quanto mi ama di più così umiliata! Anche la zia è afflitta afflitta; eppure alla meglio obbedisco, e dei dispetti non ne faccio a nessuno, neanche spie; sto sempre zitta. Sono felice con Gesù solo. Confessione
Le cose le saprà dalla zia: l'importuno che gli scriva.
Babbo mio, scriva presto: fanno così buono e bene le sue lettere! Babbo cattivo, mi ci lascia sola qua, ma Gesù no, non è contento; preghi Gesù tanto tanto e poi scriva; io sarò buona. Scriva: se vedesse quanta confusione in tutti!
Io sono contenta, babbo mio









lettera 51

A P. Germano, L 56: 3 marzo 1901

54
3 marzo 1901
Babbo mio, accanto a Gesù nel mio povero cuore.

Che consolazione si prova, babbo mio, nel fare sempre l'obbedienza! Mi trovo così calma, che non so spiegarmi, e questo mi avvedo che è tutto effetto dell'obbedienza. Ma a chi devo ogni cosa? Al povero babbo mio. Grazie infinite di avermi insegnate tante cose, dati tanti consigli, e liberata ancora da molti pericoli! Coll'aiuto di Gesù voglio ogni cosa sua mettere in pratica, affinché Gesù sia contento, e Lei non abbia mai occasione di arrabbiarsi. Viva Gesù! Ma Lei, babbo mio, conosce a fondo la mia fragilità; è anche la mia testa tanto dura; e però se qualche volta ricado nelle solite mancanze, non s'inquieterà, è vero? Chiederò perdono a Gesù, e farò di nuovo proponimento di non farlo più.
Sa, babbo mio? Venerdì sera quel benedetto Angelo Suo mi fece inquietare: io non ce lo volevo per niente, e Lui volle dirmi tante cose. Mi disse appena venne: «Dio ti benedica, o anima affidata alla mia custodia». S'immagini, babbo mio, io gli risposi così: «Angelo Santo, state a sentire: non vi sporcate le mani con me; andate via, andate da qualche altra anima, che sappia far conto dei doni di Dio: io non so fare». Insomma mi feci capire; ma Lui mi rispondeva: «O di che temi?». «Di disobbedire», risposi. «No, ché mi manda il babbo tuo». Allora lasciai dire, ma io lo disprezzavo. «Tu temi, perché credi di sciupare i grandi doni che Dio ti ha fatto? Ma non temere. Questa grazia la chiederò Io a Gesù per te; basta che tu mi prometta di corrispondere a tutti gli aiuti che ti darà il babbo tuo. E poi, figlia, non aver tanta paura del patire». Io gli feci una bella promessa, ma... Mi benedì più volte, e in fine mi disse: «Devi dire al Babbo tuo che sarebbe necessario che P. Gaetano facesse una confessione generale da lui». Io m'inquietai quando disse così, ma Lui me lo ripeté. Mi benedì più volte, gridando forte: «Viva Gesù!». Ora, babbo mio, quando risponde di quest'ultima cosa di P. G. non ne parli; io non voglio saper nulla.
Mi pare già di vederlo inquietato, perché ho scritto tutte queste sciocchezze, ma mi perdoni: l'Angelo non lo ascolterò più, e Lei non lo mandi più allora. Poi l'Angelo, ieri, mi gridò tanto, mi aveva preso in braccio; io di nuovo a contendere dicendogli che non si sporcasse le mani, ma Lui mi baciava, mi diceva serio serio: «O figlia, quanto era più perfetta l'obbedienza di Gesù da quella tua! Vedi: Egli obbedì sempre con prontezza e volentieri, e tu invece le cose te le fai dire 3 o 4 volte. Questa non è l'obbedienza che ti ha insegnata Gesù! A obbedire in questo modo non hai nessun merito. Vuoi un aiuto per far l'obbedienza con merito e con perfezione? Falla sempre per amor di Gesù». Mi fece una bella predichina, poi se ne andò via.
Che paura che ho, babbo mio, che Lei s'inquieti, ma io mi davo da fare a dire: «Non vi sporcate le mani», ma Lui allora mi baciava e ripeteva: «Viva Gesù!» Viva dunque Gesù! Viva Gesù solo!
La mamma, babbo mio, è sempre al solito punto, anzi quasi un po' peggio, ma non è niente; le cose presso Gesù sono sempre al solito, come le sa Lei. Viva Gesù!
Viva la croce di Gesù, e viva il vicino De profundis di Gesù! Giovedì e Venerdì andò come sempre, niente di diverso; soffrii assai, babbo mio. O infine ho imparato a soffrire anche sola! Tanto sangue dalla bocca alle 3.
Mi benedica forte forte; sono la povera
Gemma di Gesù solo.

Viva Gesù!
Tante cose Gesù stamani! presto le dirò, babbo mio. Non vada lontano, babbo cattivo; vicino a me, ecco quel che vuole Gesù.






lettera 52

A P. Germano, L 59: 17 marzo 1901

55
17 marzo 1901
Babbo, babbo mio,

Oggi stesso prima di mettermi a scrivere questa lettera ho veduto, mi è parso, l'Angelo Suo Custode; babbo mio, l'aveva mandato forse Lei? Quasi piangendo mi ha detto: «Figlia, figlia mia, tu eri poco fa circondata da rose, ma non t'avvedi che ora ognuna di quelle rose spunta fuori delle spine pungenti al tuo cuore? Fino ad ora tu hai gustato il dolce che è intorno alla tua vita, ma ricordati che in fondo vi è del fiele. Vedi - soggiungeva - questa croce? È la croce che ti presenta il babbo tuo: è un libro questa croce, che ogni giorno leggerai. Promettimi, figlia, promettimi che questa croce la porterai con amore, e l'avrai cara più di tutte le gioie del mondo».
Gli ho tutto promesso, e con mano tremante ho abbracciato la croce. Mentre l'Angelo così mi parlava, babbo mio, aveva grosse lacrime agli occhi, e più volte me l'ha fatte venire anche a me; e mi guardava con tanta attenzione, che sembrava volesse indagare i segreti nascondigli del mio cuore e rimproverarmi.
Sì, babbo mio, aveva ben ragione di rimproverarmi: ogni giorno vado di male in peggio, a peccati aggiungo peccati, e forse mi perderò.
Babbo mio, preghi tanto tanto, e poi scriva, risponda, specialmente questa zia. Vedesse. babbo mio, che burrasca ha nel cuore, non so il perché. - Ma, e so tutto che cosa è e di che dubita. - Forse della lettera? Ma se Gesù non vuole, che ho a fare io? Soffro tanto, babbo mio, non mica per quei colpetti che mi dà Gesù, ma per altre cose; non per me, soffro per gli altri. Viva Gesù! Vorrei che altri non fossero afflitti per cagione mia, e invece sono a tutti occasione di dispiacere. Ma non vorrei, babbo mio, no, non vorrei; io godo soltanto quando [la zia] è vicina a me che soffro; Gesù allora mi riempie di felicità.
Venerdì sera poco mancò che non morissi. Preghi molto Gesù che presto mi porti in paradiso; mi ha promesso l'Angelo che quando sono buona, mi ci porta subito: ora io mi ci vo' mettere, e così ci vado presto. Io non voglio più stare in nessun posto: a stare nel mondo mi affligge troppo il dolore di vedere offendere tanto Gesù; le offese mie sempre nuove: è troppo dolore, babbo mio. In paradiso, in paradiso! e presto. Venerdì poco mancò che non ci andassi, o bene! Babbo mio, lo prego: preghi tanto Gesù e poi risponda; qualunque cosa sia di me, io sono contenta. Gesù è quello che mi sostiene. Viva Gesù! Ma gli altri però non vorrei che soffrissero per cagione mia; quella zia, quante burrasche gli si scatenano!
Mi benedica forte forte: la povera

Gemma.




lettera 53

A P. Germano, L 62: ultimi marzo 1901

56
Ultimi di marzo 1901
Babbo mio,

Questa volta, babbo mio, sarà l'ultima che gli scrivo all'insaputa di tutti; perché Monsignore non vuole che scriva neppure una riga senza che le legga la Sig.ra Cecilia. Dunque, babbo mio, questa è l'ultima; vo' dirgli tante cose.
1. Io ho tanto paura dell'anima mia, babbo mio, ho paura paura paura di dannarmi, perché ieri sentii raccontare da un prete, che era venuto a veder la mamma, che c'era una monaca che aveva i segni nelle mani, ne' piedi, nella testa e nel cuore; andava in estasi, e era tutto inganno, e così sarò io, babbo mio. Se fosse inganno, anderei all'inferno; vorrei che Lei me lo spiegasse che vuol dire inganno, perché non vorrei ingannare nessuno. Mi raccomandi a Gesù: vo' essere buona e sincera e obbediente.
2. E poi, babbo mio, Gesù al cuore continua sempre e più forte ancora, e la Sig.ra Cecilia teme che muoia. Mi faccia la carità: gli scriva avanti la Pasqua, e gli dica che per il cuore ci avrò da soffrire tanto, ma tanto; ma non tema, perché non morrò e neppure si dia premura di chiamare Monsignore, e neppure quelli di casa mia; anzi quelli di casa mia glielo deve proibire, perché il primo suo pensiero è di correre per quelli. Sono tanto contenta, quando sono nelle braccia della mia cara mamma sola sola, senz'altri. Ma che sarà, babbo mio? Gesù, se ho avuto qualche preferenza a qualche creatura, mi ha sempre rimproverata, e ora della zia non mi rimprovera. Sarà voler suo?
3. Babbo mio, Gesù di Monsignore mi dice: mi proibì, sono due Venerdì, di patire e Gesù mi disse: «Di' al Confessore che questa cosa mi è dispiaciuta tanto». Glielo dissi; ma lui rispose che non era vero. Viva Gesù! Io sto bene egualmente, perché di patire Gesù me ne [dà] tutti i giorni un po', anzi di più di prima.
L'Angelo Suo è sempre con me; mi benedice, mi accarezza e gli mando a dire tante cose. Glielo disse che mi facesse la carità di scrivere alla zia avanti Pasqua, e l'assicurasse che io non morrò in quegli svenimenti? che Gesù obbedirà a Monsignore fino che vorrà, e fino ad un certo punto? Dico questo, perché Gesù me l'ha detto da sé, che obbedirà fino che vorrà. Poi l'altra sera mi venne un pensiero... E Gesù mi disse al cuore: «Credi forse che io non sia capace di fare un miracolo, o sopra te o sopra Monsignore?». Non capii nulla, babbo mio. Preghi Gesù che glielo spieghi. Scriva tutte queste cose alla zia prima di Pasqua. Mi contenti, babbo mio; gli dica che non mi lasci sola, perché Gesù non vuole. Tutto questo che ho scritto qui, tutto in Confessione.
Mi benedica, scriverò presto, babbo mio, sarò buona. La povera
Gemma di Gesù.
Il babbo mio è Lei, Monsignore no, no. Non mi lasci sola, babbo mio, io vo' venire con Lei. La mamma sta bene, va fuori, mangia fino la carne, e tanto non sono anche contenti; ma se non cominciano a ringraziare Gabriellino, vedranno.





lettera 54

A P. Germano, L 64: 5 aprile 1901

57
5 aprile 1901
Babbo, babbo mio,

Stamani, era il Venerdì Santo, la Comunione non si poteva fare, pure Gesù a una certa ora della mattina mi si è fatto sentire, e tra le sue amorevoli parole ho bene distinte queste: «O figlia, vuoi contentare il babbo tuo?». Ho risposto di sì subito. «Ebbene palesa alla tua mamma tutto quanto gli hai nascosto nel corso del tempo che ti ha conosciuta. Lo farai?... O quanto sarebbe contento il babbo tuo». Ha indovinato Gesù, babbo mio?... Dica di sì. Sentisse la vergogna!... ma lo farò presto presto e giuro ancora di non nasconderle più il minimo pensiero. Così contenterò Gesù, e il babbo mio pure ne gioirà.
E oggi? Io non lo so se lo sa, babbo mio: da Gesù, dopo l'accaduto di Sabato... ebbi un grosso castigo: mi disse che l'Angelo si sarebbe nascosto alla mia vista per più mesi. Da quel giorno più non lo vidi, e oggi è venuto ed a nessun patto è voluto andar via. La giornata l'ho passata come l'obbedienza voleva, ma secondo la mia povera mente con assai dispiacere a Gesù; non ho patito, è vero, dolori, con segni esterni, ma... babbo, babbo mio, il mio cuore è piccolo, ha bisogno di allargarsi e non trova spazio... Vorrebbe... ma io son piccola, Gesù è infinito... E sa: che crede, babbo mio, che soffrissi più in certi giorni quando mi sembrava che patissi nella testa, nelle mani, ne' piedi e nel corpo tutto, oppure ora che non soffro, ma soffro perché non posso soffrire?
Risponda Lei, babbo mio, e presto. Stamani, erano circa le 10, il cuore cercava... cercava... mi sono sentita mancare, ho chiamato la zia, perché sentivo perdermi i sensi; è corsa in fretta... Al dolore acuto del cuore, è successo un dolore sì forte in tutte le membra; ma ciò che veniva innanzi tutto e che tutto precedeva, era il dolore dei peccati: o babbo mio, come è forte quel dolore! se fosse maggiore, non potrei sopravviverci, e egualmente, babbo mio, non potrei sopravvivere (mi sembra) al colpo forte che provai una sera di Venerdì, 21 giorni stasera. Evviva Gesù.
Verso il 1½ [= tocco e mezzo] il mio cuore piccino non poteva più stare così racchiuso, e ha cominciato a buttar sangue in gran quantità. Viva Gesù! Dopo un'ora, babbo mio, (di patire perché non potevo patire), è venuto l'Angelo Suo. Io non l'ho accolto mica bene; l'ho pregato che se ne andasse, perché io avevo avuto il castigo da Gesù e dall'Angelo mio... ed Esso rideva e mi ha detto: «Il babbo tuo ti manda un bacio» ed io ho risposto che in cambio baciasse a Lei il cuore (il segno), la veste e la mano. Evviva Gesù!.
Come sempre queste visioni, al primo mi affliggono un po', e poi il mio cuore si riempie di contentezza; e, babbo mio, benché ne avessi avuto il castigo da Gesù, pure mi sono messa a parlare con Lui. Mi vergognavo pure alla sua presenza! Io gli chiedevo con istanza di Gesù, gli ripetevo: «Dov'è Gesù?». E Lui: «Nel tuo cuore». Sentii un po'... Ci ho avvicinato la mano, e Gesù stava racchiuso nel mio miserabile cuore. Povero Gesù! «Qual'è la cosa che più piace a Gesù?» mi dimandava. «Di patire», ho risposto. «E tu vuoi piacergli? vuoi patire, e quanto?». «Tanto», ha risposto lo spirito, mentre la carne si ribellava. Ha soggiunto: «Vuoi patire sola o con la mamma tua?». Ho risposto per tre volte: «È lo stesso»; ma il mio cuore non diceva il vero, ed Esso mi ha obbligato a rispondere la verità, ed ho dovuto rispondere: «Sola no». Viva Gesù!
Ma io poi l'ho gridato, sa, babbo mio; perché credevo che fosse venuto senza il permesso di Gesù, e l'ho preparato ad una sgridata; perché se Gesù non voleva, aveva fatto male. Ma Esso mi diceva: «Vedi: come Gesù ha suggerito a te quel desiderio del babbo tuo, così ha suggerito al babbo tuo che mandasse in fretta l'Angelo Suo per guardarti. Ma però Gesù è stato pregato prima da Lui; e Gesù vedi, ha obbedito al babbo tuo, tu sola non obbedisci?». Babbo mio!... Ho parlato all'Angelo Suo del desiderio che Lei aveva che palesassi tutto quello che avevo tenuto nascosto. Esso voleva saperlo, ma io non gli ho detto nulla. O quanto mi voleva bene l'Angelo Suo! mi ha baciato più volte, ed io più volte l'ho pregato che baciasse a Lei il cuore (il segno), la veste e la mano. Mi diceva che fossi contenta, che Gesù sta nel mio cuore, che avrò da patire tanto tanto... E a queste parole, senza avvedermene, mi venivano le lacrime agli occhi. La carnaccia si vuol sempre rivoltare, ma l'addomesticherei bene io, se potessi ottenere da Lei di... fare. Babbo mio, l'Angelo mi ha benedetta e se n'è andato gridando: «Viva Gesù! Viva la croce di Gesù!».
Mi benedica, babbo mio, ché sarò buona, non nasconderò più nulla alla zia e gli prometto di contentarlo, cioè di palesargli ogni cosa che ho tenuta nascosta. Ma a parole non mi riuscirebbe, la scriverò.
Scriva presto, babbo mio, mi benedica, e presto mi benedirà da vicino e sotto i suoi propri occhi. La povera
Gemma di Gesù solo.

Serafina! Potessi io alleggerirgli i suoi dolori! Ma Essa li ha troppo cari, non me li regalerebbe. Mi benedica forte forte forte, babbo mio, ed ogni momento.





lettera 55

A P. Germano, L 65: 16 aprile 1901

58
16 aprile 1901
Babbo mio,

Presto spero di mandargli il libretto della Confessione terminato. Sono arrivata fino a quel tempo che poi cominciai a conoscere Lei, perché da allora in poi le cose le ha sapute tutte.
Babbo mio, ora mi benedice da lontano, ma presto vedrà, mi benedirà da vicino. Babbo mio, proverò ora a farmi capire da Lei sopra una cosa.
Ogni mattina (già lo sa) faccio la SS. Comunione, l'unico e il più forte conforto che abbia, e nonostante non sia provveduta di nulla di tutto il necessario per andare da Gesù, pure ci vado; ma sento un gran bisogno, babbo mio, di essere rinvigorita da quel cibo tanto dolce che mi dà Gesù. Questo tratto di amore, che mi fa Gesù ogni mattina, m'intenerisce tanto tanto e chiama tutti a sé i deboli affetti del mio miserabile cuore. Allora, in quei momenti di Paradiso, mille promesse; gli dico che tutti i miei affetti saranno impiegati in amare Gesù solo, e se qualcuno piccino lo do a qualche creatura, non sarà che per amare e per farlo amare di più.
Ci sono dei giorni che Gesù allora sta con me tanto tanto e mi si fa sempre sentire nel cuore e allora il mio cuoretto piccino, che non è capace a nulla, si smuove tutto e mi fa soffrire infinitamente, e allora via col pensiero al Paradiso. Bene, babbo mio, in Paradiso! Vede, babbo mio, se io avessi un cuore grosso grosso, che Gesù ci stasse largo largo, io non mi sentirei mai male e poi io non lo so, babbo mio, non mi so spiegare, mi ha capito? Mi risponda presto...
Alle volte il troppo sforzo che faccio, la gran smania, il gran desiderio mi fa perdere i sensi; e alle volte provo un po' di sollievo (provai una mattina) a correre forte. Non so, babbo mio, non mi so spiegare di più... Viva Gesù! Ma Gesù mi fa soffrire assai, sa; sono contenta, non mi lascia mai un minuto. Non mi griderebbe mica, babbo mio, se avessi il desiderio di consumarmi di amore per il nostro Gesù? O quanto mi sarebbe cara un'agonia dolorosa, procurata nell'amare e nel piacere a Gesù! Ma mi sarebbe infinitamente più caro morire per Voi, o Gesù, che vivere facendo una vita felice per me.
Quante belle parole! è vero, babbo mio? e quante espressioni! Per carità, che non vengano poi smentite dalla mia condotta! In questo momento che scrivo, ed ogni mattina, anzi ogni momento, mi partono proprio dal cuore, ma da un cuore, che tante volte si è mostrato duro con Gesù. Ho fatto che è poco la S. Comunione, e il bel giorno della Madonna della Misericordia, quasi quasi, babbo mio, aspetto un regalino dalla Mamma mia. Babbo mio, sapesse quello che gli ho chiesto!... c'indovini! Sa, babbo mio, quando sarò in Paradiso, di che cosa voglio ringraziare tanto Gesù? Della SS. Comunione più di ogni altra cosa. Viva Gesù.
Erano più mattine, babbo mio, che mi sembrava che Gesù dopo la Comunione mi dicesse che dicessi al Confessore che se non si metteva in opera per la fondazione del convento, presto doveva pentirsene, e che i progetti di tempo indietro erano come Lui desiderava. Glielo dissi, ma... Vedrà, babbo mio, ma... Ora mi permetta una cosa; anche che s'inquieti. Babbo mio, mi nasconda presto, perché mi faccio forza, ma temo che alle volte in un impeto forte abbiano a conoscere anche gli altri... Alle volte, per esempio per istrada, in Chiesa, quanto soffro, babbo mio, facendomi forza! Mi distraggo, ma la distrazione non sempre mi riesce. Faccia presto, babbo mio. Non s'arrabbi, perché ho detto così; quasi quasi mi è sembrato che me l'abbia dettato Gesù, perché a quest'ora è sempre quello della Comunione. Mi benedica:
Gemma di Gesù solo.

Scriva presto alla zia, spesso spesso, ché è tanto contenta quando riceve sue lettere.








Gemma al P. Germano 47