Gemma al P. Germano 58

lettera 56

A P. Germano, L 66: circa 18 aprile 1901

59
Circa il 18 aprile 1901
Babbo, babbo mio,

È contento che divida per metà la cinta del Venerabile Gabriele, che ha addosso la mamma? Così metà la mandiamo a Lei e l'altra metà si divide un'altra volta, e si prende mezza la mamma e mezza io. È contento, è vero?. Mi benedica forte forte, preghi tanto e poi scriva. La povera Gemma





lettera 57

A P. Germano, L 67: 22 aprile 1901

60
22 aprile 1901
Babbo mio,

Stamani ho avuto Gesù, ed ora, babbo mio, lo posseggo interamente nella misera anima mia. In questi istanti il mio cuore e il Cuore di Gesù sono una cosa sola. Oh! se potessi farcelo rimanere sempre! Bisognerebbe che non commettessi più peccati. O che preziosi momenti sono quelli della S. Comunione! È una felicità la Comunione, babbo mio, che mi pare che non possa paragonarsi che alla beatitudine dei Santi e degli Angeli. Essi mirano in faccia Gesù, e son certi di non peccare e di non perderlo più; ed io l'invidio in queste due cose, e vorrei essere loro compagna. ma nel resto avrei, se fossi capace, motivo di esultare, perché Gesù entra ogni giorno nel mio cuore. Gesù a me mi dà tutto Sé, ed io a Lui nulla nulla gli do. Gli chiedo sempre un mucchio di cose e. per dire il vero, ho paura di tediarlo, ma Lui mi dice di no. Viva Gesù!
«Allarga le mani, o Gesù!» gli dico; ma Lui non mi risponde più allegro allegro come prima; ora mi risponde, sì, ma ha le lacrime agli occhi. Quando mi metto a pregare, qualunque preghiera faccia, mi guarda e piange (cioè mi sembra di vedergli gli occhi lacrimosi). Mai ho il coraggio di domandargli nulla. Ieri mattina, costretta per obbedienza a domandarglielo, gli dissi: «Gesù, perché piangete?». Ed Esso: «Figlia, non me lo chiedere...». Mi fece piangere tanto anche me... Mi sembrò che mi stringesse a Lui, più forte del solito, e mi dette un bacio nella fronte... babbo mio...
Non gli ho più dimandato nulla, ma continua sempre a piangere. Non è vero, babbo mio, che a star sempre uniti a Gesù direi quasi di gustare una gioia del Paradiso? Se fossi stata io, babbo mio, che faccio piangere così tanto Gesù? Che farò?... Purtroppo lo conosco, che sono stata debole, ingrata verso Gesù: non ho osservato come dovevo le sue leggi; non ho mai adempito ai propositi fatti nelle confessioni; mi riconosco priva di meriti, perché sprecai le grazie che Gesù mi faceva; mi vedo piena di demeriti per i miei inutili pensieri e parole inutili, non so per niente mortificar gli occhi. Chi è più peggiore di me? E anche ho il coraggio di dire: che avrà Gesù che piange? Mi umilierò tanto tanto, babbo mio, perché mi riconosco colpevole di mille iniquità, ma però non vo' disperarmi; perché, se è inquietato Gesù, vado dalla Mamma mia, e la prego che dica a Gesù che sarò buona e non lo farò più piangere.
Ed ora, babbo mio, sentisse il mio cuore! bisogna che smetta di scrivere. Anche che abbia fatto piangere Gesù, pure Esso mi vuole sempre bene, e mi si fa sempre sentire. Anche troppo forte... babbo mio. Sentisse forza che devo farmi, quando sono con persone e parlano di Gesù... del Cielo... e di altro!... Sono costretta a volte a nascondermi, spesso pregare chi parla a volgere ad altre cose il discorso... altrimenti correrei pericolo (babbo mio) di... morire...; ma no, morire no. Gesù mi sembrò che me lo dicesse: «Tu non morrai... ora no...».
Non sto a dirle altro, babbo, già sa tutto, su questo punto. Sa cosa mi sono messa in capo, babbo mio? di farmi Santa a tutti i costi; questo proponimento l'ho fatto ieri sera facendo la Meditazione. Pensavo: si vive solo una volta... è certo che si muore... e se si ha da fare con Dio... e so che questo Dio castiga i malvagi col fuoco eterno...
Questa Meditazione, babbo mio, mi ha messa tanta paura. Per amor di Gesù, mandi l'Angelo Suo, che scacci da me il demonio (che da due giorni, coll'aiuto della Madonna mia, l'ho vinto), e preghi Gesù che mi dia tanta grazia da combatterlo trionfalmente. Dopo tanti peccati, babbo mio, io riconosco in Gesù un vero Padre, pieno di misericordia, e che se io da tanti miei peccati non riconosco la bontà del Cuor di Gesù, più che patema, dove mai la ragione? e che cuore è mai il mio? Infine, babbo mio, si sarà fatto giorno nell'anima mia, perché, vedo i tanti danni che ho fatto col peccato. Oh! quando vedo piangere Gesù, mi trafigge proprio il cuore; penso... penso... che col peccato gli ho aggravato l'oppressione che fu ricolmato nel fare orazione nell'orto... In quel momento Gesù vide tutti i miei peccati tutte le mie mancanze e insieme vide il posto che avrei occupato nell'inferno, se il Cuore di Gesù (tuo) non mi avesse impetrato perdono. Gesù, Gesù, Gesù, no, non accarezzerò più me stessa, perché voglio con la tua grazia tener soggetto [il corpo] alla mia volontà... Insomma, o Gesù, (ecco la mia preghiera) perdonami; ti risarcirò, o Gesù, col trattar me stessa [da] tua schiava, e sottoporre le mie spalle alla tua croce... O Gesù, mio Dio, conosco che chi vuol salire ben alto, presto sdrucciola, e cade di nuovo nel pantano. Babbo mio, smetto.
Mi benedica ogni momento: la povera Gemma




lettera 58

A P. Germano, L 68: 28 aprile 1901

61
28 aprile 1901
Babbo, babbo mio,

Non posso fare a meno di piangere nello scrivergli questa lettera, babbo, babbo mio. Avevo promesso di non scrivere più all'insaputa della mamma mia, ma ormai questa volta me lo permetta, questa volta sola sola, e tutto ciò che gli dico, badi che glielo dico in confessione. Se poi non volesse leggerla senza che la mamma lo sapesse, allora la distrugga, ché io sono contenta lo stesso; ma mi raccomando non ne faccia nessuna parola, e neppure accenni che ha ricevuto una mia lettera.
Pochi momenti fa, babbo mio, ho disobbedito a Monsignore. Esso, nel proibirmi tutte le cose del Venerdì, mi proibì anche di non far più sangue dalla bocca; fino ad ora ho obbedito, ma stamani, un'ora circa dopo la Comunione, in un movimento forte del cuore, me n'è venuto un po'. Con che coraggio mi presenterò dimani a Monsignore? O babbo mio, Lei mi gridava diversamente da Monsignore! Se ne è avveduta Mea sola.
Oggi, babbo mio, dovrò rimanere sola con Mea; la zia insieme ai bimbi è andata a S. Paolo all'Angelo; voleva condurmici anche me, ma Gesù non mi ha' ispirato per niente di andarci. Mi ha fatto pianger tanto prima di andar via: la vedevo vestita, ed io pensavo che se mi fossi sentita male, senza di Lei come avrei fatto?. Ci era Mea.... ma Mea... Non creda, babbo mio, che ci sia proprio attacco nessuno, come dico molte volte alla mamma mia. Essa mi dice: «O che ti faccio io? Io non posso starci sempre vicina a te; ho delle altre cose da compiere». Ed io gli rispondo così: «Se non pensassi a dovermi sentir , e fossi certa di non perdere i sensi, io farei, se Gesù lo volesse, il sacrifizio di non vederla anche più; ma il pensiero di dovermi trovare con persone degli altri e di perdere i sensi, mi fa tanta pena e dolore, e mi ha fatto prendere verso di lei tanto affetto». Ed essa sospira, sospira tanto, babbo mio; spesso piange e mi dice: «Come farò io mai?». O babbo mio, mi aiuti. Da ogni parte vedo avverarsi tante parole Sue; continuamente piango, Gesù piange, la mamma mia piange. Sento, babbo mio, che se ancora si continua così, io morirò e anderò... O bene, potessi andar davvero in Paradiso! Potessi almeno sperarlo!... ma i tanti peccati... Dio mio, misericordia! E anche Lei, babbo mio, mi ha conosciuta veramente chi sono; e così mi abbandona, non scrive più? Ma sono contenta, perché lo sento, lo sento spesso spesso e forte.
Ieri, babbo mio, nell'appressarmi a Gesù esposto in Sacramento, sentii bruciarmi sì forte, che fui costretta ad allontanarmi. (Ero con la. mamma). E bruciavo da per tutto; fino nel viso il calore mi era salito. Viva Gesù! Quasi quasi rimango io, babbo mio, che tanti e tanti che stanno a Gesù vicini non vanno in cenere; io sento che incenerirei. Ed ora, babbo mio, quando io anderò avanti a Gesù, quando dopo la Comunione mi sentirò... e la zia non ci sarà più...
D'estate vanno di qua e di là in famiglia, e la zia spesso bisogna che vada con loro... ed io, babbo mio... Come mi affligge questo pensiero! Quello che gli dice Lei, fa tutto; se crede, gli dica che mi tenga sempre con sé... che sarò buona e che se gli faccio perdere un po' di tempo, spero di poterla compensare in Cielo. Glielo dica Lei, se crede, come cose sue. Stare con la mamma mia è l'unico conforto che mi resta in mezzo alla burrasca... non so come chiamarlo... lo stato presente mio. Mi raccomando, babbo mio, non faccia nessun cenno, nessuna parola che gli ho scritto, se no... Gesù non mi grida, anzi quando piango mi dice: «Sai che il babbo tuo ti vuole bene tanto tanto, quasi quanto te ne voglio io?». Viva Gesù! Mi benedica forte forte, babbo mio, ogni momento. La povera
Gemma di Gesù.

Questa lettera la do a Giulia che l'imposti lei. Per essere più sicura gli dico: tutte queste cose in segreto di confessione.





lettera 59

A P. Germano, L 70: 4 maggio 1901

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4 maggio 1901
Babbo, babbo mio,

Eccoci al mese di Maggio! Penso penso ai grandi benefici, che mi ha fatto la Mamma mia in questi primi anni di vita, e mi vergogno... perché non ho mai guardato con amore quel Cuore e quella mano, che con tanta bontà me li compartiva; anzi, quello che è peggio, ho ricambiato con ingratitudine e con peccati i tanti benefici da Lei ricevuti. Sì, babbo mio, quante volte dinanzi ad un'immagine della Mamma mia ho confidato le penose ansie del mio cuore agitato! e la Mamma mia quante volte mi consolò! Quale fu però la mia riconoscenza verso di Essa? Sì, babbo mio, glielo dico chiaro... Nelle maggiori afflizioni mi ricordo che non ho più madre sulla terra, ma ne ho una molto pietosa nel Cielo. Ma quando sto bene e non ho nessun dispiacere, allora tutto dimentico e dimentico perfino i doveri di gratitudine verso la Mamma Celeste.
Ecco il tempo, babbo mio, in cui la Mamma di Gesù deve farsi conoscere che è ancora vera mamma mia. Il mese di Maggio, babbo mio, è per me il più bel mese dell'anno, il mese per me di grazie; e quest'anno io spero che la Mamma me ne farà 2 sole... sole sole, babbo mio. La prima vorrei... è troppo, è vero?... vorrei che la Mamma mi dasse un segno chiaro e certo dell'anima mia. Temo sempre su ciò, babbo mio. E l'altra che, se a Lei piace, faccia M. Giuseppa Presidente. O bene arrivare!... Mi capisce babbo mio? Gliele chiedo con tanta istanza, la supplico tanto, e spero non mancherà di farmele. Povera Mamma, quanto bene mi vuole! L'ho sperimentato ieri mattina, babbo mio; già lo sa, era Venerdì mattina. La sera innanzi verso le 9 circa mi montò una grossa febbre, che la notte temevo di non potere arrivare alla mattina ed alzarmi.
E sa, babbo mio, perché quella febbre? Dalla brama, dal desiderio di patire... e pativo perché non potevo patire... Non so fare a farmi capire, babbo mio, è vero? Mi scriva subito e mi dica se mi capisce. Passai la notte molto tormentata, erano le sei circa, ed io me ne stavo quasi addormentata; mille pensieri avevo nel capo, uno solo me ne mancava, cioè che l'Angelo Suo venisse a consolarmi e a vedermi. Avevo gli occhi chiusi, tutto ad un tratto mi sento raccogliermi in me stessa, giungo le mani e con tutta la forza del mio debole cuore feci l'atto di contrizione, unito ad un dolore forte dei miei innumerevoli peccati. La mia mente allora tutta era immersa nelle offese fatte a Dio, quando vedo che un Angelo era vicino al mio letto. Mi vergognai di trovarmi alla Sua presenza. Quell'Angelo, che io riconobbi per il mio, mi abbracciò più volte e mi baciò tanto tanto. Nell'abbracciarmi l'ultima volta mi disse: «O figlia, che diverrebbe il mondo, se tutti fossero obbedienti? Dimmi: chi fu la prima ad obbedire? La Mamma tua... Essa a te m'invia, e vuole che tu sempre obbedisca...». «Ma io morirò, se obbedisco; anche stamani ho la febbre - gli dissi piangendo - e l'ho perché Monsignore vuole così...». «Obbedisci, figlia mia...». Continuavo a piangere, ed Esso mi alzò dal letto, mi accarezzò tanto, mi baciava e mi diceva: «Gesù ti vuole tanto bene. Amalo tanto». Mi benedì e scomparve! Viva Gesù!
Babbo mio, lo prego: appena ha saputo il risultato delle monache Passioniste di Corneto, mi scriva subito subito. A Monsignore non ho più coraggio di parlargli del Convento, perché mi risponde così: ?Lo so, lo so; un [= non] ci pensare a quello, pensa ad esser buona'. Abbiamo scritto a quella Signora, son oggi 5 giorni, e aspettiamo una sua risposta affermativa. Oh! quanto si desidera! Faccia ricerca delle lettere perdute, babbo mio, perché vi erano cose di confessione. Scriva presto e cerchi le lettere.
Babbo mio, io sono contenta assai; mi benedica di lassù per ora, ma presto mi benedirà da vicino. La povera
Gemma di Gesù.

Scriva presto presto, babbo mio, ma presto, subito. O quanto si desiderano le sue lettere! Ci fanno così bene! Serafina cattiva, non risponde neppure ora; e Lei, babbo mio cattivo, se non vuole più scrivere, faccia scrivere pure P. Bartolomeo di S. Barbara; le lettere di P. B. mi fanno lo stesso effetto delle sue, quasi direi che è Lei che si finge il nome.
Anche Gesù lo vuole; cerchi una lettera mia che era di confessione, ma la cerchi, è necessaria.






lettera 60

A P. Germano, L 71: 10 maggio 1901

63
10 maggio 1901
Babbo mio,

Non so capire, babbo mio, in che maniera è diventato così cattivo: non scrive più... Se non scrive Lei, scriveremo noi, è contento? Ci ho da dirgli tante tante cose. Il giorno di S. Paolo feci una bella disobbedienza a Monsignore, e ieri non sapevo come fare a confessarmene; ma con forza mi vinsi, ed Esso poco o nulla mi gridò. Tra le altre cose che mi aveva proibito il Venerdì, mi proibì anche di non fare più sangue dalla bocca, ma in uno sforzo forte del cuore me ne venne un po'.
Babbo mio, io non so che pensare di una cosa. Sabato ero in Chiesa davanti a Gesù Sacramentato esposto; volli avvicinarmi a Lui più che potei, ma, babbo mio, se non ero lesta a scappare, sarei... Mi sentii tutta bruciare per tutta la vita; lo sentii fino nel capo, cioè nel viso... Io non so, babbo, come mai tanti che stanno vicini a Gesù non inceneriscono; a me mi sembrerebbe che a starci un quarto appena, di diventare un mucchio di cenere.
In quel momento, babbo mio, mi ricordai di Lei: era Sabato alle 5½ di sera; sentì nulla? Gesù, il potente Re dei cuori, sembra che ammollisca anche il mio duro cuore. O babbo mio, il Cuor di Gesù, tutto pieno di fiamme, non potrebbe ora comprendermi tutta in modo da restarne una vittima fortunata o almeno da restarne ferita profondamente da recarmi in tutta la vita quella pena dolcissima, che forma la felicità sulla terra di un cuore tutto di Gesù? Già Lei ci è avvezzata, babbo mio, a sentire le mie stravaganze. Allora gli vo' raccontare un sogno che feci ieri; fu proprio un sogno.
Ero stanca andai un po' a riposarmi e presi subito sonno. E mi trovai, mi sembrò, con Gesù che mi prendesse in braccio e mi dicesse: «Vieni, figlia mia, vieni e riposati con me». Anche in sogno me lo abbracciai strinto strinto e dormii circa un quarto; dopo mi sembrò che Gesù mi lasciasse; mi disse: «Sai perché ti ho fatto riposare sul mio seno? Perché tu ti prepari a soffrire maggiormente e con più forza». Così finì il sogno e il sonno. Viva Gesù! O babbo mio, preghi assai per me; io sento in questo modo quasi quasi di non poter più vivere. Mi benedica ogni momento. La povera
Gemma di Gesù.

Nessuno, babbo mio, gli dà notizie della mamma. Sta bene, ma Essa non vuol capirla; dice di stare sempre al solito, perché continua alternativamente un giorno bene e uno male. Io glielo dico che ormai si rassicuri, perché perfettamente è inutile, non guarirà più; invece di pensare a ringraziare Gabriellino per la gran grazia che gli ha ottenuto (di far sparire il cancro), non vi pensa neppure. Se crede, babbo mio, faccia scrivere un'altra volta da quel P. Bartolomeo di S. Barbara: ha quasi quasi il carattere compagno al suo. Mi benedica e scriva. La povera

Gemma.

Tempo indietro dissi a Monsignore che nel mese di Giugno doveva venir Lei, ed Esso mi rispose: «A che fare? O io non basto per convertirti?». Ieri poi da sé mi ci entrò; gli chiesi il permesso di potergli scrivere, e intanto mi disse: «O P. Germano verrà poi nel Giugno?». Risposi di sì. E Lui: «Ci avrei piacere tornasse; così in quei giorni, io a te non ci penserei, e poi anche tu sei più contenta, è vero?». Sa, babbo mio, risposi proprio di sì.





lettera 61

A P. Germano, L 72: 9-13 maggio 1901

64
9-13 maggio 1901
Babbo, babbo mio,

Quanto è bella la Comunione fatta con la Mamma del Paradiso! Babbo mio, la feci ieri, il giorno 8 Maggio. Con Essa non ce la avevo fatta mai; ma sa, babbo mio, in che consisterono tutti gli slanci del mio cuore in quel prezioso momento? In queste sole parole: «Mamma, Mamma mia, quanto godo nel chiamarti mamma! il mio cuore, lo vedi, mi salta come quando ricorda Gesù». Ed Essa mi ripeté: «Tu godi nel chiamarmi Mamma, ed io esulto nel chiamarti figlia». Queste parole nel corso del giorno me le ripeté almeno per 3 volte. Furono momenti di Paradiso quelli, che sentivo parlarmi con quelle dolci parole; ma, babbo mio, a chi le rivolgeva Ella mai? Non occorre che mi metta a far di nuovo la mia storia; babbo mio, già conosce il numero infinito delle mie colpe, i difetti che mi vanno ogni giorno crescendo; eppure la Mamma mia mi vuole bene.
Riflettiamo insieme, babbo mio: la festa della Mamma celeste. Non è quel giorno il giorno più bello fra tutti i giorni dell'anno? L'anima in quel giorno si consola di serena pace, e dimentica le tempestose vicende del mondo; in quel giorno tutti, anche i cattivi, si ricordano che abbiamo in Cielo una Mamma tutta sollecitudine e tenerezza per noi, e che noi siamo suoi figli. Ed anche chi non la vede cogli occhi del corpo, che si trovino dinanzi ad una semplice immagine che la rappresenta, non desta forse nel cuore sentimenti di amore, di affetto, di riconoscenza e di fiducia? In quei giorni, babbo mio, non è vero che si sentono più forti gli stimoli della fede, e sentiamo il bisogno ancora di onorar Maria con maggiore ossequio?
Sì sì, l'ho provato più volte; la festa della Mamma mia è per me sempre un giorno di pace maggiore, di amore più grande, e di santificazione per tutti.
Ma in questi bei giorni, che già in vita mia ne sono passati [tanti], che premura mi sono data io di lasciare il peccato, che tanto fa divenir brutte le anime che lo commettono? Ah! se non mi aiuta Maria SS. con la sua misericordia, io sono perduta! Più volte, babbo mio, la Madonna mi ha chiesto dei sacrifizi, e sapesse ciò che io gli ho risposto!... Ovvero gli ho fatti questi sacrifizi, ma poco di buon cuore, e tante volte ho rifiutato il poco a Colei che gli dovevo tutto. Ieri mattina me ne chiese uno di questi sacrifizi, e nel dire di sì, mi vennero le lacrime agli occhi... Ed Essa abbracciandomi: «Non sai che dopo il Sacrifizio della Croce, i sacrifici tuoi ti devono aprire le porte del Cielo?». Sa che cosa mi chiedeva, babbo mio, la Mamma celeste? Non mi spiegava niente... ma io lo capii... Me lo spiegò in questi termini, fu tutto nella Comunione dell'8 Maggio: «Vedi, figlia mia, io questa mattina ti ho dato tutto, ti ho dato la cosa più preziosa che io abbia: il mio Figlio stesso, Gesù. E tu che mi darai? Non mi darai anche tu la cosa più preziosa che tu possegga?». «Si, Mamma mia», gli risposi piangendo, ma le lacrime mi venivano da loro, io non le volevo. Viva Gesù e Maria! Quella mattina, babbo mio, l'Angelo mio Custode mi sembrò che mi accompagnasse da Gesù, quando andai per riceverlo. Fu per me un giorno di Paradiso quello.
A Monsignore di tutte queste cose non ho parlato, ovvero appena comincio a parlargli, mi tronca le parole dicendomi: «Lo so, lo so, so tutto; sono cose che non ci va prestata fede; non ne far conto, bada a esser buona tu». Così, babbo mio, io non ho neppure il pensiero di far peccato e non esser sincera; è Lui che non mi vuole stare a sentire, io la volontà l'avrei di dirglielo, ma... è così... Così succede quando gli parlo del Convento, del Collegio, e di tante cose... Gesù, babbo mio, continua a piangere, e io non glielo chiedo...
Dopo tanto infine, babbo mio, oggi è comparso pure il Suo caro Angelo. Quanto era più bello! La stella lucente che sempre posa sul Suo Capo, quanto risplendeva di più! Si figuri, è venuto in cucina mentre Mea faceva le polpette! Io ero lì a vederle fare, e pensavo... pensavo (io sa, babbo mio, credo, senta cervello piccino, credo che quello che soffro sia tanto; si immagini, è un po' di cuore che si vorrebbe allargare, e vorrebbe rompersi) a Gesù e lo ringraziavo così: «O Gesù, io vi ringrazio; io soffro, ma poi mi farete venire in Paradiso, è vero?». Ho sentito allora posarmi una mano sulla fronte e alzarmi il. capo. Era l'Angelo Suo, e mi ha detto: «Dunque, figlia, se hai la dolce speranza di regnare un giorno con Gesù e Maria in Cielo, perché non soffri, e fatichi con un po' più di forza e coraggio?». Terminate queste parole, mi ha baciata, e se n'è andato via, e mi ha lasciata contenta contenta. Io dico che proprio Mea non se ne sia avveduta, perché dopo non mi ha accennato a nulla.
Era così bello, babbo mio, e aveva tanta luce intorno a Sé, che mi si oscurava la vista. In ogni mio avvenimento Viva sempre Gesù.
Oggi è Lunedì, babbo mio, e non mi sento tanto bene. Da Gesù ho avuto un colpetto forte stamani, uno circa mezzogiorno, e un altro circa le 2. S'immagini, al giorno ero a desinare; ero per perdere i sensi, ma son ricorsa subito alla Mamma mia del Cielo, e mi ha subito aiutata. Sono stata bene assai dopo.
O babbo, babbo mio, soffro poco per quello che mi meriterei! O Gesù faccia che possa contentare veramente il suo Cuore amoroso, e arrivare in fondo; ma sento, no... così Gesù non è contento, lo vedo... Io sento... Esso piange... Povero Gesù!...
Nono ho più altro da dirgli, babbo mio. Scriva presto, ovvero dal P. Bartolomeo. Ma sa che giorni sono ebbi una bella gridata da Gesù? Gli chiesi: «Ditemi, Gesù, il babbo mio si è cambiato nome? a me mi pare che il P. B. [= Padre Bartolomeo] sia invece Lui». Gesù mi dette questa risposta: «Taci subito, e non me lo dimandare più. Cattiva!». Poi dopo, accaduto questo, l'ho ri...




lettera 62

A P. Germano, L 73: 15 maggio 1901

65
15 maggio 1901
Babbo mio,
Mi affretto a dirle una cosa da parte di Gesù. A Gesù, a quel che mi avvedo, gli preme assai assai, ed a Lei pure spero che gli rimarrà a cuore. Son certe parole curiose, che non mi riesce capirne nulla; anzi stamani, dimandandone a Gesù un po' di spiegazione, mi ha risposto: «Sia tua sola premura di farglielo sapere più presto possibile; non cercare altro». Le parole sono queste (e Gesù me le ha ripetute più volte): «Di' al babbo tuo che nelle sue mani ho posto già da un po' di tempo un'opera grande; affinché Esso si dia ogni premura di porla al suo . Questa grande opera, questo grande lavoro, esso già lo conosce, e deve lavorarci. A Lui affido ogni cosa. Digli ancora (soggiungeva Gesù) che dopo la Comunione mi chieda spiegazione, che a Lui gliela darò, ma a te no». Non aggiungo altro, perché ho piacere che Gesù rimanga contento, e che Lei sappia al più presto possibile questa cosa. Glielo ripeto: a Gesù gli preme molto, perché la detta opera (queste son parole mie) che non va bene, sia quella che tanto tanto fa piangere Gesù. Babbo mio, preghi assai, sempre fino che non è al chiaro di queste parole. Lei ama Gesù, ami dunque di contentarlo.
Giorno e notte Gesù sta racchiuso per nostro amore in quel povero ciborio; e tutto intorno a Lui è silenzio e squallore, e se oltre a tutte queste cose dobbiamo farlo anche piangere, allora...
Babbo mio, mi benedica. Quante, quante cose, babbo mio solo, quante cose che desidererei dirgli, ma al suo cuore e ai suoi orecchi soltanto!
Scriva presto, a me non importa: io gli vo' bene compagno, come quando mi scriveva. La povera Gemma di Gesù.






lettera 63

A P. Germano, L 74: 22 maggio 1901

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22 maggio 1901
Babbo, babbo mio,

Questa lettera, se creda, non la dia a M. Giuseppa fino al giorno della Pentecoste. Nello scrivergli, ho creduto di farle un regalino, e fino a quel giorno avrei piacere che non l'avesse; faccia poi come vuole Lei: in ogni modo io sono contenta. Babbo, babbo mio, quante cose vorrei dirgli, affinché mi potesse ben capire qualche cosa di me! Alle volte sono costretta ad esclamare: «Dove sono, dove mi trovo? Chi è mai vicino a me? Senza nessun fuoco vicino mi sento bruciare; senza nessuna catena addosso, a Gesù mi sento stretta e legata; da cento fiamme mi sento tutta struggere, che mi fanno vivere e mi fanno morire». Soffro, babbo mio, vivo e muoio continuamente; ma la vita mia con tante altre vite del mondo non la cambierei a nessun patto. Mai non sto ferma: vorrei volare, vorrei parlare, e a tutti vorrei gridare: «Amate Gesù solo solo».
Spesso spesso mi trovo sola, ma con Gesù mi vedo troppo bene accompagnata. Senta cose curiose, babbo mio: quanto più vorrei essere sciolta, tanto più mi sento stretta stretta e legata al nodo di Gesù. Più che posso, nel mondo cerco di lasciare ogni cosa, ma invece trovo tutto; fuggo tutti i piaceri della vita, e trovo invece un piacere tanto tanto grosso, che mi fa contenta tutta. Brucio continuamente, e vorrei sempre più bruciare; soffro e vorrei sempre più soffrire... desidererei vivere, desidererei morire... Glielo dico chiaro: quel che desidero e voglio, non lo so neppure io... Cerco e non trovo, ma poi non so che cerco... amo poco, vorrei amare tanto di più il mio... Sento di amare, ma chi amo non lo intendo, non lo capisco... Ma nella mia tanta ignoranza sento che vi è un Bene immenso, un bene grande. È Gesù...
O babbo mio, babbo mio, se Lei lassù conoscesse una di quelle anime tanto ferite di amore per Gesù, gli chieda qual rimedio trovarono, quando inferme già di amore provarono l'amara pena di quell'ardore che brucia, e poi me lo sappia dire. Ma Gesù spesso non mi risponde; lo cerco, e non si fa trovare; e quando mi sente lamentare e sospirare, allora si rende sempre più sordo. «Dimmi chi sei, dimmi che vuoi, - gli dico - fatti conoscere e poi fammi pure morire». E quasi quasi mi arrabbio e gli dico che è scortese. O perché, babbo mio, mi fa cercare così? Alle volte l'ho chiamato fino crudele... ma gli ho chiesto subito perdono, perché certe parole non le dico mica per rabbia, ma perché gli vo' troppo bene. O babbo mio, aggiunga pure anche Lei, come tanti altri: dica che sono matta. O babbo mio! Soffrire è poco, bruciare in dolce fuoco è poco, morire è poco, struggermi tutta è poco ancora; o babbo, che darò dunque a Gesù?
Non so dirgli né dargli nulla; ma giacché non so far niente, oggi stesso a Lui mi consacro tutta quale sono, senza nessuna riserba.
Mi perdoni le tante parole inutili, che sono in questa lettera; preghi molto per me.
Mi benedica forte forte ogni momento: la povera
Gemma di Gesù.

Io, Babbo mio, quasi quasi non vorrei scrivere più a nessuno: mi trovo tanto impicciata a mettere insieme due parole, che mi sgomento davvero; ma via, devo aggiungere che Gesù mi aiuta, ma... butto giù quello che viene; e poi quella brutta superbia, che ancora non si parte da me, non mi fa leggere le lettere dopo scritte, per paura di conoscere da me i tanti spropositi. Viva Gesù!




lettera 64

A P. Germano, L 75: 12 giugno 1901

67 12 giugno 1901
Babbo mio,

Un rimprovero, babbo mio, che mi ha fatto Gesù stamattina, dopo la S. Comunione, mi tiene tuttora afflitta. «Figlia mia, (mi ha detto) voglio da te un po' più di raccoglimento interno, ossia un'unione un po' più intima con me. Io sono tanto contento quando mi stringi a te, e tu tante volte invece ti allontani, volgi ad altre cose la mente ed il cuore, e mi lasci solo; e quasi quasi direi che non ti trattieni volentieri con me». « O mio Dio, - gli ho risposto piangendo - Voi bene vedete perché lo faccio...». E poi... non ho potuto continuare; sono rimasta in silenzio, e Gesù continuava: «Se è vero l'affetto che tante volte hai detto di serbarmi nel tuo cuore, Io voglio che tu porti in te stessa scolpita la mia immagine. Guardami: mi vedrai trafitto, deriso da tutti, morto in croce, e Io t'invito tu pure a morire in croce con me...». Ed io sempre in silenzio... Non ho più una parola, non ho più un affetto, e neppure per corrispondere a Gesù... O babbo mio... Viva Gesù!...
Tanti giorni sono, babbo mio, Gesù mi rimproverò perché non avevo mai fatto sapere a Lei quanto mi sento più cambiata e contenta dal momento che Lei (si ricorderà bene) mi fece fare, prima di partire l'ultima volta da Lucca, una bella preghiera, nella quale promisi a Gesù di essere in tutto soggetta alla sua SS. Volontà. Ed oh! babbo mio, quante volte ho ripetuto in questo tempo, proprio con tutto il mio povero cuore (non sono parole mie però, sono parole di Gesù, che in certi momenti si faceva sentire fortemente all'anima mia): «Il Tuo gusto, Gesù, mai il mio; bramo contentarti, voglio Voi solo e la vostra SS. Volontà».
O quanto bene mi accorgo, babbo mio, che facendo ciò che vuole la Bontà di Gesù, ogni croce la cambia in gioia, fa fino troppo dolce il patire. Non ha croce né timore chi si unisce strettamente a Gesù. Le anime fortunate, babbo mio, è in Cielo soltanto che Gesù le fa felici. Senza Gesù e la Sua Volontà mi sembrerebbe che anche il Cielo mi dovesse fare spavento. O quanto degna sei di essere amata, o Santa Volontà! E se nell'inferno, babbo mio, i dannati fossero legati alla Volontà di Dio, il loro fuoco e le loro pene sarebbero dolci. O non è Gesù, babbo mio, che rende l'amore perfetto? O quanto mai sarei contenta, se la mia vita finisse un giorno tutta unita al Volere di Dio! Un giorno che da me facevo questo pensiero, Gesù mi rispose: «Non sarebbe morire, sarebbe vivere eternamente». Viva Gesù!
Si, babbo mio, in questo momento di nuovo riprometto, che sì nel patire e nel godere, quel che piace a Gesù, piacerà pure a me.
Babbo cattivo, o se mi scrivesse una righetta anche a me, che sarebbe mai? Ma poi non m'importa. niente. sono contenta lo stesso, perché so bene le cose da Gesù. Mi benedica continuamente per qualche altro giorno da lontano, ma poi... da vicino.
Chi sa come gli parrà fatica a venire, è vero? Ma poi quando è qua, lo faccio riposare sempre, starà sempre con me, fuori mai. Qua a Lucca, all'ospedale, è accaduto un fatto un po' curioso; da Gesù non ho potuto capire nulla come va. Ce ne informeremo e poi scriveremo. Babbo mio... Quante cose vorrei dirgli... quando dico: babbo mio! ma chi sa che non le indo vini?.. Babbo mio... Mi benedica. Sia buono: se non vuole scrivere a me, scriva a chi vuole... ma almeno scriva. Sono sempre la povera Gemma.







lettera 65

A P. Germano, L 76: 15 giugno 1901

68
15 giugno 1901
Babbo mio,

Non so se Lei sappia che il giorno della festa del Sacro Cuore di Gesù è pure il giorno della mia festa. Ieri, babbo mio, passai un giorno di Paradiso: me ne stetti sempre con Gesù, sempre parlai di Gesù, camminai con Gesù, fui felice con Gesù, e piansi ancora con Gesù. Il raccoglimento interno mi tenne più del solito unita al mio caro Gesù; ma la mia contentezza fu anche più grande, quando alla sera Gesù mi dette la, Benedizione. Sentii ripetermi queste parole: «Figlia carissima, oggi di te sono contento...». « O Gesù, potessi contentarti sempre»! risposi... e gridai con tutto l'impeto del cuore: «O freddi pensieri del mondo, allontanatevi da me; io me ne voglio stare sempre con Gesù, e Gesù solo».
Povero Gesù! non si vergogna di venire a sporcarsi le mani in questo letamaio di corpo! E quando il mio caro Gesù amorosamente mi dice che tutta la sua gioia la prova quando si trattiene con me...: «O Gesù mio, - gli dico - e dove è mai fondato questo vostro piacere? Con un'anima, che mille volte vi fu ribelle, che vi ha in mille modi oltraggiato, o Gesù, e anche... disonorato?... Con una misera anima, che tante volte vi ha posposto ai suoi cattivi capricci, e a povere creature di questa misera terra? Mio Gesù, e ancora mi sopportate? Quanto più ci penso, più mi perdo, e non trovo nessuna ragione che mi contenti, se non ricorro frettolosa all'immensa vostra misericordia. Gesù misericordioso!...».
Babbo mio, dove mi corre ora il pensiero? Al bel giorno della prima Comunione. Ieri, babbo mio, festa del Cuor di Gesù, provai di nuovo la gioia del bel giorno della mia prima Comunione. Ieri di nuovo gustai il Paradiso, ma che cosa è mai gustarlo per un solo giorno, mentre poi lo gusteremo per sempre? Il giorno della prima Comunione, posso ben dirlo, fu il giorno in cui trovai il mio cuore più acceso di amore per Gesù. Quanto ero felice, quando con Gesù nel cuore potei esclamare: « O mio Dio, il vostro Cuore è della stessa natura del mio; ciò che fa beato Voi, può fare beata pure anche me!». Che mai mi mancava allora per essere felice? Nulla. Paragonai allora la pace del cuore, che provai il giorno della prima Comunione, con la pace del cuore d'ora, e non ci trovai nulla di diverso.
O babbo, babbo mio, ma tutti i giorni non sono compagni. Passo dei giorni, nei quali mi vergogno di me stessa, e me stessa invidio. O quante volte, babbo mio, ho dato retta alle lusinghe del mondo, che mi mettevano innanzi agli occhi un paradiso di delizie; ma che poi mi hanno messo un inferno nel cuore! Ma Gesù faccia presto: mi tolga il cuore, ne prenda lui il possesso, se non vuole che presto coi miei peccati torni a rapirglielo. O mio Dio, vorrei fare un fascio di tutte le mie cattive inclinazioni, e porgerle a Voi in sacrificio, affinché col fuoco del Vostro amore tutte le consumaste. Ma se, mio Dio, non sono in una volta capace di tanto, prenderò certo per mio scopo di perseguitare tutte le mie passioni, e vi prometto di non appressarmi alla vostra Mensa, se prima non ho riportato vittorie sopra me stessa... Ma l'obbedienza? L'obbedienza vuole che ogni giorno faccia la SS. Comunione. Mio Dio, non risparmiate sopra di me la vostra onnipotenza.
Babbo, legga questa lettera, e preghi per me, e mi benedica ogni momento
la povera Gemma.










Gemma al P. Germano 58