GPII 1979 Insegnamenti - Alle organizzazioni cattoliche - Città del Messico - Con la Chiesa uniti da un'intensa vita spirituale

Alle organizzazioni cattoliche - Città del Messico - Con la Chiesa uniti da un'intensa vita spirituale


Amatissimi figli delle Organizzazioni Cattoliche nazionali del Messico.

Benedetto sia il Signore che mi permette anche - nella mia permanenza in questa amata terra di nostra Signora di Guadalupe - di avere la gioia di un incontro con voi.

Vi sono grato per le vostre vive dimostrazioni di affetto filiale e posso confessarvi quanto mi piacerebbe trattenermi con ciascuno di voi per conoscervi personalmente, per sapere di più sul vostro servizio ecclesiale, per dilungarmi su tanti aspetti fondamentali della vostra azione apostolica. Desidero, ad ogni modo, che queste parole siano testimonianza eloquente di vicinanza, apprezzamento, stimolo e orientamento dei vostri migliori sforzi come laici - e come laicato cattolico organizzato - da parte di chi è stato chiamato al servizio, come successore di Pietro, di tutti i servitori del Signore.

Voi sapete bene come il Concilio Vaticano II ha raccolto questa gran corrente storica contemporanea della "promozione del laicato", approfondendola nei suoi fondamenti teologici, integrandola e illuminandola compiutamente nell'ecclesiologia della "Lumen Gentium", convocando e suscitando l'attiva partecipazione dei laici nella vita e nella missione della Chiesa. Nel Corpo di Cristo costituito in "pluralità di ministeri ma unità di missione" (AA 2; cfr. LG 10 LG 32), i laici, in quanto fedeli cristiani "incorporati a Cristo attraverso il Battesimo, costituiti in Popolo di Dio e fatti partecipi a loro modo della funzione sacerdotale, profetica e regale di Gesù Cristo", sono chiamati a esercitare il loro apostolato, in particolare in tutte e ognuna delle attività e professioni che svolgono, "così come nelle condizioni ordinarie della vita familiare e sociale..." (LG 31) per "impregnare e perfezionare tutto l'ordine temporale con lo spirito evangelico" (AA 5). Nel quadro globale degli insegnamenti conciliari e specialmente alla luce della costituzione sulla Chiesa, si sono aperte vaste esigenze e rinnovate prospettive di azione dei laici in svariati campi della vita ecclesiale e secolare. Senza diminuzione dell'apostolato individuale, riconosciuto come suo presupposto ineludibile, il decreto "Apostolicam Actuositatem" segnalava anche l'apprezzamento della Chiesa per le forme associative dell'apostolato secolare, congeniali all'essere comunitario della Chiesa e alle esigenze di evangelizzazione del mondo moderno.

Voi siete inoltre, segni e protagonisti di questa "promozione del laicato" che ha dato tanti frutti alla vita ecclesiale in questi anni di applicazione del Concilio. A voi e attraverso di voi, a tutti i laici e associazioni laiche della Chiesa latino-americana, rivolgo l'invito a rinnovare una duplice dimensione del vostro compromesso laico ed ecclesiale. Da una parte per testimoniare validamente il Cristo, per confessare con allegria e docilità la vostra piena fedeltà al magistero ecclesiale, per assicurare la vostra filiale obbedienza e collaborazione ai vostri Pastori, a cercare il più adeguato inserimento organico e dinamico del vostro apostolato nella missione della Chiesa e, in particolare, della pastorale delle vostre chiese locali. Molti e provati esempi di ciò ha dato e dà il laicato messicano. Ed è con allegria e gratitudine che voglio ricordare in particolare la commemorazione, in quest'anno 1979, del cinquantenario dell'Azione Cattolica Messicana, colonna vertebrale del laicato organizzato nel Paese.

La III Conferenza Generale dell'Episcopato latino-americano è un momento denso di grazia, che esige conversione personale e comunitaria, per rinnovare la vostra comunione ecclesiale, la vostra confidenza nei Pastori, il vostro vigore e rilancio apostolico.

D'altra parte, da questa prospettiva ecclesiale, voglio invitarvi a ravvivare la vostra sensibilità umana e cristiana nell'altro versante del vostro compromesso: la partecipazione alle necessità, aspirazioni, sfide cruciali con cui la realtà del vostro prossimo interpella la vostra azione evangelizzatrice di laici cristiani.

Nella vastità dei campi che esigono la presenza del laicato nel mondo, e che segnala l'esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi" - questa magna charta dell'evangelizzazione - voglio segnalare alcuni spazi fondamentali e urgenti nell'accelerato e diseguale processo di industrializzazione, urbanizzazione, e trasformazione culturale nella vita dei vostri popoli.

La salvaguardia, promozione, santificazione e proiezione apostolica della vita familiare, devono contare i laici cattolici fra di loro agenti più decisi e coerenti. Cellula basilare del tessuto sociale considerata dal Concilio Vaticano II come "chiesa domestica", esige uno sforzo evangelizzatore, per potenziare i suoi fattori di crescita umana e cristiana e superare gli ostacoli che attentano alla sua integrità e finalità.

I "mondi" emergenti e complessi degli intellettuali e universitari, del proletariato, tecnici e dirigenti d'impresa, dei vasti settori agricoli e popolazioni suburbane vittime dell'impatto accelerato dei cambiamenti economico-sociali e culturali, reclamano una particolare attenzione apostolica, alle volte quasi missionaria, da parte del laicato cattolico nella proiezione pastorale del complesso della Chiesa.

Come non segnalare anche la presenza in questa moltitudine interpellante della gioventù, nelle sue inquiete speranze, ribellioni e frustrazioni, nei suoi illimitati desideri alle volte utopici, nelle sue sensibilità e ricerche religiose, così come nelle sue tentazioni e idoli consumistici o ideologici! I giovani aspettano testimonianze chiare, coerenti e gioiose di fede ecclesiale che li aiutino a ristrutturare e ad arginare le proprie aperte e generose energie in solide opzioni di vita personale e collettiva.

La carità, linfa primordiale della vita ecclesiale, si dispieghi per mezzo dei laici cristiani anche nella solidarietà fraterna di fronte a situazioni di indigenza, oppressione, e diseguaglianza o solitudine dei più poveri, prediletti dal Signore liberatore e redentore.

Come dimenticare l'intero mondo dell'insegnamento, dove si forgiano gli uomini del domani; lo stesso terreno della politica, perché sempre risponda a criteri di bene comune; il campo delle organizzazioni internazionali, perché siano scuole di giustizia, di speranza e comprensione fra i popoli; il mondo della medicina e del servizio sanitario dove sono possibili tanti interventi che toccano molto da vicino l'ordine morale; il campo della cultura e dell'arte, terreni fertili per contribuire a rendere degno l'uomo nell'umano e nello spirituale? In questo duplice versante di rinnovato compromesso cristiano, la vostra fedeltà ecclesiale, raccogliendo e rinvigorendo la tradizione del laicato messicano, vi rilancerà con nuove energie per operare come fermento verso più ampie prospettive di convivenza sociale. Il compito è immenso. Voi siete chiamati a parteciparvi, assumendo e continuando il meglio dell'esperienza di partecipazione ecclesiale e secolare dei laici negli ultimi anni; lasciando progressivamente da parte le crisi di identità, le contestazioni sterili e ideologicamente estranee al Vangelo.

Uno dei fenomeni degli ultimi anni, che con sempre crescente vigore ha reso manifesto il dinamismo dei laici nell'America Latina e altrove, è stato quello delle cosiddette "comunità di base", che sono sorte in coincidenza con la crisi dell'associazionismo cattolico.

Le comunità di base possono essere uno strumento valido di formazione e di vita religiosa all'interno di un nuovo ambiente di impulso cristiano, e possono essere utili, fra l'altro, per una penetrazione capillare dell'Evangelo nella società.

Ma perché ciò sia possibile è necessario che si tengano ben presenti i criteri così chiaramente espressi dall'esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi" (EN 58), affinché si nutrano della parola di Dio nella preghiera e restino unite, non separate, e molto meno in contrapposizione alla Chiesa, ai Pastori e agli altri gruppi o associazioni ecclesiali.

Che le vostre associazioni siano come fino ad oggi - e sempre meglio - formative di cristiani con vocazione di santità, solidi nella loro fede, sicuri nella dottrina proposta dal Magistero autentico, fermi e attivi nella Chiesa, cementati in una densa vita spirituale, alimentata dall'accostamento frequente ai sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia, perseveranti nella testimonianza e azione evangelica, coerenti e validi nei propri compromessi temporali, costanti promotori di pace e giustizia contro ogni violenza e oppressione, acuti nel discernimento critico delle situazioni e ideologie alla luce degli insegnamenti sociali della Chiesa, confidenti nella speranza del Signore.

Vada a voi la mia benedizione apostolica, a tutti i laici delle vostre associazioni, ai vostri assistenti ecclesiastici, e all'insieme del laicato messicano. E anche ai milioni di laici latino-americani che elevano la propria preghiera e pongono le proprie speranze in Puebla. Vi affido tutti alla protezione materna della Vergine Maria, nel suo titolo di Guadalupe.

Data: 1979-01-29

Data estesa: Lunedì 29 Gennaio 1979.





Al Vicario Capitolare di Wellington - Città del Messico (Messico)

Titolo: Telegramma per la morte del Cardinale Reginald John Delargey

Testo: Al Vicario Capitolare, Casa Arcivescovile, Wellington.

Ho appreso con tristezza la morte del Cardinale Reginald Delargey, una figura di rilievo per la vita della Chiesa in Nuova Zelanda. Come l'arcidiocesi di Wellington piange la sua scomparsa con cristiana speranza, io vorrei assicurarvi la mia preghiera perché riposi nella pace del Signore. A voi, all'arcidiocesi tutta, a tutti i miei amati figli e figlie nella Nuova Zelanda, imparto la mia apostolica benedizione, e faccio voti per il divino conforto e grazia. Vi prego di comunicare le mie particolari condoglianze alla famiglia del Cardinale.

Data: 1979-01-29

Data estesa: Lunedì 29 Gennaio 1979.





Agli studenti cattolici - Città del Messico (Messico)

Titolo: Impegno per l'alfabetizzazione e la cultura

Testo: Carissimi giovani.

Sono lieto di potermi incontrare oggi con voi in questa scuola cattolica, l'Istituto "Miguel Angel". Formate un gruppo numeroso di tutte le età, sia voi che studiate in questo centro, sia voi che giungete da altre scuole cattoliche. Nella vostra giovinezza vedo e sento presenti tutti gli studenti del Paese. Tutti vi saluto con affetto particolare, perché vedo in voi la speranza promettente della Chiesa e della nazione messicana del domani.

Voglio anche salutare affettuosamente i vostri professori, i rappresentanti degli istituti di formazione e dei padri di famiglia. Tutti meritate il mio rispetto perché tutti concorrete a formare le nuove generazioni.1. Le difficoltà che le scuole cattoliche in Messico hanno saputo superare nell'adempimento della propria missione, è un motivo di più del mio ringraziamento al Signore e allo stesso tempo uno stimolo alla vostra responsabilità, acciocché la scuola cattolica conduca a termine la formazione integrale dei futuri cittadini su una base autenticamente umana e cristiana.

"La Chiesa, per ciò che riguarda la sua specifica missione, deve promuovere e impartire l'educazione cristiana alla quale tutti i battezzati hanno diritto, affinché raggiungano la maturità nella fede. Come servitrice di tutti gli uomini, la Chiesa cerca di collaborare tramite i suoi membri, soprattutto laici, nei compiti di promozione culturale umana, in tutte le forme che interessano la società" ("Educacion", 9: Medellin).

Molto antica è la tradizione cristiana in questa Città del Messico; ed è stata anche pioniera nell'introdurre la dottrina sociale della Chiesa nei piani di studio scolastici. Ciò è stato germe di un maggiore rispetto dei diritti di tutti gli uomini, specialmente di coloro che soffrono nella miseria e nell'emarginazione sociale.

2. La Chiesa contempla con ottimismo e profonda speranza la gioventù. Voi, i giovani, rappresentate la maggior parte della popolazione messicana, di cui il 50 per cento non giunge ai 20 anni. Nei momenti più difficili del cristianesimo nella storia messicana, i giovani hanno dato testimonianza eroica e generosa.

La Chiesa vede nella gioventù un'enorme forza innovatrice, che il nostro predecessore Giovanni XXIII considerava come un simbolo della Chiesa stessa, chiamata a un costante rinnovamento di se stessa, ossia a un incessante ringiovanimento.

Preparatevi alla vita con serietà e diligenza. In questo momento della giovinezza, tanto importante per la maturazione piena della vostra personalità, sappiate dare sempre il posto adeguato all'elemento religioso della vostra formazione, quello che porta l'uomo al raggiungimento della sua piena dignità, che è quella di esser figlio di Dio. Ricordatevi sempre che solo se vi appoggiate, come dice san Paolo, sull'unico fondamento che è Gesù Cristo (cfr. 1Co 3,11), potrete costruire qualcosa di veramente grande e duraturo.

3. Come ricordo di questo incontro così cordiale e gioioso voglio lasciarvi una considerazione concreta.

Con la vivacità che è propria della vostra età, con l'entusiasmo generoso del vostro cuore giovane, camminate incontro a Cristo: solo egli è la soluzione di tutti i vostri problemi; solo egli è via, verità e vita; solo egli è la vera salvezza del mondo; solo egli è la speranza dell'umanità.

Cercate Gesù sforzandovi di acquistare una fede personale profonda che informi e orienti tutta la vostra vita; pero soprattutto sia vostro impegno e vostro programma amare Gesù, con un amore sincero, autentico e personale. Egli deve essere vostro amico e vostro appoggio nel cammino della vita. Solo lui ha parole di vita eterna (cfr. Jn 6,68).

La vostra sete di assoluto non può essere saziata dai surrogati di ideologie che conducono all'odio, alla violenza e alla disperazione. Solo Cristo, cercato e amato con amore sincero, è fonte di allegria, di serenità e di pace.

Pero dopo aver incontrato Cristo, dopo aver scoperto chi è lui, non si può non sentire la necessità di annunciarlo. Sappiate essere testimoni autentici di Cristo; sappiate vivere e proclamare, con fatti e parole, la vostra fede.

Voi, carissimi giovani, dovete aver l'ansia e il desiderio di essere portatori di Cristo a questa società attuale, più che mai bisognosa di lui, più che mai alla ricerca di lui, nonostante le apparenze inducano talvolta a credere il contrario.

"E' necessario, ha scritto il mio predecessore Paolo VI nell'esortazione "Evangelii Nuntiandi" (EN 72), che i giovani, ben formati nella fede e radicati nella preghiera si convertano sempre più in apostoli della gioventù". A ciascuno di voi spetta il compito entusiasmante di essere messaggero di Cristo fra i suoi compagni di scuola e di svago. Ciascuno di voi deve avere nel cuore il desiderio di essere un apostolo fra coloro che stanno intorno a voi.

4. Voglio ora confidarvi un problema che mi sta molto a cuore. La Chiesa è cosciente del sottosviluppo culturale esistente in molte zone del continente latino-americano e del vostro Paese. Il mio predecessore Paolo VI, nella sua enciclica "Populorum Progressio" (PP 36) affermava: "...L'educazione di base è il primo obiettivo di un piano di sviluppo".

Nella dinamica accelerata dei cambiamenti, caratteristica della società attuale, è necessario e, a volte, urgente che sappiamo creare un ambiente di solidarietà umana e cristiana intorno allo spinoso problema della scolarizzazione.

Lo ricordava già il Concilio nel suo documento sull'educazione: "Tutti gli uomini, di qualsiasi razza, condizione ed età, per possedere dignità personale, hanno il diritto inalienabile a un'educazione..." (GE 1).

Non è possibile restare indifferenti davanti al grave problema dell'analfabetismo o semianalfabetismo.

In uno dei momenti decisivi per il futuro dell'America Latina, faccio un vivo appello in nome di Cristo a tutti gli uomini e, in modo particolare, a voi giovani, perché prestiate oggi e domani il vostro aiuto, servizio e collaborazione a questo compito della scolarizzazione. La mia voce, la mia supplica di Padre si dirige anche agli educatori cristiani affinché, con il loro apporto, favoriscano l'alfabetizzazione e la "culturalizzazione", con una visione integrale dell'uomo.

Non dimentichiamo che "un analfabeta è uno spirito sottoalimentato" (PP 35).

Confido nella collaborazione di tutti per aiutare a risolvere questo problema, che tocca un diritto tanto essenziale dell'essere umano.

Giovani! Impegnatevi umanamente e cristianamente in cose che meritano sforzo, disinteresse e generosità. La Chiesa lo attende da voi e confida in voi!

5. Poniamo questa intenzione ai piedi di Maria, che voi messicani invocate come nostra Signora di Guadalupe. Ella fu associata intimamente al mistero di Cristo ed è un esempio di amore generoso e di consacrazione al servizio altrui. La sua vita di fede profonda è la via per irrobustire la nostra fede e ci insegna a incontrarci con Dio nell'intimità del nostro essere.

Tornando a casa, alle associazioni giovanili e gruppi di amici, dite a tutti che il Papa conta sui giovani. Dite che i giovani sono la forza e la consolazione del Papa, che vuole star con loro per far loro giungere la sua voce di incoraggiamento fra le mille difficoltà che comporta il trovarsi in mezzo alla società.

Vi aiuti e vi stimoli a realizzare le vostre intenzioni la benedizione apostolica che vi imparto di cuore, insieme ai vostri cari e a quanti si dedicano alla vostra formazione.

Data: 1979-01-30

Data estesa: Martedì 30 Gennaio 1979.





All'aeroporto di Guadalajara (Messico)

Titolo: Ringraziamento e saluto

Testo: Signor Cardinale, fratelli, figli amatissimi.

Ringrazio di tutto cuore il Signor Arcivescovo di Guadalajara per il saluto che ha avuto la cortesia di rivolgermi al mio arrivo in questa amata arcidiocesi, Il Papa si sente emozionato per l'accoglienza tanto umana, tanto cristiana e familiare. Mi sembra di stare fra i miei, a casa mia.

Nella storia di questo grande Paese, gli abitanti di questo Stato e di questa Città si sono sempre distinti per una particolare religiosità e laboriosità. Avete saputo riunire lo spirituale e il materiale, in una sintesi che presuppone il vivere autenticamente il Messaggio del Figlio di Dio.

Carissimi: il mio saluto è diretto ai qui presenti e in modo particolare ai sacerdoti, ai religiosi e a tutti coloro che lavorano per la costruzione del regno di Dio in questa arcidiocesi, ricca per testimonianze di fede cristiana, che si manifesta in tanti modi, e soprattutto in vocazioni alla vita religiosa.

Grazie per l'opportunità che offrite al vostro Padre di stare con voi, figli miei, in questa visita.

Che il Signore vi benedica! Data: 1979-01-30

Data estesa: Martedì 30 Gennaio 1979.





Al "Barrio Pobre" di Santa Cecilia - Guadalajara (Messico)

Testo: Carissimi fratelli e sorelle.

Ho desiderato vivamente questo incontro, abitanti del quartiere di Santa Cecilia, perché mi sento solidale con voi e perché, essendo poveri, avete diritto alle mie particolari sollecitudini.

Vi dico subito il motivo: il Papa vi ama perché siete i prediletti di Dio. Lui stesso, nel fondare la sua famiglia, la Chiesa, aveva presente l'umanità povera e bisognosa. Per redimerla, invio precisamente il suo Figlio che nacque povero e visse fra i poveri per farci ricchi con la sua povertà (cfr. 2Co 8,9).

Come conseguenza di questa redenzione, portata a termine in chi si è fatto uno di noi, adesso non siamo più poveri servi, siamo figli, che possiamo chiamare Dio: Padre (cfr. Ga 4,4-6). Non siamo più derelitti, giacché, se siamo figli di Dio, siamo anche eredi dei beni che lui offre con abbondanza a quelli che lo amano (Mt 11,28). Potremmo diffidare che un padre dia buone cose ai suoi figli? (cfr. Mt 7,7ss). Lo stesso Gesù, nostro Salvatore, ci aspetta per sollevarci nella fatica (cfr. Mt 11,28). Allo stesso tempo conta sulla nostra collaborazione personale per renderci sempre più degni, essendo artefici della nostra propria elevazione umana e morale.

Allo stesso tempo, davanti alla vostra angosciosa situazione, invito con tutte le mie forze coloro che hanno mezzi e si sentono cristiani, a rinnovarsi nella mente e nel cuore perché promovendo una maggiore giustizia e persino dando del proprio, a nessuno manchi il conveniente alimento, vestiario, abitazione, cultura, lavoro; tutto ciò che dà dignità alla persona umana. L'immagine di Cristo sulla Croce, prezzo del riscatto dell'umanità, è un pressante appello a spendere la vita ponendoci al servizio dei bisognosi, in sintonia con la carità, che è generosa e che non simpatizza con l'ingiustizia, bensì con la verità (cfr. 1Co 13,2ss).

Vi benedico tutti, chiedendo al Signore di illuminare sempre i vostri cuori e le vostre azioni.

Data: 1979-01-30

Data estesa: Martedì 30 Gennaio 1979.





Agli operai - Stadio di Guadalajara (Messico)

Titolo: Essere testimoni e artefici di giustizia e di vera libertà

Testo: Cari fratelli e sorelle, cari operai e operaie.

Giungo qui nello scenario meraviglioso di Guadalajara, dove ci incontriamo nel nome di Colui che volle esser conosciuto come figlio del falegname.

Vengo a voi portando nei miei occhi e nella mia anima l'immagine di nostra Signora di Guadalupe, vostra protettrice, verso la quale professate un amore filiale che ho potuto constatare non solo nel suo santuario, ma anche passando per le strade e le città del Messico. Dove c'è un messicano, là c'è la Madre di Guadalupe. Mi diceva un signore che 96 messicani su 100 sono cattolici, ma 100 su 100 sono guadalupani.

Ho voluto venire a visitarvi, famiglie operaie di Guadalajara e di altre località, in questa arcidiocesi che si distingue per la sua adesione alla fede, per la sua unità familiare e per i suoi sforzi per rispondere alle grandi esigenze umane e cristiane di giustizia, di pace, di progresso, in nome di Dio.

Mi presento a voi come un fratello, con gioia e con amore, dopo aver avuto l'opportunità di percorrere le strade del Messico e di esser testimone dell'amore che qui si professa a Cristo, alla Vergine santissima e al Papa, pellegrino e messaggero della fede, della speranza e dell'unione tra gli uomini.

Desidero manifestarvi subito quanto fa piacere al Papa che questo sia un incontro con operai, con famiglie operaie, con famiglie cristiane, che dai loro posti di lavoro sanno essere agenti del bene sociale, del rispetto, dell'amore a Dio nell'officina, nella fabbrica, in qualsiasi casa o luogo.

Pensando a voi, fanciulli e fanciulle, giovani di famiglie operaie, mi viene in mente la figura di Colui che nacque in seno ad una famiglia operaia, che crebbe in età, sapienza e grazia, che da sua Madre apprese a comportarsi come uomo, e che nell'uomo giusto che Dio gli diede per padre ebbe il maestro nella vita e nel lavoro quotidiano. La Chiesa venera questa Madre e questo uomo, questo santo operaio, modello insieme di uomo e di operaio.

Nostro Signor Gesù Cristo ricevette le carezze delle sue ruvide mani di operaio, mani incallite nel lavoro, ma nondimeno aperte alla bontà e alle necessità dei fratelli. Permettetemi di entrare nelle vostre case, vogliate vedere il Papa come ospite e amico vostro e dargli la consolazione di vedere nei vostri focolari l'unione, l'amore familiare che riposa dopo la giornata di fatica in questo mutuo e affettuoso calore, come regnava nella sacra Famiglia. Mi fa vedere, cari bambini e giovani, che vi state preparando in modo serio per il domani, ve lo ripeto, siete la speranza del Papa.

Non mi negate la gioia di vedervi camminare per sentieri che vi conducono ad essere autentici seguaci del bene e amici di Cristo. Non mi negate la gioia del vostro senso di responsabilità negli studi, nelle attività, nei divertimenti. Siete chiamati ad essere portatori di generosità e onestà, ad essere lottatori contro l'immoralità, a preparare un Messico più giusto e sano, più felice per i figli di Dio e figli di nostra madre Maria.

Voi sapete molto bene che il lavoro dei vostri genitori è presente nello sforzo comune di crescita di questa nazione e in tutto ciò che contribuisce a far giungere i benefici della civilizzazione contemporanea a tutti i messicani. Siate orgogliosi dei vostri genitori e collaborate con loro alla vostra formazione di giovani onorati e cristiani; vi accompagnano il mio affetto e il mio incoraggiamento.

L'affetto del Papa si dirige anche alle lavoratrici madri e spose presenti e a tutte quelle che ascoltano la mia parola attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Ricordate quella Vergine Madre che seppe esser causa di gioia per lo sposo e guida sollecita per il figlio nei momenti di difficoltà e di prova quando vi sono preoccupazioni e limitazioni, ricordate che Dio scelse una madre povera e che ella seppe mantenersi ferma nel bene, anche nelle ore più dure.

Molte di voi lavorano nelle molteplici attività che oggi si aprono alle capacità femminili, molte di voi sono anche sostegno a non pochi focolari e aiuto continuo perché la vita familiare sia sempre più degna. Siate presenti con la vostra creatività nella trasformazione di questa società: il modo di vivere contemporaneo offre opportunità e impieghi sempre più importanti per la donna; portate il vostro contributo illuminato dal vostro sentimento religioso a tutti i vostri dirigenti e anche alle più alte autorità.

Amici, fratelli lavoratori, c'è un concetto cristiano del lavoro, della vita familiare e sociale che racchiude grandi valori ed esige criteri e norme morali per orientare chi crede in Dio e in Gesù Cristo, affinché il lavoro si realizzi come una vera vocazione di trasformazione del mondo, in uno spirito di servizio e di amore ai fratelli; affinché la persona umana si realizzi proprio qui e contribuisca alla crescente umanizzazione del mondo e delle sue strutture.

Il lavoro non è una maledizione, è una benedizione di Dio che chiama l'uomo a dominare la terra e a trasformarla, affinché con l'intelligenza e lo sforzo dell'uomo prosegua l'opera creatrice e divina. Voglio dirvi, con tutta l'anima e con tutte le forze, che mi amareggia la scarsezza del lavoro, mi amareggia profondamente l'ingiustizia, mi amareggiano i conflitti, mi amareggiano le ideologie di odio e di violenza che non sono evangeliche e che tante ferite causano nell'umanità contemporanea.

Al cristiano non basta la denuncia delle ingiustizie, a lui si chiede anche di essere vero testimone e promotore di giustizia; chi lavora ha diritti che deve difendere legalmente, ma ha anche doveri che deve compiere generosamente.

Come cristiani siete chiamati ad essere artefici di giustizia e di vera libertà oltre che forgiatori di carità sociale. La tecnica contemporanea crea tutta una problematica nuova e a volte produce disoccupazione, ma apre anche grandi possibilità che richiedono al lavoratore una sempre maggiore preparazione e un apporto sempre più intenso delle sue capacità umane e della sua immaginazione creativa. Per questo il lavoro non deve essere una mera necessità, ma deve esser considerato come un'autentica vocazione, una chiamata di Dio a costruire un mondo nuovo nel quale coabitino la giustizia e la fratellanza, anticipo del Regno di Dio, nel quale non vi saranno certo né carenze, né limitazioni.

Il lavoro deve essere il mezzo affinché tutta la creazione sia sottomessa alla dignità dell'essere umano e figlio di Dio. Il lavoro offre l'opportunità di impegnarsi con tutta la comunità senza risentimenti, senza amarezze, senza odi, ma con l'amore universale di Cristo che non esclude nessuno e tutti abbraccia.

Cristo ci ha annunziato l'Evangelo, dal quale sappiamo che Dio è amore, che è Padre di tutti e che noi siamo tutti fratelli.

Il mistero centrale della vita cristiana, quello della Pasqua, ci fa guardare al nuovo cielo e alla terra nuova. Nel lavoro deve esistere questa mistica pasquale, mediante la quale sacrifici e fatiche si accettano con slancio cristiano per far si che risplenda più chiaramente il nuovo ordine voluto dal Signore e per costruire un mondo che risponda alla bontà di Dio in armonia, amore e pace.

Amatissimi figli e figlie, prego il Signore per voi tutti e gli chiedo l'unità e la stabilità delle vostre famiglie e perché la vita del focolare sia sempre piena e gioiosa. La fede cristiana deve essere più forte in rapporto ai fattori della crisi contemporanea. La Chiesa, come il Concilio ci ha insegnato così luminosamente, deve essere la grande famiglia nella quale si vive la dinamica dell'unità, di vita, di gioia e di amore, che è la Santissima Trinità.

Lo stesso Concilio ha chiamato la famiglia "piccola Chiesa"; nella famiglia cristiana comincia l'azione evangelizzatrice della Chiesa. Le famiglie sono le prime scuole dell'educazione alla fede, e solo se questa unità cristiana si conserva sarà possibile che la Chiesa compia la sua missione nella società e nella Chiesa stessa.

Amici e fratelli, grazie per avermi offerto la possibilità di partecipare a questo grande incontro col mondo operaio, con il quale mi sento sempre tanto in sintonia. Siete per il Papa amici e compagni, vi ringrazio.

Questa città di Guadalajara si è distinta in tutto il Messico per l'impulso dato alle attività sportive che procurano alla famiglia lo sviluppo fisico e spirituale e l'allegria di una mente sana in un corpo sano. La corona di calciatori che ci accompagna dà un nuovo colore alla nostra grande riunione. Il Papa benedice tutti e ognuno. Che ciò vi incoraggi nel vostro impegno apostolico con generosa dedizione fraterna e con la sicurezza che Dio lavora con voi nella costruzione di un mondo più bello, più amabile, più giusto, più umano, più cristiano. così sia.

Data: 1979-01-30

Data estesa: Martedì 30 Gennaio 1979.





Alle religiose di clausura - Zapopan (Messico)

Titolo: La vostra vita di consacrate è pienamente attuale

Testo: Care religiose di clausura.

In questa cattedrale di Guadalajara desidero salutarvi con quelle belle ed espressive parole che ripetiamo con frequenza durante l'assemblea liturgica: "Il Signore sia con voi" ("Messale Romano"). Si, che il Signore, al quale avete consacrato tutta la vostra vita, sia sempre con voi.

Come potrebbe mancare, durante la visita in Messico, un incontro del Papa con le religiose contemplative? Se desideravo incontrare tante persone, voi occupavate un posto speciale per la vostra particolare consacrazione al Signore e alla Chiesa. Per questo motivo, il Papa vuole stare anche accanto a voi.

Questo incontro vuole essere la continuazione di quello che ebbi con le altre religiose messicane; dissi molte cose anche per voi, ma ora desidero riferirmi a ciò che è più specificatamente vostro.

Quante volte il Magistero della Chiesa ha dimostrato la sua grande stima e l'apprezzamento per la vostra vita dedicata all'orazione, al silenzio e a un modo singolare di dono a Dio! In questi tempi di grandi trasformazioni, mantiene sempre un significato questo tipo di vita, o è qualcosa di superato? Il Papa vi dice: si, la vostra vita ha più importanza che mai, la vostra consacrazione totale è di piena attualità. In un mondo che sta perdendo il senso del divino, di fronte alla sopravvalutazione di ciò che è materiale, voi, care religiose, impegnate dalla clausura a essere testimoni dei valori per i quali vivete, siate testimoni del Signore per il mondo d'oggi, infondete con la vostra orazione un nuovo soffio di vita nella Chiesa e nell'uomo contemporaneo.

Specialmente nella vita contemplativa si tratta di realizzare una unità difficile: manifestare al mondo il mistero della Chiesa nel tempo presente e gustare già qui, mostrandole agli uomini, come dice san Paolo, "le cose di lassù" (Col 1,3).

L'essere contemplativa non significa tagliare i ponti con il mondo, con l'apostolato. La contemplativa deve trovare il suo modo specifico di estendere il Regno di Dio, di collaborare nell'edificazione della città terrena, non solo con le preghiere e i sacrifici, ma con la testimonianza silenziosa, è vero, ma che possa essere capita dagli uomini di buona volontà, con cui siete in contatto.

Per questo fine dovete trovare il vostro stile particolare che, in una visione contemplativa, vi permetta di dividere con i vostri fratelli il dono gratuito del Signore.

La vostra vita consacrata nasce dalla consacrazione battesimale e la esprime con maggiore pienezza. Con una risposta libera alla chiamata dello Spirito Santo, avete deciso di seguire Cristo consacrandovi totalmente a lui. "La consacrazione poi sarà tanto più perfetta - dice il Concilio - quanto più solidi e stabili sono i vincoli con i quali è rappresentato Cristo indissolubilmente unito alla Chiesa sua sposa" (LG 44).

Voi, religiose contemplative, sentite un'attrazione che vi conduce verso il Signore. Sostenute da Dio, vi abbandonate alla sua azione paterna che vi innalza a lui e vi trasforma in lui, mentre vi prepara alla contemplazione eterna, che costituisce la meta ultima per tutti. Come potrete avanzare lungo questo cammino ed essere fedeli alla grazia che vi anima, se non risponderete con tutte voi stesse, attraverso un dinamismo il cui impulso è l'amore, a questa chiamata che vi orienta in modo permanente verso il Signore? Considerate poi qualsiasi altra attività come una testimonianza, offerta al Signore, della vostra intima comunione con lui, affinché vi conceda quella purezza di intenzioni, tanto necessaria per incontrarlo nella preghiera stessa. In questo modo contribuirete all'estensione del Regno di Dio, con la testimonianza della vostra vita e con "una misteriosa fecondità apostolica" (PC 7).

Riunite nel nome di Cristo, le vostre Comunità hanno come centro l'Eucaristia, "sacramento dell'amore, segno d'unità, vincolo di carità" (SC 47).

Anche attraverso l'Eucaristia il mondo è presente al Centro della vostra vita di preghiera e di offerta, come il Concilio ha spiegato: "Né pensi alcuno che i religiosi con la loro consacrazione diventino estranei agli uomini o inutili nella città terrestre. Poiché, anche se talora non assistono direttamente i loro contemporanei, li tengono tuttavia presenti in modo più profondo con la tenerezza di Cristo, e con essi collaborano spiritualmente, affinché l'edificazione della città terrena sia sempre fondata nel Signore e a lui diretta, né avvenga che lavorino invano quelli che la stanno edificando" (LG 46).

Contemplandovi con la tenerezza del Signore quando chiamava i suoi discepoli "piccolo gregge" (cfr. Lc 12,32), e annunciava loro che suo Padre si era compiaciuto nel dar loro il Regno, io vi supplico: conservate la semplicità dei "più piccoli" del Vangelo. Sappiate trovarla nella comunione intima e profonda con Cristo e nel contatto con i vostri fratelli. Conoscerete allora "la pienezza della felicità per l'azione dello Spirito Santo" che è proprio di coloro che sono introdotti ai segreti del regno (cfr. PC 15).

Che la Madre amatissima del Signore, che in Messico invocate con il dolce nome di nostra Signora di Guadalupe, e sul cui esempio avete consacrato a Dio la vostra vita, vi porti nel vostro quotidiano cammino, quella letizia inalterabile che solo Gesù può dare.

Come un grande saluto di pace che non si spegne in voi qui presenti, ma che si estende invisibilmente a tutte le vostre sorelle contemplative del Messico, ricevete di cuore la mia benedizione apostolica.

Data: 1979-01-30

Data estesa: Martedì 30 Gennaio 1979.






GPII 1979 Insegnamenti - Alle organizzazioni cattoliche - Città del Messico - Con la Chiesa uniti da un'intensa vita spirituale