GPII 1979 Insegnamenti - A Battery Park - New York (USA)

2. E' motivo d'onore per il vostro Paese l'aver costruito su questo fondamento di libertà una Nazione dove è rispettata la dignità di ogni persona umana, dove il senso religioso è in auge e la struttura familiare è grandemente favorita, dove il dovere e il lavoro onesto sono tenuti in grande onore, dove la generosità e l'ospitalità non sono parole vuote, e dove il diritto alla libertà religiosa è profondamente radicato nella vostra storia.

Ieri davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite ho perorato la causa della pace e della giustizia fondate sul pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona umana. Ho parlato pure della libertà religiosa perché tocca le relazioni di una persona con Dio e perché è relazionata in modo speciale con altri diritti umani. E' strettamente connessa col diritto di libertà di coscienza. E se la coscienza non trova sicurezza nella società, allora è minacciata anche la sicurezza di tutti gli altri diritti.

La libertà, in tutti i suoi aspetti, deve essere fondata sulla verità.

Voglio ripetere le parole di Gesù: "la verità vi farà liberi" (Jn 8,32). Mi auguro quindi che il vostro senso di libertà vada di pari passo con un profondo senso di verità e di onestà verso voi stessi e verso le realtà della vostra società. Non è ammissibile che i successi del passato sostituiscano le responsabilità che avete verso la società in cui vivete e verso i vostri concittadini. Nel mondo odierno il desiderio di libertà come pure la ricerca della giustizia sono diventati un'aspirazione universale. Un'organizzazione o istituzione che lavori per la pace perde la sua credibilità se non appoggia questa ricerca della giustizia. Tutte e due infatti sono requisiti essenziali dello spirito umano.

3. Sarà sempre un vanto glorioso per questa Nazione, che a coloro che guardavano all'America, essa abbia offerto la libertà e la opportunità di migliorare. Questa tradizione deve essere onorata anche oggi. La libertà acquisita deve essere ratificata ogni giorno rifiutando tutto ciò che ferisce, indebolisce e disonora la vita umana. Mi appello quindi a tutti coloro che amano la libertà e la giustizia affinché offrano opportunità ai bisognosi, ai poveri e agli indifesi. Rompete i miseri cerchi della povertà e dell'ignoranza che tengono schiavi troppi fratelli e sorelle; i cerchi dei pregiudizi che durano ancora nonostante l'enorme progresso fatto per una vera eguaglianza nell'educazione e nel lavoro; i cerchi della disperazione che tengono prigionieri tutti coloro che mancano di cibo, casa e lavoro; i cerchi del sottosviluppo derivante da meccanismi internazionali che subordinano l'umana esistenza al dominio di un mal celato progresso economico; per ultimo, i cerchi inumani della guerra che deriva dalla violazione dei diritti fondamentali dell'uomo e causa violazioni ancora maggiori.

La libertà nella giustizia apporterà, come in passato, una nuova aurora di speranza per i senzatetto, i disoccupati, gli anziani, i malati e gli handicappati, per gli emigranti e i lavoratori senza nome, per tutti coloro che in questo Paese e nel mondo aspirano a un dignità umana.

Con sentimenti di ammirazione e di fiducia nella vostra potenzialità per una vera grandezza umana, desidero salutare in voi la ricca varietà della vostra Nazione, dove uomini di diverse origini etniche e varie credenze possono vivere, lavorare e progredire insieme in libertà e mutuo rispetto. Saluto e ringrazio tutti coloro che qui mi hanno dato questo cordiale benvenuto: uomini d'affari e lavoratori, professori e imprenditori, assistenti sociali e autorità civili, vecchi e giovani, vi saluto tutti con rispetto, stima e amore. Il mio caldo saluto va a ognuno di voi e ad ogni gruppo, ai miei fratelli cattolici, ai membri delle varie Chiese Cristiane con cui sono unito nella fede in Gesù Cristo.

Un saluto speciale lo rivolgo ai capi della comunità Giudaica la cui presenza mi onora molto. Alcuni mesi fa a Roma mi incontrai con un gruppo internazionale di rappresentanti Giudei. In quella occasione, richiamando alla mente le iniziative prese dopo il Concilio Vaticano II sotto il mio predecessore Paolo VI, dissi che "le nostre due Comunità sono legate e intimamente connesse a livello delle proprie rispettive identità religiose e che, su questa base, noi siamo ben consci che il sentiero sul quale dobbiamo procedere è quello del dialogo fraterno e della fruttuosa collaborazione" (cfr. Discorso a esponenti delle Organizzazioni ebraiche, 12 marzo 1979). Sono felice di constatare che qui negli Stati Uniti grosse sezioni di tutte e due le Comunità con le rispettive autorità e rappresentanti, hanno seguito il medesimo sentiero. Vari programmi di studio, mutua conoscenza, una comune determinazione di voler rifiutare qualsiasi forma di anti-semitismo e discriminazione, varie forme di collaborazione per il progresso umano, ispirate dalla nostra comune eredità biblica, hanno creato vincoli profondi e permanenti fra Giudei e Cattolici.

Come uno che nella mia patria ha condiviso le sofferenze dei vostri fratelli, vi saluto con una parola presa dalla lingua ebraica: "Shalom"! La pace sia con voi.

A ognuno qui presente esprimo il mio rispetto, la mia stima, il mio amore fraterno. Dio vi benedica tutti. Dio benedica New York! Data: 1979-10-03

Data estesa: Mercoledì 3 Ottobre 1979.

Al Shea Stadium - New York (USA) - Una città ha bisogno di un'anima

Cari amici di New York.

Sono veramente felice di poter avere l'opportunità di venire qui a salutarvi mentre mi reco all'aeroporto di La Guardia, alla fine della mia visita all'arcidiocesi e alla Metropoli di New York.

Grazie per il vostro caloroso benvenuto. Ancora una volta voglio salutare tutto il popolo di New York, Long Island, New Jersey e Connecticut, Brooklyn, tutte le vostre parrocchie, ospedali, scuole e organizzazioni, i vostri malati e i vostri anziani. Con affetto speciale saluto i giovani e i bambini.

Da Roma vi porto un messaggio di speranza e d'amore. "La pace di Cristo regni nei vostri cuori!" (Col 3,15). La pace sia il desiderio del vostro cuore, poiché, se amate la pace, voi amerete tutta l'umanità, senza distinzione di razza, colore o credenze.

Il mio saluto è allo stesso tempo un invito a voi tutti a volervi sentire personalmente responsabili del benessere e dello spirito comunitario della vostra città. Chi visita New York è sempre colpito dal carattere speciale di questa metropoli: grattacieli, strade senza fine, grandi aree residenziali, isolati di case, e soprattutto tanti milioni di persone che qui vivono e qui cercano il lavoro che darà sostentamento a loro e alla loro famiglia.

Grandi concentramenti di popolazione creano speciali problemi e speciali bisogni. Si richiede lo sforzo personale e l'onesta collaborazione di tutti per trovare le soluzioni giuste affinché tutti gli uomini, donne e bambini, possano vivere dignitosamente e sviluppare in pieno il loro potenziale senza che abbiano a soffrire per mancanza di educazione, casa, lavoro e opportunità culturali. Ma se una città deve diventare un vero domicilio per esseri umani essa ha bisogno di un'anima. Tocca a voi, uomini, darle quest'anima. In che modo? Amandovi a vicenda.

Nel vangelo Gesù ci dice: "Amerai il prossimo tuo come te stesso" (Mt 22,39).

Questo comando del Signore deve ispirarvi a stabilire le vere relazioni umane fra voi, cosicché nessuno si senta solo o non voluto, tanto meno rigettato, disprezzato e odiato. Gesù stesso vi darà la forza dell'amore fraterno. E allora ogni vicinato, ogni isolato, ogni strada diventeranno una vera comunità perché voi vorrete che ciò avvenga e perché Gesù Cristo vi aiuterà a realizzarlo.

Tenete Gesù Cristo nei vostri cuori e riconoscerete il suo volto in ogni essere umano. Vorrete allora soccorrerlo in ogni sua necessità: le necessità dei vostri fratelli e delle vostre sorelle. Questo è il modo di prepararsi ad incontrare Gesù, quando verrà di nuovo, all'ultimo giorno, come Giudice dei vivi e dei morti e ci dirà: "Venite benedetti dal Padre mio, riceverete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io avevo fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi... In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,34-35 Mt 25,39).

Voglio rivolgere ora il mio saluto più cordiale a tutti e a ciascuno dei membri della colonia di lingua spagnola che, provenienti da diversi paesi, sono presenti in questo stadio.

In voi vedo rappresentata e desidero salutare con grandissimo affetto la numerosa comunità ispanica che vive a New York e in tante zone degli Stati Uniti.

Siate certi che sono pienamente consapevole del posto che occupate nella società americana, e che seguo con vivo interesse le vostre realizzazioni, aspirazioni e difficoltà nel tessuto sociale di questa Nazione, che rappresenta la vostra patria adottiva o la terra che vi accoglie. Per questo, fin dal primo momento in cui accettai l'invito a visitare questo Paese, ho pensato a voi, parte integrante e specifica di questa società, parte assai notevole della Chiesa in questa vasta Nazione.

Come cattolici voglio esortarvi a mantenere sempre ben visibile la vostra identità cristiana, con un costante riferimento ai valori della vostra fede, che devono illuminare la legittima ricerca di una posizione materiale degna per voi e per le vostre famiglie.

Immersi generalmente nell'ambiente di città popolose e in un clima sociale nel quale a volte primeggia l'elemento tecnico e materiale, sforzatevi di dare un supplemento di spirito alla vostra vita e alla vostra convivenza. Tenete presente Dio nella vostra esistenza; questo Dio che vi invita a essere ognora più degni della vostra condizione di uomini e di esseri che hanno una vocazione all'eternità; questo Dio che vi chiama alla solidarietà e a collaborare alla costruzione di un mondo ognora più abitabile, giusto e fraterno.

Prego per voi, per i vostri familiari e amici, soprattutto per i fanciulli, gli infermi e per quanti soffrono, e a tutti do la mia benedizione. Dio vi accompagni sempre! Arrivederci, e Dio vi benedica.

Data: 1979-10-03

Data estesa: Mercoledì 3 Ottobre 1979.

Nella Cattedrale di Filadelfia (USA)

Titolo: Nella memoria dei santi Pietro e Paolo e Giovanni Neumann

Testo: Cari fratelli e sorelle in Cristo.

Ringrazio il Signore d'avermi permesso di ritornare in questa città di Filadelfia nello Stato di Pennsylvania. Ho dei cari ricordi, quando sono stato prima qui vostro ospite e ricordo in modo particolare la celebrazione del Bicentenario nel 1976, alla quale io partecipai come Arcivescovo di Cracovia.

Oggi, per la grazia di Dio, io vengo qui come successore di Pietro per portarvi un messaggio di amore e per fortificarvi nella vostra fede.

Dal vostro cortese benvenuto sento che voi volete onorare in me il Cristo che io rappresento e che vive in tutti noi, tutti noi che attraverso lo Spirito Santo formiamo una comunità, una comunione nella fede e nell'amore.

Sento inoltre di trovarmi veramente tra amici e mi sento a casa, nei vostri cuori.

In modo del tutto speciale desidero ringraziare il Cardinale Krol, Arcivescovo di Filadelfia, per l'invito rivoltomi a venire qui a celebrare l'Eucaristia con lui e con il popolo. Un cordiale ringraziamento porgo al clero, ai laici, ai religiosi di questa Chiesa locale.

Sono venuto come vostro Fratello in Cristo, portando con me il medesimo messaggio che Gesù stesso reco alle città e ai paesi della Terra Santa. Lodiamo il Signore, nostro Dio e nostro Padre, e amiamoci gli uni gli altri.

E' per me motivo di grande piacere incontrarvi nella Cattedrale di Filadelfia, perché ha un profondo significato per me. Innanzitutto essa rappresenta voi: la vivente Chiesa di Cristo qui e ora viva nella fede, unita nell'amore di Gesù Cristo.

Questa Cattedrale richiama alla memoria san Giovanni Neumann, un tempo Vescovo di questa sede, ed ora e per sempre Santo della Chiesa Universale.

Da questo edificio il suo messaggio e il suo esempio di santità si devono trasmettere a tutte le nuove generazioni di giovani. E se oggi prestiamo attenzione, possiamo sentire san Giovanni Neumann che parla a tutti noi con le parole della Lettera agli Ebrei: "Ricordatevi delle vostre guide che vi annunciarono la parola di Dio e, considerando la fine della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e per sempre" (He 13,8).

Infine, questa Cattedrale vi unisce ai grandi Apostoli di Roma, Pietro e Paolo. Essi, vicendevolmente, continuano a darvi la loro testimonianza a Cristo, a proclamarvi la divinità di Cristo, a fare conoscere lui prima del mondo.

Oggi qui a Filadelfia la confessione di Pietro diviene per tutti noi un personale atto di fede che noi esprimiamo assieme dicendo a Gesù: "Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivente". E con san Paolo ognuno di noi è chiamato a dire nel profondo dei nostri cuori e dinanzi al mondo: "Ancora vivo la mia vita umana, ma è una vita di fede nel Figlio di Dio, che mi amo e diede se stesso per me" (Ga 2,20).

Questa Cattedrale è anche unita nella religione alle tradizioni di questa storica città. Ogni servizio alla morale e all'elevazione spirituale è un servizio alla civilizzazione dell'uomo; è un contributo alla felicità umana e al vero benessere. così da questa Cattedrale porto il mio saluto a tutta la città di Filadelfia, alle autorità civili, alla popolazione. Come centro di amore fraterno, come prima capitale degli Stati Uniti d'America, voi siete il simbolo di libertà e di fraterni rapporti. Il mio saluto è anche una preghiera.

Possano la comune cooperazione e gli sforzi congiunti di tutti voi cittadini, Cattolici, Protestanti ed Ebrei, riuscire a fare che il vostro centro cittadino e la periferia siano luoghi dove la gente non è estranea l'uno verso l'altro, dove ogni uomo, ogni donna e ogni ragazzo siano rispettati, dove nessuno si senta abbandonato, respinto o solo.

Chiedendo il vostro aiuto di preghiere per la mia visita di amicizia e di carattere pastorale, estendo la mia benedizione a tutti voi, a quelli qui presenti oggi, ai vostri cari a casa, alle persone anziane e ammalate e in modo specialissimo ai giovani e ai bambini.

Dio benedica Filadelfia.

Data: 1979-10-03

Data estesa: Mercoledì 3 Ottobre 1979.

Omelia al "Logan Circle" - Filadelfia (USA)

Titolo: Nel ricordo della Dichiarazione d'Indipendenza

Testo: Cari fratelli e sorelle della Chiesa che è in Filadelfia.

1. E' una grande gioia per me celebrare l'Eucaristia con voi oggi. Tutti siamo riuniti insieme in una sola comunità, un solo popolo nella grazia e nella pace di Dio nostro Padre e del Signore Gesù Cristo; siamo riuniti in compagnia dello Spirito Santo. Noi siamo venuti insieme a proclamare il Vangelo in tutta la sua potenza, perché il Sacrificio Eucaristico è culmine e sanzione della nostra proclamazione.

Cristo è morto, Cristo è risorto, Cristo verrà ancora! Da questo altare del Sacrificio, ecco si leva un inno di lode e di ringraziamento a Dio per mezzo di Cristo. Noi che apparteniamo a Cristo siamo tutti parte di questo inno, di questo sacrificio di lode. Il sacrificio del Calvario è rinnovato su questo altare, e diventa anche la nostra offerta, un'offerta per i vivi e per i morti, per la Chiesa universale.

Uniti nella carità di Cristo, tutti noi siamo una sola cosa in questo Sacrificio: il Cardinale Arcivescovo che è chiamato a guidare questa Chiesa sul sentiero della verità e dell'amore; i suoi Vescovi ausiliari e il clero diocesano e religioso, che partecipano con i Vescovi alla predicazione della parola; i religiosi, uomini e donne, che per mezzo della consacrazione delle loro vite mostrano al mondo che cosa significa essere fedeli al messaggio delle Beatitudini; i padri e le madri, con la loro grande missione di rafforzare la Chiesa nell'amore; ogni categoria del laicato con il suo particolare compito da svolgere nella missione di evangelizzazione e di salvezza propria della Chiesa. Questo Sacrificio offerto oggi a Filadelfia è l'espressione della nostra preghiera comunitaria. In unione con Gesù Cristo innalziamo la nostra supplica per la Chiesa universale, per il benessere di tutti i nostri compagni e tutte le nostre compagne, e oggi, in particolare, per la salvaguardia di tutti i valori umani e cristiani che costituiscono il retaggio di questa terra, di questa regione e di questa città.


2. Filadelfia è la città della Dichiarazione d'Indipendenza, quel rilevante documento che contiene una solenne proclamazione della eguaglianza di tutti gli esseri umani, dotati dal loro Creatore di sicuri e inalienabili diritti: la vita, la libertà e la ricerca della felicità, che esprime una "ferma fiducia nella protezione della divina Provvidenza". Questi sono i sani principi morali formulati dai vostri Padri Fondatori e serbati per sempre nella vostra storia. Nei valori umani e civili che sono contenuti nello spirito di questa Dichiarazione vi sono facilmente riconosciute forti connessioni con fondamentali valori religiosi e cristiani. Anche un sentimento religioso fa parte di questo retaggio. La Campana della Libertà, che io ho ammirato in altra occasione, riporta le parole della Bibbia: "Proclamerete la liberazione nel paese" (Lv 25,10). Questa tradizione lancia per tutte le future generazioni d'America una nobile sfida: "Una Nazione posta sotto la protezione di Dio, indivisibile, con libertà e giustizia per tutti".


3. Come cittadini, dovete sforzarvi di conservare questi valori umani, di comprenderli meglio e di chiarirne le conseguenze sulla intera comunità, come anche il loro degno contributo al mondo. Come Cristiani, dovete rinforzare questi valori umani e completarli confrontandoli con il messaggio del Vangelo, in tal modo potrete scoprire i loro significati più profondi, e così potrete più pienamente far fronte ai vostri compiti e ai vostri obblighi nei riguardi degli esseri umani vostri simili, a cui siete legati da un comune destino. Ad ogni modo, per noi che conosciamo Gesù Cristo, i valori umani e cristiani sono nient'altro che i due aspetti della stessa realtà: la realtà dell'uomo, redento da Cristo e chiamato alla pienezza della vita eterna.

Nella mia prima lettera enciclica ho spiegato questa importante verità: "Cristo, Redentore del mondo, è Colui che è penetrato, in modo unico e irripetibile, nel mistero dell'uomo ed è entrato nel suo "cuore". Giustamente, quindi, il Concilio Vaticano II insegna: "In realtà, solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rm 5,14), e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione"" (Giovanni Paolo II, RH 8).

E quindi in Gesù Cristo che ogni uomo, donna e bambino è chiamato a trovare la risposta alle domande sui valori che ispireranno le sue relazioni personali e sociali.


4. Come può dunque un cristiano, ispirato e guidato dal mistero dell'Incarnazione e Redenzione di Cristo, rinforzare i suoi propri valori e quelli che sono compresi nel retaggio di questa nazione? La risposta a questa domanda per essere esauriente dovrebbe essere lunga. Permettetemi, dunque, che io tocchi soltanto i punti più importanti. Questi valori vengono rinforzati: quando il potere e l'autorità sono esercitati nel pieno rispetto di tutti i fondamentali diritti della persona umana, la cui dignità è la dignità di chi è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1,26); quando la libertà è accettata non in assoluto e per se stessa, ma come un dono che permette la donazione di sé e il servizio agli altri; quando la famiglia è protetta e rafforzata; quando la sua unità è preservata; e quando è riconosciuto e onorato il suo ruolo di cellula fondamentale della società. I valori umano-cristiani vengono incoraggiati quando è prodotto ogni sforzo affinché nessun bambino, in nessuna parte del mondo, vada incontro alla morte a causa della mancanza di cibo, o vada incontro al depauperamento delle sue possibilità intellettuali e fisiche per insufficienza di alimentazione, o debba portare per tutta la vita i segni della privazione. I valori umano-cristiani trionfano quando viene corretto qualunque sistema che consente lo sfruttamento di qualunque essere umano; quando nei pubblici servitori vengono incoraggiate l'integrità e l'onestà; quando chi amministra la giustizia è leale e imparziale; quando è fatto uso responsabile delle risorse materiali ed energetiche del mondo, risorse che sono assegnate per il vantaggio di tutti; quando l'ambiente è preservato intatto per le generazioni future. I valori umano-cristiani trionfano quando si sottomettono le decisioni politiche ed economiche alla dignità umana, quando queste vengono prese per servire l'uomo: ciascuna persona creata da Dio, ciascun fratello e ciascuna sorella redenti da Cristo.


5. Ho ricordato la Dichiarazione di Indipendenza e la Campana della Libertà, due monumenti che esemplificano lo spirito di libertà su cui questo Paese fu fondato.

Il vostro attaccamento alla libertà fa parte della vostra eredità. Quando la Campana della Libertà suono per la prima volta nel 1776, fu per annunciare la libertà della vostra Nazione, l'inizio della ricerca di un comune destino indipendente da qualsiasi coercizione esterna. Questo della libertà è il principio supremo nell'ordinamento politico e sociale, nei rapporti tra il Governo e il popolo, nei rapporti interpersonali. Inoltre, la vita dell'uomo è vissuta anche in un altro ordine di realtà: nell'ordine che investe il suo rapporto con ciò che è obiettivamente vero e moralmente buono. La libertà così acquista un significato più profondo quando è riferita alla persona umana. Riguarda in primo luogo la relazione dell'uomo con se stesso. Ogni persona umana, dotata di ragione, è libera quando è padrona delle sue proprie azioni, quando è in grado di preferire quel bene che è in conformità con la ragione, e dunque con la sua propria dignità umana.

La libertà non può mai tollerare alcuna offesa contro i diritti degli altri, e uno dei fondamentali diritti dell'uomo è il diritto di adorare Dio. Nella Dichiarazione sulla libertà religiosa, il Concilio Vaticano II stabili che "l'esigenza di libertà nella convivenza umana riguarda soprattutto i valori dello spirito, e in primo luogo il libero esercizio della religione nella società... E poiché la libertà religiosa, che gli uomini esigono nell'adempiere il dovere di render culto a Dio, riguarda l'immunità dalla coercizione nella società civile, essa lascia intatta la dottrina tradizionale cattolica sul dovere morale dei singoli e della società verso la vera religione e l'unica Chiesa di Cristo" "(DH 1).


6. Cristo stesso ha congiunto la libertà con la conoscenza della verità.

"Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Jn 8,32). Nella mia prima enciclica, a questo riguardo, ho scritto: "Queste parole racchiudono una fondamentale esigenza e insieme un ammonimento: l'esigenza di un rapporto onesto nei riguardi della verità, come condizione di un'autentica libertà; e l'ammonimento, altresi, perché sia evitata qualsiasi libertà apparente, ogni libertà superficiale e unilaterale, ogni libertà che non penetri tutta la verità sull'uomo e sul mondo" (Giovanni Paolo II, RH 12).

La libertà non può dunque essere capita se non in relazione alla verità rivelata da Gesù Cristo, e proposta dalla sua Chiesa, né essa può essere presa a pretesto per l'anarchia morale, perché ogni ordine morale deve rimanere legato alla verità. San Pietro, nella sua prima lettera, dice: "Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come un velo per coprire la malizia" (1P 2,16). Nessuna libertà può esistere quando è rivolta contro l'uomo in ciò che egli è, o contro l'uomo nella sua relazione con gli altri e con Dio.

Questo è particolarmente pertinente quando si considera la sfera della sessualità umana. Qui, come in qualunque altro campo, non vi può essere vera libertà senza rispetto per la verità relativa alla sessualità umana e al matrimonio. Nella società di oggi vediamo tante correnti di pensiero che portano disordine e tanta rilassatezza riguardo alla visione cristiana della sessualità che hanno tutte una cosa in comune: il ricorso al concetto di libertà per giustificare ogni comportamento che non è più tanto in armonia con il vero ordine morale e con l'insegnamento della Chiesa. Le norme morali non sono d'ostacolo alla libertà della persona o della coppia; al contrario, esse esistono precisamente per quella libertà, dal momento che esse sono date per assicurare il retto uso della libertà. Chiunque rifiuta di accettare queste norme o di agire in conformità con queste, chiunque cerca di liberare se stesso o se stessa da queste norme, non è veramente libero. Libera è invece la persona che regola il proprio comportamento in accordo con le esigenze del bene oggettivo. Quel che ho detto qui riguarda l'insieme della moralità coniugale, ma si applica con uguale ragione ai preti per quanto concerne gli obblighi del celibato. La coesione di libertà ed etica ha inoltre le sue conseguenze nella ricerca del bene comune nella società e per l'indipendenza nazionale che la Campana della Libertà annuncio due secoli or sono.


7. La legge divina è l'unica misura della libertà umana ed è data a noi nel Vangelo di Cristo, il Vangelo di Redenzione. Ma la fedeltà a questo Vangelo di Redenzione non sarà mai possibile senza l'azione dello Spirito Santo. E' lo Spirito Santo che protegge il messaggio che dà vita affidato alla Chiesa. E' lo Spirito Santo che assicura la fedele trasmissione del Vangelo nella vita di tutti noi. E' per l'azione dello Spirito Santo che la Chiesa è cresciuta giorno dopo giorno in un regno: un regno di verità e di vita, un regno di santità e di grazia, un universale regno di giustizia, amore e pace.

Oggi, dunque, noi veniamo davanti al Padre per offrirgli le suppliche e i desideri dei nostri cuori, per offrirgli lode e ringraziamento. Facciamo questo dalla città di Filadelfia per la Chiesa universale e per il mondo. Facciamo questo come "familiari di Dio" (Ep 2,19) in unione con il Sacrificio di Cristo Gesù, nostra pietra angolare, per la gloria della santissima Trinità. Amen.

Data: 1979-10-03

Data estesa: Mercoledì 3 Ottobre 1979.

Ai seminaristi di Filadelfia (USA)

Titolo: Siete la promessa per il futuro dell'evangelizzazione

Testo: Cari fratelli e figli in Cristo.

Una delle cose che desideravo di più nel corso della mia visita negli Stati Uniti, adesso si è avverata. Desideravo visitare un seminario ed incontrarmi con i seminaristi; e, attraverso voi, vorrei dire a tutti i seminaristi quanto siete importanti per me, e quanto siete importanti per il futuro della Chiesa: per il futuro della missione che Cristo ci ha affidato.

Voi occupate un posto speciale nei miei pensieri e nelle mie preghiere.

Nelle vostre vite c'è una grande promessa per il futuro dell'evangelizzazione. E voi ci date la speranza che il rinnovamento autentico della Chiesa, che ha avuto inizio con il Concilio Vaticano II, darà i suoi frutti. Ma perché questo avvenga, bisogna che in seminario riceviate una solida e completa preparazione. Questa mia convinzione dell'importanza dei seminari mi spinse a scrivere queste parole nella lettera ai Vescovi della Chiesa lo scorso Giovedì Santo: "La piena ricostruzione della vita dei Seminari in tutta la Chiesa sarà la migliore verifica della realizzazione del rinnovamento, verso il quale il Concilio ha orientato la Chiesa".

1. Se i seminari devono compiere la loro missione nella Chiesa, due attività nel programma generale del seminario sono assolutamente necessarie: l'insegnamento della parola di Dio e la disciplina.

La formazione intellettuale del prete, così necessaria nei tempi in cui viviamo, abbraccia parecchie scienze umane e varie scienze sacre. Esse hanno tutte un posto importante nella vostra preparazione al sacerdozio. Ma la priorità assoluta per i seminari di oggi è l'insegnamento della parola di Dio in tutta la sua purezza e integrità, con tutte le sue esigenze e in tutto il suo potere.

Questo fu chiaramente affermato dal mio amato predecessore Paolo VI quando asseri che le Sacre Scritture "saranno così per tutti una parte perenne di vita spirituale, un mezzo di prim'ordine per trasmettere la dottrina cristiana e infine l'essenza di tutta la teologia" (Paolo VI, "Messale Romano", 3 aprile 1969).

Perciò se voi, seminaristi di questa generazione, dovete essere preparati adeguatamente a ricevere l'eredità e la sfida del Concilio Vaticano II, avete bisogno di essere ben formati nella parola di Dio.

In secondo luogo, il seminario deve fornire una sana disciplina per preparare a una vita di servizio consacrato secondo l'immagine di Cristo. Il suo scopo è ben definito dal Concilio Vaticano II: "La disciplina della vita di seminario deve considerarsi non solo come un sostegno della vita comune e della carità, ma anche come un elemento integrativo di tutta la formazione, necessario per acquistare il dominio di sé, per assicurare il pieno sviluppo della personalità e per formare quelle altre disposizioni di animo che giovano moltissimo a rendere bene ordinata e fruttuosa l'attività della Chiesa (OT 11).

Quando la disciplina è applicata nel modo dovuto, essa crea una atmosfera di raccoglimento che mette in grado il seminarista di sviluppare interiormente quegli atteggiamenti che sono tanto desiderabili in un sacerdote, come l'obbedienza gioiosa, la generosità, l'abnegazione. Nelle varie forme di vita comunitaria che sono proprie del seminario, imparerete l'arte del dialogo: la capacità di ascoltare gli altri e di scoprire la ricchezza della loro personalità e l'abilità di darvi. La disciplina del seminario, anziché diminuire la vostra libertà, la rinforzerà, perché vi aiuterà a sviluppare in voi stessi quelle caratteristiche e quegli atteggiamenti di mente e di cuore che Dio vi ha dati e che arricchiscono la vostra umanità e vi aiutano a servire il suo popolo più efficacemente. La disciplina vi aiuterà anche a ratificare giorno per giorno nel vostro cuore l'obbedienza che dovete a Cristo e alla sua Chiesa.


2. Vi voglio ricordare l'importanza della fedeltà. Prima che possiate essere ordinati siete chiamati da Cristo ad impegnarvi liberamente e irrevocabilmente e ad essere fedeli a lui e alla sua Chiesa. La dignità umana richiede che manteniate questo impegno, che manteniate la vostra promessa a Cristo, quali che siano le difficoltà che potrete incontrare e quali che siano le tentazioni a cui potrete essere esposti. La serietà di questo impegno irrevocabile impone un obbligo speciale al rettore e alla facoltà del seminario - e in modo particolare al direttore spirituale - di aiutarvi a valutare la vostra attitudine all'ordinazione. In seguito, è responsabilità del Vescovo giudicare se siete chiamati al sacerdozio.

E' importante che l'impegno sia preso con piena coscienza e libertà personale. così, durante questi anni di seminario, prendete tempo a riflettere sui seri obblighi e sulle difficoltà che sono parte della vita del prete. Riflettete se Cristo vi chiami ad una vita di celibato. Potete prendere una decisione responsabile per il celibato solo dopo aver raggiunto la ferma convinzione che Cristo vi offre davvero questo dono, inteso per il bene della Chiesa e per il servizio degli altri (Giovanni Paolo II, "Lettera a tutti i Sacerdoti in occasione del Giovedì Santo 1979", 8 aprile 1979).

Per comprendere cosa significhi essere fedeli, dobbiamo guardare a Cristo, il "testimone fedele" (Ap 1,5), il Figlio che "imparo l'obbedienza dalle cose che pati" (He 5,8); a Gesù che disse: "Il mio giudizio è giusto perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato" (Jn 5,30).

Guardiamo a Gesù non solo per vedere e contemplare la sua fedeltà al Padre nonostante ogni opposizione (cfr. He 3,2 He 12,3), ma anche per imparare da lui che mezzi uso per essere fedele; specialmente la preghiera e l'abbandono al volere di Dio (cfr. Lc 22,39ss).

Ricordate che in ultima analisi la perseveranza nella fedeltà è prova non di forza e coraggio umani, ma dell'efficacia della grazia di Cristo. E così, se perseveriamo, dobbiamo essere uomini di preghiera che, attraverso l'Eucaristia, la liturgia delle ore e i nostri incontri personali con Cristo, troviamo il coraggio e la grazia di essere fedeli. Siamo quindi fiduciosi, ricordando le parole di san Paolo: "Tutto posso in Colui che mi dà forza" (Ph 4,13).


3. Miei fratelli e figli in Cristo, tenete a mente le priorità del sacerdozio a cui aspirate, cioè la preghiera e il ministero della parola (cfr. Ac 6,4).

"E la preghiera che indica lo stile essenziale del sacerdozio; senza di essa questo stile si deforma. La preghiera ci aiuta a ritrovare sempre la luce, che ci ha condotti fin dagli inizi della nostra vocazione sacerdotale, e che incessantemente ci conduce, anche se talvolta sembra perdersi nel buio. La preghiera ci permette di convertirci continuamente, di rimanere nello stato di tensione costante verso Dio, che è indispensabile se vogliamo condurre gli altri a lui. La preghiera ci aiuta a credere, a sperare e ad amare..." (Giovanni Paolo II, "Lettera a tutti i Sacerdoti in occasione del Giovedì Santo 1979", 8 aprile 1979).

Io spero che durante i vostri anni di seminario svilupperete una fame sempre più grande per la parola del Signore (cfr. Am 8,11). Meditate ogni giorno su questa parola e studiatela di continuo, così che tutta la vostra vita diventi un proclamare Cristo, il Verbo fatto carne (cfr. Jn 1,14). Sono in questa parola di Dio l'inizio e la fine di ogni ministero, lo scopo di ogni attività pastorale, la sorgente che ringiovanisce, la perseveranza fedele e l'unica cosa che può dare significato e unità alle molteplici attività di un prete.

"La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente" (Col 3,16). Nella conoscenza di Cristo avete la chiave del Vangelo. Nella conoscenza di Cristo avete una comprensione dei bisogni del mondo. Giacché egli divenne uno di noi in tutto, eccetto il peccato, la vostra unione con Gesù di Nazaret non potrà mai essere e non sarà mai un ostacolo a comprendere e a rispondere ai bisogni del mondo. E finalmente nella conoscenza di Cristo non solamente scoprirete e comprenderete i limiti della sapienza umana e delle soluzioni umane ai bisogni dell'umanità, ma sperimenterete anche il potere di Gesù e il valore della ragione umana e dello sforzo umano quando sono presi dalla forza di Gesù, quando sono redenti in Cristo.

Maria, nostra Madre santissima, vi protegga oggi e sempre.


4. Desidero approfittare di quest'occasione per salutare i laici che sono presenti oggi nel seminario di San Carlo. La vostra presenza qui è un segno della vostra stima per il sacerdozio ministeriale e allo stesso tempo un richiamo a quella stretta collaborazione fra laicato e sacerdozio che è necessaria perché la missione di Cristo sia adempiuta nel nostro tempo. Sono felice che voi siate presenti e vi sono grato per tutto quello che fate per la Chiesa a Filadelfia. Vi chiedo in particolare di pregare per questi giovani e per tutti i seminaristi affinché perseverino nella vocazione. Pregate per tutti i preti e per la riuscita del loro ministero nel popolo di Dio.

E pregate il Signore dei raccolti perché mandi più operai nella sua vigna, la Chiesa.

Data: 1979-10-03

Data estesa: Mercoledì 3 Ottobre 1979.

Presso la tomba di san Giovanni Neumann - Filadelfia (USA)


GPII 1979 Insegnamenti - A Battery Park - New York (USA)