GPII 1979 Insegnamenti - Incontro con ospiti di vari Paesi - Cracovia (Polonia)

Incontro con ospiti di vari Paesi - Cracovia (Polonia)

Titolo: Lealtà alla Patria e fedeltà alla Chiesa

Testo: Venerabili fratelli! Illustri Signori! Sono veramente lieto di potermi incontrare con voi, ospiti della Chiesa di Polonia, venuti da varie Nazioni per partecipare alle solenni celebrazioni giubilari in occasione del nono Centenario del glorioso martirio di san Stanislao di Szczepanow, Vescovo di Cracovia. Desidero ancora una volta esprimervi il mio vivo ringraziamento perché avete dato amabilmente la vostra adesione a tali celebrazioni, assicurando anche la vostra presenza, quando il venerato Primate di Polonia, Cardinale Stefano Wyszynski, e io, allora Arcivescovo Metropolita di Cracovia, vi avevamo fatto pervenire il nostro cordiale invito.

1. Queste celebrazioni centenarie hanno assunto un particolare significato ed una vasta risonanza anche a motivo del fatto che, per un misterioso disegno della Divina Provvidenza, nell'ottobre scorso dalla Sede di san Stanislao sono stato chiamato, dagli Eminentissimi Cardinali elettori, alla cattedra di san Pietro. Ho voluto adesso partecipare, come ospite, al solenne giubileo insieme con i fedeli della Polonia e con i pellegrini di tutto il mondo, per esaltare insieme la gloriosa figura del mio Santo predecessore nella sede di Cracovia e per chiedere, all'inizio del mio pontificato, la sua celeste protezione per l'adempimento del mio nuovo universale servizio pastorale.

Stanislao era nato nella prima metà del secolo XI nella località di Szczepanow nei pressi di Cracovia. Per la profonda pietà e per la preparazione culturale fu nominato canonico della Cattedrale dal Vescovo Lamberto Zula. Alla morte di Lamberto, Papa Alessandro II, su richiesta del clero, del popolo e dello stesso re, Boleslao II l'Ardito, elevo Stanislao alla sede di Cracovia.

La storia dice che i rapporti tra il Vescovo Stanislao e il re Boleslao II, sereni all'inizio, si deteriorarono poi a causa delle ingiustizie e delle crudeltà commesse dal re nei confronti dei sudditi. Il Vescovo di Cracovia, autentico "buon Pastore" (Jn 10,10 Jn 10,14) difese il suo gregge. Il re rispose con la violenza. Il Vescovo Stanislao fu ucciso mentre celebrava l'Eucaristia. Nel venerato cranio del Martire, preziosamente conservato nell'artistico reliquiario, sono ancora ben visibili i segni dei duri colpi mortali.


2. Da allora, san Stanislao è diventato il patrono della Polonia; il benefattore e il protettore in particolare della povera gente; ma è diventato, soprattutto, l'esempio dei Vescovi, per avere trasmesso e difeso il sacro deposito della fede con intrepida fortezza e con animo adamantino; ed è stato da secoli considerato un insigne testimone dell'autentica libertà e della feconda sintesi, che si opera nel credente tra la lealtà alla Patria terrena e la fedeltà alla Chiesa, che vive nella prospettiva della città definitiva e futura (He 13,14).

Dopo nove secoli la personalità e il messaggio di san Stanislao conservano una straordinaria attualità, sia per l'esempio della sua vita di Pastore di una porzione del Popolo di Dio, sia per la testimonianza cruenta del suo martirio. Ma sanS tanislao e certamente e specialmente "l'uomo" della sua epoca: il suo ministero pastorale si svolge sotto il pontificato di san Gregono VII, in un periodo cioè nel quale la Chiesa rivendica di fronte ai potenti della terra la propria libertà e la propria originaria missione spirituale. Nel secolo XI la Polonia e la Chiesa di Polonia, all'inizio del II secolo della loro storia, si sono trovate anch'esse nell'orbita dei complessi e delicati problemi, che allora dovevano vivere ed affrontare sia l'Europa che lo stesso Cristianesimo.

Se l'Episcopato Polacco si è permesso di invitare tanti illustri ospiti, lo ha fatto proprio per mettere in rilievo questi legami storici. Ed è in nome di questi legami che desidero ringraziarvi per questa vostra presenza.

E pertanto, se in questa straordinaria occasione desidero augurare qualcosa a tutti, è che questa nostra comune meditazione sui fatti, che hanno avuto luogo 900 anni fa, ci aiuti a vedere con ancor maggiore perspicacia la missione del Cristianesimo e della Chiesa nei confronti del mondo contemporaneo.

Forse questo ha una particolare importanza per l'Europa d'oggi, che si trova ad una tappa della nuova ricerca di una strada propria ed adeguata.

Compito del Cristianesimo e della Chiesa non può essere altro che una partecipazione creativa a questi sforzi. Soltanto in questo modo, e non in altro, può esprimersi e attuarsi la nostra sollecitudine per preservare e salvaguardare il patrimonio cristiano dell'Europa e dei singoli Paesi europei.

Con questi voti vi rinnovo i miei sentimenti di profonda gratitudine e invocando sulle vostre persone l'effusione dei favori celesti, vi imparto la benedizione apostolica, segno della mia stima e benevolenza.

Data: 1979-06-09

Data estesa: Sabato 9 Giugno 1979.


Alla Messa in onore di san Stanislao - Cracovia (Polonia)

Titolo: La luce del giubileo sul sacramento della Cresima

Sia lodato Gesù Cristo!

1. Noi tutti oggi qui riuniti ci troviamo dinanzi ad un grande mistero della storia dell'uomo: Cristo, dopo la sua Risurrezione, s'incontra con gli apostoli in Galilea e rivolge loro le parole, che poco fa abbiamo sentito dalle labbra del diacono che ha annunciato il Vangelo: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,18-20).

In queste parole è racchiuso il grande mistero della storia dell'umanità e della storia dell'uomo.

Ogni uomo infatti procede. Procede verso l'avvenire. Anche le nazioni procedono. E tutta l'umanità. Procedere significa non soltanto subire le esigenze del tempo, lasciando continuamente dietro di sé il passato: il giorno di ieri, gli anni, i secoli... Procedere vuol dire essere anche coscienti del fine.

Forse che l'uomo e l'umanità nel loro cammino attraverso questa terra passano soltanto o spariscono? Per l'uomo tutto consiste forse in ciò che egli, su questa terra, costruisce, conquista e di cui gode? Indipendentemente da tutte le conquiste, da tutto l'insieme della vita (cultura, civiltà, tecnica) non lo attende nient'altro? "Passa la figura di questo mondo"! E l'uomo passa totalmente insieme ad essa?...

Le parole che Cristo pronuncio nel momento del congedo dagli Apostoli esprimono il mistero della storia dell'uomo, di ciascuno e di tutti, il mistero della storia dell'umanità.

Il battesimo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo è un'immersione nel Dio vivo, "in Colui che è", come dice il libro della Genesi, in Colui "che è, che era e che viene", come dice l'Apocalisse (Ap 1,4). Il battesimo è l'inizio dell'incontro, dell'unità, della comunione, per cui tutta la vita terrena è soltanto un prologo e un'introduzione; il compimento e la pienezza appartengono all'eternità. "Passa la figura di questo mondo". Dobbiamo quindi trovarci "nel mondo di Dio", per raggiungere il fine, per arrivare alla pienezza della vita e della vocazione dell'uomo.

Cristo ci ha mostrato questa via e congedandosi dagli Apostoli, l'ha riconfermata ancora una volta, ha loro raccomandato che essi e tutta la Chiesa insegnassero a osservare tutto ciò che egli aveva loro comandato: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".


2. Ascoltiamo sempre con la massima commozione queste parole, con cui il Redentore risorto delinea la storia dell'umanità e insieme la storia di ogni uomo. Quando dice "ammaestrate tutte le nazioni", appare dinanzi agli occhi della nostra anima il momento in cui il Vangelo è giunto alla nostra Nazione, agli inizi stessi della sua storia, e quando i primi Polacchi hanno ricevuto il battesimo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il profilo spirituale della storia della Patria è stato tracciato dalle stesse parole di Cristo, dette agli Apostoli. Il profilo della storia spirituale di ognuno di noi è stato anche tracciato pressappoco nello stesso modo.

L'uomo è infatti un essere ragionevole e libero, è un soggetto consapevole e responsabile. Egli può e deve con lo sforzo personale del pensiero, giungere alla verità. Può e deve scegliere e decidere. Il battesimo, ricevuto agli inizi della storia della Polonia, ci ha resi ancor più coscienti dell'autentica grandezza dell'uomo; "l'immersione nell'acqua" è segno della chiamata a partecipare alla vita della Santissima Trinità, ed è nello stesso tempo una verifica insostituibile della dignità di ogni uomo. Già la stessa chiamata testimonia in suo favore: l'uomo deve avere una dignità straordinaria, se è stato chiamato a tale partecipazione, alla partecipazione alla vita di Dio stesso.

Parimenti, tutto il processo storico della coscienza e delle scelte dell'uomo è strettamente legato alla viva tradizione della propria nazione, nella quale, attraverso tutte le generazioni, risuonano con viva eco le parole di Cristo, la testimonianza del Vangelo, la cultura cristiana, le consuetudini nate dalla fede, dalla speranza e dalla carità. L'uomo sceglie consapevolmente, con libertà interiore. Qui la tradizione non è limitazione: è tesoro, è ricchezza spirituale, è un grande bene comune, che si conferma con ogni scelta, con ogni atto nobile, con ogni vita autenticamente vissuta da cristiano.

Si può respingere tutto questo? Si può dire no? Si può rifiutare Cristo e tutto ciò che egli ha portato nella storia dell'uomo? Certamente si può. L'uomo è libero. L'uomo può dire a Dio: no. L'uomo può dire a Cristo: no.

Ma rimane la domanda fondamentale: è lecito farlo? E nel nome di che cosa è lecito? Quale argomento razionale, quale valore della volontà e del cuore puoi tu mettere dinanzi a te stesso, al prossimo, ai connazionali e alla nazione, per respingere, per dire "no" a ciò di cui tutti abbiamo vissuto per mille anni? A ciò che ha creato ed ha sempre costituito le basi della nostra identità? Una volta Cristo chiese agli Apostoli (ciò ebbe luogo dopo la promessa dell'istituzione dell'Eucaristia, e molti si staccarono da lui): "forse anche voi volete andarvene?" (Jn 6,67). Permettete che il successore di Pietro, dinanzi a voi tutti qui radunati, dinanzi a tutta la nostra storia, e alla società contemporanea, ripeta oggi le parole di Pietro, che furono allora la sua risposta alla domanda di Cristo: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68).


3. San Stanislao è stato Vescovo di Cracovia per sette anni, come è confermato dalle fonti storiche. Questo vescovo-connazionale, oriundo del non lontano Szczepanow, ha assunto la sede di Cracovia nel 1072, per lasciarla nel 1079, subendo la morte per mano del re Boleslao l'Ardito. Il giorno della morte, secondo le fonti era l'11 aprile ed è in questo giorno che il calendario liturgico della Chiesa universale commemora san Stanislao. In Polonia la solennità del vescovo martire è da secoli celebrata l'8 maggio e continua ad esserlo anche oggi.

Quando, come metropolita di Cracovia, ho iniziato con voi i preparativi per il nono centenario della morte di san Stanislao, che ricorre quest'anno, eravamo tutti ancora sotto l'impressione del millennio del Battesimo della Polonia, celebrato nell'anno del Signore 1966. Sullo sfondo di questo evento e in confronto alla figura di sant'Adalberto, anche lui vescovo e martire, la cui vita è stata unita nella nostra storia all'epoca del battesimo, la figura di san Stanislao sembra indicare (per analogia) un altro sacramento, che fa parte dell'iniziazione del cristiano alla fede e alla vita della Chiesa. Questo sacramento, come è noto, è quello della Cresima, ossia quello della Confermazione.

Tutta la rilettura "giubilare" della missione di san Stanislao nella storia del nostro millennio cristiano, e inoltre tutta la preparazione spirituale alle celebrazioni di quest'anno si riferiva proprio a questo sacramento della Cresima, cioè della confermazione.

L'analoga ha molti aspetti. Soprattutto pero l'abbiamo cercata nel normale sviluppo della vita cristiana. Come un uomo battezzato diventa cristiano maturo mediante il sacramento della Cresima, così anche la Provvidenza divina ha dato alla nostra Nazione, a suo tempo, dopo il Battesimo, il momento storico della Cresima. San Stanislao, che dall'epoca del battesimo è separato da quasi un intero secolo, simboleggia questo momento in modo particolare, per il fatto che ha reso testimonianza a Cristo versando il proprio sangue. Il sacramento della Cresima nella vita di ogni cristiano, di solito giovane, perché è la gioventù che riceve questo sacramento - anche la Polonia allora era giovane nazione e Paese - deve far si che anche lui diventi "testimone di Cristo" sulla misura della propria vita e della propria vocazione. Questo è un sacramento che in modo particolare ci associa alla missione degli Apostoli, in quanto introduce ogni battezzato nell'apostolato della Chiesa (specialmente nell'apostolato cosiddetto dei laici).

E' il sacramento che deve far nascere in noi uno spiccato senso di responsabilità per la Chiesa, per il Vangelo, per la causa di Cristo nelle anime umane, per la salvezza del mondo.

Il sacramento della Cresima lo riceviamo solo una volta nella vita (come è del battesimo), e tutta la vita, che si apre nella prospettiva di questo sacramento, acquista l'aspetto di una grande e fondamentale prova: prova di fede e di carattere. San Stanislao è diventato, nella storia spirituale dei Polacchi, patrono di quella grande e fondamentale prova di fede e di carattere. Lo veneriamo anche come patrono dell'ordine morale cristiano. In definitiva, infatti, l'ordine morale si costituisce attraverso gli uomini. Quest'ordine è quindi composto di un gran numero di prove, ciascuna delle quali è prova di fede e di carattere. E' da ogni prova vittoriosa che deriva l'ordine morale, mentre ogni prova fallita porta disordine.

Sappiamo anche molto bene, da tutta la nostra storia, che non possiamo assolutamente, a nessun costo, permetterci questo disordine, che abbiamo già più volte amaramente pagato.

E pertanto la nostra meditazione di sette anni sulla figura di san Stanislao, il nostro riferimento al suo ministero pastorale nella sede di Cracovia, il nuovo esame delle sue reliquie, cioè del cranio del Santo, che porta impresse le tracce dei colpi mortali, tutto ciò ci conduce oggi ad una grande e ardente preghiera per la vittoria dell'ordine morale in questa difficile epoca della nostra storia.

Questa è la conclusione essenziale di tutto il perseverante lavoro di questo settennio, la condizione principale ed insieme il fine del rinnovamento conciliare per il quale ha così pazientemente lavorato il Sinodo dell'arcidiocesi di Cracovia; ed anche il principale postulato della pastorale e di tutta l'attività della Chiesa, e di tutti i lavori, di tutti i compiti e programmi che sono e che saranno intrapresi in terra polacca.

Che questo anno di san Stanislao sia l'anno di una particolare maturità storica della Nazione e della Chiesa in Polonia, l'anno di una nuova, consapevole responsabilità per il futuro della Nazione e della Chiesa in Polonia: ecco il voto che oggi qui con voi, venerabili e diletti fratelli e sorelle, desidero, come primo papa di stirpe polacca, offrire all'immortale Re dei secoli, all'eterno Pastore delle nostre anime e della nostra storia, al Buon Pastore!


4. Permettete ora che, per fare una sintesi, abbracci spiritualmente tutto il mio pellegrinaggio in Polonia, che, iniziato la vigilia della Pentecoste a Varsavia, sta per concludersi oggi a Cracovia, nella solennità della Santissima Trinità.

Desidero ringraziarvi, carissimi Connazionali, per tutto! Perché mi avete invitato e mi avete accompagnato lungo l'intero percorso del pellegrinaggio, da Varsavia attraverso Gniezno dei Primati e Jasna Gora. Ringrazio ancora una volta le Autorità dello Stato per il loro gentile invito e l'accoglienza. Ringrazio anche le Autorità di tutti i voivodati, e specialmente le autorità della città di Varsavia e - in questa ultima tappa - le Autorità municipali dell'antica Città regale di Cracovia. Ringrazio la Chiesa della mia Patria: l'Episcopato con il Cardinale Primate a capo, il Metropolita di Cracovia e i miei fratelli Vescovi: Giuliano, Giovanni, Stanislao ed Albino, con i quali mi è stato dato qui, a Cracovia, di collaborare, per molti anni, alla preparazione del Giubileo di san Stanislao. Ringrazio anche i Vescovi di tutte le diocesi suffraganee di Cracovia, Czestochowa, Katowice, Kielce e Tarnow, Taraow è, attraverso Szczepanow, la prima patria di san Stanislao. Ringrazio tutto il clero. Ringrazio gli Ordini religiosi maschili e femminili. Ringrazio tutti ed ognuno in particolare. E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, ringraziare.

Anch'io, ora, in quest'ultimo giorno del mio pellegrinaggio attraverso la Polonia, desidero aprire largamente il mio cuore e dire a gran voce, rendendo grazie in questa magnifica forma di "prefazio".

Quanto desidero che questo mio ringraziamento giunga alla Divina Maestà, al cuore della Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Miei Connazionali! Con quanto calore ringrazio ancora una volta, insieme a voi, per il dono di essere stati - più di mille anni or sono - battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, di esser stati immersi nell'acqua che, per la grazia, perfeziona in noi l'immagine del Dio vivente, nell'acqua che è un'onda di eternità: "Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna" (Jn 4,14). Ringrazio perché noi uomini, noi Polacchi, ognuno dei quali nasce come uomo dalla carne e sangue (Jn 3,6) dai suoi genitori, siamo stati concepiti e nati dallo Spirito (Jn 3,5). Dallo Spirito Santo.

Desidero dunque oggi, stando qui - in questi vasti prati di Cracovia - e rivolgendo lo sguardo verso Wawel e Skalka dove, novecento anni fa, "ha subito la morte il celebre Vescovo Stanislao", adempiere ancora una volta ciò che si attua nel sacramento della Cresima, ossia nel sacramento della Confermazione, di cui egli è simbolo nella nostra storia. Desidero che ciò che è stato concepito e nato dallo Spirito Santo, sia nuovamente confermato mediante la Croce e la Risurrezione di Cristo, alla quale partecipo in modo particolare il nostro connazionale Stanislao di Szczepanow.

Permettete quindi che, come il vescovo durante la Cresima, così anch'io ripeta oggi quel gesto apostolico dell'imposizione delle mani su tutti coloro che sono qui presenti, su tutti i miei connazionali. In questa imposizione delle mani si esprime infatti l'accettazione e la trasmissione dello Spirito Santo, che gli Apostoli hanno ricevuto da Cristo stesso, quando, dopo la Risurrezione, venne da loro "mentre erano chiuse le porte" (Jn 20,19) e disse "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22).

Questo Spirito: Spirito di salvezza, di redenzione, di conversione e di santità, Spirito di verità, Spirito di amore e Spirito di fortezza - ereditato quale forza viva dagli Apostoli - veniva tante volte trasmesso dalle mani dei vescovi a intere generazioni in terra polacca. Questo Spirito - così come il vescovo oriundo di Szczepanow lo trasmetteva ai suoi contemporanei - desidero oggi trasmettere a voi. Desidero oggi trasmettervi questo Spirito abbracciando cordialmente con profonda umiltà, quella grande "Cresima della storia", che voi vivete.

Ripeto quindi seguendo il Cristo stesso: "Ricevete lo Spirito Santo!" (Jn 20,22). "Non spegnete lo Spirito!" (1Th 5,19). Ripeto seguendo l'Apostolo: "Non vogliate rattristare lo Spirito Santo!" (Ep 4,30).

Dovete essere forti, Carissimi fratelli e sorelle! Dovete essere forti di quella forza che scaturisce dalla fede! Dovete essere forti della forza della fede! Dovete essere fedeli! Oggi più che in qualsiasi altra epoca avete bisogno di questa forza. Dovete essere forti della forza della speranza che porta la perfetta gioia di vivere e non permette di rattristare lo Spirito Santo! Dovete essere forti dell'amore, che è più forte della morte, come hanno rivelato san Stanislao e il beato Massimiliano Maria Kolbe. Dovete essere forti di quell'amore che "è paziente, è benigno...; non è invidioso...; non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto crede, tutto spera, tutto sopporta, quell'amore che non avrà mai fine" (1Co 13,4-8).

Dovete essere forti della forza della fede, della speranza e della carità, consapevole, matura, responsabile, che ci aiuta a stabilire quel grande dialogo con l'uomo e con il mondo in questa tappa della nostra storia: dialogo con l'uomo e con il mondo, radicato nel dialogo con Dio stesso - col Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo - dialogo della salvezza.

Vorrei che questo dialogo fosse ripreso insieme con tutti i nostri fratelli cristiani, anche se oggi ancora separati, uniti pero da un'unica fede in Cristo. Parlo di ciò, qui, su questo posto, per esprimere parole di gratitudine per la lettera che ho ricevuto dai rappresentanti del Consiglio Ecumenico polacco.

Anche se, a causa del programma così denso, non si è arrivati ad un incontro a Varsavia, ricordatevi, cari fratelli in Cristo, che questo incontro porto nel cuore come un vivo desiderio e come espressione della fiducia per il futuro.

Quel dialogo non cessa di essere vocazione attraverso tutti "i segni dei tempi". Giovanni XXIII e Paolo VI insieme al Concilio Vaticano II hanno accolto questo invito al dialogo. Giovanni Paolo II sin dal primo giorno conferma la stessa disponibilità. Si! bisogna lavorare per la pace e la riconciliazione fra gli uomini e le nazioni di tutto il mondo. Bisogna cercare di avvicinarsi a vicenda. Bisogna aprire le frontiere. Quando siamo forti dello Spirito di Dio, siamo anche forti della fede nell'uomo - forti della fede, della speranza e della carità - che sono indissolubili e siamo pronti a rendere testimonianza alla causa dell'uomo di fronte a colui, al quale sta veramente a cuore questa causa. Al quale questa causa è sacra. A colui che desidera servirla secondo la miglior volontà.

Non bisogna quindi aver paura! Occorre aprire le frontiere! Ricordatevi che non esiste l'imperialismo della Chiesa, ma solo il servizio. Vi è soltanto la morte di Cristo sul Calvario. Vi è l'azione dello Spirito Santo, frutto di questa morte, Spirito Santo che rimane con noi tutti, con l'umanità intera, "fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

Con particolare gioia saluto qui i gruppi dei nostri fratelli arrivati dal Sud, da oltre i Carpazi. Dio vi ricompensi per la vostra presenza. Come desidererei che qui potessero essere presenti anche gli altri! Dio vi ricompensi, fratelli Lusaziani. Come desidererei che qui potessero essere presenti, durante questo pellegrinaggio del Papa Slavo, anche altri nostri fratelli nella lingua e negli eventi della storia. E se non ci sono, se non sono presenti su questa spianata, ricordino che per questo sono ancora più presenti nel nostro cuore. Si ricordino che sono più presenti nel nostro cuore e nella nostra preghiera.


5. Vi è, inoltre, là a Varsavia, sulla Piazza della Vittoria, la tomba del Milite Ignoto, dalla quale ho iniziato il mio ministero di pellegrino in terra polacca; e qui, a Cracovia sulla Vistola - tra Wawel e Skalka - la tomba "del Vescovo Ignoto", del quale è rimasta una mirabile "reliquia" nel tesoro della nostra storia.

E perciò, permettete che, prima di lasciarvi, rivolga ancora uno sguardo su Cracovia, questa Cracovia, in cui ogni pietra e ogni mattone mi sono cari. E che guardi ancora da qui la Polonia...

E perciò, prima di andarmene di qui, vi prego di accettare, ancora una volta tutto il patrimonio spirituale il cui nome è "Polonia", con la fede, la speranza e la carità che Cristo ha innestato in noi nel santo Battesimo.

Vi prego di non perdere mai la fiducia, di non abbattervi, di non scoraggiarvi; di non tagliare da soli le radici dalle quali abbiamo avuto origine.

Vi prego di aver fiducia, malgrado ogni vostra debolezza, di cercare sempre la forza spirituale da Colui, presso il quale tante generazioni dei nostri padri e delle nostre madri la trovavano. Non staccatevi mai da lui. Non perdete mai la libertà di spirito, con la quale lui "fa libero" l'uomo.

Non disdegnate mai la Carità che è la cosa "più grande", che si è manifestata attraverso la croce, e senza la quale la vita umana non ha né radici né senso.

Tutto questo chiedo a voi in memoria e per la potente intercessione della Madre di Dio di Jasna Gora e di tutti i suoi santuari in terra polacca; in memoria di san Wojciech, che subi la morte per Cristo presso il mar Baltico; in memoria di san Stanislao, caduto sotto la spada regale di Skalka.

Chiedo a voi tutto questo. Amen.

Data: 1979-06-10

Data estesa: Domenica 10 Giugno 1979.


Ai professionisti dei mass-media - Cracovia (Polonia)

Titolo: "Avete portato tutto il mondo in Polonia"

Testo: Cari amici.

Vi ho già incontrati lontano da qui, ed anche se il successore di Pietro può sentirsi a casa sua in qualsiasi parte del mondo - visto che il suo mandato è "per tutte le genti" (Mt 28,19) - è tuttavia per me fonte di speciale soddisfazione e piacere incontrarvi ed aprire le mie braccia a voi qui, nel suolo della mia terra natale. Il mio voto è che un nuovo grande arricchimento al vostro spirito ed una profonda pace interiore vi sia elargita nei santuari e nei luoghi sacri, dove la fede del popolo Polacco ha saputo esprimersi così intensamente.

Il pellegrinaggio è una pratica di antica tradizione tra noi cristiani.

Determinati luoghi sono considerati particolarmente sacri per la santità e la virtù acquisita da alcune persone, che ivi vissero; la loro sacralità aumenta con il passare del tempo, tramite le preghiere e i sacrifici delle moltitudini di pellegrini che si recano a visitarli.

Così la virtù genera nuova virtù, la grazia attira grazia e la bontà di un santo o di una santa, conservata in perenne ricordo da un intero popolo, continua ad irradiarsi attraverso i secoli, donando rinnovamento, ispirazione e guarigione allo spirito delle successive generazioni. In tal modo noi veniamo aiutati ed incoraggiati nella difficile ascesa alla virtù.

voi forse ricorderete che uno dei miei primi desideri, appena divenuto Papa, fu quello di recarmi in pellegrinaggio ai Santuari dei Patroni nazionali d'Italia, san Francesco d'Assisi e santa Caterina da Siena. Sentii allora il bisogno di assicurarmi l'aiuto di questi grandi santi e di chiedere presso i loro Santuari la risolutezza e il consiglio, che il mio nuovo formidabile compito richiedeva. Sentivo pero anche il bisogno profondo di fortificare il mio spirito con un pellegrinaggio ai luoghi sacri della mia Patria e ringrazio Dio che per la sua bontà me lo ha fatto realizzare e lo ha reso possibile proprio in quest'anno, in cui la Polonia celebra il nono centenario del suo principale patrono, san Stanislao.

Ed ora, al momento della mia partenza, vi ringrazio, amici dei mass-media, per essere stati con me durante il mio pellegrinaggio. Ringrazio voi e le varie agenzie di comunicazione che voi rappresentate per avere - e credo di poterlo ben affermare - portato tutto il mondo in Polonia, tenendolo al mio fianco e facendolo partecipare a queste preziose giornate di preghiera e al mio ritorno a casa.

Nell'esprimervi la mia profonda gratitudine, vorrei chiedervi ancora un favore. Vorrei pregarvi di dire al mondo e ai popoli di ogni vostra contrada, che Giovanni Paolo II li ha ricordati, li ha tenuti nel cuore, ha pregato per loro in ogni passo di questo pellegrinaggio: presso i Santuari della Beata Madre di Dio, in Varsavia, Czestochowa, Nowy Targ e Makow; presso le tombe di san Wojciech e san Stanislao in Gniezno e Cracovia; al santuario della Santa Croce in Mogila e nella cella di Oswiecim dove il Beato Massimiliano Kolbe ha trascorso le sue ultime eroiche ore di vita. Dite loro - ed è vero - che il Papa prega per loro ogni giorno, tante volte al giorno, ovunque si trovi e chiede loro di pregare per lui.

Ed ora una parola speciale per voi, professionisti della stampa e delle agenzie fotografiche, della radio, della televisione e del cinema. Ogni giorno di più, osservandovi occupati al vostro lavoro, io sono colpito dalla nobiltà del compito che vi è affidato dalla vostra vocazione e professione. Ho detto in altra occasione (Messico, gennaio 1979) che attraverso un'informazione "completa, accurata, esatta e fedele", voi mettete in grado ciascun uomo o donna di essere partecipe e responsabile del "progresso generale di tutti ("Communio et progressio",

39.14). Idealmente le vostre vite sono dedicate al servizio della verità. Soltanto rimanendo fedeli a questo ideale, meriterete il rispetto e la gratitudine di tutti.

Vorrei a tale scopo ricordarvi ciò che Gesù Cristo disse durante il processo che avrebbe deciso della sua vita - ed è stato questo l'unico elemento da lui portato a sua difesa -: "Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità" (Jn 18,37). Applicatelo, ciascuno di voi alla propria vita, ed esso sarà in grado di lenire i vostri dolori e di rafforzare il vostro coraggio nella maggior parte delle prove e delle frustrazioni della vostra esistenza.

E' questo il pensiero che vi lascio fino a quando non ci incontreremo di nuovo. Portate il mio saluto e il mio ringraziamento alle vostre famiglie e il mio speciale affetto ai vostri bambini. Mentre dico arrivederci a voi e alla Polonia vi benedico con tutto il cuore.

Data: 1979-06-10

Data estesa: Domenica 10 Giugno 1979.





Congedo - aeroporto di Balice (Polonia)

Titolo: Testimoniare con coraggio il primato dell'uomo

Testo: Egregio Signor Professore Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Polacca!Egregi Signori!

1. E' venuto il momento del mio congedo da Cracovia e dalla Polonia. Anche se questo distacco certamente non può rompere i profondi vincoli spirituali e i sentimenti che mi legano alla mia città, alla mia Patria e ai suoi Cittadini, in questo momento sento dolorosamente questo distacco. La mia sede vescovile è pero, adesso, Roma e bisogna che io vi torni; là, dove nessun figlio della Chiesa, anzi, potremmo dire, dove nessun uomo, polacco o figlio di qualsiasi altra nazione, è straniero.

E' venuto adesso il momento dei saluti e dei ringraziamenti. All'inizio voglio indirizzare le mie parole di ringraziamento al Signor Presidente del Consiglio di Stato che, insieme con gli alti rappresentanti delle autorità statali, è voluto arrivare qui per salutarmi così come nove giorni fa mi ha dato il benvenuto sulla terra natia a nome delle autorità della Repubblica Polacca. Lo ringrazio per questa duplice cortesia, che ho apprezzato tanto e sempre apprezzero per tutto ciò che essa esprime.

Voglio inoltre, su questo luogo, esprimere i miei cordiali ringraziamenti per l'ospitalità offertami, alla quale hanno molto contribuito anche le autorità dello Stato sia centrali che locali. Ringrazio particolarmente, ancora una volta, per l'incontro al Belvedere il primo giorno della mia visita in Polonia. Spero che questa visita, che ora sta per concludersi, contribuisca all'ulteriore sviluppo delle relazioni fra lo Stato e la Chiesa in Polonia, e anche fra la Sede apostolica e la Polonia.

Mi rendo conto di quanto la parola "ospitalità" sia ricca di delicatezza, ma nello stesso tempo quanto essa, in questo caso, contenga di fatica, quanti problemi nasconda in sé, quanti lavori di preparazione, quante decisioni e infine quanto sforzo per la sua realizzazione.

Allora dico a tutti "grazie", e voglio che questo "grazie" arrivi a tutti coloro ai quali debbo dei ringraziamenti, e non so se sulla terra polacca ci sia qualcuno, a cui non sia in ciò debitore.

Credo che io debba ringraziare tutti. Indirizzo i segni della mia gratitudine alle autorità del governo, alle autorità dei singoli "voivodati" e alle autorità della città di Cracovia.


GPII 1979 Insegnamenti - Incontro con ospiti di vari Paesi - Cracovia (Polonia)