GPII 1979 Insegnamenti - Al Governo irlandese - Dublino (Irlanda)





Al corpo diplomatico - Dublino (Irlanda)

Titolo: La vera pace deve essere fondata sulla giustizia

Testo: Eccellenze, Signore e Signori.

E' per me un grande piacere incontrarvi il primo giorno della mia presenza in Irlanda. Sono commosso per la vostra calorosa accoglienza.

Annetto una grande importanza al viaggio pastorale che ho iniziato oggi per ragioni diverse che voglio qui richiamare con voi. Come successore di Pietro alla Sede di Roma, mi è stata affidata in modo tutto particolare la Chiesa universale e tutti i suoi membri. Dopo essermi recato in Messico per la III assemblea generale dell'Episcopato latino-americano, e dopo aver partecipato in Polonia alle cerimonie commemorative di san Stanislao, è naturale che venga in quest'Isola, nella quale, dai primi tempi della sua evangelizzazione sino ai nostri giorni, la fede cristiana e il legame con la Sede di Pietro sono sempre rimasti saldi.

San Patrizio fu il primo Primate di Irlanda. Ma egli fu soprattutto colui il quale riusci a radicare nell'anima irlandese una tradizione religiosa così profonda che ciascun cristiano in Irlanda può a giusto titolo definirsi l'erede di san Patrizio. E' stato un irlandese autentico, un cristiano autentico: il popolo irlandese ha saputo conservare intatto questo retaggio attraverso secoli di lotte, di sofferenze e di rivolgimenti sociali e politici, divenendo così un esempio per tutti quelli che credono che il Messaggio di Cristo sviluppa e rafforza le aspirazioni più profonde dei popoli alla dignità, all'unione fraterna e alla verità. Io son venuto qui per incoraggiare il popolo irlandese nel suo attaccamento al Messaggio di Cristo.

Voglio anche rendere omaggio, con questa visita, al ruolo svolto della Chiesa irlandese nell'evangelizzazione dell'Europa, ed anche di altri continenti.

Non si può considerare il cristianesimo in Europa senza riferirlo al meraviglioso lavoro compiuto dai missionari e dai monaci irlandesi. Questo lavoro è alla base del bene delle comunità cristiane fiorenti in Europa. E sono convinto che i valori così profondamente radicati nella storia e nella cultura di questo popolo costituiscono una forza permanente per costruire questa Europa nella quale la dimensione spirituale dell'uomo e della società resta l'unica garanzia di unità e di progresso. Come Capo visibile della Chiesa e servitore dell'umanità, vengo su questa Isola segnata dai gravi problemi riguardanti la situazione in Irlanda del Nord.

Come ho detto a Drogheda, avevo un grande desiderio di rivolgere personalmente al popolo dell'Irlanda del Nord un messaggio di pace e di riconciliazione, ma le circostanze non me lo hanno consentito.

E' dunque da Drogheda che gli ho parlato, affermando una volta ancora che il senso cristiano dei valori deve convincere quelli che sono presi dall'ingranaggio della violenza che non potrà mai rappresentare una soluzione per i problemi dell'umanità e che la vera pace deve essere fondata sulla giustizia.

Nel nome di Cristo io ho lanciato un appello alla riconciliazione.

Sono anche in viaggio verso le Nazioni Unite, dove sono stato invitato a rivolgermi all'assemblea generale. I miei predecessori sulla Sede di Pietro hanno spesso espresso a questa Organizzazione i loro incoraggiamenti e la loro stima, poiché essa è il foro in cui tutte le nazioni possono incontrarsi e cercare insieme delle soluzioni per i numerosi problemi del mondo attuale. Vado dunque alle Nazioni Unite come messaggero di pace, di giustizia e di verità, e desidero esprimere tutta la mia gratitudine a quanti si consacrano alla collaborazione internazionale per dare all'umanità un futuro sicuro e pacifico.

Desidero infine che le preghiere di tutti i credenti e il sostegno di tutti gli uomini e di tutte le donne di buona volontà mi accompagnino durante questo periplo internazionale che comincio oggi in Irlanda e che si concluderà il 7 ottobre nella capitale degli Stati Uniti d'America. Voglio esprimervi ancora una volta la mia riconoscenza per la vostra presenza qui, e prego Dio onnipossente di benedirvi, voi e le vostre famiglie, e di sostenervi nel vostro importante lavoro al servizio dell'umanità.

Data: 1979-09-29

Data estesa: Sabato 29 Settembre 1979.





Ai rappresentanti di altre Chiese - Dublino (Irlanda)

Titolo: Impegno per l'unità dei cristiani

Testo: Miei cari fratelli in Cristo, Permettetemi di salutarvi nell'amore del nostro comune Signore e Salvatore, e con le parole del suo servo e apostolo Paolo; "Grazia a voi e pace da Dio, nostro padre, e dal Signore Gesù Cristo" (Ep 1,2).

Sono felice di avere l'opportunità di trovarmi insieme con voi nel santo nome di Gesù e di pregare con voi. Per noi tutti che oggi siamo qui è veramente incoraggiante e edificante la grande promessa contenuta nel Vangelo: "Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20). E così proviamo una gioia straordinaria nel sapere che Gesù Cristo è con noi.

Sappiamo che egli è vicino a noi con la forza del suo Mistero Pasquale da cui noi ricaviamo luce e forza per camminare in quella che san Paolo chiama "la novità di vita" (Rm 6,4).

Che grande grazia è per tutto il mondo cristiano il fatto che, in questo nostro giorno, lo Spirito Santo ha profondamente suscitato nei cuori umani un reale desiderio di questa "novità di vita". E che grande dono di Dio è il fatto che esiste oggi fra i cristiani una più profonda consapevolezza della necessità di essere perfettamente uniti in Cristo e nella sua Chiesa: di essere una cosa sola, secondo la preghiera di Cristo, così come sono una cosa sola egli e il Padre suo (Jn 17,11).

Il nostro desiderio di unità dei cristiani nasce da una necessità di essere fedeli alla volontà di Dio, rivelata da Cristo. La nostra unità in Cristo, inoltre, condiziona l'efficacia della nostra evangelizzazione; essa determina la credibilità della nostra testimonianza di fronte al mondo. Cristo prego per l'unità dei suoi discepoli, proprio "perché il mondo creda..." (Jn 17,21).

Oggi è stato davvero un giorno memorabile nella mia vita: ho potuto abbracciare nell'amore di Cristo i miei fratelli cristiani separati, e confessare con loro "che Gesù Cristo è il Figlio di Dio" (1Jn 4,15); che egli è "il Salvatore di tutti gli uomini" (1Tm 5,10); che egli è "il solo Mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù" (1Tm 2,5). Da Drogheda questo pomeriggio ho lanciato un appello per la pace e la riconciliazione secondo la suprema volontà di Cristo, che solo può unire i cuori degli uomini nella fratellanza e nella comune testimonianza.

Che mai sia messo in dubbio l'impegno della Chiesa cattolica e della Sede Apostolica di Roma per conseguire l'unità dei cristiani. Lo scorso novembre, quando mi incontrai con i membri del Segretariato per l'Unità dei Cristiani, parlai dell'"intollerabile scandalo della divisione fra i cristiani". Dissi che il movimento verso l'unità non si deve fermare fino al conseguimento del suo scopo; ed esortai i Vescovi, i sacerdoti e i laici cattolici a un energico impegno per portare avanti questo movimento. In quell'occasione dissi: "La Chiesa cattolica, fedele al cammino intrapreso con il Concilio, non solo vuole procedere sulla strada che porta al ripristino dell'unità, ma è desiderosa, con i suoi mezzi e in piena sottomissione all'azione dello Spirito Santo... di rafforzare ad ogni livello il suo contributo a questo grande movimento di tutti i cristiani" (Giovanni Paolo II, Discorso ai Segretariato per l'Unione dei Cristiani, 18 novembre 1978). Rinnovo questo impegno e questa promessa oggi qui in Irlanda, dove la riconciliazione tra i cristiani riveste una particolare urgenza, ma dove essa trova anche particolari risorse nella tradizione della fede cristiana e della fedeltà alla religione che caratterizza tanto le comunità cattoliche che quelle protestanti.

L'opera di riconciliazione, la strada verso l'unità può essere lunga e difficile. Ma, come sulla via di Emmaus, il Signore stesso è con noi nel cammino, sempre comportandosi "come se dovesse andare più lontano" (Lc 24,28).

Egli sarà con noi fino a quando verrà il momento tanto atteso, in cui potremo rallegrarci insieme nel riconoscerlo nelle Sacre Scritture e "nello spezzare il pane" (Lc 24,39).

Intanto, il rinnovamento interno della Chiesa cattolica, in piena fedeltà al Concilio Vaticano II, cui dedicai tutte le mie energie all'inizio del mio ministero pontificio, deve continuare con lo stesso vigore. Questo rinnovamento è, di per sé, un indispensabile contributo all'opera dell'unità dei cristiani. Mentre noi, nelle nostre rispettive Chiese, progrediamo nel nostro approfondimento delle Sacre Scritture, nella nostra fedeltà all'antica tradizione della Chiesa cristiana e nella continuità con essa, nella nostra ricerca di santità e di autenticità di vita cristiana, dobbiamo anche diventare sempre più uniti a Cristo, e perciò più uniti tra noi in Cristo.

Soltanto lui, attraverso l'azione dello Spirito Santo, può portare le nostre speranze a compimento. In lui poniamo tutta la nostra fiducia: in "Gesù Cristo la nostra speranza" (1Tm 1,1). Nonostante la nostra debolezza umana e i nostri peccati, nonostante tutti gli ostacoli, noi accettiamo in umiltà e con fede il grande principio enunciato dal nostro Salvatore: "Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio" (Lc 18,27).

Possa questo giorno segnare veramente, per tutti noi e per coloro che noi serviamo in Cristo, l'occasione per una fedeltà ancora più grande in preghiera e in penitenza, alla causa di Gesù Cristo, e al suo messaggio di verità e d'amore, di giustizia e di pace. Possa la nostra comune venerazione e il nostro amore per la santa e ispirata parola di Dio unirci sempre di più, mentre continuiamo a studiare e ad esaminare insieme gli importanti argomenti relativi all'unità ecclesiale in tutti i suoi aspetti, così come la necessità di un comune servizio a un mondo che ne ha bisogno.

L'Irlanda, cari fratelli in Cristo, ha bisogno in modo particolare e con particolare urgenza di un servizio comune da parte dei cristiani. Tutti i cristiani irlandesi debbono porsi insieme a difesa dei valori spirituali e morali contro la pressione del materialismo e del permissivismo morale. I cristiani devono unirsi nella promozione della giustizia e nella difesa dei diritti e della dignità di ogni persona umana. Tutti i cristiani d'Irlanda devono unirsi per opporsi ad ogni violenza e ad ogni attentato contro la persona umana - da qualsiasi parte provengano - e per trovare risposte cristiane al grave problema dell'Irlanda del Nord. Noi dobbiamo essere tutti ministri di riconciliazione. Con l'esempio e con la parola, dobbiamo cercare di spingere i cittadini, le comunità e i politici verso le strade della tolleranza, della cooperazione e dell'amore.

Nessun timore di critiche, nessun rischio di risentimenti deve distoglierci da questo compito. La carità di Cristo ce lo impone. Proprio perché noi abbiamo un comune Signore, Gesù Cristo, dobbiamo accettare insieme la responsabilità della vocazione che abbiamo ricevuto da lui.

Cari fratelli, con una convinzione legata alla nostra fede, avvertiamo che il destino del mondo è in pericolo, perché è stata sfidata la credibilità del Vangelo. Soltanto in perfetta unità, noi cristiani possiamo dare adeguata testimonianza alla verità. E così la nostra fedeltà a Gesù Cristo ci spinge a fare di più, a pregare di più ad amare di più.

Possa Cristo, il Buon Pastore, mostrarci il modo di guidare il nostro popolo lungo il sentiero dell'amore e verso la meta della perfetta unità: a lode e gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Data: 1979-09-29

Data estesa: Sabato 29 Settembre 1979.





Agli operatori delle telecomunicazioni - Dublino (Irlanda)

Titolo: Costruire ponti che uniscano nella verità

Testo: Miei amici delle Comunicazioni Sociali.

Durante la mia visita all'Irlanda, desidero lasciare a tutti voi un pensiero particolare, una parola speciale per ciascuno di voi, affinché in futuro possiate ricordare questo: il Papa durante la sua visita pastorale in Irlanda ha detto molte cose a molte persone, ma questo messaggio lo ha rivolto a me.

Questo messaggio è il secondo dei due grandi comandamenti di Gesù: "Ama il prossimo tuo come te stesso". Questo messaggio e questo mandato dovrebbe avere un significato speciale per voi, perché il vostro lavoro vi rende ospiti d'onore in milioni di case di tutto il mondo.

Dovunque si ascoltano le voci da voi trasmesse, dovunque si vedono le immagini da voi captate, dovunque si leggono le parole da voi riferite, là è il vostro prossimo. Là vi è una persona che voi dovete amare, per il cui benessere totale voi dovete lavorare e a volte anche sacrificare il vostro sonno e il vostro cibo. Voi siete gli strumenti attraverso cui quella persona, e milioni di altre, gode una più vasta esperienza ed è aiutata a divenire un membro più attivo della comunità mondiale, vero prossimo per gli altri.

La vostra professione, per sua natura, vi rende servi, servi volenterosi della comunità. Molti membri di quella comunità potranno differire da voi per opinioni di ordine politico o economico, per convinzioni di ordine religioso o morale. Da buoni comunicatori, voi li dovete servire lo stesso, con amore e secondo verità; anzi, con amore per la verità. Da buoni comunicatori, voi dovete costruire ponti che uniscano e non mura che dividano. Da buoni comunicatori, dovete lavorare con la convinzione che l'amore e il servizio del prossimo sono il più importante compito della vostra vita.

Ogni vostra sollecitudine, quindi, sarà per il bene della comunità. Voi la nutrirete della verità. Voi ne illuminerete la coscienza e servirete da costruttori di pace. Voi additerete alla comunità ideali che la facciano tendere verso un modello di vita e un comportamento degno della sua potenzialità e della sua dignità umana.

Voi ispirerete la comunità, accenderete i suoi ideali, stimolerete la sua immaginazione - se necessario, la provocherete - affinché possa dare il meglio di se stessa, il meglio come uomini, il meglio come cristiani. Voi non cederete ad alcun allettamento né vi piegherete dinanzi a minacce che tendano a sviarvi dalla totale integrità nel compimento del vostro servizio professionale verso coloro che sono non solo il vostro prossimo, ma vostri fratelli e sorelle nella famiglia di Dio, Padre di noi tutti.

Voi vi considerate realisti testardi, ed io comprendo bene le realtà contro cui dovete combattere. Ma questa è la parola del Papa per voi. Non è cosa da poco quella che egli vi chiede, non è un sfida indifferente quella che vi lascia. Egli sfida a costruire, qui, nella comunità irlandese e nella comunità mondiale, il regno di Dio, regno di amore e di pace.

Vi ringrazio sinceramente per il lavoro che state svolgendo durante questa mia visita. Vi chiedo di portare il mio grazie e il mio affetto alle vostre famiglie, mentre per voi e per loro formulo questa bella preghiera irlandese: "Possa Dio tenerti nel palmo della sua mano. Possa Dio mantenere te e i tuoi cari nella sua pace".

Data: 1979-09-29

Data estesa: Sabato 29 Settembre 1979.





Ai vescovi cattolici in visita - Dublino (Irlanda)

Titolo: Le Chiese d'Europa devono gratitudine all'Irlanda

Testo: Cari fratelli nel Signore nostro Gesù Cristo.

Il fatto che molti di voi siano venuti da diversi Paesi per condividere con me i vari momenti della mia visita, è una testimonianza resa sia all'Irlanda che a voi stessi, perché prova che vi sentite uniti con il vescovo di Roma nella sua "sollecitudine per tutte le Chiese" (2Co 11,28), e nello stesso tempo mostra che volete onorare la fede della Chiesa d'Irlanda.

Non è vero infatti che le Comunità cristiane che voi rappresentate hanno un obbligo di gratitudine nei confronti della Chiesa in Irlanda? Voi che venite da altre Nazioni europee sentite un particolare rapporto con il popolo che ha offerto così tanti e grandi missionari, che nei secoli passati viaggiarono instancabilmente attraverso montagne e fiumi e attraverso le pianure d'Europa per rafforzare la fede quando si stava affievolendo, per ravvivare le Comunità cristiane e predicare la Parola del Signore. La vitalità della Chiesa in Irlanda rese possibile l'insediamento di molte vostre comunità. "Peregrinari pro Christo": essere un viaggiatore, un pellegrino per Cristo fu il motivo che li spinse a lasciare la loro cara terra natale. E nuova vita fu data alla Chiesa in Europa dal loro viaggiare.

Anche in altri continenti gli immigranti, i sacerdoti e i missionari irlandesi fondarono nuove diocesi e parrocchie, costruirono chiese e scuole, e la loro fede, a volte a dispetto di enormi difficoltà, riusci a portare alle nuove regioni e ad infondere nelle nuove comunità lo stesso unico amore per Gesù e la sua Madre, e la stessa fedeltà e affezione per la Sede Apostolica in Roma che avevano appreso nella loro patria.

Quando riflettiamo su queste realtà storiche, e quando insieme testimoniamo, durante questa visita, la pietà, la fede e la vitalità della Chiesa irlandese, non possiamo che sentirci benedetti per questi momenti. La vostra presenza qui sara a sua volta un incoraggiamento per l'Episcopato irlandese e per i cristiani irlandesi poiché, nel vedervi riuniti intorno al Vescovo di Roma, essi vedranno che l'intero Collegio episcopale offre sostegno ai pastori locali e si assume la sua parte di responsabilità per la Chiesa che è in Irlanda.

Il vostro amore per l'Irlanda e il vostro apprezzamento per il posto dell'Irlanda nella Chiesa si manifestino nella preghiera perché torni al più presto la pace in questa bella Isola. Guidate il vostro popolo fedele in questa assidua e incessante preghiera al Principe della Pace, attraverso l'intercessione di Maria, la Regina della Pace.

Il popolo di questa amata terra, nel vedervi riuniti insieme con i Vescovi irlandesi intorno al Vescovo di Roma, è testimone di quella particolare unione che costituisce l'anima di quella collegialità episcopale e un'unione di mente e di cuore, un'unione di impegno e di dedizione nella costruzione del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. E' questa profonda unione, questa sincera "comunione" che conferisce profondità e significato al concetto di collegialità e che la porta al di là di una semplice collaborazione pratica o una identità di vedute. Essa diviene allora un legame che veramente unisce i Vescovi di tutto il mondo con il successore di Pietro e tra loro stessi, per svolgere "cum Petro et sub Petro" il ministero apostolico che il Signore affido ai Dodici. Il sapere che tali sono i sentimenti che animano la vostra presenza qui con me non solo mi allieta, ma mi sostiene anche nel mio ministero pastorale unico e universale.

Da questa unione di tutti i Vescovi deriveranno per ogni Comunità ecclesiale e per la Chiesa tutta abbondanti frutti di unità tra tutti i fedeli sia con i loro Vescovi che con il Capo visibile della Chiesa universale.

Vi ringrazio per aver condiviso con me il privilegio e la grazia soprannaturale di questa visita. Possa il Signore Gesù benedire voi e le vostre diocesi con sempre più abbondanti frutti di unione di menti e di cuori. E possa ogni cristiano, ovunque, e tutta la Chiesa di Dio, diventare sempre più un segno e una presenza di speranza per tutta l'umanità.

Data: 1979-09-29

Data estesa: Sabato 29 Settembre 1979.





Alla comunità polacca - Dublino (Irlanda)

Testo: Amati connazionali! Grazie a tutti voi, che siete venuti da ogni parte dell'Irlanda, per questo incontro che è incluso nel programma della mia visita in Irlanda. E' la terza volta, nel mio primo anno di pontificato, che lascio Roma: questa volta per recarmi in Irlanda e negli Stati Uniti. Il motivo particolare di questo viaggio è l'invito del Segretario Generale delle Nazioni Unite, che non avrei potuto disattendere.

La mia visita in Irlanda all'inizio di questo impegnativo viaggio ha un significato speciale. Voglio esprimere la mia gratitudine a tutti voi presenti per la vostra fraterna solidarietà con il Papa, la cui Patria è anche la vostra. So che questa solidarietà è stata dimostrata dalle vostre costanti preghiere e da altri atti spirituali a sostegno del mio servizio. Per la mia alta missione, ho bisogno di questo sostegno immenso.

Nello stesso tempo vorrei augurare a tutti voi la benedizione di Dio sulla vita che voi conducete in Irlanda, mentre vi mantenete ancora profondamente legati alle abitudini, alla cultura e alle tradizioni polacche. E' dalla Polonia che avete portato la vostra fede, un legame di unione spirituale con il Vescovo di Roma, con tutta la Chiesa cattolica.

Possa questa unità aiutarvi non solo ad ottenere la vostra salvezza e quella dei vostri vicini, ma a conservare questo profilo spirituale che caratterizza la nostra identità nazionale, la nostra presenza nella storia europea e il nostro contributo nella lotta per la pace, la giustizia e la libertà.

Vorrei ripetere lo stesso augurio espresso il 16 maggio, quando ho parlato a più di seimila polacchi durante la speciale udienza a Roma: "In questo eccezionale incontro odierno noi dobbiamo augurarci - con l'aiuto della grazia di Dio e per l'intercessione di Maria Madre della Chiesa che è nostra Signora di Jasna Gora, Regina della Polonia, con l'intercessione di san Stanislao, di sant'Adalberto e di tutti i santi e beati polacchi, fino al beato Massimiliano Kolbe e alla beata Maria Teresa Ledochowska - che tutti noi dovunque siamo riusciamo a dare testimonianza della maturità della Polonia, a rendere più forte il nostro diritto di cittadini fra tutte le Nazioni d'Europa e del mondo, e a servire a questo nobile scopo: testimoniare l'universalismo cristiano".

Questo è il mio sincero augurio per voi, e con questo spirito benedico voi tutti e le vostre famiglie, i vostri pastori, i sacerdoti e tutta la Polonia.

Data: 1979-09-30

Data estesa: Domenica 30 Settembre 1979.





All'arrivo a Galway (Irlanda)

Titolo: Punto d'incontro tra l'Europa e le Americhe

Testo: Ringrazio il Vescovo di Galway e Kilmacduagh e lo stimato Sindaco della città di Galway per questo caloroso benvenuto. E' per me una gioia poter venire oggi nell'Ovest dell'Irlanda, a questa bella Baia di Galway.

A te, caro fratello, pastore della Sede Occidentale che all'epoca di san Patrizio era "oltre i confini della terra abitata", ma che è ora il punto d'incontro fra l'Europa e le Americhe, a te e ai tuoi sacerdoti, religiosi e laici, porgo una parola di speciale saluto. Fa onore alla vostra diocesi e alla vostra città l'avermi invitato ad incontrare i rappresentanti di tutta la gioventù dell'Irlanda. In mezzo a voi incontrero il futuro dell'Irlanda, coloro che porteranno la fiaccola della fede cristiana nel XXI secolo.

In occasione di questa prima visita del Vicario di Cristo in terra al popolo dell'Ovest dell'Irlanda, desidero chiedere il sostegno delle vostre preghiere per la mia missione universale come vescovo di Roma. In modo particolare faccio assegnamento sulle vostre preghiere quotidiane per me in seno alle vostre famiglie, quando genitori e figli insieme invocano l'aiuto del Signore Gesù e della sua Madre Maria.

Dio benedica questa città e tutti i suoi abitanti, conceda la sua forza ai deboli e ai malati, il suo coraggio a coloro che lottano, e la sua pace e la sua gioia a tutti.

Data: 1979-09-30

Data estesa: Domenica 30 Settembre 1979.





Omelia alla Messa per i giovani - Galway (Irlanda)

Testo: Cari giovani, fratelli e sorelle in nostro Signore Gesù Cristo!

1. Questa è un'occasione veramente speciale e molto importante. Stamattina il Papa appartiene alla gioventù irlandese! Io ho atteso questo momento; ho chiesto nella preghiera di poter toccare i vostri cuori con le parole di Gesù. Voglio qui richiamare ciò che dissi tanto spesso come Arcivescovo di Cracovia e che ho ripetuto come successore di san Pietro: io credo nella gioventù! Credo nella gioventù con tutto il mio cuore e con tutta la forza del mio convincimento. Ed oggi dico: Io credo nella gioventù d'Irlanda! Io credo in voi che mi state dinanzi, in ciascuno di voi! Guardandovi, io vedo l'Irlanda del futuro. Domani voi costituirete la forza viva del vostro Paese; voi deciderete che cosa sarà l'Irlanda. Domani, come tecnici o insegnanti, infermiere o segretarie, contadini o commercianti, medici o ingegneri, sacerdoti o religiosi: domani voi avrete il potere di far si che i sogni divengano realtà. Domani l'Irlanda dipenderà da voi! Guardando a voi radunati attorno a quest'altare e sentendovi pregare, io scorgo il futuro della Chiesa. Dio ha i suoi piani per la Chiesa in Irlanda, ma ha bisogno di voi per attuarli. La Chiesa del futuro dipende dalla vostra libera collaborazione con la grazia di Dio.

Guardando alle migliaia di giovani che mi stanno davanti io vedo pure le sfide nelle quali v'imbattete. Siete venuti dalle parrocchie dell'Irlanda in rappresentanza di quanti non sono potuti essere qui. Portate nei vostri cuori la ricca eredità ricevuta dai vostri genitori, dai vostri insegnanti, dai vostri sacerdoti. Portate nei vostri cuori i tesori che vi hanno trasmessi la storia e la cultura dell'Irlanda, ma siete coinvolti anche nei problemi che l'Irlanda deve affrontare.


2. Oggi, per la prima volta da quando san Patrizio predico la fede in Irlanda, il successore di Pietro viene da Roma e mette piede in terra irlandese. A buon diritto voi vi domandate quale messaggio egli porti e quali parole dirà alla gioventù irlandese. Il mio messaggio non può essere altro che il messaggio di Cristo stesso; le mie parole non possono essere altre che la Parola di Dio.

Non sono venuto qui per dare una risposta a tutti i vostri interrogativi. Avete i vostri vescovi che sono al corrente delle vostre situazioni e dei problemi locali; avete i vostri sacerdoti, specialmente quelli che si dedicano all'esigente, ma anche soddisfacente cura pastorale della gioventù. Essi vi conoscono personalmente e vi aiuteranno a trovare le risposte giuste. Ma io pure sento di conoscervi, perché conosco e comprendo i giovani. E io so che voi al pari di tanti altri giovani della vostra età in altri Paesi siete interessati a quanto sta accadendo nella società che vi circonda. Pur vivendo ancora in un'atmosfera nella quale i veri principi religiosi e morali sono tenuti in onore, voi vi accorgete che la vostra fedeltà a questi principi è messa in diversi modi alla prova. Le tradizioni religiose e morali dell'Irlanda, la vera anima dell'Irlanda, è messa alla prova da tentazioni che non risparmiano nessuna società nell'epoca nostra. Come a tanti altri giovani in varie parti del mondo, vi si dirà che bisogna operare dei cambiamenti, che dovete godere di una maggiore libertà, che dovete essere diversi dai vostri genitori e che dipende da voi, e solo da voi, decidere della vostra vita.

La prospettiva di un crescente progresso economico e l'opportunità di conseguire una maggiore partecipazione ai beni che la società moderna può offrire apparirà a voi come un'opportunità per raggiungere una più ampia libertà. Più possedete - potreste essere tentati di pensare - più vi sentite liberati da ogni specie di restrizione. Per far più danaro e avere di più, per eliminare lo sforzo e la preoccupazione, potrete essere tentati di prendere delle scorciatoie che coinvolgono l'onestà, la verità e il lavoro. Il progresso della scienza e della tecnologia sembra inevitabile e voi potreste essere attratti a guardare alla società tecnologica per aver risposta a tutti i vostri problemi.


3. L'allettamento del piacere, da conseguire ogni volta e dovunque esso può essere trovato, sarà forte e potrà esservi presentato come parte del progresso verso una maggiore autonomia e libertà dalle norme. Il desiderio di liberarsi da restrizioni esterne può manifestarsi con gran forza nel campo della sessualità, così strettamente congiunto con la personalità umana. Gli ideali morali che la Chiesa e la società hanno esaltato dinanzi a voi per tanto tempo, potranno esservi presentati come sorpassati e come un ostacolo al pieno sviluppo della vostra personalità. Gli strumenti della comunicazione sociale, i divertimenti e la letteratura vi presenteranno un modello di vita in cui molto spesso ognuno vive per se stesso e in cui la sfrenata affermazione di sé non lascia spazio ad interessarsi degli altri.

Sentirete dirvi che le vostre pratiche religiose sono irrimediabilmente antiquate, che ingombrano il vostro modo di essere e il vostro futuro, che con quanto può offrirvi il progresso sociale e scientifico voi sarete in grado di organizzare le vostre vite, e che Dio è stato ormai messo fuori gioco. Anche persone religiose potranno adottare siffatti atteggiamenti, respirandoli dall'atmosfera che le circonda, senza accorgersi dell'ateismo pratico che sta alle loro origini.

Una società che in tal modo ha perduto i suoi più alti principi religiosi e morali diventerà facile preda di manipolazione e di dominio da parte di forze che, sotto il pretesto d'una più ampia libertà, la renderanno ancora più schiava.

Si, cari giovani; non chiudete i vostri occhi alla debolezza morale che insidia oggi la vostra società, e dalla quale non potete proteggervi da soli.

Quanti giovani hanno già alterato le proprie coscienze e hanno sostituito la vera gioia di vivere con la droga, il sesso, l'alcool, il vandalismo e il vuoto miraggio di beni puramente materiali.


4. C'è bisogno di qualche altra cosa: qualcosa che voi troverete solo in Cristo perché egli solo è la misura e la scala che dovete usare per valutare la vostra vita. In Cristo voi scoprirete la vera grandezza della vostra umanità; egli vi farà comprendere la vostra dignità di esseri umani "creati a immagine e somiglianza di Dio" (Gn 1,26). Cristo possiede le risposte ai vostri problemi e la chiave della storia; egli ha il potere di elevare i cuori. Egli vi chiama, vi invita, egli che è "la via, la verità, la vita" (Jn 14,6). Si, Cristo vi chiama, ma vi chiama alla verità. La sua chiamata è esigente, perché vi invita a lasciarvi "afferrare" da lui completamente, in modo che tutte le vostre esistenze siano viste in una luce diversa. Egli è il Figlio di Dio, che rivela a voi il volto amoroso del Padre. E' il Maestro, l'unico che insegni con autorità. E' l'amico che dice ai suoi discepoli: "Non vi chiamo più servi... ma vi ho chiamato amici" (Jn 15,15). E ha dato prova della sua amicizia dando la vita per voi.

La sua chiamata è esigente perché egli ci ha insegnato cosa significhi essere veramente uomo. Se non si presta attenzione alla chiamata di Gesù, non è possibile realizzare la pienezza della vostra umanità. Voi dovete costruire sul fondamento che è Cristo (cfr. 1Co 3,11); solo con lui la vostra vita avrà un significato e sarà degna d'essere vissuta.

Voi provenite da famiglie cattoliche; andate regolarmente ad incontrare Cristo nella santa comunione, le domeniche e anche durante la settimana; molti di voi pregano ogni giorno in seno alle loro famiglie. Spero che continuiate così anche per tutto il resto della vita. Ma può anche accadere che sarete tentati di allontanarvi da Cristo; ciò può avvenire specialmente se vedrete contraddizione, nella vita di alcuni vostri compagni, tra la fede che professano e il loro modo di vivere. Ma io desidero insistere nel pregarvi di ascoltare sempre la chiamata di Cristo, perché egli solo può insegnarvi il vero significato della vita e delle realtà temporali.


5. Consentitemi, in questo contesto, di richiamare ancora un'altra frase del Vangelo, una frase che dobbiamo ricordare anche quando le sue conseguenze si rivelano particolarmente difficili da accettare. E' quella che pronuncio Cristo nel discorso della Montagna: "Amate i vostri nemici, fate del bene a quanti vi odiano" (Lc 6,27). Voi avete già indovinato che riferendomi a queste parole del Salvatore ho dinanzi alla mia mente i dolorosi avvenimenti che da più di dieci anni si stanno verificando nell'Irlanda del Nord. Sono sicuro che tutti i giovani stanno vivendo tali avvenimenti molto intensamente e con grande dolore, giacché essi stanno segnando profonde cicatrici nei vostri giovani cuori. Questi avvenimenti, penosi come sono, devono anche costituire uno stimolo alla riflessione. Essi esigono che vi formiate un interno giudizio di coscienza, per vedere qual è, in proposito, il vostro posto di giovani cattolici.

Avete ascoltato le parole di Gesù: "Amate i vostri nemici". Il comando di Gesù non significa che non siamo legati dall'amore per la nostra terra natia; non significa che dobbiamo rimanere indifferenti dinanzi all'ingiustizia, nei suoi diversi aspetti temporali e storici. Queste parole di Gesù eliminano soltanto l'odio. Io vi chiedo di riflettere profondamente: cosa sarebbe la vita umana se Gesù non avesse mai pronunziato queste parole? Cosa sarebbe il mondo se nei nostri rapporti scambievoli noi dessimo il primato all'odio tra gli individui, tra le classi, tra le nazioni? Quale sarebbe il futuro dell'umanità se dovessimo basare su quest'odio il futuro degli individui e della nazione? Talvolta si potrebbe avere l'impressione che, dinanzi alle esperienze della storia e alle situazioni concrete, l'amore ha perduto la sua forza ed è impossibile praticarlo. Invece, a lungo andare, l'amore riporta sempre vittoria, l'amore non è mai soccombente. Se così non fosse, l'umanità sarebbe condannata alla distruzione.


6. Cari giovani amici, questo è il messaggio che io oggi vi affido, chiedendo di portarlo con voi, di farne parte alle vostre famiglie a casa e ai vostri amici nella scuola e al lavoro. Tornando a casa dite ai vostri genitori e a quanti vogliono sentirlo, che il Papa crede in voi e conta su di voi. Dite che i giovani sono la forza del Papa, il quale desidera dividere con loro la sua speranza per il futuro e il suo incoraggiamento.

Vi ho comunicato le parole del mio cuore. Ora lasciate che vi chieda qualcosa in contraccambio. Voi sapete che dall'Irlanda io mi rechero alle Nazioni Unite. La verità che ho proclamato dinanzi a voi è la stessa che presentero, in forma diversa, dinanzi a questa Suprema Assise delle Nazioni. Spero che le vostre preghiere - le preghiere dei giovani irlandesi - mi accompagneranno e mi sosterranno in questa importante missione. Conto su di voi, perché il futuro della vita umana su questa terra è in gioco, in ogni Paese e in tutto il mondo. Il futuro di tutti i popoli e Nazioni, il futuro della stessa umanità dipende da questo: se le parole di Gesù nel discorso della Montagna, se il messaggio del Vangelo sarà ascoltato una volta ancora.

Possa il Signore Gesù essere sempre con voi! Con la sua verità che vi fa liberi (cfr. Jn 8,32); con la sua parola che schiude il mistero dell'uomo e rivela all'uomo la sua stessa umanità; con la sua morte e risurrezione che ci rinnova e ci fortifica, poniamo questa intenzione ai piedi di Maria, Madre di Dio e Regina dell'Irlanda, esempio di amore generoso e di dedizione al servizio degli altri. Giovani dell'Irlanda, io vi amo! Giovani dell'Irlanda, io vi benedico! Vi benedico in nome di nostro Signore Gesù Cristo! Data: 1979-09-30

Data estesa: Domenica 30 Settembre 1979.






GPII 1979 Insegnamenti - Al Governo irlandese - Dublino (Irlanda)