GPII 1979 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)


2. Su uno di questi, in modo particolare, voglio attirare la mia e la vostra attenzione: quello del rapporto tra la Chiesa e la Cultura. Proprio ieri la Pontificia Accademia delle Scienze, fondata - come è noto - da Pio XI nel 1922, ha inaugurato la Sessione plenaria annuale con una solenne commemorazione della nascita di Albert Einstein, il grande pensatore, che ha dato un singolare ed alto contributo al progresso della scienza.

Questo avvenimento ripropone alla nostra considerazione il problema, antico e sempre nuovo, delle relazioni tra ragione e rivelazione, tra fede e scienza, tra Chiesa e Cultura.

La Chiesa, da parte sua, non può non guardare con stima, con fiducia, con rispetto, con speranza, alla scienza, la quale ha la sua ragion d'essere nella serena, libera, oggettiva ricerca della verità. Come affermava sant'Agostino: "Si Sapientia Deus est, per quem facta sunt omnia... verus philosophus est amator Dei" ("Se Dio, mediante il quale tutto è stato fatto, è la Sapienza... il vero filosofo (il vero scienziato, cioè) è uno che ama Dio") (S. Agostino, "De Civitate Dei", 8, 1).

3. Ancora una volta voglio ricordare i ferrovieri, che giovedi scorso hanno celebrato la loro "Giornata". Desidero rinnovare l'auspicio che questa categoria professionale continui a svolgere, in Italia e in tutto il mondo, in condizioni di sempre maggiore sicurezza e serenità, il suo indispensabile lavoro, e possa contribuire, con l'aiuto del Signore, a promuovere la conoscenza, la migliore comprensione e il senso della fratellanza fra gli uomini.


4. Tra gli incontri con i Vescovi latino-americani in visita "ad limina", mi piace oggi ricordare quelli avuti con gli episcopati dell'Uruguay e del Paraguay.

In Uruguay, con una popolazione di circa tre milioni di abitanti, vi è una arcidiocesi e nove diocesi con complessivamente quasi 600 sacerdoti.

In Paraguay le circoscrizioni ecclesiastiche sono 9, con circa 400 sacerdoti, e con una popolazione di

2.700.000 abitanti.

Dalle udienze con i Presuli ho potuto rilevare molteplici fatti consolanti e promettenti sulla vita della Chiesa in quei due Paesi. Anzitutto la ripresa delle vocazioni sacerdotali e religiose; la crescente partecipazione ai ministeri ecclesiali; una profonda e sicura comprensione in tutto l'ambito della Chiesa della sua identità: tutto nel clima di un vivace risveglio di spiritualità.

Ravviso in questo panorama consolante l'efficacia del lavoro silenzioso, del sacrificio, della consapevole dedizione con cui i Pastori si consacrano al bene delle anime.

Garanzia soave e sicura dell'autenticità della vita della Chiesa e che insieme getta una prospettiva luminosa sul suo futuro è la devozione alla Vergine, che anima i Pastori e tutto il popolo di Dio. In Uruguay tale devozione corre sulla linea di una lunga tradizione, che ha un singolare punto di partenza nella fede con cui i fondatori della Repubblica Orientale dell'Uruguay ricorsero a Maria nel Santuario di Florida per ottenerne la protezione sul loro impegno patriottico.

In Paraguay il centro della devozione a Maria è costituito dal Santuario Nazionale di Caacupé, sotto il titolo di "Virgen de los Milagros".

Maria assista con la sua materna protezione i figli di quelle due Nazioni.


5. Con viva preoccupazione ho seguito in questi giorni gli sviluppi della grave crisi in Bolivia e con profondo dolore ho appreso le tensioni violente che hanno seminato gravi sofferenze con numerosi morti e feriti.

Sono vicino ai Vescovi che, con viva sollecitudine, si stanno adoperando per scongiurare il pericolo del protrarsi di lotte fratricide e per favorire soluzioni pacifiche.

Vorrei affidare alle vostre preghiere questa cara Nazione, così vicina al mio cuore, con l'auspicio che i tentativi in atto possano corrispondere alle aspirazioni profonde di pace e di progresso del popolo boliviano.

Confidiamo questo nostro auspicio all'intercessione della Vergine Santissima, che in quella terra è invocata con il titolo di "Virgen de Copacabana".

Ai lavoratori dei campi che celebrano la Giornata dei Ringraziamento Come già sapete, per iniziativa della Federazione Coltivatori Diretti, si celebra oggi in Italia la Giornata del Ringraziamento.

Il mio pensiero va a tutti i coltivatori, alla brava gente dei campi, a cui ben volentieri mi unisco per elevare insieme la preghiera di ringraziamento a Dio, che anche quest'anno ci ha elargito abbondanza di frutti e per implorare la sua assistenza.

Carissimi coltivatori, il mio cuore è vicino a voi, perché voi siete vicini a Dio, avendo la possibilità di percepirlo nel contatto immediato con la natura, vestigio manifesto di Dio, la quale più facilmente dispone l'animo al colloquio con lui.

Il Signore benedica voi, le vostre famiglie e il vostro lavoro.

Ai partecipanti al Congresso Nazionale dell'Unione Veterani Sportivi Rivolgo poi un saluto ai partecipanti al Congresso Nazionale dell'Unione Veterani Sportivi (UNVS), organizzato in occasione del 25° anniversario del loro sodalizio. E saluto altresi i membri dell'Associazione Medaglie d'oro al valore atletico e dell'Unione nazionale Atleti azzurri d'Italia, che hanno voluto unirsi ad essi.

Nell'esprimere il mio compiacimento per il vostro impegno di tenere sempre alti i valori morali, umani e sociali dello Sport, di cuore vi benedico, auspicando ogni bene nel Signore.

Ai parrocchiani di Santo Stefano Nuovo, in diocesi di Nepi e Sutri.

Sono presenti in questa piazza oggi anche i fedeli della parrocchia di Santo Stefano Nuovo, in diocesi di Nepi e Sutri: tra essi ci sono alcuni appassionati dello Sport Ippico con i loro cavalli. Anche ad essi porgo il mio saluto, rivolgendo agli atleti l'augurio di saper sempre portare nelle competizioni sentimenti di nobiltà e di lealtà.

Ai giovanissimi parrocchiani di Santa Teresa fuori Porta Salaria.

Un saluto infine vada al gruppo dei bambini e delle bambine appartenenti alla parrocchia romana di Santa Teresa fuori Porta Salaria, i quali sono venuti qui insieme con i loro genitori, con i Padri Carmelitani e con i catechisti, per ricevere la benedizione del Papa per la buona riuscita del corso di catechismo in preparazione alla Prima Comunione.

A tutti la mia benedizione.

Data: 1979-11-11

Data estesa: Domenica 11 Novembre 1979.





Omelia ai fedeli del Trullo - Roma

Testo: Sorelle e fratelli carissimi.

1. Salute a voi! Mi sia concesso di esprimere, innanzitutto, la gioia grande che provo nel trovarmi oggi in mezzo a voi, in questa vostra parrocchia di San Raffaele Arcangelo al Trullo, che conclude i festeggiamenti per il suo 25° anno di esistenza. Venticinque anni sono un periodo considerevole, nell'arco di tempo che abbraccia normalmente un'esistenza umana. E' giusto, pertanto, che si sottolinei una scadenza come questa e che ci soffermi a rimirare il cammino percorso, a valutare le difficoltà superate, a cercar lena nella considerazione dei risultati raggiunti.

Sono lieto di trovarmi anch'io con voi di Roma, nella quale Cristo mi ha posto come vostro Vescovo e Pastore. Insieme con voi ripenso agli inizi della vostra comunità: della comunità civile, il cui avvio si situa verso la fine degli anni trenta, quando qui si insediarono numerosi italiani rimpatriati dall'estero, e il cui sviluppo fu successivamente determinato dal confluire in questa zona degli abitanti di alcuni quartieri periferici della Città, come anche di non pochi immigrati da altre regioni d'Italia. E ripenso agli inizi della comunità cristiana come tale, raccolta dapprima intorno a centri di servizio religioso provvisori, ed eretta poi ufficialmente in parrocchia nel 1953 sotto la guida pastorale dei Padri Cappuccini.

Quanti ricordi affiorano alla memoria di quelli tra voi che qui risiedono da un certo numero d'anni o che qui sono addirittura nati e cresciuti.

Sono ricordi lieti e sono ricordi tristi; sono, comunque, ricordi che vi riportano ai fatti salienti, che hanno segnato la vostra vita come singoli, come famiglie, come comunità. Sono ricordi nei quali è scritta e custodita la storia della vostra borgata, che in questi anni è cresciuta ed è andata assumendo mano a mano una propria fisionomia, alla quale voi vi siete sempre più affezionati, come ad una realtà che, in qualche modo, fa parte di voi e della vostra vita.


2. Figli carissimi, il Papa è qui, oggi, con voi per dirvi che anch'egli è affezionato alla vostra borgata: essa ha un posto nel suo cuore. Saluto, pertanto, tutti i presenti, a cominciare dal Signor Cardinale Vicario e dal Vescovo Ausiliare del settore, Monsignor Remigio Ragonesi; saluto il Parroco, Padre Celso Serri, che pure ha festeggiato il suo 25° di ministero pastorale tra voi; e con lui saluto i Confratelli che lo coadiuvano, donando generosamente le loro energie per assicurare il servizio religioso alla comunità. E tra i Confratelli come non ricordare in particolare Padre Benedetto Camellini presente tra voi fino dai primi mesi della parrocchia? Saluto poi le Religiose operanti nell'ambito della parrocchia: le Suore dell'Istituto dei Sacri Cuori e le Suore Maestre Pie dell'Addolorata, che si spendono per la gioventù nel campo educativo-scolastico; le Suore della Carità di nostra Signora della Misericordia, provvidenzialmente presenti nel campo caritativo-assistenziale; le francescane Ausiliarie Laiche Missionarie dell'Immacolata, che affiancano l'azione nel campo dell'animazione missionaria.

Un saluto cordiale rivolgo poi a quanti testimoniano attivamente la loro fede nelle file dell'Azione Cattolica, nel Gruppo Volontariato Dame di San Vincenzo, nella comunità di Sant'Egidio, nella comunità terapeutica Sant'Andrea, mostrando col loro esempio come l'impegno per l'annuncio del Vangelo non vada disgiunto dalla sollecitudine fattiva per la promozione umana degli abitanti del quartiere. In questo senso, una menzione ed un saluto meritano pure quanti collaborano nell'organizzazione delle attività ricreativo-culturali, che si svolgono nell'Oratorio, offrendo a tanti ragazzi e giovani la possibilità di uno svago sano e formativo e dando, al tempo stesso, una prova concreta della incisiva presenza della parrocchia nella vita socio-culturale del quartiere. Desidero salutare ed incoraggiare anche il Gruppo dei Catechisti laici, i quali con generosa dedizione svolgono un'opera preziosa, accanto ai Sacerdoti ed alle Religiose, nell'aiutare i ragazzi, che stanno compiendo i primi significativi passi nel loro itinerario di fede.

Il mio saluto si estende, infine, a tutti gli sposi cristiani, impegnati a vivere e a testimoniare di fronte al mondo le ricchezze insite nel sacramento del matrimonio; ai giovani, che si protendono con intraprendente coraggio e con intatta speranza verso il domani; ai bambini, nei cui occhi innocenti si specchiano i desideri migliori nascosti nell'animo di ogni adulto; agli ammalati, che con le loro sofferenze recano un contributo insostituibile al dinamismo interiore e alla crescita spirituale dell'intera comunità; in una parola, a tutti coloro che fanno parte di questa parrocchia e specialmente a quanti, in essa, si sentono più poveri, più soli, più emarginati.

Ecco, tutti insieme raccolti intorno all'altare, noi, oggi, rendiamo grazie al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo per questi venticinque anni di esistenza della parrocchia. Rendiamo grazie per questa particella della Chiesa, per questa porzione del Popolo di Dio, che porta il nome di "Parrocchia di San Raffaele al Trullo". Essa è un frammento della storia della salvezza, delimitato nel tempo e nello spazio, ma contemporaneamente incommensurabile per quanto riguarda la presenza del Dio vivente, dell'opera salvifica di Cristo, dell'effusione dello Spirito Santo nei cuori e nelle coscienze umane.

Per tutto ciò noi vogliamo oggi, insieme, ringraziare. La mia vuol essere una visita di ringraziamento. Raccogliendo l'invito ad "innalzare i nostri cuori", pronunciamo oggi con particolare convinzione le parole del prefazio: "E' veramente cosa buona e giusta nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie!".


3. Forse, sullo sfondo di questo venticinquesimo, acquista migliore risalto nella nostra coscienza la verità che san Paolo ha espresso nel meraviglioso brano della lettera agli Ebrei, che abbiamo ascoltato nell'odierna liturgia domenicale. Ecco, Cristo, sacerdote della nuova ed eterna alleanza, entra nell'eterno santuario "per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore" (He 9,24). Entra per offrire continuamente per tutta l'umanità l'unico Sacrificio, che una volta sola ha offerto "per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso" (He 9,26).

Noi tutti partecipiamo a quest'unico Santo Sacrificio. Noi tutti abbiamo parte all'unico ed eterno sacerdozio di Cristo, Figlio di Dio. Proprio questo Tempio, che è stato costruito in questa zona di Roma poco tempo dopo l'erezione della parrocchia, è il luogo di tale partecipazione. La parrocchia infatti sorge ed esiste affinché tutti noi abbiamo parte alla missione sacerdotale, profetica e regale (pastorale) di Cristo, come ci insegna il Concilio Vaticano II; affinché, offrendo insieme con lui e per lui i nostri doni spirituali, possiamo entrare con lui e per lui nell'eterno santuario della Divina Maestà, il santuario che egli ha preparato per noi come "casa del Padre" (Jn 14,2).


4. Per giungere alla casa del Padre dobbiamo lasciarci guidare dalla verità, che Gesù ha espresso nella sua vita e nel suo insegnamento. E' verità ricca e universale. Essa svela davanti agli occhi della nostra anima i vasti orizzonti delle grandi opere di Dio. E, contemporaneamente, essa scende così in profondità nei misteri del cuore umano, come solo la Parola divina può fare. Uno degli elementi di questa verità è quello che, con un particolare accento, sembra ricordarci la liturgia di oggi: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli" (Mt 5,3).

Si può dire che la liturgia di questa domenica illustri in modo particolarmente suggestivo questa prima beatitudine del discorso della montagna, permettendoci di penetrare a fondo la verità in esso contenuta. Ecco, sentiamo nella prima Lettura della povera vedova dei tempi di Elia, che abitava in Zarepta di Sidone. Poi dopo sentiamo di un'altra povera vedova dei tempi di Cristo, entrata nel cortile del tempio di Gerusalemme. L'una e l'altra hanno dato tutto ciò che potevano. La prima ha dato ad Elia l'ultimo pugno di farina per fare una piccola focaccia. Quell'altra ha gettato nel tesoro del tempio due spiccioli, e questi spiccioli costituivano tutto "quello che aveva" (Mc 12,44). La prima non rimane delusa perché, conformemente alla predizione di Elia, "la farina della giara non venne meno, finché il Signore non fece piovere sulla terra" (cfr. 1Re

17,14). La seconda poté ascoltare le più grandi lodi dalla bocca di Cristo stesso.

Mediante queste due figure si svela il vero significato di quella povertà in spirito, che costituisce il contenuto della prima beatitudine nel discorso della montagna. Questo può suonare come un paradosso, ma questa povertà nasconde in sé una ricchezza particolare. Ricco, infatti, non è colui che ha, ma colui che dà. E dà non tanto ciò che possiede, quanto se stesso. Allora egli può dare anche quando non possiede. Anche quando non possiede, egli è dunque ricco.

L'uomo è povero, invece, non perché non possiede, ma perché è legato - e in particolare quando è legato spasmodicamente e totalmente - a ciò che possiede.

Quando cioè è legato in maniera tale che non è in grado di dare nulla da sé.

Quando non è in grado di aprirsi verso gli altri e donare loro se stesso. Nel cuore del ricco tutti i beni di questo mondo diventano morti. Nel cuore del povero, nel senso di cui parlo, anche i beni più piccoli rivivono e divengono grandi.

Certamente nel mondo molto è cambiato da quando, nel discorso della montagna, è stata pronunciata da Cristo la beatitudine dei poveri in spirito. I tempi, in cui viviamo noi, sono ben diversi da quelli di Cristo. Noi viviamo in un'altra epoca della storia, della civiltà, della tecnica, dell'economia. Eppure le parole di Cristo non hanno perso nulla della loro esattezza, della loro profondità, della loro verità. Esse hanno anzi acquistato una nuova portata.

Oggi bisogna giudicare con la verità di queste parole di Cristo non soltanto il comportamento di una vedova povera e dei suoi contemporanei, ma bisogna giudicare con questa verità tutti i sistemi e i regimi economico-sociali, le conquiste tecniche, la civiltà dei consumi e insieme tutta la geografia della miseria e della fame, iscritta nella struttura del nostro mondo.

E così, come ai tempi del discorso della montagna, pure oggi ognuno di noi deve giudicare con la verità delle parole di Cristo le sue opere e il suo cuore.

Quale stupenda istituzione è questa parrocchia, che ci permette di sentire costantemente le parole di Cristo e con la verità di esse giudicare i nostri cuori!

5. Desidero che oggi si stringano le mani tutti i coniugi che, in base al Sacramento, hanno costituito in questa parrocchia altrettante comunità familiari.

Rinnovino, oggi nei loro cuori, quelle sacre promesse che, davanti a Dio e alla Chiesa, hanno fatto di loro un giorno degli sposi - marito e moglie - e in seguito dei genitori: padre e madre. Preghino per la grazia della perseveranza nella fedeltà matrimoniale e in quella di genitori. Preghino per ottenere l'amore necessario all'adempimento della vocazione, che hanno ricevuto da Dio.

I bambini trovino in questa parrocchia una più vasta casa familiare; assorbano nella catechesi la verità della Parola di Dio; si nutrano col Corpo del Salvatore.

I giovani cerchino in questa parrocchia l'appoggio ai loro ideali e si impegnino ad animarla con la loro nuova vita, con la loro testimonianza, con la prontezza a servire Dio e gli uomini.

I malati e i sofferenti trovino qui conforto e sollievo. Li visiti Cristo, mediante il servizio dei Sacerdoti, e spieghi loro con la parola interiore dello Spirito la grande dignità e il significato delle loro sofferenze.

Possano tutti, in questa parrocchia, prender coscienza di essere le membra del Corpo di Cristo e rendersi conto che ad essi si avvicina il Regno di Dio, che, anzi, esso è già presente in loro.

Per tutto questo io prego oggi, insieme con voi, fidando innanzitutto nella intercessione di Maria, che è Madre della Chiesa e causa della nostra letizia, e poi anche in quella di san Raffaele Arcangelo, che avete scelto come guida del vostro cammino. Col loro aiuto e con la loro protezione la vostra comunità potrà proseguire, con rinnovata lena, sulla strada di una coerente ed operosa testimonianza cristiana, offrendo a quanti sono oppressi da dubbi, perplessità e disperazione l'eterno messaggio di gioia e di speranza che Cristo ci ha lasciato nel suo Vangelo. così sia! Data: 1979-11-11

Data estesa: Domenica 11 Novembre 1979.





Alla XX riunione plenaria della FAO - Roma

Testo: Signor Presidente, Signor Direttore Generale, Signore e Signori.

1. Vengo a voi in continuità con la mia visita alla Sede delle Nazioni Unite a New York, seguendo anche in ciò l'esempio del mio predecessore Paolo VI.

Mi rallegro, infatti, che la FAO, pur essendo sorta poco prima delle Nazioni Unite il 16 ottobre 1945 a Québec, si ispiri ai medesimi criteri di fondo delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo pur agendo nella autonomia che è propria di ciascuna Organizzazione Intergovernativa.

Questa Organizzazione è egualmente aperta a vocazione universale, verso l'adesione di tutti i popoli del mondo al proprio Atto istitutivo. Passando con la presente Conferenza generale dai 42 Stati-Membri originari agli attuali 146, la FAO può attendere ad un'azione comune che sia reale convergenza fra i Paesi del mondo, qualunque siano i loro sistemi economici e le loro diverse strutture politiche.


2. L'Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura può ben vantare di svolgere una insostituibile attività specializzata nell'ambito della famiglia delle Nazioni Unite. Essa affronta quello che si può considerare il più importante settore dell'economia mondiale: l'agricoltura che provvede gli alimenti indispensabili del mondo e occupa il 50% della popolazione mondiale. E' anche un settore che da troppo tempo è stato tenuto al margine del progresso dei livelli di vita, un settore che la rapida e profonda trasformazione socio-culturale del nostro tempo colpisce in un modo particolarmente doloroso, scoprendo le ingiustizie ereditate dal passato, squilibrando gli uomini, la famiglia e la società, accumulando le frustrazioni ed obbligando alle migrazioni spesso massicce e caotiche.

Secondo il Preambolo del vostro Atto istitutivo, l'obiettivo della liberazione della famiglia umana dalla fame comporta l'impegno degli Stati-Membri a elevare il livello di nutrimento e a migliorare la condizione delle popolazioni rurali aumentando il rendimento della produzione e garantendo l'efficacia della redistribuzione.


3. Ma vorrei rilevare ancora dallo stesso Preambolo che la FAO tende così a "contribuire con la sua azione specifica e collettiva alla espansione dell'economia mondiale e al benessere generale".

Essa, così, è in piena armonia con le Nazioni Unite nel disegno di insieme e nelle fondamentali linee di politica dello sviluppo e di cooperazione internazionale, secondo le quali si attua quel servizio dell'uomo, in base a quei grandi principi che ho estesamente richiamato nella recente esposizione fatta alle Nazioni Unite il 2 ottobre scorso.

Anche in questa sede "ci incontriamo in nome dell'uomo inteso nella sua integrità, in tutta la pienezza e multiforme ricchezza della sua esistenza spirituale e materiale" (Giovanni Paolo II, "Discorso alla assemblea Generale delle Nazioni Unite", 2 ottobre 1979, n. 5)

4. Vengo con particolare soddisfazione a questo contatto diretto con la FAO. Ho accolto l'invito a parlare nella XX Conferenza generale nell'anno in cui si celebra il 30° della decisione del 28 novembre 1949 di trasferire la FAO dalla sede provvisoria di Washington a quella definitiva in Roma, attuata effettivamente dal 19

51.

Si realizzava così ciò che è stato considerato un "ritorno alle origini romane" della vostra Organizzazione. Essa ha, infatti, il suo precedente nell'Istituto internazionale dell'agricoltura, creato nel 1905, per ispirazione di David Lubin, poi assorbito nella FAO. Sin da quei tempi si è fatto di Roma uno dei Centri dell'agricoltura mondiale ed essa trova oggi una nuova importanza in questo campo, specialmente dopo le decisioni della Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sull'alimentazione del novembre 1974.


5. Vi è, poi, una tradizione di particolare rapporto tra la Sede Apostolica, nella sua sovranità, e la fAO. La FAO è la prima Organizzazione Intergovernativa con la quale la Santa Sede ha stabilito regolare rapporto diplomatico, iniziato per la preveggente azione del Sostituto della Segreteria di Stato, allora S.E. Mons. Montini. Infatti, con la deliberazione a voto unanime della IV Sessione della Conferenza della FAO il 23 novembre 1948, è stato accordato alla Santa Sede quello "status di Osservatore Permanente, unico nel suo genere che ne garantisce il diritto non solo di partecipare alle Conferenze dell'Organizzazione, ma anche ad altri aspetti della sua attività e di prendervi la parola a richiesta, pur senza diritto di voto". Ciò è in perfetta rispondenza alla natura della missione religioso-morale della Chiesa.

Si è iniziata così una fattiva collaborazione della Santa Sede con questa Organizzazione di cui Monsignor Montini aveva notato con soddisfazione gli alti principi morali e umanitari che la ispirano (cfr. G.B. Montini, "Lettera al Sig. Norris E. Dodd, Direttore Generale della FAO", 16 settembre 1948).

Infatti, in tutto il lavoro e i programmi della FAO è particolarmente evidente che ogni attività tecnica o economica e ogni scelta politica in ultima analisi coinvolge un problema morale e di giustizia.

Di tale crescente e fiducioso rapporto è stata testimonianza, appunto, la visita attuata in questa sede da Paolo VI il 16 novembre 1970, in occasione del 25° della istituzione della FAO.


6. Si aggiunge un altro motivo: nella FAO vedo con piacere la concreta attuazione nel campo dell'alimentazione e dell'agricoltura di un aspetto del programma di sviluppo mondiale economico e sociale. Programma che contribuisce certamente alla promozione della pace mediante il reale superamento delle tensioni profonde con l'effettiva soddisfazione delle rivendicazioni primarie dei Popoli, legate ai diritti inalienabili dell'uomo.

In questa vostra Organizzazione specializzata si fa riferimento più diretto ai diritti economici e sociali che, enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, sono stati, poi, formulati più precisamente e in forma vincolante nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali.

Ma - come già annunciava Pio XII nel Radiomessaggio natalizio del 1942 - il perfezionamento della persona presuppone la realizzazione concreta di quelle condizioni sociali che costituiscono il bene comune di ciascuna comunità politica nazionale e anche dell'insieme della comunità internazionale. Tale sviluppo collettivo, organico e continuativo è il presupposto indispensabile per assicurare l'esercizio concreto dei diritti dell'uomo, sia quelli a contenuto economico che quelli con attinenza diretta ai valori dello spirito. Pero, tale sviluppo per essere espressione di una vera unità umana richiede di essere ottenuto con una partecipazione libera e responsabile di tutti, in campo pubblico come in campo privato, sia a livello interno che a livello internazionale.

Orbene la FAO appare come una concreta esperienza della volontà di passare dalle proclamazioni di principio all'azione di effettiva realizzazione facendo appello alla partecipazione attiva e libera di tutti gli Stati-Membri. Ci auguriamo che la volonta politica di ciascuno Stato-Membro consenta nella FAO il concorso a quell'azione comune che non è solo sostegno ai progetti ed operazioni di sviluppo interno secondo le richieste dei singoli Governi; e nemmeno solo "armonizzazione" di interessi che rimangono nazionalisticamente chiusi. L'azione comune della FAO richiede sempre più una pronta disponibilità ad assumere veri impegni continuativi con cui ciascuno concorra all'azione stabilita di comune accordo.


7. La FAO nel corso della sua storia ha assunto una struttura vasta e funzionale come dimostrano i suoi vari programmi attuali e i documenti sottoposti alla vostra Conferenza. Voi dovrete fare, infatti, non solo il bilancio delle azioni compiute in questi ultimi due anni, ma anche fissare gli obiettivi da raggiungere per gli anni futuri e fare le scelte politiche necessarie in merito. L'anno duemila, infatti, è all'orizzonte delle vostre prospettive con i problemi specifici che pone all'agricoltura perché essa possa rispondere ai bisogni futuri: l'aumento accelerato della produzione, la necessità della regolamentazione degli scambi e dell'assistenza esterna ai paesi che ne hanno bisogno per assicurare il loro sviluppo economico. Si tratta quindi di prendere le misure per assicurare a tutti questo avvenire migliore in cui i diritti fondamentali di ciascuno saranno rispettati. In tal senso, la vostra presente Conferenza generale può dare un contributo importante, per quanto riguarda la competenza della vostra Organizzazione, alla definizione degli obiettivi urgenti e dei criteri rinnovati che dovrebbero consentire ad attuare la nuova strategia internazionale per lo sviluppo nel Terzo Decennio delle Nazioni Unite, che si apre con gli anni 80.


8. Ma il mondo non saprà accontentarsi di speculazioni teoriche. La lotta contro la fame presenta ogni giorno sempre di più un aspetto molto preciso e esige delle realizzazioni concrete da parte degli Stati-Membri e dell'Organizzazione nel suo insieme. Questa lotta inoltre non sarà più soddisfatta da appelli ai sentimenti, di ventate sporadiche ed inefficaci d'indignazione: è l'onore e la volontà lodevole della vostra Organizzazione di cercare con perseveranza di definire i migliori modi e i metodi adatti alle condizioni concrete di ogni paese e di prevederne con prudenza le applicazioni.

E' finito il tempo della illusione in cui si credeva di risolvere automaticamente i problemi del sottosviluppo e le differenze di crescita tra i diversi paesi esportando i modelli industriali e le ideologie dei paesi sviluppati.

E' finito il tempo del tentativo di garantire il diritto all'alimentazione con programmi di aiuto realizzati mediante il dono delle eccedenze o con programmi di soccorso urgente solo occasionale.

La vostra Organizzazione si orienta verso una politica in cui lo sforzo di ogni paese per il suo proprio sviluppo prende il primo posto. Ciò comporta naturalmente una esigenza: affinché tutti quelli che hanno bisogno ricevano, senza offesa alla loro dignità, l'aiuto internazionale e gli investimenti adeguati mantenendo il controllo degli elementi necessari per dare all'agricoltura il suo proprio dinamismo nello sviluppo del paese, bisogna superare sempre più i rapporti puramente bilaterali per un sistema multilaterale.


9. Un altro aggiornamento dei criteri e dei modelli di sviluppo - che le circostanze della crisi economica attuale rendono ancora più necessario per i paesi poveri come anche per i paesi più sviluppati - è quello che mira alla soddisfazione dei bisogni reali umani, quelli che sono veramente fondamentali.

Sono questi i bisogni che devono dare dinamismo ed orientare l'economia e non quelli artificiali in parte provocati e sempre aumentati dalla pubblicità, dal gioco di mercato e dalle posizioni di forza acquisite in campo economico, finanziario, politico. Bisogna prevedere e combattere le conseguenze pericolose sull'uomo di certe soluzioni tecniche ed economiche, di favorire attivamente la sua libera e responsabile partecipazione alle scelte e alle realizzazioni intraprese per la crescita organica e programmata delle condizioni generali della propria comunità.

L'esperienza contemporanea ci porta a riconoscere che la crescita ordinata e continuativa di ciascun paese come pure la garanzia effettiva di esercizio dei diritti umani fondamentali dei singoli e dei Popoli richiede necessariamente lo sviluppo globale e organico mondiale. Noto con interesse come, in questo campo, i diversi programmi di cooperazione tecnica o di assistenza lanciati dalla vostra Organizzazione, la promozione di un accordo internazionale per assicurare le riserve cerealicole indispensabili contribuiranno un po' alla volta a una trasformazione dell'economia mondiale.


10. Tuttavia, tra tutti i problemi che ritengono la vostra attenzione e quella del mondo, il più grave e il più urgente è quello della fame. Milioni di persone sono minacciati nella loro stessa esistenza; molti ogni giorno muoiono perché non hanno il minimo di nutrimento necessario. E forse è bene riconoscere come, purtroppo, l'esperienza attuale ancora dimostra crudelmente che la fame nel mondo non proviene sempre unicamente da circostanze geografiche, climatiche o agricole sfavorevoli, a cui voi cercate di sopperire gradualmente. La fame proviene anche dall'uomo stesso, dalle deficienze dell'organizzazione sociale che ostacola l'iniziativa personale, perfino dal terrore e dall'oppressione di sistemi ideologici e pratiche inumane.

La ricerca dello sviluppo mondiale organico che tutti desiderano richiede quindi che la conoscenza oggettiva delle situazioni umane di miseria prenda il suo posto nella formazione dei singoli e dei gruppi nel senso della libertà autentica e della responsabilità personale e collettiva.


11. Le prospettive della formazione umana totale sorpassano certamente quelle che sono di competenza della vostra Organizzazione. So tuttavia che voi non ne siete indifferenti. Da parte vostra le favorite sforzandovi di diversificare i vostri modelli tecnici di assistenza e di sviluppo e di modellarli in funzione delle condizioni particolari non soltanto fisiche ma socio culturali di ogni paese, tenendo conto così dei valori propriamente umani e quindi anche spirituali dei Popoli.

Tra questi le concezioni religiose hanno il loro posto. Esse esprimono una visione dell'uomo, dei suoi bisogni reali, del senso ultimo delle sue attività: "Non di solo pane vive l'uomo" (Mt 4,4) ci insegna il Vangelo. Da ciò riconosciamo che lo sviluppo tecnico, per quanto necessario sia, non è il tutto dell'uomo e deve trovare il suo posto in una sintesi più vasta e pienamente umana.

E' per questo che le realtà veramente spirituali si presentano alla vostra attenzione, E' anche in questo campo che la Chiesa, che ha sempre incoraggiato i vostri sforzi e che partecipa efficacemente da parte sua allo sviluppo armonioso dell'uomo, vuole venire incontro ai vostri sforzi e collaborare con voi per il bene dell'umanità.


12. Il lavoro da compiere è immenso e nulla deve scoraggiare benché l'obiettivo da raggiungere sembra a volte allontanarsi nella stessa misura degli sforzi per raggiungerlo. In questo momento della storia mondiale, mi compiaccio di vedere la FAO orientare tutta la sua attività, nel suo campo che è essenziale, per promuovere la cooperazione internazionale per lo sviluppo. E noi tutti speriamo che questo sviluppo si estenderà dal livello tecnico ed economico al progresso personale e sociale dell'uomo.

Cosa che non si può fare senza che l'uomo, la sua dignità e i suoi diritti non siano sin dall'inizio il criterio attivo che ispira e orienta tutti gli sforzi.

Per vincere le inerzie e gli scoraggiamenti, per creare le condizioni suscettibili di rinnovare il modo di pensare e sostenere l'azione, non perdete mai di vista che si tratta dell'uomo, dell'uomo concreto, dell'uomo che soffre, dell'uomo che racchiude in sé delle immense possibilità che bisogna liberare.


13. Aggiungo che l'insieme degli sforzi che voi progettate, intraprendete e incoraggiate affinché la terra sia "coltivata" o meglio, affinché le sue ricchezze produttive, terrestri o marine siano conservate e mai sprecate e, affinché esse fruttifichino, moltiplicando la loro potenzialità senza distruggere imprudentemente l'equilibrio naturale che è servito come culla alla vita dell'uomo; in una parola, affinché la natura, allo stesso tempo rispettata e nobilitata, raggiunga il suo migliore rendimento a servizio dell'uomo, tutto ciò ci porta, in un certo senso, al disegno di Dio sulla creazione che il testo ispirato della Genesi ci descrive in modo arcaico ma suggestivo: "Dio fece l'uomo a sua immagine, creo uomo e donna... popolate la terra e sottomettetela... Dio Jahvè mise l'uomo nel giardino d'Eden per coltivarlo e conservarlo" (Gn 1,27-28 Gn 2,16). Si, la terra appartiene agli uomini, a tutti gli uomini, senza dimenticare le generazioni che ci seguiranno domani e che devono raccoglierla dalle nostre mani abitabile e fruttuosa. Perché essa appartiene innanzitutto a Dio, il Creatore, il Maestro Sovrano, la sorgente della vita che ne ha fatto dono agli uomini e l'ha affidata loro come a dei buoni intenditori. E' in armonia con il disegno di Dio che voi siete chiamati a lavorare.

Questo è il voto che formulo per voi in quanto Pastore della Chiesa universale. Ed è in questo spirito che prego il Signore Onnipotente di benedire gli sforzi che voi fate per servire la famiglia umana, di benedire voi stessi e tutti i vostri cari.

Data: 1979-11-12

Data estesa: Lunedì 12 Novembre 1979.






GPII 1979 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)