GPII 1979 Insegnamenti - Ai dipendenti della FAO - Roma

Ai dipendenti della FAO - Roma

Testo: Signore e signori, cari amici.

E' per me una vera gioia intrattenermi con voi, funzionari e dipendenti di vario ordine e grado, provenienti da diverse Nazioni del mondo, che in rapporto di sincera collaborazione ed in atmosfera di famiglia, prestate, sotto la guida dell'esimio Direttore Generale, un'opera degna di stima e di rispetto, a servizio di questa Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura.

Sono ben consapevole dell'importanza del lavoro dai voi svolto con competenza e abnegazione, come attestano la vastità dei programmi e la gravità dei problemi affrontati dalla FAO, i quali trovano in voi i tecnici solerti, gli esperti sagaci, gli esecutori dinamici, animati da generosa sollecitudine e da vivo spirito di sacrificio.

L'Organizzazione, che potremmo dire affidata alle vostre mani sperimentate, al vostro intuito e alla vostra navigata perizia, è una delle più benemerite iniziative - tutti ne convengono - sorte nel periodo immediatamente susseguente il secondo conflitto mondiale, quasi nella coscienza di voler riparare le tante ferite aperte da quel tremendo ed angoscioso evento, e nell'intento, anche, di risparmiare alle generazioni future una uguale e maggiore lacerazione.

La subalimentazione e la fame di cui soffrono ancora troppi esseri umani costituiscono, infatti, una delle minacce più gravi per la pace; e di questo problema la FAO ha contribuito in maniera determinante a renderne moralmente cosciente il mondo intero.

D'altra parte la soluzione del problema della fame è condizionata da quella del più vasto e difficile problema dello sviluppo dei popoli che versano nel bisogno. L'impegno in proposito diventa educativo: si tratta di rendere consapevoli tutti che è necessario creare nei paesi al presente meno favoriti, quelle condizioni tecniche ed economiche che assicurino loro la possibilità di provvedere da se stessi al proprio fabbisogno. Solo tale traguardo assicura una soluzione definitiva al problema della fame e della miseria nel mondo.

Come potete rilevare, al di là di queste istanze materiali che angosciano l'umanità si configura l'impegno morale di rendere ogni uomo persuaso delle responsabilità nei confronti del proprio fratello e della salvaguardia della sua dignità, la quale costituisce un valore inalienabile, spirituale, evangelico che non può essere disatteso senza grave offesa del Creatore e di se stessi.

Non posso dilungarmi nell'analisi dei valori morali che voi siete chiamati a sostenere e a difendere mediante un'azione che solo in apparenza si presenta come di esclusivo carattere tecnico, finanziario o economico. La vostra attività incide molto più a fondo e ha una risonanza assai più vasta.

Sono certo che quando vi siete proposti di svolgere il vostro lavoro in questa Organizzazione, tanto nel campo dello studio e della ricerca, come in quello amministrativo ed esecutivo, lo avete fatto soprattutto nel convincimento di contribuire, attraverso la vostra fatica, talvolta nascosta e sconosciuta, alla salvaguardia di quei valori e obiettivi che costituiscono il senso più profondo dell'Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura. Valori e obiettivi della difesa e della promozione della dignità umana, che la Chiesa, in conformità con la sua missione, non cessa di sottoporre alla comune considerazione, trovando, nel messaggio di cui essa è depositaria, l'ispirazione per operare in favore della fraternità, della giustizia e della soddisfazione dei bisogni della vita.

Intimamente sensibile a queste prospettive, lodo ed ammiro il vostro lavoro, il quale è diretto ad assicurare a tutti gli uomini un vivere degno e felice. Forse non è possibile ad ogni momento della vostra giornata avere la lucida e netta percezione di svolgere un ruolo tanto importante, tuttavia nella vostra personale riflessione dovrete spesso trarre conforto dalla certezza - che in questo momento desidero confermare ed avvalorare - di assolvere un mandato di altissimo valore umano e sociale.

Vorrei ancora dirvi una parola di paterno incoraggiamento. Le prove e i rischi, che l'umanità dovrà affrontare sul piano dell'alimentazione nel prossimo avvenire, avranno un peso ed una incidenza che in questo momento è difficile determinare con esatto computo; tuttavia la loro immensa portata può, a prima vista, indurre a qualche scoraggiamento. Non lasciate perciò entrare nel cuore la tentazione della sfiducia, della indifferenza, del disamore. Tanto più grande sarà la vostra generosità, la vostra fede, tanto più vicina sarà l'opportuna soluzione, e il conseguente, positivo risultato. Tale fede esige che si rifiuti di ammettere un determinismo fatalista nell'evoluzione economica del mondo e che si creda fermamente al successo di un'azione coordinata e soprattutto suggerita da fraterna comprensione e da volontà di mutuo aiuto.

Voi - ne sono certo - possedete questa fede. Voi avete fiducia nell'uomo, nella società e nella possibilità di utilizzare e distribuire razionalmente le immense risorse che il Creatore ha messo a disposizione dell'uomo. Io vi esorto a proseguire ed intensificare i vostri sforzi, con tutto il peso della vostra preparazione scientifica e specialmente con tutto l'impeto del vostro cuore, con tutta l'ampiezza del vostro amore, per assicurare alla famiglia umana il necessario, fondamentale benessere, e a voi stessi la gioia di partecipare in modo responsabile allo svolgimento di una altissima missione.

Vi ringrazio di cuore per la vostra accoglienza e, mentre vi ripeto la mia soddisfazione per questo incontro, con l'augurio di ogni vero bene, invoco su di voi, sulle vostre famiglie e sul vostro lavoro per il successo dell'Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura, le più abbondanti benedizioni del cielo.

Data: 1979-11-12

Data estesa: Lunedì 12 Novembre 1979.





All'ordinazione di Monsignor Lubachivsky - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sostenere e alleviare le prove di chi soffre per la propria fedeltà

Testo:

1. E' con una grande commmozione che mi trovo oggi all'altare per compiere, insieme a voi, venerabili fratelli, l'atto di consacrazione Vescovile del nuovo Metropolita di Filadelfia degli Ucraini.

Poche settimane fa, durante il mio viaggio negli Stati Uniti ho avuto la gioia di visitare la sua cattedrale a Filadelfia.

L'incontro con l'Arcivescovo eletto e con i Vescovi della Provincia ecclesiastica di Filadelfia, con i sacerdoti, con le suore e i fedeli che si erano radunati in gran numero insieme con i loro Pastori, è stato per me un avvenimento che ho vissuto profondamente. Conosco infatti da vicino la storia del vostro Popolo e la storia della Chiesa che, da secoli, si è legata ad essa. Di qui nasce questa mia prontezza a imporre oggi le mani, insieme con voi, Venerabili fratelli, su Colui, che lo Spirito Santo chiama al ministero vescovile. Lo chiama nello stesso tempo all'unione col successore di Pietro e con tutta la Gerarchia di questa Chiesa, il cui più eminente gerarca è il nostro Venerabilissimo Fratello il Cardinale Giuseppe Slipyi.


2. Allora permettimi, Eminenza, che in modo particolare mi rivolga a te. Non soltanto i figli e le figlie del tuo Popolo, ma tutta la Chiesa e il mondo contemporaneo conoscono la tua testimonianza non comune che, con la tua difficile vita e particolarmente con la prigionia di molti anni, hai dato a Gesù Cristo e alla Chiesa, nata dalla sua Croce e Risurrezione. Quella prigionia ti strappo dalla diletta Sede di Lviv, a cui ti aveva nominato il nostro venerato predecessore Pio XII. E' consolante rilevare che oggi ti trovi presso di noi, liberato ormai da molti anni, per la sollecitudine del mio venerato predecessore Giovanni XXIII e creato Cardinale da Paolo VI. Puoi, quindi, dedicarti al tuo popolo per il bene del quale, secondo le parole della Lettera agli Ebrei, sei stato costituito (cfr. He 5,1).

E continuamente sei costituito come il pastore che offre la vita per le pecore (cfr. Jn 10,15), esule da quella Chiesa che, dall'anno 1596, permane nell'unione con la Sede di san Pietro, mantenendo la propria fedeltà da ormai quasi 400 anni. Questa fedeltà, particolarmente durante gli ultimi secoli, è stata pagata e continua ad essere pagata con grandi sacrifici. La tua vita di pastore ne rimane un particolare esempio e prova.


3. Desidero approfittare dell'odierna occasione per manifestare la venerazione che nutrono per la vostra Chiesa la Sede Apostolica e tutta la Chiesa Cattolica. La fedeltà testimoniata a Pietro e ai suoi successori ci obbliga ad una particolare gratitudine e anche ad una reciproca fedeltà nei confronti di quelli che la conservano con tanta fermezza e nobiltà d'animo. Desideriamo offrire, nei confronti di essi, un tributo di verità e d'amore. Desideriamo con tutte le forze alleviare le prove di coloro che soffrono proprio a causa della loro fedeltà.

Desideriamo con tutto il cuore assicurare l'unità interna della vostra Chiesa e l'unità con la Sede di Pietro.

Permetti, Eminenza, che io indirizzi gli stessi sentimenti all'altro conconsacrante, il Metropolita Maxim Hermaniuk di Winnipeg, in Canada, e ai Rappresentanti della Gerarchia della vostra Chiesa qui presenti, come pure che manifesti la mia stima e il mio affetto all'intera Chiesa Ucraina.


4. Celebriamo la liturgia eucaristica di consacrazione nel giorno di memoria di san Giosafat, vescovo e martire, che la vostra Chiesa venera come particolare patrono. Le sue reliquie, che dall'anno 1963 sono deposte nella Basilica di San Pietro, costituiscono una ulteriore motivazione per questo avvenimento di oggi, in cui il nuovo Pastore è aggregato al corpo dei Vescovi della vostra Chiesa ricevendo l'ordinazione a Roma presso le reliquie martirizzate di questo Santo.

Oggi tutta la Chiesa Cattolica insieme con voi venera san Giosafat.


5. E tu, Monsignor Lubachivsky, come nuovo Pastore del gregge sei chiamato a dare testimonianza a quella fedeltà che costituisce tanta parte della tradizione del tuo popolo. Come Vescovo cattolico, sei chiamato ad essere un segno della stessa fedeltà di Dio alla sua alleanza, un segno dell'amore immortale di Cristo alla sua Chiesa.

Questo è il ministero che oggi ti viene affidato: di offrire incessantemente ai fedeli il pane della vita, che, secondo le parole del Concilio Vaticano II, è preso dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo (cfr. DV 21).

Si, mediante la parola e i sacramenti sosterrai il tuo popolo nella sua fedeltà al Vangelo, e lo guiderai nella via della salvezza. La parola di Dio sarà lampada per i suoi passi e luce sul suo cammino (cfr. Ps 119,105). E tutti i tuoi sforzi pastorali saranno diretti a questo fine; cioè che la parola di Dio sia la norma pratica del vivere cristiano, e porti frutti di giustizia e santità di vita nella comunità, a cui presiederai e servirai. Attraverso la celebrazione del sacrificio eucaristico, continuerai a sostenere il popolo nella gioia, confermandolo nella pace, nell'unità e nel vincolo della carità. Questa, venerabile fratello, è una grande missione, nella quale sarai erede e custode di una grande tradizione, che è cattolica e insieme ucraina. Perciò nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, ti esorto ad andare avanti nella continuità apostolica e nella fedeltà nel proclamare al popolo il Vangelo della salvezza. Tornando a Filadelfia, ti prego di trasmettere ai tuoi fedeli il mio cordiale saluto e la mia benedizione.


6. La nostra odierna assemblea dinanzi alla Maestà di Dio Onnipotente nella Santissima Trinità sia nuova conferma di questa via per la quale prosegue la vostra Chiesa e il vostro Popolo, in collegamento con questo grande millesimo anniversario del Battesimo, al quale avete iniziato i preparativi in questo anno.

L'amore di Dio Padre, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo e la comunione dello Spirito Santo, per intercessione della Santissima e Immacolata Madre di Cristo, e di san Giosafat e di tutti i santi sia con tutti voi.

Amen.

Data: 1979-11-12

Data estesa: Lunedì 12 Novembre 1979.





Lettera al Cardinale Agnelo Rossi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In occasione del Congresso missionario internazionale di Manila

Testo: Al nostro Venerabile Fratello Cardinale Agnelo Rossi, Prefetto della Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

Tra pochi giorni la città di Manila farà convergere su di sé l'animo e gli occhi della Chiesa di Dio sempre ardente di zelo missionario, nell'occasione della celebrazione del 400° anniversario della costituzione della diocesi e, lieta della specialissima circostanza, accoglierà parecchi partecipanti al Congresso Missionario Internazionale - il primo in Asia - all'inizio del mese di dicembre.

Già da ora rivolgiamo il nostro pensiero alla felice ricorrenza dell'arcidiocesi di Manila e al Congresso Missionario che sarà senza dubbio carico di frutti.

Perché la stessa persona del Vicario di Cristo sia vista come presente tra gli amati fratelli Vescovi e i missionari provenienti dai diversi paesi, e perché venga un incitamento incoraggiante dal successore del Beato Pietro alle opere missionarie, un incoraggiamento alle intenzioni apostoliche, una illuminazione dei tempi futuri, vogliamo che un nostro Inviato Straordinario sia presente a Manila dal 2 al 6 dicembre e presieda in nome nostro il ricordato Congresso Missionario Internazionale. Abbiamo stabilito di mandare te come Inviato, dato che sei Prefetto della Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, Congregazione che provvede alle opere missionarie nel mondo cattolico con abbondanza di frutti e di beni spirituali.

Mentre con questa lettera ti conferiamo questa nomina, nello stesso tempo ti facciamo sapere che la nostra speranza, accompagnata dalla preghiera, è che con le celebrazioni, i discorsi, le decisioni in quel Congresso si moltiplichino le forze con l'aiuto divino e vi sia una sempre maggiore energia da spendere per Cristo Signore nel movimento missionario e nel fiore pastorale della Chiesa cattolica in tutte le regioni dell'Asia.

Infine a te, Venerabile nostro Fratello, a chi condivide con te la responsabilità, il Cardinale Jaime Sin, Arcivescovo di Manila, che con i suoi collaboratori ha prodigato molte energie nel preparare questo Congresso, agli altri Presuli e a tutti coloro che per questo motivo converranno li, impartiamo la benedizione apostolica nel Signore, pegno dei doni celesti.

Data: 1979-11-14

Data estesa: Mercoledì 14 Novembre 1979.









Nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Appello per le vittime dei sequestri

Testo: In questo odierno incontro, sento il dovere di rivolgere pubblicamente un appello per la liberazione di quelle persone, che sono in questo momento vittime di sequestri, e sono tenute, con la violenza, separate dai loro cari, i quali vivono giorni di preoccupazione e di angoscia indicibili.

Come uomo, come cristiano, come Papa, esprimo la mia più viva e profonda deplorazione e condanna per questi atti criminali, che ormai giungono a colpire financo degli innocenti ragazzi: il mio pensiero va, in particolare, al caro Alfredo Battaglia, di 13 anni, che alcuni giorni or sono è stato rapito in provincia di Reggio Calabria.

Tutti preghiamo il Signore, con forza e con fervore, perché muova i cuori dei rapitori a sentimenti di umanità e di giustizia; perché il giovane ostaggio possa ottenere presto la libertà e ritornare alla gioia e all'abbraccio dei suoi genitori e parenti, ai quali, in questi momenti di dolore, rimane solo il conforto della speranza cristiana.

La mia attenzione va anche ad un altro doloroso caso di rapimento, che viene motivato con rivendicazioni politiche e che è accaduto domenica scorsa a Madrid, in Spagna. Per questa ragione vorrei rivolgere il mio appello in lingua spagnola.

Voglio rivolgermi direttamente ai sequestratori di Javier Rupérez, illustre membro del Congresso dei Deputati in Spagna.

So che questa azione è stata deplorata e condannata senza equivoci dall'opinione pubblica. Come nel caso precedente, anche in questo devo manifestare il mio profondo dolore per questa nuova violazione della dignità di una persona, che si ripercuote come offesa per tutta la società.

Chiedo insistentemente al Signore che illumini le vostre menti e scuota il vostro cuore, responsabili del sequestro, affinché, guidati dai principi di convivenza e da sentimenti di umanità, liberiate il Signor Rupérez e poniate fine al suo dolore e a quello della sua famiglia.

Vi invito a pensare che nessuna soluzione umana e giusta può essere raggiunta seguendo il cammino della violenza. Nessuno, tanto meno chi si chiami cristiano, può ricorrere a tali atti.

Data: 1979-11-14

Data estesa: Mercoledì 14 Novembre 1979.





All'Unione delle Superiore Generali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una testimonianza religiosa aderente al nostro tempo

Testo: Care sorelle nel Signore.

E' per me una grande gioia incontrarmi oggi con voi, rappresentanti particolarmente autorizzate della grande ricchezza che costituisce nella Chiesa la vita religiosa. Infatti, mediante questa, viene offerta una testimonianza particolarmente evidente di ciò che significa la donazione totale all'amore e al servizio di Dio. Sono felice al tempo stesso di vedere e salutare in voi come l'immagine dell'universalità della Chiesa: voi rappresentate qui tutti i Continenti, le diverse culture, voi manifestate insieme la realizzazione multiforme della risposta alla chiamata del Signore. Mediante voi desidero riaffermare a tutte le religiose l'apprezzamento e la confidenza che la Chiesa ha in loro, non solamente per l'apostolato intelligente, costante, generoso, ma più ancora per la vita di consacrazione e di dedizione molto spesso nascosta, di accettazione gioiosa e coraggiosa delle inevitabili prove e difficoltà. Io vi chiedo di trasmettere la mia benedizione specialissima a tutte le Suore provate o affaticate nel corpo e nello spirito, alle anziane, alle malate, la cui vita di abnegazione e di sacrificio è per la Chiesa, il Papa e il Popolo di Dio un valore preziosissimo, irrinunciabile, unico.

Desidero ancora che questa celebrazione Eucaristica insieme col Papa costituisca per ciascuna di voi un salutare momento d'incoraggiamento e di conforto nel compimento di un impegno sempre esigente, spesso accompagnato dal segno della Croce e da una dolorosa solitudine, e che richiede da parte vostra un senso profondo di responsabilità, una generosità senza debolezze e smarrimenti, un costante oblio di voi stesse. Voi, infatti, dovete sostenere e guidare le vostre Consorelle in questo periodo post-conciliare, certamente ricco di nuove esperienze, ma anche così esposto a errori e deviazioni, che voi cercate di evitare e di correggere. E' nota l'evoluzione positiva di questi ultimi anni nella vita religiosa, interpretata con spirito più evangelico, più ecclesiale e più apostolico; tuttavia, non si può ignorare che certe scelte concrete, anche se suggerite da buona, ma non sempre illuminata intenzione, non hanno offerto al mondo l'autentica immagine del Cristo, che la religiosa deve rendere presente tra gli uomini.

Trovandovi riunite attorno all'Altare per rinnovare l'offerta di Cristo al Padre, voi vi sentite intimamente invitate a ripetere, anche a nome di tutte le vostre Consorelle, la consacrazione di voi stesse, che, già iniziata col Battesimo, è stata resa definitiva e perfetta per mezzo dei voti religiosi.

1. Accogliete pertanto la mia prima esortazione alla preghiera fervente e perseverante, affinché risulti sempre più evidente l'importanza della vocazione religiosa e la necessità di approfondirne il valore essenziale, nella vita della Chiesa e della società. La vicenda personale, infatti, di ogni religiosa, è incentrata nell'amore sponsale a Cristo, per cui essa, modellata dal suo spirito, dona a lui tutta la vita, facendo propri i suoi sentimenti, i suoi ideali e la sua missione di carità e di salvezza. Come già dissi alle religiose d'Irlanda: "Nessun movimento della vita religiosa ha valore se non è simultaneamente un movimento verso l'interno, verso il profondo centro della vostra esistenza, dove Cristo ha la sua dimora. Non è quello che fate che importa di più, ma quello che siete come donne consacrate al Signore" (Giovanni Paolo II, "Discorso ai Sacerdoti, religiosi, religiose e missionari", 10 ottobre 1979).

Pregate perché ogni Suora, vivendo con gioia il suo rapporto unico e fedele con Cristo, trovi nella sua consacrazione il compimento più alto della propria caratteristica realtà di donna, tutta protesa al dono di sé.

Pregate fiduciosamente perché ogni Istituto possa agevolmente superare le proprie difficoltà di crescita e di perseveranza e perché la vostra annuale riunione contribuisca ad un sempre ulteriore perfezionamento delle singole Congregazioni a cui appartenete.

Pregate, infine, senza intermissione per le vocazioni religiose: l'ideale della vita consacrata, dono immenso e gratuito di Dio, eserciti una sempre maggior attrattiva su numerose giovani, protese verso le realizzazioni più alte e più nobili.

Il tema scelto dalla Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari per la prossima riunione Plenaria: "Dimensione contemplativa della vita religiosa", sia un'occasione privilegiata per approfondire il valore fondamentale della preghiera. A questo proposito, intendo indirizzare un pensiero fervido e benedicente alle Suore di vita contemplativa, che ringrazio di gran cuore per la loro intensa e costante preghiera, la quale costituisce un aiuto insostituibile nella missione evangelizzatrice della Chiesa.


2. La mia seconda esortazione ora vuole essere un invito ad impegnarvi per una testimonianza religiosa aderente al nostro tempo.

Dopo gli anni di esperienza, diretti all'aggiornamento della vita religiosa, secondo lo spirito del proprio Istituto. è giunto il momento di valutare oggettivamente ed umilmente i tentativi compiuti, per riconoscerne gli elementi positivi, le eventuali deviazioni, ed infine per preparare una Regola di vita stabile, approvata dalla Chiesa, che dovrà costituire per tutte le Suore uno stimolo ad una conoscenza più approfondita dei loro impegni e ad una gioiosa fedeltà nel viverli.

La prima testimonianza sia quella di una adesione filiale e di una fedeltà a tutta prova alla Chiesa, sposa di Cristo. Questo legame con la Chiesa deve manifestarsi nello spirito del vostro Istituto e nei suoi compiti di apostolato, perché la fedeltà a Cristo non può essere mai separata dalla fedeltà alla Chiesa. "La vostra generosa e fervorosa adesione al Magistero autentico della Chiesa è una garanzia per la fecondità di ogni vostro apostolato e per l'esatta interpretazione dei segni dei tempi" (Giovanni Paolo II, "Discorso alle religiose", 7 ottobre 1979).

Ad imitazione di Maria, Vergine dal cuore sempre disponibile alla parola di Dio, dovete trovare la vostra interiore serenità, la vostra gioia, nella disponibilità alla parola della Chiesa e di colui che Cristo ha posto come suo Vicario in terra.

Una seconda testimonianza sia quella della vita comunitaria. Essa, infatti, è un elemento importante della vita religiosa; è una caratteristica che fin dalle origini è stata vissuta dalle persone religiose, perché i legami spirituali non possono crearsi, svilupparsi e perpetuarsi se non mediante rapporti quotidiani e prolungati. Tale vita comunitaria, nella carità evangelica, è strettamente legata col mistero della Chiesa, che è mistero di comunione e di partecipazione, e dà prova della vostra consacrazione a Cristo. Ponete ogni impegno e cura perché questa vita comunitaria sia agevolata ed amata, così da divenire mezzo prezioso di reciproco aiuto e di personale realizzazione.

Infine, come già altre volte ebbi occasione di dire, un'ultima, particolare testimonianza è anche quella dell'abito religioso. Infatti, esso costituisce un segno evidente di consacrazione totale agli ideali del Regno dei Cieli, considerando sempre tutte le dovute circostanze, come per esempio quelle della tradizione, dei diversi campi di impegno apostolico, dell'ambiente, ecc.; è segno, altresi, di distacco definitivo dagli interessi solo umani e terreni; è segno ancora di povertà lietamente vissuta e amata in fiducioso abbandono all'azione provvidente di Dio.

Carissime Superiore generali, voi dovete assumere il compito delicato e talvolta difficile, ma anche tanto prezioso, di promuovere tra le Religiose tutto ciò che può contribuire all'unione degli spiriti a dei cuori. Una vita fraterna, fervorosa e autentica è indispensabile affinché le religiose possano superare in modo durevole gli obblighi, le fatiche e le difficoltà che comporta una vita di consacrazione e di apostolato nel mondo di oggi.

Il vostro compito nella felice realizzazione di una tale vita profondamente radicata sui valori evangelici, riveste un'importanza di primo piano. L'esercizio dell'autorità, in spirito di servizio e di amore verso tutte le Consorelle, è un compito vitale, anche se è difficile e richiede non poco coraggio e dedizione. La Superiora ha il dovere di aiutare la religiosa a realizzare sempre più perfettamente la sua vocazione. Essa non può sottrarsi a questo obbligo certamente arduo ma indispensabile.

L'assolvimento di tale dovere richiede costante preghiera, riflessione, consultazione, ma anche coraggiose decisioni, nella coscienza della propria responsabilità davanti a Dio, alla Chiesa ed alle stesse Religiose che attendono questo servizio. La debolezza come l'autoritarismo costituiscono deviazioni ugualmente dannose al bene delle anime e all'annunzio del Regno.


3. Concludendo, vi esorto con affetto: abbiate fiducia. Siate sempre coraggiose nella vostra dedizione religiosa, non lasciatevi abbattere dalle eventuali difficoltà, dalla diminuzione di personale, dalle incertezze che possano gravare sull'avvenire. Non dubitate della validità delle forme collaudate di apostolato nel campo dell'educazione giovanile, verso i malati, i fanciulli, gli anziani e tutti i sofferenti.

Siate certe che se i vostri Istituti s'impegnano sinceramente a promuovere tra le Religiose una fedeltà costante, generosa e dinamica alle esigenze della loro vita consacrata, il Signore, che non si lascia vincere in generosità, vi manderà le desiderate vocazioni, che voi attendete per l'avvento del suo Regno.

Attente ai suggerimenti e alle parole della Sapienza, come si addice a persone chiamate a svolgere un'alta responsabilità di governo, e grate a Dio, insieme con tutte le vostre Consorelle, per la particolare vocazione ricevuta, camminate con serena fiducia sulla strada del vostro impegno di totale consacrazione a Cristo e alle anime. Vi conforti e vi sostenga Maria santissima, Madre e modello di tutte le persone consacrate, e vi accompagni con speciale benevolenza la mia benedizione apostolica.

Data: 1979-11-15

Data estesa: Giovedì 15 Novembre 1979.





A Vescovi del Venezuela in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La comunione di grazia e di missione anima il servizio pastorale

Testo: Amatissimi fratelli nell'Episcopato.

E' per me un piacere ricevervi oggi in questa udienza che diventa il punto culminante della visita "ad limina" di tutti i Vescovi venezuelani. In questi momenti desidero ribadirvi il mio affetto fraterno di comunione apostolica.

Durante le udienze particolari tenutesi fino ad ora, ho potuto constatare da parte vostra, un'identica corrispondenza, in questa medesima comunione di grazia e di missione, in Cristo, che deve animare il nostro servizio pastorale. Faccio mie inoltre le vostre inquietudini; condivido anche le vostre sofferenze e i sacrifici per amore della Chiesa; mi associo ugualmente alla vostra gioia e alle speranze riposte nella diffusione del Vangelo. Per tutto questo rendo grazie al Signore e celebro con gioia il fatto che egli, "per la fiducia che ha avuto in voi, vi abbia designato per il suo servizio" (cfr. 1Tm 1,12).

1. Non descrivero ora, perché già lo sappiamo tutti, quale è la funzione ecclesiale del Vescovo nella comunità cristiana. Vorrei invece, considerando il fatto che si tratta di un aspetto primordiale di tutta la visita "ad limina", invitarvi ad una riflessione congiunta, ad intensificare la nostra coscienza collegiale, affinché la nostra azione pastorale si veda sempre più rafforzata nell'esercizio dell'autentica missione, che "ha per oggetto l'amore mutuo che nasce dal cuore limpido, dalla coscienza onesta e dalla fede sentita" (1Tm 1,5).

Si, amatissimi fratelli: la realizzazione dell'amore reciproco, espressione inequivocabile di una vita unita a Cristo Salvatore, è ciò che dà credibilità alla nostra ineludibile opera evangelizzatrice. Entrambe, amore ed evangelizzazione, mantengono come parametro l'uomo interiore, cioè la persona umana che deve essere "formata come Dio vuole" (1Tm 1,4), mediante la purificazione dei cuori, la rettitudine morale delle coscienze e l'orientamento verso Dio attraverso la fede viva, tradotta in opere.


2. Senza perdere di vista questa urgenza di credibilità nella missione ecclesiale, mi sento in dovere di proporre alla vostra riflessione un campo in cui, oggi più che mai, si avverte nel vostro Paese la necessità di un attento servizio da parte di coloro che sono maestri e guide del Popolo di Dio.

Mi riferisco alla isitituzione familiare. So molto bene che costituisce anche per voi motivo di grande preoccupazione e che le dedicate una attenzione particolare, perché siete coscienti del dono inestimabile e proprio del sacramento del matrimonio per i coniugi cristiani: "testimoniare e partecipare al mistero di unità e di amore fecondo fra Cristo e la Chiesa, aiutarsi mutuamente a santificarsi nella vita coniugale e nella procreazione ed educazione della prole" (cfr. LG 11). Il sacramento del matrimonio e la sua perpetuazione storica nella famiglia, si innestano pertanto nella alleanza d'amore di Dio con l'uomo, nella creazione e redenzione; una alleanza che si perpetua nella Chiesa, famiglia del Popolo di Dio.

Nelle nostre considerazioni pastorali riguardanti la vita matrimoniale e familiare, dobbiamo superare, poi, prospettive strettamente esterne, che a volte ignorano o oscurano in parte il suo significato più profondo e genuino: l'identità propria dell'amore santificato dal sacramento. Forse un po' superficialmente ci accontentiamo a volte di consultare inchieste e statistiche effettuate magari in base ad ideologie predeterminate che raccolgono aspetti mutevoli ed anche manipolabili, riflesso a loro volta di momenti di cambiamento di indole culturale, sociologica, politica, economica...

Non dimentichiamo che, dietro a tante analisi e statistiche, resta latente un grande vuoto che avvolge persone che confessano la propria solitudine, il proprio vuoto morale e spirituale perché non sono stati educati ancora sufficientemente nel significato autentico dell'unione matrimoniale e della vita familiare come vocazione ad una esperienza feconda, unica e irrepetibile, di comunicazione, in consonanza con il progetto iniziale e permanente di Dio.

Una vocazione da cui derivano, evidentemente, doveri e responsabilità gravi a cui occorre essere fedeli, per amore verso la propria prole ed in obbedienza ai dettami divini.

Di fronte a questa evidenza, non possiamo fare a meno di intensificare la nostra opera con tutti i mezzi a nostra disposizione. Se siamo davvero convinti "del potere salvifico della Chiesa, che è la persona umana quella che occorre salvare e la società umana quella che bisogna rinnovare" (LG 3), dobbiamo offrire e coltivare questa forza e questa verità nella famiglia, all'interno della quale la persona nasce e si rigenera per opera della grazia.

Dove c'è la vita, e questa viene rispettata come dono di Dio, la famiglia e la comunità non illanguidiscono, né la coscienza morale si rilassa, e neppure l'esistenza quotidiana si lascia dominare dal tedio; al contrario, "formata come Dio vuole", sentirà la pienezza di significato nella sua connessione con la paternità divina.


3. Merita di essere messo in rilievo, per la sua importanza nell'opera di evangelizzazione, il mandato proprio del focolare domestico come scuola di formazione. La famiglia cristiana, "chiesa domestica" in una frase del mio venerato predecessore Paolo VI (Paolo VI, EN 71) è il primo ambiente atto a seminare il seme del Vangelo e dove padri e figli, come cellule vive, vanno via via assimilando l'ideale cristiano del servizio a Dio e ai fratelli.

Da questo dinamismo educativo sorgeranno senza dubbio alcune vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, tanto necessarie per continuare il servizio a favore degli uomini, sopratutto per i più poveri, per coloro che soffrono nella carne e nello spirito. Educate, inoltre, i padri nell'idea che seguire Cristo è una ragione che dà pieno senso ad una vita, perché è la generosa risposta alla chiamata divina.


4. Un altro tema su cui desidero richiamare l'attenzione di voi Pastori, è quello della catechesi. So che siete impegnati nel condurre i vostri fedeli verso una evangelizzazione progressiva che configuri tutta la loro vita cristiana. Vi incoraggio a continuare e raddoppiare i vostri sforzi in un campo tanto vitale per la Chiesa, poiché solo con un'opera sistematica di catechesi condotta in profondità, le vostre comunità cristiane potranno arrivare a vivere integralmente il messaggio di salvezza, e a dare una testimonianza personale e collettiva delle ragioni profonde della sua speranza in Cristo.

Questo incarico dovrà essere sviluppato considerando come centro il mistero di Gesù, Figlio di Dio e Redentore dell'uomo, che nella Parola rivelata continua a trasmettere il suo insegnamento salvifico per l'essere umano in ogni momento della storia, e che nei sacramenti continua a rivelare ancora oggi l'efficacia della sua forza divina, trasformatrice per colui che a lui si avvicina.

Questa è la meta finale di tutta la catechesi: l'incontro vitale, cosciente, personale con il Cristo della fede, il Cristo della storia, l'unico Redentore e speranza dell'uomo. Ma una catechesi ben programmata e che parte dalla vera realtà ambientale, non disdegnerà tutti gli aiuti e i segnali di autentica spiritualità che si trovano in tante forme di religiosità popolare. Ben orientate e fatte oggetto di una appropiata catechesi, potranno essere validi cammini verso la desiderata profondità di una vita piena in Cristo.

In questo compito, e per dargli l'ampiezza che altrimenti la scarsezza di agenti pastorali qualificati, non vi permetterebbe di avere, servitevi per quanto possibile dei mezzi di comunicazione sociale, che possono moltiplicare la vostra voce evangelizzatrice. Cercate anche, in questo come in altri campi, l'aiuto dei laici e di tutte le persone ben formate, che possano prestare una collaborazione importantissima. Che ampie prospettive potrebbero aprirsi in questo mandato, per non pochi dei vostri migliori universitari, per quelli che sono coscienti della loro vocazione cristiana e della loro nobile missione nella Chiesa e nel mondo attuale!

5. C'è un altro tema che è sempre presente nei vostri cuori e che ricorre con frequenza nelle vostre relazioni quinquennali: la preoccupazione per le istituzioni sociali che affrontate nel mistero delle vostre Chiese.

Sapete molto bene che la missione prioritaria e propria della Chiesa è l'evangelizzazione. Tuttavia, non possiamo chiudere gli occhi davanti alle ripercussioni anche di ordine sociale, che il messaggio del Vangelo provoca. La Chiesa ha dimostrato nei tempi una profonda sensibilità nei confronti dell'essere umano, vittima di ingiustizie, oppressioni e violazioni della sua dignità di uomo e figlio di Dio. La visione del lavoratore non debitamente rispettato e retribuito, del contadino senza la possibilità di un conveniente accesso ad una proprietà in cui realizzarsi con dignità, dell'abitante di certi quartieri senza casa né mezzi di cultura o di lavoro, del figlio di famiglie umili, senza possibilità di una adeguata formazione per la sua vita, dell'emigrante male accolto o maltrattato, sono realtà a cui potremmo aggiungerne altre che reclamano una giusta attenzione da parte di quanti nella Chiesa possono contribuire all'opera di una maggiore umanizzazione delle strutture e degli ambienti, perché siano adatte all'uomo e alla sua dignità.

E' una educazione della mente e dei cuori quella che si impone, alla luce dei grandi principi dell'insegnamento sociale ed umanitario della Chiesa.


6. Per non prolungare oltre questo incontro, lascio alla vostra considerazione e sensibilità di Pastori, altri capitoli che abbiamo toccato nei nostri colloqui di questi giorni.

Desidero dirvi, per concludere, che il Papa si sente intimamente unito alle aspirazioni e speranze della Chiesa di Dio nel vostro Paese. Nelle mie preghiere a Dio Padre e alla Vergine di Coromoto, tengo presenti tutti ed ognuno dei venezuelani, chiedendo a Dio Uno e Trino, che questi voti diventino una realtà cristiana.

Con grande affetto imparto a voi ed ai membri delle vostre Chiese la mia speciale benedizione.

Data: 1979-11-15

Data estesa: Giovedì 15 Novembre 1979.






GPII 1979 Insegnamenti - Ai dipendenti della FAO - Roma