GPII 1980 Insegnamenti - Ai vescovi del Nicaragua - Città del Vaticano (Roma)


Ad un gruppo internazionale di storici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La fondamentale presenza del cristianesimo nella storia della Polonia

Signore, Signori, E' per me una grandissima gioia ricevervi e salutarvi questa mattina.

C'è forse bisogno di sottolineare che, se sono sempre felice di incontrare degli universitari, lo sono doppiamente oggi trattandosi di storici che hanno consacrato i loro sforzi allo studio della "storia del cristianesimo in Polonia", e che siete venuti oggi ad offrirmi questa bella opera? Siate dunque certi della mia profonda gratitudine, voi tutti che avete collaborato alla sua realizzazione, autori ed editori. Spero che il risultato dei vostri sforzi, facendo conoscere il ruolo così importante giocato dal cattolicesimo nella storia del mio paese, contribuisca a far meglio capire al lettore di buona volontà come la stessa natura del cattolicesimo faccia si che esso debba avere il suo ruolo in qualsiasi società umana rispettosa dell'uomo nella sua totalità.

Se la storia è sempre ed ovunque magistra vitae quando si cerca di capire la nostra epoca, la storia della Chiesa, lo sapete bene, aiuta a comprendere la dimensione particolare che sgorga dalla realtà stessa del cristianesimo. Certamente, si può considerare questa storia in modo puramente esteriore, sociologico, e l'arricchimento umano che se ne trae è già considerevole. Ma lo è molto di più quando lo storico cristiano, accettando totalmente questa realtà della Chiesa in cui vive interiormente, è in grado di penetrare il significato ultimo, quello che si riferisce all'incarnazione di Cristo, che dona all'uomo tutto intero, alla sua vita, e dunque alla sua storia, le prospettive spirituali grazie alle quali è capace di realizzarsi pienamente. La storia del cristianesimo, malgrado le sue vicissitudini, non è in realtà nient'altro che la storia dell'attuazione della salvezza che ci è stata donata in questo tempo pasquale che ora celebriamo.

Vi ringrazio dunque di tutto cuore per tutto quello che avete fatto, con tutta la vostra scienza e la vostra onestà storica, per la realizzazione di quest'opera. Grazie per tutti gli sforzi e tutto il lavoro che vi è costata. Che sia, come dicono le Scritture, il Signore stesso che ricompensi ciò che avete fatto per meglio far conoscere, capire ed amare la Chiesa attraverso la storia del mio paese. Da parte mia, facendovi i miei auguri per il vostro lavoro, sono felice d'implorare la benedizione di Cristo risorto su di voi e le vostre famiglie.

[Traduzione dal francese]

Data: 1980-04-17 Data estesa: Giovedi 17 Aprile 1980.


Ai movimenti laicali di spiritualità - Centro Mariapoli - Rocca di Papa (Roma)

Titolo: Unità di preghiera e azione base di rinnovamento spirituale

E' per me una gioia rivolgermi a voi, rappresentanti dei diversi movimenti internazionali che siete riuniti in sessione a Rocca di Papa per riflettere sulla vita spirituale dei laici che voi avete il compito di promuovere.

Saluto cordialmente il Cardinale monsignor Opilio Rossi, presidente del consiglio pontificio per i laici, che è all'origine di questa iniziativa, e voi tutti cari amici, che ho il piacere di ricevere questa mattina.

Il vostro incontro riveste per la Chiesa una importanza particolare, perché il "rinnovamento spirituale", di cui voi siete un segno fecondo in mezzo a tante altre esperienze ecclesiali, è il fondamento e la forza vivente della comunione della Chiesa e della sua opera di evangelizzazione.

Tutti voi, attraverso le differenti spiritualità che voi animate e che costituiscono un ricco patrimonio spirituale per la Chiesa e l'umanità, cercate di vivere una vita autenticamente cristiana e dunque evangelica essendo, come laici e come cristiani, "nel mondo" (Jn 17,11), senza essere "del mondo" (Jn 17,14).

Per voi laici, questa vita apostolica esige un'apertura effettiva ai vostri diversi mezzi al fine di fare penetrare il "lievito" evangelico. Essa comporta molteplici attività e responsabilità da assumere in tutti i settori dell'esistenza umana: familiare, professionale, sociale, culturale, politica. Ed è assumendo queste responsabilità con competenza e in unione profonda con Dio che voi rispondete alla vostra vocazione di laici e di cristiani: che voi vi santificate e santificate il mondo.

Restare uniti a Dio nel compimento dei compiti che vi competono è una necessità vitale per testimoniare il suo amore. E questa intimità con il Signore, solo una vita sacramentale e una vita di preghiera potranno farla crescere.

Prendere del tempo per pregare, e alimentare la preghiera e le attività con lo studio biblico, teologico e dottrinale; vivere del Cristo e della sua grazia attraverso una frequenza assidua dei sacramenti della riconciliazione e dell'eucaristia, queste sono le esigenze fondamentali di ogni vita profondamente cristiana: così lo Spirito Santo sarà la fonte insieme della vostra azione e della vostra contemplazione che, allora, si compenetreranno, si appoggeranno l'una sull'altra e porteranno numerosi frutti.

Questa unità profonda tra preghiera e azione è alla base di ogni rinnovamento spirituale, specialmente presso i laici. Essa è alla base delle grandi opere di evangelizzazione e di costruzione del mondo secondo il piano di Dio. Essa deve sottendere la vita dei nostri movimenti e i loro metodi di formazione in vista dell'evangelizzazione.

Essa deve anche essere vissuta nella Chiesa, perché non riguarda degli individui o dei movimenti isolati la cui autarchia spirituale e dottrinale non può condurre che ad un settarismo e alla frustrazione. Al contrario, essa è l'espressione dell'unione di Cristo e della Chiesa.

Perciò non bisogna perdere di vista che ciascuno dei vostri movimenti è una cellula vivente della Chiesa e che tutti i membri, per compiere le loro funzioni, hanno bisogno di essere collegati al corpo di Cristo e hanno bisogno gli uni degli altri (cfr. 1Co 12,12-27). Le vostre ispirazioni, i vostri obiettivi sono diversi ma complementari. Nessun movimento può escludere gli altri, né rappresentare la sola via di rinnovamento, senza il rischio di perdere la propria linfa, di seccarsi e fallire la propria missione.

Vi incoraggio dunque, alla fine di questo incontro, a vivere tra voi questa comunione ecclesiale per poter in seguito, guidati dai vostri pastori, lavorare alla comune missione, con tutti coloro che vivono altre esperienze di vita ecclesiale. La Chiesa ha bisogno di voi per fare riscoprire al mondo il primato dei valori spirituali; per rispondere alle questioni più profonde dell'animo umano che non possono essere messe da parte; per aprire nuove prospettive piene di speranza nei domini sociali e ideologici affondati nella crisi del secolarismo; per spezzare i diversi idoli del potere, della ricchezza e del piacere; per ritrovare, purificare e rafforzare, con la rivelazione della buona novella della salvezza, la saggezza umana e religiosa dei popoli; per ristabilire la suprema dignità dell'uomo e di tutti gli uomini con il riconoscimento della paternità divina, fondamento della nostra comune origine e della vera fraternità che esclude radicalmente ogni forma di schiavitù e di oppressione come pure col riconoscimento del dominio dell'uomo sulla creazione in vista di un mondo più umano.

Abbiamo la certezza che "la creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio... gemendo nel travaglio del parto" (Rm 8,19 Rm 8,22) e che essa aspira anche "a cieli nuovi e terra nuova" (Ap 21,1) che Dio ci donerà stabilendo la propria dimora definitiva.

Mentre domando allo Spirito Santo, in unione con Cristo risuscitato e della Vergine della Pentecoste, di guidarvi nella vostra ricerca di forme di vita spirituale adatte ai laici d'oggi, nel rispetto delle diverse spiritualità, vi do di tutto cuore, come pure a tutti i membri dei vostri movimenti e ai preti che vi accompagnano, la mia benedizione apostolica.

[Traduzione dal francese]

Data: 1980-04-18 Data estesa: Venerdi 18 Aprile 1980.


Ai pellegrinaggi delle diocesi di Rimini, San Marino-Montefeltro, Cesena e Sarsina - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Coltivare la ricchezza dell'appartenenza a Cristo

Fratelli e figli carissimi delle diocesi di Rimini, San Marino-Montefeltro, Cesena e Sarsina.

1. Siate i benvenuti nella casa del Papa, voi che recate l'entusiasmo, il vigore e la tenacia della gente di Romagna, l'antica Romandiola percorsa dalle schiere peregrinanti dei pii romei e che, ultima scintilla dell'impero di oriente sul suolo italico, ha avuto in passato stretti rapporti con questa sede apostolica.

Infatti, la Romagna, regione dall'animo ardente e dal cuore generoso, nel corso dei secoli, mantenne sempre particolari legami col romano pontefice; essi, tuttavia, sono travalicati e trasfigurati da quelli della fede, che voi avete voluto sottolineare oggi con questa udienza così importante.

Dopo aver ascoltato con gratissimo compiacimento le parole nobili ed affettuose dei vostri cari Vescovi che hanno voluto presentarmi l'omaggio dei vostri sentimenti, io rivolgo a ciascuno di voi il mio paterno saluto, il mio benvenuto festoso, il mio ringraziamento fervido per una visita tanto attesa e che auspico, insieme con voi e con i vostri pastori, possa essere di tanto profitto spirituale, in vista di una testimonianza cristiana sempre più autentica, sempre più credibile, sempre più letificante e pasquale.


2. Dirigo anzitutto il mio pensiero cordiale ai carissimi fedeli delle diocesi di Rimini e di San Marino-Montefeltro, guidati dal Vescovo monsignor Giovanni Locatelli, che con zelo ha voluto preparare le coscienze ad individuare e percepire il senso vero di questo pellegrinaggio, affinché esso costituisca per tutti un tempo forte di evangelizzazione e di catechesi, non solo per i partecipanti ma anche per quanti ne hanno accompagnato e favorito il viaggio col pensiero e con la collaborazione.

Cari riminesi, sammarinesi e fedeli del Montefeltro, la vostra fede di antica origine è un patrimonio prezioso che ha costituito per i vostri antenati, fin dai primi secoli del cristianesimo, fin dai tempi di san Gaudenzo, di san Marino, di san Leo, il valore fondamentale della loro vita; ha suggerito loro la chiave di interpretazione degli avvenimenti quotidiani e delle grandi pagine della storia; ha illuminato nelle loro menti il vero significato del lavoro, del dolore e della morte; ha donato loro la gioia di vivere quali figli di Dio. I santi che sono nati e cresciuti nelle vostre famiglie: santa Paola di Roncofreddo, i beati Simone Balacchi e Giovanni Gueruli, la beata Chiara da Rimini ed il beato Amato Ronconi ed Alessio di Riccione; come pure quelli, insigni, che tra le vostre balze ridenti e nelle vostre piazze fervide di commerci, hanno predicato e testimoniato la parola di Dio, come san Francesco di Assisi e sant'Antonio di Padova; tutti hanno costruito per voi una eredità inestimabile che ora siete chiamati non solo a difendere strenuamente, ma, altresi, ad accrescere, a valorizzare, a promuovere.

Cari fedeli, il dono della fede che vi è stato messo in mano fin dalla prima infanzia, va profondamente apprezzato e difeso oggi, soprattutto, da un pluralismo ideologico che tenta, purtroppo, di svigorire ogni certezza e di togliere allo spirito quella interiore unificazione che sola gli permette di affrontare i quotidiani cimenti e le ricorrenti tentazioni del vivere. Vorrei anzitutto richiamare la vostra attenzione sul necessario approfondimento della fede, attraverso un'opera sistematica e solida di catechesi, mediante un diffuso impegno di istruzione religiosa, che si avvalga di tutti i mezzi disponibili, affinché gli stupendi valori spirituali del vostro popolo siano vissuti con sempre maggiore consapevolezza. La formazione catechistica dei bambini richiede uno sforzo diuturno, metodico, non indifferente, ma non posso, tuttavia, non sollecitare i sacerdoti e tutti gli operatori ecclesiali ad impegnarsi con zelo e paziente sistematicità, affinché in quelle piccole menti sboccino le verità eterne che dovranno plasmare, permeare e dirigere la loro vita.

Inoltre, il vostro Vescovo con la lettera pastorale indirizzata alla diocesi in occasione della recente quaresima, ha richiamato la vostra attenzione e la vostra responsabilità circa il problema del seminario. Desidero anch'io, a questo proposito, offrirvi il mio vivo incoraggiamento, ed esprimere, dal profondo del cuore, un grande, fervido auspicio. Non c'è difesa e crescita della fede se non vi sono sacerdoti degni e ricchi di una solida preparazione umana, culturale e spirituale che li renda idonei al delicato ufficio di pastori del Popolo di Dio.

Il luogo privilegiato dove nasce una vocazione, dove il Signore fa sentire il suo invito, è senz'altro la famiglia, centro di affetti e focolare di fede, che è chiamata ad invocare e ad alimentare con slancio e sentimento cristiani il dono di una vita al Signore. D'altra parte, alla responsabilità della famiglia, corrisponde quella, altrettanto primaria, del seminario, il quale offre un ambiente di serenità, di ordine, di esemplarità e di certezza nella fede.

Sentiamoci, perciò, tutti uniti nella orazione, affinché dalla famiglia e dal seminario scaturisca un'azione formativa spirituale che non ceda mai al dubbio ed al turbamento. Il giovane ha bisogno di trovare un clima che favorisca il suo incontro con Cristo Signore ed alimenti, nella sicurezza anche psicologica, la sua donazione.

Vi sia di aiuto in questi intenti e propositi il ricordo costante della mia preghiera.


3. Giunga ora la mia parola, ugualmente affettuosa ed incoraggiante, ai fedeli carissimi delle diocesi di Cesena e di Sarsina, che si estendono contigue dal rupestre e severo appennino fino all'ospitale mare Adriatico, abbracciando una pianura fertile ed ubertosa, ricca di frutti e di promesse, che richiama alla mente il verso del vostro poeta: "Romagna solatia dolce paese".

Anche voi siete voluti venire a Roma per incontrare ed ascoltare il Papa, accompagnati dal vostro pastore, il Vescovo monsignor Luigi Amaducci, che insieme col suo distinto presbiterio ha pensato con intuito ecclesiale a questo grandioso pellegrinaggio come al primo atto di preparazione alle celebrazioni del 1982, per il II centenario della incoronazione dell'immagine della vostra cara Madonna del Popolo, protettrice della città e della diocesi di Cesena: incoronazione compiuta dal mio grande predecessore ed illustre vostro concittadino Papa Pio VI.

Come il vostro amato Vescovo ha ricordato, Cesena è chiaramente nota nella storia della Chiesa per molti riguardi, ed ha un legame affettivo anche con la Polonia; mentre Sarsina vigile scolta della fede sulle vette e nelle valli dell'appennino, brilla per la vetusta identità cristiana, che trovo nel Vescovo san Vicinio una concreta ed efficace espressione, tuttora viva e circondata di devozione.

Dato il motivo precipuo di questo grande vostro pellegrinaggio, non posso tralasciare di esortarvi ad una sempre più autentica e vissuta devozione a Maria. In che cosa essa consiste e come si esplica nella realtà di ogni giorno? Abbiamo parlato del pericolo che proviene alla vita cristiana dal pluralismo ideologico; ma esiste un altro pericolo egualmente insidioso ed insinuante per la vostra adesione a Cristo: il benessere che induce alla mentalità del consumismo e insieme dell'autonomia della legge morale.

Maria santissima, che è madre di Cristo e madre della nostra vita spirituale, vuole imprimere in noi la certezza effettiva che la vera nostra ricchezza sta nella vita di grazia comunicataci col battesimo da Gesù, la quale orienta le nostre più profonde aspirazioni esistenziali verso le realtà supreme.

Quindi, pur immersi in tanti e validi interessi dell'attività economica di cui il vostro contesto sociale è fervido, non dimenticate ma coltivate la ricchezza interiore della vostra appartenenza a Cristo.

Vorrei, infine, raccomandare alla vostra considerazione di fede la salvezza dell'istituto familiare che ha costituito per secoli una nobile caratteristica del cristianesimo e della civiltà romagnola. Le determinanti di un nuovo comportamento sono molte; esse vanno analizzate e studiate nella loro eziologia, ma si faccia strada nel cuore dei giovani anzitutto la certezza che non vi può essere amore vero, perseverante, fedele senza Cristo e la sua grazia, senza una donazione che i sacramenti corroborano, alimentano e ripristinano.

Fratelli e figli carissimi! Nel Vangelo di stamane si legge che gli apostoli salirono su una barca per attraversare il lago di Genesaret. Era ormai buio ed il mare era agitato, mentre Gesù non era con loro. Ad un tratto, essi videro il maestro camminare sulle acque ed ebbero paura. Ma egli disse loro: "Sono io, non temete" (cfr. Jn 6,16-21). Ecco, cari fedeli, anche nei nostri animi, nella vita delle vostre famiglie, delle vostre parrocchie, delle vostre diocesi, può sorgere un vento impetuoso e sibilante, tale da suscitare timori e turbamenti, ma Gesù è con noi e ci ammonisce: "Ci sono io, non temete".

Vi affido tutti alla Madonna della Pietà, alla Vergine della Misericordia, alla Madonna del Popolo, a Maria santissima venerata con tanta devozione nei vostri numerosi santuari diocesani, e vi imparto con effusione la benedizione apostolica, che intendo estendere con calore paterno a tutta la Romagna.

Data: 1980-04-19 Data estesa: Sabato 19 Aprile 1980.


Messaggio per la XVII Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Preghiamo e ringraziamo il Signore per il dono delle vocazioni

Venerati fratelli nell'episcopato e carissimi figli e figlie di tutto il mondo! 1. L'indimenticabile mio predecessore Paolo VI, nell'istituire la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, volle che la sua celebrazione trovasse posto tra due grandi solennità liturgiche: la Pasqua di risurrezione e la Pentecoste. Fu, questa, una scelta particolarmente felice, perché tali gloriosi misteri della fede cristiana gettano una forte luce sulla vocazione sacerdotale e su ogni altra vocazione consacrata in modo speciale al servizio di Dio e della Chiesa.

Dice il Concilio Vaticano II: "Cristo..., risorgendo dai morti, immise negli apostoli il suo Spirito vivificatore, e per mezzo di lui costitui il suo corpo, che è la Chiesa, quale universale sacramento della salvezza..." (LG 48).

Così avvenne agli inizi: una trasformazione misteriosa e profonda si verifico nei primi discepoli, che credettero in Cristo risorto e ricevettero il dono dello Spirito Santo. Erano gli stessi umili uomini che Gesù aveva scelto, uno per uno, tra la gente del suo popolo. Conosciamo i loro dubbi e le loro paure (cfr. Mt 28,17 Jn 20,19); ma essi credettero nel risorto e, al tempo stesso, ebbero piena coscienza della loro vocazione e della loro missione, in cui lo Spirito Santo li avrebbe confermati, secondo la promessa del Signore stesso: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8).

Con la forza dello Spirito Santo essi furono gli apostoli, i sacerdoti, i testimoni del Cristo risorto. Essi modellarono la loro vita e le loro opere con gli occhi fissi all'immagine incancellabile di Gesù buon pastore degli uomini.

Essi annunciarono al mondo il suo messaggio ed agirono per la salvezza degli uomini con gli stessi suoi sacri poteri. Essi sapevano che la missione di Gesù sacerdote, maestro e pastore continuava attraverso le loro persone: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). Sapevano, infatti, di essere stati costituiti, in mezzo al mondo, come il segno e strumento visibile della presenza viva ed operante del Signore risorto, ed altresi di formare, per un dono ineffabile dello Spirito Santo, un corpo nuovo di uomini dotati di un carattere originale e inconfondibile; il carattere di sacerdoti, maestri, pastori del Nuovo Testamento.


2. Come era avvenuto agli inizi, così è avvenuto sempre. Sono passati i secoli ed i millenni, ma la santa Chiesa continua ad essere la Chiesa del Cristo risorto e della Pentecoste. I Vescovi, successori degli apostoli, ed i sacerdoti, cooperatori dei Vescovi, sono i Vescovi ed i sacerdoti del Cristo risorto e della Pentecoste. così avverrà anche nei tempi futuri, poiché il Signore risorto ha garantito alla sua Chiesa la sua assistenza perenne: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo" (Mt 28,20 cfr. LG 19 LG 28).

Accanto ai Vescovi ed ai sacerdoti diocesani, in fraterna e filiale comunione con essi, vi furono, vi sono e vi saranno altre persone chiamate dal Signore ad una vita di speciale consacrazione. Sono fioriti e stanno rifiorendo i diaconi, servitori del Popolo di Dio. Sono fiorite le moltitudini di missionari, inviati a fondare e a guidare le nuove comunità cristiane. Sono fiorite le innumerevoli forme di vita consacrata negli ordini e congregazioni religiose e negli istituti secolari, che "dimostrano a tutti gli uomini la preminente grandezza della virtù di Cristo regnante, e la infinita potenza dello Spirito Santo, mirabilmente operante nella Chiesa" (LG 44). Tutti questi uomini e donne continuano a trovare la sorgente pura della loro vocazione nella fede nel Risorto e nei doni inesauribili dello Spirito.


3. Carissimi fratelli nell'episcopato e voi tutti, sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, persone consacrate, ho voluto richiamare questi pensieri per rivolgervi un caloroso invito: evangelizzate sempre di più e sempre meglio il Popolo di Dio, e particolarmente le famiglie ed i giovani, intorno a queste verità sante che riguardano il sacerdozio, le missioni, la vita consacrata. Il Popolo di Dio, quando prega per le vocazioni, deve sapere bene perché prega e per chi prega. I misteri della Risurrezione e della Pentecoste vi mettono in condizione di parlare, nel modo giusto e più convincente, delle vocazioni sacre. I fedeli, le famiglie, i giovani devono conoscere con sempre maggiore chiarezza che la Chiesa, i suoi sacerdoti, i missionari, le altre persone consacrate non hanno origine da cause o motivi o interessi umani, ma dal disegno misericordioso di Dio, che vuole la salvezza di tutti per la virtù del Cristo morto e risorto e per la forza dello Spirito Santo. Pertanto, la testimonianza personale della vostra vita, tutta dedicata al servizio degli uomini, confermerà le vostre parole e conferirà ad esse, con l'aiuto di Dio, una rinnovata efficacia di persuasione.


4. Carissimi giovani, in questa occasione vorrei rivolgere a voi un invito del tutto particolare: riflettete. Capite che vi sto parlando di cose molto grandi. Si tratta di consacrare tutta la vita al servizio di Dio e della Chiesa. Si tratta di consacrarla con fede sicura, con matura convinzione, con libera decisione, con generosità a tutta prova e senza pentimenti. Le parole di Gesù: "Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo" assicurano la continuità di quel "voi".

Le chiamate del Signore ci saranno sempre, e sempre ci saranno le risposte di persone disponibili. Anche voi dovete mettervi in posizione di ascolto. Dovete penetrare col vostro pensiero, illuminato dalla fede, nella dimensione ultraterrena del disegno divino di salvezza universale. So che troppe cose di questo mondo, troppi avvenimenti di oggi vi turbano. E' proprio per questo motivo che vi invito a riflettere! Aprite il vostro cuore all'incontro gioioso con Cristo risorto. Lasciate che la forza dello Spirito Santo operi in voi e vi ispiri le scelte giuste per la vostra vita. Chiedete consiglio. La Chiesa di Gesù deve continuare la sua missione nel mondo: essa ha bisogno di voi perché è tanto il lavoro da compiere. Nel parlarvi della vocazione e nell'invitarvi a seguire questa strada, io sono l'umile ed appassionato servitore di quell'amore, da cui era mosso Cristo quando chiamava i discepoli alla sua sequela.


5. Infine, carissimi figli e figlie di tutto il mondo, un invito a ciascuno di voi e alle vostre comunità: pregate. E' il punto fondamentale, su cui Gesù ha insistito: "Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe"! (Mt 9,38). Preghiamo tutti con la Vergine santissima, fidando nella sua intercessione. Preghiamo affinché i santi misteri del Risorto e dello Spirito paraclito illuminino molte persone generose, pronte a servire con maggiore disponibilità la Chiesa. Preghiamo per i pastori e per i loro collaboratori, affinché trovino le parole giuste nel proporre ai fedeli il messaggio della vita sacerdotale e consacrata. Preghiamo affinché in tutti gli ambienti della Chiesa i fedeli credano con rinnovato fervore nell'ideale evangelico del sacerdote completamente dedicato alla costruzione del regno di Dio e favoriscano con decisa generosità tali vocazioni. Preghiamo per i giovani, ai quali il Signore rivolge il suo invito a seguirlo più da vicino, affinché non siano distolti dalle cose di questo mondo, ma aprano il loro cuore alla voce amica che li chiama; affinché si sentano capaci di dedicare se stessi, per tutta la vita, "con cuore indiviso" a Cristo, alla Chiesa, alle anime; affinché credano che la Grazia dà loro la forza per una tale donazione e vedano la bellezza e la grandezza della vita sacerdotale, religiosa e missionaria. Preghiamo per le famiglie, affinché riescano a creare il clima cristiano adatto alle grandi scelte religiose dei loro figli. E al tempo stesso ringraziamo di cuore il Signore, perché in questi anni, in molte parti del mondo, tanti giovani, ed anche persone meno giovani stanno rispondendo, in numero crescente, alla divina chiamata. Preghiamo perché tutti i sacerdoti e i religiosi siano di esempio e di incitamento ai chiamati con la loro disponibilità ed umile prontezza - come dicevo nella lettera ai sacerdoti in occasione del Giovedi Santo 1979 - "ad accettare i doni dello Spirito Santo e ad elargire agli altri i frutti dell'amore e della pace, a donare a loro quella certezza della fede, dalla quale derivano la profonda comprensione del senso dell'esistenza umana e la capacità di introdurre l'ordine morale nella vita degli individui e degli ambienti umani" (Ioannis Pauli PP. II "Epistula ad universos Ecclesiae sacerdotes adveniente Feria V in Cena Domini anno MCMLXXIX", die 8 apr. 1979, n.4: "Insegnamenti di Giovanni Paolo II", II [1979] 868).

Con l'augurio che i giovani sappiano accogliere con coerente impegno le esigenze di questa chiamata al sacerdozio ed alle altre forme di vita consacrata, li benedico di cuore, unitamente a quanti, nell'intera comunità ecclesiale, li assistono e li sostengono durante il tempo della necessaria preparazione.

Dal Vaticano, 2marzo dell'anno 1980, secondo di pontificato

Data: 1980-04-19 Data estesa: Sabato 19 Aprile 1980.


In occasione della prima Settimana Nazionale delle Vocazioni

Titolo: Messaggio alla Chiesa in Australia

Cari Cattolici Australiani, Cari fratelli e sorelle nel nostro Signore Gesù Cristo, Per la prima volta, la Chiesa Australiana ha organizzato un "Giornata Nazionale di Riflessione sulle Vocazioni".

Uniti nel Corpo di Cristo e fiduciosi nella sua grazia, vi state impegnando insieme per incrementare la vostra consapevolezza della vostra missione nella Chiesa. In questo modo vi sforzate di creare quel clima favorevole che permette a tutti di partecipare alla missione della Chiesa, di condividere la responsabilità del Vangelo e, in particolare, di prendere a cuore la sfida di fornire e sostenere le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa.

Concentrando l'attenzione di tutto il popolo di Dio sul significato della missione della Chiesa, dimostrate come sia importante per tutti essere imbevuti degli ideali del Vangelo; come sia necessario per ognuno lavorare con zelo per il Regno di Dio e contribuire all'evangelizzazione del mondo.

Quando questa sana condizione sarà stata stabilita nella Chiesa, quando tutti i fedeli capiranno la loro dignità in Cristo, e quando ognuno si impegnerà nella propria vocazione nella vita cristiana, allora la comunità ecclesiale, e le famiglie che la compongono, saranno effettivamente in grado di incoraggiare e sostenere i giovani nelle loro vocazioni al sacerdozio o alla vita religiosa.

In questo modo, i giovani stessi capiranno con più facilità che all'interno della comunità della Chiesa tutti i membri sono chiamati alla santità e alla condivisione della responsabilità del Vangelo. Ma capiranno anche che c'è una particolare sfida ed una speciale consacrazione che hanno origine in una chiamata personale ed individuale che viene dal Signore Gesù attraverso il potere dello Spirito.

Questa chiamata porta con sé il potere di essere ascoltati, perché è collegata all'efficacia della passione, morte e resurrezione di Cristo. Ma la risposta alla chiamata di Cristo è collegata anche alla libertà umana e al fervore dell'amore. Per questa ragione la Chiesa è invitata alla preghiera per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa: per chiedere al "padrone della messe che mandi che mandi operai nella sua messe" (Mt 9,38).

E così, il mio appello di oggi è un appello alla preghiera, ad una sincera preghiera, affinché i bisogni della Chiesa siano soddisfatti, in modo che essa possa avere sacerdoti fedeli e religiosi consacrati secondo la volontà di Cristo ed il progetto del suo Padre Eterno.

A tutti i giovani australiani ripeto ora ciò che ho già detto altrove ai giovani: "Prestate ascolto alla chiamata del Signore quando lo sentite dire: "Seguimi!" Cammina lungo le miei vie! Rimani al mio fianco! Rimani nel mio amore!". Non abbiate paura. E' meraviglioso poter comunicare la pace di Cristo, promuovere la sua giustizia, diffondere la sua verità, proclamare e vivere il suo amore.

Se Cristo veramente vi chiama al sacerdozio o alla vita religiosa, non abbiate paura di dire "Si". Non abbiate paura di un unico e permanente impegno con Cristo. Non esitate ad aver fiducia nella sua forza, a credere che il suo amore vi sosterrà per sempre nel servizio ai vostri fratelli.

Ricordate che il potere del Mistero Pasquale di Cristo supplirà alle vostre debolezze e colmerà i vostri cuori di gioia. E la Madre di Cristo non vi abbandonerà mai.

Cari giovani: questo è un momento speciale per voi e per tutta la comunità Cristiana. E' un momento di impegno e responsabilità, un momento di generosità e gioia! Aprite i vostri cuori alla chiamata di Cristo e mia: Venite, seguitemi! Possa tutta la Chiesa Australiana essere colmata di un rinnovato senso della missione, e di nuovo vigore e nuova forza: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. [Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-04-19 Data estesa: Sabato 19 Aprile 1980.


Recita del Regina Coeli - Basilica di san Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Cristo restituisce all'uomo la gioia di essere uomo

1. Mentre ci riuniamo oggi, di nuovo, sulla piazza san Pietro per proclamare la gioia pasquale con le parole del saluto "Regina Coeli", permettete che il mio ricordo si rivolga a quella città, in cui mi è stato dato di pronunciare questa antifona pasquale una settimana fa: a Torino.

E prego anche voi tutti qui riuniti di salutare, insieme con me, la Madre del risorto nei santuari mariani del capoluogo del Piemonte, i quali, con un'eco così profonda dei cuori, hanno risposto, una settimana fa, a queste parole: "Regina coeli, laetare...".

Era l'eco di tutti quei luoghi, che ho potuto visitare domenica scorsa, "in albis", alla conclusione dell'ottava pasquale, iniziando dal luogo dedicato alla Madonna santissima, che si chiama, così eloquentemente, "Consolata", luogo in cui l'afflizione e il dolore di tanti uomini s'incontrano con la gioia e la consolazione, e l'avvilimento e la paura, causati dagli avvenimenti dolorosi dei nostri tempi, cedono il passo dinanzi alla speranza, che scaturisce dal cuore della Madre del risorto.

Proprio da quel luogo, da quel santuario della speranza mi è stato dato di iniziare il mio incontro con la Chiesa e con la città. Esso ha avuto molte tappe consecutive, molti momenti carichi di profondo contenuto. Bisogna esprimere un certo rammarico perché essi sono stati così brevi. Spero tuttavia che ciò che non si è potuto contenere nel tempo, si sia contenuto nel cuore, e continui a vivere lasciando in esso tracce durature.

Poi, il Cottolengo: la casa della Divina Provvidenza e l'incessante testimonianza resa a Cristo nelle sue sorelle e nei suoi fratelli più bisognosi.

E ancora, la cattedrale di Torino: il luogo dove si trova, da secoli, la sacra Sindone, la reliquia più splendida della passione e della risurrezione. Là mi è stato dato di incontrarmi con l'episcopato del Piemonte e con i sacerdoti di Torino, con i quali ho concelebrato l'eucaristia sul sagrato del tempio.

E inoltre, le religiose, riunite nel santuario dell'Ausiliatrice, piene dell'amore e della dedizione alla causa di Cristo.

E quindi, i giovani sulla piazza davanti alla Basilica salesiana (e poi dentro, nell'oratorio): la gioventù così calorosa, instancabile, così sensibile a ogni parola del Vangelo.

E infine, tutta Torino: la città di due milioni di abitanti, nella sua struttura contemporanea. Come dimenticare l'incontro, che si è svolto lungo le vie della metropoli, su tutte le strade del percorso fino alla Gran Madre, con una folla gigantesca, la cui immagine porto nei miei occhi?! Tutto questo desidero oggi qui ricordare. Ringraziare di tutto le autorità della città, e i pastori della Chiesa torinese. Tutto desidero inserire nell'odierna preghiera di gioia pasquale, rivolta alla Genitrice di Dio: "Regina coeli, laetare!".


GPII 1980 Insegnamenti - Ai vescovi del Nicaragua - Città del Vaticano (Roma)